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Corna e controcorna.

By 10 Novembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo cominciato a lavorare nella cucina di un albergo. In questo avevo seguito le orme di mio padre. Lui era uno chef, anche molto apprezzato, e io ero un cuoco che si stava facendo le ossa. Ma ero sicuro che presto sarei diventato bravo come lui. Per chi non lo sa c’&egrave una bella differenza tra l’essere chef e l’essere un cuoco. Il cuoco cucina, lo chef comanda il cuoco che cucina. E io ero il cuoco che cucinava, ma per fortuna lo chef che avrebbe dovuto dirigere i lavori era spesso ubriaco. Quindi in pratica avevo la cucina in mano.
In quel periodo con Laura non andava molto bene, e cominciai a frequentare un’altra ragazza. Ma Laura ovviamente non lo sapeva. Questa ragazza si chiamava Miriam; era etiope. Era arrivata in Italia da piccola con i suoi genitori. Miriam lavorava in cucina con me, ed era bellissima. Me lo faceva venire duro molto spesso perch&egrave portava sempre il perizoma, e quando si abbassava a raccogliere qualcosa, o a prendere una padella in uno scomparto in basso, lo vedevo. Vedevo quella sottile linea di stoffa che finiva in mezzo alle sue natiche. Quella pelle nera, quelle labbra carnose, il culo da modella, i capelli crespi, mi facevano spesso desiderare di passarci una notte insieme e fare l’amore. Me la immaginavo mentre con la bocca mi baciava l’asta, e io che gli infilavo una mano tra i capelli invitandola a prendermelo in bocca, e poi che le sborravo sul viso, copiosamente. Oppure sognavo di leccarle il buco del culo, di aprirle le natiche e tirare fuori la lingua, e leccarglielo per bene il suo orifizio anale. Questi pensieri ce li avevo di continuo.
Tra me e Miriam si era instaurato un rapporto di amicizia fatto di scherzi e provocazioni. Lei si divertiva a provocarmi, facendo battutine a doppio senso, e io le rispondevo. Era il nostro modo di giocare, e di passare il tempo, altrimenti in una cucina si rischia di impazzire. A Miriam piaceva molto stuzzicarmi con le sue provocazioni, e lo faceva di continuo. Ma se in principio era solo un gioco, dopo un pò diventò qualcos’altro. Tipo c’era una cosa che lei faceva spesso quando io la riprendevo su qualche cosa che aveva fatto di sbagliato. Ad esempio dimenticava di preparare la base per il soffritto e io la riprendevo, e allora lei per sdrammatizzare si metteva a novanta gradi davanti a me e mi diceva: “va bene, ho sbagliato. E ora che vuoi farmi? Vuoi incularmi?”. Faceva sempre così. E quando si abbassava io le vedevo il perizoma e la carne delle sue chiappette nere, e mi faceva eccitare un casino, ma la cosa finiva lì. Un giorno però Miriam si era dimenticata di mettere al fornole patate, e io l’avevo ripresa.
– Miriam! E che cazzo. Ti avevo detto di mettere al forno le patate!
– E allora? Ho sbagliato – si mise a novanta davanti a me, e vidi un’altra volta il suo bel culo nero con quel filo del perizoma che le passava tra le natiche. – Cosa vuoi farmi? Vuoi incularmi?
Quel giorno non mi trattenni, l’afferrai per i fianchi e iniziai a simulare una penetrazione sbattendole il mio cazzo duro contro il culo.
– Sì Miriam, voglio fotterti – dissi. – C’ho una voglia di montarti che nemmeno t’immagini.
– Che fai?! – urlò lei divertita. – Sei proprio un maiale.
Infilai le dita dentro l’elastico del perizoma e glielo tirai giù insieme ai pantaloni. Lei non si oppose minimamente e allora tirai fuori il cazzo dai pantaloni e glielo misi contro il buco del culo. Bastava solo una spinta per ficcarglielo nel retto. Mi aspettavo da parte sua una forma di resistenza, e invece niente, mi guardò con la coda dell’occhio, quasi come se non aspettasse altro che il mio cazzo dentro.
– E allora? – mi chiese. – Vuoi incularmi oppure no?
– Mimì (era il suo diminutivo, e io così la chiamavo), te lo sfondo questo bel culetto nero!
– E dai, sfonda! Fammi vedere come fai.
Non riuscivo a capire se stesse scherzando o facesse sul serio, ma decisi di osare, così le diedi una bella sculacciata e poi spinsi il glande dentro il suo buco del culo, ma in quel momento sentimmo la porta della cucina aprirsi, e allora Miriam si tirò su perizoma e pantaloni in fretta e furia, e io rimisi dentro il cazzo duro come il marmo. Ma il discorso era stato solo momentaneamente sospeso. Ormai il treno era partito, e noi ci eravamo sopra, e non potevamo più tirarci indietro. Lei sapeva benissimo che volevo il suo culo. E io sapevo benissimo ormai che lei era ben disposta a darmelo. Bisognava solo stabilire quando sarebbe avvenuta la monta.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/vuoi-incularmi-in-foto-jasmine-webb.html Miriam mi mise seriamente in crisi, perch&egrave la desideravo tantissimo. Entrare dentro di lei era il mio chiodo fisso da quando la conoscevo, e lei mi aveva dimostrato che potevo farlo, potevo averla, anche il culo. Ma io ero pur sempre fidanzato, e mi sarei sentito tremendamente in colpa se avessi deciso di ingropparmi Miriam. Ma cazzo, mi aveva offerto il suo condotto anale sul posto di lavoro, io lo stavo quasi per penetrare, e poi era andato tuttoma puttane per via del rumore di una porta che si apriva. Miriam aveva avuto paura che qualcuno potesse vederci.
In ogni modo quando tornai a casa mi confidai con mia madre. Lei era l’unica che poteva darmi dei consigli. Quando avevo dei dubbi in ambito amoroso mi rivolgevo a lei, e lei di solito mi consigliava sempre bene.
– Si tratta di Laura, vero? – mi domandò.
– Non proprio mamma, ma di una collega di lavoro. La voglio, e lei mi ha dimostrato di essere ben disposta a concedermi il suo corpo.
– Ah! &egrave proprio un bel problema. Ma a questo punto devi chiederti: cosa provi nei confronti della tua collega? Amore o semplice voglia di montartela?
– Non lo so mamma, so solo che voglio averla.
– E allora vai a prenderla – mi rispose. – Vai da lei e falla tua, se &egrave anche lei a volerlo. Saziate il vostro amore, la vostra voglia di godere. Vedrai che dopo avrete le idee più chiare sul valore di questa vostra passione.
Mia madre come sempre aveva ragione. In questo modo avrei tradito Laura, ma mia madre mi aveva fatto capire che le passioni non andavano nascoste, ma comprese. Bisognava indagare il senso dei nostri desideri. Quello che provavo per Miriam era ancora un sentimento molto misterioso. Sapevo soltanto che o possederla, soprattutto analmente, e lei si era mostrata ben disposta a concedersi. C’avevo sempre un sacco di pensieri porchissimi su di lei. Sognavo spesso ad occhi aperti di leccarle il buco del culo, succhiarglielo, e nel frattempo stringerle le natiche con entrambe le mani, e poi sculacciarla. Quei pensieri non mi lasciavano in pace. Mia madre aveva proprio ragione. Dovevo andare da lei e farla mia.
Per fortuna non dovetti scomodarmi più di tanto. Fu lei a cercarmi. Erano le nove di sera, e dopo aver parlato con mia madre mi telefonò proprio Miriam. Lei era l’ultima ad andarsene dalla cucina dell’albergo. Lei si occupava delle ultime faccende, poi chiudeva la porta e consegnava le chiavi in portineria. Ma quella sera mi chiamò per dirmi che si era dimenticata di scongelare della carne che mi serviva per il giorno seguente. Al telefono aveva una voce calda, direi eccitata, tremolante. Aveva tanta voglia di fare sesso.
– Sono io – disse. – Ascolta Rocco, ho dimenticato di scongelare la carne che ti serve per domani.
– Miriam, io… – non sapevo che dirle, volevo solo supplicarla di darmi il suo culo nero, in modo che potessi penetrarlo e godere.
– Ho sbagliato, e allora? Che vuoi farmi? Vuoi incularmi?
Non dissi niente. Ci fu quasi mezzo minuto di silenzio. Due erano le cose, o me lo tiravo fuori e mi facevo una sega, oppure andavo da lei e mi impossessavo del suo corpo. Fu lei a decidere per tutti e due.
– Dai, vieni da me – disse. – Vieni a incularmi, me lo merito. Ti aspetto.
Ero eccitato come un toro, ma allo stesso tempo l’idea di andare da lei mi terrorizzava. Sarei stato all’altezza? Non ero quello che comunemente si definisce uno stallone da monta, e ero sicura che Miriam era abituata solo a quel target di uomini. Figuriamoci, una ragazza così porca, sicuramente c’aveva una fila di maschi dominanti che le ronzava intorno. Comunque uscii dalla mia cameretta come un fulmine e presi le chiavi della macchina di mia madre, la quale incuriosita da tutta quella fretta mi chiese dove stavo andando.
– Vado da lei, mà.
– Bravo Rocco – rispose. – Goditela. E mi raccomando, fai godere anche lei.
Prima di continuare a raccontarvi di come andarono le cose devo premettere una cosa, e cio&egrave che Miriam era sposata. Ma era stato un matrimonio di convenienza, perch&egrave lui era pieno di soldi e proprietà. Aveva un terreno con i bracciqnti e un recinto con gli animali e una stalla con cavalli berberi. Insomma, era ricco sfondato, ma era brutto da morire, e a letto era una frana. Io in confronto a lui ero un maschio alpha. Lui non riusciva neppure ad appoggiarlo sulla figa di Miriam che già cominciava a sborrare. Ma in compenso aveva così tanti soldi da non sapere neppure cosa farsene. Era un bamboccione, una vera nullità. Eppure Miriam diceva di amarlo. Ma sapevo benissimo che non era così. Quando lui le aveva chiesto di sposarlo lei aveva detto di sì solo per un motivo: i soldi. E infatti ogni tanto sentiva il bisogno di farsi montare da qualcuno. Adesso toccava a me fare quello che non faceva suo marito, e cio&egrave farla godere.
Arrivai a casa di Miriam che era buio. Abitava in periferia in una villetta di campagna. Miriam aveva pensato bene di chiedere al marito di farle costruire una dependance dove, gli aveva detto, poteva trascorrere del tempo e rilassarsi quando ne aveva voglia. Figuratevi, lui brutto come la peste, lei una strafiga da paura, per lui ogni desiderio di Mimì era un ordine. E così le fece costruire una dependance faraonica. Ma la cosa che non sapeva, il cornuto, era che a sua moglie quella dependance non serviva per rilassarsi, come gli aveva detto, ma per accogliere gli uomini da cui si faceva montare. E quella sera avrebbe accolto me.
Parcheggiai dietro la villa, in modo da non dare nell’occhio. Andai dritto verso l’alcova di Miriam e trovai la porta aperta. Dentro vidi la luce accesa del grande salone e entrai. La chiamai ma lei non mi rispose. Allora mi girai intorno. Sentivo il suo profumo, era lì, ma non la vedevo. Poi finalmente sentii la sua voce.
– Finalmente sei arrivato.
Mi girai. Era in piedi sulla soglia della camera da letto, indossava un completino nero porchissimo.
– E adesso cosa vuoi farmi? Vuoi incularmi?
– E me lo chiedi? C’ho il cazzo durissimo.
Andai verso di lei e la baciai, e le nostre lingue si unirono, la nostra saliva si fuse diventando un’unica sostanza pastosa, e intanto con le mani raggiunsi le sue natiche e gliele strinsi in una morsa e spinsi il bacino contro il suo inguine per farle sentire quanto ce l’avevo duro. Lei mi infilò una mano tra i capelli accarezzandomi amorevolmente, con l’altra invece iniziò ad accarezzarmi il pacco da sopra i pantaloni. Non volevo saperne di lasciare la sua bocca. Mi piaceva il suo sapore. Ma lei era affamata di cazzo, e così si abbassò e mi tirò giù la lampo dei jeans. Fece venire fuori il cazzo duro e iniziò a baciarlo lungo tutta l’asta. Sarebbe stata una notte ricca di sorpese.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/la-dependance-del-peccato.html Miriam aveva proprio tanta voglia. Lo notai da come mi succhiava il cazzo. Ebbi l’impressione che stesse facendo di tutto per farmi venire soltanto con la bocca, quasi per mettermi alla prova e per divertirsi. Era tipico di Miriam scherzare e divertirsi, e il vedermi sborrare in tempi record sarebbe stato per lei sicuramente un buon motivo per ridere. Ma prima che ciò avvenisse le presi la testa con entrambe le mani e la tenni ferma e feci uscire fuori il cazzo dalla sua bocca. Miriam produceva saliva in quantità industriale, il mio attrezzo ne era completamente ricoperta. Lei rimase a bocca aperta, come se si aspettasse che glielo rificcassi in bocca. Ma non fu così e allora mi sorrise con aria da sfida.
– Che c’&egrave? Non ce la fai? Stai temporeggiando?
– Sai cosa voglio – le presi un braccio e la spinsi sul divano, e lei scoppiò a ridere per quel mio modo di fare. Capii che per lei quello che stavamo facendo era un gioco. Un gioco porco, ma comunque un gioco. La feci mettere col culo rivolto verso l’alto e le spostai il lembo di intimo che le nascondeva l’orifizio anale. A quel punto ce l’avevo davanti alla faccia, stretto, nero come il colore della pelle del suo corpo da pantera. Tirai fuori la lingua e glielo leccai e lei mugolò di piacere. Dovevo calmarmi un pò, e così decisi di dedicarmi con la bocca al suo buco del culo. Aveva un sapore meraviglioso, di sudore e secrezioni. Lo succhiai.
La fretta mi consigliò male, e così appoggiai il mio glande sul suo buco e lo feci entrare in tutta la sua interezza, e poi cominciai a pomparla. Ma nel frattempo iniziai a sborrare dentro copiosamente. Feci finta di niente, e infatti lei non se ne accorse. Ma quando andai a tirare fuori il cazzo un caldo rivolo di sborra le colò fuori dal condotto anale. E fu lì che se ne accorse, quando sentì il calore della sborra che le scendeva dal buco, fino alle labbra della fighetta.
– Ehi, cosa succede lì dietro? Mi sa che qualcuno &egrave appena venuto.
– Non ti preoccupare Mimì, ho appena cominciato. Stanotte ti rompo tutta.
– E dai, fammi vedere come fai.
Mi spogliai completamente e anche lei. Adesso eravamo entrambi nudi, e scivolai sul suo corpo baciandola dall’ombelico fino a salire, fino alla sua bocca. Le nostre lingue si unirono di nuovo. Strofinai il mio cazzo, di nuovo duro (e non poteva essere altrimenti con quel gran pezzo di figa di Miriam), sulla sua vagina completamente depilata. Le presi il viso con le mani e ci guardammo negli occhi. Cazzo ragazzi, era bellissima. Poi mi sorrise e continuammo a baciarci con passione. A quel punto mi feci strada dentro di lei attraverso la sua fighetta, ma lei mi respinse mettendomi le mani sul petto.
– No no no no! Lì no. Solo nel culo.
– Perch&egrave?
– Perch&egrave sì. Solo in culo.
Non ne capivo il motivo, ma non mi andava di insistere. Allora lei si mise su un lato, e io dietro di lei, e prese il mio cazzo in mano, e lo guidò verso il suo retto. Diedi una spinta e lo feci entrare dentro. Le presi una gamba e gliela tenni alzata. Adesso che avevo già sborrato ero tranquillo, più calmo, e potevo godermi Miriam con calma. Mentre la scopavo le baciavo le spalle e il collo; mi piaceva il suo odore, e il colore della sua pelle mi faceva morire. Miriam aveva l’abitudine di ridere mentre scopava. In verità anche quando non scopava. Rideva in continuazione, di tutto e di tutti, e mi sorprese scoprire che rideva anche mentre faceva l’amore. Come se per lei fosse tutto un gioco, anche farsi inculare.
Sentivo che stavo per venire di nuovo e così feci uscire il cazzo dal suo retto e mi alzai in piedi, e lei si inginocchiò ai miei piedi e aprì la bocca, aspettando i miei schizzi. Sborrai copiosamente e le inondai il viso. Mi accasciai sul divano e lei con ancora il viso imbrattato di sborra mi si mise sopra e cominciò a tempestarmi di baci sporcandomi tutto con il mio seme. Lo stava facendo apposta, per scherzo, perch&egrave si divertiva a farlo. Io cercai di divincolarmi, ma lei insisteva col baciarmi.
– Che c’&egrave? Ti fa schifo? Ma se &egrave roba tua!
– Sì ma preferisco che rimanga sul tuo viso.
Lei scoppiò a ridere, poi si alzò e andò nell’angolo cucina della dependance a prendere da bere. La seguii con gli occhi, e le guardai il culo per tutto il tempo. Ragazzi, che capolavoro! Avrei voluto dirle che l’amavo, ma non volevo sembrare stupido. Però lo pensavo. Mi sarebbe piaciuto portarla a casa e farla conoscere ai miei genitori, e dir loro: “mamma, papà! Questa &egrave la mia fidanzata!”. Questo mi avrebbe riempito d’orgoglio. Ma non sarebbe andata così. Miriam era sposata, e io non avevo alcuna possibilità di sostituirmi a suo marito. Prima si tutto perch&egrave non avevo abbastanza denaro per farlo. In confronto a lui ero uno straccione. Di certo sapevo scopare meglio. Su questo non c’era dubbio. Ma chiunque sapeva scopare meglio del marito di Miriam. Il fatto &egrave che lei ad uno buono scopatore preferiva uno ricco sfondato.
Quando ritornò sul divano, con due bicchieri di aranciata, rimanemmo a parlare un altro pò. Poi dopo mi disse che era meglio se toglievo le tende, altrimenti il marito si sarebbe insospettito. E così ritornai a casa, con le palle svuotate, e ancora il sapore del suo buco del culo sulla bocca.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/solo-in-culo.html – Come hai potuto farmi questo? – mi chiese Laura.
Alla fine avevo deciso di confessarle tutto sul conto di Miriam. Era giusto che lo sapesse. Le cose stavano in quel modo; avevo fatto sesso anale con la mia collega di lavoro, e se a Laura non stava bene era libera di lasciarmi. Non me la sentivo di nasconderle quel fatto. Ero ben consapevole che non ci sarebbe passata su tanto facilmente. Ma io ero fatto così, avevo le mie debolezze. Non ero riuscito a resistere all’invito di Miriam di penetrarla analmente. Chiaramente Laura non la prese molto bene.
Quando glielo dissi eravamo in un locale dove suonavano jazz. Eravamo seduti ad un tavolino, con due bicchieri di vino davanti e un sacco di gente che ci circondava. Sembravano tutti felici, eccetto Laura. L’allegria dominava incontrastata eccetto che al nostro tavolo. In sottofondo una band di tre elementi eseguiva delle improvvisazioni niente male. Il trio era formato da tre musicisti afro americani provienienti da New Orleas. Erano in Italia per un tour promozionale del loro nuovo disco.
– Come hai potuto farmi questo? – mi domandò ancora, e io non sapevo cosa dirle.
C’era poco da spiegarle. Vedevo Miriam tutti i giorni a lavoro, con quei pantaloni bianchi da lavoro così aderenti che le si vedeva il perizoma che portava sotto. Quel suo culo nero così invitante a cui non avevo saputo resistere, e allora mi ci ero infilato dentro. Cosa c’era da piegare? Eppure Laura non riusciva a capacitarsi. Sembrava che le si era infranto un sogno. Ci mancava poco che scoppiasse a piangere, e io speravo vivamente che non lo facesse. Odiavo vederla piangere. Ma la sua reazione fu ben diversa. La rabbia esplose sul suo viso, digrignò i denti e se avesse potuto urlare lo avrebbe fatto. Si guardò ai lati con la coda dell’occhio per valutare come era meglio comportarsi. C’era troppa gente per fare una sfuriata, così si limitò a guardarmi con un’aria minacciosa, con i pugni stretti sul tavolo.
– Come ti sentiresti se io mi facessi scopare da un altro uomo? – mi domandò con la voce tremolante. – Da quello lì, per esempio – guardò in direzione del bassista jazz che al momento stava eseguendo un assolo davvero da maestro, e nel frattempo guardava verso di noi, ma per la precisione guardava la mia ragazza. – Se non te ne sei accorto, &egrave da mezz’ora che mi sta fissando. E allora? Cosa penseresti di me se mi facessi scopare da quello lì? Scommetto che ha un cazzo bello grosso. Più grosso del tuo.
– Laura, hai ragione ad essere arrabbiata – dissi. – E l’ho notato anche io che quel tipo ti sta fissando. E avresti tutte le ragioni del mondo a farti rimorchiare da lui. Lo capisco benissimo che adesso senti il bisogno di vendicarti. Se questo può farti sentire meglio, allora fallo.
Laura rimase ancora più perplessa, poi prese il calice di vino con decisione e si alzò dal tavolo, guardandomi con aria di sfida. Il concerto era finito, e lei si avviò verso il piccolo palchetto di legno. La vidi sorridere al bassista del trio e nel giro di qualche minuto cominciarono a flirtare. Non so bene cosa si dissero, però vedevo lei fare la stronzetta, e lui provarci spudoratamente, nonostante sapesse bene che era una ragazza impegnata, e che io ero lì al tavolo. Laura si comportava come una scolaretta innamorata. Poi lei gli prese la mano e lo portò da me.
– Tesoro, Sabi ci ha invitati in albergo da lui a bere un cocktail.
– Io credo che ritornerò a casa – risposi.
– Sabi, puoi scusarmi un secondo? – venne verso di me parlandomi all’orecchio per non farsi sentire da lui. – Eh no, caro! Adesso tu vieni in albergo con noi e mi guardi mentre mi faccio scopare come una cagna. Chiaro?
Era la sua vendetta. Il prezzo che dovevo pagare per aver fatto sesso anale con Miriam. Dovevo espiare la mia pena e non potevo dire di no. Così decisi di seguirli, o meglio di condurli verso l’albergo dove sarebbe avvenuta la monta. Eh sì, perch&egrave ero io che guidavo, e loro si misero dietro e cominciarono coi preliminari baciandosi in modo appassionato e toccandosi nei punti più caldi. Laura con una mano gli accarezzava il suo grosso cazzo da sopra i jeans, mentre lui le aveva tirato su il vestitino e le aveva infilato una mano nelle mutandine e la stava sgrillettando. Sentivo il suono delle sue dita che tintillavano ossessivamente la fighetta zuppa della mia fidanzata, e lei che ansimava. Poi lei gli tirò giù la lampo dei jeans e fece venire fuori il suo enorme cazzo nero, e quando lo vide a momenti le prendeva un colpo.
– Oh mio dio, &egrave gigantesco! Non ho mai visto un cazzo così grosso, Sabi.
Lo vidi anche io dallo specchietto retrovisore, e effettivamente era davvero grosso. Laura riusciva a stento a chiudere le sue dita intorno all’asta. Non ero sicuro che sarebbe riuscito a entrare nella figa della mia ragazza. Non aveva mai accolto dentro di se un affare di quelle dimensioni. Ma lei non si fece impressionare. Era ben determinata ad andare fino in fondo, e a punirmi. Era chiaro che voleva farmi morire di gelosia. Ma paradossalmente quella situazione mi eccitava da morire. Quello che provavo era una specie di attacco di panico; era fretta di vedere cosa sarebbe successo, di vedere la mia fidanzata a letto con un altro, ma allo stesso tempo avevo paura. E se Sabi l’avesse messa incinta? Certo, poteva usare un preservativo, ma chi ce l’aveva? Laura non usava la pillola, a differenza di mia sorella, o di mia madre. Quando facevamo l’amore usavamo il profilattico. Ma quella sera? Si sarebbe fatta penetrare senza per darmi un ulteriore lezione? Ero sicuro che sarebbe andata così. Dovevo solo sperare che Sabi non le schizzasse dentro.
Inoltre Laura stava facendo di tutto per umiliarmi di fronte a lui. Mise il braccio di fianco al suo grosso cazzo per vedere quanto era lungo, e in effetti andava dal gomito alla sua mano. Constatata quella terribile verità spalancò gli occhi e si rivolse a me.
– Guarda tesoro, questo &egrave un vero cazzo – disse. – Peccato che il tuo sia un terzo di questa sventola.
A quel punto Sabi la prese per i capelli e le mise l’attrezzo in bocca, che lei accolse con grande piacere iniziando un pompino appasionato, mentre con una mano lo segava. E intanto guardava verso di me, per appurarsi che non mi perdessi niente di quello che stava succedendo lì dietro. E come potevo perdermelo? Ma se credeva di farmi del male lavorandosi il palo di Sabi con la bocca, si sbagliava di grosso. Quello che stava facendo mi eccitava da morire. Intanto eravamo arrivati all’albergo dove alloggiava Sabi. Una volta entrati dentro Laura sarebbe stata definitivamente sua, e io non vedevo l’ora di godermi lo spettacolo.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/come-hai-potuto-in-foto-riley-reid-baby.html Sabi stava per Saboteur, cio&egrave sabotatore. Si faceva chiamare così nel circuito del jazz. Non tutti sanno che nel jazz molti musicisti hanno dei nomignoli che li caratterizzano. E lui era il sabotatore delle note, aveva cio&egrave la presunzione di andare oltre la musica. Ma oltre ad essere un sabotatore della musica era anche un sabotatore delle coppie, e lo stava dimostrando con la mia fidanzata, impossessandosene, facendola sua davanti ai miei occhi. E Laura non sembrava in grado di resistergli, o comunque stava fingendo per infliggermi dolore. Io l’avevo tradita e ora dovevo pagare, guardando un altro uomo che se la faceva. Ma la cosa che non sapeva, la mia dolce metà, &egrave che quello che stava avvenendo mi stava eccitando da morire. Forse ero anche io un cuckold, come lo era mio padre. Quella sera capii il piacere che doveva provare nel condividere mia madre con altri uomini. Era come un miscuglio di emozioni, che variavano dal piacere al terrore, dal dubbio alla certezza. Tutte emozioni che ti assalivano la testa come una tempesta di meteoriti, e alla fine ti sentivi stordito, come dopo un sogno. Ma quello che stava accadendo non era un sogno. Era la realtà. La mia ragazza tra le braccia di un afro americano, il quale a breve l’avrebbe avuta sessualmente.
Arrivammo in albergo, Sabi e Laura, mano nella mano, si avviarono verso l’ascensore, e io dietro di loro. La mia fidanzata aveva il vestitino tutto spiegazzato, perch&egrave in macchina Sabi gliel’aveva alzato per infilarle una mano nelle mutandine. Entrammo in ascensore, e quando si chiusero le porte Laura si avvinghiò al corpo di lui baciandolo appassionatamente con la lingua, e Sabi le tirò su il vestitino scoprendole il culo e stringendole le natiche con entrambe la mani. Laura indossava un perizoma nero. Ero stato io a comprarglielo. Prima di metterci insieme indossava solo stupide mutandine con i disegnini di orsetti e gattini. Un giorno le dissi che ero stanco di vederla con quella roba, e che mi sarebbe piaciuto vederla indossare della lingerie più porca. Lei mi disse che indossare il perizoma la faceva sentire in imbarazzo, ma che se mi faceva piacere mi avrebbe accontentato.
Ebbene, Laura quella sera aveva deciso di indossare il perizoma. Glielo vidi quando Sabi gli alzò il vestitino. Vidi le sue mani spremergli le natiche per bene, poi con le dita si fece strada oltre il sottile lembo del perizoma che finiva tra i glutei e le accarezzò il buco del culo. Laura ebbe un sussulto.
– Che fai!? – gli domandò sorridendogli.
– I want your fucking ass – mi ero dimenticato di dirvi che Sabi parlava soltanto la sua lingua. Comunque penso che avrete capito com’era la storia. Sabi voleva il culo della mia fidanzata.
– Puoi avere tutti i miei buchi – gli rispose. – Stasera sono tua, fai di me ciò che vuoi.
Non avevo mai visto la mia fidanzata così puttana. Lo stava facendo apposta per farmi ingelosire. Ma purtroppo per lei mi stava facendo solo eccitare come un matto.
L’ascensore arrivò al piano dove stava la sua stanza. Le porte si aprirono e sempre tenendosi per mano Sabi e Laura uscirono e io li seguii. Entrammo in camera e Sabi aiutò la mia ragazza a sfilarsi il vestitino. Adesso era nuda, fatta eccezione per il perizoma e le scarpe coi tacchi. Si strinsero in un abbraccio baciandosi appassionatamente, e lui fece scivolare le sue mani nuovamente sui suoi glutei. Era chiaro che trovava irresistibile il culo della mia ragazza. Io mi misi a sedere vicino alla porta finestra del balconcino e me ne rimasi a guardare come se il fatto non fosse il mio. Ma dentro i pantaloni avevo un erezione fantastica. Ed ero sicuro che pure Sabi fosse nelle mie stesse condizioni, con la piccola differenza che lui a breve l’avrebbe infilato nella fighetta della mia ragazza, mentre io mi sarei dovuto accontentare di guardare. In verità avevo voglia di farmi una sega mentre loro due facevano l’amore, ma non sapevo se potevo farlo.
Laura si inginocchiò e gli abbassò la lampo dei jeans facendo venire fuori il suo grosso cazzo che gli finì con un balzo direttamente sulla faccia. Lo baciò tutto, dalle palle e lungo tutta l’asta, fino alla cappella. Lui lo prese alla base e le schiaffeggiò le guance, e lei rise. Era la prima volta che le facevano una cosa del genere. Dovette sembrarle una cosa insolita. La cosa che non sapeva era che per gli uomini fare così era un segno di dominazione, come a dire: “sei mia”. Poi glielo puntò sulle labbra e lei lo accolse in bocca. Da dove mi trovavo non riuscivo a vedere bene cosa succedeva, perch&egrave Laura mi dava le spalle. Vedevo solo la sua testa andare avanti e indietro su quel grosso palo, e sentivo lo schioppettio delle sue labbra inumidite dalla saliva. Sabi le mise una mano tra i capelli e la guidava nei movimenti, poi cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, quasi come se si stesse scopando la bocca della mia ragazza, e glielo fece entrare tutto, fino in gola, quasi fino a strozzarla. Poi lo fece uscire facendole riprendere fiato. A quel punto la fece alzare e la spinse sul letto, le afferrò il perizoma con entrambe le mani e glielo strappò via. Ormai, il perizoma che le aveva comprato, era inutilizzabile. Sabi si tolse i vestiti, e una volta nudo salì sul letto insieme a lei.
Era come avevo pensato. Niente condom. Entrò dentro di lei senza protezione, e lei non protestò neanche un pò. Se lo avessi fatto io avrebbe fatto un sacco di storie. Lei era sempre stata contraria al sesso non protetto. Ma quella sera doveva darmi una lezione, e allora si fece penetrare da Sabi senza storie. Il cazzo le scivolò dentro a poco alla volta. Era troppo grosso ed era chiaro che gli stava facendo male. Vidi sul suo viso una smorfia di dolore che, non appena il cazzo le fu completamente dentro, si trasformò in un espressione di appagamento.
– Oh sì! – disse. – Questo sì che &egrave scopare. Dio mio, &egrave la prima volta che prendo un cazzo vero dentro.
Altra frecciatina velenosa che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto ferirmi. Ormai non le contavo più. Stava facendo di tutto per umiliarmi. Sabi iniziò a pomparla in modo deciso standole sopra, e lei si aggrappò con braccia e gambe al suo corpo e lo lasciava fare. Ogni tanto mi guardava per accertarsi che stessi guardando. Stavo letteralmente per venirmi nelle mutande. Vedere quel colosso nero sul corpo esile di Laura, sentire lei che godeva, osservare il suo grosso cazzo sparire completamente nel corpo della mia ragazza, e poi vederlo uscire fuori, e le sue grosse palle penzolare, belle cariche, pronte a cacciare fuori litri di sborra per riversarli… dove? Era questo che mi chiedevo.
Ad un certo punto la prese di peso, sollevandola, e continuandola a scopare stando in piedi. La teneva su tenendola per le cosce. Era un fenomeno, non c’era che dire. Poi fece uscire il cazzo dalla sua fighetta e glielo puntò contro il buco del culo. Ebbe non poche difficoltà ad entrare, dal momento che di sesso anale Laura era poco pratica. Lo avevamo fatto solo una volta. Ricordo che quando gliel’avevo chiesto lei si era mostrata molto contrariata. Mi disse che era una cosa schifosa. Poi però ero riuscito a convincerla e si era lasciata penetrare. Ma solo per un paio di minuti, poi mi aveva chiesto di uscire, perch&egrave quello che stavo facendo non le piaceva. E invece, con Sabi, sembrava piacerle molto. Non protestò minimamente, anche se era chiaro (dalle smorfie di dolore) che ricevere un cazzo di quelle dimensioni nel retto le stava causando un certo dolore. Ma stava facendo di tutto per non dimostrarlo, anche se non era facile.
– Sì, tutto in culo! – disse, poi si rivolse a me. – Tesoro, guarda qua che roba. Me lo sta rompendo.
Non ce la facevo più, stavo letteralmente schizzandomi nelle mutande. E così mi bastò toccarmelo appena un pò per iniziare a sborrare. Che sborrata sensazionale. E intanto Sabi continuava a scoparsi la mia ragazza analmente, fino a quando venne il momento di godere anche per lui, e allora mise giù Laura e la fece inginocchiare. Le puntò il cazzo sul viso e le iniziò a schizzare riempiendole il viso di sborra. Per fortuna aveva avuto il buon senso di non venirle in figa. A quel punto Sabi andò in bagno dove rimase per qualche minuto, e io rimasi a guardare Laura seduta a terra, stremata, con il viso pieno di sborra calda. Lei mi guardò con un sorriso di sfida.
– E allora? Ti &egrave piaciuto quello che hai appena visto? Adesso hai capito cosa ho provato quando mi hai detto che sei andato a letto con un’altra?
Avevo capito. Avevo capito di essere un cuckold.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/il-sabotatore.html Ormai era da parecchio che non vedevo mio padre. Da quando i miei si erano separati lo vedevo una volta la settimana. E dopo quello che era successo avevo proprio bisogno di confrontarmi con lui, il quale di esperienze cuckold era abbastanza pratico. Mio padre e mia madre si erano dedicati a lungo a tale pratica. Quindi a chi potevo raccontare quello che era successo con Laura, se non a lui. Solo lui poteva capirmi.
Ci incontrammo in un bar del centro. Lui sembrava in ottima forma e abbastanza rilassato. Ero sicuro che con la sua nuova fiamma ci dava dentro alla grande. D’altronde Manuela era una gran bella MILF, e secondo me era anche molto brava a letto. Certo, anche mia madre lo era. Avevo avuto modo di constatarlo spiandola più volte mentre faceva l’amore, e vi posso assicurare che era una vera bomba, una professionista del sesso. E credo che Manuela grosso modo fosse allo stesso livello. Ero sicuro che fosse un’amante molto focosa. Ma mi chiedevo, mio padre condivideva Manuela con altri uomini, come aveva sempre fatto con mia madre? Oppure con lei era diverso?
Mio padre nel vedermi mi mise subito un braccio sulle spalle, tirandomi affettuosamente a se. Mi fece le classiche domande di rito: come stai, come sta tua sorella, come va il lavoro. Le classiche domande a cui rispondevo freddamente con un: tutto a posto. Bevemmo un caff&egrave e poi ce ne andammo in giro senza meta, e io aspettavo la domanda fatidica che ancora non mi aveva rivolto. Ogni volta mi chiedeva se con Laura andava bene. Era una delle prime cose che mi chiedeva. A mio padre piaceva molto la mia fidanzata. Non mi fraintendete, non in quel senso là (o almeno non credo). Gli piaceva perch&egrave, mi diceva, era una brava ragazza, e poi perch&egrave aveva un viso ingenuo e degli occhi in cui era leggibile una bontà d’animo difficile da trovare nelle persone. Hai trovato un angelo caduto dal cielo, mi ripeteva spesso. Per lui era un vero e proprio angelo. E io avrei dovuto, secondo il suo parere, amarla e rispettarla. Perch&egrave non era facile trovare un angelo come lei. Sembrava più innamorato lui che io.
– Tutto bene con Laura? – finalmente mio padre fece la famosa domanda.
A quel punto gli raccontai dell’accaduto, cominciando dall’inizio, quindi dal mio tradimento. Tutto era cominciato da lì. Poi avevo deciso di confessare tutto a Laura, e questo aveva causato una conseguenza inaspettata.
– E sarebbe?
– Sarebbe che lei si &egrave vendicata.
– E cosa ha fatto?
– Mi ha tradito anche lei. Ma lo ha fatto davanti ai miei occhi. Si &egrave fatta rimorchiare da un tipo, e poi siamo andati in albergo, ed &egrave lì che &egrave avvenuta la cosa. Con me presente. E il fatto &egrave che mi &egrave piaciuto, capito? Vederla fare l’amore con un altro mi ha eccitato tantissimo.
Mio padre non sapeva cosa dire, ma la cosa non lo stupì tantissimo. Soltanto non sapeva cosa consigliarmi. Lo vidi per un attimo pensieroso, poi bofonchiò qualcosa nei confronti di Laura, ma come se stesse pensando a voce alta. Disse: accidenti, una ragazza da sposare! E non so dirvi se lo disse in modo ironico o lo pensava per davvero.
– Papà, ho deciso di confidarti questa cosa perch&egrave… beh perch&egrave tu e mamma… avete avuto esperienze simili se non sbaglio.
– Vedi Rocco, non c’&egrave niente di male nel desiderare di vedere la propria donna insieme ad un altro uomo. &egrave anche questa una forma d’amore. Chiaramente questa &egrave una cosa che deve partire da entrambi. Lo devono volere entrambe le metà della coppia. E allora lì si crea un rapporto fatto d’amore, con la complicità di altri uomini. Non c’&egrave niente di male a condividere la propria donna con altri maschi.
Sembrava che stesse dicendo quelle cose soltanto per giutificarsi di quello che faceva con mia madre. Ma non ce n’era bisogno. Lo sapevo benissimo che non c’era niente di male, d’altronde se i miei in passato si erano divertiti insieme ad altri uomini era perch&egrave era stata anche mia madre a volerlo. Quindi che male c’era?
– Qual’&egrave l’esperienza che ricordi con più piacere? – gli domandai.
– Beh ce ne sono tante – mio padre guardò un punto indefinito della strada e sorrise. Quella domanda gli aveva rievocato centinaia di ricordi meravigliosi. E forse gli aveva riacceso la passione che aveva per mia madre, chi lo sa. Ma quello che credo veramente &egrave che la passione che c’era tra i miei non se ne fosse mai andata. Quella che stavano vivendo era solo una piccola parentesi, che presto si sarebbe richiusa. – Forse il ricordo più bello che ho fa riferimento ad un incontro avvenuto in estate. Ricordo che io e tua madre eravamo soliti frequentare una spiaggia nudista molto ambita da scambisti e coppie cuckold, con relativi bull in cerca di avventure. Tua madre era la più desiderata di tutte, d’altronde con le sue forme non poteva essere altrimenti. Le persone che frequentavano la spiaggia erano sempre le stesse, ma ricordo che quel giorno venne uno nuovo. Un motociclista con un Harley venuto da chissà dove. Un bull in cerca di una preda. E tra le tante donne, lui scelse tua madre.
– Era un bell’uomo?
– No, per niente. Anzi, a vederlo era un tipo davvero poco raccomandabile. Aveva la barba lunga, i capelli coperti da una bandana rossa, e aveva un fisico abbastanza tozzo. Però… sotto era messo davvero molto bene. Ad un certo punto si &egrave avvicinato a noi. Dopo essersi guardato a lungo intorno aveva trovato la sua preda, tua madre.
– E come ha fatto a rimorchiarla?
– In modo molto stupido, ci si &egrave avvicinato e le ha chiesto: ti piacerebbe fare un giro su una vera Harley? Tua madre, non so per quale motivo, era affascinata da quell’energumeno, come se fosse “l’uomo” per eccellenza. E non seppe dirgli di no. Forse anche perch&egrave si era sentiva lusingata del fatto che tra tante donne lui avesse scelto proprio lei. In ogni modo la vidi salire in sella alla sua moto, nuda, insieme a lui, e poi li vidi partire. Non ho mai saputo cosa sia successo, perch&egrave tua madre non ha mai voluto raccontarmelo. Però posso solo immaginarmelo. E il fatto di poterlo solo immaginare mi rende questo episodio ancora più eccitante di nostre altre avventure.
– Secondo te mamma e quel tizio cos’hanno fatto?
– Beh Rocco, di certo non si sono raccontati le barzellette. La cosa che mi sarebbe sempre piaciuto sapere &egrave “dove” l’hanno fatto, e “come”. Forse… non &egrave il caso che continui a parlare con te di queste cose.
– Ma no, anzi. Il problema &egrave che quando parli di mamma lo fai con nostalgia. Ti manca molto, vero?
– Tantissimo. Ci penso in continuazione.
– E allora perch&egrave non provi a riconquistarla? Dimostrale che l’ami.
– E come?
– Come hai sempre fatto.
Mio padre mi disse che con Manuela andava bene, ma allo stesso tempo era chiaro a entrambi che non poteva essere altro che una relazione tutta puntata sul sesso. Solo con mia madre poteva esserci amore. Era per questo che pensava a lei in continuazione. L’ostacolo, quello che fino a quel momento lo aveva frenato da ogni iniziativa, era il toy boy. Ma probabilmente il toy boy, gli dissi, poteva giocare in qualche modo in suo favore. Un cuckold come mio padre non poteva non capirlo.
E comunque il mio problema non era risolto. Come avrei dovuto comportarmi con Laura?

http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/ricordi-di-unesperienza-cuckold.html Mi rividi con Laura due giorni dopo la monta. Lei era convinta di avermi dato una bella lezione, ma in realtà non sapeva che vederla fare l’amore con un altro uomo mi aveva eccitato da morire. E sentivo di doverglielo dire. Quando la rividi non potetti fare a meno di immaginarmela ancora con il viso imbrattato di sborra. Ora ovviamente era pulito, ma su quelle guance, su quella bocca, due giorni prima c’era stato lo sperma di un altro uomo. E quel pensiero mi faceva diventare matto.
Nonostante quello che era successo, Laura si comportava come se niente fosse. Passeggiammo mano nella mano nella villa comunale di fronte al municipio, come una coppia qualsiasi. Laura non sembrava volerne parlare di quello che era successo, allora ci provai io, ma ogni volta che introducevo l’argomento lei sviava il discorso, quasi come se si vergognasse a farlo. Quasi come se quello che avevamo fatto appartenesse al passato, e ora era il momento di andare avanti, e ritornare ad essere una coppia normale, immune da corna e scappatelle. Per me invece era necessario parlare di quanto era successo. Sentivo che da questo potevano dipendere un sacco di cose. Sentivo il bisogno di emozioni forti, di fare cose che le altre coppie non fanno. E volevo farlo insieme a Laura. Volevo che fosse la mia complice, che facessimo delle porcate insieme, senza vergogna. Quello che era accaduto due giorni prima non poteva essere una parentesi chiusa per sempre.
Ad un certo punto incrociammo un ragazzo di carnagione olivastra, abbastanza muscoloso, con un tatuaggio di un tribale sul braccio. Era un amico di Laura, anche se a dirla tutta per un periodo si erano frequentati. Laura per un periodo aveva lavorato in un negozio di souvenir al centro, e lui, si chiamava Christian, era uno degli operai che stavano ristrutturando il negozio accanto. Ci fu da subito una grande attrazione, e così cominciarono a frequentarsi. Ebbi l’impressione che nel rivederlo Laura provò una forte emozione, perch&egrave iniziò ad arrossare tutta e non riusciva neppure a parlare tanto che balbettava. Era chiaro che provava ancora qualcosa per lui, e che quella attrazione che c’era tempo addietro non era mai sparita.
– Lauretta! Come stai? – domandò lui. – Accidenti, sei sempre più bella!
– Beh, anche tu – bofonchiò lei.
Laura era davvero nel panico. Pure uno stupido avrebbe capito che era ancora innamorata di lui, e nonostante questo cercava di nasconderlo goffamente. La vidi addirittura tremare per la forte eccitazione. E il fatto che fossi lì al suo fianco, di fronte a quella sua vecchia fiamma, la fece sentire sicuramente in difficoltà.
– Lui &egrave Rocco – a quel punto decise di presentarci. Ma vorrei farvi notare come mi aveva presentato a lui; non come il suo fidanzato, bensì semplicemente come Rocco. Adesso la cosa si faceva spudorata. Laura subiva ancora un’attrazione incredibile per Christian. Altrimenti non capisco perch&egrave non mi aveva presentato come il suo ragazzo. Si era limitata a dire il mio nome, quasi facendomi passare per un amico. Christian mi strinse la mano. Poi disse che doveva scappare via, ma che gli aveva fatto molto piacere incontrarci.
Laura cominciò a riprendere fiato e il suo viso riprese il colore naturale. Continuammo la nostra passeggiata, ma lei fece scena muta per tutto il tragitto. Non disse una parola. Io invece pensai per tutto il tempo a come poter girare quella faccenda a favore mio. Da come aveva reagito Laura sembrava che il fuoco della passione che c’era con Christian non si fosse mai spento. Le chiesi di lui, ma senza sembrare paranoico. E lei mi disse che era semplicemente uno con cui si vedeva tempo fa. Ma non mi bastava. Mi sarebbe piaciuto cosa facevano, quando si vedevano. Di certo non scopavano, perch&egrave Laura la verginità l’aveva persa con me. Di certo non se ne stavano con le mani in mano. Forse lo faceva godere soltanto con la bocca? E se sì, lui dove sborrava?
– Perch&egrave tremavi tutta davanti a lui? – le chiesi. Ma credetemi, non lo feci per fare polemica. Glielo domandai soltanto perch&egrave volevo sentirmi dire che ancora provava una certa attrazione per lui. Invece ottenni un’altra cosa. Laura si inviperì di brutto.
– Rocco, si può sapere cosa ti prende? Sei geloso di lui per caso? Ti sbagli, non tremavo.
– Laura non ti arrabbiare. Non l’ho detto con cattiveria. Era una semplice constatazione. Tu stavi tremando, e mi piacerebbe sapere perch&egrave. Ti piace ancora?
– Ma cosa stai dicendo? Basta Rocco, non ne voglio più parlare.
– Dai, ammettilo. Ti piace ancora. E scommetto che ti piacerebbe molto uscirci insieme. Non mi da fastidio, sai? Anzi, mi fa piacere se magari qualche volta usciamo insieme a lui.
– Fammi capire, ti piacerebbe se io uscissi con un mio ex? Ma sei matto?
– No, forse non hai capito bene. Mi piacerebbe soltanto se ci fossi anch’io.
– Ho capito – disse lei. – Ho capito che sei un porco.
A quel punto mi girò le spalle e se ne andò via. Rimasi senza parole. Forse avevo sbagliato. Forse Laura non era ancora pronta per esperienze di quel tipo. Mi venne un groppo alla gola che quasi scoppiavo a piangere. E pensai addirittura che forse non l’avrei più rivista, perch&egrave l’avevo fatta davvero grossa. Una volta un amico mi ha detto che ci sono certe fantasie che alla propria donna non vanno confessate. Certe fantasie vanno tenute nascoste, devono rimanere appunto delle fantasie. Forse quel mio desiderio di rivederla insieme ad un altro uomo dovevo tenermelo per me. E tutto il giorno non feci che pensare al grande errore che avevo fatto. Me ne ritornai a casa e mi misi sul letto a cercare di dormire. Ma non ce la facevo. Pensavo sempre a lei, e sentivo in continuazione la sua voce incazzata che mi diceva: ho capito che sei un porco. Era davvero finita? Dopo un pò arrivò la risposta. Il telefono di casa iniziò a squillare. Andai a rispondere ed era lei.
– Allora &egrave così? Ti piacerebbe condividermi con altri maschi? Ma che razza di uomo sei?
– Laura, io credo che non ci sia niente di male. Tutti noi abbiamo delle fantasie, e questa &egrave la mia. Forse ho sbagliato a parlartene e spero che saprai perdonarmi.
– Vuoi vedermi montata da un altro uomo? E va bene. Ti accontento. Chiamerò Christian per un appuntamento. Però poi di questa storia non ne parliamo più. Intesi?

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/la-passione-di-laura.html Era tutto pronto. Laura aveva contattato il suo ex e gli aveva proposto di uscire a cena con noi. Non credo che Christian immaginasse cosa avevamo in mente. In ogni modo avevo prenotato un tavolo in un ristorante un pò periferico, perch&egrave Laura temeva di essere vista da qualcuno, e non voleva che si parlasse male di lei, insomma che si diffondesse la voce che faceva cose da puttana. Per me non c’era nessun problema, e l’accontentai. Poi prenotai anche una camera d’albergo, sempre abbastanza periferico. Insomma, il treno era partito e non si poteva più tornare indietro.
Passai a prendere Laura a casa sua. Quando la vidi uscire dal portone mi mancò il fiato. Aveva indossato un vestito porchissimo, con una lunga apertura davanti fino all’ombelico, e anche di dietro, l’apertura arrivava fino al culo, da cui spuntava l’elastico del perizoma. Camminava su dei lunghi tacchi a spillo, con non poche difficoltà. Laura non era abituata a quelle altezze vertiginose. Sul viso i suoi soliti occhiali da vista con la montatura della Rey-Ban, e subito mi immginai Christian che le sborrava sul viso, e il suo sperma che si posava sulle sue lenti.
Vederla vestita in quel modo mi disorientò parecchio. In principio pensai che non era lei, ma semplicemente una topa che abitava nel suo stesso stabile, e che magari stava uscendo col suo fidanzato. Ma poi quando la vidi venire verso di me realizzai. Era la mia ragazza, vestita come una cagna in calore. Una vera e propria trasformazione improvvisa. Mi chiedevo chi l’avesse spinta a mettersi in gioco in quel modo. Forse si era lasciata consigliare da qualcuno. In ogni modo era bellissima e te lo faceva venire duro soltanto a guardarla. Laura entrò in macchina, e nel sedersi si tirò su il vestito fino ai fianchi per non sgualcirlo, scoprendo il perizoma nero semitrasparente, dietro il quale si vedeva la peluria scura della fighetta.
– Quanto sei gnocca – fu il mio commento.
– Beh, non &egrave che stiamo andando ad una partita a carte con gli amici. Visto e considerato quello che dovrò fare, ho pensato bene di vestirmi in modo provocante. E’ stata una tua idea, ricordi? O hai cambiato idea e vuoi tirarti indietro?
– No no.
Era strano vederla in quel modo. Laura aveva sempre detto che indossare vestiti succinti la metteva in imbarazzo. E quel vestito che indossava non era soltanto succinto, ma era ai limiti dell’osceno. Era chiaro che nel ristorante conciata in quel modo avrebbe dato scandalo, e tutti gli uomini le avrebbero messo gli occhi addosso, provocando l’ira delle proprie mogli. Tutti avrebbero pensato: “guarda quella zoccola come si &egrave conciata”. E la cosa mi eccitava un casino, perch&egrave la “zoccola” in questione era la mia fidanzata.
Lungo la strada ebbi non pochi ripensamenti. Stavo per consegnare la mia donna nelle mani di un altro uomo. Era giusto tutto questo? Non era forse irrispettoso nei confronti della donna che probabilmente un giorno sarebbe diventata mia moglie? Condividerla con un altro uomo per appagare le mie voglie porche. Stavo quasi per mettere la freccia e fare un inversione a u, per ritornare a casa e dirle che mi ero sbagliato. Ma in quel modo avrei fatto la figura del pazzo. Provai comunque a dirle qualcosa affinch&egrave fosse lei a chiedermi di ritornare indietro.
– Senti Laura, non &egrave che devi farlo per forza. Quello che stiamo facendo necessita del consenso di entrambi. Se non sei d’accordo con quello che stiamo facendo possiamo anche tornarcene a casa. Che dici? Magari ci guardiamo un film e a questa storia non ci pensiamo più.
– Che c’&egrave? Ci hai ripensato? Potevi dirmelo prima. Lo sai quanto mi &egrave costato questo vestito? Eh no Rocco, adesso usciamo con Chrisian, e una volta in albergo non voglio sentire storie. A proposito, li hai portati i preservativi? Non vorrai mica che mi faccia penetrare senza protezione?
– No no, li ho portati – gli feci vedere la scatola, lei la prese e se la rigirò tra le mani per vedere se era tutto ok.
– Confezione da sei? – domandò. – Speriamo che basteranno, sennò ci tocca proseguire a bocca.
Arrivammo al ristorante e Christian era lì ad aspettarci, vestito in modo molto elegante, con addirittura la cravatta. Era strano vederlo in quel modo. Quando l’avevo conosciuto indossava dei vestiti da lavoro. Per chi non lo ricordasse Christian faceva l’operaio. Quindi vi lascio immaginare quanto appariva strano con quel completo elegante. In ogni modo quando vide Laura fece un gesto con entrambe le mani come a dire: “mamma mia, che gran pezzo di figa!”. I due si abbracciarono e lei gli baciò le guance. Lui le accarezzò un fianco, e vidi chiaramente la sua mano sfiorare i suoi glutei.
Entrarono nel ristorante tenendosi mano nella mano e io dietro di loro, come uno spettatore passivo. Mi domandavo se Christian avesse intuito quali erano le nostre intenzioni. D’altronde era così chiaro, da come era vestita Laura lo avrebbe capito chiunque il motivo di quell’invito a cena.
Appena entrammo nel ristorante constatai quello che avevo immaginato, e cio&egrave che tutti guardarono verso di noi, e l’attenzione dei clienti era rivolta soprattutto su Laura, che era vestita come una mignotta. Ci mettemmo a sedere e mi guardai intorno, notando che ad ogni tavolo non si faceva che parlare di noi, con disprezzo e indignazione. Era chiaro che stavano dicendo della mia fidanzata le cose peggiori, e cercai di immaginarmi cosa dicevano: “ma tu guarda queste ragazze d’oggi! Vanno in giro come delle mignotte”. “Se fosse mia figlia le farei passare la voglia di andare in giro come una puttanella a forza di schiaffoni”. Ero sicuro che in linea generale era quello che pensavano.
La nostra conversazione con le solite domande di rito: cosa stai facendo, che progetti hai, che farai questa estate e cose di questo tipo. Io mi limitai ad ascoltarli. Era molto eccitante vederli flirtare. Col passare dei minuti la loro conversazione cominciò a farsi sempre più piccante, perch&egrave cominciarono a ricordare i tempi in cui stavano insieme, fino a quando Laura se ne uscì con una frase che spiazzò sia me che lui.
– Ti ricordi quanti pompini che ti facevo? E tu poi alla fine mi schizzavi sempre in faccia. Per ripulirmi il viso dalla sua sborra mi ci voleva un pacchetto di fazzoletti.
Christian rimase senza parole, e mi guardò con la coda dell’occhio, quasi come se si sentisse in imbarazzo per quello che la mia fidanzata aveva appena detto.
– Dai Laura – disse. – Non dire queste cose davanti al tuo ragazzo.
– Non ti preoccupare. A lui piace se dico queste cose – poi si rivolse a me: – non &egrave così?
Avevo il cuore che mi batteva alla velocità di un treno e non riuscivo neppure a parlare, così lei continuò raccontando delle cose che facevano lei e Christian.
– Però un rimorso ce l’ho – disse. – Mi dispiace di non averti mai dato questa – Laura allargò le gambe fugacemente facendogli vedere il suo perizoma semitrasparente, da cui si potevano ben vedere le labbra della sua fighetta premute contro il tessuto. Poi richiuse le gambe per non dare spettacolo. – Nonostante tu me l’abbia chiesta innumerevoli volte. Ma io ti dicevo sempre di no, ti ricordi? Perch&egrave non mi sentivo pronta. Se potessi tornare indietro te la darei senza troppe esitazioni. Anzi, ti darei anche l’altro buco se tu me lo chiedessi.
Io e Christian eravamo senza parole. Laura era proprio scatenata. Credo che ad un certo punto se ne fosse resa conto, e allora cercò di calmarsi, e disse che doveva andare in bagno. La vedemmo andare via, e a quel punto toccava a me fare la prossima mossa. Era d’obbligo da parte mia spiegare a Christian cosa stava succedendo.
– Sai, credo che Laura nonostante sia passato del tempo ha ancora una cotta per te. Non fa che parlare di quando stavate insieme.
– Ah sì?
– Eh sì. Credo che il rimorso di non averti mai avuto “completamente” la fa stare molto male. Io la amo molto, e pur di accontentarla sono pronto ad accettare il fatto che tu e lei facciate quello che non avete fatto quando era il momento. Per questo motivo ho prenotato una camera d’albergo, non molto distante da qui. Ti sarei molto grato se tu soddisfassi la sua voglia di averti. Puoi anche rifiutarti, ovviamente.
– Per quanto questa storia sembra molto surreale, accetto volentieri. Darò alla tua donna quello che vuole.
Era fatta. Dopo cena saremo andati in albergo e avrei assistito alla monta della mia ragazza.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/10/laura-super-porca.html Ci avviammo verso l’albergo. Lo avevo prenotato su Internet, e non mi ero reso conto quanto fosse squallido. Il classico alberghetto dove gli uomini di mezza età ci portavano le mignotte per passare una piacevole serata. Quando entrammo nella stanza pensavo che Laura e Christian avrebbero subito cominciato a darci dentro. E invece Laura andò verso la porta finestra e aprì le tende per guardare fuori, e esultò di felicità scoprendo che di fronte all’albergo c’era una spiaggia. La struttura era un cesso, ma a quanto pare aveva il privilegio di trovarsi davanti al mare.
– Wow! C’&egrave una spiaggia! – gridò Laura. – Che ne dite di fare un bel bagnetto? Magari nudi.
Eravamo alla fine di maggio, il clima lo permetteva, e così decidemmo di farla felice euscimmo dall’albergo. Per arrivare sulla spiaggia c’era un sentiero in mezzo a delle sterpaglie incolte. Insomma, non era Miami Beach, ma era un posto dove stare tranquilli. Magari avremmo incontrato qualche guardone, ma con Christian ero sicuro. Con lui a Laura non sarebbe successo nulla di spiacevole.
Laura e Christian si spogliarono. La mia fidanzata adesso era nuda ad eccezione degli occhiali, e si lanciarono in un inseguimento giocoso lungo la spiaggia. Christian era già in erezione e cercava di prendere Laura, ma lei si divertiva a farsi inseguire. Poi finalmente lui riuscì ad afferrarla, e la prese da dietro, premendogli il cazzo duro in mezzo alle natiche.
– Ti ho presa finalmente – disse e cercò di infilarglielo in figa, ma Laura non glielo permise.
– Eh no! Prima devi mettere il preservativo.
– Il preservativo? Ma &egrave più bello senza – protestò lui.
– Se non lo metti non ti faccio entrare.
A quel punto capì che la mia ragazza su questo argomento era abbastanza inflessibile, e allora vennero verso di me, che intanto me ne ero rimasto in disparte a guardarli. Laura allungò una mano nella mia direzione tenendo il palmo della mano aperto all’insù. Voleva un profilattico. Così presi la scatola da sei e gliene diedi uno. Laura ne aprì un angolo con i denti e lo tirò fuori, e poi lo mise sul glande bello duro di Christian e lo srotolò fino alle palle.
– Adesso sì che iniziamo a ragionare – disse.
Ritornarono verso la riva e Christian si distese sulla sabbia, e la mia ragazza ci si mise sopra facendo entrare il suo cazzo duro dentro di se. Io mantenni una certa distanza perch&egrave non volevo che la mia presenza in qualche modo intaccasse la naturalezza del loro rapporto. Guardarli da lontano mi bastava. Vedere la mia fidanzata che andava su e giù, con il cazzo di un altro uomo infilato in figa, questo mi appagava. E soprattutto sentire le sue grida di gioia e i suoi sospiri appassionati, soltanto questo mi fece venire un erezione fantastica.
Mentre loro erano lì che facevano l’amore sentii dei passi. Qualcuno si stava avvicinando, probabilmente attirato dalle grida di piacere di Laura. Speravo soltanto che non fosse la polizia, altrimenti ci avrebbero arrestati per atti osceni in luogo pubblico. Poi però tirari un sospiro di sollievo; era solo un guardone. Dopo un pò ne arrivarono altri due, e a quel punto la cosa iniziava a diventare preoccupante. Quanti altri ne sarebbero arrivati? Non mi piaceva quella storia. Avevo l’impressione che potesse diventare pericoloso per Laura. Così andai verso di lei, che intanto continuava ad andare su e giù sul corpo di Christian, e le dissi che ero meglio andare in albergo.
– Perch&egrave? – domandò lei col fiatone. – Qui si sta da dio. Sto godendo come una matta.
– Perch&egrave avete attirato un pò di gente – gli indicai i guardoni e a quel punto la mia ragazza, che non era mai stata un’esibizionista, si sfilò il cazzo di Christian da dentro la figa e cercò di coprirsi le tette con le braccia.
– Oddio! Che vergogna! Per carità, andiamocene via!
L’aiutai a infilarsi il suo vestito che avevo raccolto da terra. Per il perizoma non ci fu nulla da fare; chissà dov’era finito. Christian si tolse il preservativo e si rivestì anche lui, e ritornammo in albergo, lasciando i guardoni a bocca asciutta. Ma era stato meglio così. Non potevamo sapere se tra di loro c’era un malintenzionato. In albergo saremo stati più tranquilli. E poi ripeto, Laura non era mai stata esibizionista, e quindi farsi guardare in un momento così intimo era per lei motivo di grande imbarazzo.
– Che vergogna! – continuava a ripetere lungo il sentiero che portava all’albergo.
– Dai, che te ne frega – Christian cercò di tranquillizzarla. – Tanto chi li vede più a quelli?
– Sì ma che vergogna lo stesso – poi si rivolse a me, – e ho perso pure il perizoma, quello che mi hai regalato tu.
– Non ti preoccupare amore – risposi, – poi te ne compro un altro ancora più porco.
– E poi stai meglio senza – continuò Christian tirandogli su il vestito e scoprendogli le natiche, e lei si infuriò un pò e se lo tirò di nuovo giù.
– E dai! Che vuoi fare? Già mi ha visto nuda mezzo mondo.
– See, mezzo mondo! Ma se erano solo tre segaioli?
In ogni modo rientrammo nella nostra camera d’albergo e Christian non perse tempo, si tolse i vestiti. Ce l’aveva ancora duro da paura, ma Laura dopo quello che era successo era un pò restìa a continuare.
– Forse &egrave meglio se ci fermiamo, non credi?
– Fermarci? E vorresti lasciarmi in queste condizioni? – domandò Christian afferrando il suo cazzo duro e sventolandolo come un manganello.
A quel punto Laura in modo svogliato si sfilò il vestito e salì sul letto, dove intanto si era disteso lui, e ci si mise sopra a cavalcioni. Prima di ricominciare si baciarono appassionatamente, e vidi le loro lingue incontrarsi, assaporandosi vicendevolmente. Il cazzo duro di Christian premeva contro la vagina della mia ragazza, impaziente di entrarci dentro. Il glande si fece strada tra le sue calde labbra, ma Laura lo fermò in tempo.
– Eh no!
– Cosa c’&egrave? – domandò lui.
– Il preservativo, Christian. Ti prego.
Ce li avevo ancora io, così ne presi uno dalla scatola e lo diedi a lui, che però aveva le mani impegnate a spremere le tette della mia ragazza, leccandogli i capezzoli uno alla volta, facendola mugolare di piacere.
– Ecco il condom – dissi.
– Aspetta, adesso sono occupato – rispose lui che intanto sembrava essere seriamente preso a leccare le tette di Laura.
– Tesoro, mettiglielo tu – sussurrò lei.
– Cosa?!
La cosa mi imbarazzava non poco, ma non mi persi d’animo. Scartai il profilattico e presi il cazzo di Christian in mano. Nel prenderlo potetti constatare tutta la sua potenza sessuale. Quello sì che era un cazzo. Appoggiai il condom sul glande e lo srotolai fino alla base, poi lo avvicinai alla vagina della mia fidanzata e cercai di farlo entrare dentro. In questo mi aiutò lui, che con una spinta del bacino lo fece scivolare tutto dentro, riprendendo quello che avevano cominciato sulla spiaggia. E allora Laura ritornò ad andare su e giù su di lui. Era davvero scatenata. Aveva ritrovato l’eccitazione che aveva perso con la presenza di quei guardoni.
– Perch&egrave non ti unisci a noi? – mi chiese Christian. – C’&egrave un altro buco qui – e allargò le natiche di Laura con entrambe le mani per farmi vedere il suo orifizio anale.
– Lascialo stare – rispose lei. – A lui piace solo guardare.
In effetti mi sarebbe piaciuto partecipare, ma non credevo di essere all’altezza di farlo. Christian era davvero una macchina per far godere le donne. Io ci avrei fatto solo una brutta figura. Così mi limitai a tirarlo fuori e a farmi una sega. Intanto avevano deciso di invertire la posizione, e la mia fidanzata si era distesa sul letto e lui le si era messo sopra, e le teneva le gambe aperte tenendola per le caviglie. Laura era oscenamente aperta, e per la posizione in cui stava era incapace di muoversi. Al momento era lui che dominava il gioco. Laura si avvicinava all’orgasmo, lo capii dai suoi gemiti che si facevano via via più intensi, in crescendo, fino ad arrivare al tanto atteso piacere, con un urlo liberatorio. Sentirla godere in quel modo mi fece arrivare al limite, ma a quel punto decisi di osare. Nella peggiore delle ipotesi l’avrei fatta incazzare, ma era una cosa che volevo fare a tutti i costi. Così mi avvicinai a loro e puntai il mio cazzo contro il viso di Laura e cominciai a fiottare copiosamente. Devo dire che lei fu colta di sorpresa, ma non si ritrasse, anzi accolse volentieri il mio seme sul viso. Due schizzi le finirono sulle lenti degli occhiali annebbiandole la vista. Christian, che intanto continuava a pomparla, mi strizzò l’occhio in segno di approvazione. Poi sfilò il cazzo dal corpo della mia ragazza, si tolse il preservativo in fretta e furia e iniziò a schizzare anche lui sul viso di Laura, e la sua sborra si amalgamò con la mia, e il viso di Laura era ridotto ad un qualcosa di osceno. Un vero e proprio sborratoio. Con le dita cercò di toglierne via un pò perlomeno dagli occhiali, e se la portò in bocca.
– Guardate qui che cosa avete combinato! – ci ammonì divertita. – C’ho sborra dappertutto.
Vederla in quello stato mi fece sentire un pò in colpa. Cazzo, era pur sempre la mia fidanzata, e facendo quello che avevamo fatto era come averle mancato di rispetto. In una breve manciata di secondi ripensai a tutti i bei momenti passati insieme, ma anche ai momenti difficili, a tutte le volte che l’avevo vista piangere perch&egrave magari aveva litigato coi genitori, o per via del suo lavoro precario che non le faceva vedere alcun futuro. Insomma, smisi di guardare Laura come un oggetto del piacere, come avevo fatto da quando era incominciata quella storia con Christian, e la rividi dal punto di vista umano, e questo mi fece sentire un pò in colpa per quello che avevamo appena fatto.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/11/la-passione-e-la-vergogna.html Erano le due di notte ed eravamo sotto le coperte a cercare di dormire. Ma per me non fu affatto facile chiudere occhio dal momento che Laura e Christian erano nudi ed erano piuttosto arzilli, proprio lì al mio fianco, e si stavano facendo una buona dose di coccole. Era buio e non vedevo niente, ma sentivo il loro calore e le loro voci. Stavano parlando dei bei momenti trascorsi insieme, e lui ogni tanto faceva qualche battutina e lei rideva, cercando di fare piano per non svergliarmi. Perch&egrave erano entrambi convinti che dormivo, ma si sbagliavano. Come potevo dormire sapendo che la mia ragazza era lì accanto a me, nuda, tra le braccia di un altro uomo? Però glielo lasciai credere, perch&egrave volevo che si sentissero liberi di fare quello che volevano e di comportarsi in maniera naturale, come se io non ci fossi.
E allora li sentii bisbigliare un sacco di romanticherie. Ad un certo punto lei gli disse: “sai, sei proprio bravo a fare l’amore”. Devo riconoscere che forse nello scegliere il bull per la mia fidanzata mi ero sbagliato. Forse era meglio qualcun altro che non fosse il suo ex. E se poi si riaccendeva per davvero la passione tra di loro? In fondo vedevo un certo feeling tra di loro. Chi mi garantiva che non avrebbero continuato a vedersi di nascosto? Christian era davvero un maschio alpha, non avrebbe avuto problemi a portarmi via Laura. E poi vogliamo parlare del suo cazzo? Quello sì che era un attrezzo per far godere le donne! E dopo che l’avevo preso in mano per infilargli il condom, potevo dirlo tranquillamente.
Ad un certo punto il suddetto attrezzo del piacere dovette indurirsi di nuovo, perch&egrave sentii la mia fidanzata che diceva: “ma ce l’hai sempre duro? Non &egrave mica normale. Guarda qua che roba!”.
E lui: “e che ci posso fare? Sei tu che me lo fai diventare così”.
“Io?! Ma se non sto facendo niente!”.
“Ma se mi stai accarezzando le palle da mezz’ora!”.
“Eh lo so, ma mi piacciono molto. Hai delle palle belle grosse”.
Mi chiedevo cosa ne avrebbe pensato mia sorella di quella storia. Mela immaginavo, col suo cinismo, dopo aver appreso la notizia, esultare: “hai capito quella zoccola di Laura!”. Non vedevo mia sorella Moana da un sacco di tempo, in pratica da quando se n’era andata di casa. E non ho problemi a dire che mi mancava molto. Come saprete ho avuto in certi momenti un irresistibile attrazione verso di lei, e spesso pensavo: beato chi se la tromba. Ma non era questo che mi faceva sentire la sua mancanza. Era piuttosto sentirla vicina,msapere di poterle raccontare qualsiasi cosa, anche quello che stava succedendo tra me e Laura. Mi sarebbe piaciuto confidarmi con lei su quella faccenda. Certo &egrave che la mia famiglia era proprio ridotta in pezzi: i miei che si erano separati, mia sorella che aveva litigato con mia madre e che quindi se n’era andata da casa. Insomma, prima o poi a mia madre o a mio padre sarebbe toccato il compito di ricongiungere i cocci.
“Ti ricordi cosa mi hai detto a cena?” bisbigliò Christian. “Che se te l’avessi chiesto mi avresti dato anche l’altro buco”.
“Fammi capire, che intenzioni c’hai?”.
“Lo sai bene”.
“Daiii, stai buono. Non vedi che Rocco dorme?”.
Come dire di no a Christian? A lui la mia fidanzata avrebbe permesso qualsiasi cosa. E così dopo un minuto di silenzio Laura strozzò un grido di dolore. Il cazzo le era entrato nel retto, e man mano iniziava a entrare dentro nella sua interezza.
“Ahi! Fai piano, ti prego! Non avere fretta”.
Cominciai a sentire il letto scuotersi con decisione, e la mia fidanzata che cercava di contenere i suoi mugolii di piacere. I loro respiri affannati si facevano sempre più chiari nel buio della stanza. Ebbi un erezione immediata e me lo tirai fuori dalle mutande (io a differenza loro che erano nudi mi ero messo a letto con gli slip) e cominciai ad accarezzarmelo con delicatezza, poi lo afferrarai con decisione e iniziai a godere anche io, insieme a loro, anche se loro non lo sapevano. Andarono avanti per circa un quarto d’ora, e io cercai di trattenermi dallo schizzare, perch&egrave volevo venire insieme a loro. Capii che Christian stava fiottando quando Laura sussurrò:
“Ma che fai, scemo! Mi stai sborrando nel culo!” a quel punto venni anch’io sporcando le lenzuola.
“E allora? Ti sborro in culo, mica in figa?”.
“Sei proprio matto!” rispose lei divertita.
A quel punto ci addormentammo tutti per davvero, e il giorno dopo ritornammo a casa. Christian fece un pò di storie perch&egrave voleva saldare lui il conto dell’albergo, ma io insistetti dicendo che era stato nostro ospite. Dopo un tira e molla riuscii a convincerlo. D’altronde glielo dovevo, dopo quello che aveva fatto con la mia fidanzata. In macchina mi divertii a stuzzicarli un pò riguardo a quello che
avevano fatto quella notte mentre io dormivo (cio&egrave mentre facevo finta di dormire).
– Ieri notte sono crollato – dissi. – Voi? Vi siete addormentati subito?
– Non proprio – rispose Christian.
– Ah… e cosa avete fatto?
– Abbiamo… chiacchierato un pò – rispose Laura rivolgendo a Christian un sorriso di complicità al quale lui rispose facendole un occhiolino.

Fine.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2015/11/mentre-io-dormo-laura-lo-prende-in-culo.html

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