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Come Un Bicchiere Di Vino

By 1 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Frequentava il medesimo ristorante da sempre, senza saperne il reale motivo. Ogni domenica lo si trovava sempre li, all’ora di pranzo, in compagnia o da solo, pronto a gustare le pietanze che il cuoco Lorenzo avrebbe preparato per lui. Erano amici di famiglia da anni, Lorenzo e lui, e dal primo giorno in cui il locale aveva aperto, egli era sempre andato li, la domenica a pranzo. Dapprima coi genitori, quando ancora era molto giovane, poi con gli amici e più in la ancora da solo, bisognoso solo della compagnia di un buon piatto ed un bicchiere di vino.
Nonostante Lorenzo fosse molto più grande di lui, c’era sempre stato un rapporto abbastanza aperto tra i due. Capitava che egli avesse problemi a casa o che i genitori si ammalassero e, la domenica a tavola, si finiva spesso per parlarne, concludendo, quasi sempre, che era meglio berci su un bicchiere di rosso e non pensarci più. Era così che egli vedeva Lorenzo, come una sorta di grillo parlante il quale, anziché dispensare saggi consigli, lo riportava sulla retta via con una barzelletta ed un quartino.
L’amicizia con Lorenzo si era estesa, nel corso degli anni, al resto dello staff del ristorante. Dal cameriere Francesco, ai figli di Lorenzo, alla sua seconda moglie Sara, la quale aveva sposato da poco più di un anno. Così, ogni domenica, il pranzo al ristorante diveniva una sorta di occasione per stare insieme, ‘in famiglia’, se vogliamo.
Sin dall’arrivo di Sara, una ventina di mesi prima, le cose erano cambiate per il meglio al ristorante. Donna forte e senza peli sulla lingua, ella sapeva gestire bene i dipendenti e trattare con i clienti. La sua presenza incrementava l’atmosfera ‘familiare’ del ristorante, il servizio era passato da discreto ad eccellente e, malgrado un lieve innalzamento dei costi, la clientela era incrementata. Solo l’estate, quando tutti partivano per le ferie, il ristorante rimaneva vuoto, o semi-tale, per qualche settimana.
Fu quindi in una torrida giornata di luglio che, giunto come sempre al suo ristorante preferito, egli entrò per trovarsi, per la prima volta da lungo tempo, in una stanza completamente vuota. Mentre la porta si richiudeva alle sue spalle, i suoi occhi scrutarono la sala, increduli, perdendosi nell’ambiente semibuio e, fortunatamente, fresco per una volta libero dai rumori e dal chiacchiericcio tipici di una trattoria di successo.
‘Ciao!’ Esclamò Sara, sbucando dalla cucina visibilmente accaldata dai vapori della cucina. ‘Siediti pure dove vuoi. Lory sta giusto iniziando a cucinare.’
Mentre egli si sedeva al suo solito tavolo, sospirando per il sollievo arrecatogli dal fresco del locale, Sara passeggiò verso il bancone della zona bar, scomparendovi dietro per riemergere con una bottiglia di vino freddo in mano. Lui la osservò, come spesso aveva già fatto, pensando che ella fosse, nonostante non più giovanissima, una gran bella donna. Sara, proprio come il vino che serviva nel suo locale, era infatti maturata bene, probabilmente diventando più desiderabile, col passare degli anni, di quanto non lo fosse da giovane. Proprio come il suo vino poi, era rossa. La sua chioma corta, liscia, che le accarezzava il volto con ogni movimento, era infatti del medesimo colore porpora, intenso, puro, che pareva essere nero al buio ma che, al primo fascio di luce che lo attraversava, mostrava i suoi riflessi più accesi ed attraenti.
Abbassando lo sguardo per non dare l’impressione di fissarla, egli si soffermò brevemente sui suoi seni, due colli ben pronunciati i quali, sebbene non fossero rotondi come potevano esserlo un tempo, avevano ben resistito al passare degli anni, rimanendo fertili ed invitanti, ben visibili dalla scollatura della camicetta bianca che li copriva faticosamente. Più in basso, egli rallentò per seguire la linea delle sue cosce lisce, rosee, invitanti, le quali emergevano spavalde da un paio di pantaloncini corti e stretti. Arrivatagli vicino, Sara versò agilmente un bicchiere di rosso, prima di voltarsi ancora e puntare, decisa, la porta della cucina.
‘Vado a vedere a che punto siamo.’ Disse varcandone la soglia.
Lui non rispose se non con un cenno della testa che ella non avrebbe comunque potuto vedere. Guardò solo la porta che si chiudeva alle sue spalle, oscurando il panorama splendido che era il suo sedere, leggermente abbondante ma perfettamente rotondo, il quale pareva danzare al ritmo incalzante dei suoi lunghi passi. Quando finalmente la porta sbatté contro lo stipite, egli si risvegliò di scatto, come se avesse sognato fino a quel momento, ritrovandosi a sobbalzare sopra la sedia, quasi spaventato dall’idea di essersi perso con lo sguardo rivolto alle forme della moglie dell’oste.
I minuti successivi passarono osservando lo schermo del cellulare. Dopo aver visitato tutti i principali siti di social networking, di notizie, di sport, di approfondimento scientifico e dopo aver letto almeno due o tre lunghi articoli dall’inizio alla fine, egli si rese conto che, nonostante fossero passati quasi venti minuti, non solo non era ancora stato servito nulla in tavola ma nessuno aveva più sporto il naso dalla cucina. Alzatosi dalla sedia, egli andò in bagno a lavarsi le mani, poi passeggiò per la sala, osservando tutti i quadri, i tavoli, le suppellettili per poi tornare, lentamente, verso il suo posto.
Fu allora che l’impazienza e la curiosità presero il sopravvento. Erano passati oramai venticinque minuti e nessuno aveva più attraversato la sala del ristorante. Pur sapendo che, data la stagione, i clienti scarseggiavano, il cameriere era in ferie e i figli di Lorenzo dalla nonna in campagna, non era certamente normale che le due persone rimaste a lavorare al ristorante avessero tanto da fare in cucina da non poter nemmeno sporgersi per dare una spiegazione.
Evitando di sedersi nuovamente quindi, egli si voltò verso la porta dal quale Sara era uscita e, con passi lenti ed esitanti, vi si avvicinò fino a posarvi sopra la mano. Non era affatto sicuro di quel che stava per fare, non era mai stato nella cucina del ristorante prima e sapeva, come ogni buon frequentatore di ristoranti, che i clienti non sono graditi nell’ufficio dello chef eppure, visto il tempo che era passato, egli si sentì in dovere di scoprire cosa mai era successo. Fece pressione sulla mano e spinse.
La porta si aprì silenziosamente, mostrando, dietro di se, una stanza bianca ricolma di scaffali, pentole, coperchi e mestoli. Era abbastanza pulita, per essere la cucina di una trattoria, ma, ovviamente, non era del tutto immacolata. Un piacevole odore di cibo riempiva l’aria: cipolla, carne, pomodori, basilico, una sensazione che sarebbe stata piacevole se non fosse stato per il caldo intenso, intollerabile che riempiva il locale. Con le prime gocce di sudore che gli colavano già dalla fronte, egli si sporse dall’angolo che lo separava dal resto della stanza, sapendo bene che la risposta alla lunga attesa si sarebbe rivelata.
Il primo dei suoi sensi ad essere allertato fu l’udito, il quale percepì subito respiri insoliti, forti, ansimanti. La vista si unì al coro subito dopo. Lorenzo era in piedi, nudo, rivolto dalla parte opposta; un uomo grosso dalle spalle larghe e il corpo alto e possente, un gigante buono, calvo, barbuto, panciuto. Nemmeno la sua imponente stazza però, poteva nascondere cosa stava accadendo. In ginocchio, oltre l’uomo, Sara muoveva il volto e le mani avanti e indietro, se ne vedevano chiaramente le braccia e la chioma rossa agitarsi intorno alla zona più calda del proprio compagno. I suoi abiti, la camicetta e i pantaloncini, erano per terra, poco lontani da loro.
‘Sbrigati” la sentì sussurrare ”abbiamo un cliente di là!’
‘Ma cosa vuoi che sia” Rispose lui, decisamente più ansimante ”Il ragazzo è giovane, sarà li a giocare col telefonino”
Un respiro più forte, seguito da un brevissimo mugugno, interruppe la frase.
‘Ma quanto sei brava?’ Chiese Lorenzo, visibilmente divertito ‘Dove cazzo avrai imparato a succhiare cazzi così’?!?’
Sara non rispose, riprendendo ciò che stava facendo con rinnovato vigore. Il ragazzo, nel frattempo, osservava la scena, ben nascosto dietro l’angolo, troppo incuriosito per ascoltare il battito terrorizzato del suo cuore che gli suggeriva di andarsene. Con la testa sporta di poco dall’angolo lontano, egli continuò a spiare la scena, cercando di carpirne i dettagli ancora oscurati dalla corporatura importante di Lorenzo.
La prima cosa che notò era che Sara non era del tutto nuda, come lui avrebbe immaginato e voluto, qualcosa ne copriva il corpo formoso ma cosa, sfortunatamente, non era in grado di vederlo bene. Ciò che invece egli era perfettamente in grado di apprezzare era la parte bassa del corpo della donna, ben sporto all’indietro, inginocchiato sul pavimento bianco, che si muoveva sinuosamente, accompagnando la danza del capo, intuibile solo per il fluttuare della sua rossa chioma. Con il susseguirsi di delicati mugugni e sospiri, egli sentì che qualcosa era sfuggita al suo controllo; i suoi jeans parevano essere più stretti, spinti in avanti dall’involontario ed incontrollabile indurirsi del suo membro.
Quando egli vi posò la mano sopra, quasi inconsciamente, lo fece per coprire, soffocandolo, quel focolaio di eccitazione che lo stava pervadendo. L’effetto, purtroppo per lui, fu il contrario. Il solo contatto con la propria mano lo stimolò ancor più e le sue dita, anziché rimanere dritte a coprire il problema, lo afferrarono, iniziando a muoversi maliziosamente su di lui. In quel momento egli si rese conto che non avrebbe saputo fermarsi, si sarebbe masturbato, troppo eccitato da quanto vedeva per controllare i suoi istinti. Rassegnato, finì di porre resistenza e lasciò che l’arto destro gli scivolasse nei jeans, prendendo a toccarsi senza più tentare di fare opposizione.
Mentre i suoi primi sospiri iniziarono a sovrapporsi a quelli di chi stava osservando, egli sporse la testa un po’ più di prima, correndo qualche rischio per poter godere di una migliore visuale. I movimenti di Sara si erano fatti più intensi e rapidi, più decisi e profondi. La donna affondava ogni volta di più, quasi non vi fosse limite alle capacità delle due labbra e della sua gola. Dopo un affondo particolarmente deciso, fu Lorenzo a tirarsi indietro di qualche centimetro per permetterle di respirare e per dare modo, a se stesso, di non guaire per il piacere.
‘Ah’cazzo’così mi fai gridare!’ disse.
Sara portò indietro il capo, finalmente anche il giovane guardone poté vederlo dalla sua posizione defilata, puntando i suoi occhi verdi verso il volto del marito e sorridendo con un’espressione soddisfatta ma al tempo stesso minacciosa.
‘Ti piace la tua mogliettina troia eh?!’ sussurrò mentre si alzava, strusciando il proprio corpo per tutta la sua lunghezza contro quello del marito.
Quelle parole mandarono in fumo la mente del giovane, la quale sprigionò sensazioni e brividi che gli pervasero ogni estremità del corpo. Incapace di riprendersi dal momento di pura eccitazione, egli sentì la sua mano dimenarsi più velocemente sotto i suoi jeans e rivolse nuovamente lo sguardo alla coppia, la quale si baciava appassionatamente, appoggiata al banco della cucina. Il volto di Sara era rivolto a lui, visibilmente eccitato, sebbene se ne intravvedessero solo gli occhi chiusi, avvolto in un momento di estasi personale. La tensione sessuale pareva essere oramai insostenibile, anche dalla distanza a cui era egli riusciva a percepire il calore dei loro corpi. Sudato, ansimante ed eccitato, egli non riuscì a distogliere lo sguardo da quel volto così intensamente conturbato dal piacere, nemmeno quando, senza preavviso, gli occhi color smeraldo di Sara si aprirono ed incrociarono i suoi.
Per un momento, egli rimase di ghiaccio. Gli occhi di Sara lo fissavano, stupiti seppure ancora coinvolti in quel lungo e passionale bacio, non potevano non averlo visto. Dopo qualche istante si socchiusero, pur rimanendo puntati su di lui il quale, incapace di reagire, continuava a toccarsi, pietrificato in tutto il corpo fatta eccezione per la mano destra e la parte che essa stava accarezzando. Il bacio era quasi al termine ed egli sapeva bene che, appena finito, anche Lorenzo avrebbe saputo della sua presenza.
Poco dopo le labbra dei due si staccarono e il volto di Sara tornò nascosto dalla testa del marito. Non vedendo la sua espressione, il ragazzo non poteva sapere se la donna avesse già confessato di averlo visto o se, per qualche ignoto motivo, avesse deciso di lasciarlo andare. Finalmente però, la paura iniziava a prendere il sopravvento sull’eccitazione ed il buon consiglio, finora ignorato, di andarsene dalla cucina finché era in tempo, stava per venire accolto.
‘Il tuo cliente ha deciso di servirsi da solo, sai?’ Echeggiò suadente la voce di Sara. ‘Dai, forza, vieni fuori.’
Oramai era stato scoperto, non c’era nulla da fare, non aveva senso fuggire. Il giovane fece un sospiro e, dopo essersi frettolosamente dato una sistemata, fece il tanto temuto passo che lo avrebbe esposto del tutto, avventurandosi allo scoperto, oramai sorpreso con le mani nel sacco.
Quando finalmente ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, ciò che vide lo fece immediatamente arrossire per l’imbarazzo. Lorenzo era in piedi davanti a lui, completamente nudo. Il suo corpo era enorme, grasso, si, ma non quel tipo di grasso disgustoso. Una grandezza virile, da uomo vero, vissuto, che lo fece sentire piccolo come un bambino, nonostante la sua età di giovane adulto e la sua mascolina fisionomia. Il senso di inferiorità gli crebbe ancor più nel petto quando, pur cercando di evitare di farlo, finì per notare il pene dell’uomo. Probabilmente era grande, è vero, ma a lui sembrò gargantuo, come fosse quello di una belva, più che di un essere umano. A confronto, pensava, lui sarebbe sembrato ridicolo se fosse stato visto.
Accanto a Lorenzo, meno perplessa ma egualmente imbarazzata, Sara aveva un aspetto decisamente differente da quello del marito. Il volto allungato e sottile, le spalle ben proporzionate e le curve pronunciate ma sinuose ne facevano un toccasana per la vista. Abbandonati i suoi vestiti, si era coperta, o forse lo era stata, con il grembiule da cucina del marito, quella copertura che lui aveva precedentemente notato. Forse, per Sara, era quello l’unico motivo di vero imbarazzo, dato che il resto sembrava interessarle relativamente poco. Non era nemmeno seccata per l’intrusione di cui il suo cliente si era reso colpevole, solo un po’ scossa per l’essere stata vista in quell’indumento, il quale ne lasciava scoperta gran parte del corpo, dietro, e faceva ben intravedere le sue forme, davanti.
‘Te l’ho detto che ci mettevamo troppo” disse Sara al marito, il quale rispose allargando le braccia. ”da quanto tempo guardavi?’
‘Da qualche minuto, non di più.’ Rispose lui imbarazzato ‘Mi chiedevo cosa fosse successo e allora”
Sara sorrise. Il suo fu un sorriso particolare, a metà tra un segno di timida comprensione e un ghigno malefico e malizioso. La donna rimase dritta, fissandolo con i suoi occhi verdi, mentre allargava il braccio destro, portandolo verso il marito ed afferrandogli, in maniera decisa e molto evidente, il membro. Rimase così qualche secondo, muovendosi poco, appena sufficientemente per farlo tornare leggermente duro ed assicurandosi che il ragazzo lo notasse, pur non togliendole mai gli occhi di dosso.
‘Ti piaceva?’ chiese, lasciando un po’ interdetto Lorenzo, che comunque non reagì se non con un sospiro a metà tra la rassegnazione ed il piacere per il gesto che, in ogni caso, stava felicemente subendo. ‘Ti piaceva guardarmi mentre facevo godere mio marito?’
Lui non osò rispondere. Abbassò semplicemente lo sguardo al pavimento, troppo imbarazzato per poter continuare a guardare la moglie dell’amico negli occhi. Sentiva mormorare mentre i coniugi si scambiavano qualche parola sottovoce e pensava a quale sarebbe stato il suo destino. Lorenzo ansimava ancora, sia per il caldo soffocante, sia per la mano che Sara ancora teneva avvolta intorno al suo pene. Il suo sguardo si rialzò soltanto quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
‘Ci fai vedere?’ disse Sara, portando la mano dalla spalla al suo mento, alzandogli il viso.
Il suo sguardo era impagabile, occhi taglienti, quasi severi che lo fissavano senza alcun timore, lasciando trasparire che ella desiderava giocare e divertirsi ma che per nessun motivo avrebbe perso il controllo. Lei sapeva bene che lui aveva trasgredito, che era entrato laddove non doveva e che aveva visto quel che non avrebbe dovuto vedere eppure, conscia del potere che aveva acquisito scoprendolo, non desiderava punirlo ne umiliarlo bensì divertirsi con lui, dandogli ciò che voleva e prendendosi altrettanto.
‘Cosa?’ Chiese lui titubante.
‘Ci guardi un po’?’ Chiese ancora lei, trovando in risposta solo uno sguardo vacuo e sperduto ‘E intanto magari’ci fai vedere come ti tocchi.’
Lui esitò ancora a rispondere ma stavolta Sara non attese. Silenziò il marito, che stava per prendere la parola, portandogli ambo le mani al collo e baciandolo brevemente ma con la chiara intenzione di silenziarlo. Le sue braccia poi si abbassarono, percorrendo tutto il corpo di Lorenzo verso il basso fino a giungere al grosso membro semiduro che già aveva ricevuto tanta attenzione qualche minuto prima. Dando le spalle al giovane in modo che potesse ammirare quanto non era coperto dal grembiule da cucina, la donna riprese a maneggiare il fallo di suo marito, guardandosi alle spalle, di tanto in tanto, orientandosi poi in modo che il suo osservatore potesse vedere bene sia lei che Lorenzo e quanto stava accadendo tra i due.
Tra le mani della sua donna, il gigante si ammorbidì e perse presto ogni interesse nella presenza del suo ospite, chinando la testa all’indietro, con gli occhi socchiusi, ansimando per il piacere mentre le delicate mani della moglie gli percorrevano il fallo avanti ed indietro, scoprendone e ricoprendone il glande con la pelle. Sara tornò a inginocchiarsi, porgendo la tre quarti posteriore ad un eccitatissimo eppur spaventato cliente, volgendo a lui gli occhi verdi, ora insaziabilmente eccitati.
‘Dai, avanti, spogliati’non facevi mica così prima.’ Gli disse quasi rimproverandolo.
Lui, timidamente, tornò a slacciarsi i jeans, infilando le mani sotto di essi per spingerli delicatamente verso il basso, esitando mentre questi cadevano, seguiti dall’intimo, rivelando un pene imabarazzantemente eccitato. Lui arrossì, ripensando e rivedendo le dimensioni dell’altro uomo nella stanza. Il suo membro però non era certo piccolo, anzi, era ben proporzionato, pulito, colmo di vita, al punto che Sara, ben conscia dell’imbarazzo del ragazzo, non mancò di complimentarlo con lo sguardo, assicurandosi che lui la vedesse.
Esaltata dall’idea di causare tanta eccitazione, la donna si leccò le labbra, avvicinandole poi al membro del marito, avvolgendolo nella calda e capiente bocca di cui era dotata. Ella si fermò sulla punta, dapprima, bagnandola con la lingua fino a far guaire di piacere il ‘povero’ Lorenzo, il quale tremò per qualche istante, prima che la moglie lo lasciasse affondare fin nelle profondità della sua gola.
Sara pareva insaziabile, si lasciava trafiggere completamente dall’asta piuttosto ingombrante del compagno, gemendo ogni qualvolta essa arrivava in fondo, quasi volesse potersi spingere oltre. Lorenzo a malapena riusciva a trattenersi dal gridare per il piacere che la lingua e le labbra dell’amata gli concedevano ogni qualvolta gli percorressero il membro eppure, lei, era calma, piacevolmente controllata, completamente capace di apprezzare il piacere che le dava essere osservata mentre offriva la bocca al marito con tanta ingordigia. Le sue mani si erano spostate dal corpo di Lorenzo al suo, finendole una sul seno e una tra le cosce, dove aveva alzato il grembiule a sufficienza da permetterle di toccarsi. La bella donna sospirava, succhiava e mugugnava come se stesse assaporando una prelibata ricetta, carpendo ogni sapore ed al tempo stesso dando uno spettacolo irresistibile al compagno ed al discreto ospite che, ancora impietrito, la guardava eccitato ma ancora troppo spaventato per toccarsi.
Sara si tolse la grossa salsiccia di bocca con uno schioppo bagnato e soddisfacente, giocando poi a passarvi la lingua sulla punta. Volse lo sguardo ai suoi seni, coperti dal grembiule del marito, facendo osservare al ragazzo come si stesse toccando, stringendo, compiacendo, mentre dava al marito tutto il piacere che poteva.
‘Ti piaccio col grembiule?’ Chiese, spostando avanti il cotone in modo da mostrare parte di un seno.
Lui annuì.
‘Dai” continuò con un tono che ricordava quello di una professoressa ”non vuoi farti una sega guardandomi?’
Per un attimo, lui si sentì la testa girare. Era confuso, spaventato, imbarazzato. Mentre i suoi occhi captavano il ritorno della bocca di Sara sul membro del marito però, non ci fu più modo di dare a queste sensazioni lo spazio che chiedevano. Lei era intrigante, assaporava l’asta con impareggiabile ingordigia, fissando, mentre lo faceva, prima gli occhi di Lorenzo, poi i suoi, invitandolo con lo sguardo a farle vedere quanto ella lo eccitasse. La mano destra gli riprese a muoversi da sola, scendendogli verso il pene ed afferrandolo con decisione, prima di iniziare a muoversi su di esso.
Le prime sensazioni furono quelle più forti, quelle più trasgressive, accompagnate com’erano dai residui di paura che ancora gli facevano palpitare il cuore. Poi, con il passare dei secondi, egli si lasciò prendere per mano dal piacere, sentendosi sempre più libero di mostrare il suo apprezzamento alla coppia che, davanti a lui, amoreggiava senza ormai una minima esitazione. Ogni qualvolta che Sara volgeva lo sguardo verso di lui, egli percepiva un brivido intenso percorrergli l’asta, un desiderio irrefrenabile di dimostrarle quanto fosse seducente, quanto fosse eccitante guardarla succhiare con tanta ingordigia.
Era impossibile non ammirare il corpo di Sara in tutta la sua carica sessuale in quel momento. Certo, non era più il corpo di una ragazzina ventenne ma, alla soglia dei quarant’anni, era forse ancora più attraente. Mentre ne guardava le linee sinuose, egli bramava di poterle strappare il grembiule di dosso per toccarne le forme procaci, forse non più fiere come lo potevano essere un tempo ma, anche per questo, infinitamente più sensuali. Il desiderio di essere suo, di venire divorato come stava avvenendo a Lorenzo, gli cresceva nel petto, facendolo ansimare sempre più forte e con frequenza sempre maggiore, eccitandolo tanto da dover socchiudere gli occhi per porre freno, oscurandosi la vista, alla troppa foga, evitando così di esplodere, dopo pochissimi secondi, sulla dea del piacere che gli stava concedendo di guardarla.
Sara lo osservò divertita, si sfilò il pene del marito dalla bocca e, chinandosi sotto si esso, si portò con il viso in prossimità dei suoi testicoli, allungando la lingua per leccarli, poi avvicinandosi per succhiarli brevemente prima di ripercorrere, dalla base alla punta, la dura verga già bagnata della sua saliva. Soffermatasi sul glande del suo uomo per qualche secondo, appena il tempo di farlo tremare nuovamente per il piacere, la donna guardò in alto, aspettando che Lorenzo si riprendesse a sufficienza da poterla guardare in viso e concedendo lui un sorriso abbellito da un’espressione improvvisamente furbesca.
‘Posso giocare un po’ con lui?’ sospirò, leccandosi le labbra.
Lorenzo annuì e si appoggiò, quasi stravolto, al piano cottura alle sue spalle, accarezzandosi il membro tozzo mentre osservava sua moglie avvicinarsi vogliosa alle intimità di un altro uomo. Sara si alzò in piedi e con tre passi, appositamente resi lentissimi ed ondeggianti, si mise davanti a lui, a pochi millimetri dalla sua pelle. Le mani della donna gli accarezzarono il petto, poi scesero, afferrandogli la base della maglietta e sfilandola in un solo, rapido gesto. Per lui non ci fu il tempo di dire nulla, la mano destra di quella donna così eroticamente carica lo aveva già afferrato e lo stava già facendo impazzire. Era bravissima, dotata di una delicatezza indescrivibile e di mani talmente morbide che, pur tenendolo con forza, parevano solo sfiorarlo mentre lo torturavano piacevolmente, incessantemente.
‘E’ più bello così?’ Chiese lei, appoggiando la fronte sulla sua.
‘Si” sussurrò lui ”sei stupenda”
Sara sorrise e si portò le mani prima dietro la schiena e poi dietro il collo, sfilando delicatamente i due fiocchi che tenevano il grembiule da cucina stretto al suo corpo. L’indumento precipitò al suolo con dolcezza, quasi fosse accompagnato da una brezza delicata, rivelando, centimetro per centimetro, lo splendido corpo di donna matura che aveva finora, per quanto poteva, nascosto. Il ragazzo rimase a bocca spalancata di fronte ai suoi fianchi ondeggianti, alle sue cosce accoglienti, al suo pube ben curato ed ai suoi seni rosei, decorati da capezzoli ampi ed invitanti. La donna lo tirò a se, invitandogli le mani ad afferrarle il sedere, abbondantemente perfetto, facendoglielo ben stringere mentre ella riprendeva a muovergli le dita sull’asta. Il volto di lui si abbassò, affondandole tra i seni per baciarle il petto, deviando poi verso sinistra per saggiarne la morbida mammella, baciandone la pelle, orbitando in una spirale che si avvicinava sempre più al capezzolo.
Per la prima volta da quando aveva sorpreso il suo ospite a guardarla, Sara si lasciò andare ad un sospiro di piacere, stringendogli la testa al seno, invitandolo a continuare. Lui, nel frattempo, aveva retratto una mano da dietro la schiena della donna, portandola tra le cosce sue ed accarezzando l’uscio della sua parte più delicata. Anche le mani di Sara non erano state però immobili. Mentre una ancora menava ardentemente il membro del giovane, l’altra gli si era portata sul sedere e giocava, spensieratamente, intorno ai confini del suo ano, minacciando talvolta di affondarvi, solo per poi riprendere a danzarvi intorno.
‘Succhia! Succhiami i capezzoli così!’ ordinò lei, finalmente lasciando intendere di essere tanto eccitata quanto i due uomini che le facevano compagnia. ‘Mi fa impazzire”
Lui obbedì sorridente, sia per la contentezza che gli dava far godere così una donna tanto bella ed esperta, sia per il piacere che egli stesso riceveva ma, soprattutto, perché egli, al contrario di lei, sapeva che Lorenzo si era alzato dal bancone e si stava avvicinando, brandendo la sua grossa clava, al corpo caldo ed eccitato della moglie.
‘Se avessi saputo che eri così porca” disse il cuoco appoggiandosi alla schiena della donna, accertandosi c’ella sentisse la sua durezza poggiargli sulle natiche ”ti avrei accontentata prima. Mi fa arrapare quando fai la troia così”
Sara, ora presa tra i due corpi caldi e imponenti degli uomini che aveva sedotto, girò la testa verso il viso del marito.
‘Ti piace eh?’ chiese, sapendo bene quale fosse la risposta ‘Non sono mica una ragazzina io, so come si fanno godere gli uomini come voi”
Le labbra dei due vennero a contatto e le loro lingue si intrecciarono per qualche secondo. Poi Sara si staccò, riportandosi sul ragazzo, avvicinandosi a lui e appoggiandosi con le labbra alle sue, invadendogli la bocca con la lingua. Era calda, avvolgente, capace di contorcersi ed esplorare ogni cavità della sua bocca mentre lui, oramai in preda ad un incendio interiore, ricambiava con altrettanta foga. Aprendo gli occhi durante il bacio, egli ebbe il piacere di osservarla mentre, da dietro, Lorenzo le allargava le natiche con le mani ed, abbassandosi per un attimo, si infilava in lei.
‘Ah” gemette Sara piacevolmente, staccandosi dalla bocca del ragazzo. Il suo volto avrebbe potuto essere fotografato ed usato come definizione del termine piacere. I suoi occhi socchiusi non riuscivano a distogliersi da quelli del compagno più giovane, la sua bocca semichiusa lasciava uscire timidi guaiti di eccitazione, le sue labbra accennavano un sorriso e la sua lingua si mostrava, di tanto in tanto, quando al movimento delicato del marito, ben attento a farle sentire ogni millimetro del suo mastodontico strumento, si aggiungeva il tocco delle dita del giovane, il quale le carezzava l’aiuola ben curata, posta in fondo al suo ventre, scendendo alla ricerca del suo clitoride che, puntualmente, veniva stuzzicato e stimolato.
”vedo che anche voi però sapete cosa voglio.’ continuò la donna tra un respiro e l’altro, muovendo sempre più velocemente la mano sul membro di lui, assicurandosi di accelerare ogni qualvolta Lorenzo prendesse a penetrarla con più forza. Stringendolo con decisione nella mano destra, la donna tirò nuovamente a se il ragazzo, facendo si che il pene gli sfiorasse le cosce ad ogni movimento, bagnandosi così dei succhi che gocciolavano dalla sua vulva grondante. Senza fargli mancare il contatto con la sua mano per un solo istante, ella portò il braccio sinistro, quello libero, intorno a lui, passando sulle sue natiche ed accarezzandogli il perineo con l’estrema punta del dito medio.
Lui gemette dal piacere ma la donna lo silenziò infilandogli nuovamente la lingua in bocca, mentre il marito, oramai divenuto un animale da monta, la prendeva da dietro, afferrandole ora le spalle, ora i fianchi, ora la chioma rossa e nitrendo, come uno stallone, mentre la cavalcava, facendola ondeggiare contro il corpo dell’amico, amplificando il piacere sia di lui che di lei.
La stanza era oramai talmente calda che tutti e tre erano coperti dal sudore. Era una sensazione piacevole che faceva si che i loro corpi scivolassero l’uno sull’altro in maniera naturale, libera, eccitante. Così come gli umori fuoriusciti dal paradiso di Sara facevano si che l’inarrestabile stantuffo del marito entrasse e fuoriuscisse da lei con incredibile scorrevolezza. Con le labbra avvolte fermamente intorno a quelle del ragazzo, Sara gemeva e guaiva, muovendo le mani sul pene e sul perineo dello stesso, strofinando i suoi seni contro il suo petto, le sue cosce contro il suo glande. I gemiti crescevano, facendosi più forti ed intensi ad ogni colpo di Lorenzo, ad ogni movimento delle lingue intrecciate, ad ogni pennellata della sua mano. Dopo una serie di guaiti particolarmente acuti, Sara portò indietro la testa, volgendo il viso verso l’alto con gli occhi chiusi e la bocca spalancata per carpire quanta più aria le fosse possibile.
‘Sto per venire” ansimò dolcemente, mentre Lorenzo approfittava della sua posizione per stringerle le mani intorno al collo, facendo leva su di esso per spingere ancora più a fondo ”mi fate godere come una pazza!’
Non riuscì a dire altro, il fiato affannoso e le incontrollabili grida di piacere glielo impedirono, la sensazione di piacere che le dava il pene del marito, riempiendole la vulva della sua carne, unita all’eccitazione di sentire il cazzo fremente di un altro uomo strusciarle sull’interno coscia bagnato, non le permetteva di pensare ad alcuna parola, solo di emettere suoni, vocali strozzate dall’orgasmo che si faceva prossimo, salendole come un brivido lungo la schiena ed accendendole il sangue nelle vene come benzina a contatto con le fiamme.
Ad un sospiro seguì un gemito, al gemito un guaito, fino a quando il suo coito non esplose in un grido di liberazione, accompagnato dal ritmico battere pelvico che il marito esercitava sul suo sedere così straordinariamente invitante. Seguirono piccoli ragli, ululati e dolci imprecazioni mentre l’orgasmo si faceva largo nel suo corpo fino ad assopirne i pensieri come un oppiaceo, gettandone la mente nel fiume del piacere così come nel fiume dei suoi umori ella stava affogando il membro della sua felice vittima.
‘Ah, cazzo’devo venire anche io!’ Esclamò con voce roca Lorenzo, probabilmente portato all’estremo piacere dalla sensazione intensa regalatagli dall’orgasmo di lei.
‘Si amore” rispose Sara al marito ‘Vienimi dentro’riempimi!’
La donna riportò la testa in avanti, approfittando della momentanea distrazione del suo uomo per sfuggire alle sue mani che, dal collo, le scivolarono sulle spalle, continuando non di meno a spingerla, affondando con forza ancor maggiore, ora che era prossimo ad esplodere in lei. Libera dal vincolo impostole dalle orchesche mani del suo uomo, la donna si rifece avanti di quei pochi millimetri che l’avevano separata, poco prima, dal ragazzo.
‘A te ci penso io” Disse prima di scatenarsi nuovamente sulle sue labbra, penetrandogli la bocca con una lingua mai così calda e vogliosa.
Il giovane sentì le mani di Sara tirare con forza il suo pene, mungendolo quasi, desiderando che il suo latte ne uscisse per docciarla. Già travolto dall’ immenso piacere che lo possedeva portandolo sull’orlo del coito, già tremante, ansimante e pronto ad esplodere, il giovane sentì la mano sinistra della donna ripercorregli prima la natica, poi il perineo e, con un rapido ed inarrestabile gesto, infilargli un dito nell’ano con piacevole ma inaspettata irruenza.
Lui si inarcò all’indietro e, prigioniero della tenaglia di piacere in cui Sara lo aveva stretto, fece appena in tempo a sentire l’ultimo raglio di Lorenzo e il tremare delle cosce della donna che venivano inondate di sperma, prima di perdersi. Sentì il piacere percorrergli la spina dorsale, i testicoli e poi l’asta eccitata, dura, bagnata di sudore e di umori femminili, stretta in quella mano che la menava oramai come una furia pompando il prezioso liquido bianco che stava oramai per eruttare in tutta la sua maestosità.
Il liquido cominciò a tracimare, schizzando incontrollatamente su tutto il corpo di Sara la quale, mentre il seme del marito le riempiva la vulva, non accennava a rallentare i movimenti della mano, i quali facevano uscire ancor più sperma dal corpo tremante del suo giovane amante, docciandola con gocce di purissimo latte bianco, cospargendone le stesse cosce accoglienti, gli stessi seni soffici e caldi, le stesse labbra carnose, gli stessi capelli purpurei che egli aveva tanto desiderato. Quei secondi sembrarono minuti, forse ore, colme come erano di sensazioni indescrivibili, ineguagliabili le quali, pur affievolendosi lentamente, non sembravano voler restituire la sanità mentale ai tre fortunati che le stavano provando, avvinghiati, in quella rovente cucina.
Il ragazzo nemmeno seppe spiegarsi come fece a ritrovarsi steso in terra, accanto a Lorenzo, a riprendere fiato mentre Sara, ancora ansimante e grondante umori e sperma, ripuliva piacevolmente i loro membri pulsanti dai fluidi che li impregnavano. Fu quella lunga, tiepida, rilassante sensazione, la cosa più piacevole di quell’esperienza fuori dal comune.
Nessuno dei tre sapeva cosa sarebbe successo da quel momento in avanti; come sarebbe continuato il loro rapporto, se le cose sarebbero cambiate o meno. A nessuno interessava. Tutto ciò che contava in quel momento era la certezza di avere passato momenti di puro piacere, di puro calore, di pura lussuria. Momenti liberi dal tempo, dallo spazio e dalla morale, liberi dalle regole, dalle spiegazioni, dalla vergogna. Quegli istanti di incredibile gioia non li avrebbero mai abbandonati, rimanendo con loro nel tempo, come il dolce retrogusto di un buon bicchiere di vino.

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