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Racconti Erotici Etero

Dolce dolore

By 26 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Due poltrone verdi da giardino. Grandi cuscini in tinta ed un piccolo tavolino a doghe in legno chiaro. Lungo la balaustra del balcone quadrato corrono vasi di gerani e rosa corallo, mentre una splendida pianta dai fiori cadenti scende dal soffitto. E’ il mio angolo di paradiso, il mio piccolo balconcino fiorito. Abbasso le veneziane in modo da lasciar filtrare appena le ultime gocce di pioggia. E’ mattino presto ed ha piovuto per tutta la notte. Ho sentito la pioggia in lontananza, ma ho dormito così profondamente da accorgermene solo stamattina. L’intero caseggiato dorme ancora in questo sabato mattina stranamente fresco e riposante. Siamo a luglio ed ormai sono più le notti insonni per il gran caldo che quelle come questa appena trascorsa. Il profumo di caff&egrave invade la cucina giungendo fin qui. Ne riempio la tazzina per tornare velocemente nel mio angolo solitario a godermi il momento dei ricordi.
Ho tutto il corpo stanco e dolorante, nonostante una notte di sonno profondo sia appena terminata. Allungo le gambe pesanti, stendo le spalle e la schiena, mentre un dolore acuto mi colpisce la spalla, sotto la scapola. Passo la mano, mi giro appena scostando la camicia da notte e specchiandomi malamente nella finestra aperta. La pelle &egrave arrossata e livida. Mi ricopro d’istinto, mentre il ricordo di quel momento mi assale d’improvviso. Sulla mia pelle ancora si scorgono i segni della passione, delle sue dita forti che mi stringevano, mentre la sua bocca cercava la mia, mentre il suo piacere si univa al mio. Mi poggio allo schienale della poltrona premendo volontariamente il punto dolente della schiena, quasi a voler rimarcare il momento, il ricordo, la dolcezza ed il dolore della nostra unione. Il caff&egrave caldo brucia sulle labbra ancora rosse e gonfie. Quanto le ha baciate? Quanto ho baciato le sue? Quanto ci siamo desiderati? Chiudo gli occhi per godermi il ricordo. Vedo il suo viso vicinissimo al mio, mentre i nostri corpi nudi aderivano l’uno all’altro. Vedo i suoi occhi fissi nei miei e risento la sua voce parlare della mia bocca, del suo desiderio di averla tutta per sé , di baciarla, di succhiarla. Ti mangerei, ti prenderei tutta per me, se solo potessi’.Sorrido al pensiero della sua paura di sciupare le mie labbra morbide, mentre la nostra voglia esplodeva senza controllo.
Ti voglio amore mio. Le parole appena sussurrate dalla mia voce affaticata dal piacere lo hanno colpito come un fulmine. Cos’hai detto?…ripetimi cos’hai detto! Che ti voglio, ho ripetuto quasi intimorita. Ed ancora, cos’hai detto?…ripetimi cos’hai detto’dimmelo ancora’dillo mille volte, non ti stancare. Ti voglio, ti voglio, ti voglio amore mio’..mentre i nostri respiri si fondevano in un solo alito di vento.
Un giorno intero, eppure un attimo, un lampo di felicità. Una giornata fatta di risate, di allegria, di discorsi seri, di passione, di desiderio e ancora di noi. La volontà di conoscersi sempre di più, di sapere ancora di più delle nostre vite passate, delle nostre vite parallele. Parole che si susseguono, espressioni del viso che cambiano continuamente, mani che accarezzano la pelle nuda. E poi ancora amore, dolcezza, passione. Mi massaggio i polsi ancora dolenti per l’immobilità cui mi ha costretta in un momento di incredibile eccitazione. Ferma, nuda e legata ho lasciato che esplorasse il mio corpo, baciandone ogni centimetro senza vergogna, senza limite. Arresa al suo volere ho desiderato di sentirlo dappertutto, di sentire la sua lingua scivolarmi sulla pelle accaldata. Ho lasciato che affondasse tra le mie cosce, scostando il perizoma con la bocca ed affondando la lingua tra le natiche. Ho goduto nel sentirlo eccitarsi della mia stessa eccitazione. Poggiata sul bordo del letto, mente le forze lentamente mi abbandonavano, ho sentito le sue dita penetrarmi dolcemente seguendo il medesimo tragitto disegnato dalla lingua. Le ho sentite annegare nel mio infinito piacere e poi ricercare altrove, piano con dolcezza fino a farmi impazzire. L’ho sentito godere del mio sapore, del mio odore di femmina eccitata, del mio desiderio di essere sua.
Rabbrividisco ripensando alle volte in cui la mente &egrave esplosa mentre il mio corpo si abbandonava agli spasmi dell’orgasmo, ma forse &egrave il freddo di questa mattina.
Ha ripreso a piovere.
Ora sono sola. Oggi &egrave il domani che ieri non volevo arrivasse mai.
Tento disperatamente di ripercorrere ogni istante della nostra giornata. L’arrivo festeggiato tra la gente come un semplice bacio, mentre i suoi occhi non nascondevano il desiderio che aveva di me. Correvano lungo la mia persona sorridendomi. Poi la corsa in moto, lontano dalla città. Un piccolo spuntino in piedi e poi via di nuovo alla ricerca di un nido che accogliesse il nostro bisogno di stare insieme. Una piccola locanda di periferia. La porta che si chiude. Il primo bacio vicino alla finestra affacciata sul bosco. Le mie braccia che si tendono verso il suo viso, scivolando lungo le spalle, attirandolo a me. Mi alzo in punta di piedi, tentando di arrivare fino alla sua bocca, appena schiusa in attesa della mia. E poi un continuo susseguirsi di desiderio, di baci, di carezze. Sesso, amore, dolce violenza, passione. E ancora noi nudi, sotto le pale del ventilatore, ad imboccarci di orrendi crostini. Noi a parlare, ridere. Io con le mie richieste di conferme, di parole, di dichiarazioni. Lui che difficilmente si lascia sfuggire una parola di troppo. Lui che mi carezza i seni morbidi e gonfi che solo pochi attimi prima strizzava di piacere. Lui che mentre parla mi bacia, come se gli servisse per respirare. Lui che mi prende in giro, ride dei miei goffi tentativi di evitare le solite banalità. Lui che mi sorride. Che si chiede come si possa non bere vino. Ridiamo ricordando i momenti in cui siamo distanti: quando io lo invado di messaggi. Noi che insieme non potremmo stare, ma che lontani ci cerchiamo. Lui che smette di sorridere per dirmi, carezzandomi le guance, che sono bella, bella, bella.
E poi le solite cose, che però fatte con lui hanno tutte un altro sapore. La doccia dopo l’amore, il caff&egrave al bar, il ritorno in moto scendendo dalle colline fino alla città e l’addio.
Il momento del quale non vorrei mai scrivere. La tristezza di scendere dalla moto, rendergli il casco e riprendermi la borsa. La malinconia di quell’ultimo bacio, più frettoloso del primo, solo poche ore prima, sotto lo stesso sole cocente, di un normalissimo giorno di luglio.
Non volevo vederlo andar via, ma non ho resistito e sono rimasta ferma sul marciapiede davanti alla stazione tra gli spintoni dei soliti maleducati che si accalcavano all’ingresso. L’ho osservato ripartire per tornare alla sua vita’ed io alla mia.
Come un automa mi sono avviata al treno e da lì a casa, annusando la mia pelle, l’aria intorno a me alla ricerca del suo profumo. Me lo sentivo addosso, sulle mani, sulle braccia che tanto lo hanno stretto. Mi sono passata la lingua sulle labbra migliaia di volte cercando il sapore della sua, ricordano la dolcezza di quei baci. Ho viaggiato tra la gente stanca e nervosa dei ritardi volando con i miei pensieri. Le sue parole, quelle scherzose, quelle serie, quelle non pronunciate, quelle provocatorie, quelle eccitate mia hanno fatto compagnia fino a questo momento.
Fino ad ora quando, sola, nel mio angolo di paradiso posso riempire lo schermo bianco del computer. Sembra che mi osservi in attesa di divenire custode delle mie emozioni, delle mie sensazioni. Cerco di fare ordine nei miei pensieri, ma il turbinio di passione che solo ieri mi ha vista protagonista &egrave tale che &egrave difficile riuscire persino a cominciare.
Ho finito il caff&egrave. Ora, se fosse qui, so che mi bacerebbe per sentirne il sapore sulle labbra.
Poso la schiena alla poltrona e di nuovo un dolore inaspettato mi colpisce nella schiena. Un dolore che mi fa sorridere. Un dolce dolore. Il ricordo della passione.
Piove senza sosta. I miei gerani sono ormai piegati sotto il peso dell’acqua. Il mio balcone &egrave sempre più bello, più verde, più mio.
Il silenzio &egrave meravigliosamente assoluto.
Ecco’comincerò a raccontarvi da qui’..

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