Questa fanfiction è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. Il contenuto di questa fanfiction include temi erotici ed è destinato esclusivamente a un pubblico adulto (18+). Se hai meno di 18 anni o se temi di trovare tali contenuti inappropriati, ti invitiamo a non proseguire nella lettura. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.
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Cho la troietta di Harry
Dopo quella notte con Hermione, Cho si sentiva trasformata. Ogni centimetro del suo corpo sembrava aver preso vita, pulsando di una consapevolezza nuova, sfacciata e travolgente. Per la prima volta aveva assaporato la dolcezza e l’intensità di un incontro saffico, un piacere che l’aveva colta di sorpresa e che aveva lasciato una scia di desiderio bruciante. Hermione, con la sua esperienza e la sua sicurezza, le aveva svelato segreti che Cho non avrebbe mai immaginato, mostrando come il desiderio potesse essere una danza sensuale tra il dominio e l’abbandono.
Cho ricordava ogni dettaglio: le labbra di Hermione che esploravano la sua pelle con una delicatezza ingannevole, solo per poi mordere e succhiare nei punti giusti, risvegliando un fuoco che sembrava non poter essere placato. Era stata guidata con pazienza e malizia, imparando come usare la sua lingua per strappare gemiti di piacere, come muovere il bacino per amplificare ogni tocco, ogni sfioramento. Hermione le aveva mostrato come il corpo potesse diventare un’arma di seduzione irresistibile, un tempio da adorare e uno strumento per dominare.
Non era solo un’educazione erotica. Era una trasformazione. Cho aveva capito che dietro quella sua grazia discreta si nascondeva un potenziale selvaggio, una sensualità che poteva essere liberata solo da chi sapeva cosa cercare. Hermione l’aveva chiamata scherzosamente una “perla nascosta”, ma in quella notte Cho aveva scoperto di poter essere molto di più: un vortice di desiderio capace di travolgere chiunque osasse avvicinarsi.
E poi c’erano i pensieri su Harry. Lui, con il suo sguardo che sembrava scrutarle dentro, con quella fragilità mascherata da coraggio, le provocava un’attrazione diversa, più cruda. Aveva imparato da Hermione che i ragazzi desideravano una donna capace di abbandonare ogni inibizione, che li facesse sentire potenti e allo stesso tempo prigionieri del piacere. Cho si sentiva pronta a mettersi alla prova, a usare ciò che aveva imparato, a spingere Harry oltre ogni limite e poi lasciarlo bramare ancora.
Sapeva come farlo impazzire. Lo immaginava, steso sotto di lei, mentre lei si muoveva con la sicurezza di chi conosce il proprio potere. Immaginava la sua bocca su di lui, lenta e studiata, per poi prenderlo con una passione selvaggia che avrebbe lasciato ogni pensiero alla deriva. Pensava a come si sarebbe sentito sentire le sue mani stringerla con forza, incapaci di resistere al richiamo del suo corpo. E poi, c’era quella curiosità che la faceva bruciare: avrebbe avuto il coraggio di usare tutto ciò che aveva imparato, di spingersi oltre il piacere “normale” per toccare quei confini che Hermione le aveva fatto intravedere?
Cho, con il corpo ancora intriso del ricordo delle mani di Hermione, sentiva crescere dentro di sé un senso di potere, di dominio. Si mordicchiò il labbro, lasciando che un sorriso appena accennato si disegnasse sul suo viso. Era pronta a trasformare quei segreti sussurrati nella penombra in un’arte, a farne uno strumento per esplorare i piaceri che, fino a quella notte, aveva solo sognato.
Nuda tra le lenzuola, Cho si lasciò trasportare dai pensieri della notte con Hermione. Ogni dettaglio di quella lezione privata le riaffiorava nella mente come un’ondata di desiderio: Hermione le aveva mostrato non solo come dare piacere, ma anche come abbandonarsi completamente al proprio. La sua fica, sensibile e bagnata sotto le attenzioni esperte di Hermione, aveva scoperto nuovi modi di godere, ma era stato quando Hermione aveva osato di più che Cho aveva perso ogni controllo.
Sentirsi invasa e colmata dietro era stato uno shock di piacere. Non aveva mai immaginato che il proprio corpo potesse rispondere così intensamente a quel tipo di stimolazione, ma quando Hermione l’aveva presa con delicatezza, e poi con forza, l’orgasmo era arrivato potente, strappandole un grido che ancora le risuonava nelle orecchie. Ora, con quella consapevolezza bruciante, Cho non poteva più ignorare la verità: gli uomini – Harry incluso – non cercavano altro che una ragazza capace di lasciarsi andare, una troia a letto pronta a soddisfare ogni loro desiderio.
Il pensiero di Harry, con il suo sguardo penetrante e il suo corpo snello, le fece salire un brivido lungo la schiena. Le mani, come animate da un istinto proprio, scivolarono sul suo corpo sotto le lenzuola. Le dita sfiorarono i seni, i capezzoli già tesi, e un leggero gemito le sfuggì dalle labbra. Continuò a scendere, il tocco morbido trasformandosi in una carezza più insistente mentre raggiungeva la fica. Il pelo nero, morbido e curato, sembrava invitarla a esplorare di più, ma si fermò, mordendosi il labbro. Doveva resistere. Il piacere sarebbe stato ancora più intenso se avesse aspettato, se avesse usato quell’energia per rendere Harry schiavo del suo corpo.
Con uno sforzo, scostò le lenzuola e si alzò, il freddo della stanza che accarezzava la sua pelle ancora calda. Si buttò sotto la doccia, l’acqua fresca che lavava via il desiderio, ma non del tutto. Ogni getto sembrava ricordarle i tocchi di Hermione, le mani sapienti che le avevano insegnato come piegarsi al piacere e dominarlo allo stesso tempo. Uscì dalla doccia, i capelli neri che ricadevano morbidi sulle spalle, e si vestì con cura. Sotto l’uniforme scelse di non indossare niente, nemmeno le mutandine: un piccolo segreto che la fece sorridere con malizia mentre immaginava il momento in cui Harry l’avrebbe scoperto.
Alla mensa comune, il chiacchiericcio degli altri studenti le scivolava addosso. Mentre fingeva di ascoltarli, nella sua mente già pianificava il prossimo passo. Harry non sarebbe stato difficile da convincere. Gli avrebbe mostrato che non era più la ragazza timida e insicura di prima. Sarebbe bastato un sorriso accennato, un tocco strategico, magari un invito a seguirla nei bagni o in uno dei corridoi nascosti. E lì, lontano da occhi indiscreti, gli avrebbe fatto capire quanto fosse cambiata, quanto fosse pronta a tutto.
Il pensiero di abbassarsi davanti a lui, di lasciarsi prendere in ogni modo possibile, la fece tremare. Avrebbe fatto in modo che Harry non dimenticasse mai il suo nome, né il sapore della sua pelle.
Cho mangiava distrattamente, infilando piccoli bocconi nella bocca mentre i suoi compagni di Grifondoro chiacchieravano di sciocchezze. Appariva rilassata, ma dentro di sé la sua mente era un turbine di immagini e pensieri proibiti. Il suo sguardo vagava di tanto in tanto verso il fondo della tavolata, dove Harry sedeva con Ron. Parlottavano tra loro, e Cho si sforzava di cogliere qualche frammento delle loro parole, anche se il desiderio la distraeva. Hermione non c’era, e questo le dava una strana sensazione di libertà.
D’un tratto, un pensiero fulmineo attraversò la sua mente, facendola irrigidire per un attimo: la sua fica. Sì, era ben curata, sempre morbida al tocco e con il pelo tagliato corto, ma… e se Harry avesse preferito che fosse completamente liscia? Una vampata di ansia le salì alla gola. Le sembrava di non essere all’altezza, di non aver previsto tutto. Poi, quasi immediatamente, un altro pensiero emerse, più oscuro, più eccitante: la consapevolezza che sotto la gonna non indossava niente. L’assenza delle mutandine la faceva sentire esposta, vulnerabile, ma in un modo che la elettrizzava.
Era stato un azzardo. Sapeva che non avrebbe dovuto, ma il rischio la eccitava. Ogni movimento della gonna, ogni colpo d’aria fredda, le ricordava quel segreto nascosto, un segreto che avrebbe potuto condividere con Harry, se solo fosse riuscita a trovarsi nel posto giusto, al momento giusto. La sua mente vagava verso immagini audaci: Harry che le sfiorava la coscia, che scopriva quel piccolo dettaglio provocante e perdeva il controllo.
Cho si sforzò di concentrarsi sulla conversazione attorno a lei, ma i pensieri erano ormai fuori controllo. La possibilità di essere scoperta, di vedere negli occhi di Harry quel desiderio che si accendeva, la faceva sentire una vera troietta – ed era proprio così che voleva apparire davanti a lui. Spontanea, sfrontata, pronta a tutto per fargli capire quanto fosse cambiata.
Mentre fingeva di sorridere a una battuta di un compagno, incrociò lo sguardo di Harry per un attimo. Quel breve contatto visivo fu come un fulmine, un misto di ansia ed eccitazione che le fece contrarre i muscoli interni. Era pronta a giocare la sua partita.
Dopo colazione, Cho si trascinò a lezione di Pozioni, una materia che non aveva mai trovato particolarmente stimolante. Entrata nel laboratorio, si sistemò al suo solito banco, cercando di ignorare il sottile disagio che l’assenza delle mutandine continuava a provocarle. Hermione arrivò poco dopo e si sedette accanto a lei, sfiorandola appena con il gomito. Poi le lanciò uno sguardo complice, uno di quelli che solo Hermione sapeva dare, carico di sottintesi che la fecero avvampare. Sentì un’ondata di calore scivolarle lungo la schiena, scendere fino alla pancia e lì, tra le cosce, la tensione che la accompagnava da tutta la mattina si trasformò in qualcosa di più. Ora non era solo tesa, ma anche umida, il desiderio che la stava divorando da ore sembrava sul punto di esplodere.
Il professor Lumacorno, quel giorno, era più distratto del solito, e quando assegnò gli esercizi in coppia, Hermione prese immediatamente il comando. Grazie alla sua abilità nella materia, completarono il lavoro in pochi minuti, lasciandosi il resto del tempo libero per parlare. Hermione si girò verso di lei con un sorriso che non prometteva nulla di innocente.
“Allora,” disse Hermione, inclinando la testa e fissandola con quegli occhi scintillanti di malizia. “Vuoi un aiuto con Harry?”
Cho la fissò, sbalordita. Il cuore le batté più forte, il calore che già sentiva nel basso ventre si intensificò. “Cosa intendi?” riuscì a balbettare, incapace di ignorare il tono seducente nella voce di Hermione.
Hermione si avvicinò, il suo respiro caldo sfiorava l’orecchio di Cho. “Potremmo preparare una pozione,” mormorò, le labbra così vicine da farle venire la pelle d’oca. “Qualcosa per rendere il vostro primo incontro… indimenticabile.” Si tirò indietro, guardandola con un’espressione che era a metà tra il divertito e il malvagio. “Una piccola spinta magica, per così dire.”
Cho sentì un brivido di eccitazione e paura attraversarla. La proposta era allettante, pericolosa, e tremendamente seducente – proprio come Hermione. “Che tipo di pozione?” chiese, la voce esitante mentre cercava di non lasciarsi travolgere dall’emozione.
Hermione rise piano, un suono basso e quasi perverso. “Un amplificatore di desiderio. Qualcosa che farà scattare in lui l’impulso di non resisterti. Non dovrà nemmeno sapere perché: basterà un tuo tocco, uno sguardo, e sarà tuo.”
Cho si sentì divisa. La prospettiva era eccitante, ma c’era qualcosa di profondamente proibito, qualcosa che la metteva a disagio. Eppure, mentre guardava Hermione, i suoi occhi che brillavano di sfida e le labbra che si piegavano in un sorriso complice, sentiva il desiderio vincere ogni altra emozione. “E… sei sicura che funzioni?” chiese infine, cercando di non sembrare troppo ansiosa.
Hermione le diede un’occhiata che sembrava trapassarle l’anima. “Oh, funzionerà,” disse con un sussurro. “Ma devi essere pronta, Cho. Con Harry… non ci saranno limiti.”
Cho, travolta dall’eccitazione e dal brivido di ciò che stava accadendo, alla fine cedette. Con un nodo allo stomaco che era metà ansia e metà desiderio, annuì a Hermione, che si alzò con nonchalance e si diresse verso la dispensa degli ingredienti. Tornò poco dopo con un assortimento di flaconi e polveri misteriose, sistemandoli sul banco con la precisione di chi sapeva esattamente cosa fare. Mentre mescolava i primi composti, Hermione si girò verso Cho con un sorriso enigmatico.
“Mi serve una goccia del tuo desiderio,” disse Hermione, lasciando che le parole scivolassero nell’aria come un sussurro seducente.
Cho aggrottò la fronte, confusa. “Del mio… desiderio?” chiese, cercando di capire a cosa si riferisse.
Hermione le rivolse uno sguardo che non lasciava spazio a fraintendimenti. Si chinò leggermente verso di lei, abbassando la voce. “Sì. Infila la mano sotto la gonna, toccati. Più a fondo possibile. Voglio che tu estragga il succo del tuo desiderio, Cho. È l’ingrediente più potente per questa pozione.”
Cho sentì il viso avvampare, ma l’imbarazzo fu rapidamente sopraffatto dal calore crescente che già la consumava. Era già bagnata, eccitata dalla situazione e dall’aura di dominio di Hermione. Non ci volle molto perché, con un movimento rapido, infilasse la mano sotto la gonna. Le sue dita sfiorarono le grandi labbra, già calde e scivolose, e si spinsero più a fondo, raccogliendo una goccia di quel liquido denso e lucente che testimoniava il suo stato.
Tirò fuori il dito, scintillante di piacere, e lo mostrò a Hermione, che osservò la scena con un sorriso sornione. Prima che potesse dire qualcosa, Cho aggiunse, con un misto di malizia e confessione: “Non indosso mutandine.”
Hermione sgranò leggermente gli occhi, ma il suo sorriso si fece ancora più largo, più pericoloso. “Sei proprio una troietta, Cho,” mormorò, la voce bassa e provocante. “Girar senza mutandine e con la fica già bagnata… Ti piace essere così, vero?”
Cho non rispose, ma il rossore che le salì alle guance e il tremito leggero delle sue dita bastavano a parlare per lei. Hermione le afferrò la mano con delicatezza, guidandola verso il bicchiere dove i liquidi della pozione ribollivano leggermente. “Ora, mescola con il dito. Voglio che il tuo desiderio entri in ogni goccia.”
Cho deglutì, ma obbedì senza esitare. Immerse il dito nel bicchiere e iniziò a mescolare i liquidi caldi, il movimento lento e sensuale. L’odore della pozione cominciò a cambiare, diventando più intenso, quasi ipnotico. Hermione osservava ogni suo movimento con attenzione, il sorriso mai scomparso dalle sue labbra.
Hermione, con lo sguardo malizioso e la mente sempre un passo avanti, si fermò un attimo a osservare la pozione ribollire. Cho la fissava con una certa curiosità mista a ansia, chiedendosi fino a che punto l’amica fosse disposta a spingersi. Mentre Hermione recuperava altri ingredienti dalla dispensa, Cho non poté trattenersi dal chiederle: “Cosa stai aggiungendo adesso?”
Hermione, sempre calma, fece scivolare nella pozione alcune polveri sottili e un paio di gocce di un liquido scuro. “Piccoli tocchi di piacere,” disse con un sorriso enigmatico. Poi si voltò verso Cho con uno sguardo improvvisamente più serio. “Ma dimmi, quanto vuoi che Harry sia… passionale?”
Cho si sentì presa alla sprovvista dalla domanda. Si mordicchiò il labbro, esitando, il pensiero di Harry che perdeva il controllo le provocava un brivido lungo la schiena. “Non lo so… un po’,” rispose titubante, ma la sua voce tradiva una certa eccitazione.
Hermione sorrise di nuovo, con quella sua espressione che sembrava sempre sapere più di quanto dicesse. Prese una fialetta contenente un liquido rosso intenso e la sollevò davanti a Cho. “Sangue di toro,” spiegò, mentre faceva cadere qualche goccia nella pozione. “Rende l’uomo forte, focoso… particolarmente voglioso.”
Cho osservava, ipnotizzata, le gocce scivolare nel liquido bollente, poi a bassa voce disse: “Forse… forse ne serve un po’ di più.”
Hermione alzò un sopracciglio, divertita dalla richiesta. “Oh, davvero?” sussurrò, inclinando leggermente la testa. Senza smettere di sorridere, prese la fialetta e iniziò a far cadere altre gocce, una alla volta, con un’aria di sfida. Proprio in quel momento, però, il professor Lumacorno si materializzò accanto a loro, il suo passo silenzioso interrompendo l’atmosfera carica di tensione.
Hermione, abituata a mantenere la calma, si voltò con un sorriso composto, ma nel muoversi fece un piccolo scarto e, per sbaglio, versò ben più del previsto nella pozione. La fialetta rossa svuotò un’intera ondata di liquido nel calderone, e una scia di vapore denso e dolciastro si sollevò nell’aria. Cho, distratta dall’arrivo di Lumacorno, non se ne accorse, ma Hermione si trattenne a stento dal sorridere mentre osservava il calderone. Beh, pensò, un po’ più di sangue di toro non guasterà…
“Come vanno le cose, ragazze?” chiese Lumacorno, fissando il calderone con aria indagatrice.
Hermione, sempre pronta, gli rivolse uno sguardo colpevole ma innocente. “Oh, abbiamo sbagliato la prima pozione,” disse, alzando le spalle con un sorriso che sembrava quasi di scusa. “Stiamo rifacendo tutto da capo.”
Lumacorno la osservò per un momento, poi scoppiò in una risata bonaria. “Hermione, Hermione… non me lo sarei aspettato da te!” esclamò, scuotendo la testa. “Ma va bene, immagino che capiti anche ai migliori.” Detto questo, si allontanò, lasciandole da sole.
Quando Lumacorno fu fuori portata, Hermione si girò verso Cho con un sorriso che trasudava soddisfazione. “Perfetto,” disse con voce bassa, guardando la pozione ribollire. “Ora sarà… davvero indimenticabile.”
na volta che la pozione fu pronta, Hermione la versò con cura in una piccola boccetta di vetro. Il liquido era denso e scuro, emanava un aroma dolciastro e seducente che sembrava quasi vivo. Cho la osservava con una miscela di ansia ed eccitazione, ma Hermione la tranquillizzò con un sorriso complice. “Non preoccuparti,” disse con voce bassa e ferma, “mi occuperò io di farla bere a Harry. Tu devi solo aspettare.”
Finita la lezione, le due ragazze si spostarono in un’altra aula per terminare il loro lavoro, ma la mente di Cho vagava altrove. Pensava a ciò che Hermione aveva detto, a come tutto sarebbe andato. Nel pomeriggio non c’erano lezioni, il che significava che i ragazzi erano liberi di girovagare o fare quello che volevano. Hermione, prima di congedarsi, la guardò dritta negli occhi, lasciando una mano sulla sua spalla. “Vai nel dormitorio, Cho. Lavati, preparati. Il destino farà il suo corso. E Harry… be’, ci penserà lui a trovarti.” Poi, con un ghigno soddisfatto, se ne andò.
A pranzo, Hermione mise in atto il suo piano. Sedeva vicino a Harry, chiacchierando con disinvoltura, e con una mossa precisa svuotò la pozione nella sua minestra. Lo fece con tale naturalezza che nessuno si accorse di nulla. Cho, più lontana, osservava la scena con il cuore che le batteva forte, cercando di non tradire l’agitazione che le si leggeva sul viso.
Harry iniziò a mangiare senza sospetto, e Hermione, trattenendo un sorriso malizioso, continuava a parlare come se nulla fosse. Ma non ci volle molto perché gli effetti della pozione iniziassero a manifestarsi. Harry si agitò sulla sedia, portandosi una mano alla fronte come se sentisse caldo. Il rossore gli salì al viso, e Hermione non perse l’occasione per stuzzicarlo.
“Va tutto bene, Harry?” chiese con tono dolcemente provocatorio, facendo finta di preoccuparsi mentre i suoi occhi brillavano di divertimento. “Sembri… diverso. Ti senti bene?”
Harry balbettò qualcosa, cercando di minimizzare, ma il suo sguardo tradiva il tumulto interno. La pozione stava facendo effetto: il suo corpo rispondeva a stimoli invisibili, e la sua mente, solitamente acuta, sembrava scivolare in secondo piano. Ora era il suo corpo a comandare, e Hermione lo sapeva benissimo.
Continuò a osservarlo, studiando ogni segno. Gli occhi di Harry si muovevano con più frenesia, scivolavano sui volti e sui corpi intorno a lui, e Hermione sapeva che presto il suo sguardo si sarebbe fermato su Cho. “Forse hai solo bisogno di rilassarti un po’,” suggerì con una nota ironica, sapendo esattamente quale tormento stesse vivendo Harry e quale desiderio stesse crescendo in lui. Non c’era dubbio: ora stava pensando con il cazzo, e non con la testa.
Cho, terminato il pranzo, si diresse al dormitorio con un misto di eccitazione e nervosismo che le faceva tremare leggermente le mani. Entrata nella sua stanza, si chiuse nel bagno, determinata a prepararsi. Spogliandosi, si osservò nello specchio, il corpo ancora segnato da un desiderio crescente che sembrava pulsare sotto la pelle. Decise di ridurre ulteriormente il pelo sul monte di Venere, lasciando solo una sottile striscia nera che guidava lo sguardo verso il centro del suo piacere. Si compiacque del risultato: una visione tanto delicata quanto sfacciata.
Entrando nella doccia, l’acqua calda che scorreva lungo il suo corpo non fece altro che alimentare quel desiderio latente. Mentre insaponava il petto, le mani indugiavano sui capezzoli, ormai duri e sensibili, ogni tocco mandava un brivido di piacere che la faceva gemere piano. Le dita scivolarono più in basso, accarezzando la fica pulsante, così calda e bagnata che sembrava chiamarla, implorandola di continuare. Si morse il labbro, cercando di trattenersi, ma il pensiero della pozione, di Harry e del piacere provato con Hermione tornò prepotente nella sua mente.
Quando le mani si abbassarono ancora, scendendo a lavare il fondo schiena, un impulso irresistibile la spinse a esplorarsi di più. Si chinò leggermente, il respiro già affannato, e lasciò che un dito penetrasse il buchetto del culo, lentamente, godendosi la sensazione di apertura che cresceva. Il piacere era troppo intenso, troppo travolgente per fermarsi lì. Un dito divenne due, e poi tre, mentre Cho si scopava da sola con movimenti sempre più profondi, sempre più disperati. Il respiro si trasformò in ansimi soffocati mentre si aggrappava al muro della doccia per mantenere l’equilibrio, le gambe che tremavano sotto di lei. Il ricordo della notte con Hermione, di quanto fosse stata piena e aperta, le esplose nella mente, mandandola vicina a un orgasmo che, a fatica, riuscì a trattenere.
Con uno sforzo immenso, fermò le dita e si tirò indietro, il cuore che batteva all’impazzata e il corpo che urlava per il piacere negato. Finì di lavarsi in fretta, sapendo che ogni minuto di più sarebbe stato una tentazione troppo grande da controllare.
Una volta uscita dalla doccia, si asciugò con cura e scelse con attenzione cosa indossare. Optò per un vestito semplice, non troppo corto, ma allacciato davanti con una fila di piccoli bottoni che sembravano una promessa di ciò che poteva essere svelato. Sotto, decise di non mettere nulla, a parte un paio di calze alte al ginocchio e le scarpe. Sapeva che il contatto della stoffa leggera sul suo corpo nudo avrebbe mantenuto viva quella sensazione di eccitazione e vulnerabilità.
Pronta, uscì dal dormitorio e si incamminò per i corridoi, il cuore in gola. Non sapeva dove sarebbe avvenuto, né come, ma era certa che il destino avrebbe fatto il suo corso. E con ogni passo, il desiderio cresceva, un fuoco lento e inarrestabile che le bruciava dentro.
Cho camminava per i corridoi quasi in trance, cercando disperatamente di tenere a bada il desiderio che la consumava. Ogni passo faceva frusciare il vestito contro la sua pelle nuda, amplificando quella sensazione di vulnerabilità e di eccitazione che le scaldava il basso ventre. La sua fica pulsava in un ritmo incessante, un richiamo che sembrava irrefrenabile, mentre il ricordo delle sue dita nel culo le faceva sentire quel vuoto opprimente, un bisogno che continuava a crescere.
Girò l’angolo di un corridoio deserto e vide una porta socchiusa. Non era una stanza che riconosceva, ma qualcosa la spinse a fermarsi. Incuriosita, e forse guidata da un istinto che non riusciva a spiegare, si avvicinò e spinse leggermente la porta, facendola scricchiolare mentre si apriva.
La stanza sembrava a metà tra uno studio e un magazzino. Gli scaffali lungo le pareti erano stracolmi di oggetti misteriosi: pozioni, strumenti magici, e strani artefatti di cui non sapeva nemmeno il nome. Al centro, una scrivania con alcune sedie e, poco distante, un vecchio divano dall’aspetto consunto. Intorno alla stanza c’erano pile disordinate di libri, impilate senza un ordine apparente, come se qualcuno avesse abbandonato lì una ricerca incompleta. La stanza aveva un odore di pergamena vecchia e cera sciolta, un’atmosfera intima e isolata che sembrava quasi sospesa nel tempo.
Cho avanzò lentamente, le mani che sfioravano gli oggetti sugli scaffali. Una bottiglia di vetro smerigliato attirò brevemente la sua attenzione, poi un astuccio in legno con strani simboli incisi sulla superficie. Non sapeva cosa stesse cercando, ma c’era qualcosa in quella stanza che la intrigava. Il suo sguardo vagava tra gli scaffali e le pile di libri finché non si fermò su un grosso volume dalla copertina scura e consumata. Era posato in cima a una pila, diverso dagli altri: aveva un’aura particolare, quasi magnetica.
Si avvicinò lentamente, le dita che già si tendevano verso il libro. Non sapeva perché, ma sentiva che doveva toccarlo, aprirlo, scoprire cosa nascondeva tra le sue pagine. Eppure, mentre lo prendeva in mano, il cuore le batteva più forte, una tensione elettrica che sembrava riempire l’aria della stanza.
Cho non fece in tempo ad aprire il libro che un rumore alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, e il suo cuore perse un battito quando riconobbe la voce inconfondibile di Harry che la salutava, chiedendole cosa ci facesse lì. La tensione nel suo corpo, già al limite, sembrò esplodere. Tremava leggermente, e non solo per la sorpresa: l’eccitazione che l’aveva accompagnata per tutta la giornata era ormai insopportabile.
“Ho visto la porta aperta,” balbettò, lasciando cadere il libro e girandosi verso di lui. “E… sono entrata. E tu? Cosa ci fai qui?”
Harry la fissava con uno sguardo che sembrava scavare dentro di lei, famelico e ardente. Il suo respiro era un po’ più veloce del normale, e Cho percepì subito che qualcosa in lui era diverso. “Ti stavo cercando,” rispose, avvicinandosi a passi lenti. “E per caso… mi sono trovato qui.”
Le parole erano semplici, ma l’atmosfera nella stanza era tutt’altro che innocente. L’aria sembrava densa, carica di una tensione palpabile che faceva tremare Cho ancora di più. Ogni passo di Harry la avvicinava a un punto di rottura. La sua fica pulsava così forte che sembrava volesse parlare da sola, e poteva sentire gli umori scivolare lentamente, quasi a tradirla. Cercò di mantenere un minimo di controllo, ma il desiderio le aveva già annebbiato la mente.
“C-cosa vuoi dire? Perché mi cercavi?” riuscì a chiedere, ma la voce le uscì incerta, spezzata dal respiro pesante.
Harry non rispose. Non ce n’era bisogno. Quando fu di fronte a lei, le prese il viso tra le mani, con fermezza ma senza brutalità, e le labbra si schiantarono contro le sue in un bacio pieno di passione. Il calore del suo corpo, il sapore delle sue labbra, tutto in quel momento fu troppo per Cho. Il suo corpo rispose istintivamente, le sue mani si aggrapparono alle spalle di Harry mentre la lingua di lui trovava la sua, intrecciandosi in un ballo umido e febbrile.
Il bacio non era dolce, era selvaggio, urgente. Cho si sentì travolta, ma non esitò a rispondere con la stessa intensità, gemendo piano contro la sua bocca. Il desiderio che la consumava da ore si fece ancora più acuto, e la consapevolezza di quanto fosse bagnata la fece quasi vacillare. Sentiva gli umori colarle lungo la coscia, una sensazione che la faceva arrossire di imbarazzo e insieme di eccitazione. Sapeva che Harry avrebbe sentito l’odore del suo desiderio, che avrebbe capito quanto lo voleva. E proprio questa consapevolezza la fece stringere ancora di più contro di lui, incapace di resistere.
Le mani di Harry scivolarono lentamente dal viso di Cho lungo il collo, le dita che sembravano bruciare sulla sua pelle. Arrivò al vestitino, cominciando a slacciare con calma il primo bottone, ma la calma non durò a lungo. Il secondo bottone venne via con la stessa facilità, ma al terzo la sua impazienza prese il sopravvento. Con un gesto deciso, strappò il vestito, facendo saltare i bottoncini e liberando i seni di Cho, che si trovarono esposti all’aria fredda della stanza.
Cho sussultò, sorpresa dalla forza di Harry, ma invece di allontanarsi si sentì ancora più attratta da quella brutalità istintiva. Il cuore le batteva forte, divisa tra un leggero spavento e un’eccitazione travolgente. Harry sembrava completamente perso nel desiderio, e i suoi occhi brillavano di una fame che le fece tremare le gambe.
Senza smettere di baciarla, Harry afferrò i suoi seni, le mani che li impastavano con vigore, stringendo e accarezzando i capezzoli ormai tesi e sensibili. Cho gemette contro la sua bocca, lasciando che il piacere la travolgesse. La rudezza dei suoi tocchi, il modo in cui le mani di Harry sembravano esplorarla senza freni, le faceva perdere ogni inibizione. Sentiva il respiro di lui diventare sempre più irregolare, le sue dita che stringevano i suoi seni con una fame quasi animalesca.
Cho rispose con la stessa intensità, intrecciando le mani nei capelli disordinati di Harry e attirandolo ancora di più contro di sé. I loro corpi si sfioravano, caldi e tremanti, e il bacio si fece sempre più profondo, una danza disperata di lingue e desiderio. Ogni movimento, ogni tocco, ogni respiro era un passo verso qualcosa di inevitabile, qualcosa che Cho non voleva più fermare.
Harry, con una determinazione che sembrava provenire da un desiderio inarrestabile, prese i capezzoli di Cho tra le dita e iniziò a stringerli con forza. All’inizio Cho gemeva di piacere, il respiro spezzato, ma ben presto quella pressione si fece più intensa, trasformandosi in un dolore pungente che la fece sussultare. Interruppe il bacio, il viso arrossato e gli occhi socchiusi per il misto di sensazioni contrastanti, lasciandosi sfuggire un gridolino soffocato.
“Ah… Harry, fa male…” ansimò, il corpo teso e tremante sotto il suo tocco. Ma Harry non si fermò. Anzi, sembrava godere della sua reazione. Il suo sguardo si fece più scuro, quasi animalesco, e le sue dita strinsero ancora di più mentre le sussurrava con una voce roca e autoritaria: “Sei una troietta vogliosa, vero?”
Quelle parole, così volgari, così sfacciate, colpirono Cho come un fulmine. Una parte di lei si sentì sopraffatta, quasi spaventata, ma l’altra – la parte più profonda, quella che Hermione aveva risvegliato – si sentì travolta da un’onda di eccitazione. Il dolore si trasformò di nuovo in piacere, un piacere intenso, quasi insostenibile. Senza neanche rendersene conto, le sue labbra si aprirono e le parole scivolarono fuori, incontrollabili. “Sì… stringi più forte…”
Harry non se lo fece ripetere. Le dita si serrarono ancora sui suoi capezzoli, tirandoli e torcendoli leggermente. Cho gemette forte, la schiena che si inarcava contro di lui, ogni muscolo del suo corpo in tensione. Sapeva di essere completamente sua in quel momento. Era la sua troietta, e voleva esserlo. Voleva che lui lo sapesse, che capisse quanto lo desiderava.
Mentre Harry continuava a torturarle i capezzoli con quel mix perfetto di dolore e piacere, Cho si mosse, le mani tremanti che scendevano lungo il suo petto, seguendo i contorni definiti dei muscoli nascosti sotto la stoffa. Arrivò alla patta dei pantaloni e sentì subito il rigonfiamento, duro e imponente. Il semplice tocco le fece salire un altro brivido lungo la schiena, il respiro spezzato dal desiderio.
Lo sfiorò con le dita, la stoffa che separava la sua mano da quella durezza che sembrava urlare per essere liberata. Cho si morse il labbro, alzando lo sguardo verso Harry, i suoi occhi pieni di una voglia che non poteva più nascondere. “Posso…?” chiese con un sussurro appena udibile, la voce tremante di eccitazione. Ma non era una vera domanda. Le sue dita già cercavano la chiusura della patta, pronte a liberarlo e a darsi completamente.
Harry sorrise con aria soddisfatta, lasciando andare i capezzoli di Cho che ora erano gonfi, arrossati e ancora pulsanti per la pressione delle sue dita. Lei, senza distogliere lo sguardo dal suo viso, si abbassò lentamente in ginocchio, il cuore che le batteva forte per l’eccitazione e il desiderio crescente. Le mani scivolarono lungo il corpo, sfilandosi il vestito con un gesto fluido, fino a lasciarlo cadere sul pavimento. Rimase lì, inginocchiata davanti a lui, indossando solo le calze e le scarpe, il corpo completamente nudo e offerto.
Con un respiro profondo, allungò le mani verso i pantaloni di Harry, slacciandoli lentamente, giocando con la chiusura come se volesse prolungare quel momento. Quando finalmente liberò il cazzo di Harry, lo trovò ancora più grande e duro di quanto ricordasse. Era un ricordo vivido della sera della festa, ma ora, nella penombra della stanza, sembrava ancora più imponente, pulsante di desiderio. Cho lo prese tra le mani, usando entrambe per segarlo lentamente, ammirandone la forma e il calore che emanava. Harry gemette piano, il petto che si alzava e abbassava mentre si toglieva la maglia, rimanendo a torso nudo davanti a lei.
“Adesso bacialo,” le ordinò con voce roca, lo sguardo fisso su di lei.
Cho non si fece pregare. Avvicinò il viso al suo cazzo, le labbra che sfiorarono la cappella gonfia in un bacio morbido e umido. Poi un altro, e un altro ancora, lasciando una scia di desiderio lungo la sua pelle tesa. Sentiva il calore salire dentro di lei, la fica ormai completamente bagnata, mentre le sue labbra si schiudevano e accoglievano la punta del cazzo nella bocca.
Lo succhiava con passione, le mani che continuavano a massaggiarlo mentre la lingua danzava intorno alla cappella. Cho si ricordò di tutto ciò che Hermione le aveva insegnato, e mise in pratica ogni trucco. Leccava la base, risalendo lentamente lungo il corpo pulsante fino alla punta, poi lo prendeva di nuovo in bocca, spingendolo ogni volta più in profondità. Con il respiro accelerato e la gola che si abituava sempre più alla sua presenza, cominciò a ingoiarlo, sentendo il cazzo di Harry spingersi contro il fondo della gola.
Harry era estasiato. I suoi gemiti si fecero più intensi, le mani che si posarono sui capelli di Cho, guidandola con movimenti lenti ma decisi. Ogni volta che lei lo prendeva più in profondità, un brivido di piacere gli attraversava il corpo. “Sei bravissima… una vera troietta,” mormorò, incapace di trattenere un sorriso soddisfatto mentre Cho continuava a lavorare su di lui con una dedizione che lo faceva impazzire. Lei lo guardò con occhi lucidi e carichi di desiderio, e quel contatto visivo lo eccitò ancora di più, rendendolo ancora più duro nella sua bocca.
Preso da una passione incontrollabile, alimentata dalla pozione che Hermione gli aveva fatto bere, Harry afferrò Cho per i capelli, la mano ferma dietro la sua testa. Senza pensarci, iniziò a muovere il bacino con una forza crescente, spingendo il suo cazzo sempre più a fondo nella bocca di lei. Ogni spinta era più intensa della precedente, la sua gola veniva penetrata senza pietà, e il suono umido e soffocato dei suoi movimenti riempiva la stanza.
Cho lottava per adattarsi, ma il cazzo di Harry era troppo grosso, troppo invasivo, e la sua velocità la lasciava senza fiato. Sentiva la gola contrarsi inutilmente intorno a quella durezza implacabile, mentre le lacrime iniziavano a formarsi negli angoli dei suoi occhi. Il respiro le mancava, e il cuore le batteva all’impazzata, ma nonostante tutto non si tirava indietro. Alzò lo sguardo verso Harry, cercando di comunicargli la sua difficoltà, ma il suo sguardo si incontrò con il suo.
Gli occhi di Harry erano scuri, famelici, e un sorriso maligno si disegnò sulle sue labbra mentre continuava a scoparle la bocca senza pietà. “Guarda che brava troietta che sei,” le disse, la voce roca e autoritaria. “Non hai bisogno di respirare, vero? Sei fatta per essere usata, proprio così.” Le sue parole erano crude, prive di dolcezza, e ogni sillaba le scivolava addosso come un’ondata di piacere proibito. Cho sentiva il proprio corpo rispondere a quel trattamento, il calore che si diffondeva sempre di più tra le gambe.
Le lacrime iniziarono a scendere lungo le guance di Cho mentre il suo corpo tremava, diviso tra l’istinto di sopravvivenza e il desiderio insopprimibile. Era sul punto di svenire, il respiro ormai inesistente, ma l’intensità delle sensazioni era qualcosa che non aveva mai provato. Il suo corpo sembrava tradirla: sentiva gli umori scorrere lungo le cosce, colare fino al buco del culo. Non era solo bagnata, era completamente fradicia, la sua fica pulsava come se ogni fibra del suo essere volesse urlare di piacere.
Ogni parola di Harry la colpiva come una frustata, e invece di spezzarla, la rendeva ancora più eccitata. Si aggrappò ai suoi fianchi con le mani, cercando di stabilizzarsi mentre accoglieva ogni spinta, ogni colpo, completamente arresa a lui. Sentiva di essere esattamente ciò che lui voleva: la sua troietta, una ragazza disposta a tutto per soddisfarlo, senza limiti, senza vergogna.
Di colpo, Harry tirò fuori il cazzo dalla gola di Cho, lasciandola ansimare disperatamente per l’aria che le era mancata. Tossì, le lacrime che le rigavano le guance, mentre sbavava senza controllo, i capelli disordinati incollati alla fronte. Era un disastro, eppure si sentiva viva come non mai. Ogni respiro era una scossa che attraversava il suo corpo, ancora tremante per l’intensità di ciò che aveva appena vissuto.
Harry la guardò con un sorriso malizioso, chiaramente soddisfatto del suo stato. Poi, senza troppe cerimonie, la prese con forza per il braccio, sollevandola senza fatica e trascinandola verso il divano consunto che si trovava nell’angolo della stanza. “Mettiti a quattro zampe,” le ordinò, la voce carica di desiderio e autorità.
Cho obbedì senza esitazione, tremante dalla voglia che sembrava ormai impossibile da contenere. Si sistemò sul divano, le ginocchia che affondavano nel tessuto logoro, mentre il cuore le martellava nel petto. Sentì le mani di Harry afferrarle le natiche, aprendole con decisione. L’aria fresca della stanza le accarezzò la pelle calda e umida, facendola rabbrividire, ma fu quando la lingua di Harry si posò sulla sua fica che il suo corpo cedette completamente. Un gemito soffocato le sfuggì dalle labbra, e un’ondata di piacere le fece piegare la schiena.
Harry si muoveva con maestria, leccando le grandi labbra e raccogliendo gli umori che continuavano a colare copiosi. “Sei incredibile,” mormorò tra un leccata e l’altra, il tono carico di meraviglia e divertimento. “Non ho mai visto una troietta così bagnata.” Ogni parola la faceva avvampare, un misto di vergogna ed eccitazione che la faceva sentire ancora più esposta.
Cho, con il viso premuto contro il divano, riuscì a trovare la voce tra i gemiti spezzati. “Non… non ti dà fastidio?” chiese, il dubbio che si mescolava al piacere.
Harry rise, una risata profonda e soddisfatta. “Fastidio?” ripeté, facendo una pausa per baciarle di nuovo la fica. “Lo adoro.” Quelle parole la rassicurarono e, allo stesso tempo, la fecero fremere ancora di più.
La lingua di Harry non si fermò, ma cambiò direzione, spostandosi lentamente più in alto. Cho sentì le sue mani che continuavano a tenerle le natiche ben aperte, e quando la lingua si posò sul buco del culo, un gemito più forte le sfuggì. Harry giocava con quella parte di lei, alternando saliva e umori raccolti dalla fica, esplorando con la punta della lingua mentre Cho si aggrappava al divano, incapace di contenere il piacere.
Ogni movimento della lingua di Harry la faceva tremare, ogni parola sussurrata la faceva sentire più desiderata, più persa nel vortice di sensazioni che lui stava creando. “Sei perfetta,” mormorò contro di lei, continuando a leccarla senza pietà. Cho non riusciva a pensare a nient’altro, il suo corpo completamente arreso al piacere, al bisogno di essere sua in ogni modo possibile.
Cho, ormai consumata dal desiderio e incapace di trattenersi, si voltò appena, il respiro spezzato mentre lo implorava: “Harry… scopami. Ti prego, scopami con forza.” La voce le tremava per l’eccitazione, i gemiti si mescolavano alle parole, e il suo corpo, ancora inginocchiato e offerto, parlava più di qualsiasi altra cosa.
Harry si alzò lentamente, il sorriso famelico ancora stampato sul volto. Prese i lunghi capelli neri di Cho, raccogliendoli con cura tra le dita finché non li strinse in una presa salda, tirandoli leggermente per costringerla ad alzare il viso. “Vuoi essere fottuta a dovere, eh?” le chiese, la voce bassa e roca. “Come una cagna?”
Cho non poteva più trattenersi. Arcuò la schiena, spingendo il culo ancora di più verso di lui, le mani che affondavano nel vecchio tessuto del divano per sostenersi. “Sì!” gemette, senza vergogna. “Sono una troietta vogliosa… ti prego, scopami come merito!”
Quelle parole fecero scattare qualcosa in Harry. Sorrise con aria predatoria, allineando il cazzo con la sua fica completamente fradicia. La punta scivolò tra le grandi labbra, e senza aspettare, con un colpo secco, la penetrò completamente, impalandola fino in fondo. Cho urlò, la schiena che si inarcava ancora di più, il corpo che tremava mentre lo sentiva riempirla in modo quasi doloroso, ma incredibilmente appagante.
Harry non perse tempo. Tenendola stretta per i capelli, cominciò a muoversi con forza, spingendo il cazzo dentro di lei con un ritmo sempre più intenso. Ogni colpo era deciso, rude, e Cho si sentiva perdere il controllo, ogni spinta la mandava più vicino al limite. La stanza si riempì del suono dei loro corpi che si univano, del respiro pesante di Harry e dei gemiti incontrollati di Cho.
“Sei perfetta,” sussurrò Harry tra un colpo e l’altro, tirandole ancora i capelli per costringerla a guardarlo. “La troietta perfetta… la mia troietta.”
Cho annuiva, incapace di formulare una risposta. Si sentiva completamente sua, il suo corpo e la sua mente consumati da quel piacere brutale. “Sì… tua… tua troietta,” riuscì a gemere, il tono spezzato dal ritmo implacabile con cui lui continuava a prenderla. La sua fica si stringeva attorno a lui, i muscoli che si contraevano in risposta a ogni affondo. Non era mai stata così piena, così vulnerabile, e al tempo stesso così soddisfatta.
La ragazza raggiunse l’orgasmo di colpo, senza alcun preavviso. Il piacere la colse come un’onda travolgente, strappandole un urlo che riecheggiò nella stanza. “Sto venendo!” gridò, il corpo che tremava incontrollabilmente mentre Harry continuava a spingerle dentro il cazzo con una forza sempre maggiore. Le sue mani nei capelli la tenevano salda, il suo ritmo diventava animalesco, ogni affondo la scuoteva fino in fondo, come se volesse scolpirle dentro quel momento.
Harry, eccitato dal suo orgasmo, le tirò ancora più forte i capelli, curvandole il collo e facendola piegare ulteriormente, esponendola completamente. Le sue spinte diventarono ancora più decise, quasi brutali, e Cho, con il viso premuto contro il divano, lasciava che ogni colpo la riempisse di piacere e dolore. Con una mano si aggrappava alla stoffa consunta, mentre l’altra, incapace di resistere, scese tra le sue gambe. Trovò il clitoride pulsante e iniziò a strofinarlo freneticamente, il tocco umido che la fece urlare di nuovo.
“Oh mio Dio!” gemette, la voce spezzata, il corpo che si contrasse per il secondo orgasmo, ancora più intenso del primo. Il piacere era così forte che quasi le tolse il respiro, un’esplosione che la lasciò tremante e vulnerabile, completamente in balia di Harry.
Harry non si fermò. Anzi, ogni suo gemito, ogni urlo lo spingeva a muoversi ancora più forte, ancora più profondamente, trattandola con una rudezza che la faceva impazzire. “Ti piace così puttana, vero?,” le sussurrò, il tono grezzo e autoritario. “Adori farti scopare così….”
“Sì!” urlò Cho in risposta, felice e completamente arresa alla sua condizione. “Sono la tua puttana, Harry, scopami ancora!”
E Harry, con un sorriso perverso, decise di spingersi oltre. Lasciando una mano sui suoi capelli, l’altra scese sulle sue natiche aperte e con forza le infilò il pollice nel buco del culo. Era così bagnato di saliva e lubrificato dagli umori della fica che il dito scivolò dentro senza difficoltà, come se fosse nato per starci.
Cho gemette ancora più forte, la sensazione nuova e travolgente che le fece inarcare la schiena. “Oh sì!” gridò, spingendo il culo contro di lui, godendo di quel tocco che le dava un piacere ancora più intenso. Ogni spinta del cazzo nella fica si combinava con il movimento del pollice nel culo, creando un vortice di sensazioni che la portò sull’orlo di un altro orgasmo. La sua mente si svuotò completamente, lasciando spazio solo al puro piacere, mentre si abbandonava totalmente a Harry e alla sua presa dominante.
Cho era al limite, persa in un vortice di piacere che sembrava non avere fine. Ogni fibra del suo corpo pulsava, ogni muscolo si tendeva per il desiderio insaziabile che le bruciava dentro. Godeva nel sentirsi piena, ma non era abbastanza. Voleva di più, voleva sentirsi completamente posseduta, usata come la puttana che si sentiva di essere in quel momento. Con voce tremante e implorante, tra gemiti e respiri spezzati, trovò il coraggio di chiedere ciò che desiderava.
“Harry… ti prego… scopami il culo,” mormorò, la voce così bassa che quasi non si sentiva.
Harry si fermò per un momento, un sorriso maligno che si aprì sul suo volto. “Cosa hai detto?” chiese, fingendo di non capire, spingendola a ripetere.
Cho, presa dalla frustrazione e dalla voglia incontenibile, lo disse di nuovo, questa volta con più decisione. “Ti prego… scopami il culo!”
Ma Harry non era soddisfatto. Voleva che lo dicesse con tutto il desiderio che vedeva nei suoi occhi. “Dillo ad alta voce,” le ordinò, tirandole ancora i capelli e costringendola a guardarlo.
Cho, con il viso arrossato e la mente annebbiata dal piacere, urlò senza più alcuna vergogna. “Scopami il culo, Harry! Come si merita una lurida puttana come me!”
Il sorriso di Harry si allargò, un ghigno predatorio. “Così va meglio,” disse, e senza esitazione tolse il cazzo dalla fica di Cho, ancora colante dei suoi umori, lasciandola tremare e vuota per un istante.
Con la mano raccolse gli umori che colavano lungo le sue cosce e li portò al buchetto del culo, spalmando il liquido vischioso con lentezza quasi sadica. “Sei così bagnata,” mormorò, inserendo con decisione due dita nel buco stretto e cominciando a muoverle. Ogni spinta era studiata per allargarla, per prepararla, e Cho gemette forte, il piacere che le esplodeva in ogni fibra mentre sentiva il suo corpo adattarsi a quella invasione.
“Ti piace, vero?” le chiese Harry, divertito dalla scena, osservando il suo corpo tremare a ogni movimento. Cho non riuscì neanche a parlare, i gemiti erano troppo forti, troppo incontrollabili. Si limitò ad annuire freneticamente, spingendo il culo contro le sue dita, cercando di prenderle ancora più a fondo.
Harry rise, un suono basso e soddisfatto. “Cazzo che culetto elastico che hai…” disse, continuando a spingere le dita dentro di lei, muovendole in un ritmo che la faceva letteralmente perdere il controllo. “Una troia così non l’ho mai vista.” Cho gemeva sempre più forte, il corpo completamente arreso a lui, desiderando solo che finalmente la riempisse come aveva chiesto, come aveva urlato di volere.
Harry smise di masturbarle il culo con le dita e posizionò la cappella del suo cazzo all’ingresso del buchetto stretto e pulsante. Cho trattenne il fiato, il cuore che le batteva all’impazzata. Era la prima volta che un ragazzo la prendeva così, e la consapevolezza di ciò che stava per accadere la fece tremare. Aveva già goduto con il dildo di Hermione, un oggetto magico realistico e imponente, ma ora era diverso: il calore e la pressione del cazzo di Harry erano qualcosa di totalmente nuovo, di incredibilmente intenso.
Harry iniziò a spingere, il glande che premeva contro il buco lubrificato, cercando spazio in quel punto così stretto e inviolato. Cho gemette, un misto di dolore e piacere che la fece contrarre i muscoli, cercando di adattarsi alla pressione crescente. Harry non si fermò, aumentò gradualmente la forza e la velocità, spingendo sempre più a fondo mentre Cho si lamentava, i gemiti che si trasformavano in piccoli urli spezzati.
“Respira,” mormorò Harry, la sua voce che per un istante si fece più morbida. E poi, con una spinta decisa, fu completamente dentro di lei.
Cho urlò, il suo corpo che si tendeva e tremava mentre lo sentiva riempirla completamente. Il dolore era intenso, ma c’era anche un piacere sottile che cresceva con ogni secondo. Harry si fermò, godendosi la sensazione incredibile della sua stretta intorno al cazzo. La guardò, il sorriso soddisfatto sul volto mentre le lasciava il tempo di abituarsi.
Poi, in un gesto che la sorprese, Harry iniziò a muoversi con delicatezza. Le sue spinte erano lente e misurate, quasi dolci, un contrasto netto con la brutalità che aveva mostrato poco prima. Cho rimase stupita, le lacrime ancora agli angoli degli occhi mentre sentiva il corpo rilassarsi poco a poco sotto quel ritmo gentile.
“Va meglio?” le chiese Harry, senza fermarsi.
Cho annuì, i gemiti più contenuti, il dolore che si mescolava al piacere in modo sempre più intenso. “Sì… sì, va meglio,” riuscì a sussurrare, le mani che si aggrappavano al divano mentre il suo corpo cominciava ad accettare quella nuova sensazione.
Harry continuò a muoversi, il suo respiro pesante mentre si godeva la stretta unica di Cho. Ogni movimento era studiato, controllato, e Cho non poté fare a meno di sentirsi grata per quella dolcezza improvvisa, per quella cura che non si sarebbe mai aspettata. E, lentamente, il piacere cominciò a superare il dolore, trasformandosi in qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che Cho non aveva mai provato prima.
La delicatezza di Harry durò solo un momento. Forse l’intensità del desiderio, forse l’effetto della pozione, ma presto il suo ritmo cambiò. Iniziò a spingere con maggiore forza, le spinte che si facevano più profonde e decise, strappando a Cho gemiti spezzati e incontrollabili. Con voce tremante, cercò di fermarlo: “P-per favore… rallenta…” riuscì a dire tra i gemiti.
Harry però non aveva intenzione di fermarsi. “No,” rispose, la voce dura e senza esitazioni. “Volevi essere scopata nel culo come una troia? Bene, adesso ti do esattamente quello che hai chiesto.”
Le sue mani si strinsero intorno ai fianchi sottili di Cho, le dita che affondavano nella sua pelle mentre iniziava a scoparla veramente, senza più freni. Non era più per lei, non era per il suo piacere. Ogni movimento era per lui, per il suo godimento, e il corpo di Cho era lì, completamente sottomesso al suo ritmo. Ogni colpo era deciso, profondo, implacabile, e Harry sembrava perdere ogni controllo mentre la prendeva.
Cho gemette forte, i suoi lamenti che riempivano la stanza mentre il cazzo di Harry la martellava. Sentiva il suo culo aprirsi, il bruciore che si mescolava al piacere, rendendo tutto insopportabilmente intenso. La sensazione di essere così usata, così completamente alla mercé di Harry, era travolgente, ma allo stesso tempo c’era un confine sottilissimo tra il piacere e il dolore che le faceva perdere ogni lucidità.
Cho non riusciva a rispondere. I suoi lamenti, le sue suppliche venivano ignorati, eppure, nel profondo, sapeva che non voleva davvero che lui si fermasse. Il suo corpo si adattava lentamente, i muscoli si rilassavano poco a poco, ma il bruciore non la abbandonava. Ogni spinta sembrava scolpirle dentro quel momento, e mentre Harry continuava a prenderla senza pietà, Cho capì che stava vivendo qualcosa di unico: il suo corpo si piegava completamente al desiderio di Harry, usato come aveva sempre voluto, senza freni, senza limiti.
Il cazzo di Harry, più grosso e duro del normale grazie alla pozione, la riempiva completamente, aprendo il suo culo in un modo che Cho non avrebbe mai immaginato possibile. Il dildo di Hermione era stato un piacere intenso, certo, ma non si avvicinava minimamente a quello che stava provando ora. Ogni spinta di Harry era un’esplosione di sensazioni, un misto di dolore e piacere che sembrava annullare ogni altro pensiero. Più si lamentava, gemendo per il bruciore e la pressione, più Harry la trattava con una brutalità volgare che la faceva cedere sempre di più.
“Guardati!” le diceva con una voce roca e feroce, mentre continuava a martellarla senza pietà. “Un acagna… che vuole farsi scopare il culo come una puttana. Non è questo che volevi? È questo che sei?”
Ogni parola la faceva avvampare, facendola sentire esposta, usata, e incredibilmente eccitata. Non poteva negarlo: sì, era quello che voleva. Voleva essere la sua troia, voleva essere presa in quel modo, senza dolcezza, senza freni. Alla fine, il suo corpo e la sua mente cedettero completamente, lasciandosi travolgere. Con un tono lascivo e disperato, alzò la voce, implorandolo. “Sì! Fottimi più forte! Spaccami il culo, Harry, ti prego!”
Harry sorrise, un sorriso carico di bramosia e soddisfazione. “Vuoi che ti spacchi il culo?” le chiese, spingendo ancora più a fondo, facendo leva sui suoi fianchi sottili. “Allora ti darò quello che vuoi, sporca puttana.”
Con tutta la forza che aveva, spinse dentro di lei, il cazzo che la penetrava così profondamente che Cho sentì come se il suo corpo si stesse spezzando. Era come essere presa da una mazza, ogni spinta che le toglieva il respiro e le faceva urlare, non di dolore, ma di un piacere oscuro e primordiale che non riusciva a contenere. Il divano scricchiolava sotto di loro, i movimenti di Harry sempre più violenti e decisi, mentre Cho si aggrappava con forza alla stoffa logora, incapace di fare altro che lasciarsi andare completamente.
–
Cho, schiacciata contro il divano, il corpo tremante sotto la brutalità con cui Harry la stava scopando, allungò una mano verso la sua fica umida e pulsante. Nonostante il dolore e la pressione che sentiva, l’istinto prese il sopravvento. Con foga, cominciò a strofinarsi il clitoride, i movimenti rapidi e disperati. Ogni colpo di Harry si combinava con il suo tocco, spingendola verso un altro orgasmo che sapeva sarebbe stato travolgente.
Non ci volle molto. Il piacere esplose dentro di lei come un’onda devastante. Cho urlò con forza, la voce spezzata mentre lacrime liberatorie scendevano lungo il suo viso, inondando i suoi occhi a mandorla. Il corpo si contrasse, i muscoli del suo culo stringevano il cazzo di Harry in una morsa ferrea, così intensa da fargli perdere il controllo.
Harry, preso da quella stretta improvvisa e dal suono del suo urlo, raggiunse il culmine a sua volta. “Sto venendo,” annunciò con voce roca e affannata, continuando a spingerle dentro il cazzo con una forza bestiale. Non si fermò, non rallentò. Ogni movimento era un affondo deciso, il suo desiderio di riempire Cho che si trasformava in un bisogno primordiale.
Con un ultimo colpo profondo, Harry spinse più a fondo che poteva, il suo corpo che tremava mentre scaricava tutto il suo sperma dentro il culo di Cho. Le sue mani la tenevano salda, i fianchi che si muovevano ancora mentre si assicurava che ogni goccia rimanesse dentro di lei.
Solo quando ebbe finito, con il respiro ancora pesante e il corpo coperto di sudore, Harry si ritrasse lentamente. Il cazzo, ancora duro e sporco di umori e in parte di feci, uscì dal suo culo dilatato, lasciando Cho esausta. Per un attimo, nella stanza calò il silenzio, rotto solo dal suono dei loro respiri affannati e del cuore di Cho che batteva ancora forte nel petto.
Harry fece un passo avanti, avvicinandosi a Cho, che giaceva sul divano, esausta e ancora tremante per gli orgasmi che l’avevano travolta. Il suo corpo, madido di sudore, brillava sotto la luce fioca del sole del pomeriggio che filtrava attraverso le tende socchiuse. Non le diede tempo per riprendersi: con un gesto deciso, le afferrò i capelli, sollevando la testa e costringendola a guardarlo.
“Troia,” le disse con un tono autoritario, la voce roca e carica di desiderio. “Non ho ancora finito con te.” Le sue parole la colpirono come una scossa, facendole sentire di nuovo quel brivido che si propagava dal basso ventre. Senza aggiungere altro, spinse il viso di Cho verso il suo bacino, lasciandole ben pochi dubbi su cosa volesse.
Cho alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi pieni di bramosia. Poi abbassò lo sguardo al suo cazzo: era ancora mezzo duro, lucido e sporco del suo stesso culo. La vista di quella mistura le fece arrossire, un misto di vergogna ed eccitazione che le fece accelerare il respiro. Non sapeva cosa aspettarsi, ma una parte di lei sapeva di non poter resistere.
Harry, impaziente, la guardò dall’alto e con voce ferma le chiese: “Cosa stai aspettando?” Non le diede il tempo di rispondere, afferrandola per i capelli e tirandola leggermente verso il suo cazzo ancora lucido e sporco. “Puliscilo,” le ordinò, la voce roca e carica di desiderio.
Cho esitò. La mente era un turbine di emozioni contrastanti: una parte di lei era sopraffatta dal disgusto, mentre l’altra, quella più profonda, più oscura, trovava l’idea eccitante in un modo che non riusciva a spiegare. Era troppo? Forse per la vecchia Cho. Ma quella che era lì ora, con il corpo pulsante e il respiro spezzato, voleva spingersi oltre.
Aprì la bocca, incerta, ma Harry non le diede scelta. Con un movimento deciso, le spinse il cazzo tra le labbra. Cho gemette piano, sorpresa dalla pressione e dal sapore acre che le colpì subito la lingua. L’odore era intenso, una miscela di sudore, umori e il retrogusto del suo stesso culo aperto e sporco. Le venne un conato, ma riuscì a trattenersi, chiudendo gli occhi e cercando di concentrarsi sul momento.
Era una cosa così degradata, così sporca, che avrebbe dovuto disgustarla completamente. Ma più lo faceva, più l’idea stessa della sua condizione – inginocchiata davanti a Harry, obbligata a pulirlo con la bocca – si trasformava in qualcosa di perversamente eccitante. Il senso di sottomissione totale, il piacere nel sentirsi usata e dominata, cominciavano a prendere il sopravvento.
Cho iniziò a succhiare con più convinzione, facendo scivolare il cazzo tra le labbra mentre la lingua raccoglieva ogni traccia. Ogni volta che lo leccava, ogni volta che il sapore le colpiva le papille, il suo disgusto si trasformava in un piacere perverso, un’esplorazione di una parte di sé che non conosceva. Alzò lo sguardo verso Harry, cercando la sua approvazione, e con voce spezzata dal desiderio gli chiese: “Sono… sono brava?”
Harry, con un sorriso compiaciuto, la guardò e annuì. “Sei perfetta,” le rispose con un tono carico di soddisfazione. “Proprio una brava troia… come piace a me.”
Quelle parole furono come benzina sul fuoco. Cho cominciò a leccarlo con più gusto, facendo attenzione a ogni angolo, godendo delle sue parole come fossero una ricompensa. Harry la guardava, divertito e soddisfatto, lasciandola lavorare con dedizione, sapendo che ogni gesto la portava sempre più vicina a quel piacere perverso che ormai non poteva più negare.
Cho continuava a succhiare, ogni movimento della sua lingua diventava più intenso, più deciso. Il sapore acre del cazzo di Harry, sporco del suo culo, non era più un ostacolo: era diventato miele sulla sua lingua, un piacere perverso che la faceva tremare. Ogni pensiero su quanto fosse degradante quello che stava facendo si trasformava in una scintilla di eccitazione. La consapevolezza di quanto fosse scesa in profondità in quel vortice di sottomissione rendeva la sua fica di nuovo fradicia, pulsante di desiderio.
Con mani tremanti, prese il cazzo tra le dita, iniziando a segarlo mentre lo succhiava con passione. Harry la guardava dall’alto, il sorriso compiaciuto di chi aveva il totale controllo della situazione. Il suo cazzo, che lentamente tornava duro, seguiva il ritmo del crescente desiderio. La istigava con parole crude, la voce roca e provocatoria: “Cazzo quanto fai schifo! Sei proprio una lurida troia.”
Cho, tra una succhiata e l’altra, lo guardava con un sorriso malizioso, i suoi occhi a mandorla brillavano di una luce lasciva. “Sì,” mormorò, le parole soffocate dal cazzo che scivolava di nuovo nella sua bocca. “Sono una troia… una schifosa puttana… la la tua puttana, Harry…”
Le sue parole lo eccitarono ancora di più, e Harry non riuscì più a trattenersi. Con un gesto deciso, tirò fuori il cazzo dalla sua bocca e la afferrò con forza, spingendola di nuovo sul divano. Cho, ancora con il viso arrossato e le labbra lucide, lo guardò, intuendo immediatamente le sue intenzioni. Non c’era bisogno di parole. Spalancò le cosce, mostrando il suo sesso bagnato, i rivoli di umori che colavano dalle grandi labbra, un invito silenzioso ma inequivocabile.
Harry la fissò per un momento, il respiro pesante, gli occhi carichi di desiderio mentre ammirava quella scena: Cho, completamente aperta e pronta, il corpo che si offriva a lui senza alcuna vergogna, lo chiamava con il linguaggio silenzioso della pura sottomissione. Non c’era nulla di più irresistibile.
Harry, senza perdere un istante, spinse il cazzo con un colpo deciso nella fica di Cho. Lei urlò, il suono un misto di dolore e piacere che riempì la stanza. Nonostante la furia con cui l’aveva presa prima fosse diminuita, Harry la scopava con una passione che la faceva comunque impazzire. Ogni colpo era un’esplosione di piacere, e Cho gemeva ad ogni spinta, il suo corpo che si muoveva al ritmo delle spinte di Harry.
Mentre lui affondava in lei, i muscoli del suo culo, ancora contratti, fecero colare fuori la sborra che Harry le aveva lasciato dentro poco prima. Il liquido bianco scivolava lungo la sua pelle, macchiando il divano logoro sotto di loro. Era un’immagine tanto oscena quanto eccitante, e Harry, in preda a una bramosia crescente, allungò una mano per stringerle il collo.
Cho sussultò quando sentì le sue dita chiudersi intorno alla gola. Il cuore le batteva come impazzito, un misto di paura e desiderio che la lasciava senza fiato. La stretta di Harry si fece più forte, e lei sentì l’aria che le mancava, il respiro che diventava affannoso. La sottomissione, unita a quella paura primordiale, la stava portando oltre ogni limite, facendola perdere ogni controllo.
Istintivamente, allungò le mani verso il polso di Harry, cercando di allentare la presa. Con un ultimo sforzo, riuscì a farlo cedere. Harry lasciò il collo, e per un momento ci fu silenzio. Si guardarono, lei con gli occhi spalancati, il respiro spezzato, e lui con uno sguardo infuocato, un misto di desiderio e controllo che la fece tremare.
“Sei una troia,” le disse Harry, senza alcun filtro. Poi, senza preavviso, le diede uno schiaffo sul viso. Non era né troppo forte né troppo piano, ma il suono netto rimbalzò nella stanza, facendo diventare la guancia di Cho rossa e calda.
Cho rimase per un attimo immobile, sorpresa da quella sensazione, ma invece di sentirsi offesa, si sentì… eccitata. Il calore sulla pelle, il bruciore leggero, la fece gemere piano. “Ancora…” sussurrò, la voce un misto di supplica e desiderio.
Harry sorrise, il sorriso di qualcuno che aveva trovato un nuovo gioco. La accontentò, alzando la mano e colpendola di nuovo. Il suono dello schiaffo si mescolò al gemito di Cho, che si lasciava travolgere da quel piacere perverso, incapace di nascondere quanto lo desiderasse.
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Harry continuava a fotterla con forza, il ritmo deciso e implacabile che faceva sobbalzare Cho ad ogni colpo. I suoi occhi scesero sui seni piccoli e sodi di lei, i capezzoli duri che sembravano un invito irresistibile. Con un gesto improvviso, calò una mano su uno dei seni con uno schiaffo secco. Il suono riempì la stanza, e Cho urlò, sorpresa e sopraffatta. Il dolore iniziale si trasformò rapidamente in un piacere travolgente, e prima che potesse rendersene conto, un orgasmo improvviso la colse, facendola tremare sotto di lui.
I muscoli della sua fica si contrassero intorno al cazzo di Harry, stringendolo e rallentando involontariamente il suo ritmo. Harry iniziò a muoversi più lentamente, il suo sguardo che perdeva gradualmente quella lussuria animalesca che lo aveva guidato fino a quel momento. Il respiro era affannato, il sudore gli colava sulla fronte, e qualcosa in lui stava cambiando.
Poco dopo, Harry ansimò, annunciando che stava per venire. Con un gesto deciso, uscì dal corpo di Cho, il cazzo lucido e pulsante che puntò verso il suo viso. Cho lo guardò, notando subito che qualcosa era diverso. Il cazzo di Harry era tornato alle sue dimensioni normali. Non era piccolo, ma nemmeno l’arma imponente che l’aveva riempita e dominata poco prima. La pozione, evidentemente, aveva esaurito il suo effetto.
Cho, con le guance arrossate e il corpo ancora tremante per l’orgasmo, avvicinò le labbra senza che lui glielo chiedesse. Harry gemette piano, e con un ultimo colpo di piacere, iniziò a venire. Fiotti densi e caldi colpirono la sua lingua, e Cho li accolse senza esitazione, il sapore salato e viscoso che le riempiva la bocca. Lo gustò per un momento, godendo della sensazione di avere l’essenza di Harry sulla lingua, prima di ingoiare tutto.
Quando ebbe finito, si lasciò cadere sul divano accanto a lei, il respiro ancora affannato come dopo una finale di Quidditch. “Merda…” mormorò, chiudendo gli occhi e cercando di riprendersi. Cho lo osservava, ancora inginocchiata, il cuore che batteva forte mentre si leccava le labbra, assaporando gli ultimi residui di quella follia appena conclusa.
Cho si sistemò accanto a lui sul divano, una mano che si posò delicatamente sul suo petto ancora umido di sudore. Avvicinò la testa al suo collo, inspirando il profumo della loro intimità appena condivisa. Harry, con un gesto affettuoso che contrastava la brutalità di poco prima, allungò un braccio intorno a lei, stringendola a sé.
“È stato incredibile,” disse lui con un tono basso, quasi sussurrato, il respiro ancora un po’ affannato. Cho, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, rispose: “Non ho mai goduto così tanto.” Poi, con un filo di voce, aggiunse: “Grazie… grazie per avermi fatto sentire così.”
Rimasero abbracciati per un po’, ognuno perso nei propri pensieri. Cho cominciava a sentire un dolore crescente al culo, un fastidio sordo che non poteva ignorare. Harry l’aveva usata fino al limite, e ora ne sentiva le conseguenze: il bruciore, la sensazione di essere stata aperta e riempita ben oltre le sue capacità. Dentro di lei c’era ancora la sborra di Harry, una parte che colava lentamente, mentre il resto si era seccato lungo le sue gambe, fino alle caviglie. Era un misto di disagio e di eccitazione postuma, un ricordo tangibile di quello che avevano condiviso.
Dopo qualche minuto, Cho decise di alzarsi. Le gambe erano deboli, malferme, e dovette aggrapparsi al bracciolo del divano per ritrovare l’equilibrio. Raccattò il vestito dal pavimento, osservandolo con un misto di frustrazione e divertimento: i bottoncini erano strappati, inutilizzabili, e senza la bacchetta magica non c’era modo di ripararlo. Harry sembrava essere nella stessa situazione.
Indossò comunque il vestito, tenendolo chiuso con le mani per quanto possibile. Si avvicinò a lui, che la guardava con uno sguardo misto di soddisfazione e curiosità. Si chinò, dandogli un bacio leggero sulle labbra. “Spero non sarà l’unica volta,” disse con un sorriso malizioso.
Harry sorrise in risposta, ma non disse nulla, lasciandola con un’espressione enigmatica. Cho si voltò e si avviò verso l’uscita, cercando di mantenere un minimo di compostezza nonostante il vestito strappato e il corpo che le gridava il peso di ciò che avevano appena vissuto. Harry la osservò allontanarsi, i suoi occhi che seguivano ogni suo passo, mentre lei teneva il vestito chiuso con le mani, sparendo lentamente dietro la porta.
Oh, posso immaginare! Devo dire che stai gestendo la chiusura con grande maestria! Attendo il seguito!
Molto bello! Ben scritto, l'inizio descrittivo è dettagliato e poetico, nient'affatto scontato né tantomeno volgare e ottimo anche il proseguo!
Ciao ti posso chiedere se c'è il continuo e dove? Mi farebbe piacere leggerlo grazie e buon anno
Dai, si trova di gran lunga peggio.
Grazie mille, Rebis. Era mia intenzione creare un netto contrasto tra quanto succede tra Luca e Olivia, più dolce e…