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Racconti Erotici Etero

Compagno di corso

By 23 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo vedevo ogni giorno a lezione, fra le cento e passa persone che frequentavano il nostro corso di laurea, a volte lasciavo stare le spiegazioni del prof di turno per fantasticare, immaginavo cosa avrei potuto fare con lui, cosa avrei voluto, cosa gli avrei concesso. Qualche volta i miei pensieri erano così intensi che finivo per eccitarmi e tornavo a casa con talmente tanta voglia che, nonostante non lo facessi quasi mai, mi chiudevo nella mia camera e sfogavo le mie voglie masturbandomi. Si chiamava Marcello, aveva 23 anni come me, un fisico palestrato, un petto che metteva in risalto le sue spalle e le maglie attillate che indossava facevano risaltare i suoi pettorali. Io invece mi chiamo Lucia, anch’io ho 23 anni, sono alta 1m e 70cm, capelli castani lunghi, un giro vita che coltivo con qualche ora di palestra, una seconda soda di seno ed un culetto che ha fatto girare più di qualche ragazzo.
In università all’interno del nostro corso ci si conosce un po’ tutti però essendo in tanti non si riesce a legare in modo stretto con tutti, capitava ogni tanto di fare qualche uscita quasi collettiva in qualche discoteca, ma non ero mai riuscita a parlare con Marcello per più di cinque minuti. E soprattutto non ero mai riuscita a fargli capire quanto fossi attratta da lui. Inoltre l’avevo sempre visto con qualche ragazza, evidentemente non ero l’unica ad esserne attratta.
Come se non bastassero già tutte queste cose a rendere difficile qualsiasi tentativo, a lezione era sempre circondato dagli amici più stretti e quindi anche in classe era difficile parlargli o farmi notare. Poi accadde una cosa incredibile, una mattina di fine aprile arrivai al corso in ritardo ed entrando mi diressi subito verso le ultime file, anche perchè le prime erano già tutte occupate, e trovai Marcello seduto da solo, senza nessuno affianco. Quella mattina, visto il caldo che ogni giorno rendeva sempre più una tortura andare a lezione, mi ero vestita molto leggera, avevo una gonnellina blu corta ed una camicetta bianca che sapevo poteva diventare molto provocante se lasciata un po’ sbottonata. Era un’occasione da prendere al volo, mi sedetti subito affianco a lui chiedendogli se lo disturbavo. Lui mi rispose sorridendo che non gli davo nessun fastidio, e dopo una sua breve occhiata a me da capo a piede aggiunse anche un ‘anzi, siediti pure’. Ero contentissima, finalmente la fortuna girava dalla mia e non potevo sprecare quell’occasione. Mi sedetti, presi dallo zaino block notes e penna e con naturalezza mi tolsi il gilet restando in camicia e gonna. La lezione proseguiva e notavo che ogni tanto lo sguardo di Marcello si posava sulla mia camicia, ancora abbastanza abbottonata ma sufficientemente attillata per far intendere le mie curve, e sulle mie gambe. Infatti da seduta la gonna tendeva a risalire un po’ ma non avevo nessuna intenzione di tenderla verso giù…anzi. Mi piaceva essere osservata da lui, mi intrigava il suo sguardo, quasi mi eccitava essere l’oggetto dei suoi pensieri in quel momento, magari pensieri pieni di sesso e passione. Volevo provocare quei pensieri, assecondarli…e così cominciai a sbottonare un po’ la camicia. Prima un bottone e dopo un paio di minuti un altro ancora, a quel punto si poteva già intravvedere molto bene il reggiseno che conteneva con un po’ di fatica il mio seno. Feci tutto questo senza mai guardarlo, però con la coda dell’occhio potevo vedere come il suo sguardo fosse sempre più attratto dalle mie tette. Forse mi sbagliavo, ma mi parse pure che il suo pacco cominciasse ad ingrandirsi. Io non facevo nulla per evitare che la mia camicetta si aprisse sempre di più, tanto dietro di noi non c’era nessuno e neppure affianco, ero libera di giocare le mie carte. Ormai mancava poco più di un quarto d’ora alla fine della lezione e quella situazione stava cominciando ad accendere dentro di me una certa voglia, decisi di giocarmi tutte le mie carte e voltandomi leggermente verso di lui mi sbottonai ancora un bottone, lo feci guardandolo e lui guardò me, per qualche secondo i nostri occhi si incrociarono, io sorrisi maliziosamente e poi il suo sguardo scese sui miei seni, ora poteva vedere benissimo il mio reggiseno bianco abbastanza sottile da non nascondere che avevo i capezzoli tesi dall’eccitazione. Ogni qual volta che mi chinavo sul banco la scollatura gli permetteva di guardarmi bene, quasi non avessi nulla oltre al reggiseno. Lo vidi mettere una mano in tasca, si stava mettendo apposto il pacco, le mie tette stavano facendo effetto. Mancavano dieci minuti alla fine della lezione e non c’eravamo ancora detti nulla da quando mi ero seduta, ad un certo punto lo vidi strappare un pezzo di carta dal suo foglio e scrivere qualcosa. Appena ebbe finito mi passo il bigliettino, sopra c’era scritto ‘è difficile seguire le lezioni con te vicino, l’avevo sempre sospettato’. Io ero sempre più eccitata, mi stavo anche un po’ bagnando, mi resi conto in quel momento di essere così attratta da lui che se solo me lo avesse chiesto mi sarei spogliata completamente nuda davanti a lui. ‘Immagino….e qui in aula non posso neppure distrarti quanto vorrei’ Lo scrissi di getto e glielo passai subito. Per un secondo quasi mi pentii, mi stavo comportando da ragazza facile per uno che fino a quel momento non mi aveva quasi mai presa in considerazione, prima di lui ero riuscita a conquistare ragazzi altrettanto belli, ma poi quel pensiero svanì e senza farmi notare dagli altri infilai una mano nella camicia per far scivolare le mie dita sotto la stoffa del reggiseno alla ricerca del capezzolo ed una volta trovato lo stuzzicai un po’. Lo feci guardandolo, volevo quasi ribadire quello che gli avevo appena scritto. Lui mi rispose subito al bigliettino, ma senza scriverne un altro, appena tolsi la mano dal mio seno si chinò verso di me e mi bisbigliò all’orecchio ‘usciamo’ e mentre lo diceva con naturalezza e senza farsi notare dagli altri infilò la mano dov’erano state le mie dita pochi secondi prima palpandomi una tetta.
Ero sorpresa, li in aula, con davanti a me le spalle di un centinaio di persone fra ragazzi e ragazze, ero con la camicetta così sbottonata da permettere che una mano, la sua mano, potesse scavalcare il reggiseno e circondarmi la tetta con la sue dita calde. Tutto questo mi eccitava più di quanto immaginavo, l’idea che ero li per lui, ed ora lui mi proponeva di uscire…si, mi sentivo troppo attratta. Mi diede un piccolo bacio sulla guancia e si ritrasse subito al suo posto, sentii le sua dita scivolare via dal mio seno, come un risveglio tornai in me. Cominciai a mettere via le mie cose quando suonò la campanella, tutti cominciarono ad alzarsi ed io mi ero quasi scordata di esser ancora con la camicetta molto sbottonata. Presi al volo il mio gilè e lo chiusi con i bottoni, non avevo tempo per i bottoni della camicia, avrei dato forse un po’ troppo nell’occhio. Prendemmo i nostri zaini e ci avviammo verso l’uscita e fummo travolti dalla solita calca all’uscita delle lezioni. Lui era dietro di me, per non perderlo gli avevo istintivamente preso la mano appena la folla ci aveva circondato, le persone lo stavano spingendo e lui si schiacciò sempre più vicino a me, sentivo la sua eccitazione attraverso i suoi pantaloni, in quei pochi secondi fu così audace da far scivolare una mano sotto alla mia gonna per palparmi il sedere, velocemente la sua mano scese verso l’interno sfiorandomi tutta. Le sue dita che si permettevano di scivolare così sul mio corpo, ed il fatto che con lui mi sentissi spinta a lasciarglielo fare più che volentieri, mi rendeva tremendamente eccitata, sentivo una voglia come non la sentivo da troppo tempo, volevo essere sua.
Mollando la mia mano Marcello mi disse: ‘dai, seguimi’ e mi indicò l’ascensore vicino alle scale. Entrammo soli, ero vicina alla tastiera con i numeri e guardandolo maliziosamente gli dissi: ‘dove mi porti di bello? Andiamo su o giù?’ Come lo dissi non ci credevo neppure d’averlo fatto, e lui di risposta si avvicinò a me dicendomi: ‘ti porto più in alto che posso’ e premette il tasto del settimo piano. Non sapevo neppure cosa ci fosse lassù, se aule, uffici o ripostigli, ma era un pensiero davvero stupido ed inutile in quel momento, anche perchè con la chiusura delle porte dell’ascensore si chiuse anche la morsa di Marcello che premendo il tasto mi aveva già chiusa in un angolo tendendo il braccio. Si avvicinò a me, sorridendo ma con gli occhi furbi.
M: ‘Avevi caldo eh prima?’
I: ‘Eh si..’ tutto d’un tratto mi sentivo un po’ svanita, non sapevo bene cosa fare, come muovermi, non mi era mai capitato in passato di comportarmi come prima con lui. Ma non dovevo farmi vedere persa, lo volevo e se era una mia dichiarazione quella che cercava lo accontentai subito, cominciai a slacciare i quattro bottoni del mio gilè facendogli vedere che la mia camicia era ancora semi aperta. Lui ammirò per qualche secondo i miei seni e mi baciò stringendomi a se, non capivo se mi eccitava più il suo bacio o quello sguardo che mi aveva spogliato pochi secondi prima. Arrivati al piano mi richiusi velocemente il gilè ma probabilmente non ce ne sarebbe stato neppure il bisogno visto che sembrava deserto, c’era solo un corridoio con delle stanze, ma passandoci davanti si vedeva che erano semplici magazzini, a metà corridoio c’era una porta che dava su una parte di tetto. Era una specie di terrazza situata nel modo sbagliato ad un piano che nessuno mai frequentava, però qualche mozzicone di sigaretta c’era, e pure qualche lattina. Beh si, qualcuno ogni tanto ci passava.
M: ‘Eri mai stata qua?’
La sua domanda mi risvegliò, lo stavo seguendo vagando per i miei pensieri : ‘No, non ci sono mai passata, però è una bella terrazza’ ed infatti lo era, anche la vista sui colli non era male, gli altri palazzi erano quasi tutti più bassi.
La terrazza proseguiva seguendo il perimetro dell’edificio ed una volta svoltato l’angolo vidi una panca, probabilmente portata su da qualche gruppo di studenti. Ed io che non mi ero mai posta la domanda cosa ci fosse all’ultimo piano..
Io: ‘Tu invece ci vieni spesso?’
M: ‘No beh, qualche volta con gli amici in pausa pranzo o a bersi una birra..oppure in compagnia’
Lasciò cadere la parola compagnia avvicinandosi a me, lentamente mi stava mettendo spalle al muro, e da quel lato dell’edificio praticamente non ci poteva vedere nessuno, c’erano solo due palazzi un po’ più alti della terrazza ma erano molto distanti.
Io: ‘E’ un posto molto interessante se si vuole sfuggire un po’ dalla frenesia delle lezioni…si possono fare cose molto più belle a volte che sentire i prof’. Lui mi voleva? Era quello che volevo io, volevo esser desiderata da lui, volevo averlo qualunque cosa mi proponesse, ero e volevo esser sua. Da protagonista però e per questo comincia a sbottonarmi il gilè dicendogli: ‘Prima non ti sei neppure accorto di una cosa..’, lui mi guardò un po’ sorpreso, pensai che forse ero riuscita a fargli provare un po’ di sorpresa, di indecisione perchè non comandava solo lui, finito di sbottonare il gilè con le mani aprii la camicetta mostrandogli completamente le coppe del reggiseno. Lentamente le mie mani scivolarono sui miei seni seguendo il bordo delle coppe congiungendosi nel mezzo fra le mie tette, dove c’era il gancio di chiusura del reggiseno. In quel momento pensai ad un mio ex, ad uno dei primi, quando andavo ancora alle superiori, non che fosse il primo ragazzo con cui facessi sesso, però andava pazzo per le mie tette e gli piaceva un sacco mettermelo fra i seni e godere del loro massaggio. Nei due anni che passammo assieme mi convinse ad acquistare reggiseni con il gancio frontale, all’inizio mi sembrava strano, o meglio da ‘un po’ facile’ però a quel tempo pensavo che lo facevo per lui, perchè l’amavo. Avrò avuto sedici-diciasette anni, ero innamorata di lui e cedevo alle sue avance facilmente, ed infatti indossare reggiseni con l’apertura frontale significava raddoppiare le occasioni per permettergli di baciarmi, palparmi. Ed ora ero davanti a Marcello e sentii una voglia di liberare le mie tette e lo feci, gli dissi: ‘Non ti eri accorto di questo’ sganciando le coppe. Le mie tette nude, davanti a lui, l’aria primaverile, l’eccitazione…ci baciammo, la sua lingua attorno alla mia, le sue mani sulle mie tette, le sue labbra che abbandonano le mie per posarsi sui miei capezzoli, una scossa che mi attraversa dai seni a tutto il mio ventre per risalire poi fino in testa, lo volevo troppo e concedermi mi stava eccitando da morire, sotto ero bagnatissima, una mia mano scese, spinsi verso il basso gli slip facendoli scendere fino a metà coscia. Ero sua, volevo dirglielo, confessarli che lo volevo e che poteva avermi.
Io: ‘Dai Marcello, ti voglio, voglio esser tua..’ gli presi una mano, lui smise di leccarmi il capezzolo della tetta che stava palpando, mi guardò ed io gli dissi ‘sono tutta tua’ e portai la sua mano sulla mia fighetta bagnata. Sentii subito il suo dito medio entrarmi dentro, ero così bagnata che non trovò nessuna resistenza, anzi lo accolsi vogliosa, eccitata com’ero avrebbe potuto mettermene dentro subito due o tre. La mia mossa l’aveva sorpreso ma non troppo, era già tornato a leccarmi le tette mentre il suo dito mi esplorava dentro.
Io: ‘Oh si Marcello, così, continua…ohhh sii..’
M: ‘Sei una porca Lucia, scommetto che un dito non ti basta per godere’ e anche il suo indice scomparì nella mia fighetta sempre più grondante di umori, li sentivo cominciare a scendere lungo l’interno delle cosce. Ero in una terrazza dove poteva arrivare chiunque, con le tette di fuori, gli slip abbassati e Marcello che mi faceva un ditalino fantastico. Non ero mai stata così porca, così spudorata, ma tutta quella situazione mi eccitava e soprattutto lui, Marcello, non so cosa mi facesse, ma affianco a lui mi sentivo impossessata da una voglia pazzesca, capace di fare qualunque porcata con lui. E lui in quel momento si stava godendo le mie tette ed aumentava il ritmo delle dita, ormai stavo per godere.
Io: ‘Ohh sii…dai, mi fai godere…le tue dita mi fanno impazzire…sii cosii’
M: ‘Mi piaci così porca…hai delle tette fantastiche…e avrei una voglia matta di leccarti questa fighetta bagnata’ e nel dirlo aumentò il ritmi del ditalino, scosse sempre più forti partivano dal mio bacino e mi facevano tremare tutta di piacere. Lo volevo, volevo il suo cazzo, lo volevo tutto.
Cominciai a slacciargli la cintura dicendogli ‘Anch’io voglio divertirmi..’ Mentre stavo per slacciargli il bottone dei pantaloni Marcello mi disse ‘Dai, tiramelo fuori, dai da brava troietta’.
Avevo una voglia pazzesca di spogliarlo si, volevo finalmente prenderglielo in mano, sentirlo eccitato. Ma non ero una puttana o una troia qualunque. Fermai le mie mani, lui mi guardò ed io gli dissi ‘Non sono una troietta qualunque..’ le mie mani sbottonarono i suoi pantaloni e mentre le mie dita scivolavano dentro i suoi boxer io dissi ‘sono la tua troietta, solo tu mi fai eccitare così…ho voglia del tuo cazzo’. Glielo dissi così, spudoratamente come non avevo mai fatto prima. Finalmente ce l’avevo in mano, era davvero bello, avevo sentito un po’ qualche voce fra ragazze, tutte dicevano che era ben dotato ed infatti appena l’ho preso in mano l’ho percorso per la sua lunghezza con le dita per arrivare fino alle palle, per poi massaggiargliele un po’ e afferrare il suo cazzo duro fra le dita. Era lungo e caldo ma soprattutto duro, ora che l’avevo in mano ero ancora più eccitata e appena sentii il terzo dito di Marcello cominciare ad entrare nella mia fighetta venni travolta da un orgasmo fantastico, con tre dita dentro il ditalino di Marcello aumentava la mia voglia di esser sua, la mia voglia di cazzo…del suo cazzo. Mi venne istintivo abbassarmi e prenderglielo in bocca. Scesi molto lentamente, volevo prima farlo scivolare fra i miei seni e poi lo presi subito in bocca, una pompata dopo l’altra il suo cazzo entrava sempre di più nella mia bocca, la mia lingua roteava sulla sua cappella. Mi piaceva, appena avevo preso il suo cazzo in bocca mi era venuta voglia di succhiarglielo, di leccarlo tutto, era davvero grande, non riuscivo a prenderlo tutto in bocca, mi alternavo, lo succhiavo e poi lo leccavo…mi piaceva giocare con la punta della lingua sulla sua cappella e poi far scomparire il cazzo fra le labbra. Con una mano comincia ad accompagnare le mie pompate, mi piaceva segarlo e succhiarlo, era una cosa che mi aveva sempre eccitata fin dai primi pompini, forse un po’ perchè era così che piacevano al primo ragazzo a cui l’avevo preso in bocca, a 17 anni, e poi con gli anni avevo cominciato a provarci gusto ad averlo in mano e poterci giocare con la bocca. Con una mano sulla mia testa Marcello cominciò ad accompagnare il movimento della suo cazzo nella mia bocca, sentivo che era sempre più duro, più grosso. Per un secondo mi passò per la testa l’immagine di me vista da fuori proprio in quel momento..ero mezzanuda inginocchiata davanti ad un ragazzo che mi stava scopando la bocca…la mia eccitazione trasformò quel pensiero in ancora più voglia di cazzo. Aumentai il ritmo della mia bocca, volevo farlo godere tutto dentro la mia bocca. Con una mano aumentai il ritmo della sega e con l’altra lo afferrai da dietro per spingermi il suo cazzo ancora più in gola. Lui prese la mia testa fra due mani e cominciò letteralmente a scoparmi la bocca, ero in estasi perchè ero finalmente sua, poteva scoparmi come voleva e se era la mia bocca che voleva io gli avrei fatto il miglior pompino che avesse mai ricevuto. Le sue pompate erano sempre più veloci ed io lo volevo…e di colpo lui fermò la mia testa con il suo cazzo dentro, la mia lingua non smise di leccare tutto quel cazzo e lui cominciò a sborarmi dentro. Uno spruzzo dopo l’altro si stava svuotando nella mia bocca, la mia mano non si fermò un attimo e continuai a segarlo mentre godeva riempiendomi la bocca di sbora.
Ingoia tutto e ripresi a leccarglielo, era ancora duro e non riuscivo a fermarmi, l’avrei succhiato per ore.
M: ‘Sei una pompinara fantastica Lucia, continua a succhiarmelo si…ummm..davvero uno dei migliori pompini..’
Tirai fuori il suo cazzo dalla bocca e gli dissi ‘solo ?..’ e mi alzai per baciarlo.
Avvicinai le mie labbra alla sua bocca sussurrandogli ‘un giorno riuscirò a farti il migliore dei pompini’.
Mi strinse forte a se e mi baciò, poi lentamente mi sospinse a seguirlo verso la panca, sempre baciandosi e palpandoci ci spostammo, lui si sedette ed io automaticamente mi tolsi completamente gli slip, lui mi guardò e vidi che cercava nella tasca dei pantaloni, mi chinai ed estrassi la sua mano dalla tasca e tirò fuori un preservativo. Glielo presi dalla mano, lo aprii e gli srotolai il preservativo sul suo bel cazzo. Alzai la gonna e aprendo le gambe mi sedetti sopra Marcello. Il suo cazzo era duro e pronto a scoparmi, sentii subito il suo glande spingere sulle labbra che lo accolsero subito, ero talmente bagnata che mi impalai subito il suo cazzone, seduta su di lui tenevo le gambe ben aperte e potevo finalmente godermi quel cazzo enorme dentro di me. Le mani di Marcello mi presero da sotto le cosce raggiungendo il mio culetto e cominciarono ad alzarmi e poi riabbassarmi sul suo cazzo. Ad ogni colpo lo sentivo entrare di più, era fantastico, lo sentivo pulsare dentro di me, lo sentivo spingere fino in fondo, avevo ormai quasi tutto il suo cazzo dentro e lui aumentava il ritmo. Mi stava scopando perfettamente, raggiunsi un orgasmo e tremai tutta ma lui mi strinse più forte e continuò ad impalarmi con il suo cazzo su per la mia figa ormai aperta, godevo e mi scopava, e più mi scopava più io godevo. Ogni tanto mi fermava con il suo cazzo dentro, lo potevo sentire tutto e lui con la lingua si concentrava sui miei capezzoli, ero in estasi, mi sentivo la sua porca, la sua troietta personale si, in fondo era quello che stavo facendo, me lo stava scopando su una terrazza godendo come una troietta dopo avergli praticamente mostrato le tette in classe.
M: ‘Che porca che sei Lucia, non ti immaginavo così vogliosa, ti sfonderei questa fighetta per ore..’
Io: ‘E’ il tuo cazzo che mi fa diventare così porca, fammelo sentire tutto dentro, fino in fondo’
Non finii neppure la frase che Marcello mi aveva già stretta a se spingendo il suo cazzo il più possibile dentro. Per un attimo mi sentii esplodere, era davvero grande ed averlo tutto dentro mi dava una sensazione mai sentita prima. L’ennesimo orgasmo mi raggiunse così, con lui che mi stringeva e sfondava la mia figa, lo travolsi dalle scosse per il godimento e venne anche lui.
Restammo fermi, non so bene quanti secondi, in realtà entrambi avevamo il fiatone, mi alzai e cominciai a recuperare slip ed altri vestiti che avevo un po’ sparso.
Non feci neppure in tempo a finir di abbottonare tutta la camicia che sentii la mano di Marcello palparmi il sedere da dietro.
M: ‘Io vado giù che ho un impegno, ci vediamo dopo, porcellina?’
Io per un attimo non sapevo cosa rispondergli, in realtà ero ancora tutta scossa da quello che avevo fatto..e poi lui se ne andava così velocemente.. ‘Ci vediamo si…’ però sentivo di nuovo un po’ in confusione, vedevo Marcello andarsene eppure mi sentivo soddisfatta come non mai. L’unica cosa che riuscivo a pensare era che scopare con Marcello era fantastico e dovevo assolutamente rifarlo.

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