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Racconti Erotici Etero

Deo gratias

By 12 Febbraio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

In origine faceva parte della ‘Tenuta Campi’, ma in alcuni giorni della settimana era aperta al pubblico. La domenica venivano anche da lontano, ad ascoltare la Messa.
Poco prima di morire la Baronessa l’aveva donata alla Diocesi, unitamente all’annessa canonica e all’edificio, chiamato masseria, ma che era poco più che una casa rurale. Tutto in ottime condizioni, però, ed anche arredato bene. Non era molto distante dalla strada provinciale, e vi si giungeva dopo un centinaio di metri di ‘carrareccia’. C’era tutto, acqua corrente, luce, e la canonica aveva anche una caldaia che serviva per lo scaldabagno e il termosifone.
C’era anche un po’ di terra, e delle viti.
Considerando che il centro abitato più vicino era al almeno dieci chilometri, e che molte ‘masserie’ erano sparse nella zona, Monsignor Vescovo incaricò Don Luca di andarci a celebrare Messa ogni domenica, alle otto del mattino.
Don luca era del clero secolare, cio&egrave diocesano, ed abitava una camera che gli avevano assegnato in Seminario, dove consumava anche i pasti. Lui collaborava in Cattedrale, da quando era stato ordinato sacerdote.
Uomo di montagna, di famiglia contadina, gente che non sempre riusciva a tirare avanti con quanto poteva ricavare dalla terra avara. Luca era in gamba, il migliore della scuola rurale, e fu avviato alle medie, frequentate con enorme sacrificio, poiché doveva andare a piedi alla fermata dell’autobus, fare mezz’ora di quel mezzo fino alla scuola, mangiare al termine delle lezioni quello che la mamma gli aveva preparato, e quindi ripercorrere la strada inversa, con qualsiasi tempo.
Allorché, grazie all’insegnante di religione, fu proposto alla famiglia di farlo entrare in Seminario, fu per tutti -anche perché, in fondo, Luca non sapeva nulla del sacerdozio- una specie di festa.
E così, distinguendosi sempre per la sua intelligenza e buona volontà, e dopo aver frequentato il Seminario Maggiore, Luca si trovò sacerdote (sacerdos in aeterno), e tornò al Capoluogo della sua terra. Dove aveva studiato.
Buon prete, senza infamia e senza lode.
Disciplinato, cordiale, sempre disponibile.
C’era il problema del sesso, che il trascorrere del tempo non aveva risolto del tutto. In seminario, da soli o anche collettivamente, si ricorreva all’autoerotismo, alla masturbazione, impropriamente definita anche onanismo. Ma la cosa proseguì, anche se Luca cercava di distanziarla al massimo.
Ormai era un’abitudine, come il mangiare, bere’
Aveva quasi quarant’anni quando fu incaricato di interessarsi della ‘Chiesa Campi’. L’accettò di buon grado, era, tutto sommato, una distrazione e anche un modo per essere, in un certo senso, autonomi.
Tra l’altro, gli facevano usare una piccola auto della Diocesi, e gli consentivano di farsi accompagnare da Nazareno, che fungeva da vice sagrestano della Cattedrale.
Ci andarono qualche giorno prima della domenica in cui doveva iniziare la celebrazione.
Trovarono tutto in ordine e pulito.
Girarono dappertutto, e finirono in soffitta dove c’erano tante cose accatastate alla meglio. Di sicuro molte erano da gettare.
Luca scese in chiesa, Nazareno si mise a curiosare tra la roba vecchia.
Mentre era in sacrestia, a controllare se gli arredi sacri fossero sufficienti, Don Luca vide Nazareno che si precipitava con qualcosa di grosso e pesante. Poggiò il fardello per terra, lo appoggiò al credenzone.
‘L’ho trovato in soffitta, Don Luca, vedete, &egrave un dipinto su una tavola antica’ guardate’ E’ la Madonna’ ci sono delle lettere’ qui’ nell’angolo’ MCDLXII’ che vuol dire?’
‘Deve essere una data, Nazare’, 1462”
‘E più giù c’&egrave scritto ‘salvatrix tormenti” sicuramente &egrave miracolosa, ha salvato qualcuno dalla tormenta, lo dici chiaramente’ ‘salvatrix tormenti”’
Nazareno era emozionato, tremava.
Don Luca stava per dirgli che ‘tormenti’ non significa ‘tormenta’ ‘che in latino &egrave nevosa- ma ‘tormento’. Poi, fu come folgorato da un’idea, e rimase zitto.
Esaminò accuratamente la tavola del dipinto, era in ottime condizioni, malgrado il trascorrere del tempo.
Forse Nazareno aveva visto giusto.
Dipinto secolare di Madonna Miracolosa: salvatrice dalla tormenta’ bastava rivolgersi a lei’
‘Nazare’, spolverala bene, avvolgila con cura e caricala in macchina, la voglio far vedere a Monsignor Vescovo’
Tutto questo accadeva dieci anni fa.
Ora c’&egrave sempre una folla di fedeli al Santuario Diocesano della ‘Madonna della Tormenta’.
Il dipinto che rappresenta la Madonna miracolosa &egrave sull’altare maggiore. Un opuscolo narra del miracolo avvenuto nel 1462, quando un viandante, perdutosi nella bufera, durante una tormenta di neve, trovò rifugio nell’edificio che allora sorgeva dove ora &egrave la chiesa, e si salvò. Era un povero pittore, e a lui si deve quella tavola che sfida i secoli.
Nella Canonica abita Don Luca, e di quando in quando pernotta il giovane sacerdote che l’aiuta. Nella vecchia masseria abita Nazareno, ormai più che cinquantenne, con Maddalena, la moglie, che fa anche da cuoca per tutti e rassetta la canonica.
Maddalena &egrave una bella ‘quadrana’, come da alcuni, in dialetto, sono indicate le donne belle e prosperose.
Aveva circa quarant’anni. Sempre allegra, sorridente.
Le cose non andavano male.
Il ‘Santuario’ richiamava gente, e le offerte erano generose.
Nazareno, che tutti chiamavano Neno, aveva messo dei tavoli, dietro la masseria, e vendeva vino. Maddalena, di nascosto perché Don Luca non voleva, vendeva boccette di ‘acqua del santuario’. In fondo era quasi onesta, perché prendeva quell’acqua dalle acquasantiere!
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I giorni trascorrevano ‘sereni e prosperi’, come diceva Don Luca.
Spesso mangiavano tutti nella sala da pranzo della canonica.
Maddalena cucinava bene, e Don Luca non era avaro di complimenti.
Gli telefonò Monsignor Vescovo, dicendogli che sarebbe andato a trovarlo, ma in forma privatissima, voleva trascorrere un paio di giorni in perfetta serenità. Luca lo ringraziò e gli assicurò che sarebbe stato benissimo. Gli avrebbe fatto preparare la più bella delle camere, che dava sul sagrato ma era silenziosa e accogliente. Aveva anche i servizi necessari. E acqua calda! Lo attendeva per la cena.
Bisognava avvertire Neno e Maddalena.
Pensò di andarci lui, sacrificando il riposino pomeridiano.
La porta della masseria, che dava nella vasta cucina a piano terra, era aperta. Entrò. Non c’era nessuno. Faceva anche caldo.
Gli parve di udire delle voci, dei rumori, provenire dalla dispensa, dov’erano le scorte di cibarie, ma anche sacchi di sementi, mangime, eccetera. Si avvicinò alla porta.
Qualcuno si lamentava’
‘Aaaaaaah’.. aaaaaaaah”
Stava per abbassare la maniglia.
‘Aaaaaaah, Nazzare”. Nun te ferma’ sì’. Accussì’.. Accussì’. Ecco, Nazzare”. Stengo venendo’. Aaaaaaaaaaaaaaah!’
Inequivocabile. Stavano scopando!
In quel momento si aprì la porta e apparve Neno che si tirava su i calzoni. Distesa su un sacco, a gambe larghe e con la gonna sollevata, Maddalena mostrava le cosce bianche come il latte, le calze scure tenute dall’elastico, e l’ancora più scuro del suo sesso incorniciato nel corvino dei riccioli cosparsi del seme del marito.
Neno arrossì, chiuse la porta, lentamente.
‘Scusate, Don Luca’ sapete’ scusate”
Luca era impallidito, ed eccitatissimo.
‘Niente Neno, niente’. Siete a casa vostra’ siete sposati’ sono io che”
‘Ma che volevate dirmi, Don Luca”
‘Ecco, volevo dire che, in forma privata, viene il Vescovo’ Maddalena dovrebbe preparare una cena leggera ma coi fiocchi e approntare la camera, quella grande. Arrivederci.’
Si voltò e uscì.
Era visibilmente scosso.
Si ritirò nella sua camera’. Nel suo bagno’ E mentre’. Nei suoi occhi chiusi rivedeva lo spettacolo di Maddalena, con le cosce aperte.
Maddalena.
Fu un giorno indimenticabile.
Da quel momento, la guardò con desiderio, concupiscenza. E divenne un pensiero fisso. Non era mai stato con una donna, ma Maddalena… gli faceva perdere la testa.
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Don Luca preferiva celebrare la prima Messa, e poi andava in canonica, in cucina, a prendere il caffé, e quindi la colazione, che Maddalena, Lena, gli preparava.
Di solito, Lena ascoltava quella messa, fungendo anche da chierichetto.
Faceva abbastanza caldo, quella mattina, e mentre Luca indossava i paramenti, aiutato dalla donna, le sorrise.
‘Ma non hai caldo vestita così? Non soffochi? Slaccia qualche bottone della camicetta’ aria’ aria”
Andarono sull’altare.
‘Introìbo’.’
Maddalena rispondeva.
”qui laetificat juventutem meam…’
Era distratto, Don Luca, gli occhi e il pensiero erano per Maddalena.
Lei lo aveva ascoltato, aveva sbottonato la camicetta’ anche troppo’
Al termine, dopo il ‘deo gratias’, tornarono in sacrestia.
Luca disse a Lena di avviarsi avanti, avrebbe fatto da solo. Lei, intanto, poteva preparare caffé e colazione. E la seguì con lo sguardo fisso sui glutei rotondi ed evidenti che si muovevano, allettanti, nella gonna.
Era come una spirale che lo andava avvolgendolo. Sempre di più.
Maddalena gli servì il caffé, chinandosi, e rivelandogli quello che lui immaginava: non indossava il reggiseno!
La mano di Luca si poggiò sulla natica tonda e soda, senza muoversi.
Pure Lena rimase ferma, china, anche dopo aver riempito la tazzina.
Lui azzardò una lieve carezza, senza che la donna si movesse, poi tolse la mano e prese la tazzina.
‘Vieni a fare colazione con me, Lena, non mi va stamattina di mangiare da solo.’
Lena lo fissò intensamente, e, in silenzio, portò tutto sul tavolo e sedette di fronte a lui.
La gamba di Luca si allungò, cercò la donna, si intrufolò tra le gambe di lei. Si muoveva lentamente, come a carezzare.
Parlarono della visita del Vescovo, Luca si complimentò con Lena per gli squisiti cibi.
‘Solo, Lena, che dovresti comprare qualcosa di più carino, da indossare, di più moderno, più allegro’ sei giovane”
‘Sì, giovane, Don Luca, sto quasi a quaranta’ sto entrando nell’età sinodale per’ per fare la ‘perpetua”’
‘Questo all’epoca del Manzoni’ ora, lo sai, a quarant’anni la donna decide di fare un figlio”
‘Noi non ne abbiamo, Don Luca, lo sapete’ Il Signore non ce li ha mandati’ si vede che non li meritiamo”
‘Non dire sciocchezze’ che c’entra il merito”
Intanto, la gamba di Luca seguiva il lungo ‘massaggio’ tra quelle di Lena che non sembrava sgradirlo e non accennava ad alzarsi.
‘Desiderate qualche altra cosa, Don Luca?’
Luca fece un lungo sospiro, e alzò le spalle. Lentamente sfilò la gamba’
‘Le cose del Santuario vanno benissimo, le offerte sono generose’ Abbiamo fatto tanti lavoretti’ Penso che tu, che fai parte di questa realtà, devi anche avere un riconoscimento per tutto quello che fai. Vieni un momento nel mio studio’ vieni”
Si alzò e la precedette.
Andò alla scrivania, aprì il cassetto di centro, prese del denaro, lo mise in una busta, lo porse a Maddalena.
‘Tieni, va in Città e compra qualcosa per te. Ti voglio vedere più moderna’ E va anche dal parrucchiere”
‘Ma’ Don Luca”
‘Va’ obbedisci”
E le sorrise, allegramente.
Maddalena era rossa in volto, ebbe un momento di esitazione, ma la mano del prete le fece affettuosamente cenno di andar via.
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Don Luca nella sua camera, dietro i vetri del balcone. Era assorto nei suoi pensieri tormentosi. Scuoteva la testa. Non ci voleva proprio questa crisi. A lui, al curatore del Santuario della Salvatrix Tormenti. Salvatrice dal tormento, non dalla tormenta. Era il tormento, la tortura più dura che mai lo avesse colto nella sua lunga vita sacerdotale.
Non era un giovincello, quando lo sfogo solitario serviva, in un certo modo, ad alleviare la tensione. Quella era una vera e propria mania, idea ossessiva, frenesia, e non sapeva come scacciarla, allontanarla da sé.
‘Allontanarla’, ecco, forse aveva trovato la soluzione: allontanare Neno e la moglie!
Al solo pensiero gli sembrava impazzire. Non poteva allontanarla, ne sarebbe impazzito. Maddalena gli era entrata nel sangue.
I pensieri vagavano, si affollavano.
Ricordò la confusione che spesso si fa, leggendo superficialmente il Vangelo, tra la prostituta che lava i piedi a Gesù e Maria Maddalena.
In nessun passo dei Vangeli &egrave scritto che Maddalena fosse una “prostituta”, tutt’altro: nacque in una famiglia importante, e suo padre Siro il “Giairo” era il sacerdote che officiava nella grande sinagoga a Cafarnao.
Ma che c’entrava tutto questo con Maddalena moglie di Nazareno?
Inconsciamente tentava di colpevolizzare gli altri, la donna.
Se fosse stata una prostituta era comprensibile la demoniaca tentazione che esercitava su di lui. Faceva parte della professione.
Lena era una donna morigerata, perfino nel pensiero. E lui lo sapeva bene, era il suo confessore.
Stringeva, inavvertitamente, le mascelle, tanto che gli dolevano.
Inutile. Solo la morte gliela avrebbe tolta dalla mente, quella donna.
Morte di chi? Di lei o di lui?
Ma che razza di modo era, quello, di ragionare!
La morte non si dà a nessuno, neanche a sé stessi.
Quinto, non uccidere!
Si, ma nella Genesi &egrave anche detto:
27Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e disse loro:
“Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
E’ vero, ma il Nuovo Testamento, il Vangelo, riporta le Sue parole su chi abbraccia il sacerdozio:
‘In verità vi dico che… chiunque abbia lasciato la casa, o i fratelli, o le sorelle, o il padre, o la madre, o i figli, o le terre, per il Mio Nome, riceverà il centuplo in questa vita, e nell’altra la vita eterna’ (Matt. 19:28-29)
Invito a consacrarsi a Lui, certo, ma anche ad essere vergini?.
Il Vangelo prosegue:
‘Non tutti comprendono questa parola [la verginità o il celibato], ma solo coloro ai quali &egrave dato; chi può capire, capisca.’ (Matt. 29:11-12).

Io non capisco niente, che devo fare?
Sono un uomo, un povero uomo.
Andò alla poltrona e si lasciò cadere come corpo morto.
Stanco, agitato, turbato, sconvolto’
Si assopì, inavvertitamente’
Gli sembrava, nel sogno, di camminare nella nebbia, di vagare disordinatamente, e una voce gli sussurrava”caute” ‘caute”
Si svegliò di soprassalto, con ancora la sensazione di udire quella parola, la stessa che, più o meno scherzosamente, risuonava nei corridoi severi del seminario: ‘nisi caste’ caute!’ Se non casto, sii cauto.
Sì, doveva essere cauto.
Si alzò, andò a fare la doccia.
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Maddalena tornò a casa, entrò in cucina, andò a sedere sulla sedia accanto al tavolo, trasse il danaro che le aveva dato Don Luca e lo contò.
Era parecchio. Troppo.
Perché quella somma?
In questi ultimi tempi Don Luca era alquanto cambiato, nel modo di agire. La guardava in un certo modo, l’aveva invitata a sedere al tavolo, per la colazione, con lui, le aveva prima messo la mano sul sedere, poi la gamba tra le sue’
In effetti, ad essere sincera, non le era dispiaciuto.
Incredibile, ma le uniche mani che aveva conosciuto sul suo corpo, mani estranee, logicamente, erano quelle del medico e di Nazareno. Ma Neno non l’aveva mai carezzata ‘perché era stata una carezza- con tanta tenerezza.
Luca ‘perché chiamarlo ‘Don’?- era un bell’uomo, simpatico, cortese, e sapeva di lavanda, quella che aveva sulla mensola, nel bagno, English Lavender. Sapeva di buono.
Quindi, Luca, voleva che si vestisse un po’ più alla moderna. Quei soldi, però, erano troppi!
Ne prese una parte e li mise nel suo cassetto, tra la sua biancheria, il resto nel borsellino.
L’indomani, con una scusa, avrebbe preso l’autobus e sarebbe andata in città, avrebbe detto a Neno che, con qualche risparmiuccio, voleva togliersi il capriccio di acquistare un vestito nuovo e di andare dal parrucchiere.
Quando la sentì, Neno alzò le spalle, senza rispondere.
E lei fece proprio così.
Non entrò in una boutique di lusso, ma trovò un pret-a-porter con delle cose carine e non troppo care.
Acquistò una vestaglia per casa, di quelle che si legano sul fianco, di cotone a fiori, abbastanza chiaro, e delle scarpe comode. Poi una gonna plissettata e una blusa di lanetta morbida, molto aderente. Comprò anche delle calze di seta, per la prima volta in vita sua. Del tipo ‘autoreggente’ con un bordo di pizzo elasticizzato. E, quasi arrossendo nell’ordinarle, due mutandine nere.
Nel negozio accanto trovò un elegante e semplice paio di scarpe per uscire ‘così pensava lei-, ed altre, comode, per casa, da mettere con la vestaglia nuova.
Dal parrucchiere volle solo una ‘aggiustatina’ dopo lo shampoo; desiderva mantenere lunghi i suoi capelli, sottili, come di seta, e di un nero corvino con rarissimi fili argentei.
Tornò a casa allegra come una bambina.
Neno la guardò fissamente.
‘Lo sai che stai bene coi capelli così, Maddalé, stasera te vojo vede vestita solo co’ quelli!’
Le dette una sonora pacca sul sedere e rimase a vederla mentre si avviava vero la camera da letto.
Lei andò a mettere tutto nell’armadio. Aveva qualcosa in mente.
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E’ proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci.
Maddalena, infatti, considerava un atto di audacia, quasi temerario e spavaldo, ed anche impertinente, perfino sfacciato e provocante, quello di farsi vedere in vestaglia, con le calze trasparenti e le scarpe nuove, da Don Luca.
La provocazione era forse inconscia, perfino alquanto ingenua, ma sicuramente c’era, e di marca chiaramente femminile. Indossò le mutandine nuove, quelle nere, che, in un certo modo, trasparivano data la leggerezza della stoffa della vestaglia, e, come al solito, affidò alla saldezza del suo seno il compito di mantenersi bene eretto, senza necessità di sostegno alcuno.
Neno era andato in città, in banca, e lei si presentò così, a Don Luca, nello studio, portandogli il caff&egrave.
Quando entrò, Luca rimase affascinato da quella incredibile e inaspettata apparizione.
La guardò, estasiato.
Maddalena aveva un sorriso splendente sul volto, ed aveva lasciato sciolti i lunghi capelli che le giungevano ai fianchi.
L’esclamazione del prete fu spontanea.
‘Quanto sei bella, Maddalé’ fatti vedere!’
‘Il caff&egrave Don Luca”
Mise il vassoio sulla scrivania.
‘Vieni qua, Lena, fatti vedere”
La donna gli andò a fianco, e la finestra, dietro di lei, fece sì che la trasparenza della vestaglia evidenziasse le gambe’ le tette erano deliziosamente delineate, e il nero delle mutandine dava un tocco eccitante.
Gli versò il caff&egrave.
La mano di Luca le carezzò i fianchi, teneramente, a lungo. E lei rimase ferma, a guardarlo, con una strana espressione sul volto.
Luca era eccitato.
‘E’ buono il caff&egrave, Don Luca?’
‘E’ tutto buono, grazie.
Bello questo vestito. Cosa altro hai comprato?’
‘Un altro vestito, e altre scarpe. Per uscire. E poi”
‘Poi?’
‘Niente Don Luca’ biancheria da donna”
‘Ah! Però, almeno il vestito me lo devi far vedere.’
‘Certo, certo. Me lo metto nel pomeriggio’ quando Neno va alla posta”
Non sapeva lei stessa perché aveva specificato che lo avrebbe indossato durante l’assenza del marito. Ma ormai l’aveva detto.
Don Luca assentì, le sorrise, la carezzò di nuovo.
Maddalena si allontanò.
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Don Luca era nel suo studio, di fronte alla camera da letto.
Il pomeriggio era abbastanza caldo e lui, come al solito, si tratteneva a leggere qualcosa, a dare uno sguardo ai conti che gli mandava l’economo, a rispondere a qualche lettera. La maggior parte della corrispondenza la evadeva una delle suore che venivano ogni giorno per curare, appunto, il contatto epistolare coi fedeli, e per la vendita dei vari oggetti-ricordo del santuario.
La raccolta delle offerte, per la verità molto lusinghiera, era stata affidata al convento dal quale dipendevano quelle suore.
Le religiose occupavano un’ala a pian terreno, a fianco alla chiesa, dove avevano anche una cucinina per i pasti, ma la sera tornavano in convento.
Le cose andavano avanti molto bene, e Don Luca interveniva solo per celebrare una delle tante messe, lasciando il resto nelle mani del suo coadiutore e dei volenterosi frati che soprattutto erano addetti alle confessioni.
La Canonica, comunque, era riservata al Parroco-Rettore del Santuario.
Tutti gli altri alloggiavano, quando necessario, nella foresteria realizzata in un edificio sorto alle spalle della Chiesa.
Neno e Lena, nella loro casetta.
Mentre era assorto in strani pensieri, ormai più che ricorrenti sempre presenti e assillanti, Luca udì bussare alla porta dello studio.
Non potevano essere che Neno, o Lena, perché solo loro avevano le chiavi della Canonica.
‘Avanti!’
Don Luca non la riconobbe immediatamente: una splendida donna, giovane e giovanile, con lunghi capelli e un volto luminoso. Indossava una gonna plissettata, semplice ed elegante, ed un golf, a girocollo, che sembrava esserle stato spruzzato addosso con lo spray.
Uno spettacolo incantevole.
La guardò, stupito.
‘Maddalena?’
‘Che, Don Luca, non mi riconoscete?’
Luca si alzò e le andò incontro, con gli occhi spalancati e un’espressione stupita negli occhi.
‘Sei proprio una bella creatura, Lena. Fatti vedere.’
Lei piroettò lentamente.
‘Me sta bene, Don Lu’?’
Luca era rimasto sbalordito e affascinato da quello spettacolo. Che seno! Bello prospero, e doveva essere sodo perché si vedeva che non c’era reggipetto. L’aderentissimo golf evidenziava due turgidi capezzoli che sembravano volerlo perforare.
E che fianchi, che natiche, s’intravedevano sotto la gonna.
Maddalena sorrise, tra l’ingenuo e il provocante, e si avvicinò a lui, lentamente, e, vedendo le braccia tese dell’uomo, vi si rifugiò, stringendo le sue rigogliose e sode tette al petto dello stordito Luca che era già più che eccitato.
Fu naturale abbracciarla, e certamente la donna sentiva l’urgenza che premeva sotto la tonaca dell’uomo.
Rimasero così un po’.
Luca si sciolse, con difficoltà, dopo un’accurata esplorazione del posteriore di Lena che lasciava fare, e sembrava gradirlo.
‘Sicché, Maddale’, questo &egrave il vestito?’
‘Si!’
‘Figuriamoci la biancheria’!’
‘E’ questa, don Lu’!’
Alzò lentamente la gonna.
Due gambe deliziosamente tornite, inguainate nelle seriche calze autoreggenti, e’ poi’ il pizzo nero che ornava le mutandine dello stesso colore, dal quale facevano capolino riccioli corvini e lucidi.
Le nari di Luca si dilatarono, gli occhi erano strabuzzati.
Andò a sedere dietro la scrivania.
Era troppo.
‘Abbassa, figlia mia’ abbassa!’
‘Che, nun ve piace Don Lu’?’
Si avvicinò a lui, a fianco, vicino alla poltrona sui braccioli della quale erano posate, tremanti, le mani di Luca.
Lena continuò.
‘E’ seta, Don Luca. Seta! Sentite!’
Gli prese la mano e l’avvicinò alle mutandine,
Luca deglutì, a fatica, e prese delicatamente e timidamente, tra due dita, l’estremità ricamata delle mutandine. I riccioli gli sfioravano la mano.
‘Si’. Si’ sento’ &egrave seta”
‘Ve piace la seta?’
Lui annuì. Senza parlare.
Le abbassò la gonna.
Era paonazzo, non riusciva a pronunciare parola.
Maddalena era sempre al suo fianco. Lo guardava, seducente e stuzzicante.
‘Una se sente un’altra, quando se veste così’ Se sente mejo’ più donna’ più femmina”
‘Beato Nazareno”
‘Quello, Don Luca, nun s’accorge de gnente’ basta che magna’ beve’ e’, me capite!’
‘Mi sembra che a te non dispiace, però, quel ‘e”!’
‘Che volete, Don Luca, voi le conoscete le donne, almeno attraverso il confessionale’ certe cose servono’ e quando nun c’&egrave er companatico tocca contentasse de quello che passa la mensa’ ‘Me volevo comprà anche una camicia da notte, de quelle un po’ libere, diciamo.’
‘Perché non l’hai comprata?’
‘Un po’ perché nun bastavano i soldi, e poi’ co’ Neno! Che la compravo a fa?’
‘Ma comprala, togliti questo desiderio”
Aprì il cassetto della scrivania, trasse del denaro, senza contarlo, lo porse alla donna.
‘Ecco. Domani va a comprarla.’
‘Grazie, Don Luca. Poi ve la faccio vedé!’
Luca andò lontano col pensiero su quel ‘ve la faccio vedé’.
Si avvicinava l’ora che Neno tornava.
Lena si chinò su Luca.
‘Grazie, Don Luca, tante grazie’ ve ne sarò riconoscente.’
Lo baciò sulla guancia e si avviò verso la porta.
Uscì.
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Luca portava benissimo i suoi anni.
Era di statura media, ben piantato ma non grasso. La bicicletta lo aiutava a conservare la sua splendida forma.
Di buon appetito, sapeva controllarsi.
Ma quello che da qualche tempo lo agitava e sconvolgeva sempre più era un assillante impulso sessuale che lo portava a guardare tutte le donne come femmine, come le uniche che avrebbero potuto placarlo.
Non aveva mai avuto un rapporto sessuale, mai toccato un seno o un sesso femminile. L’unica tetta che aveva ciucciato era quella della mamma. Quasi mezzo secolo prima. Le uniche nudità femminili che conosceva, erano quelle dei dipinto, delle statue, ed ora quelle che, quasi di nascosto, pur nel segreto del suo studio, andava scovando nei tanti appositi siti di internet.
Era stato solo un momento, un lieve sfiorare, ma quei riccioli che gli avevano lambito la mano lo ossessionavano.
Maddalena era divenuta la sua idea fissa, il tormento continuo.
I soddisfacimenti solitari d’un tempo non bastavano.
Era Maddalena che voleva.
E lei, la donna, lo sapeva! Sembrava quasi sollecitarlo, provocarlo.
Chissà se al momento opportuna non gli sarebbe sfuggita deridendolo!
Il pensiero di Maddalena, di quelle gambe, quel seno, quelle mutandine’ lo perseguitava, lo tormentava. Sempre. Anche durante la preghiera, anche quando pronunciava le più sacre parole’ Sempre’
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Il suo coadiutore era andato in Diocesi, alla riunione del Consiglio Diocesano degli Affari Economici, ed aveva condotto con sé Neno e suor Letizia.
Le altre suorine erano impegnate nei loro compiti. Fra’ Nicola e Fra’ Giuseppe erano in chiesa.
Lui sperava di poter riposare un po’. La notte dormiva poco, male, e agitatamente.
Era in letto, in pigiama. Aveva detto agli altri che si sentiva stanco.
Si assopì.
La porta della camera si aprì piano, senza rumore, lentamente.
Entrò Lena, in vestaglia.
Richiuse la porta, andò a sedere sulla poltroncina ai piedi del letto.
Non c’era molta luce, ma dalle persiane ne filtrava quanto bastava a distinguere le cose.
Luca era supino.
Come se percepisse l’insolita presenza di qualcuno, nella sua camera, aprì un occhio.
Maddalena era seduta sulla poltroncina. Sorrideva.
Ecco, pensò, non mi lascia neppure nel sogno.
La donna si era accorta di quegli occhi semichiusi.
Si alzò, gli si avvicinò.
‘Don Luca’ la camicia da notte”
Lasciò cadere in terra la vestaglia.
Luca balzò a sedere sul letto. Era certo di sognare. Non poteva essere diversamente.
Maddalena era lì, a pochi centimetri da lui. Coperta solo da un velo trasparente, perché la nivea camicia era leggerissima, quasi inesistente. Luca voleva vedere!
Accese le luci. Spinse il pulsante di quella del comodino, poi l’altro, la centrale. La camera fu inondata di luce.
Era Maddalena, quella che vedeva. Anzi, che sognava.
Maddalena, splendida, meravigliosa, incantevole.
Era appena coperta, o meglio era scoperta. Qualcosa di evanescente, di incorporeo, non nascondeva ma esaltava la sua avvenenza. I capelli, lunghi, neri, fino alle anche. Il seno turgido, eretto, rosa, col rubino dei capezzoli che si protendevano prepotenti; arroganti e provocanti. Un triangolo scuro, laggiù, sul pube, tra le gambe, come una freccia che imponeva il percorso da seguire.
La rapidità del pensiero lo riportò a un vecchio castello britannico, dove c’era una grotta incantata, l’antro delle delizie, al cui ingresso era scritto: ‘HEAVEN’. Poco prima, una freccia indicava: to Heaven’ al Paradiso.
Aveva paura di allungare la mano, Luca, di toccarla.
Certamente Maddalena sarebbe sparita.
Era eccitato come non immaginava potesse essere.
Il suo fallo prorompeva dai pantaloni del pigiama.
Lena gli si accostò. Ripeté:
”.la camicia da notte”
Quell’apparizione parlava!
Era la voce di Maddalena.
La guardò con occhi meravigliati, allungò la mano, la toccò.
Era lei, ne sentiva il calore.
Improvvisamente, fu assalito da un raptus incontenibile.
Spinse Lena sulla sponda del letto, le sollevò l’inconsistente velo.
Ecco’ la stessa visione di quel giorno, quando s’aprì la porta e Neno uscì con le braghe in mano. Lei, cosce spalancate, offriva l’ incantesimo del suo sesso. Rosa, palpitante, seminascosto tra riccioli neri.
Luca lasciò cadere i pantaloni, quasi inciampando, prese il fallo e lo condusse vicino l’ingresso di quel paradiso. Era caldo, umido’ accogliente’ la donna inarcò il bacino’ gli afferrò le natiche, lo tirò a sé’ si fece penetrare’
Luca entrò in lei quasi con irruenza, e cominciò a stantuffare con naturale impeto, con golosità, con una ingordigia che aveva soffocato per tutta la vita.
Lena non si aspettava una tale passione, simile fervore, tanta foga e irruenza’ ne era inebriata. Si muoveva voluttuosamente, lo stringeva in lei, lo mungeva, e il suo roco gemere incalzava sempre più. L’orgasmo giunse improvviso, travolgente’ Luca seguitava come se volesse recuperare i decenni perduti’ Lei stava risalendo al settimo cielo, e lo raggiunse di nuovo mentre lui la invadeva con la incontenibile lava che si sparse dovunque, come balsamo ristoratore.
Giacque su lei.
Erano sudati, ansanti.
Maddalena aveva provato qualcosa nemmeno ipotizzata. Un piacere nuovo e sconvolgente, che l’invadeva completamente, dalla mente al grembo, ai piedi.
Fu lei a riprendersi per prima.
Si allungò sul letto, supina.
I brandelli della camicia da notte erano arrotolati. Li pose tra le sue gambe, li imbeve delle loro linfe che seguitavano a fluire da lei.
Ma quanto seme aveva, quel benedetto uomo, pensò!
Ecco’ benedetto’ sì’ benedetto, ma anche benedicente, e con quale aspersorio!
Lo prese in mano, lo carezzò.
Stava rifiorendo, vibrante e impaziente.
Gli si mise sopra, a cavalcioni.
Fece sì che un capezzolo gli sfiorasse le labbra.
‘Ciuccia, Don Lu’, ciuccia’ che a te te ciuccio io”
E prese il fallo di lui e lo avvicinò a sé, vi si impalò lentamente.
Luca staccò le labbra da quella turgida mammella solo per un istante’
‘Introìbo, Maddale” introìbo”
La donna era intenta a condurre a termine la sua voluttuosa cavalcata’
‘Amen, Don Lu” amen’ qui laetificat’ si’ siiiiiiiiiiiii’. qui latificat’. laetificat’ lae’ti’fica’fica’ficat’!’
E, squassata dal piacere, si rovesciò su lui.
Luca le carezzava la schiena, i glutei, e sentiva che quelle carezza si ripercuotevano in lei con inebrianti contrazioni che lo stavano golosamente spremendo fino all’ultima goccia.
La guardò, appassionato, e vide il volto di lei, estatico.
La strinse a sé.
‘Consummatum est, Maddale”’
‘Deo gratias!’
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