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Racconti Erotici Etero

Della Sodomia

By 10 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Cari amici rieccoci qui dopo l’estate.
Quest’anno non ho nessuna avventura estiva da raccontarvi, estate tranquilla da brava signora attempata.
Ho, così, deciso di affrontare un argomento che, da tanto, molti affezionati lettori mi chiedono nelle loro email e cioè se davvero amo essere sodomizzata, così come scrivo nei miei racconti.
Le domande in merito sono molte: quando è stata la prima volta, com’è l’orgasmo anale, ecc’
Per questo che mi sono decisa a scrivere di me e del mio rapporto con la sodomia ed alcune delle esperienze che mi sono rimaste impresse.

Ho scoperto il piacere che il secondo canale può dare molto giovane.
Già quando ero adolescente le pulsioni sessuali si facevano sentire, specie la sera quando nella solitudine del mio letto mi accarezzavo la fighetta traendone un piacere che però mi lasciava sempre insoddisfatta.
Poi un giorno mentre facevo la doccia e m’insaponavo voluttuosamente il corpo, una mano scivolò tra le mie due mezzelune ed un ditino cominciò a giocare con il mio forellino.
Lo accarezzavo, ne seguivo i contorni, provavo a spingere, poi ad un tratto il ditino, reso scivoloso dal sapone, scivolò dentro per tutta la sua lunghezza.
Il brivido che mi attraversò tutto il corpo non fu dovuto al freddo e una specie di languore, che ben conoscevo, si diffuse nel mio ventre.
Lasciai subito perdere ed estrassi il dito sciacquandomi poi alla svelta.
La sera, mentre ero intenta alle mie carezze presonno, ripensai a quanto era successo sotto la doccia; presa dalla curiosità allungai una mano e cominciai a carezzarmi il forellino.
Sentivo che le mie carezze avevano il potere di rilassarmi e di distendere il muscoletto.
Quelle carezze, però, mi davano una specie di piacere sordo ma incompleto; allora bagnai un dito con la saliva e lentamente e dolcemente provai ad introdurlo.
Dopo una piccola resistenza iniziale il dito scivolò dentro ed il brivido che avevo avuto la mattina mi ripercorse di nuovo il corpo.
Lasciandolo dentro con l’altra mano presi ad accarezzarmi la fighetta e mentre lo facevo il dito, come mosso da volontà propria, prese ad entrare ed uscire.
I due piaceri combinati, mi portarono ad un orgasmo come non ne avevo mai avuti prima; il corpo prese a tremare e dovetti mordere il cuscino per evitare di gridare e svegliare tutti.
Da quella sera le mie carezze divennero più complete e avevo preso anche l’abitudine, quando mi preparavo in bagno per la notte, di spalmarmi sul forellino un po’ della crema per il corpo di mia madre, così che, il mio buchetto era già ben lubrificato e pronto per i miei giochini serali.
Una volta arrivai anche a penetrarmi con il manico di una spazzola per capelli, che non era molto grosso, ma lungo, liscio e affusolato e scivolava dentro che era una meraviglia.

Ma il mio primo vero rapporto anale l’ho avuto più tardi.
Avevo 22 anni, ero già sposata e con un figlio e quel cretino, ubriacone del mio primo marito lasciava già passare mesi senza toccarmi, così un po’ per vendetta e un po’ perché non avevo nessuno che si occupasse della mia fighetta, avevo accettato le avances del capo contabile della ditta dove lavoravo.
La nostra relazione durava già da un mese e per incontrarci avevamo messo la scusa di dover lavorare il sabato mattina per riordinare la contabilità.
E proprio una di quelle mattine ero sdraiata sulla sua scrivania e mi stavo godendo una leccata di figa con i fiocchi.
Albert, così si chiamava, mi stava leccando da un po’ preparandomi alla successiva scopata e beveva avidamente tutti i succhi che il piacere mi faceva colare dalla figa surriscaldata.
Lentamente la sua mano scese in basso ed un dito prese a giocare con il mio forellino, tutto unto dai miei umori.
Ad una leggera pressione il dito entrò senza fatica.
‘Aaahhh !!’ ‘ il gemito di piacere mi sfuggì dalle labbra come un respiro a lungo trattenuto.
‘Uuhhmm che bel culetto morbido!’ ‘ disse Albert sollevando le labbra dalle mie intime.
Poi rimettendosi al lavoro scivolò verso il basso e dopo averle ben allargate m’infilò la lingua tra le natiche ed iniziò a leccarmi il forellino
Sentivo la lingua lavorami il buchetto sempre più in profondità, la mia eccitazione salì al massimo e mi rilassai sul tavolo.
Sentendo il mio rilassamento e che la sua lingua poteva entrare, lui la spinse in profondità.
Iniziai a gemere piano, sentivo la lingua entrare e uscire, calda e umida, si muoveva come un serpente, tanto era lunga e dura.
‘Scommetto che questo tuo marito non te lo ha mai fatto. ‘ disse sollevandosi e posizionandosi tra le mie cosce aperte.
‘No, mai’ ‘ risposi ansimando ‘ ‘è favoloso, ma ora vieni, scopami, ho voglia di sentirti dentro.’
‘E’ un peccato perché un culetto bello e morbido come il tuo andrebbe onorato.’
‘Aaaggghh!’ ‘ il rantolo uscì in un soffio dalle mie labbra mentre la sua asta penetrava nel mio ventre come nel burro.
Cominciò a scoparmi con lentezza e metodo ed io, già surriscaldata dai lunghi preliminari, non tardai ad arrivare al primo orgasmo liberatorio.
Lui non si fermò portandomi in breve ad un altro bellissimo orgasmo.
Mentre stavo riprendendomi dal piacere uscì dalla mia figa allagata e scivolò verso il basso puntando il glande all’entrata del secondo canale.
M’irrigidii e guardandolo negli occhi:’Cosa vuoi fare?’ ‘ chiesi.
‘Rilassati, lascia fare a me; vedrai sarà bello’ ‘ poi continuando a darmi dei colpetti leggeri ‘ ‘Ma tuo marito non ti ha mai inculata?’
‘No, mai’ ‘ risposi ‘ ‘non l’ho mai fatto’ ‘ tralasciai di dirgli che da sola mi ero sodomizzata tante volte, sia con le dita che con altri oggetti.
Albert ci sapeva fare, mi prese i seni nelle mani e cominciò a solleticare i capezzoli; il piacere che ne derivava allentò la tensione e da sola gli andai incontro più giù, accompagnando con piccole spinte la mazza che cercava di violarmi il culetto.
Spinse con più forza e la cappella, lubrificata dai miei umori, passò lo sfintere.
Mi sfuggì un urletto e lui si fermò.
Il piacere che mi derivava dal sentire il mio muscoletto stretto intorno al suo cazzo, superò la paura della penetrazione e i miei nervi si rilassarono e ripresi a spingere verso di lui.
Sentendo la mia disponibilità, Albert cominciò a spingere a sua volta dal basso in alto per far entrare bene l’asta, ma era un’operazione difficile e faticosa.
Mi prese le gambe e le appoggiò contro le sue spalle, mi abbrancò le tette e mi tirò a sé, con un sol colpo penetrandomi profondamente.
Il cazzo mi sprofondò nell’intestino facendomi urlare in modo disumano; stette qualche momento fermo e quando avvertì che i muscoli del retto cominciavano a rilassarsi di nuovo e a carezzare l’asta, iniziò la pompata.
Fu lunghissima.
Entrava e usciva quasi del tutto e mi ripiombava dentro provocandomi, ora, ogni volta scosse miste di piacere e di dolore.
Si soffermava col cazzo dentro per metà, ammirava le mie natiche contro il suo ventre, si chinava a baciarmi le tette, un orecchio, finanche la bocca qualche volta; infilava una mano fra noi due e mi accarezzava la clitoride e le labbra della figa.
Mentre lui trattava il mio culo come con il giocattolo più bello e più prezioso del mondo, io mi sentivo al settimo cielo, ma non riuscivo a raggiungere l’apice del piacere.
Poi lui arrivò al limite della resistenza:’Sto per venire’ – disse ed io concentrai tutto il mio essere sui muscoli del retto che pompavano il suo cazzo e lo portavano all’orgasmo.
Diede una serie di colpi violenti, che mi squassarono tutto il basso ventre; ansimò, gemette per un poco, poi urlò come bestia selvaggia; e la sua sborra mi schizzo violentemente nella pancia, rompendo i miei argini e facendomi uscire una lunga colata di piacere dalla figa, ma non raggiunsi l’orgasmo.
Poi si abbatté su di me e mi schiacciò contro il tavolo mentre, col cazzo ancora saldamente piantato nel mio culo, recuperava lentamente il respiro e la lucidità.

Come ho detto non raggiunsi l’orgasmo e questo perché Albert mi aveva presa per il suo piacere e non per il mio.
Insisto nel dire che quando si sodomizza una donna, almeno le prime volte, non bisogna essere solo esperti, ma è necessaria anche tanta dolcezza e, sì direi, amore; la donna non si deve sentire solo posseduta, ma anche amata fin nel profondo del suo essere, solo così sarà pronta, rilassata e potrà donarsi a fondo e godere della penetrazione anale.
Comunque negli anni che seguirono ebbi diverse altre, non poi molte, esperienze sodomitiche ma senza mai arrivare al piacere supremo.
Il mio primo orgasmo anale lo ebbi molto tempo dopo.
Era da qualche tempo che mi frequentavo con Gerard (vi ricordate di Gerard, il mio amante-amico che mi aiutò a diventare una call girl?) e lui di tanto in tanto con una scusa per la moglie, veniva a casa mia per passare la notte.
Una sera eravamo appunto da me e stavamo facendo l’amore nel salone.
Eravamo alla fine di una stupenda cavalcata, con me sopra, impalata sul suo magnifico cazzo, ed io avevo goduto già diverse volte prima che lui si scaricasse dentro di me.
Mi ero alzata dal divano e nuda ero andata a prendere i bicchieri che avevamo lasciato sul tavolo prima di scatenarci.
‘Che bel culo che hai Clary!!!’ ‘ mi disse mentre ancheggiando camminavo per la sala.
‘Ti piace? Io credo che sia troppo grosso.’
‘Che dici. E’ bellissimo, grande, carnoso e morbido, proprio come dev’essere il culo di una donna.’
Dovete sapere che Gerard era un amante, un cultore del culo femminile; per lui, ma questo lo scoprii più tardi, il culo di una donna era la massima espressione della bellezza ed adorava la sodomizzazione più di ogni altra pratica erotica.
‘Vieni qui’ ‘ mi disse ‘ ‘fattelo accarezzare.’
Mi avvicinai e rimasi in piedi davanti a lui.
‘Girati’ ‘ ordinò prendendomi per fianchi.
Ora le mie natiche erano all’altezza del suo viso; lui prese ad accarezzarle, a massaggiarle.
Le impastava, le separava, scivolava con le dita nel solco accarezzandomi la rosellina e provocandomi brividi di piacere su tutto il corpo.
Separò per bene le natiche e si gettò con il viso tra di esse.
Sentivo il suo respiro caldo sulla pelle, la sua lingua che percorreva tutto il solco per fermarsi sul buchetto forzandolo con la punta.
Una delle sue mani, intanto, aveva lasciato il didietro ed era scivolata sulla fighetta che era piena come un lago, sia del mio piacere che del suo sperma.
Con due dita prese un po’ di quel miscuglio di liquidi e lo porto dietro.
Con esso prese a massaggiarmi il forellino, introducendo prima un dito, poi due e facendole scivolare avanti e indietro.
Prese altro liquido e continuò la sua opera di lubrificazione e di ammorbidimento.
Io intanto mi accarezzavo i seni e la clitoride, sapendo bene dove saremmo andati a parare e volevo essere ben eccitata, pronta ad accoglierlo.
Quando decise che ero pronta e rilassata mi disse:’Vieni’ e si appoggio con le spalle al divano, con il cazzo che svettava dritto dal suo ventre.
Il cazzo di Gerard merita due parole; grosso ed abbastanza lungo, aveva un glande a punta, affusolato come un proiettile, l’ideale, come scoprii, per inculare bene una donna senza farla troppo soffrire nella penetrazione.
Tornai sopra di lui, presi il cazzo con una mano e invece di indirizzarlo verso la figa,me lo appoggiai sul culo e facendo forza con il mio peso, lo feci entrare piano piano.
Ero ben lubrificata e rilassata e la cappella superò con facilità lo sfintere.
Mi prese una fitta di dolore dovuta alla larghezza del resto del tronco quando anche questo arrivò all’ingresso.
Lo tolsi e di nuovo provai ad abbassarmi su quel cazzo; lo volevo in culo a tutti i costi e questa volta andai giù decisa e lasciai che mi penetrasse a fondo, gridai per il dolore una seconda volta.
Lo feci entrare tutto fino alla base,e mentre mi abituavo a quella presenza che mi allargava il culo, lui mi accarezzava con le dita la figa.
Piano piano il dolore diminuì, ed iniziai a provare un incredibile piacere, sentendomi sfondare da quel cazzo enorme.
Gerard si rese conto del mio godimento e mi afferrò con forza sui fianchi, cominciando a pompare sempre più forte.
Ero incredibilmente eccitata, sentivo il cazzo scorrere dentro di me e un piacere sempre più intenso crescere furiosamente.
Ad un certo punto mi sollevò e tenendosi alla spalliera del divano, si alzò dicendo:’Una donna come te non la inculo in questo modo, ma a pecorina.’
Mi fece inginocchiare sul divano e appoggiare le mani alla spalliera, mi infilò di nuovo e con una lunga spinta lo fece entrare fino in fondo, facendomi urlare di nuovo.
‘Ti fa male il mio cazzo?’ ‘ mi diceva ‘ ‘è troppo largo per il tuo culetto stretto? Ma tra un po’ te lo apro come una mela e sentirai che godimento’ – iniziandomi a inculare come inculava le sue puttane, allargandomelo sempre di più.
E fu così.
Dopo un po’ il piacere riprese il sopravvento ed io non badavo più alla violenza, sentivo solo quel palo che mi sfondava, procurandomi un piacere tremendo; colavo come una fontana.
Mi passò una mano sulla fica,e quando mi mise due dita dentro, sentii che stavo per venire.
Me lo faceva entrare tutto fino alla base,per poi ritirarlo fino alla punta e ripiombare di nuovo giù.
‘Dai vieni, lo so che stai per venire, sei un lago. Godiiii’ – e toccandomi la clitoride, mi assestò dei colpi talmente forti da farmi sussultare, mentre un orgasmo incredibile mi travolgeva.
Subito dopo venne anche lui stendendosi sopra alla mia schiena, sentii gli schizzi incandescenti invadermi l’intestino e forse venni una seconda volta.

Quello fu il mio orgasmo anale e da quel giorno ci presi talmente gusto che una bella inculata e diventata parte integrante nei miei giochi amorosi.
Ma non sempre la sodomia mi ha regalato fantastici momenti di piacere ed orgasmi esaltanti, ci sono state anche occasioni, rare per fortuna, che per la stupidità e l’incapacità del mio partner, è stata un’esperienza non piacevole ed alquanto dolorosa.
Vi voglio raccontare quella che, per me, è stata la peggior esperienza avuta nei rapporti anali.
Era il periodo tra i miei due matrimoni, quello in cui mi sono dedicata anche al mio ‘secondo lavoro’ (chi di voi ha letto ‘Come ho cambiato la mia vita’, sa di cosa parlo), ed una sera, a casa di amici, durante una festa estiva, ho conosciuto un ragazzo.
Philip, era di origini caraibiche, molto più giovane di me, poteva avere 21-22 anni ed era il nipote di una mia amica.
Aveva appena terminato gli studi in Francia e di lì ad una settimana sarebbe ritornato al suo paese.
Bello, slanciato ed atletico, con la sua pelle color caramello, aveva subito attirato la mia attenzione.
Avevamo fatto coppia fissa, ballando, per quasi tutta la serata e quando si offrì di accompagnarmi a casa accettai immediatamente, ben sapendo come sarebbe andata a finire.

Arrivati, lo invitai ad entrare per un ultimo bicchiere.
Ci sistemammo in salone ed io misi della musica.
Ricordo che misi sul giradischi ‘Scorpion’ un lento, dolce e sensuale.
Mentre Philip beveva il suo whisky sul divano cominciai a ballare da sola muovendomi sensualmente davanti a lui.
Non passò molto che si alzò e venne a ballare con me.
Mi prese le tette da dietro e ondeggiando al ritmo della musica mi faceva sentire il suo grosso arnese tra le natiche, attraverso il sottile velo di seta del vestito.
Prendendolo per mano gli dissi:’Andiamo di sopra’ – e mi avviai alla mia camera da letto.
Arrivati in camera mi voltai verso di lui e con gesto aprii la chiusura del vestito e lo lasciai scivolare sul corpo rimanendo nuda a parte lo string e le scarpe con il tacco.
Con gesti febbrili si spogliò, scalciando via le scarpe e togliendosi i pantaloni.
Rimasi a bocca aperta!
Il suo cazzo usciva dallo slip in verticale: che fosse grosso lo avevo immaginato, ma quello che mi si presentò davanti era qualcosa che superava l’immaginazione!!!
Mi avvicinai lentamente, come ipnotizzata e allungai una mano a toccarlo.
Era enorme!
Una cosa così non l’avevo mai vista fino ad allora, neanche nel mio ‘secondo lavoro’!!!
Un po’ impaurita, ma già pregustando il piacere che mi avrebbe dato quel mostro, cominciai a masturbarlo lentamente, con due mani date le dimensioni!!!
La mia figa, tra l’eccitazione raggiunta alla festa, le carezze di prima e il piacere che provavo era già un lago.
Ero pronta; mi stesi sul letto e aprii le gambe, offrendomi e aspettando che quel superbo uccello mi aprisse la figa,
Lui si stese accanto a me, con dolcezza mi fece girare sulla pancia e cominciò leccarmi e ad accarezzarmi la schiena.
Partiva dalla nuca per arrivare fino allo spacco delle natiche.
La sua mano scese, in una lunga, ruvida e piacevole carezza tra le mie gambe e prese ad accarezzarmi, dalla clitoride al buchetto, più volte su giù, finché dopo avermi fatto eccitare allo spasimo, di colpo m’infilò due dita nella figa.
Sussultai’ lui spinse a fondo’ eccitata m’inarcai porgendo ancor di più il culo, il suo pollice ne approfittò e affondò nel mio buchetto… era grosso e duro come un piccolo cazzo, spingeva e stringeva con le altre dita, in una morsa tremenda’ le muoveva con forza facendomi impazzire di piacere.
Cerca di girarmi ma lui mi bloccò e riprese la sua carezza.
‘Prendimi, ti prego, sto morendo di voglia’ ‘ imploravo.
Volevo solo sentire il suo cazzo dentro di me, lo cercavo.
Si stese su di me e cominciò a strusciarlo tra mie natiche.
‘Mettimelo dentro, ti voglioooo…’ urlai io.
Aprii le gambe più che potevo, sfiorando con le dita la punta della cappella che si stava incastrando tra le mie cosce.
La mia figa si aprì lentamente, e si allargò per accoglierlo..la cappella era entrata tutta, la sentivo grossa e dura, ma lui restava immobile.
Voleva farmi impazzire… lo volevo tutto dentro’, spinsi il culo verso di lui, tentando di ingoiare la sua asta durissima, centimetro dopo centimetro finché la cappella urtò contro il collo dell’utero’allungai la mano tra le cosce e sentii che ce n’era fuori ancora un bel pezzo.
Improvvisamente uscì dal mio ventre e puntò la cappella sul mio ano.
Ebbi un sussulto’ voleva sventrarmi con quel cazzo e cercai di girarmi, ma lui mi bloccò i polsi con una mano mentre con l’altra mi allargava le natiche.
‘NOOOO, ti prego sei troppo grosso’ ‘ lo implorai ‘ ‘Mi romperai…scopami, invece, fammi del bene nella figa’ti voglio.’
Steso sopra di me, mi immobilizzava con il suo peso.
Mi disse all’orecchio: ‘E’ tutta la sera che mi fai impazzire col tuo sculettare’hai un bel culo, grosso e burroso’ed ora me lo prendo.’
Puntò la cappella, incastrandola nel mezzo delle natiche.
Muovendosi lentamente trovò il buco’ cominciò spingere’sentivo il culo che si apriva lentamente’ cedendo alla pressione si allargava. si apriva a dismisura.
Un urlo accompagnò l’affondo, mentre un bel pezzo di carne, grossa e dura affondava dentro di me’ mi sentivo dilatata come mai, lacerata.
Si fermò, restando immobile!
‘Basta, ti prego’ sei troppo grosso’ non ce la faccio a prenderti’ ‘ lo imploravo ‘ ‘Esci ti scongiuro’ mi fai maleee.’
Ahhhhh’con un tremendo colpo di reni, un colpo secco e potente ed il resto del cazzo sprofondò nelle mie viscere.
Immobilizzata, lo sentivo che affondava in me; mi mancava il respiro, urlavo, gemevo’ ma lui, centimetro dopo centimetro me lo mise dentro tutto fino a che le palle urtarono contro la mia fica.
Poi cominciò a pompare, mi stava rompendo il culo fino in fondo nelle viscere, avanti e indietro.
Le gambe divaricate, aggrappata alla testiera del letto, urlavo di dolore e piangevo, mentre il suo cazzo mi stava sfondando con colpi tremendi e dolorosi.
Usciva lasciandone dentro solo una parte e poi riaffondava di colpo con tutto il peso del corpo… e poi ancora e ancora… il suo cazzo enorme era come un bastone durissimo che mi stava lacerando la carne.
Mi lasciò i polsi e mi mise la mano davanti alla bocca per impedirmi di urlare.
Poi mi strinse con forza i fianchi, due, tre pompate più forti delle altre e…. aaaaaggh un getto rovente invase le mie viscere, mentre io quasi svenivo per l’intensità ed il dolore di quella penetrazione bestiale.
Lo sentii, con sollievo, scivolare fuori di me e stendersi al mio fianco.
Restai immobile ad occhi chiusi, per qualche minuto, cercando di riprendermi.
Quando riaprii gli occhi e mi girai verso di lui, steso accanto a me ‘ dormiva.
Ma che stronzo!!! – pensai.
Poi le mie dita scesero a toccare il mio buchetto tremendamente dilatato, gonfio, dolorante e quando mi guardai le dita, un misto di sborra e sangue le ricopriva.
Mi aveva aperta in due!!!
Stremata mi lascio andare e mi addormentai.
Mi risvegliai che era già mattina, ero tutta un dolore e avevo il culo in fiamme’ e lui era sparito.

Con questo testo, credo di aver risposto a molte delle domande che mi sono state poste dai miei amici e amiche lettori, se non fosse così chiedetemi pure dell’altro, sarò ben felice di rispondere.
Vorrei concludere dicendo che la sodomia, come tutte le pratiche amorose, deve essere prima di tutto accettata e poi goduta a fondo, solo così se ne potrà trarne il massimo del piacere e del godimento da entrambe le parti.
Alle donne che mi leggono vorrei dire di non avere paura, se decidete di fare questo bellissimo regalo al vostro partner, guidatelo, ditegli come deve prendervi, aiutatelo e vedrete che una bella inculata vale quanto e forse di più che una bella scopata.

P.S.
Fatemi sapere se anche queste storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vivelafrance558@gmail.com

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