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Da qui non si torna indietro

By 4 Aprile 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘E’ un contrasto strano il tuo.’
‘Che vuoi dire?’
‘Be’, nel sesso sei così disinibita, così eccessiva, così”
‘Così puttana?’
‘Ecco.’
‘Prima mi chiami in tutti i modi, e ora ti trattieni dall’usare uno degli appellativi meno espliciti?’
‘Si, fa parte di quel contrasto. Dicevo, vivi il sesso in maniera così aperta, totale, sfrenata. E poi, dopo, ti trasformi in un’amante delle coccole, della tenerezza. E’ una cosa che destabilizza. Bella, ma ti lascia spiazzato.’
‘Che posso dirti, mi piace che il mio uomo si prenda cura di me. Mi piace sentirmi protetta. Ma mi piace anche ricambiare, essere dedita a lui, occuparmene. Affidarmi completamente a qualcuno che sappia farmi sentire sua, che sappia portarmi all’apice del godimento sessuale, anche”
‘Anche, cosa?’
‘Anche rivelandomi il suo lato più oscuro, dando voce ai pensieri più torbidi, alle voglie che non avrebbe il coraggio di confessare a nessuno. Aprendosi completamente con me come io sarei disposta a fare con lui, realizzando ogni sua fantasia. Trasformarmi nella sua puttana personale, letteralmente.’
‘Caspita.’
‘Vuoi continuare per molto a far finta di non capire?’
‘Cosa?’
‘Ormai ci conosciamo da tanto.’
‘E’ vero. E’?’
‘E’ è arrivato il momento di andare oltre. E’ arrivato il momento che tu scopra le tue carte. E mi porti per mano a scoprire la tua parte più buia. Cosa vorresti che facessi in questo momento, se potessi non porti alcun limite?’
‘Ma”
‘Nessun ma. Non l’hai ancora capito? Voglio essere tua, nel senso più crudo e degradante del termine. Puoi usarmi come un oggetto. Come un corpo alla tua mercé. Come una bambola. Sfogare su di me i tuoi istinti e le tue voglie, senza tabù, senza vergogna. Te lo ripeto: cosa vorresti in questo momento?’
‘Io’ be” è”
‘Coraggio.’
‘E’ una cosa stupida’ e strana”
‘Tutto quello che vuoi. Dimmelo.’
‘A noi uomini, dopo essere venuti, scappa da urinare.’
‘Pisciare, vuoi dire?’
‘Si.’
‘Ti prego, lascia da parte ogni tabù. Dimmi quello che pensi, senza frenarti, senza pensare a nulla, neanche alle parole da usare.’
‘Va bene. Dopo aver goduto, abbiamo bisogno di pisciare. Le tue parole sull’occuparti del tuo uomo mi hanno fatto pensare a questo. Vorrei prenderti la mano e portarti in bagno con me. E lasciare che ti occupassi delle mie necessità. Vorrei sentire il tuo corpo nudo premuto dietro di me. I tuoi capezzoli irti contro la mia schiena. La tua mano percorrermi la vita e i fianchi fino ad arrivare ad impugnare il mio cazzo, semieretto e ancora impregnato dei tuoi umori e del mio sperma, viscosi residui di una brutale scopata appena conclusa. Vorrei che lo stringessi tra le mani e fossi tu stessa ad indirizzare il getto nella tazza.’
‘Sai, non mi sento a mio agio a scorrazzare per casa completamente nuda. Pensa, non lo faccio neanche quando sono sola. Però, farmi prendere per mano in maniera così delicata, dopo che mi hai mostrato ciò che sei capace di fare al mio corpicino’ tra noi qualcosa sarebbe cambiato. Ti sentirei più vero, più mio. Mi farei condurre ovunque e in qualsiasi condizione. Entrata in bagno, mi osserverei un attimo allo specchio, con un look da dopo sfondamento che non sarebbe affatto male: capelli selvaggi, capezzoli rilassati, leggero rossore sul viso e labbra più gonfie, da idratare. Mi guarderei compiaciuta. Ma solo per un attimo, perché non sarei lì per me, ma esclusivamente per provvedere alle tue necessità, senza batter ciglio. Una volta davanti al wc, cingendoti con le braccia da dietro, ti darei dei dolcissimi bacini sul collo, per rilassarti. Ho sempre considerato il tuo corpo come qualcosa di protettivo. Ti toccherei piano, partendo dal petto per scendere sempre più giù, mentre le mie labbra si concentrerebbero sulla tua schiena. Tutto questo, però, non ti farebbe rilassare, anzi. Ti conosco, e conosco il tuo cazzo. Ci metterebbe un attimo a svegliarsi. Avvertirei la tua trasformazione con la mia mano sinistra in pochissimi istanti, crescerebbe tra le mie dita, fino a tornare ad essere quel palo duro e pulsante che, fino a poco prima, mi allargava e sfondava.’
‘Mi conosci bene, non c’è che dire. Una volta finito di pisciare, comunque, dovresti scrollarlo per bene. E lavarlo con cura. Insaponarlo e risciacquarlo con le tue manine. Eliminare ogni residuo. Dallo scroto, dall’asta, dal glande. Tirar giù la pelle che la ricopre ed esporre completamente la mia cappella per renderla immacolata e profumata. Questo trattamento si che mi farebbe eccitare un bel po’. Lo porterebbe ad ergersi nuovamente come dicevi, ad acquistare consistenza fra le tue mani. Anche grazie a questo nuovo contrasto, a questo tuo mettere il tuo uomo al primo posto. Pensaci, avresti badato ai miei bisogni, mi avresti addirittura lavato accuratamente il cazzo, tralasciando completamente di occuparti di te stessa, ancora sudata dall’amplesso, con ancora il mio sperma e i tuoi succhi a riempire la tua figa, a colare fuori e seccarsi tra le tue cosce.’
‘Mi importerebbe poco. Essendo riuscito a domarmi come si deve a letto, mi sentirei piena di gratitudine verso di te. Sarebbe la prima volta che mi spingo così tanto in là con un uomo riguardo la mia totale devozione verso di lui. Una qualunque ragazza si sarebbe riservata il diritto di una doccia, io no. Ne avrei oggettivamente bisogno, ma non ci penserei proprio e perdere del tempo che potrei dedicare a te. Mi sentirei ugualmente bella, e la cosa sarebbe ancora più assurda, viste le mie condizioni. Non sono una schiava, eppure riusciresti lo stesso a farmi ciò che vuoi. Farti quel bidet non sarebbe lavarti e basta. Sarebbe quasi un rituale, nel quale tu, anche questa volta, saresti il protagonista. Mi metterei inginocchiata al tuo lato, cercando di miscelare bene il flusso dell’acqua. Arrivata alla giusta temperatura, con calma, prenderei del sapone liquido e, dopo averlo portato sul palmo della mia marmo, mi dedicherei a insaponarti con delicatezza. Guarderei con piacere il tuo cazzo in tensione, pensando a come sappiamo godere bene io e te se messi insieme. Col sapone cancellerei i segni di noi suo tuo pene. Mi perderei a guardare il tuo viso rilassato e, lavandoti, ti accarezzerei il corpo con la mano libera, non smettendo di darti dei bacini.’
‘Fatto questo, per completare l’opera dovresti asciugarmi. Però, non con una semplice asciugamani. No, dovresti farlo come lo farebbe una brava servetta, inginocchiandoti tra le mie gambe e usando la tua bocca e la tua lingua. Dovresti leccare e succhiare tutto per bene. Imboccare le palle, delicatamente. Riempirti la bocca del mio scroto e suggere ogni goccia che lo ricopre. Poi, risalire lungo l’asta che, ormai, sarebbe tornata dura e grossa come sai essere. Dovresti percorrerla per intero con la lingua, seguendo le vene che andrebbero disegnandosi sul suo perimetro. Assorbire l’acqua lasciando, al suo posto, un sottile velo della tua saliva.’
‘Certo, dopo tutto questo, per asciugarti, non avrei mai preso un asciugamani. Non sei l’unico, quando mi ci metto, anch’io so essere insaziabile. Le mie labbra si occuperebbero del tuo cazzo profumato e pulito. Lo accoglierebbero subito, senza indugio, e la mia bocca assaporerebbe la tua ritrovata freschezza. La mia lingua tasterebbe tutto il tuo cazzo. Ormai sarei completamente in confidenza. Talmente tanto che, ansimante ed eccitata, mi dedicherei anche alle tue belle palle dure. Una ad una, le sottoporrei alle mie cure, leccandole e prendendole completamente in bocca, mentre con una mano masturberei un cazzo che non riuscirebbe proprio a trovare pace.’
‘Ciò che hai fatto con le palle, dovresti farlo anche con la cappella, ormai gonfia e scura. Dovresti spalancare il più possibile la bocca e farcela entrare a forza. Farti arrivare in gola quella cupola di carne, fino a farti mancare il fiato. Solo per compiacermi, per sentirti invasa, completamente piena di me. Dovresti succhiarmelo con foga, felice di avermi eccitato nuovamente. Già pregustando quando, uscito dalla tua bocca, sarà pronto per riempire gli altri tuoi due buchi, per continuare a usarti a mio piacimento dentro e fuori dal letto come tanto brami. Come una puttana. Come la mia puttana personale.’

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