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Come sono diventato lo schiavo di due ragazze rumene

By 8 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo è un racconto di fantasia, che prende spunto da esperienze personali.

Mi chiamo Andrea ho 25 anni, vivo nella periferia di Roma insieme alle mie due padrone, se così si può dire, Roxy e Mihaela, due bellissime ragazze di origine Rumena di 20 anni. Ho lasciato l’università 1 anno e mezzo fa, tutto il mio tempo è al servizio delle mie due principessine, che tra l’altro sono anche le mie padrone di casa, che è di proprietà del padre di Mihaela, un ricco imprenditore Rumeno. Ma prima di parlare del presente, voglio raccontarvi la mia storia fin dal principio.
Tutto ebbe inizio nei primi di Luglio di 2 anni fa, io avevo 23 anni, vivevo ancora a casa con i miei e frequentavo la facoltà di lettere all’università. La mia vita si divideva tra università, studio e uscite con gli amici, tutto procedeva per il meglio finché non conobbi Roxy e Mihaela, che all’epoca per me erano semplicemente due diciottenni compagne di classe di mia sorella, tra l’altro mi stavano anche abbastanza antipatiche, si può dire che le detestavo, le consideravo due bimbette viziate e senza cervello. Quell’estate, però, mia sorella cominciò a frequentarle spesso, le ragazze avevano terminato il quarto anno del liceo classico e si godevano le vacanze, molte volte me le ritrovavo a casa mia, sempre pronte a prendermi in giro per il fatto che loro erano in vacanza e io no.
Un giorno, mentre mi trovavo solo in casa a studiare, sentì suonare il campanello. Andai ad aprire e me le ritrovai davanti: Roxy, alta 1.75 bionda, occhi azzurri, con una terza abbondante di seno e un fondoschiena da modella, indossava panta-collant colorati e t-shirt, che lasciava intravedere il suo bel seno sodo e la pelle appena abbronzata; Mihaela alta poco più di 1.80, mora, occhi verdi, una quarta di seno, un fisico statuario e perfetto con tutte le curve al posto giusto, leggermente più abbronzata dell’amica, aveva addosso solo un paio di shorts e una t-shirt decisamente troppo piccola. Roxy calzava un paio di adidas ultimo modello, mentre l’amica un paio di converse rosa apparentemente molto vissute. Sebbene odiavo quelle ragazze, non potevo non apprezzare la loro bellezza, nascondendo la mia passione per i piedi, e l’imbarazzante voglia di volermi sentire sottomesso e umiliato da quelle due liceali. La voce di Mihaela mi distolse dalle mie fantasie perverse:
– Ehi!! Come va secchioncello?? Sempre a studiare stai.. quasi quasi ti direi di venire con noi mi fai un po pena sai?! ‘ risero entrambe
– Ah ah ah.. sempre simpaticissima! ‘ dissi io sarcastico ‘ comunque se cercate mia sorella, deve ancora rientrare, forse tra una o due ore sarà qui. ‘
– Ok secchia!! Beh non ci inviti ad entrare preferisci i libri a due belle ragazze come noi? ‘ disse Roxy con tono estremamente irritante.
Vista la situazione, le feci entrare, non potendo notare come nonostante il mio metro e 80 di altezza e il mio aspetto gradevole, seppur un po’ trascurato, sfigurassi al loro confronto. Le due ragazze si gettarono sul divano a guardarla tv, neanche feci in tempo a chiudere la porta di casa, che già si erano sfilate le scarpe dalle quale proveniva un certo odorino, che mi fece eccitare non poco; l’idea di essere solo a casa con quelle due splendide ragazze risvegliò presto i miei ormoni, dovevo fare qualcosa, non avevo mai visto i piedi di quelle due, la voglia stava crescendo, così ebbi un’idea.
– Ragazze, le scarpe vanno in bagno non potete lasciarle in soggiorno altrimenti mia madre se le vede si arrabbia ‘ mentì spudoratamente ‘per questa volta le porto io ma la prossima ricordatevelo!-
– Oh che gentile- disse Mihaela ‘ poi ci porti qualcosa di fresco? Fa un caldo qui su fai bravo schiavetto!! ‘
Risero divertite forse accortesi della mia eccitazione, che crebbe ancor più con questa provocazione. Così presi le scarpe e corsi in bagno e dopo aver accostato la porta mi misi a terra ad annusare quelle fantastiche calzature, notai che le adidas di Roxy erano un 39, mentre le converse rosa di Mihaela un 41; cominciai ad annusare baciare e leccare immaginandomi i loro piedi, l’eccitazione prese il sopravvento, portai la mano sul pacco umido e duro e cominciai a toccarmi, ansimavo e godevo come una cagnetta in calore dimenticandomi di tutto ciò che mi circondava. Non so quanto tempo passò, ricordo soltanto che un suono stridulo mi riportò alla realtà: mi voltai di scatto e le vidi là, sulla porta del bagno con i loro stramaledetti cellulari in mano mentre ridevano divertite dalla scenetta che le stavo offrendo. In quel momento mi si gelò il sangue nelle vene, il panico e la vergogna sostituirono velocemente l’eccitazione che mi pervadeva fino a un attimo prima.
– Ahahahahahah non sapevo ti piacesse la puzza dei nostri piedi ahahahah !!- disse Roxy
– Ahahahahah già fai tanto il saputello e poi alla prima occasione ti chiudi al cesso a masturbarti con le nostre scarpe puzzolenti?! Ahahahah ma poi che schifo che fai!! Guarda come sono sporche le mie scarpine!! Sono mesi che non le lavo!! Come cazzo fai a non farti schifo da solo?? cosa sei un cane in calore?? ‘ aggiunse Mihaela
– Poi ci credo che non ha una ragazza!! Guardalo! Si crede un uomo invece è solo un frocetto leccapiedi!!! Ahahahahahah- ribatté Roxy
Io ero totalmente paralizzato dalla vergogna, avevo paura di ciò che sarebbe successo e speravo che le due liceali rumene si limitassero soltanto a qualche umiliazione verbale’ ma le mie speranze andarono presto in frantumi.
– So che ti credi superiore a noi ‘ iniziò Mihaela ‘ ma presto ti renderai conto di essere solo una nullità! Abbiamo proprio voglia di farti abbassare la cresta caro mio, vedi abbiamo registrato tutto ‘
Quelle parole mi fecero rabbrividire
– Ora mostreremo questi video a tutti quanti! Così si renderanno conto di quanto fai schifo!! Chissà magari potresti metterti a leccare le scarpe a tutte le tue amiche così almeno ti renderai utile! ‘
– Nooo!! ‘ urlai io gettandomi letteralmente ai loro piedi ‘ Vi prego non fatelo! Non ce n’è bisogno, io so di essere una nullità voi siete bellissime e meravigliose, io non sono degno di voi! Vi chiedo umilmente scusa per quanto successo vi prometto che non si ripeterà più!! Vi scongiuro farò tutto quello che volete ma non mostrate quei video in giro!! ‘
Finii di frignare e mi accorsi che la due ragazze mi stavano guardando dall’alto al basso soddisfatte, si scambiarono una breve occhiata e un cenno d’assenso. Solo in seguito mi resi conto che entrambe avevano capito qual’era la mia vera natura. Un po’ eccitate mi lanciarono delle occhiate severe e autoritarie. Mihaela mi strattono x i capelli, facendomi un male cane e portando il mio viso più vicino al suo, mentre Roxy mi impedì di muovermi premendo col suo piede la mia schiena, seppur dolorante per la scomoda posizione mi eccitai, il mio sogno e al tempo stesso il mio incubo stava per diventare realtà, ma in quel momento ancora non me ne rendevo conto.
– Bene! ‘ esordì Mihaela ‘ abbiamo deciso di ascoltarti! Ti accontenteremo.. nessuno vedrà i video stai tranquillo, ma per ripagarci tu diventerai il nostro schiavo! Farai tutto ciò che ti diciamo, quando e come lo vogliamo noi ahahahhaahha!! Contento?! Non è ciò che desideravi?? Rispondi stronzo!!! ‘
Un ceffone mi colpì in pieno volto, sentì la guancia bruciarmi e gli occhi mi iniziarono a lacrimare. Mi ricordai che mia sorella mi aveva detto che Mihaela nonostante l’età giocava in serie B2 a pallavolo e che era la miglior schiacciatrice della scuola.. ora sapevo come si sente un pallone da volley. Con la faccia e la schiena doloranti, umiliato ma anche eccitato dalla situazione paradossale balbettai un ‘Sì Padrona’ che fece scoppiare a ridere le due aguzzine. Mihaela mi lasciò andare così la mia faccia cadde sui suoi piedi ancora avvolti da un paio di calzini bianchi un po umidicci con cui cominciai a limonare, ma l’altissima pallavolista rumena tirò subito indietro le sue estremità dicendo che prima avrei dovuto ascoltare le regole che le due diciottenni mi avrebbero imposto, ma che di ciò avremmo parlato in salone così potevano stare comode sul mio divano. Così girò i tacchi e si avviò verso l’altra stanza, non feci in tempo a focalizzarmi sul suo straordinario fondoschiena che il mio viso fu schiacciato violentemente dal sudaticcio 39 della biondissima Roxy, che con tono estremamente autoritario mi impartì i primi ordini della mia carriera di schiavo: avrei dovuto camminare a quattro zampe come il cane che ero fino al salone e portare le loro scarpe una alla volta con la bocca. Detto ciò, soddisfatta la ragazza seguì l’amica, mentre io incredulo e stravolto, ridotto a quattro zampe come un cane in casa mia mi accingevo ad afferrare una delle celestiali converse rosa come mi era stato ordinato.

CONTINUA’

P.S. sono ben accetti commenti e suggerimenti x il proseguimento della storia, le idee che mi colpiranno maggiormente saranno integrate nei prossimi capitoli ;)
Ricordo che feci molta attenzione nell’eseguire il mio primo ordine come schiavo di Roxy e Mihaela, forse perché il dolore provocato dal ceffone della bella pallavolista ancora mi faceva bruciare la guancia, o forse perché avevo già capito che quelle scarpe erano più preziose di qualsiasi altra cosa per il semplice fatto che appartenevano alle mie due padroncine, non saprei dirlo. Non ci misi molto a completare il lavoro: portai prima le converse di Mihaela, che nonostante lo sporco mi eccitavano da morire, e poi le adidas numero 39 di Roxy. Con molta cura le poggiai vicino ai piedi delle ragazzine rumene, che se ne stavano comodamente sedute sul divano a parlottare in una lingua che per me era incomprensibile, mentre io rimasi in ginocchio davanti a loro come un cagnolino davanti alle padrone. Come ebbero finito si scambiarono un cenno d’assenso e si rivolsero a me visibilmente eccitate dalla situazione. Mihaela come al solito fu la prima a parlare:
– Allora da questo momento in poi, come avrai già capito, sarai il nostro schiavo, il che vorrà dire che dovrai fare tutto quello che vogliamo e accettare tutte le nostre regole!! Se non ti comporterai come diciamo noi, o se non ci soddisferai sarai severamente punito!! Ah dimenticavo, se solo provi a ribellarti quei bei video andranno su you tube, su facebook, e verranno inviati a chiunque, senza contare la bella denuncia per molestie che ti prenderesti!! Allora accetti di essere il nostro servo fin quando lo vogliamo?? ‘
Sapevo che in quel momento avrei ancora potuto salvare la mia situazione.. avrei potuto inventarmi qualsiasi cosa: dire che era stato tutto uno scherzo, minacciarle, ribellarmi in qualsiasi modo; qualora avessero davvero diffuso i video avrei potuto dire che si era trattata di una scommessa o di una penitenza. Eppure in quel momento tutto ciò a cui pensavo era la voglia malsana di vedere, toccare, baciare massaggiare, leccare e venerare i piedi di quelle due splendide ragazzine rumene.
– Si padrona! Sarò il vostro schiavo! Accetterò qualsiasi cosa!! Ma vi prego permettetemi di baciarvi i piedi!! ‘
Risposi senza neanche pensare al peso delle parole che avevo appena pronunciato, ormai era fatta, ero il loro schiavo.. e le fragorose risate di scherno delle due ragazze ne erano la conferma.
– Ahahahah ehi Mihi ‘ stavolta fu Roxy a parlare ‘ ma l’hai sentito? Cioè.. ci ha implorato di lasciargli baciare i nostri piedi!!! Ahahahah visto? Te lo dicevo io che moriva dalla voglia di farci da schiavo ahahah!! Vedi se mi stavi a sentire potevamo divertirci con lui già da qualche mese!! ‘
– Ahahahahah oh mio Dio mi sto pisciano sotto dalle risate! ‘ esclamò Mihaela ‘ Devo ammettere che hai avuto un’idea geniale oggi.. insomma venire qua in anticipo.. toglierci le scarpe davanti a lui.. ma il bello è che ha fatto tutto da solo.. che coglione ahahahah!! ‘
– Ahahahah già hai visto che faccia a fatto quando si è accorto che lo stavamo guardando mentre sbavava sulle nostre scarpe puzzolenti?? Ahahah ‘ continuò Roxy
– Ahahah già una faccia da coglione!! ‘ e poi rivolgendosi a me ‘ Ti rendi conto di essere un patetico coglione leccapiedi?? E’?? Rispondi schiavo! ‘
– Si padrona!! ‘
Un violento ceffone mi colpì in pieno volto, sulla stessa guancia che ancora era arrossata dal primo. Il dolore fu così forte che mi uscì dalla bocca un sonoro ‘stronza’ nei confronti di Mihaela. Ma ciò non fece altro che far arrabbiare la ragazzina rumena, che dopo avermi afferrato per i capelli mi tirò tre schiaffoni uno dietro l’altro, terminando il lavoro con uno sputo che mi colpì in pieno volto.
– Ma come cazzo ti permetti di darmi della stronza?! ‘ mi urlò in faccia ‘ Qua l’unico stronzo sei tu e se ti azzardi a insultarmi un’altra volta vedi cosa ti succede intesi? Devi imparare le buone maniere altrimenti vedi cosa ti succede coglione!! Adesso ripeti queste parole: si padrona sono un patetico coglione leccapiedi!! ‘
Dissi ciò che voleva sentire, con gli occhi socchiusi per la saliva e il dolore, mentre Roxy si godeva la scenetta divertita. Calmatasi Mihaela mollò la presa e si gettò pesantemente sul divano mentre io me ne stavo in ginocchio come un cane bastonato.
– Allora ‘ riprese lei ‘ per prima cosa le regole: Tu sei nostro! Quindi dovrai fare tutto quello che ti ordiniamo senza fare troppe storie altrimenti sarai punito! Secondo dovrai darci sempre del lei e stare a quattro zampe davanti a noi, ti esentiamo da questa regola solo quando ci troveremo in pubblico.. per ora! Terzo non esiste che tu apra bocca senza prima chiedere il permesso e non potrai mai più fare niente senza prima avercelo chiesto col dovuto rispetto che ci devi, ormai come tue padrone esigiamo la tua sottomissione e il totale controllo sulla tua vita!! Accetti schiavo? ‘
La sua voce era fredda e imperativa, il suo sguardo autoritario, non riuscì a non annuire e dire quel fatidico ‘si padrona’ che avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
– Bravo schiavo! Vedo che le maniere forti hanno un buon effetto! Ma non costringerci a usarle se non vuoi farti male! Le altre regole ancora non le abbiamo ancora pensate quindi te le diremo quando ci verranno in mente, ma tanto non è un problema x te giusto? ‘
– No padrona! ‘
– Bene ‘ rispose lei – allora vacci a prendere qualcosa di fresco da bere, che sono due ore che aspettiamo e sbrigati! Per questa volta ti concediamo di alzarti in piedi.. ringrazia verme! ‘
Ringraziai quella che era ormai la mia padrona, e velocemente versai in un paio di bicchieri della coca-cola con un po di ghiaccio, che servì alle due ragazze, queste dopo essersi dissetate accesero la tv e mi dissero di mettermi a quattro zampe davanti a loro. Io obbedì e loro appoggiarono subito subito i loro piedini sulla mia schiena usandomi come poggiapiedi. L’umiliazione durò circa una ventina di minuti durante i quali le ragazzine ridevano e confabulavano in rumeno, io invece cominciavo a sentire il corpo un po indolenzito ma cercai di fare di tutto per non disturbare le mie padrone, memore dei ceffoni che avevo ricevuto prima. All’improvviso entrambe tolsero i piedi dalla mia schiena e la bionda Roxy mi sferrò un calciò che mi fece cadere a terra stanco per la fatica per essere stato il loro poggiapiedi. Sempre lei mi trascinò per i capelli facendomi avvicinare al divano. Io a pancia in su fui usato di nuovo come poggiapiedi: con i piedi di Mihaela, taglia 41, sulla faccia e i deliziosi numero 39 di Roxy sul pene, tutti ancora velati da umidicci calzini di cotone mi sembrava di essere in paradiso. Il mio cazzo si irrigidì subito ma la biondina rumena come sentiva muovere il mio uccello sotto le sue piante sferrava dei dolorosi calcetti, ridendo insieme all’amica. Passai così più di 30 minuti sotto i loro piedi, ma a me sembrarono neanche 5! Improvvisamente spensero la tv e liberarono il mio corpo dal peso dalle loro estremità, ne fui tremendamente rattristato: ero il loro schiavo da appena un’ora e già non desideravo altro che i loro meravigliosi piedini.
– Si è fatto tardi! Tua sorella sarà qui a momenti per uscire! Non vorrai che ti trovi così vero cagnetta? ‘ Non risposi alla provocazione di Roxy ‘ è arrivato il momento che tanto hai atteso forza toglici i calzini coglione! ‘
Non me lo feci ripetere due volte! Velocemente afferrai piedini della biondina e li liberai da quelle prigioni di cotone, i suoi piedi erano come me li ero immaginati: bellissimi ne troppo magri ne troppo carnosi, il tallone soffice, l’arcata regolare, il collo perfetto, le dita piccine e affusolate, portava un delizioso smalto blu e avevano un profumo buonissimo di sudore misto al tessuto delle adidas. Mihaela aveva, invece, dei piedi decisamente grandi, ma sempre bellissimi: magri e allungati, l’arcata leggermente accentuata, le dita lunghe e grandi, aveva uno smalto rosso che mi fece impazzire, come pure il loro forte odore di sudore che emanavano. Mi eccitai a tal punto da dimenticarmi delle regole: mi gettai su quelle quattro splendide estremità come un barbone si getterebbe su una banconota da 500! Devo essere sembrato così patetico che le mie due padroncine non mi rimproverarono per non aver aspettato il loro comando.. mi lasciarono pomiciare con i loro fantastici piedini mentre ridevano e mi umiliavano prendendomi in giro. Io ero così preso da quello che stavo facendo che non sentì neanche ciò che mi stavano dicendo, baciai e leccai i loro piedi come se quello fosse stato l’unico scopo della mia vita, la vergogna o l’orgoglio scomparirono lasciando posto a un’eccitazione animalesca e perversa. Il tempo sembrò accelerare bruscamente e in quasi 45 minuti che mi sembrarono 45 secondi leccai ogni millimetro di quelle preziose estremità, che ripulì sia dal sudore che dai residui di cotone tra le dita. Mentre stavo finendo di lucidare i piedini di Roxy, Mihaela si alzò e si rimise i calzini e le scarpe, si sedette sul divano e mi poggiò le suole delle sue sporchissime converse rosa in pieno volto. Mi disse che questa era la mia punizione per non aver atteso il permesso per baciare i piedi. Senza pensarci cominciai a leccare tutto quello che potevo dalle sue calzature, mentre anche l’amica si stava rimettendo le adidas. Il sapore era orribile, amaro e quando leccavo le parti di gomma particolarmente forte, sentivo la polvere e tutti i residui di chissà cosa finirmi sulla lingua, ma invece di smettere continuai a leccare sempre più voracemente per soddisfare quella che ormai era la mia dea: una ragazzina rumena di 18 anni! Feci appena in tempo a finire prima che squillasse il citofono: mia sorella era tornata. Mi staccai dalle converse di Mihaela e rimasi un istante a contemplarle: anche se non ero riuscito a eliminare interamente il colorito grigiastro della sporcizia che ormai aveva impregnato la gomma, notai che essa si era notevolmente schiarita e persino sotto la suola erano comparse delle piccole zone più chiare quasi bianche, fui soddisfatto del mio lavoro così come la mia padrona. Le ragazze mi dissero che potevo alzarmi, che per quel giorno era finita e che avevo svolto un lavoro soddisfacente, ma che era stato soltanto un assaggio e presto gli sarei servito di nuovo come schiavo, seppur umiliato non potevo nascondere la mia eccitazione. Le padroncine rumene, appena prima che entrasse mia sorella mi estorsero la mia password di facebook, quella della mia mail, di msn e il mio numero di telefono, per potermi controllare, così dissero, dopodiché mi congedarono. Io mi dileguai per evitare di incontrare mia sorella, mi chiusi in bagno, sotto la doccia, dove mi sparai una delle più belle seghe della mia vita fino a quel giorno.
Erano passati diversi giorni dal quel caldo pomeriggio in cui per la prima volta ero stato sottomesso ai piedi delle due ragazzine, quello che era accaduto mi aveva preoccupato molto e non ero riuscito a prendere sonno per due notti di fila. Tuttavia dopo un po’, cominciai a credere che tutto fosse finito lì e che le tue ragazze non avrebbero avuto il coraggio di fare sul serio.. ma purtroppo mi sbagliavo!
All’improvviso mi arrivò un sms sul telefono, il numero non era registrato in rubrica, senza pensarci lo aprì:
– Ciao schiavetto di merda!! :P sono Roxy, la tua Dea!! Ahahah senti coglione Mihaela è partita con i suoi e i miei non torneranno a casa prima di stasera.. mi sento sola e mi farebbe comodo giocare un po’ con te.. ti aspetto tra 15 minuti a casa mia.. non tardare o te ne pentirai! ‘
Rilessi il messaggio diverse volte, poi mi resi conto di non sapere dove fosse la casa di Roxy. Chiederlo a lei non mi sembrava la cosa più adatta così corsi in salone, trovai mia sorella sul divano a guardare la televisione, così le chiesi timidamente dove vivesse la sua amica inventandomi una scusa che ora non ricordo. Mia sorella mi rispose in modo strano, come se niente fosse anzi mi disse di non tornare troppo tardi, ma cosa vuole questa?! Io torno quando cazzo mi pare, pensai.
Raggiunsi velocemente la dimora della mia padrona, una bella bifamiliare non troppo lontana da casa mia, l’indirizzo era giusto, così citofonai. L’inconfondibile voce della ragazzina rumena rispose:
– Sì? ‘
– Ehm, ciao sono Andrea.. posso entrare? ‘
– Ah sei tu idiota!! Sei in ritardo!! ‘
( aveva ragione..)
– Scusa.. cioè, volevo dire mi scusi padrona.. ‘
– Vabbè dai entra.. penserò dopo alla tua punizione! ‘
Entrai, mentre percorrevo i pochi metri lungo il vialetto che attraversava il giardino, la porta principale si aprì ed apparve lei: bellissima, come al solito, i capelli biondi raccolti, una t-shirt bianca decisamente troppo lunga, le gambe in bella mostra e ai piedini un paio di infradito nere. Arrivai di fronte a lei, e immediatamente abbassai lo sguardo, un po’ per l’imbarazzo un po’ per osservare meglio i suoi piedini: erano stupendi come l’ultima volta, tranne per lo smalto di colore giallo.
– Beh schiavo cosa ti prende?! Non saluti la tua padrona?! Forza mettiti in ginocchio e salutami come si deve!! ‘
Subito mi misi a quattro zampe e baciai delicatamente entrambi i suoi piedini, sentì che emanavano un odorino di sudore misto alla plastica delle infradito. Feci per alzarmi ma Roxy mi fermò..
– Fermo!! Rimani così!! Questa posizione è più adatta a un bastardo come te! ‘
– Si padrona ‘
– Bene ora seguimi, oggi fa molto caldo.. ho proprio voglia di una bella rinfrescatina ihihi ‘
Seguì la ragazza come se fossi il suo cagnolino, cercavo di stare al suo passo per ammirare il suo bel culetto. Roxy arrivò in soggiorno si gettò sul divano, prese il cellulare e cominciò a messaggiare con non so chi, io non feci neanche caso alla casa per quanto ero concentrato su di lei e preso dalle mille emozioni che la situazione mi suscitava.
– Cosa fai lì impalato come uno scemo?! Forza fammi un bel massaggio ai piedi buono a nulla!! ‘
Presi subito i suoi meravigliosi piedini e cominciai a fare quanto mi era stato ordinato: erano un po’ umidi di sudore e molto sporchi sotto le piante ( evidentemente aveva camminato un bel po’ scalza per casa la stronzetta), ma ciò non mi importava! Ero il suo servo ormai, e anche se mi sentivo un patetico idiota a essere il servo di una ragazza rumena, di 5 anni più giovane di me, la cosa mi piaceva, perciò mi impegnai tantissimo nel massaggiarle i piedi, volevo che fosse soddisfatta del suo schiavetto.
Dopo un po’ la biondina, mentre mi prendevo cura del suo piedino sinistro mi poggio il destro sulla faccia..
– Dicono che voi maschi non siete in grado di fare due cose insieme.. vediamo se tu ne sei capace.. Dai stronzo dammi una bella pulita al mio piedino mentre massaggi l’altro!! Ahahah ‘
Cominciai subito a leccare la pianta del suo piedino, come mi era stato ordinato, il sapore era pessimo, molto salato per il sudore e lo sporco, ma io facevo del mio meglio. Era molto difficile riuscire a coordinare i movimenti della lingua e delle mani, ma io mi impegnai moltissimo; dopo un po’ la bella rumena, vedendo che il primo piedino era stato ripulito a dovere, invertì la posizione senza dire nemmeno una parola. Mi ritrovai con una altro splendido piede sporchissimo da ripulire e uno umidiccio della mia saliva da massaggiare.. dovevo sembrarle davvero molto patetico. Con quest’altro la fatica si fece sentire: avevo poca saliva, ormai la mia bocca era piena di sporcizie e del sudore dei piedi di Roxy, non ce la facevo più a muovere la lingua e la posizione, tenuta per molto tempo, mi stava stremando. Forse la ragazza se ne accorse, visto che stacco i piedini da me e li posò sul pavimento (tutta quella fatica a leccarli sprecata)
– Padrona sono molto stanco potrei avere un bicchiere d’acqua? ‘
– Ma certo in fondo te lo sei meritato.. ‘
Detto ciò raccolse quanta più saliva possibile e sputò per terra a pochi centimetri da me..
– .. Eccoti servito schiavo!! ‘
– Come sarebbe a dire?? ‘
– Ma sei stupido?? Lecca il mio sputo!! Pulisci il pavimento con la lingua e sbrigati!! ‘
– Roxy ti prego c’è un limite a tutto.. ho leccato i tuoi piedi sudati per più di un’ora ti prego..-
In un lampo la biondina raccolse da terra una delle infradito e la usò per schiaffeggiarmi..
– Come ti permetti di chiamarmi per nome verme?? Non ne sei degno!! Sei solo un povero sfigato che lecca i piedi sporchi alle ragazze più piccole!! Dovresti farti schifo da solo!! Non meriti dell’acqua, al massimo puoi leccare il mio sputo dal pavimento, ed è già tanto quello che ti concedo, perciò ringraziami stronzo!! ‘
– Grazie padrona, ha ragione non sono degno di lei, le chiedo umilmente scusa. ‘
– Bene!! Ti perdono! Ora lecca e preparati a essere punito!! ‘
Feci come aveva ordinato e ripulì il pavimento dalla sua saliva, non mi ero mai sentito così umiliato, in fondo avrei potuto ribellarmi, eravamo solo io e lei e l’avrei sicuramente avuta vinta, ma quell’aria di superiorità che emanava mi costringeva prono a terra, come un docile cagnolino, pronto a soddisfare ogni suo capriccio.
– Bene!! Ci voleva tanto?? Quante storie per un po’ di saliva, ora però voglio affidarti un compito speciale, vedi queste infradito? ‘
– Si padrona, sono bellissime! ‘
– Più belle di te sicuro. Comunque non sono mie, sono di una mia amica, Cristina, me le ha prestate l’altro ieri perché eravamo in piscina e io avevo scordato le mie, fortunatamente lei ne aveva un paio in più ed è stata così gentile da prestarmele. Ora io le ho usate molto spesso in questi due giorni e sono sporche, ma domani devo riportargliele pulite, e non ho nessunissima voglia di pulirle io.. perciò datti da fare!! ‘
– Si padrona, se mi mostra dov’è il bagno lo farò immediatamente.. ‘
– Ma quale bagno?? Come al solito non hai capito un cazzo!! La mia amica è una ragazza di classe, pensi che basti un po’ d’acqua per lavarle le scarpe?! Beh ti sbagli, userai la tua lurida lingua, e fa attenzione a levare ogni traccia di sporco e di sudore!!-
– Si padrona.. ‘
Oramai non sapevo più cosa dire, ero rassegnato e non avevo di certo la forza per oppormi a quella maestosa ragazzina rumena.
– In fondo per te dovrebbe essere un onore!! Pensa che queste infradito sono state usate da ben due ragazze del nostro calibro!! Perciò hai da leccare i residui di sudore di quattro splendidi piedini ahahahah dovresti ringraziarmi per questo!! ‘
– Grazie Dea ”
– Ahahahaha carino Dea.. mi piace!! Ora vado a farmi una doccia che si muore di caldo.. ci vediamo tra una mezzoretta!! Fai un buon lavoro e, gustati il tuo regalo schiavo!! Ahahahahah ‘
Sconfitto, umiliato e rassegnato mi accinsi a fare quanto mi era stato ordinato: leccai per bene prima la parte superiore di entrambe le infradito, emanavano un odore pungente ma non erano così sporche, non ci misi molto a terminare quel lavoro. Quando però le girai per pulire la suola mi accorsi di quanto fossero sporche: erano piene di polvere, un sapore disgustoso, la mia lingua era stremata, ma continuai per fare felice la mia Dea Roxy e la dolce Cristina (che non avevo mai visto), mi aiutai anche un po’ con i denti per togliere il sudiciume più ostinato e ingoiai tutto (come la mia padrona avrebbe voluto). Quando Roxy uscì dalla doccia indossando un delicato accappatoio rosa e delle infradito scure molto simili a quelle che avevo appena finito di lucidare a spese della mia lingua, mi strappò le calzature dalle mani, le osservò e notando che il lavoro era stato svolto bene mi congedò (non prima di essersi fatta baciare i piedi in segno di devozione) dicendomi di tornare subito a casa. Non diedi peso a quelle parole, anche se mi sembravano insensate, comunque feci come voleva: mi recai subito a casa mia, visto che non avevo nient’altro da fare e che fare da schiavo a lei mi aveva stancato non poco, decisi che mi sarei fatto una doccia e sarei andato subito a dormire, ma non mi sarei mai immaginato cosa mi sarebbe aspettato..
Appena entrai a casa vidi mia sorella, come al solito seduta sul divano a vedere la TV, mentre sorseggiava del thè freddo, la salutai in modo distratto e fecì per andare nella mia camera ma all’improvviso sentì:
– Ehi fratellone!! Visto che ti piace tanto fare lo schiavetto e il leccapiedi alle mie amiche, perché non vieni qui a viziare un po’ anche la tua sorellina?! Ahahahahah –
Mi fermai di scatto! Non potevo credere alle parole che avevo appena sentito. Per un attimo pensai che forse il caldo e la stanchezza mi avessero giocato un brutto scherzo e che quelle parole me le ero solo sognate ma questa mia convinzione non durò che qualche istante.
– hey non fare il finto tonto! – disse mia sorella – guarda che Roxy mi ha raccontato tutto e ero sono proprio curiosa.. perciò vieni subito qui è un ordine! –
Mia sorella Lucrezia non è mai stata quella che si può definire come la classica studentessa di liceo casta e pura che pensa solo a studiare, anzi è una ragazza a cui piace divertirsi, negli ultimi tempi forse anche un pò troietta, almeno per quello che so io, non era molto intelligente, ma per quello che vuole lei è sempre stata furba e svelta, tuttavia non si era mai rivolta a me con quel tono, capì all’istante di essere in trappola e dentro di me maledì mille volte Roxy. Ma per quale motivo la ragazza rumena mi aveva tradito così?? Cosa sperava di ottenere?? Vendetta forse.. Ma per cosa? In fondo non le avevo fatto niente, mi ero fin da subito sottomesso ai suoi piedi ed ero ormai il suo schiavetto.. non riuscivo a capire, ma all’improvviso mi ricordai quello che mi aveva detto quando ero a casa sua: la punizione per essere arrivato in ritardo!! Che fosse davvero questo ciò che aveva scelto la mia padroncina per punirmi?!
– Oooh! – urlò Lucrezia – ma sei sordo?! vieni qui! –
Seriamente preoccupato per la nuova, inaspettata situazione feci come mi diceva, così tornai indietro e mi ritrovai di fronte a lei che vedendomi arrivare spense la tv e posò il tè freddo sul tavolo. Feci per sedermi sul divano vicino a lei, ma me lo proibì dicendomi invece di rimanere in piedi di fronte a lei, io, stanco e accaldato, obbedì malvolentieri.
Nel tentativo di salvare quel briciolo di onore che mi restava fui io il primo a parlare:
– Senti Lucré io non capisco quello che cazzo stai dicendo!! Io la tua amica Roxy la conosco a malapena di vista!! E poi cosa sarebbe questa storia dello schiavetto scusa?! –
– Guarda che è inutile che fai il finto tonto, te lo ripeto! Roxy mi ha raccontato di quello che è successo, so benissimo che ora sei tipo il suo leccapiedi – si fermò un attimo non riuscendo a trattenere una risatina – e anche di mihaela!! Ahahah certo ottima scelta, tra le due non si sa chi è più figa! però sai non capisco questa cosa e devo dire che al solo pensiero di te che fai lo schiavo alle mie amiche non riesco a trattenere le risate!! Cioè è una cosa patetica!! Se ti piacevano potevi semplicemente provarci come tutti i ragazzi normali, dovevi per forza metterti a leccargli i piedi? –
– M.. Ma che dici? – provai ancora, inutilmente a divincolarmi da quella scomoda situazione – Io non capisco a cosa tu ti riferisci, e poi Roxy e quell’altra là, come si chiama, neanche le conosco, lo vuoi capire o no? ti avranno fatto uno scherzo!! –
– Ah si! Su questo non c’è dubbio!! Lo scherzo me l’hai fatto tu caro fratellone!! Ma ti rendi conto che cosa vuol dire venire a sapere che il proprio fratello, invece di scoparsi le tipe, fa il leccapiedi a delle ragazze rumene di 5 anni più piccole di lui, che tra l’altro sono anche mie amiche?! Questo è imbarazzante anche per me! Mi hai deluso, ma non ti preoccupare, ti darò modo di poterti rifare, se fai lo schiavo alle altre puoi farlo anche qui in casa! D’ora in poi le cose cambieranno caro mio e ringraziami per il fatto che ho deciso di non sputtanarti con i tuoi amici e dire tutto a mamma e papà, di certo non si meritano di venire a sapere una cosa del genere, sfigato che non sei altro. –
Non avevo più il coraggio di dire altro, mia sorella mi aveva appena sbattuto in faccia la realtà e umiliato come neanche Roxy e Mihaela erano state in grado di fare. Mi sentivo un vero schifo.
– Dura la realtà non è vero? vabbè ma non ti preoccupare, la tua sorellina non sarà tanto crudele con te, magari potrei mettere anche una buona parolina con le tue “padrone” ahaha Ma non ti salverò da loro, avrai ciò che meriti, tuttavia penso che visto che sei mio fratello ho tutto il diritto di usarti anch’io come schiavo!! ahahah Dai non fare quella faccia, ci divertiremo a giocare insieme, come quando eravamo piccoli ricordi? Solo che ora il gioco lo comando io!!
Fece una breve pausa, io la guardavo in silenzio sempre più terrorizzato.
– Allora, come prima cosa voglio che vai in cucina e mi prendi un altro bicchiere di tè freddo, dai su muoviti!! –
Eccitata dalle sue stesse parole mi porse il bicchiere vuoto, andai in cucina e feci quello che mi aveva ordinato e tornai da lei. Lucrezia bevve un sorso di tè:
– ahh ci voleva proprio! Dopo tutte queste chiacchiere, tutta colpa tua schiavetto!! ahahah senti andr.. ehm cioè schiavetto sai sono tanto curiosa di chiederti una cosa.. ma perchè ti piacciono i piedi delle ragazze? –
La domanda mi colse un pò impreparato, ogni feticista dei piedi prova un’attrazione più o meno smodata per le estremità femminili, ma ognuno ha gusti differenti: leggendo forum o chattando a riguardo mi sono reso conto che in realtà anche se questa diciamo perversione è molto diffusa assume in ognuno sfumature diverse, ad alcuni piacciono i piedi in generale, ad altri le calze, le scarpe, c’è chi li preferisce sporchi chi puliti, chi ama semplicemente quella sensazione di inferiorità, di subordinazione e di umiliazione che deriva dal sentirsi sottomesso ai piedi di un’altra persona per di più di sesso femminile. Alcuni pur essendo feticisti non sfogano questo impulso, cercando di reprimerlo, di nasconderlo, negandone persino l’esistenza di fronte a se stessi, altri invece arrivano a far coincidere tutta la loro attività sessuale con questo aspetto; persino io mi stupì quando mi resi conto che esistono persone pronte a bruciare tutti i loro guadagni pur di leccare i piedi ad una bella ragazza. Quello che avviene nel cervello umano è così affascinante e complicato che si potrebbero spendere giorni a parlarne. Tuttavia resta il fatto che per un feticista non è mai semplice, ammesso che si voglia, spiegare ad un’altra persona sinceramente che cosa una singola parte del corpo, che ad altri è indifferente, sia in grado di provocare nella sua testa e nei suoi pantaloni. In ogni caso, decisi di vuotare il sacco e in un certo senso di confidare ciò che sentivo:
– Mi piacciono! Ecco tutto, non so perchè, mi sono sempre piaciuti fin da quando ho cominciato a guardare le ragazze! E’ una cosa mia, non so bene come spiegartelo, quello che so è che mi eccitano! –
– Ahahah che strano!! Beh ma ti piacciono solo quelli delle rumene o anche delle ragazze italiane? –
– Nono, cioè il fatto che le tue amiche siano proprio rumene mi eccita ancora di più, ma i piedi mi piacciono se sono carini..-
– Cioè fammi capire, se una ragazza è un cesso ma ha i piedi, come dici tu carini ci staresti insieme?! –
– Mah non lo so dipende credo di si! –
– Sei uno che si accontenta di poco, però se le cose stanno così con le mie amiche hai fatto un bel colpo anche se sei il loro schiavo ahahah –
– In un certo senso, sì! Mi sento fortunato di poterle servire: sono due belle ragazze e hanno dei piedi stupendi!! –
– Ah si e cosa mi dici dei miei? Ti piacciono? –
Osservai i suoi piedi come se fosse la prima volta anche se, in realtà, li conoscevo molto bene da anni. Eppure in quel frangente mi sembrarono diversi, sapevo che portava il 39, un bel paio di piedi, del resto lei è alta quasi quanto me e non ha nulla da invidiare, in quanto a fisico, alle sue amiche rumene, tuttavia oltre alla misura notai per la prima volta ogni singolo particolare:le unghie curatissime anche se quel giorno non aveva messo lo smalto le dita affusolate, il collo perfetto, perfino la caviglia. Fu allora che capì che quello che mi stava succedendo forse non era un incubo, ma un bellissimo sogno! Sarei stato uno schiavetto, ma avrei avuto la possibilità di toccare, baciare, leccare e chissà cos’altro, degli splendidi piedini di tre splendide ragazze! In fondo è questo ciò che mi piace! E anche fare da schiavo, sentirmi umiliato, deriso, sfruttato, per quanto possa sembrare strano in questa società di ipocriti perbenisti repressi, sono tutte cose che mi piacciono, perchè dovrei reprimere le mie passioni?
In un attimo, dopo 23 anni avevo davvero capito cosa volevo. Senza rispondere all’ultima domanda di mia sorella, mi chinai e molto dolcemente baciai i suoi meravigliosi piedi. Poi per un attimo ci scambiammo uno sguardo, entrambi eravamo cambiati, e quel giorno avrebbe segnato l’inizio della mia nuova vita! La mia nuova vita era appena iniziata. Una vita ai piedi delle donne, inconcepibile per la maggior parte di voi, un sogno per pochi altri, sicuramente strano e perverso, ma a me andava bene così.
Quella sera quel semplice bacio ai piedini di mia sorella, significava molto, ma la serata non si concluse lì. Dopo aver passato tutto il pomeriggio ad essere umiliato e schiavizzato dalla sua amichetta Roxy, ora toccava a mia sorella fare ciò che voleva di me, anche se avevo capito che diversamente dalle sue due amiche rumene lei mi voleva bene e per di più percepivo che quella paradossale situazione per quanto potesse piacerle la imbarazzava assai. Così presi io l’iniziativa, in fondo io sono il fratello maggiore e avevo il compito di guidarla in questo nuovo mondo, subito dopo quel bacio la guardai negli occhi e con fare sottomesso cominciai a baciarle i piedi molto molto dolcemente, come fossero la cosa più preziosa che avessi mai avuto tra le mani. Baciai prima le piante, la zona appena sotto le dita, poi i talloni, risalì per la caviglia e poi ancora sul collo del piedi fino ad arrivare alle dita; per ogni bacio passavo da un piedino all’altro e ad ogni bacio la mia umiliazione cresceva di pari passo con la mia eccitazione. Mia sorella Lucrezia sembrava gradire molto quel trattamento che le stavo riservando, e dopo un po’ prese maggiore confidenza:
– Sei bravo! ‘ disse lei.
– Grazie padrona! ‘ risposi
– Ahahahah padrona? Non chiamarmi così! Sei mio fratello e io non sono come Roxy e Mihaela, anche se farai tutto ciò che voglio non mi piace l’idea di essere la tua padrona, preferisco che continui a chiamarmi Lucrezia come hai sempre fatto, capisci? ‘
– Certo certo, scusami’ allora grazie Lucrezia! ‘
Entrambi stavamo sorridendo.
– Sai ‘ proseguì lei ‘ E’ la prima volta che un ragazzo mi bacia i piedi, la cosa mi fa strano, soprattutto per il fatto che quel ragazzo è mio fratello, però non posso dire che è una brutta sensazione quella che provo, anzi direi che mi piace! ‘
– Sono contento che ti piaccia Lucrezia! E anche a me fa molto strano, però mi piace tutto questo. Posso fare qualcos’altro? ‘ replicai io.
– Mah guarda, non saprei cosa farti fare, un po’ mi vergogno, facciamo che io sto qui seduta sul divano e che il tuo dovere è quello ci farmi rilassare.. fai ciò che vuoi, scegli tu, fammi vedere cosa sa fare uno schiavetto come te! ‘
– Si Lucrezia! ‘
Detto ciò, presi con entrambe le mani il piede destro di mia sorella e cominciai a massaggiarlo dolcemente, lei intanto si accoccolava dolcemente sul divano, cercando la posizione più comoda possibile per godersi al meglio ciò che stavo facendo alle sue estremità. Dopo qualche minuto cominciai a massaggiarle l’altro piede e dopo ancora entrambi, li palpavo, li toccavo con la massima cura così da riuscire a compiacere la mia sorellina; infine li sollevai quel poco che bastava e appoggiai il mio volto su di essi, volevo sentirli su tutta la mia faccia, assaporarne l’aroma tanto da venerarli. Respirai a fondo dai suoi piedini, e cercavo di gustarmi quel profumo così eccitante, nei miei boxer qualcosa si stava muovendo, mi resi conto di quanto mi stavo eccitando e senza neanche pensarci diedi una prima fugace leccatina a quelle splendide estremità.
Lucrezia fece un piccolo, quasi impercettibile scatto, e un flebile sospiro, ma continuava a tenere gli occhi chiusi e un espressione di piacere stampata sul viso. Io riuscì a malapena a farci caso, tanto ero preso da quei suoi meravigliosi piedini, che iniziai a leccare con gusto sempre più intensamente. Fu in quel momento che mi resi conto, con mio grande stupore, che Lucrezia aveva portato una mano nelle sue mutandine e seppur lentamente si stava toccando. Non immaginavo che mia sorella si masturbasse, e lo stava facendo davanti a me, suo fratello, mentre io ero in ginocchio a leccarle i piedi.
L’emozione prese il sopravvento e cominciai a leccare i suoi piedi con più passione e con più ardore, ero eccitato, sempre di più, e curioso di vedere fino a che punto si sarebbe spinta. Dopo qualche attimo lei liberò il suo piedino destro dalle mie mani e andò a cercare altro: lo posò sui miei boxer e iniziò a palpare il mio pene che stava letteralmente per esplodere. Tutto assunse un ritmo più frenetico: la sua mano nelle sue mutande che si muoveva sempre più violentemente, così come il suo piedino ed io che leccavo e godevo senza capirci più niente mentre lei si lasciava andare a qualche sussulto e qualche gemito. I nostri corpi si muovevano quasi all’unisono trasportati da un oceano di emozioni che entrambi non sapevamo di poter provare e così fu nel mezzo di quella tempesta di gesti sempre più frenetici sempre più scatenati sempre più posseduti dalla passione che la vedi venire in orgasmo di piacere davanti ai miei occhi. Anch’io venni, come mai ero venuto prima, bagnando spudoratamente i miei boxer, lei fece appena in tempo a scansare quel suo magico piedino.
Lei aprì delicatamente gli occhi e mi lanciò uno sguardo come mai nessuna aveva fatto prima, si mise seduta, io sempre in ginocchio con i suoi occhi su di me, tolse la mano dalle sue mutande e me la mise in bocca, io d’istinto assaporai il piacere che mia sorella mi stava donando, succhiai le sue dita per non perdermi neanche una goccia di quel piacere, di quel sapore.
– Non dire niente ‘ disse lei ancora scossa ‘ Non devi parlare di quello che è appena successo, né con me, né con le tue padrone, né con nessun altro! ‘
– Si lucrezia ‘ risposi io che ancora non riuscivo a realizzare ciò che avevo appena vissuto.
– Bravo! Ora vatti a fare una doccia! Tra poco mamma e papà saranno a casa, devo darmi una sistemata anch’io, ci pensi tu ad apparecchiare la tavola e a preparare la cena? ‘
– Certo Lucrezia! ‘
Mi chinai per baciarle i piedi in segno di sottomissione, ma lei fu più veloce di me, mi afferrò delicatamente per i capelli e portò le sue labbra sulle mie regalandomi l’ennesima emozione di quella giornata. Poi si staccò mi guardò con amore, un amore diverso da quello fraterno e mi disse di andare.
Non dimenticherò mai questa giornata che ha segnato l’inizio della mia nuova vita.
I giorni seguenti scivolarono lentamente, come se niente fosse successo, eppure qualcosa era cambiato, tutta la mia vita era cambiata in soli pochi giorni di quella fantastica estate 2011. In famiglia la situazione era abbastanza normale, quando i miei erano in casa io e mia sorella ci evitavamo quasi tutto il tempo, fatta eccezione per i pasti e qualche altra occasione; quando invece eravamo soli, però, Lucrezia mi voleva quasi sempre vicino a lei. Ora era lei a comandare, perciò la trattavo sempre con il dovuto rispetto, ormai non potevo più permettermi di interpretare la parte del fratello maggiore menefreghista e stronzetto. In casa facevo tutto io, anche ciò che spettava a lei, come per esempio riordinare la sua stanza o rifarle il letto, inoltre spesso mi chiedeva dei ‘favori’ che sapevo benissimo essere ordini velati, ai quali obbedivo senza fare storie ed anche con un certo piacere: in fondo essere sottomesso da mia sorella mi eccitava. Qualche volta, quando eravamo soli, Lucrezia mi chiedeva di massaggiarle i piedi, da parte mia accettavo di buon grado, ma a parte qualche battutina sarcastica per ricordami la mia condizione la cosa non si spingeva oltre. Anche con Roxy e Mihaela, le mie padroncine rumene, avevo avuto pochi contatti in quei giorni: ci scambiammo solo qualche sms in cui venni preso in giro e umiliato verbalmente.
Una svolta avvenne quando i miei genitori comunicarono a me e Lucrezia la loro intenzione di volersi prendere una vacanza, dopo un anno passato a lavorare, con tutto lo stress che comporta la vita in una grande metropoli; Sarebbero partiti il 23 Luglio alla volta della Grecia, per passare una settimana in completo relax in una delle tante bellissime isole dell’Egeo, per poi fare ritorno il 30. Ovviamente questo voleva dire che io e mia sorella avremmo avuto casa libera per ben 7 giorni e, sebbene la cosa mi destasse qualche preoccupazione non posso negare che mi eccitai molto all’idea di rimanere per una settimana in balia delle sue grinfie. Quella stessa sera, dopo che i miei genitori si ritirarono per la notte, mentre ero alle prese con i miei libri, inaspettatamente Lucrezia fece irruzione nelle mia stanza, chiuse la porta a chiave dietro di sé e si andò a sedere sul mio letto.
– Hai sentito cos’hanno detto? ‘ esordì lei.
– Lucrezia ma che ti salta in testa? Ti pare il caso di entrare in camera mia a quest’ora senza neanche bussare e fare come ti pare?! ‘ dissi io seccato, dimenticandomi per un istante il mio nuovo ruolo.
– Fai poco lo stronzo! Io faccio quello che voglio e tu non sei certo la persona che può dirmi come comportarmi’ ‘ si arrabbiò lei, fulminandomi con i suoi occhietti castani e scostandosi i lunghi capelli dal visetto ‘ muovi il culo e vieni qui! Ti voglio vedere in ginocchio quando ti parlo capito schiavetto di merda? ‘
‘Schiavetto’? Erano giorni che non si rivolgeva a me con quell’appellativo. Capì che stava facendo sul serio, così mi alzai dalla sedia, lasciando perdere i miei libri e mi misi in ginocchio davanti a lei come mi era stato ordinato. La osservai: aveva lo sguardo compiaciuto tipico di chi sa di avere la situazione in pugno ed un sorrisetto malizioso appena accennato sul quel suo visino, contornato dai meravigliosi capelli castani. Indossava un pigiamino molto leggero di colore chiaro che lasciava intravedere il suo seno bello e tonico, più in basso un paio di pantaloncini che lasciavano scoperte le sue sinuose gambe fino ai piedini celati da due fantasmini bianchi.
– Va bene così? ‘ chiesi io.
Lei per tutta risposta poggiò il suo piedino destro sulla mia fronte.
– Ora sì schiavetto, direi che è perfetto! ‘
– Grazie Lucrezia! ‘ Quella posizione mi eccitava molto.
– Prego! Comunque ero venuta per parlarti di quello che hanno detto mamma e papà prima a tavola’ per una settimana avremo casa libera! Non vedo l’ora.. non sei contento?! ‘
– Beh.. sì ovviamente.. ‘
– Cazzo un po’ di entusiasmo! ‘ mi interruppe lei ‘Comunque contento o no rimarremo soli per una settimana ed io ho intenzione di divertirmi come una matta! Per me sarà come se fossi in vacanza e tu’ sai già cosa ti aspetta vero?! ‘
– S..sì’ – balbettai ‘ però ti supplico Lucrezia non mettermi nei casini’ – stavo supplicando mia sorella minore.
– Ma certo! ‘ rispose lei ‘ non hai niente da temere, ci sono qua io con te a proteggerti ahahahahah ‘
– Grazie’ – risposi io un po’ più sicuro.
– Senti è tutto il giorno che vado in giro per casa con questi calzini, sono sporchi? ‘ Disse lei alzando entrambi i piedi e tenendoli sospesi a pochi centimetri da me. In effetti più che sporchi erano proprio neri sotto le piante.
– Beh.. un po’ sì’ – dissi io.
– Che palle! Mamma mi rompe sempre dicendomi che non devo camminare solo con i calzini bianchi per casa sennò poi non si puliscono più bene’ – sbuffò ‘ Ho un’idea, tira fuori la lingua, da bravo! ‘ ordinò mia sorella.
Capendo cosa avrebbe fatto, ebbi un attimo di esitazione, avevo ancora un briciolo d’orgoglio, ma lo sguardo irremovibile di lei e la mia passione sfrenata per i piedi delle ragazze ebbero la meglio, così obbedii. Lucrezia cominciò a strofinare le sue estremità sulla mia lingua, il sapore non mi dispiaceva poi così tanto, in fondo negli ultimi tempi ero stato costretto a subire di peggio, decisi di assecondare i suoi movimenti, mentre lei, mordicchiandosi il labbro, applicava sempre più forza gustandosi la patetica scenetta. Dopo 5 minuti piegò la gamba e controllò se i suoi calzini stessero beneficiando del mio lavoro.
– Niente! ‘ disse scuotendo la testa ‘ Possibile che sei talmente inutile?! ‘
– Scusami ‘ feci io rammaricato ‘ ho fatto del mio meglio’ –
– Beh si vede che dovevi fare di più! ‘ mi incalzò lei.
– Sì perdonami’ –
– No! Guadagnatelo il mio perdono’ – continuò lei ‘ dai levami i calzini! ‘
Obbedii, liberando le sue estremità dai quel paio di fantasmini sporchi e intrisi della mia saliva, i suoi piedini erano bellissimi come sempre, ma questa volta si era messa lo smalto rosso, che io trovo estremamente sensuale. Alla vista di quello splendore sentii i boxer diventare sempre più stretti, mi stavo eccitando e mia sorella se ne rese subito conto.
– Ma guarda un po” – disse tastandomi il cazzo con le piante ‘ ti piacciono proprio i miei piedi vero? ‘
– Sì’ – risposi io leggermente imbarazzato.
– E cosa vorresti farci? ‘ chiese incalzante.
– Tutto! ‘
– Ah si?! ‘
– Sì! ‘ il modo in cui mi provocava, mi faceva eccitare sempre di più.
– E ti piace il mio smalto? ‘ chiese lei.
– Sì’ lo trovo molto sensuale! ‘
– Sono contenta’ l’ho messo apposta per te sai? ‘
– Davvero?! ‘ feci io sorpreso.
– Certo! ‘ rispose lei sorridendomi.
Chinai la testa ed osservai per un istante i suoi piedini muoversi sopra i miei boxer un po’ bagnati, non ce la facevo più, ebbi una specie di raptus e in attimo arpionai quelle maestose estremità, mi infilai una mano nelle mutande e cominciai a segarmi mentre, a quattro zampe, assalivo con la lingua i piedi di mie sorella. Lei mi lasciò fare, ma poco dopo mi allontanò con un calcetto, io arretrai e la guardai supplice, desideroso di sentirmi suo, desideroso di venerare quella dea che si profilava dinnanzi a me.
– Nonono ‘ fece lei oscillando il dito, per esprimere il suo dissenso ‘ non si fa così, sei un piccolo egoista, sai?! ‘ la sua voce era diversa dal solito.
– Scusami ‘ dissi io riprendendo fiato ‘ non succederà più, promesso’ –
Lei mi afferrò la guancia, portandosi vicino a me, fino a sfiorare il mio volto col suo nasino leggermente all’insù.
– Sei uno stupido’ – disse sussurrando ‘ Non ti rendi conto di quanto mi ecciti vederti così?! Nessun ragazzo si è mai comportato in questo modo con me, nessuno mai ha dimostrato un tale desiderio e una tale voglia nei miei confronti, nessuno è mai riuscito a farmi sentire tanto superiore e tanto divina come sai fare tu! ‘
– Tu sei una dea, Lucrezia’- bisbigliai io, completamente rapito dal suo sguardo carico di eros.
– E tu sei uno schiavo’ sei nato per venerare le donne e farle sentire delle regine, le mie amiche se ne sono rese conto prima di me, ma a loro interessa solo umiliarti e farti sentire inferiore, io invece pretendo tutto da te! ‘
Senza che me ne rendessi conto, Lucrezia aveva già fatto scivolare via i suoi pantaloncini, sotto di essi non vi era niente, il suo frutto proibito era in bella mostra lì davanti a me: aveva le labbra leggermente dilatate e umide, depilato solo in parte, si era lasciata una strisciolina di peli molto corti, quasi a simulare una freccia che indicasse la via più breve per arrivare alla cosa più preziosa che custodiva. Il cuore mi batteva all’impazzata, non avrei mai immaginato di arrivare a tanto, ma senza parlare oltre affondai il viso tra le sue cosce, cominciando a far danzare ferocemente la mia lingua sulla sua fighetta. Lei si lasciò andare sul letto ansimando ed allargando ancor più le gambe per agevolarmi, io leccavo, leccavo, fregandomene del peccato mortale di cui ci stavamo macchinando. Assaporai il piacere di mia sorella, godendo magicamente di ciò che mi stava concedendo, lei si mordeva le labbra e gemeva come una troietta beandosi del gusto piccante della perversione. Il battito del mio cuore accelerò, i nostri respiri si fecero più affannati e più intensi, io aumentavo il ritmo sempre di più, leccando come un animale ed infilando la mia lingua dentro la sua vagina: mi sentivo il suo vibratore, mi sentivo il suo amante, mi sentivo bene. Il ritmo si fece ancora più frenetico, lei cominciò a emettere dei versi e ad incitarmi ad andare sempre più veloce, ma non c’era bisogno che me lo chiedesse, e così ancora più forte e ancora e ancora finchè non esplose in un orgasmo di piacere, riversando i suoi umori sulla mia lingua così che essa potesse accoglierli avidamente. Il ritmo rallentò progressivamente, io continuavo a leccare, ripulendo a dovere la sua fighetta, ma lei, dischiudendo gli occhi e sollevandosi mi allontanò dolcemente sussurrandomi qualcosa nell’orecchio:
– Andrea, sei stato bravissimo, ho goduto come mai prima, meriti un premio’ –
Mi disse di togliermi i boxer, ci misi meno di un secondo, lei sorrise, poi lentamente cominciò a toccarmi con i suoi piedini nudi. Fu una sensazione fantastica, che mai avevo provato prima, il fatto che la ragazza che mi provocava tale piacere fosse la mia splendida sorellina non faceva altro che aumentare l’eccitazione. Non era molto esperta, ma il carico erotico di quei gesti fu tale che venni in brevissimo tempo, inondando i suoi divini piedini con il mio caldo seme. Lucrezia era soddisfatta, bastava guardarla per capirlo, ma non era ancora finita, con mia grande sorpresa portò le sue estremità cariche del mio piacere a un palmo dal mio viso:
– Cosa aspetti? Lecca! ‘ mi intimò lei.
Ebbi un sussulto. Soltanto l’odore mi disgustava, ma sarei stato in grado di rifiutare, dopo tutto quello che mi aveva concesso?!
– Lucrezia ‘ feci io ‘ ti prego’ tutto ma non questo, mi fa schifo’ –
– Perché dovrebbe farti schifo? E’ roba tua’ E poi sei venuto senza il mio permesso, sui miei piedi tra l’altro, non puoi mica pretendere che io me ne vada così! ‘
– Si lo so’ ma’ non ne sono sicuro’ – provai timidamente a controbattere.
– Niente storie! ‘ sbuffò lei ‘ Tu hai sporcato e tu pulisci! E poi voglio vedere mio fratello leccare il suo sperma dai miei piedi! Questo è il mio premio per volerti così bene’ me lo devi! ‘
Mi avvicinai riluttante, ma non potevo più sottrarmi al suo volere. Cautamente assaggiai quel liquido biancastro che ricopriva le sue estremità. A primo impatto fu disgustoso: sapeva di cazzo, puzzava, il sapore era molto salato ed allo stesso tempo leggermente acidulo con un retrogusto vagamente amarognolo. Continuai: una, due, tre leccatine veloci. Più leccavo più quel saporaccio diventava sopportabile, se non quasi apprezzabile, ci presi gusto, cominciai a leccare con maggiore convinzione, mentre Lucrezia mi guardava divertita e soddisfatta. Leccai a lungo, preoccupandomi di liberarla da ogni singola goccia del mio piacere, curandomi anche di strisciare la mia lingua in mezzo alle dita; quando i suoi incantevoli piedini furono privati del mio seme mi chinai per leccare anche quel poco che era caduto sul pavimento, senza che me lo chiedesse, il che le fece capire che l’esperienza mi era piaciuta e che ero davvero pronto a fare di tutto per lei.
Finito il lavoro lei mi baciò, un bacio caldo e passionale, col quale ebbe modo di assaporare anche lei il gusto del mio piacere. Infine, dopo aver staccato le labbra dalle mie se ne andò, lasciandomi da solo, ma prima di ritirarsi nella sua stanza si voltò e mi disse:
– Non mi dimenticherò mai di ciò che abbiamo fatto questa notte, questo è solo l’inizio te lo giuro! Ah dimenticavo’ ho avvertito Roxy e Mihaela che i nostri genitori ci lasciano casa libera per una settimana’ ci divertiremo schiavetto mio, buonanotte! –
I giorni successivi passarono lentamente, il sole picchiava duro, perciò durante il giorno non mettevo mai il naso fuori di casa, solo la sera, quando il caldo estivo concedeva qualche ora di tregua mi prendevo un po’ di pausa dallo studio, andando in qualche pub a farmi una birra con i miei amici. Mi piaceva passare del tempo con loro, mi piaceva guardare le ragazze, sentire tutte le cazzate che sparavano quando cercavano di rimorchiarle, ma la mia testa era sempre fissa su mia sorella Lucrezia. Pensavo a tutto ciò che avevamo fatto finora e a tutto ciò che sarebbe potuto accadere in futuro, un futuro troppo prossimo, non ero pronto, e lei invece? Era pronta per tutto questo? E se fosse tutto un grande errore? Poi c’erano le sue due amiche, nonché mie ‘padrone’: Roxy e Mihaela, fino a che punto sarebbero state in grado di portare avanti il loro gioco senza perderne il controllo? Non riuscivo a darmi delle risposte, così continuavo a mettere da parte i miei pensieri con lo studio di giorno, e ad affogarli nella birra di notte, tornando poi a casa mezzo ubriaco e, ogni volta, mi addormentavo sempre più stanco e spossato.
Volente o nolente il 23 Luglio arrivò senza che me ne accorgessi, senza nessun avvenimento degno di nota né con mia sorella né con le sue amiche. Quella mattina io e Lucrezia ci alzammo presto, aiutammo i nostri genitori con gli ultimi preparativi e li salutammo prima che prendessero il taxi che li avrebbe accompagnati all’aeroporto. Mio padre, prima di andare via, ci fece le solite raccomandazioni, quelle che fanno di solito tutti i genitori e, a me in particolare, chiese di ‘badare’ alla mia sorellina, dato che in quei giorni il controllo della casa sarebbe stato affidato a me. Povero papà, come avrei potuto dirgli che il suo primogenito, che secondo lui doveva fare le veci del ‘capofamiglia’ in sua assenza, altro non era che il docile schiavetto della sorellina e persino delle sue amiche, se solo avesse saputo.
I miei salirono sul taxi, che sparì velocemente, girando l’angolo in fondo alla strada, rientrammo in casa, subito mia sorella si gettò sul divano e accese la televisione.
– Aaaah’ Finalmente se ne sono andati! E’ ufficialmente iniziata la nostra vacanza, contento?! ‘ disse lei.
Non risposi.
– Per festeggiare vammi a preparare qualcosa di buono, che sto morendo di fame e non ho fatto colazione, mi raccomando sbrigati che tra non molto verranno Roxy e Mihaela!! ‘
Un brivido mi attraversò il corpo sentendo quei nomi, erano molti giorni che non le vedevo, ed ora non sapevo cosa quelle ragazze avessero in serbo per me. Rapidamente andai in cucina, feci un po’ di caffellatte e riempii un paio di cornetti con la nutella, poi tornai in salone dove consumai il pasto con mia sorella che insistette affinché mangiassi uno dei due cornetti. Finito di mangiare Lucrezia mi disse di prepararmi, entrambi ci facemmo una doccia e ci vestimmo per uscire; per un attimo pensai che ci saremmo docciati assieme, ma purtroppo restare nudo insieme a mia sorella senza nessuno in casa rimase solo una mia fantasia. Quando entrambi fummo pronti, ci andammo a sedere sul divano guardando, senza particolare attenzione, un po’ di tv in attesa dell’arrivo delle due rumene. Mia sorella era stupenda: i suoi capelli lunghi e lisci capelli castani le scendevano delicatamente fin sotto le spalle, occhi vispi e visino pulito, con un accenno di trucco; si era messa una magliettina scollata, un paio di pantaloncini a vita alta, che lasciavano alla luce del sole le sue sinuose gambe e ai piedi un paio di graziosi sandaletti. Nell’attesa notai che si stava annoiando, così mi offrii volontario per farle un massaggio ai piedi, lei un po’ stupita, accettò volentieri, così mi concesse le sue dolci estremità, che iniziai a coccolare amorevolmente mentre lei mi parlava di ciò che aveva in mente per quel primo giorno di vacanza. La tappa iniziale era un noto centro commerciale di Roma, dove le tre ragazze avevano intenzione di dedicarsi allo shopping, ne aveva già parlato con le sue amiche e, ovviamente, io sarei stato il loro accompagnatore, poi, dopo pranzo, un salto al supermercato per comprare i super alcolici in vista della serata.
Il suono del campanello interruppe la nostra conversazione, scesi dal divano ed andai ad alla porta ed eccole là, di nuovo davanti a me, bellissime e superbe, le due ragazzine rumene, Roxy e Mihaela, le mie padrone.
– Ciao schiavetto!! Come stai? E’ un po’ che non ci vediamo’ non ti siamo mancate? ‘ esordì Roxy, scostandosi una bionda ciocca di capelli che le continuava a scivolare davanti al viso.
– Già’ scommetto che non vedevi l’ora di rivederci!! ‘ fece eco Mihaela , che mi sembrava ancora più alta dell’ultima volta.
– Ciao’ – risposi io visibilmente imbarazzato, data la presenza di mia sorella ‘ si, in effetti è da tanto che non ci vediamo’ –
– Ma ti pare questo il modo di salutare le mie amiche?! ‘ tuonò Lucrezia ‘ Forza, comportati da bravo schiavetto e salutale come si deve!! ‘
Imbarazzatissimo, non essendo abituato ad essere trattato in quel modo da tutte e tre assieme, mi inginocchiai dinnanzi alle due rumene e baciai umilmente i loro piedi; Mihaela calzava un paio di all stars molto usurate, mentre la sua amica portava delle scarpe aperte simili a quelle di mie sorella. Alla vista di quella scena tutte e tre le ragazze risero, come per sottolineare ancora di più quanto fossi patetico.
Neanche 5 minuti dopo ed eravamo già tutti nella mia macchina, diretti al centro commerciale. Durante il viaggio ascoltai i racconti delle esperienze vissute in vacanza da Mihaela: tra le bellissime spiagge della Croazia e i ragazzi, dal fisico scolpito, che si era portata a letto, mi feci una vaga idea di quanto già fosse troia quella ragazzina; la biondina Roxy, invece, non aveva grandi cose da raccontare. Quel giorno, a me, parve durare un’eternità: le due rumene entrarono in ogni stramaledetto negozio, passando in rassegna ogni capo d’abbigliamento, accessorio o paio di scarpe presente, anche mia sorella non fu da meno, mentre io le seguivo, proprio come un cagnolino, sommerso dalle buste contenenti i loro acquisti e dalle frecciatine che mi lanciavano; mi vergognavo da morire e temevo di incontrare qualcuno che mi conoscesse, cosa che, per mia fortuna, non accadde.
Terminati gli acquisti, comprati gli alcolici e la pizza, per la cena, tornammo, finalmente a casa, dove le ragazze si misero subito comode, mentre a me spettava sistemare la loro roba e preparare le cose per la serata. Mihaela collegò il suo i-phone a un paio di casse, inondando la casa con musica da discoteca sparata al massimo. Le ragazze mangiarono, in modo molto sbrigativo, qualche pezzo di pizza e dopo di che aprirono le bottiglie, scolandosi subito un paio si shottini, mentre io rimanevo in disparte come se fossi trasparente, ma sarebbe stato troppo facile se fosse andata avanti così.
– Hey ma cosa fai là tutto solo?! ‘ esclamò all’improvviso Mihaela mentre preparava altri shots ‘ vieni a divertirti con noi!! ‘
Riluttante, feci per avvicinarmi ma la ragazza mi rimproverò, ordinandomi di mettermi a quattro zampe, mentre le altre due si godevano la scenetta. Ero ai loro piedi: Roxy e mia sorella ballavano come due sceme, spinte dalla musica assordante, ridendo e bevendo senza sosta, Mihaela mi trascinò fino al divano dove si sedette, posando una bottiglia di Vodka e una ciotolina vicino a me.
– Toglimi le scarpe idiota!! Che i miei piedini stanno cuocendo!! ‘ sentenziò lei.
Obbedii e le levai le all stars, dalle quali uscii un certo odorino che mi fece eccitare.
– Ti piace eh?! ‘ proseguì ‘ Ora i calzini, verme!! ‘
– Sì padrona! ‘ risposi io, mentre liberavo le sue divine estremità, visibilmente provate e sudaticce.
La ragazza non perse un attimo di tempo: aprì la bottiglia e versò un po’ di vodka nella ciotola nella quale immerse i suoi piedini.
– Eccoti servito’ ‘ disse trattenendo a stento una risata ‘ avevo proprio bisogno di rinfrescarmi un po’, adesso bevi pure il tuo cocktail!! Ahahaha ‘
Solo la musica superava il volume di quella risata; umiliato mi chinai e, ringraziando la ragazzina, sorseggiai tutto il liquore. Il sapore della vodka era talmente forte che non potevo distinguere quello dei piedini della ragazza rumena, così un po’ perché i super alcolici mi danno subito alla testa, un po’ perché volevo, iniziai a leccare le sue estremità, ripulendole dall’alcool rimasto. Mihaela divertita e compiaciuta richiamò l’attenzione delle altre due che, subito pretesero lo stesso trattamento. Questa volta però, si sfilarono da sole i sandaletti che indossavano, lanciandomeli poi addosso e, Roxy e mia sorella Lucrezia, non contente dell’umiliazione che già mi stavano infliggendo, sputarono più volte nella ciotolina, nella quale immersero a turno i loro piedi, che leccai dopo essermi scolato la vodka.
Da quel momento in poi l’alcool cominciò a fare effetto su di me: sentivo i bassi rimbombarmi nel cervello, le risate pungenti delle ragazze, il freddo del pavimento, il sapore dei loro morbidi piedini, sempre alla mia portata; non ci stavo capendo più niente.
Ricordo che mi chiamavano, facendomi correre da una parte all’altra del salone, mi lanciavano le loro scarpe e io gliele riportavo come un cane, abbaiavo anche. Ho dei vuoti nella mia testa, ma ricordo bene che ad un certo punto mi ordinarono di spogliarmi, mi dissero che ero un cagnolino e in quanto tale non dovevo portare vestiti davanti a loro. Ero nudo, col cazzo in tiro e in bella mostra alla portata delle due rumene e di mia sorella, mi vergognavo, ma l’eccitazione era talmente forte da superare l’imbarazzo. Non sono sicuro di ciò che accadde poi, l’alcool aveva avuto la meglio su di me, e credo anche su di loro. Ricordo i loro piedi sulla mia faccia e sul mio cazzo, ricordo che le due rumene mi prendevano in giro per le dimensioni del mio pene, che cominciarono a prendere a calci, ricordo il dolore che provai e mia sorella che cercava di difendermi, un breve flash in cui mi vedo sdraiato per terra con Roxy e Mihaela che mi usano come pista da ballo, la sofferenza, l’umiliazione, poi solo buio.
Sentivo un dolore allucinante alla testa, aprì lentamente gli occhi, poi il rumore di una porta che si chiude e dei passi. Aprii gli occhi ma non riuscivo a vedere nell’oscurità, ancora passi. Provai a muovermi, ma una fitta agli addominali e una alla schiena mi bloccarono. Intanto cominciavo a vedere meglio: ero sul mio letto, nella mia stanza, ma non ero solo: una figura avvolta nell’ombra si stava avvicinando a me, era ormai al mio fianco, una paura incontrollabile mi pervase. All’improvviso quella sagoma si piegò su di me e qualcosa sfiorò le mie labbra, qualcosa di molto morbido, poi una lingua si fece strada fino ad incontrare la mia, mi tranquillizzai ed assecondai i suoi movimenti, qualcuno mi stava baciando, ma chi? Quella figura senza volto, staccò le sue labbra dalle mie, aprii gli occhi e vidi mia sorella Lucrezia in piedi davanti a me, che stava sorridendo. In un attimo la paura, che prima mi stava addosso, si trasformò in euforia e con la stessa velocità divenne terrore.
– Lu..Lucrezia ‘ dissi con un filo di voce ‘ sei tu? Non ricordo nulla’ cos’è successo?? ‘
– Ssshhhh ‘ Sibilò mia sorella, appoggiando un dito sulle mie labbra, facendomi cenno di non parlare.
Io tacqui. Nel buio della notte notai il suo sguardo amorevole e il suo volto sereno, non sembrava la stessa persona di prima. Senza che me ne accorgessi mia sorella salì sul mio letto e si distese a fianco a me. La sua mano mi carezzò la guancia, poi le nostre lingue si incontrarono ancora, muovendosi all’unisono come fossero una cosa sola. Il mio cazzo divenne duro, sembrava come se con quel bacio mi avesse curato da tutti i dolori di prima, solo il mal di testa persisteva. Lentamente portai le mani sul suo sedere, lo palpai mentre le nostre lingue danzavano insieme, come se avessero paura di staccarsi l’una dall’altra. Cominciai ad accarezzarle tutto il corpo, indossava soltanto le mutande e il reggiseno. La sua mano scivolò verso il basso ed andò ad afferrare il mio cazzo che divenne ancora più duro, con dolcezza cominciò a menarmelo accrescendo il mio desiderio. Io le sbottonai il reggiseno liberando le sue splendide tette che iniziai a palpare, mentre le nostre lingue si separarono, lasciando i nostri occhi liberi di incrociarsi, vedevo tutta la voglia dipinta nel suo sguardo. Lei lasciò andare il mio cazzo, afferrò la mia mano e la portò dentro le sue mutandine, esortandomi a farla godere. Il contatto con la sua figa, parzialmente depilata, mi mandò ancor più su di giri, mi strinsi a lei e cominciai a baciarla sempre più bramoso di averla mentre la toccavo lì sotto. La passione tra di noi stava crescendo, ad un tratto Lucrezia si alzò, si sfilò le mutandine, rimanendo completamente nuda e, mettendosi sopra di me, afferrò ancora una volta il mio cazzo e lo avvolse con le sue labbra, scendendo quasi fino alle palle, facendo danzare la sua lingua sulla mia cappella, iniziò a regalarmi il più bel bocchino della mia vita fino al quel giorno. D’istinto mi gettai su ciò che mi si trovava davanti, così agguantai i suoi glutei e ci sprofondai, leccandole il buchetto del culo, facendomi strada con la lingua al suo interno. Mia sorella iniziò a mugolare mentre continuava a lavorare il mio cazzo con la bocca, coordinando i suoi movimenti con i miei. All’improvviso staccò le sue labbra dal mio arnese, si voltò e, senza lasciarlo con la sua mano, ci si posizionò sopra, come volesse prendere la mira. Il mio cuore pulsava impazzito nel mio petto, non ce la facevo più, volevo fare l’amore con mia sorella!
– Ti prego’ scopami! ‘ le sussurrai.
Lei sorrise e in un istante fece sparire il mio cazzo, per intero, nella sua vagina, entrambi gememmo di piacere, sentivo la sua figa umida di umori avvolgere in una stretta d’amore il mio gioiello. Le sue mani andarono a posarsi sul suo petto, io cominciai con qualche colpo, veloce e deciso, ad ogni botta le sue tette sobbalzavano davanti a me e il piacere si dipingeva sempre di più sul suo volto. Mia sorella cominciò a muovere il bacino: era brava, troppo brava per la sua età, stavo godendo come mai prima. La lasciai fare per un po’, poi presi il via ed iniziai a sbatterla come un toro, lei spinta su e giù si lasciava sfuggire mugolii di piacere, aumentai il ritmo e vidi che mi assecondava, allora feci ancora più forte. Lucrezia si abbandonò, gettandosi su di me, cercando di nuovo le mie labbra; io, con la sue tette spalmate sul mio petto continuavo a spingere ancora e ancora, come posseduto da un euforia animalesca. I nostri movimenti si fecero sempre più veloci, sempre più frenetici, sempre più spregiudicati; l’emozione di ciò che stavamo facendo ci aveva completamente rapiti, prendendo il controllo delle nostre anime, mentre i nostri corpi, divenuti una cosa sola, si muovevano all’unisono, respirando la stessa aria, godendo ognuno del sapore dell’altro ed è così che, in quei folli istanti che sembrarono durare una vita, venimmo insieme, abbandonandoci ad un orgasmo così intenso che volevo non avesse mai fine.
Rimanemmo ancora un po’ in quella posizione, io sotto e lei sopra, gustandoci fino in fondo quel piacere incestuoso che ci avrebbe uniti e condannati per l’eternità. Poi lei si alzò, lasciando libero il mi cazzo che era diventato barzotto; dalla sua figa fuoriuscì un po’ del mio sperma. Mia sorella Lucrezia, senza dire neanche una parola, si distese al mio fianco e mi abbracciò, accoccolandosi dolcemente come una micetta. Infine, mi lanciò un ultimo sguardo carico di passione, poi chiuse gli occhi e sprofondò nel mondo dei sogni.
L’ultima cosa che ricordo prima di addormentarmi è il suo sorriso, un sorriso che non dimenticherò mai finché avrò vita.
Lentamente dischiusi gli occhi, il sole era già alto e, con i suoi raggi mi abbagliava totalmente la vista, iniziando anche a riscaldare la stanza. Ci misi un po’ per riprendere conoscenza, mi faceva ancora male la testa e mi sentivo maledettamente sporco, ma al tempo stesso avevo uno strano desiderio di soddisfazione. Guardai il display del mio cellulare: Domenica 24 Luglio 2011, erano le 11 passate.. Senza fare movimenti troppo bruschi, mi alzai dal letto e, cercando di ricostruire quel che era accaduto la scorsa notte, mi avviai verso il bagno, in casa regnava il silenzio. Mi infilai sotto la doccia: il primo getto di acqua fresca a contatto con la pelle mi fece trasalire, speravo che quel flusso potesse lavarmi, oltre che dallo sporco, anche da tutti i miei problemi, ma niente avrebbe potuto cancellare quello che avevo fatto. Avevo fatto sesso con mia sorella!! E per quanto questo pensiero avrebbe dovuto logorarmi dentro, non potevo nascondere a me stesso il fatto che mi fosse piaciuto. A pensarci bene non solo mi era piaciuto, ma in quel periodo così strano della mia vita, mi sembrò essere la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Chiusi il getto d’acqua, afferrai un asciugamano e uscii. Appena alzai lo sguardo notai che anche mia sorella era in bagno, i nostri occhi si incrociarono per un secondo poi lei abbassò lo sguardo e sgattaiolò nella doccia senza dire una parola, del resto non potevo biasimarla. Tornai in camera mia, mi rivestii e andai in cucina a fare colazione. Finalmente, mentre sorseggiavo il mio caffellatte, Lucrezia arrivò a piccoli passi, e si sedette vicino a me; aveva i capelli ancora bagnati che le scendevano lungo il viso, era scalza e indossava soltanto un paio di pantaloncini e una maglietta leggera, notai che non aveva il reggiseno. Nessuno dei due aveva il coraggio di aprire bocca, così decisi di provare a rompere il ghiaccio, in modo assai goffo, offrendole qualcosa da mangiare. Le versai un po’ di latte in una tazza in cui cominciò ad inzuppare un paio di biscotti.
– Senti’ – esordì lei ‘ scusami per prima.. al bagno, ma sai.. dopo quello che è successo.. ‘ Era stata subito diretta, centrando in pieno l’argomento.
– Stai tranquilla.. ‘ feci io.
– Andrea io, non so cosa mi sia preso, forse mi sono fatta prendere troppo dalle rivelazioni degli ultimi giorni, questa cosa dello schiavo, dei piedi, poi gli altri giochetti che ci sono stati fra di noi’-
– Sì, ti capisco Lucrezia ‘ risposi, intromettendomi nel suo discorso.
– Vabbè.. insomma, quello che volevo dire è che non credevo di arrivare a tanto! ‘ disse.
– Già’ – feci eco io.
– Ma c’è una cosa che mi turba ancora di più.. ‘ riprese lei dopo una breve pausa.
– Che cosa? ‘ le chiesi.
– Beh.. ‘ balbettò lei alzando d’improvviso lo sguardo cercando il mio ‘ quel che più mi turba è che ciò che abbiamo fatto ieri notte’ mi è piaciuto.. e neanche poco’-
Rimasi ad ascoltarla guardandola arrossire.
– Abbiamo sempre avuto un bel rapporto io e te, ma negli ultimi giorni qualcosa è cambiato.. mi capisci? ‘
– Sì ‘ risposi, cercando di nascondere l’imbarazzo ‘ anche a me è piaciuto.. e qualcosa è davvero cambiato! ‘
– Mi eccita sottometterti e trattarti da schiavetto, ma al tempo stesso mi fa venire una voglia matta di essere posseduta da te! ‘
A quelle parole il suo sguardo cambiò, notai la libidine impossessarsi del suo corpo. Io non dissi niente, mi limitai ad alzarmi dalla sedia, ponendo gli occhi fissi sui suoi, mi avvicinai e la baciai. Quando le nostre labbra si toccarono lei fece un piccolo sobbalzo, poi emise un mugolio di piacere e si lasciò andare. Iniziammo a limonare come due fidanzatini, sentivo la sua lingua intrecciarsi con la mia, la desideravo. Infilai la mia mano nei suoi pantaloncini, come al solito non indossava l’intimo, lei era già un lago là sotto. Cominciai a giocare con il clitoride, facendola sobbalzare ogni volta che con il dito premevo sulle sue labbra per farmi strada dentro di lei. Entrambi stavamo godendo di quella situazione così sconvolgente, tanto che pochi minuti prima non avevamo neanche il coraggio di guardarci negli occhi.
D’un tratto ritirai la mano dalla sua figa e staccammo le nostre lingue e le nostre labbra da quell’incestuosa unione. Guardandola riuscivo a percepire quella sua voglia perversa di cui mi parlava prima. Mi inginocchiai davanti a lei, che aveva già capito quello che volevo fare, volevo baciare tutt’altre labbra. Stavo per toglierle quei minuscoli pantaloncini quando sentimmo delle voci, mi si gelò il sangue nelle vene, cazzo, ce n’eravamo entrambi dimenticati!
– Hey Lucré ti stai divertendo senza di noi è? ‘
Come non riconoscere quella voce, era Roxy! Entrambi eravamo così presi da noi stessi da esserci dimenticati della presenza delle due ragazze rumene in casa nostra. Io e mia sorella ci voltammo di scatto e le vedemmo sulla soglia della porta, entrambe completamente vestite nello stesso modo con cui erano arrivate, e con le tipiche facce del dopo sbornia.
– Ciao belle! ‘ disse Lucrezia cercando di dissimulare ‘ certo che avete proprio due faccette! Ahahahha eh si ero qui a farmi un po’ coccolare i piedini dal mio nuovo schiavetto! ‘
– Eh sì lo vediamo.. ‘ rispose prontamente Mihaela, senza che riuscii a capire se il suo tono fosse sarcastico o seccato.
Io nel frattempo ero sceso ancora di più, prostrandomi completamente ai piedi di mia sorella, glieli baciavo senza sosta mentre lei parlava con le sue amiche, cercando di rendere il tutto più convincente agli occhi delle due aguzzine rumene.
– Beh ‘ fece Roxy ‘ noi andiamo a casa! Abbiamo bisogno di darci una sistemata! Stasera ci vediamo? ‘ chiese.
– Non lo so.. ‘ rispose mi sorella ‘ poi ci sentiamo dai! ‘
– Ook.. ‘
Le ragazze si salutarono, io feci lo stesso rimanendo rigorosamente in ginocchio, passando semplicemente da un piede all’altro, senza essere minimamente considerato dalle ragazzine rumene che, con fare annoiato, si avviarono verso la porta e uscirono da casa nostra.
Sia io che mia sorella tirammo un sospiro di sollievo: finalmente se n’erano andate e fortunatamente non si erano accorte di niente! Lucrezia si gettò pesantemente sul divano, io gattonai fino a lei, e mi chinai riprendendo il lavoretto che avevo inscenato poco prima, alternando ai bacetti qualche leccatina al collo del piede.
– Hey schiavetto ‘ disse lei, ora più serena ‘ guarda che puoi smetterla di baciarmi i piedi, le mie amiche se ne sono andate! ‘ sorrise.
– Chi ti ha detto che voglio smettere ‘ risposi io in tono provocatorio.
– Quanto ti piacciono i miei piedini da uno a dieci? ‘ chiese lei ridacchiando di gusto.
– Mille! ‘ risposi io facendole la linguaccia.
A quel punto lei sollevò il piede destro, mettendo in bella mostra l’arcuatura della pianta, seppur con qualche sporcizia, dato che stava camminando scalza per casa, e le sue dita affusolate. Io tirai fuori la lingua e chiusi gli occhi, mentre mia sorella, intuendo cosa volessi, ci passò sopra il suo piedino, prima uno e poi l’altro, permettendomi di assaporarlo e di lucidarlo a dovere.
– Cazzo quanto mi ecciti quando mi lecchi i piedi! ‘ sbottò lei.
– Ah sì?! ‘ la provocai io.
– Sì stronzo! Ma ora basta’ –
E così dicendo mi trascinò sul divano insieme a lei ficcandomi con forza la lingua in bocca. Io le strizzai i seni, facendola urlare di piacere, e le sfilai velocemente i pantaloncini mentre lei mi spogliava impaziente di accogliermi dentro di lei. Rimanemmo entrambi nudi, abbracciati su quel divano, io le leccavo il collo mentre con le mani mi insinuavo nella sua fighetta che grondava di piacere. Mia sorella, sempre più stufa di aspettare, afferrò la mia mano e se la portò alla bocca, assaporando i suoi stessi umori, mentre con l’altra prese il mio cazzo, duro come il cemento, andando a posizionare la mia cappella sulla sua figa. La feci attendere ancora un istante, per godermi quella splendida ragazza, consumata da desiderio di fare l’amore con me che, con gli occhi lucidi, mi supplicava di possederla. Un colpo secco, e ficcai violentemente tutto il mio cazzo nella sua figa, facendole cacciare un urlo disumano di dolore mescolato al puro piacere. Cominciai a sbattere Lucrezia, la mia bellissima sorellina di 18 anni, come se fosse una puttanella di strada, mentre lei godeva, assecondando i miei movimenti col bacino e urlando oscenità che non avrei mai creduto fosse capace di dire. Portai entrambe le mani sulle sue tette, stringendogliele forte come mai prima, e aumentando il ritmo della penetrazione, lei godeva come una troia, mi incitava ad andare ancora più veloce e a ‘spaccarla in due’. Ormai eravamo entrambi schiavi del piacere e il ritmo si faceva sempre più frenetico, entrambi stavamo sudando, per l’intensità del rapporto e per il caldo estivo; stavamo scopando con una violenza inaudita, urlando e godendo, su e giù, su e giù, e ancora aumentava l’intensità di quella danza perversa e incestuosa finchè entrambi non venimmo all’unisono. Mia sorella iniziò a tremare, stremata dalla violenza del rapporto e dell’orgasmo che la imperversava mentre io la riempivo la figa col mio caldo sperma, incurante delle conseguenze. Entrambi crollammo sfiancati, uno sopra l’altra, mentre lei era ancora in preda a quel raptus di follia e piacere, la baciai con passione, placando i suoi tremolii. Ora c’era di nuovo il silenzio che regnava sovrano in casa, c’eravamo solo io e Lucrezia, abbracciati su quel divano, soli col nostro amore incestuoso’ o forse no? All’improvviso una risata ruppe il silenzio, quel suono così sinistro e familiare ci fece gelare il sangue nelle vene e, ciò che qualche secondo prima era stato amore divenne terrore.
Entrambe risero. Mia sorella, presa dal panico, si staccò da me e, d’istinto, cercò di nascondere i suoi seni con un braccio, io non mi mossi, avevo già capito che non potevamo far altro che abbandonarci completamente al volere delle due ragazzine rumene, la situazione stava diventando sempre più spaventosa ed eccitante, ma in quel momento avevo semplicemente paura di ciò che sarebbe potuto accadere in seguito.
– M..m..ma ‘ balbettò Lucrezia con la voce tremolante dallo shock ‘ ma che cazzo state facendo?! Come siete entrate??? Cosa cazzo volete fare?? Spegni subito quel telefono!!! ‘ sbottò.
– No no no.. ‘ rispose Mihaela mimando il gesto con dito ‘ non è proprio questo il modo con cui dovresti rivolgerti alle tue amiche cara Lucrezia! ‘
– Già infatti! ‘ fece eco Roxy.
– Vaffanculo! ‘ urlò mia sorella con gli occhi ormai lucidi.
– Ahahah ‘ ridacchiò la mora ‘ puoi insultarci quanto vuoi, tanto non cambierà la tua situazione, inoltre sappi che ti dovrai far perdonare per ogni tua mancanza di rispetto! ‘
– Ma che cazzo dite?! ‘ urlò mia sorella ormai sull’orlo di una crisi isterica.
– Stammi a sentire ‘ la sovrastò Mihaela ‘ ti consiglio di abbassare la cresta troietta schifosa che non sei altro! ‘
Lucrezia sembrò calmarsi all’improvviso, rimanendo impassibile ad ascoltare quello che le sue ‘amiche’ stavano per dirle.
– Bene’ – proseguì lei ‘ Credo sia inutile che ti ripeta quanto tu sia cagna’ dovresti già saperlo visto che ti sei appena scopata tuo fratello no?! ‘ silenzio ‘ Certo non ti saresti mai aspettata che qualcuno venisse a conoscenza di questo tuo segreto, ma per tua sfortuna non solo ti abbiamo vista ma abbiamo anche filmato quasi tutta la vostra bellissima performance! ‘
La ragazza fece una breve pausa, si capiva che godeva nel giocare con i nervi della sua nuova preda, beandosi del ruolo di dominatrice che stava esercitando su quella che fino a poco prima era una delle sue migliori amiche.
– Fai proprio schifo ‘ riprese Mihaela ‘ dovresti vergognarti! Ma noi siamo tue amiche in fondo e ti accettiamo così come sei.. certo solo a determinate condizioni’ –
– Quali condizioni? ‘ la interruppe Lucrezia, sempre più sconfitta.
– Che divertimento ci sarebbe se te le dicessi ora?! ‘ rispose beffarda ‘ Naturalmente non sei obbligata ad accettarle’ Hai tempo fino alle 20 di stasera per farci sapere cosa hai deciso! ‘
– E’ – disse timidamente mia sorella ‘ se decidessi di non accettarle? ‘
– Beh ‘ fece Roxy ‘ diciamo solo che potreste avere una brillante carriera nel mondo del porno amatoriale! ‘
A quelle parole Lucrezia cadde in ginocchio come se l’avessero trafitta al cuore. Ormai anche lei aveva capito che non c’era nulla che potessimo fare per uscire da quella brutta situazione, le due rumene ci avevano totalmente in pugno.
– Dai non ti abbattere ‘ proseguì Mihaela ‘ facci sapere se accetterai la nostra piccola proposta! ‘
Entrambe si voltarono e fecero per andarsene, questa volta sul serio, finalmente.
– Ah già.. ‘ fece Roxy voltandosi e lasciando cadere qualcosa di metallico ai loro piedi ‘ la prossima volta ricordati di non lasciare le tue chiavi in giro per casa, non si sa mai a chi potrebbero finire in mano! ‘
E con un’ultima risatina maligna le due ragazze si congedarono, lasciandoci soli, padroni di un destino infame. Mia sorella non si era mossa, rimanendo in ginocchio a piangere, schiacciata dal peso di ciò che era appena successo. Io, che fino ad allora non ero stato in grado di muovere neanche un muscolo, la raggiunsi, e la abbracciai. Entrambi nudi a contatto col freddo pavimento, sudati e sconvolti come mai prima. Mia sorella, la mia amante ed ora anche la mia compagna di sventura scoppiò a piangere fra le mie braccia, io la stringevo forte, cercando di darle sicurezza e protezione, protezione che in cuor mio sapevo che non sarei riuscito a darle.

In un caldo pomeriggio estivo il trillo di un telefono rompe il silenzio. Rumore di passi, qualcuno che risponde:
– Pronto? ‘
Dall’altro capo della cornetta una voce femminile un po’ scossa:
– Accetto! ‘
Un ghigno malizioso sul viso e una risata. Poi di nuovo il silenzio e la pace di un caldo pomeriggio estivo.
– Allora ti piace? Eh puttana? ‘ chiese in tono canzonatorio la giovane ragazza rumena.
– Sììììììì’ cazzooo ‘ sììì’. Continua’. ‘ rispose gridando la sua preda.
Il rumore sordo di un ceffone che la colpì in pieno volto.
– Rispondi come si deve, troia! ‘ la rimproverò.
– S.. sì padrona’ mi piaceee! ‘ rispose la ragazza con gli occhi resi lucidi dal dolore e dall’eccitazione.
– Brava cagna! ‘ rise vittoriosa ‘ Abituati a tutto questo perché altro non sei che una troia e, da stasera, al nostro servizio! ‘ rise ancora inondando la stanza di perfidia e lussuria.

Appena riagganciò la cornetta del telefono chiesi a mia sorella che cosa le avessero risposto le sue amiche, ero eccitato, confuso, spaventato, la situazione era già da un pezzo sfuggita al mio controllo, ma ora questa nuova svolta mi gelava il sangue. Lei mi disse che non avevano detto niente di nuovo, se non che sarebbero venute a casa nostra stasera e che avremmo cenato insieme, fin qui nulla di agghiacciante pensai. E così mia sorella Lucrezia ed io ci congedammo per un po’, dopo quell’incontro ravvicinato maledettamente inaspettato con Roxy e Mihaela, dopo l’ultimo ed ennesimo shock che avevano portato nella mia (e ora anche nella sua) vita. Prima di quella telefonata avevamo passato tutto il tempo a parlare a riflettere sul da farsi, ma nessuno dei due sapeva trovare una risposta, le cose ci stavano scivolando addosso come gocce d’acqua che presto o tardi ci avrebbero sommerso fino al collo.
Non mi resi conto del tempo che passai a riflettere e a fantasticare su quello che sarebbe successo, guardai l’orologio e decisi che era il momento di farsi una doccia, anche dentro casa il caldo sembrava asfissiante. Mi precipitai in bagno semi-nudo e con accappatoio alla mano, aprii la porta e mi ritrovai davanti mia sorella, completamente nuda, istintivamente feci per uscire ma lei mi fece cenno di entrare noncurante. Rimasi a fissare il suo bellissimo corpo immacolato, di un candore angelico, nonostante fossimo in piena estate, le sue curve morbide e delicate, i suoi seni tondi e sodi, il suo bel culetto, le sue gambe sinuose e i suoi piedini, mia sorella era splendida e mi eccitava da morire, tanto che qualcosa nelle mutande iniziò a muoversi e per far si che non se ne accorgesse entrai subito in doccia.
Quando ebbi finito lei non era più là, tirai un sospiro di sollievo, per come si stavano mettendo le cose era meglio non farsi venire strane idee, chissà come sarebbe andata a finire tutta quella strana faccenda e di certo vedere mia sorella nuda non mi aiutava a mantenere un minimo di lucidità. Mi asciugai, mi vestii velocemente ed andai in cucina con l’idea di preparare la cena per le nostre ospiti, ma come mi avvicinai ai fornelli mi sentii chiamare:
– Ehi come ti sembro? ‘ disse.
Mi voltai di scatto e un brivido mi percorse il corpo. Davanti a me c’era Lucrezia: era truccata come se dovesse uscire per andare a ballare, indossava solamente un reggiseno strettissimo che metteva in risalto le sue tette, mutandine di pizzo fin troppo striminzite e un paio di tacchi altissimi.
– Allora? ‘ ripeté lei con insistenza.
– Cazzo’ – esclamai ‘ mi stai eccitando un casino ma’ perché ti sei messa così? ‘ chiesi io.
– ‘ – posò lo sguardo verso il basso ‘ Sono state loro a chiedermelo’ hanno detto che non potevo indossare niente se non l’intimo e i tacchi, mi hanno anche detto di truccarmi, non mi hanno dato altre spiegazioni’ – spiegò mia sorella.
Io non potevo smettere di guardarla, avrei voluto saltarle addosso e scoparla come la peggiore delle troie, ma il suo sguardo mi fece capire che il mio compito era quello di preparare la cena, così dovetti trattenermi, in quello stato di eccitazione perenne, con una splendida donna che girava semi-nuda per casa, sculettando a causa dei tacchi alti, stavo impazzendo ma mi concentrai; preparai una cena decente e apparecchiai la tavola, poi mi sedetti sul divano ad aspettare.
Un trillo, era il campanello, mi alzai di scatto e mi precipitai ad aprire la porta. Davanti a me le due ragazze rumene, Roxy e Mihaela, le mie padrone, a differenza di mia sorella le due ragazze si erano presentate vestite normalmente. Senza indugi mi gettai in ginocchio e gli baciai i piedi per salutare con i dovuti omaggi le due ragazzine, la mora indossava un paio di superga, mentre la bionda un paio di converse. Le due ragazze non fecero molto caso a me, erano piuttosto prese a fissare Lucrezia che le osservava da lontano imbarazzata, loro come se nulla fosse la salutarono amichevolmente, facendole i complimenti per il vestito (che non c’era), poi dicendo di essere affamate si misero a tavola. Io e mia sorella ci precipitammo un cucina ma finito di riempire i piatti delle nostre ospiti fummo interrotti.
– Per quanti avete apparecchiato? ‘ chiese Mihaela in tono beffardo ‘ Non penserete mica di mangiare insieme a noi vero?! Quelli come voi non ne sarebbero degni! ‘ risero.
– Ma allora che dosa dobbiamo fare? ‘ quasi urlò mia sorella un po’ scossa.
La risposta non tardo ad arrivare: a nessuno dei due fu permesso di mangiare, io fui usato come poggiapiedi per le rumene, mentre a lei fu detto di fare da cameriera. Mentre me ne stavo sdraiato con le suole delle superga di Mihaela in faccia e le converse di Roxy che mi torturavano i gioielli sentivo il rumore dei tacchi di mia sorella sempre in movimento, le due ragazze la costringevano a fare avanti e indietro in continuazione e la rimproveravano umiliandola per ogni minimo errore mentre loro stavano comodamente sedute a mangiare, in quel momento non so chi dei due stesse peggio.
Quando le due ragazze finirono di mangiare a mia sorella fu concesso di riposarsi e io fui spedito in cucina a lavare i piatti, sommerso dal rumore del fruscio dell’acqua pensavo che in fondo se questo era tutto ciò che avevano in mente si sarebbe potuto sopportare e presto, sicuramente, si sarebbero stancate e ci avrebbero lasciati in pace.
Non so quanto ci misi a lavare le poche stoviglie ma quando tornai in salone e vidi quella scena, che neanche la mia più fervida e perversa immaginazione avrebbe potuto partorire, capii che c’era poco da stare sereni. Sul tavolo dove avevano appena mangiato c’era adagiata mia sorella Lucrezia, denudata di quei pochi abiti che le era stato concesso di indossare e anche della sua intimità. Roxy e Mihaela erano anche loro completamente nude, la mora stava frugando nervosamente nella sua borsa mentre la biondina, in ginocchio ma padrona della situazione, leccava avidamente la fighetta della mia sorellina che ad ogni colpo di lingua emetteva sospiri di godimento.
– Trovato! ‘ esclamò con un sorriso malizioso Mihaela, mentre brandiva in mano un arnese dalla dimensioni spropositate a forma ci cazzo con una specie di cinturone al posto delle palle.
– Ehi verme’ – disse poi notando la mia presenza ‘ vieni e renditi utile! ‘
Mi avvicinai e mi fu ordinato di mettermi in ginocchio, per un attimo ebbi il frutto proibito di quella splendida ragazza davanti ai miei occhi, sognai di assaporarlo ma poi indossò lo strap-on e mi fu ordinato di lubrificarlo. Allora mi fiondai su quel cazzo finto come una puttana, eccitatissimo da quanto stava accadendo, lei ancheggiava divinamente, simulando di scoparmi la bocca e intanto il mio cazzo cresceva a dismisura nelle mie mutande. All’improvviso estrasse il cazzo finto dalla mia bocca e cominciò a schiaffeggiarmici sostenendo quanto fossi ridicolo, intanto Roxy aveva smesso di leccare la passera di mia sorella, ora la stava penetrando col tacco di una delle sue stesse scarpe mentre lei chiedeva pietà all’amica, lamentandosi del dolore, ma la biondina non sentiva ragioni e iniziò a penetrarla sempre più velocemente facendola gridare come una troia.
– Ahahaha senti come grida quella cagna di tua sorella?! ‘ disse ridacchiando maliziosamente Mihaela ‘ Ti credi di essere un bravo fratello maggiore?! E’ così che proteggi la tua sorellina?! Perché non ti alzi in piedi e ci cacci via di casa’ siamo solo due ragazze indifese, forza fammi vedere quanto sei uomo! ‘
La guardai dal basso: era bellissima, superba, nuda e mi stava sfidando a reagire, non sapevo cosa fare, mi voltai e vidi mia sorella piagnucolare tra le grinfie della sua amica, ebbi l’impulso di alzarmi e di farle vedere che non potevano fare di noi i loro oggetti, avrei voluto farlo, ma non lo feci. Invece di alzarmi scesi ancora più in basso e le baciai i piedi nudi e sudati, affogando tutta la mia vergogna in quel gesto così patetico e vigliacco.
– No no no’ ti pregoo! ‘ sentii supplicare alle mie spalle ‘ ti prego nel culo no’ ti prego abbi pietà sono ancora verg” aaaaaaaaaah ‘
Con un colpo secco Roxy fece scivolare buona parte di quel tacco vertiginoso nel culo di mia sorella.
– Sta zitta puttanella e ringraziami per essere stata delicata ‘ la sbeffeggiò la biondina.
– Vaffanculo!!! ‘ urlò tuonante di rabbia mia Lucrezia.
Un lieve tocco della sua mano e il tacco le scivolò ancor più nell’ano procurandole dolore che la fece urlare.
– Allora? ‘ fece la rumena.
– Gr..grazie’ – piagnucolò mia sorella ‘ grazie per aver fatto piano’ ti prego non farmi male.. ‘
Ascoltavo tutto ciò mentre leccavo e ripulivo dal sudore i piedi di Mihaela, sconfitto e senza il coraggio di fare niente, cercavo di compiacere la mia padroncina per non essere torturato come mia sorella. Ma la rumena si alzò, disinteressata delle mie attenzioni e si avvicinò a mia sorella, la vidi prendere in mano il suo cellulare e dire qualcosa che non capii perché fui arpionato da Roxy.
– Ahhhh ‘ sospiro lei sadica ‘ inculare quella vacca di tua sorella è faticoso, sono stanca! Leccami i piedi schiavo! ‘
E io subito a terra a leccare come un cagnolino impaurito, senza palle ma con il cazzo che stava per scoppiarmi dall’eccitazione.
Intanto alle mie spalle sentivo la voce dell’altra rumena, le sue parole erano tutte per Lucrezia.
– Come avrai capito ‘ esordì ‘ tu e tuo fratello siete di nostra proprietà ora! Ma mentre quel fallito è buono solo come leccapiedi, tu sei una bella figa e di certo non ti sprecheremo facendoti fare la servetta come lui’ – Così dicendo le strizzò una tetta, mia sorella emise un gridolino e provò a divincolarsi ma il tacco conficcato nel buco del culo le provocava dolore a ogni movimento, bloccandola alla mercé della sua aguzzina.
– Adoro le tue tette Lucrezia.. e adoro il tuo fisico’ forse non te l’abbiamo mai detto ma’ vedi io e Roxy siamo bisex e stiamo insieme già da un po’ ormai! ‘ breve pausa ‘ E dalla prima volta che ti abbiamo vista ci è venuta voglia di scoparti come si deve’ non mi aspettavo di riuscirci ma ora’ beh’ basta parlare voglio sentirti godere! ‘
Così dicendo con un colpo secco infilò quel cazzo finto dalle dimensioni oscene nella fighetta bagnata di mia sorella. Lei emise un urlo strozzato e si morse le labbra. Mihaela la afferrò per i fianchi ed iniziò a scoparla, muovendo il bacino con esperienza. Lucrezia era tutta sudata, rossa in viso, gli occhi lucidi ed ora quel grosso affare che la profanava sospinto da quella che, fino a pochi giorni prima, era una delle sue migliori amiche ed ora la stava stuprando senza pietà. Lucrezia cedette ben presto alla lussuria di quella ragazza così bella che la sbatteva come una troia e cominciò ad ansimare ed a godere cedendo alle voglie di colei che la dominava.
– Allora ti piace? Eh puttana? ‘ chiese in tono canzonatorio la giovane ragazza rumena.
– Sììììììì’ cazzooo ‘ sììì’. Continua’. ‘ rispose gridando la sua preda.
Il rumore sordo di un ceffone che la colpì in pieno volto.
– Rispondi come si deve, troia! ‘ la rimproverò.
– S.. sì padrona’ mi piaceee! ‘ rispose la ragazza piangendo lacrime di dolore e di eccitazione.
– Brava cagna! ‘ rise vittoriosa ‘ Abituati a tutto questo perché altro non sei che una troia e, da stasera, al nostro servizio! ‘ rise ancora inondando la stanza di perfidia e lussuria.
Io invece, schiacciato psicologicamente e fisicamente dai piedini della biondina, che era intenta a stuzzicarsi la figa guardando la sua compagna scoparsi la sua troia, ero assordato dall’eccitazione al pensiero di ciò che il futuro stava per riservarci, talmente sordo da non sentire le urla di mia sorella.
Due splendide ragazze, i loro corpi completamente nudi, l’eccitazione, la lussuria e la perversione di quella danza tremendamente erotica tutta al femminile. A dirigere quell’orchestra di emozioni era lei, Mihaela, quella ragazzina che, fino a qualche tempo prima, non avrei degnato di uno sguardo, sebbene avessi sempre apprezzato la sua bellezza, l’avevo sempre considerata solo un’amica di mia sorella. Invece ora era là, alle mie spalle, nuda e dominante a casa mia, stava godendo ed io che, con la coda dell’occhio, cercavo di catturare qualche minima immagine di ciò che stava accadendo. L’altra ragazza, anch’essa nuda, era sdraiata supina sul tavolo del soggiorno dove avevo consumato la maggior parte dei pasti. Anche lei stava godendo, sentivo i suoi mugolii di piacere, un piacere che lei non aveva cercato ma che era stata costretta a subire da quella splendida ragazza che si ergeva davanti a lei e che fino a qualche giorno prima era una delle sue migliori amiche. Ma in quel momento, la mia sorellina Lucrezia non poteva pensare a tutto questo, la sua unica preoccupazione era soddisfare la sua amica, facendosi penetrare da lei come una puttana e godere della sua condizione.
Se già questa scena, degna di un film porno, non fosse abbastanza, dall’altra parte del salone c’era lei: Roxy, come le altre due ragazze, completamente nuda. Se ne stava seduta sul divano di casa mia, come una principessa sul suo trono, si gustava quello spettacolo che stavano mettendo in atto le altre due, toccandosi la passerina per donarsi piacere da sola e godere insieme a loro. La biondina era completamente assuefatta dalla scena tanto che sembrava essersi scordata che in quella stanza c’ero anch’io, in ginocchio, prostrato dinnanzi a lei e intento a leccarle i piedi come il più devoto degli schiavi.
In quel momento mi resi conto di quanto fossi inutile e patetico. Le tre ragazze sembravano possedute, stregate da quell’alchimia di piacere saffico e diabolico. Mi sentii fuori luogo e inadeguato: nonostante fossi lì in ginocchio a leccarle i piedi come un cane quella ragazzina non si curava minimamente di me. Non ci potevo credere, ero stato umiliato, reso schiavo, costretto a subire di tutto e ad accontentare i loro capricci ed ora venivo trattato in quel modo. Sentii l’invidia crescere dentro di me, invidiavo mia sorella che era al centro della loro attenzione, era il loro giocattolo, la loro troia. Avrei voluto essere al suo posto, essere scopato da Mihaela, sentirla godere grazie a me, volevo essere io il giocattolo, la puttana, lo schiavo. In quei momenti paradossali non ero più io, la ragione fu completamente rimpiazzata dalla lussuria e della perversione. Fu il primo momento della mia vita in cui mi sentii davvero sottomesso: umiliato, reso schiavo, e arrivare al punto di desiderare di esserlo tanto da invidiare la propria sorella.
Nella mia testa avevo un solo obbiettivo: essere ammesso nel loro circolo esclusivo, divenire complice di quel momento, artefice in parte di quel piacere. Strinsi forte fra le mani quei morbidi piedini e alzai il capo, supplicando quella ragazzina bionda con lo sguardo, ma lei non si accorse della mia esistenza. Iniziai un massaggio, mi impegnavo per coccolare le sue estremità mentre osservavo la sua splendida passerina: sembrava così morbida, liscia, solo qualche accenno di peluria appositamente lasciata sul pube. Osservai incantato le sue grandi labbra umide di piacere e delicatamente dilatate dal tocco frenetico delle sue dita che si concentravano sul clitoride, quel bottoncino magico che al tocco le donava l’estasi desiderata. Più la guardavo, più la desideravo. Me ne stavo lì, ai suoi piedi, e nonostante questo preferiva l’autoerotismo piuttosto che servirsi di me, della mia lingua. Mi sentivo offeso, volevo solo essere usato, sentirmi uno strumento nelle sue mani ed avere il permesso di prendere parte a quell’orgia saffica, ma nonostante questo non avevo il coraggio di farmi avanti.
Ero talmente preso dal desiderio di farmi usare da Roxy, ma un tocco caldo sulla mia spalla mi fece tornare al mondo. Mi voltai di scatto e vidi mia sorella. Lei era là in ginocchio a fianco a me, sul suo volto i segni delle lacrime ormai asciutte, le labbra socchiuse ed uno sguardo perso, come fosse posseduta. Ammirai il suo candido corpo, mi soffermai sui suoi seni sodi un po’ arrossati, vidi gocce di sudore sulla sua pelle liscia e percepii l’odore del suo sesso. Mi colse di sorpresa e con uno scatto si scaraventò letteralmente nella mia bocca e le nostre lingue cominciarono a danzare, intrecciandosi l’un l’altra, avide di godimento perverso. Istintivamente la sua mano andò sul mio pacco e cominciò a tastarlo energicamente mentre ansimava e mordeva le mie labbra furiosamente, tanto da scordarsi di respirare e cominciare ad annaspare. Lei era eccitata come mai prima e mi desiderava, come se dopo quel dildo enorme che l’aveva stuprata desiderasse un cazzo vero che la penetrasse, il mio.
Sì lei mi desiderava, ma ci incrociammo solo per un istante, perché fummo costretti a staccarci. Mihaela tirandola per i capelli la sollecitò a sdraiarsi sul divano, lei lo fece. Poi la ragazza rumena mi guardò, dall’alto in basso, era eccitata, glielo si leggeva in volto, ma riuscii a strapparle una risatina ed un sorrisetto maligno. Capì immediatamente che avrei fatto di tutto in quel momento e ne approfittò per umiliarmi ancora: senza dire niente mi prese per i capelli e mi avvicinò a quell’enorme cazzo finto che grondava degli umori della figa di mia sorella. In un attimo me lo ficcai tutto in bocca, ebbi un conato di vomito, ma non mi importava, succhiai e leccai come una checca, gustandomi fino all’ultimo il dolce sapore della passerina di mia sorella.
Mihaela estrasse velocemente lo strap-on dalla mia bocca, lanciandomi un ultimo sguardo di soddisfazione e si diresse sul divano dove vidi Lucrezia già in posizione, culetto all’aria e testa fra le gambe dell’altra ragazza, che sembrava godere moltissimo per quello che mia sorella le stava facendo.
Mentre Mihaela si stava preparando al secondo round di godimento, brandendo quel cazzo finto come fosse una spada, Roxy si mordeva le labbra, inarcando la schiena. Mugolava la biondina palpandosi i seni, mentre con l’altra mano spingeva la testolina di Lucrezia sulla sua figa, quasi volesse ficcarsela dentro in chissà quale modo.
Io rimanevo a terra, impotente e stregato da quello che stava succedendo davanti ai miei occhi. Rimasi impassibile quando vidi la mora prendere a schiaffi il culetto di mie sorella fino ad arrossarle i glutei, rimasi impassibile quando la sentii lamentarsi mentre Mihaela le torturava il suo frutto proibito, dilatato oscenamente dalle sue dita. Vidi poi la rumena prepararsi, notai che Lucrezia stava cercando di inarcarsi il più possibile per esporla meglio, lei voleva essere scopata, desiderava che quel cazzo di gomma la penetrasse ancora. E non ci volle molto perché i suoi desideri venissero esauditi: quel coso le fu dentro di nuovo, lei gemette affondando la testa ancor più fra le gambe della biondina che ormai era già in estasi, mentre la mora sospingeva la sua spada dentro di lei fino ad infilarcela per intero. Vedere un oggetto di quelle dimensioni sparire dentro mia sorella, la sua vagina dilatata all’inverosimile, sfondata da un cazzo finto, stuprata dalle sue amiche, mi fece rabbrividire ed eccitare come il porco che sono.
Continuai ad osservare Mihaela aggrapparsi ai suoi seni e stringerli spietatamente mentre lei continuava a leccare, sospinta dalla passione, la figa della biondina, che era un crescendo di spasmi di piacere. Mihaela cominciò a spingere avanti ed indietro, tenendola per le tette come se tenesse le redini di una cavalla lanciata al galoppo, la stava montando selvaggiamente ed iniziò ad ansimare anche lei. Per un momento non capii dove guardare: in quel menage a trois tutto al femminile, le tre ragazze si muovevano all’unisono, respiravano all’unisono, godevano all’unisono di un piacere fatto di spasmi e di versi animaleschi, non più umani. Roxy fu la prima a venire, il suo orgasmo iniziò lentamente e sembrò non finire mai, urlando come posseduta, schiacciava mia sorella fra le sue gambe, sembrava volere che quel godimento non avesse mai fine. Poi le altre due vennero più o meno all’unisono: Mihaela godette soddisfatta di tutto ciò che aveva ottenuto quella sera, scopando selvaggiamente la figa della sua nuova puttana, nel frattempo mia sorella fu scossa da una serie di spasmi di piacere ma le sue urla rimasero strozzate nella passera di Roxy mentre l’altra le spaccava la figa.
Come tutto fu finito, Mihaela estrasse lo strap-on dalla sua vagina, mentre Roxy lentamente la liberò dalla sua stretta. Lucrezia ancora scossa dall’orgasmo, sudata, col volto e i capelli inzuppati del piacere della biondina, non ebbe il tempo di riprendersi che fu sospinta a leccare la figa della donna che l’aveva appena stuprata. Lei era a corto di fiato, ma non servì molta insistenza per farla mettere in ginocchio a leccare selvaggiamente come una cagnetta in calore.
Leccò per un tempo indeterminato, incoraggiata Roxy che si divertiva ad usare i suoi piedini per schiacciare il suo visino nella figa della sua amica e amante. Quando Mihaela ne ebbe abbastanza le fu detto di smettere e, all’improvviso, la baciò. Lucrezia ricambiò al bacio eccitandosi nuovamente sentendo la lingua di quella ragazza intrecciarsi con la sua. Non capii cosa potesse significare quel bacio appassionato, dato con tale naturalezza, dopo tutto quello che era accaduto, non riuscivo a carpirne il senso, da essere maschile che osserva un gesto fra donne.
Le due ragazze andarono in bagno, si rivestirono mentre mia sorella stremata dalla prestazione era stravaccata sul divano ancora nuda, sudata e sporca di umori ed io, stregato da quello a cui avevo appena assistito non riuscivo a muovere un dito. Le due ragazze fecero per andarsene, ci dissero che quella sera sarebbero dovute tornare a casa presto, purtroppo, perché si erano divertite tantissimo e tutto ciò non era che l’inizio. Si avvicinarono alla porta salutandoci con nonchalance, ma poi Mihaela sembrò ripensarci, come se avesse dimenticato qualcosa, si voltò e disse:
– Schiavetto striscia ai piedi di tua sorella e puliscila dalla testa ai piedi’ – fece una breve pausa in cui un sorriso perfido le si disegno sul volto ‘ usa la lingua! ‘ Aggiunse.
A quelle parole, come se fossero parte di una formula magica mi destai, guardai mia sorella, lei anche mi fissava con sguardo voglioso. Mi precipitai strisciando, le baciai velocemente i piedi e salii subito diretto alla sua figa dilatata e fradicia per assaporare ogni goccia del suo piacere mentre lei mugolava e mi incitava a leccarla.
Lei invece, indugiò un attimo sulla porta, si gustò quella scenetta divertente e se ne andò ridacchiando, consapevole che stavamo sprofondando nell’oblio della lussuria e quel tocco forsennato della mia lingua sulla passera di mia sorella, ne era la prova inconfutabile.

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