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Racconti Erotici Etero

Dallo psicologo

By 16 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Dallo psicologo

Sono uno stimato psicologo, mi ritengo un bell’uomo sempre fedele a mia moglie.
Il lavoro mi piace emi da soddisfazioni.
Dopo tanti anni di professione mi dovetti ricredere per quel che mi accadde quel giorno di aprile quando la segretaria mi presenta una nuova cliente. La sua voce era un po’ strana come se fosse in imbarazzo. La segretaria era esperta e da come si comportavano i clienti in sala d’aspetto sapeva già che comportamento avessero. Le chiedo di farla entrare nel mio studio, domandandomi il motivo per cui una buona e efficiente segretaria come lei avesse avuto quel tremito nella voce.
La porta dello studio si aprì con irruenza e apparve lei.
Era una ragazza mora, carnagione scura, un bel corpo, due labbra sensuali e soprattutto gli occhi; quegli occhi così neri che mandavano penetravnoe fulminavano.
La invitai ad accomodarsi e lei si sedette fissandomi.
Notai che aveva dei movimenti veloci, nervosi, non trovava la posizione sulla sedia e fregava continuamente il braccio al bracciolo della poltrona senza distogliere lo sguardo.
Esordii dicendo “perché lei si è decisa a rivolgersi a uno psicologo?”
La mia voce suonava un po’ troppo professionale e senza toni particolari, forse per via tempo passato a ripetere la stessa identica frase di rito.
intanto la coda dell’occhio aveva percepito qualcosa.
Nel suo accavallare le gambe aveva lasciato intravedere che non portava mutande. Lei senza rispondere alla mia domanda le accavallò di nuovo, e stavolta posai deliberatamente l’occhio sulla macchia nera che aveva tra le cosce.
Cercai di mantenere un contegno, ma devo dire che quel suo silenzio, quel fissarmi e naturalmente quella vista mi faceva passare dall’imbarazzo all’eccitazione.
Mi aspettavo di conoscere il suo nome ed invece con voce morbida, profonda, che tradiva forse un certo tremolio, disse “dottore, credo di essere ninfomane.”
Rimasi allibito.
Nonostante la mia esperienza non mi era mai accaduto che una donna vada da un professionista senza mutande e ti dica una cosa del genere.
La situazione si faceva intrigante. Sentivo il mio cazzo crescere e speravo che lei non si accorgesse del mio stato di eccitazione in cui mi aveva già portato.
Chiesi “Ho capito. Da quanto tempo se ne è accorta?”
Lei prese a carezzarsi le labbra con un dito.
“Un mese fa, circa. Tornavo dall’università come tutti i giorni. L’autobus era pieno. Un tipaccio con una brutta faccia era proprio dietro di me e mi vene istintivo stringere a me la borsetta temendo le mani furtive. Poi sentii qualcosa di duro strofinarsi contro le natiche, voltai la testa e vidi che lui, guardando da un’altra parte, sfregava il bacino, e quello che aveva sotto, su di me.
Pensai ad allontanarmi oppure fargli uno scandalo pubblico, ma poi sentire quella protuberanza dietro di me mi eccitò. L’oscenità della cosa mi procurò un violento brivido di improvvisa voglia di sesso. Allora anch’io presi a sfregarmi contro di lui. Il suo pene ormai doveva soffrire non poco dentro i jeans. Cominciava ad ansimare lievemente quando con la mano furtivamente si introdusse tra le pieghe della gonna fin dentro lo slip mettendomi un dito dentro”

Io intanto cercavo di prendere appunti in maniera professionale, e con voce un po’ afona “sì, si! La seguo. Continui!”

“Io cominciai a mugolare. I presenti si voltavano per vedere ma non commentavano. Era una situazione eccitante ma insostenibile. Alla prima fermata lui mi spinse fuori proprio con un colpo di bacino e mi trovai con uno sconosciuto. Eravamo in piena periferia degradata e semideserta.
Ero veramente fuori di me. Non avrei mai fatto un azione di quel genere ma quel’uomo mi disse che mi avrebbe soddisfatto e io non senza nessuna inibizione gli diedi un lungo osceno bacio in bocca, mischiando la mia lingua con la sua che sapeva di alcool e di fumo. Quel sapore così ‘sporco’ mi eccitò ancora di più e, per farla breve, lo facemmo lì dietro, tra fetori vari e gli ubriachi che passando si godevano la scena. Non so quante volte sono venuta. Ricordo solo che a un certo punto lui praticamente era stanchissimo e io ne volevo ancora! Allora mi avventai su di lui, gli calai i jeans e glielo presi in bocca. Era davvero osceno quel cazzo, sporco e puzzolente e quelle palle così gonfie. Avrei potuto prendere chissà quale malattia ma non mi preoccupavo di questo”

Io mi scossi, alzai la testa dai miei appunti per dirle di moderare il linguaggio, ma la vidi con le due gambe aperte poggiate sui braccioli, mentre si infilava le dita nella vagina.
Ormai parlava più per sentirsi lei stessa che per me che l’ascoltavo.
Si masturbava con violenza mentre mi raccontava del pompino fatto ad un altro uomo, di quanta sborra lui le avesse scaricato in faccia, del suo ditalino subito dopo, e di altri episodi dei giorni seguenti.
Io mi alzai, dicendo a me stesso che dovevo scuoterla, toccarla per farla tornare in se.
Ma ormai ero anch’io eccitato tantissimo. Avevo voglia di scoparla.
Anche uno psicologo ha il cazzo e io ce l’avevo proprio duro.
Le andai vicino, lei aprì gli occhi per un attimo, poi li richiuse continuando a farsi il ditalino.
Abbassai i miei pantaloni e schizzò fuori il mio grosso cazzo turgido e voglioso di entrare nella figa di quella donna.
Lei spalancò gli occhi e si avventò sul mio cazzo prendendolo con la mano e stringendolo  mentre con l’altra mano continuava a toccarsi.
Il cazzo finì nella sua bocca e sentii la sua saliva e il suo respiro caldo.
Lo ingoiava fino alle palle senza sosta, finché girai la sedia dove stava seduta, in modo da avere le sue gambe aperte in posizione ginecologica davanti a me.
La scopai restando lei seduta e io piegato in avanti col bacino, sbattendola con forza, mentre lei gemeva e smaniava.
Le strappai la camicetta e il reggiseno palpandole le mammelle.
Ora anche io ero avido di sesso.
La presi per i fianchi e la rigirai, la misi carponi, ginocchia a terra e tette sulla sedia.
Lei docilmente eseguiva e io la montai da dietro, come le bestie. In realtà in quel momento la voglia di sesso e gli ormoni rilasciati ci rendevano tali.

Intanto si aveva messo un dito in culo muovendolo dentro e fuori, lo estraeva, se lo portava alla bocca, si leccava la mano, il braccio. Era proprio scatenata.
Io la scopavo con rapidità sentendo arrivare l’orgasmo e sentendo che presto sarei venuto le presi la testa far le mani e gli misi il cazzoin bocca.
Lei era tutta sudata, sbavante, ma non sembrava stanca.
I miei movimenti erano veloci; in pratica la stavo scopando in bocca.
Sentiva arrivare il momento in cui avrei sborrato.
Un urlo soffocato, per non farmi sentire dalla segretaria, e le sborrai proprio in gola; un fiume di sperma che lei fu obbligata ad ingoiare in fretta.
Le uscì un rivolo di sperma dagli angoli delle labbra e non lo perdette; Leccò anche quello con piacere.
Rimasi lì in piedi con la mente annebbiata dall’orgasmo, col cazzo penzoloni, con lei che dava l’idea di voler continuare a sgrilletarsi in attesa del mio recupero.
Pensavo al prossimo paziente che attendeva in sala d’aspetto ed allora le dissi “senta signorina, ci vediamo mercoledì prossimo, se per lei va bene”
Lei mi guardò con uno sguardo pieno di libidine, mi baciò in bocca con passione, si voltò e andò via.
Le  corsi dietro per chiudere la porta affinché la segretaria mi vedesse così e sentii queste parole “Va bene mercoledì. Aspetterò con pazienza e seguirò le sue istruzioni, dottore”
Il mercoledì seguente si presentò e facemmo il bis.

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