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Racconti Erotici Etero

Desiderio realizzato

By 9 Novembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Era da tempo che vedendo film porno mi era venuta un’idea ma pensavo fosse solo fantasia oppure il copione di film porno. Vedevo donne che si accoppiavano con più maschi ed anche donne che chiamerei femmine stando al fatto che erano delle vere macchine per fare sesso e per far salire la libidine. Stando
sdraiato sul letto nudo e con il sesso libero mi gustavo i piacevoli momenti in cui si possono fare tanti pensieri e progetti senza pensare ai particolari e alle difficoltà per realizzarli. Avevo finalmente il tempo di godermi lo stato di tranquillità che mi eccitava e mi stavo godendo quel crescente piacere dato da un’erezione lenta accarezzando punti erogeni.
Com’era cominciato tutto?
Così.
Ero e sono felicemente convivente con Monica, una bella ragazza compagna di studi all’Istituto Tecnico, che entrambe frequentavamo, e poi proseguita nel periodo universitario. Le cose tra noi andavano a gonfie vele, con un’intesa sessuale che, nella mia vita con le esperienze fatte clandestinamente e occasionali, non ha avuto precedenti per intensità, frequenza e corrispondenza nelle passioni. In pratica ci toglievamo tutti gli sfizi fantasticando su di essi e poi, quando possibile, mettendoli in pratica.
Sentivamo una sensazione di meraviglioso appagamento caratteristico delle nostre rumorose prestazioni anche sessuali descrivendo senza sottointesi quanto accadeva senza alcun freno inibitore.
Fu durante una di queste ‘discussioni’ che arrivò un messaggio molto interessante.
Non ci avevamo mai nascosto la curiosità nel provare a coinvolgere di tanto in tanto terze persone nel nostro rapporto sessuale immaginando come fosse e cosa cambiasse con un uomo e con una donna.
Della mia donna non sono tanto geloso e in ogni caso se c’è amore condiviso eravamo arrivati alla conclusione che faceva parte del gioco amoroso e quindi niente di illecito che minasse la nostra unione, invitare con discrezione alcuni nostri amici a raggiungerci ma per vari motivi non abbiamo avuto buoni risultati.
Un giorno avevamo finito di scopare intensamente e nel momento in cui lentamente dopo l’orgasmo si riprendono le forze sento trillare il telefono di Monica. Non essendoci segreti mi riferirle ciò chi mi scriveva e cosa desiderasse.
Scriveva la sua amica Luciana “Ciao! Tutto bene? Ieri sera non abbiamo poi concluso la nostra conversazione. Mi sarebbe piaciuto ‘approfondirne’ alcuni punti in particolare ;) un bacio caldo ed umido, come….. hehehe!!”.
Lessi più volte il messaggio e lo memorizzai nella mia testa, poi accorgendosi che tardavo nel darle conto mi chiese “Chi era, amore?”
“Era Luciana, la tua amica. Di cosa parlavate ieri sera?”
L’inequivocabile ammiccamento del messaggio mi aveva notevolmente ringalluzzito e anche lei, dando un’occhiata, aveva notato il mio repentino indurimento e atteggiamento che dimostrava nuovamente voglia.
Monica sorrise con quel modo tutto femminile delle ragazze quando leggono i messaggi.
“Sai che ho scoperto che Luciana è bisex, tende ad essere lesbica ma non disdegna i bei maschietti da cui si fa infilzare. Avendo avuto, però delle esperienze lesbiche data la sua notevole avvenenza, le piace anche essere leccata”
Monica dicendo queste parole si è avvicinata lanciandomi un’occhiata languida e lasciando scorrere lentamente la mano sul mio corpo, dai pettorali, giù fino all’addome, poi l’inguine, indugiando ancora sul pube.
“e ieri mi ha chiesto se io avessi mai avuto pensieri di questo tipo.”
Il mio cazzo ebbe un’impennata mentre lei continuava a parlare sussurrandomi nell’orecchio “E tu che le hai risposto?”
“Te l’ho sempre detto! Lo sai, no? Mi piacerebbe provare un’esperienza con un’altra donna. Anche se non potrei mai rinunciare al tuo bel cazzo”
Mentre mi dava questa risposta, con una mano ha preso il mio cazzo senza troppi indugi, muovendola lentamente così da iniziare una delle sue fantastiche seghe; nel farle era una vera specialista.
“Hmmm!! Sei la solita porca!”
La lasciai fare ancora un po’ ed aggiunsi “leccamelo adesso”
Ero già parecchio eccitato e nella mente mi passavano le scene di quando l’avevo scoperta a farsi un ditalino mentre vedeva un porno di lesbiche. Mi ricordo perfettamente i suoi occhi pieni di lussuria mentre si titillava il clitoride, prima lentamente, poi sempre con più foga. La osservai nascosto per un bel po’ con un’erezione imponente che era difficile tenere il cazzo nei pantaloni. In quella occasione si bagnò il dito medio della mano sinistra, che in quel momento era libera, leccandolo e succhiandolo per bene fino a renderlo lucido di saliva poi lascivamente lo utilizzò per metterselo senza pensarci su in culo, mentre con l’altra mano continuava a stuzzicarsi il grilletto agitando il corpo come un’indemoniata, sollevando il bacino per offrirsi al massimo alla goduria ed allungando le gambe tremanti per effetto dell’orgasmo che sarebbe arrivato. La vedevo e sentivo ansimare e cacciare dei gridolini di piacere. Inarcò infine la schiena per poi esplodere in uno dei suoi fantasmagorici orgasmi che la squassarono. E’ stato intenso e di una durata fuori dal normale tanto che si diede ad urlare come una attrice porno.
Dopo l’orgasmo si quietò rimanendo sotto l’effetto dell’adrenalina che l’aveva stordita. Ma io non le diedi neanche il tempo di riprendersi che, abbassatomi i pantaloni, la presi per i fianchi e la feci mettere alla pecorina al bordo del letto infilandole senza preliminari il mio cazzone gonfio.
Ero troppo arrapato per aspettare; ormai ero oltre il limite di sopportazione.
In quell’occasione gli spruzzi della sborra calda caddero sul volto della mia bella; l’orgasmo mi aveva svuotato in pochi istanti.
Lei nel frattempo si era parzialmente ripresa e la vidi muoversi fino a che il suo bel volto non fu all’altezza del mio cazzo. mostrandomi la lingua mi leccò la cappella come solo lei sapeva fare; una gran bella pompinara tutta per me. A me piaceva quel che faceva al mio cazzo perché mi leccava l’asta partendo dalla base, lentamente, senza fretta, fino alla punta, facendo diventare la mia cappella sempre più paonazza e gonfia e facendola sussultare ad ogni successivo passaggio. Monica sapeva quanto a me piaceva perché gemevo gutturalmente e lo dicevo apertamente gratificandola e dandogli la soddisfazione di sentirsi gratificata.
Quando stavo per arrivare all’acme l’avvertivo ed allora lei si concentrava sulla cappella dando colpi di lingua alternati e profonde succhiate facendomi godere come già molte volte aveva fatto.
Il pompino che mi stava facendo era di eccezionale esecuzione mentre con la mano destra che si era liberata si stava toccando. Gemeva soffocando il suo piacere dentro la sua bocca piena del mio cazzo.
“Non ti fermare… non ti fermare… così, così, così…. VENGOOOOOHHHH!!!” e neanche mezzo secondo dopo il primo schizzo finiva sulla sua lingua e lei da buon gustaia prendeva i miei tre, quattro, cinque potenti spruzzi inghiottendo e succhiando ogni traccia del mio sperma mentre si sgrillettava come un’ossessa e godeva davanti a me mostrandosi per farmi piacere.
Quando finalmente mi lasciò il cazzo si mise a pancia in su per ricambiarle il favore. Aveva la fica gonfia, pulsante e grondante di umori caldi il cui sapore mi inebriava così tanto che presto ebbi di nuovo una bella erezione; non certo come la precedente ma comunque valida.
La leccai e le succhiai il clitoride con passione, usando la punta della lingua per stuzzicarle di tanto in tanto le piccole labbra, per poi ritornare a leccarle la patata ingordamente. Lanciò un grido come se stesse per morire, poi mi chiuse la testa tra le gambe e potei apprezzare un orgasmo sconquassante dei suoi, con contrazioni potenti della sua bella fighetta depilata, che la lasciarono tremante ed esausta per un bel po’, con la mia barba tutta piena dei suoi liquidi, che mi leccò poi con avidità.
“Dio, quanto mi hai eccitato! sei il solito porco!” –
“E tu la mia bella troietta!” replicai ridacchiando in modo scherzoso e le schioccai un bacio sulle labbra – “Mi raccomando, non dimenticare di rispondere alla tua amica”
“Ma… ci andresti con lei?” chiese con uno sguardo maligno ed indagatore
“chissà! ma ripensandoci forse si. In fin dei conti è una bella figa, quindi perché no?”
Monica aggiunse con un pizzico di malizia “Ovviamente io voglio la mia parte! Te la vuoi scopare? Io me la voglio leccare!”
“E’ tutto da vedere. Intanto rispondi, mia bella lussuriosa” – le presi il culo tra le mani, allargandole il buchetto, mentre lei prendeva il cellulare per rispondere. Nella mia testa avevo già un bel progetto, ma prima volevo dedicarmi al suo bel culo.
Fu nel mese di dicembre di sera mentre stavamo cenando ricevetti la telefonata di Renato.
Renato era un amico che avevamo conosciuto al mare e ci era diventato simpatico subito dopo i primi scambi di parole. Che fosse un bell’uomo lo si vedeva da lontano. Monica mi aveva confessato che le sarebbe piaciuto farsi montare da lui ma fino a quel momento ero ignaro che lo avesse fatto.
Mentre parlavo al telefono con lui Monica mi guardava con curiosità perché la chiacchierata si allungava non poco, tanto che finimmo di cenare e lei sparecchiò la tavola.
Aspettavo che mi chiedesse di Monica.
“Te la passo” risposi, sorprendendo la mia compagna che con una finta smorfia di fastidio afferrò il telefonino. Si salutarono e cominciarono a parlare; più di una volta la vidi arrossire e anche restare in silenzio voltandosi per non farsi vedere da me.
La curiosità di sapere cosa si dicessero era grande ed aumentava con il passare dei minuti. Ero sicuro che non stavano parlando di tramonti sul mare!.
Più di una volta Monica si allontanò da me per non farmi sentire quello che Renato le diceva, sembrava dare delle risposte a delle domande fatte da lui mentre lei andava avanti e indietro tra la cucina e il salone.
Parlarono per circa 15 minuti e quando capii che si stavano salutando feci segno di non passarmelo.
Quando Monica terminò la telefonata le feci notare il colorito acceso sulle sue guance. Attendevo che Monica mi dicesse gli argomenti della conversazione ma cosi non fu; allora li chiesi io ma lei mi dava risposte vaghe.
Nel frattempo mi era venuta voglia di scoparla. Aspettai che Monica si avvicinasse al tavolo e in un attimo la presi in braccio facendola sedere sul tavolo, le tolsi i pantaloni ed anche io mi sbottonai i pantaloni. Stranamente Monica fece un po’ di resistenza dicendomi di aspettare e che avremmo scopato più tardi comodamente a letto ma io la volevo in quel momento.
Giocai un po’ con lei stuzzicandola, toccandole le tette, cercando di toccarle i capezzoli, baciandola e passando le mani tra le gambe mentre lei si dava da fare a respingere le mie avance fintamente; la sua voglia era visibile ed aumentava man mano che giocavo con lei.
il motivo della sua resistenza lo capii quando riuscii a infilarle una mano in mezzo tra le gambe. Ci guardammo per un attimo negli occhi e per tacito consenso non c’era bisogno che mi spiegasse perché fosse cosi bagnata: la figa era un lago.
Le abbassai i pants che portava in casa. Sotto era nuda.
Presi il mio uccello in mano e lo diressi verso la sua figa, nel guardarla negli occhi entrai piano e così cominciai a scoparla con dolcezza.
Mi avvicinai al suo viso e ci baciammo. Poi le chiesi “cosa ti ha detto Renato di cosi eccitante per farti bagnare in questo modo?”
Non mi rispose ed allora dovetti ripeterle la domanda, poi: “mi ha ricordato quello che abbiamo fatto e cosa mi farebbe ancora se ci fosse un’altra occasione”
Sul momento risposi “e tu vorresti che ci fosse un’altra occasione?”
In un attimo capii che si era fatta chiavare da Renato ed io non ne sapevo niente.
Ma non c’era bisogno che mi rispondesse. Avvertivo le contrazioni della sua figa e ne dedussi che stava per venire.
Il ritmo dei miei colpi cominciò ad aumentare di intensità, affondavo sempre più in profondità il mio cazzo e lei con un sorrisetto mi affondò le unghie delle mani dietro la schiena graffiandomi.
“Sei una troia” le dissi e lei con una voce rotta dal godimento mi rispose “Si è vero. Sono una troia, tu mi hai fatto diventare troia e se capitasse un’occasione mi farei scopare di nuovo da Renato davanti a te”.
Al suono di quelle parole mi passarono nella mente delle le immagini in cui Monica prendeva in bocca il cazzo di Renato e l’immaginai seduta sul suo cazzo cavalcandolo a gambe aperte dandogli le spalle.
A quel punto sentii il mio cazzo ingrossarsi notevolmente.
Quando lo tolsi dalla vagina per cambiare posizione, vidi che la mia asta era ricoperta di liquido bianco; il liquido era tanto e scivolava fuori dalla sua figa. Mi ripulii da quel liquido che reputavo mio e mentre facevo questo, Monica scese dal tavolo e, dandomi le spalle, poggiò il busto sul piano del tavolo preparandosi per prenderlo dietro.
Da quella posizione vedevo le labbra gonfie della sua figa umide di quel liquido che continuava a colare. Le infilai il cazzo dentro e cominciai a martellarla; era molto bagnata e il cazzo scivolava fuori in continuazione. Ero veramente arrapato con il cazzo turgido e una voglia pazzesca di venirle dentro. Senza avvertirla mirai al buco superiore e lo infilai dentro allargandole la rosetta scura dello sfintere.
Anche se vergine non era, alle prime penetrazioni nel culo la sentii lamentarsi, poi cominciò a godere. La afferrai per i capelli e distendendomi su di lei cominciai a chiavarla come una furia. Durante la monta mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai “alla prima occasione ti prenderemo in due, culo e figa. Voglio fare una doppia e tu sarai il dolce componente di un sandwich”.
Mentre gemeva mi chiese “però dovete scambiarvi le posizioni. Voglio dietro anche il suo”.
Quella richiesta accelerò la  scarica di adrenalina.
Il mio pensiero era andato a Renato ed ora nella mia testa avevo lui, Monica ed io che la scopavamo dandole i nostri cazzi nei suoi due buchi e lei che ci incitava a continuare godendo come una vacca. Il solo pensiero di immaginare Renato che la inculava mentre io la sbattevo davanti mi fece schizzare ripetutamente dentro il suo intestino.
Mi abbandonai su di lei e le accarezzai i capelli. Per me era la donna perfetta. Era la mia dolce compagna troia.
Nei giorni seguenti pensai molto se fosse il caso di un incontro finalizzato all’accoppiamento di Monica con lui davanti a me ed anche al doppio accoppiamento.
Da parte mia la voglia era tanta e sapevo già il pensiero di Monica, ma temevo che la situazione mi potesse sfuggire di mano. Pensavo che una cosa era l’occasione casuale, un’altra era ricreare più situazioni con una persona che già avevamo avuto modo di conoscere.
Ciò che mi spaventava di più era che a Monica quell’uomo piaceva molto, avevo paura che quel gioco potesse destabilizzare il nostro rapporto di coppia e pensai che si potesse innamorare di lui.
Non sono mai stato un geloso perché Monica era stata sempre corretta nei miei rapporti anche se un piccolo pensiero ad una sua ‘distrazione’ con Renato l’ho fatta. Comunque da quando stiamo insieme non mi aveva mai dato modo di pensare che pensasse di farsi altri maschi ed in particolare di Renato.
Quindi presi la mia decisione. Tenevo troppo a lei e non volevo perderla. Mi sarebbe piaciuto vivere delle trasgressioni con sconosciuti ma non con lui.
Qualche giorno dopo Monica mi confessò che Renato, durante il colloquio telefonico, ci aveva invitato a passare un weekend da lui.
Non volevo fare la parte del geloso, quindi cercai di eludere il discorso senza decidere.
In realtà mi sarebbe piaciuto realizzare quelle trasgressioni, ma con nuove persone e realizzarle sembrava facile ma non lo era.
Pensai che la soluzione fosse la rete e di nascosto cominciai a sbirciare su siti per incontri presentandomi nell’account come single ma contattando in privato alcune persone che potevano avere le caratteristiche richieste. Mi orientai su ragazzi dai 30 anni in su, di bell’ aspetto. La mia scelta cadde su un single a cui richiesi delle foto in chiaro.
Ci scambiammo il numero di telefono e arrivò il giorno dell’incontro davanti ad un caffè. Si chiamava Alberto aveva 31 anni, alto circa 1,78, con un fisico abbastanza atletico, vigoroso. Gli feci vedere alcune foto di Monica in intimo che avevo sul telefonino notando il suo stupore per quanto era bella e figa la mia donna.

Sembrava un ragazzo a posto, cordiale e gentile. Era iscritto al sito solo da qualche mese senza riuscire a farsi invitare da qualche singola o coppia, di conseguenza era sorpreso da quello che gli si stava offrendo tenendo anche conto di quanto era bella e figa Monica. Gli spiegai cosa cercavo, cosa volevo e lui acconsentì subito.
Nei giorni seguenti convinsi Monica a passare una serata da soli, senza amici, andando a ballare in un club privato dove nessuno ci conosceva e potevamo essere liberi di giocare e divertirci.
Monica subito capì che c’era qualcosa che la coinvolgeva e mi chiese cosa stessi pensando, cosa stava partorendo la mia mente che lei giudicava malata. Le feci notare con calma che erano sue fantasie oltre che mie e la convinsi che volevo passare una bella serata da soli, tra balli e qualche drink.
Per quel giorno Monica scelse un vestitino con molti ricami color prugna molto corto che scendeva poco sotto l’inguine, scollato da mostrare la separazione tra le mammelle, collant neri e scarpe chiuse tacco 12.
Per farsi ammirare fece una piroetta davanti a me.
Le chiesi di farmi vedere l’intimo indossato che mi mostrò dicendomi che il collant era più comodo senza darmi spiegazioni.
Di rimando le chiesi il perché non avesse optato per il reggicalze e le calze con la balza che a lei piacevano moltissimo ed a me forse più di lei.
Mi accontentò cambiandole ed indossando calze nere non troppo velate e reggicalze così il perizoma nero a stringa molto piccolo ma anche bello con un ricamo proprio sul triangolino davanti alla figa poteva essere visto.
Come sempre era uno schianto. La mia donna è mia coetanea, alta circa 1,65 m, snella, con due bei fianchi a cui aggrapparsi ed un culetto ben fatto piacevole da prendere tra le mani, dotata di una terza soda di seno che era il mio ed il suo divertimento. Insomma, una bella figa che poteva sembrare una promettente MILF. Era tutto ciò che il ragazzo scelto desiderava.
Al locale dove andammo si  accedeva solo su invito ed ero riuscito per tempo a procurarmeli, compreso quello per Alberto.
Monica non conosceva Alberto e non sapeva che l’incontro con lui sarebbe avvenuto in quel club.
Proprio ad Alberto avevo detto che doveva stare a distanza e aspettare un mio segnale. Per favorire l’incontro andai più volte al bancone con Monica per prendere dei drink. Lo scopo era di farla sciogliere un po’ con l’aiuto dell’alcol. Al terzo drink ci riuscii.
Andammo a ballare e lei sfregava il suo ventre e il sedere sulla mia patta ad ogni occasione accompagnando i balli con ammiccamenti e piccoli morsi sulle guance; erano segnali che Monica era su di giri. Alberto era al lato della pista e pazientemente aspettava il suo momento di interagire con lei. Il guaio era che non appena mi allontanavo da Monica, un nugolo di ragazzi le giravano intorno come mosche, non permettendogli di poter dialogare.
In breve tempo Monica era diventata una delle attrazioni di quella sera. Era bella, molto bella e i suoi balli sensuali attiravano l’attenzione dei ragazzi presenti.
Alberto non aveva quella personalità tale da riuscire a catturare la sua attenzione perché mancava di intraprendenza.
Monica si divertiva con tutti quelli che le ballavano intorno, ballava con tutti senza mai cedere alle avance di nessuno. Pensai che dovevo escogitare qualcosa. In mezzo alla pista non avremmo concluso niente e non mi andava di voler far giocare Monica con un perfetto sconosciuto anche se non che conoscevo bene Alberto anche se quando ci siamo incontrati avevo capito che era un bravo ragazzo.
Lasciai Monica che ballava e presi Alberto in disparte spiegandogli che dovevamo inventarci qualcosa, ma per tutta risposta Alberto non mi suggerì niente. Qui stava la differenza tra Renato e questa persona; il primo era riuscito a coinvolgerci entrambi in un gioco erotico ricco di sfumature e fantasie, invece Alberto lo dovevo suggerirgli il comportamento. E ciò mi veniva difficile da fare.
In una delle nostre incursioni al bancone gli presentai Monica e li avvenne il patatrac; lui cadde come una pera e non riuscì a nascondere il gioco così Monica sgamò tutto.
“Se proprio li devi scegliere trovali come si deve, non vale la pena perdere tempo con lui. E’ un ragazzo a cui basta che gliela faccio vedere che sborra nei pantaloni! Almeno trovami un uomo! Anzi, non voglio che me lo trovi tu, devo essere io a scegliere e a decidere”. Queste sue parole mi fecero capire che quella serata si era rivelata un flop totale.
Così salutai Alberto inventandomi che lei quella sera non se la sentiva, che avremmo provato un altro giorno. In realtà non era stato in grado di ‘accendere’ Monica.
Avevo fallito nel mio intento ed ero arrabbiato, avevo sbagliato nella scelta. Monica aveva ragione: i fatti dovevano accadere e dovevano coinvolgerci entrambe.
In effetti avevo pensato a Monica come una cagna da far montare da qualcuno che a lei neanche piaceva.
Era un errore da non ripetere.
Tutto ciò mi cambiò l’umore e Monica si accorse del mio cambiamento e capì anche il perché. Mi prese con la mano e andammo a sederci su dei divanetti un po’ defilati “mi dispiace che ci sei rimasto male, anche se è un bel ragazzo il tuo amico non mi ha preso mentalmente. Mi piace altro genere di maschio” mi disse.
Monica cercava quel che cercavo anche io.
Prima di finire la serata nel club mi alzai e andai a prendere altri due drink; rimanemmo a bere i nostri bicchieri su quei divanetti e ci ritrovammo a ridere e scherzare parlandoci con le labbra vicino alle orecchie per superare il volume della musica. L’effetto dei drink sommato a quelli precedenti si fece sentire.
L’effetto dell’alcol ci disinibì e sfruttando la scarsa luminosità di quell’angolo portai le mie mani a palpare il suo corpo. Limonavamo nascosti li quasi al buio e speravo che qualcuno ci guardasse. Il nostro atteggiamento era chiaro e non lasciava dubbi sulle nostre voglie. Monica non fece resistenza quando le infilai la mano tra le sue cosce, anzi, le allargò ancora di più per facilitarmi il compito che era facilitato dall’avere le calze e non il collant; il perizoma era così poco resistente che lo misi da parte con un dito.
La masturbavo mentre ci baciavamo e mi accorsi che ogni tanto i suoi occhi puntavano verso il bancone del bar. Immediatamente capii che stava provando interesse e piacere per qualcuno.
Improvvisamente si sollevò staccandosi da me “Ho bisogno di un altro po’ di carica per farti divertire” e dicendo queste parole mi chiese dei soldi, li prese e si avviò al bar.
Al bancone si fece servire un ennesimo drink dal barman, si sedette su uno sgabello e rimase li a sorseggiare il suo drink mostrando le sue gambe e comunque i sedili del bar sono fatti apposta per valorizzare le gambe e il sedere delle donne. Ogni tanto si voltava verso di me con uno sguardo malizioso che io già conoscevo e che significava che aveva in mente qualcosa.
In quei minuti mi ero accorto di un gioco di sguardi con un ragazzo che era poco distante da lei che ebbe coraggio e le si avvicinò. Iniziarono a parlare e vidi una stretta di mano. Mentre parlava vedevo lo sguardo di quel ragazzo posarsi continuamente sulle tette e sulle gambe di Monica; forse lei gli disse qualcosa perché sulle labbra del ragazzo apparve un sorriso e subito dopo Monica si sollevò maggiormente i lembi del vestito denudando la parte superiore delle cosce avvolte nella balza di nylon ricamata delle calze ed anche la fascia di pelle nuda fino all’inguine. Così lei stava facendo vedere anche il perizoma che fino a cinque minuti prima avevo spostato per sgrilletarla. La reazione del mio cazzo fu immediata, sotto i pantaloni era incontenibile.
Continuarono così a chiacchierare senza che io sentissi una parola. Monica mostrava la sua intimità coperta dal nylon ed il ragazzo era allegro e felice di stare con lei. Dopo circa 20 minuti Monica si alzò dallo sgabello e prendendo per mano il ragazzo lo accompagnò dove ero seduto io e me lo presentò facendomi l’occhiolino e rivolgendosi al ragazzo “Simone! Lui è Roberto, l’amico di cui ti parlavo prima”. Non sapevo cosa gli avesse detto di me e di noi, ma di sicuro non mi aveva fatto passare per suo marito.
Volevo capire cosa volesse fare Monica. Quella situazione mi intrigava e mi arrapava e decisi di stare al suo gioco. Monica si sedette vicino a me mentre Simone si posizionò sul divanetto posizionato di fronte a noi  avvicinandolo per renderlo più intimo. Quella distanza ci permetteva di dialogare e ascoltare nonostante il rumore della musica e permetteva a Simone di sbirciare tra le gambe di Monica.
Più di una volta il ragazzo si rivolse a me, ma non sapendo Monica cosa gli avesse raccontato aggirai le domande facendo finta di non capire. Ci invitò al bar per ancora un drink e mentre lui andava a pendere i bicchieri “Cosa gli hai detto”? chiesi a Monica e lei mi rispose “Gli ho detto che sei un mio amico e che ci piace divertirci con altri”. Non c’era bisogno che aggiungesse altro.
Allungando lo sguardo vidi Simone al bancone discutere con un ragazzo. Dal modo con cui discutteva capii che si conoscevano, infatti vennero entrambi da noi con le mani occupate dai bicchieri, ci offrirono i drink e si sedettero di fronte a noi. “Lui è Francesco” disse Simone e ce lo presentò.
Mi feci mille domande ma l’effetto dell’alcol me le fece mettere da parte. Mi dissi “vediamo che succede?” e lasciai che Monica conducesse il gioco; infatti Monica prese subito confidenza con entrambi e si lasciava andare alle loro battute e allusioni sul sesso, poi uno dei due chiese: “c’è un albergo poco distante da qui, possiamo continuare li la serata se volete”.
Mi tenni fuori da quella discussione, doveva essere Monica a scegliere e decidere, volevo vedere quanto il suo livello di troiagine e quanto era disinibita “quanto correte, chi vi ha detto che dobbiamo scopare? Voglio fare un pompino a Simone. Tu che centri?” disse lei.
Da li iniziò una discussione tra lei e i due ragazzi che le chiedevano se l’avesse mai fatto in tre o più persone e che a loro sarebbe piaciuto farlo. I ragazzi cercavano di convincerla in tutti i modi e Monica, alla fine, si girò voltò di me quasi a chiedere il permesso. Io con lo sguardo le feci capire “puoi fare quello che vuoi”
Vista la mia approvazione Monica si alzò, allungò le braccia e porse le mani ai due ragazzi dicendo “voglio ballare”. Quindi si alzarono e si diressero verso la pista ma mantenendosi un po’ in disparte.
Ballavano con i bicchieri in mano. Monica al centro e loro due che la circondavano per poi premerla davanti e da dietro. I loro corpi sfregavano sul corpo, le mani corsero a toccarla sul culo e sul ventre.
Mi piaceva guardarla. Il vederla tra le attenzioni di quei due maschi mi provocava un eccitazione tremenda, lo fu ancor di più quando le mani dei ragazzi, che in un primo momento le facevano delle carezze sul culo e sulle gambe, adesso si erano fatte più audaci e Monica gradiva visibilmente.
Per vedere meglio mi sono levato dal divanetto e mi sono messo in un punto dove la visuale era migliore. Monica non sapeva dove fossi, mi cercava con lo sguardo senza trovarmi indagando tra i divanetti vuoti ed il buio della sala.
A me piaceva l’idea che Monica si sentisse libera di fare quello che desiderava pensando che la mia presenza l’avrebbe limitata, però ero anche confortato dal fatto che lei mi cercasse il che significava che voleva che io la guardassi.
Ormai era ubriaca e continuava a ballare oscenamente. Mi avvicinai a lei le tolsi il bicchiere di mano “basta bere!” le dissi. Per tutta risposta vidi uno dei ragazzi allungargli il proprio bicchiere ma Monica lo rifiutò; loro la volevano ubriaca per poterne fare quel che volevano
Non mi restò che condurla in un angolo spingendola contro una parete per baciarla mettendole la lingua in bocca. Ora erano le mie mani a toccare il suo corpo e lei gradendo non poco mi roteava la lingua in bocca sospirando di piacere.
Alle nostre spalle avvertii la presenza dei due ragazzi. Il momento fatidico era arrivato “sei pronta?” le dissi e lei rispose con un flebile si. Mi voltai verso i due che uscirono insieme a noi seguendoci.
Fuori dal locale e arrivati alla nostra auto situata un po’ in disparte nel parcheggio, aprii la portiera e dissi a Monica “divertiti e facci divertire”.
Monica si sedette sul sedile poggiando le gambe a terra, fece avvicinare a lei i ragazzi sbottonando i pantaloni prima di uno e poi dell’altro.
Io non avevo una buona visuale, quindi andai dall’altro lato dell’auto e mi sedetti vicino a lei.
Aveva già preso in bocca un cazzo e con la mano segava l’altro, poi cambiava cazzo e continuava a segare quello dell’altro.
Da seduto non potevo vedere i volti dei due ragazzi, ma immaginavo che stessero godendo tanto.
Nello scambio dei cazzi notai la dotazione di Simone; il mio era grosso ma il suo era notevolmente grosso. Anche Monica se ne accorse perché era il cazzo che teneva per più tempo in bocca.
Vedevo le mani dei ragazzi sulla sua testa, le carezzavano i capelli e l’accompagnavano nei movimenti, sentivo le loro voci che dicevano “siihhh! tesoro succhia, succhia!! Sih! leccamelo così!  che bocchinara che sei!!”. Nessuno prima di allora si era permesso di pronunciare parole simili verso la mia donna. Io invece di innervosirmi finii per eccitarmi ancora di più ed allora mi sbottonai i pantaloni e dopo aver tirato fuori il cazzo cominciai a segarmi.
Con la luce di cortesia era accesa, rimasi un po’ a godermi la scena. Poi vidi il braccio di uno dei due che cercava di far sollevare Monica per scoparla ma lei più di una volta respinse l’azione e vista l’insistenza di uno dei ragazzi smise di spompinarli e disse “No. Ve li prendo solo in bocca. Sarà lui a montarmi” indicando me.
Quindi si sollevò baciando i due maschi arrapatissimi e si mise sul sedile con il culo rivolto verso di me, gattonando si avvicinò allo sportello aperto dove i ragazzi se lo menavano. Non mi restò che avvicinarmi e da dietro massaggiarle le mammelle che pendevano ancora dentro il vestito. Per tenersi sollevata teneva le mani appoggiate sul sedile e guardava i cazzi dei due ragazzi tra le loro mani. La vedevo estasiata.
Tutto ciò avvenne mentre le sollevavo i lembo del vestito scoprendo il suo splendido culo non nascosto dalla stringa del perizoma. Ero eccitatissimo sentendo anche il profumo dei suoi umori colanti dalla figa bagnanti il triangolino anteriore del perizoma che lei mi offriva. Mi avvicinai col viso al suo culo e lo baciai con le labbra, con la lingua le mordevo e deliziavo la figa anche se coperta ma raccoglievo ciò che il nylon lasciava passare. In un attimo della leccata sollevai la testa e sentii Simone dire “Che peccato, però, chiavarti solo in bocca” e con uno scatto in avanti afferrò la testa di Monica infilando il cazzo in bocca.
In un primo momento Monica sembrava volesse rifiutarlo ma poi docilmente si fece accompagnare dalle mani di Simone e si rilassò.
Le abbassai il perizoma sulle gambe, puntai la cappella verso la sua figa e la chiavai con facilità. Man mano che aumentavo il ritmo dei miei colpi sentivo Monica gemere dal piacere. Le sue grida erano soffocate dal cazzo di Simone che le occupava la bocca.
L’amico di Simone, Francesco, era a fianco dell’amico segandosi il cazzo ed stava aspettava il suo turno.
Monica provava piacere per quello che faceva e non era solo per accontentarmi.
La situazione era molto lussuriosa aumentando il mio livello di libidine.
Mi appoggiai sulla schiena di Monica affondando il mio sesso ancora più in profondità. Senza che me ne sia accorto i due ragazzi si scambiarono la bocca di Monica ed ora era Francesco che lo spingeva in bocca, Simone si era defilato continuando a segarsi.
Avrei voluto venire ma mi piaceva la situazione e rallentai i movimenti per godermela ancora. Le misi le mani sui fianchi e le spingevo il culo perché il mio sesso entrasse tutto sempre dentro il suo intestino. Poi vidi Monica staccarsi dal cazzo di Francesco che fece un passo indietro e con un grido rauco e liberatorio sborrò copiosamente facendo cadere a terra la sborra.
In un attimo Simone riprese posto nella bocca di Monica, ma questa volta Monica gli respinse la mano che cercava di prendergli la testa. Era lei che voleva dare il ritmo del pompino.
Le contrazioni della sua figa mi fecero esplodere dentro di lei con un grido incontrollato. Non estrassi il cazzo dalla figa ma lasciai scemare la mia erezione nella sua fica che sentivo piena della mia sborra.
A quella scena Simone non resistette e un attimo dopo lo tirò fuori dalla bocca giusto in tempo per schizzare fuori la sua sborra sulla terra del parcheggio.
Ci ripulimmo e ci ricomponemmo. Durante queste operazioni i ragazzi chiesero ad Monica perché non aveva voluto farsi scopare anche da loro “ci sarà un’altra occasione” gli disse e su un foglio di carta scrisse il numero di Simone.
Ricordo che quest’ultimo chiese il numero di Monica e ma lei rispose che lo avrebbe chiamato lei.
Ci salutammo e Monica indietreggiando evitò anche i bacetti di saluto sulle guance. Per lei la storia era finita lì.
Lungo il tragitto per tornare a casa anche io le chiesi perché non era andata fino in fondo. Prima di rispondermi passò del tempo mentre lei con aria felice e trasognata giochicchiava con il foglietto dove c’era il numero di Simone. Poi aprì il finestrino e lo buttò fuori ed allora mi disse “Voglio essere scopata da Renato, anzi voglio che mi scopiate tutti e due, accettiamo il suo invito”
In quel momento tutto divenne chiaro. Lei aveva realizzato il mio sogno ora spettava a me esaudire il suo.  Il messaggio era chiaro.

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