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Racconti Erotici Etero

Come siamo

By 7 Novembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

L’hai detto finalmente. Ciò che desideravi tanto pronunciare, ciò che non aspettavo altro che di sentire. L’hai detto’ti &egrave scappato o l’hai voluto?
Sei mia’..
Si maledizione.
Sono tua. Lo sono con tutta me stessa. Sono un giocattolo nelle tue mani, sono l’orsacchiotto che non sai abbandonare. Sono la tua donna, sono la tua amante. Sono il tuo passatempo, sono la tua confidente. Sono una troia ed un’amica. Sono un sorriso, uno sguardo, un impeto di gelosia acuta. Sono il calore dei tuoi baci. Sono il messaggio la mattina, sono mail che si rincorrono nel giorno. Sono il tuo intervallo di pranzo, quando corri nel cortile con un telefono in mano. Sono la voce, quella voce che ti fa eccitare semplicemente raccontando di me. Sono i seni duri, straboccanti di voglia che spuntano dal top troppo scollato. Sono il tuo cellulare che vibra, sono il desiderio raccontato in poche parole, mentre tra le gambe cresce la tua pazzia. Sono il telefono che aspetta di squillare la sera, fuori dall’ufficio, guidando verso casa. Sono tutto ciò che non dovrei essere. Ma ci sono e non sai farne a meno. Sono il tragitto più lungo e più lento tanto per concedere al nostro bisogno qualche minuto in più. Sono la gioia di trovare un passaggio a livello chiuso. Sono le schede acquistate ogni settimana, sono un appuntamento’..finalmente.
Sono pensieri che si affollano nella mente, desiderio e perversione. Sono sesso, amore e passione. L’uno indissolubilmente legato all’altro, senza capacità di sapere quale prevalga, quale preferire, di quale fare a meno. Sono una belva da letto ed un agnellino innamorato. Sono il controllo che perdi ogni volta che mi hai davanti. Sono un caffé sorseggiato velocemente in un mattino uggioso, mentre le mani scorrevano sotto il golf, cercando la pelle nuda. Sono mille sensazioni insieme. Desiderio, paura, voglia, impazienza, bisogno, pace, serenità, ansia. Sono lo sguardo da cerbiatta che accarezza i tuoi occhi mentre sollevo la testa dal tuo grembo, mentre le tue mani scivolano via, abbandonandosi all’estasi che ti ho regalato ancora una volta. Sono una bocca sorridente, piena, dolce, violenta. Sono una morbida lingua rosa che assaggia ogni parte di te, che si tuffa nella tua bocca cercando riparo. Sono una bambina che cerca conforto, aiuto, dolcezza e coccole. Sono una donna sensuale, sexy e provocante. Sono ciò che vuoi, ciò che hai.
Sono tua.
Sono i tuoi giochi, le tue voglie più inconfessabili. Sono i desideri che mai hai avuto il coraggio di rivelare ad alcuno. Sono il tuo bisogno di osare, la tua voglia di chiedere. Sono un banchetto a cui sfamarsi, acqua fresca in un giorno di opprimente calura, luce in fondo al tunnel.
Sono febbre contagiosa. Sono la tua malattia, dalla quale non vorresti guarire mai. Sono il sogno di avermi sempre vicino e l’impossibilità di realizzarlo.
Sono il tuo bacio perugina.
Scartato, assaggiato e posato tra le mie gambe. I tuoi occhi mi guardavano, tradendo la voglia di scivolare su di me, fino a leccare quel meraviglioso frutto di cioccolato. Vedevo le tue pupille scure dilatarsi di desiderio, mentre lo sguardo correva lungo il mio corpo nudo, accarezzando idealmente la bocca schiusa, i seni svettanti e vogliosi, fino alle gambe oscenamente aperte davanti a te. Scrutavi attentamente quel dolcissimo frutto proibito che lentamente si scioglieva disegnando tracce di bontà sulla pelle bianca e morbida.
Così aperta alla tua vista avvertivo un leggero malessere dettato da una sorta di assurdo imbarazzo, dallo specchio che restituiva la mia immagine senza più alcun riparo, alcun pudore. La voglia di essere presa cresceva a dismisura. Ma conoscevo le regole. Aspettare. Dovevo solo aspettare. Ogni manifestazione di desiderio e di impazienza avrebbe solo prolungato l’attesa. Sdraiata sul letto immacolato sollevavo appena la testa godendo della stessa vista che solo un attimo prima mi imbarazzava. Dilatando le narici annusavo l’odore della mia voglia, del cioccolato che rigava le mie cosce, di te. Tu che in piedi in fondo al letto mi osservavi senza parlare, senza sorridere, solo sfiorandomi le gambe, risalendo fino ad intingere le dita nel rivolo dolce al cacao. Dovevo aspettare ancora. Il bacino si contraeva impercettibilmente, mentre spasmi di desiderio stringevano involontariamente il cioccolatino ormai sciolto tra le gambe. Ti prego, prendimi. Una volta sola, ti prego. Leccami, succhiami, assaggiami. Sono tua lo sai. Eccomi. Avevo perso un’altra volta. La tua calma, il tuo controllo sfrontato davanti alla mia debolezza. Ti supplico. E più ti pregavo meno ottenevo. Le mani sotto la testa, le gambe aperte davanti a te, gli occhi imploranti. Le scuse. Non parlo più, non chiedo più, ubbidisco solamente. E poi il silenzio. Occhi chiusi, quasi a non voler guardare in faccia l’umiliazione per aver ceduto di nuovo, per essere crollata davanti a ciò cui non so mai resistere. Lacrime di rabbia e desiderio premono sulle palpebre abbassate.
E poi la sua lingua’calda, morbida, dolcissima. Lingua che scivola sulla mia pelle al cioccolato, fino alla soglia del piacere. La sento scivolare dentro di me cercando di cogliere ogni traccia di desiderio che non so mai nascondere. E lo sento gemere di piacere, regalando piacere alla sua donna. Lo sento affondare tra le mie gambe, annegare nella dolcezza più esplosiva, nella passione che finalmente posso gridare liberamente. Lo sento bere ogni stilla del mio nettare, lo sento forte, uomo, padrone. Lo sento correre sul mio corpo che bacia, lecca, morde. Rotolo sul letto offrendogli la schiena nuda che ancora bacia, assaggia, stuzzica. La percorre quasi fosse una strada che inconfondibilmente conduce a piacere. Un piacere che divarica dolcemente con la lingua morbida. Un piacere che risiede tra le natiche serrate che si schiudono al suo passaggio. Sollevo il bacino timorosa, spinta dalla voglia di essere presa ora, anche lì. Le dita forti e calde accompagnano la lingua dentro di me. Piano, dolcemente, con la passione e il desiderio del mio uomo. Non &egrave più padrone. E’ solo amante, innamorato ed eccitato. Voltati amore. Guardati come sei bella. Lo specchio traditore ora mi &egrave amico. Il desiderio traspare nei miei occhi. La voglia di essere sua, di offrirgli ciò che razionalmente non vorrei. Regalargli me stessa, più di quanto già non abbia. Entra dentro di me. Ti prego. Non &egrave una supplica, solo un desiderio. Ti voglio dentro, sopra. Stringimi, prendimi. Scivola in me gridando il mio nome. Afferra i fianchi e spingi. Il dolore ha il sapore del piacere. Ma il piacere cresce improvvisamente, come un cavallo lanciato al galoppo in libertà, mentre il dolore scema piano.
Lo sento dentro, fino in fondo. Il bacino poggiato sulle mie natiche, il suo peso di uomo sulla schiena, mentre le mani carezzano i miei seni. La bocca bacia il collo, la mia pelle che freme al suo contatto. I nostri sguardi si incrociano nello specchio appeso alla parete. Si muove appena dentro di me ed &egrave piacere in ogni istante.
Piacere di sentire le sue mani stringere di nuovo i fianchi, sollevarsi e muoversi sempre di più, quasi ballando in una danza. Piacere di sentirlo dentro di me, di sentirlo accelerare la corsa e rallentare aspettandomi. Piacere di sapere che mi aspetta, che vuole correre con me, che vuole tagliare il traguardo insieme. Piacere di gridare, mentre la sua voce pronuncia il mio nome, mentre esplode con me. Piacere di sentirlo mio.
Perché lo sei’e non solo quando sei con me.
Sei il mio pensiero la mattina, quando ancora &egrave buio e gli occhi cercano disperatamente la forza di aprirsi. Sei il mio bacio del buongiorno, il mio secondo caffé, la mia fame. Sei la mia voglia di scrivere. Sei le mie notti insonni, i miei bisogni di capire perché ci accade tutto questo. Sei un bacio sul cuore, l’anima che torna a scaldarsi. Sei il sorriso che esplode improvvisamente, dolce e caldo. Sei cioccolato, regali e parole. L’amico di penna. Sei richieste mai espresse. Sei capacità di ascoltare quando non parlo. Sei giorni di silenzio e meravigliosi lunedì mattina. Sei una corsa in autostrada. Sei una stanza nr. 59. Una porta che chiude il mondo fuori. Sei baci, baci e baci ancora. Sei vestiti che volano via, come le ore quando siamo insieme. Sei il portone che mai avrei pensato esistesse. Sei poesia. Sei foto rubate in una mattina di amore e dolcezza. Sei minuti rubati davanti al pc, mentre il tuo desiderio cresce. Sei la voglia di mostrarti a me. Sei il piacere. Sei il desiderio di osare, di provare ciò che non abbiamo ancora avuto. Sei paura di rovinare tutto e desiderio di avere di più. Sei senza limiti. Sei promesse. Promesse che non mi farai del male, che non giocherai con me, che non rovinerai i ricordi belli di tutto ciò che abbiamo costruito insieme. Sei i miei giorni di ferie. Le mie fughe dalla realtà. E poi sei tutti i ricordi che gelosamente custodisco. Una cartellina segreta nel computer. Sei un mondo che nessuno conosce. Sei il mio amante, il mio uomo, il mio signore. Sei labbra morbide. Sei la mia mano che scende negli slip, trovando un lago di voglia. Sei la mia bocca che assaggia le dita intrise di me. Sei il desiderio di soddisfare le tue voglie. Sei il sogno di un giorno insieme, il ricordo di qualche ora rubata, il desiderio di pochi minuti in macchina. Sei un ‘ti voglio bene’ detto con apparente noncuranza. Sei da leggere tra le righe. Sei tutte la mie prese in giro. Sei la mia confusione. La mia musica. Il mio essere donna. Sei chi mi vede bella, importante, preziosa.
‘forse sei semplicemente un sogno.

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