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Liberamente inspirato dal video “The sanctity of Marriage” (la santità del matrimonio) il racconto parla di un prete perverso e di un ricatto ad una promessa sposa. Per critiche, commenti, idee etc scrivete a raccontidienea (chiocciola) gmail.com

N.B. Tutti i personaggi del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti

Buona lettura!

L’odore di incenso, la luce soffusa resa tremolante dalla fiamma di alcune candele e il sottofondo dei canti gregoriani: questa era l’atmosfera che ti accoglieva quando entravi nella sagrestia di don Calogero, la stessa che quel giorno aveva accolto Anna e Matteo dopo la messa mattutina.

Anna, nata e cresciuta nel villaggio, era stata battezzata da don Calogero e da lui aveva ricevuto la prima comunione e la cresima. Di carnagione chiara, capelli e occhi castani, una generosa quarta di seno e un fisico tonico, Anna era indubbiamente una bella ragazza.
Matteo, il forestiero, sebbene frequentasse Anna da più di tre lustri e fosse conosciuto nel villaggio, anche lui dotato di un bel fisico, non sfigurava affatto accanto alla ragazza.

I due si erano conosciuti al primo anno di liceo, avevano frequentato lo stesso istituto giù in città ed erano stati compagni di classe fino al giorno del diploma. Studiavano spesso insieme ed erano diventati con il tempo buoni amici. Anno dopo anno quell’amicizia si era trasformata in amore e i due erano diventati quelli che al villaggio chiamavano ‘fidanzati di fatto’. Sebbene avessero scelgo carriere universitarie diverse, Anna e Matteo continuarono a studiare nella medesima città. Avevano condiviso l’appartamento, le spese, i successi e i fallimenti universitari. Si erano fatti forza l’un l’altro e avevano convissuto fino al giorno delle rispettive lauree. Dopodichè il lavoro li aveva costretti a traslocare in città diverse. Il loro rapporto era riuscito a reggere gli anni di lontanza, lo stress della gavetta e i vari sacrifici lavorativi, finchè Anna e Matteo erano riusciti a trasferirsi nella stessa città e a ritornare a convivere. Dopo alcuni mesi di convivenza avevano deciso di comune accordo di ufficializzare e festeggiare la loro relazione davanti con i parenti in chiesa.

Ed eccoli lì, dopo alcuni mesi di fidanzamento ufficiale, pronti a chiedere a don Calogero di sposarli, nella chiesa del villaggio di Anna, come la tradizione voleva.

Quel giorno Anna indossava un maglioncino rosa con un’ampia scollatura e una deliziosa gonna a quadretti sopra il ginocchio. Normalmente Don Calogero avrebbe considerato quell’abbigliamento indecente ma ma Anna era sempre stata la sua preferita tra le ragazze del villaggio e non disse nulla. Vedendola entrare in sagrestia insieme a Matteo, Don Calogero si era alzato ed era andato loro incontro sorridente a braccia aperte.

“Qual buon vento! Chi abbiamo qui? La mia piccola Anna!” – aveva esclamato nello stringere tra le sue possenti braccia la ragazza. Anna, vuoi perchè era tempo che non frequentava più la chiesa del villaggio, vuoi perchè anche lei aveva un debole per Don Calogero, fu percorsa da uno strano brivido alla schiena quando sentì abbracciare.

Dopo l’abbraccio ad Anna, il parroco salutò anche Matteo con una amichevole pacca sulla spalla; saluto poco convenzionale, come del resto lo erano spesso i modi del parroco che, malgrado tutto, si era guadagnato nel villaggio rispetto e stima e veniva considerato da tutti un bravo medico delle anime.

Finiti i convenevoli Don Calogero aveva invitato i ragazzi a sedere alla scrivania, aveva congedato la perpetua dicendole di non voler ricevere altre visite e infine aveva chiuso la porta della sacrestia.

“Cosa mi raccontano questi due bei giovani di bello?” – aveva chiesto loro tornandosi a sistemare sulla sua poltrona e togliendo gli occhiali.

Ci fu un attimo di esitazione tra i due ragazzi, poi Anna iniziò: “Don Calogero, non so se lei sa che io e Matteo…”

“Come? Come? Come?” – la interruppe il parroco – “LEI SA? L-E-I? …Anna! Mi meravigli! …dopo tutti gli anni passati in parrocchia con me, mi dai del lei?”

Si avvicinò alla scrivania e rivolgendosi a Matteo con sguardo complice e voce leggermente più bassa disse: “Sai che mi combinava da piccola questa monellaccia in chiesa? …Eh?”

Il viso di Anna avvampo’ improvvisamente dalla vergogna – “…padre!” – cercò di interromperlo timidamente.

“…all’età di aveva sei anni questa malandrina, un giorno, nel silenzio della messa, arrivò a togliersi le mutandine…e alzata su la gonna si era messa a urlare che voleva un marito per…”

“PADRE!” – urlò Anna decisa ad interrompere quella frase.

Matteo e don Calogero si misero a ridere sonoramente mentre Anna avrebbe preferito venir inghiottita dalla terra e sparire per sempre.

Ma Don Calogero era in vena di ricordi e continuò: “…ti ricordi, Anna, all’età di dieci anni? …quando mi dicesti di essere perdutamente innamorata di me? …e piangevi perchè volevi assolutamente sposarmi?” – continuò ridendo.

L’aneddoto questa volta era meno compromettente per Anna che sorrise nervosamente.

Fin dalla tenera età Anna aveva provato una strana attrazione per Don Calogero, poi, crescendo, aveva imparato a controllare quello strano impulso verso il parroco. Infine, andata via dal villaggio, Anna si era quasi dimenticata di quel suo inspiegabile debole per Don Calogero. Adesso ricordi e sensazioni le tornavano in mente e la facevano sentire strana.

“Calogero!” – Anna chiamò il parroco per nome, provando a ritornare sul motivo per cui lei e Matteo erano lì. Don Calogero tornò serio e iniziò ad ascoltare con attenzione Anna.

Solo lei e poche altre persone al villaggio godevano del privilegio di poterlo chiamare per nome, e la sua improvvisa attenzione per Anna era la conferma che ci fosse un legame speciale tra i due.

“Io e Matteo vogliamo sposarci.” – disse la ragazza – “Per tradizione sei tu quello che celebra le nozze qui al villaggio…chi nasce e cresce qui quando si sposa vuole la tua benedizione…e io…cioè noi…insomma…volevamo rispettare le tradizioni…”

La voce di Anna, sentendosi addosso gli occhi seri di Don Calogero, si era fatta sempre più insicura. Anna, malgrado fossero passati tanti anni, era tornata a provare quello strano turbamento per Don Calogero, turbamento che credeva fosse sopito per sempre.

Don Calogero giunse le mani e guardando verso il basso restò un attimo in silenzio. Poi con voce ferma disse: “Non si può.”

Anna sgranò gli occhi incredula: “Come…come, non si può?”

La voce di Don Calogero assunse un tono solenne: “Anna, da quanto tempo non vieni a messa? Da quanto tempo non metti piede in una chiesa? Da quanto tempo non ti confessi? Io sono contentissimo che tu voglia onorare le tradizioni di questo villaggio a cui sei appartenuta, ma…”

Don Calogero si interruppe un attimo per fissare negli occhi Anna

“…ma le tradizioni del villaggio vanno rispettate da chi appartiene al villaggio. Tu…tu dopo essere sparita per anni, torni qui a darmi del Lei…faccio fatica a riconoscerti, Anna…come puoi pretendere che ti consideri ancora una del villaggio? Come puoi pretendere di farti passare per una pecorella del mio ovile dopo tutti questi anni di assenza?”

Anna era sconvolta.

Era vero: era andata via dal villaggio per l’università, per il lavoro e…lontano dalle messe di Don Calogero aveva smesso pure di mettere piede in chiesa. Ma era comunque una del villaggio, nata e cresciuta all’ombra degli insegnamenti di Don Calogero. Sposarsi altrove per lei significava rinnegare le proprie origini.

“Ma Calogero, è assurdo! Io APPARTENGO ancora a questo villaggio…ci deve pur essere un modo per…” – protestò Anna con le lacrime quasi agli occhi

“Matteo, per cortesia…” – la interruppe Don Calogero con voce suadente rivolgendosi a Matteo – “…ci lasceresti soli qualche minuto?”

Preso alla sprovvista e per paura di peggiorare la situazione, Matteo si alzò e in silenzio uscì dalla stanza chiudendo la porta.

“Anna…” – cominciò a parlare nuovamente – “…non devi sentirti obbligata a sposarti qui. Se davvero sono queste sono le tue intenzioni, allora ti dovrai confessare…”

Per un attimo Anna si sentì sollevata: tutti questi problemi per una banale una confessione!

“E non sarà una banale confessione; ma dovrai dimostrarmi di essere sincera sia nel pentimento che nel chiedere perdono” – aggiunse il parroco che, tornato a guardare Anna negli occhi, chiese – “…sei sicura di volerlo fare? …sappi che non potrai più tornare indietro”

Un nuovo brivido percorse la schiena di Anna: quegli occhi…quel suo tono grave…
Anna sentiva che avrebbe dovuto affrontare qualcosa di molto impegnativo.
Decise di accettare.

Don Calogero allora, con fare risoluto, si alzò, andò alla porta e, dopo aver chiesto a Matteo di aspettare Anna a casa, chiuse a chiave la porta. Il rumore del chiavistello provocò un nuovo brivido sulla schiena di Anna: aveva paura, ma non capiva di cosa.

Don Calogero si avvicinò lentamente a lei e, da dietro, le poggiò le mani sulle spalle. Cominciò a pronunciare a bassa voce alcune parole in latino, una sorta di preghiera incomprensibile. La voce ipnotica del prete…il tocco delle sue mani sulle spalle…Anna si sentiva sempre più strana.

“Hai peccato…” – disse Don Calogero con voce ferma, interrompendo quella sua strana nenia in Latino – “…hai desiderato il cazzo di un uomo prima del matrimonio!”

La parola cazzo risuonò nella testa della ragazza con la stessa violenza che avrebbe avuto l’esplosione di un petardo nel silenzio liturgico di una messa.

“…hai desiderato le sue mani sul collo…” – continuò muovendo le sue dita sul collo e sulla nuca della ragazza
“…hai desiderato mani impure sul tuo corpo…” – disse ancora facendo scorrere una mano sulle sue guance

Anna chiuse gli occhi rapita da tutte quelle strane sensazioni.
Don Calogero continò a parlare con voce più morbida: “…hai desiderato mani tra i capelli…”

Le mani del parroco tornarono sulla nuca della ragazza e si insinuarono tra i suoi capelli.
Anna si era ritrovata, suo malgrado, in una sorta di estasi di piacere.

“CONFESSA!” – tuonò improvvisamente Don Calogero afferrandole e strattonandole con decisione i capelli.

“Sss…si…padre, l’ho fatto…” – disse Anna con voce strozzata, profondamente scossa da quel gesto violento del parroco.

Don Calogero mollò la presa e tornò ad accarezzare i capelli di Anna, ormai succube di quell’altalena di sensazioni.

“…hai desiderato carezze impure…tra i capelli…e ancora sul collo…sul petto…e sui seni!”

Anna sgranò gli occhi mentre le mani di Don Calogero con rapidità si facevano strada attraverso la scollatura del suo maglioncino e si infilavano sotto al suo reggiseno.
Stordita, incapace di protestare, era rimasta immobile mentre Don Calogero le aveva afferrato i seni.

Nel frattempo il prete era tornato ad incalzare la ragazza con la voce suadente: “…hai desiderato carezze sul tuo seno…le sue dita sulla tua pelle sensibile…i polpastrelli sui tuoi capezzoli!”

Don Calogero strinse con forza i capezzoli della ragazza iniziandoli a torturare.
Un gemito di piacere uscì dalla bocca di Anna ormai completamente assuefatta da quel trattamento.
Sapeva di aver superato il punto di non ritorno, che avrebbe accettato passivamente qualsiasi cosa, schiava delle mani e della voce del parroco.

Si ritrovò ancora una volta a gemere di piacere dopo che Don Calogero, con un’abilità inspiegabile,
era riuscito a sfilarle via maglioncino e reggiseno tornando nuovamente a torturare i suoi capezzoli.

Chiuse gli occhi lasciandosi abbandonandosi a ondate di piacere sempre più intenso.
Il suo respiro si era fatto sempre più corto: “…non…resp…spir…spiro…” – era riuscita a sussurrare Anna a Don Calogero che si era staccato da lei, lasciandole riprendere fiato.
Il parroco allora si era avvicinato ad una delle cassettiere della stanza e qualche istante dopo aveva tirato fuori da un cassetto una benda nera.

Tornò nuovamente dietro la ragazza e cominciò ancora una volta a parlare: “…hai ceduto alla lussuria, Anna. Hai smarrito la retta via lasciandoti trascinare nel peccato…ti sei fatta accecare dalla ricerca del piacere…il piacere della fornicazione…”

Le sue mani cinsero il capo di Anna, legandole agli occhi la benda nera. Il respiro di Anna tornò affannoso: venire privata della vista…il trattamento appena ricevuto…non prometteva nulla di buono.
E così era stato.
Don Calogero aveva ripreso a pronunciare quelle strane parole in latino mentre le sue mani erano tornate sul suo seno a torturare i capezzoli. Sentì la sua voce avvicinarsi, la sua bocca a pochi centimetri dall’orecchio.

“…accecata dalla ricerca del piacere…hai fatto pensieri impuri…hai lasciato che il possente petto di un uomo si poggiasse sul tuo…che il suo respiro sfiorasse tuo collo…” – il fiato di Don Calogero tra una frase e l’altra la faceva rabbrividire – “…hai lasciato scorrere la sua bocca sulla tua pelle…
…hai permesso alla sua lingua di toccare ogni angolo del tuo corpo…”

Un nuovo gemito sfuggì dalla bocca di Anna quando sentì che Don Calogero aveva preso a baciarla sul collo. Sentì la sua lingua scorrere sulla pelle, salire lentamente dal collo alle orecchie lasciando una scia umida che al contatto con il respiro di Don Calogero le procurava una scarica continua di brividi. Improvvisamente si sentì afferrare il collo da una mano che le spinse la testa indietro. Anna d’istinto socchiuse la bocca per paura di soffocare. Sentì allora le labbra di Don Calogero posarsi sulle sue e la sua lingua farsi strada in bocca alla ricerca della sua lingua. Come una barca in balia dei flutti, la lingua di Anna si lasciò trascinare dai movimenti di quella di Don Calogero. Ne venne fuori un bacio intenso e appassionato che lasciò Anna priva di fiato.

Quando le labbra di Don Calogero si staccarono dalle sue, Anna ebbe il tempo di riprendere fiato ma non la lucidità. Due braccia possenti l’avevano presa di peso e qualche istante dopo l’avevano adagiata su quello che sembrava un morbido divano. Sentì nuovamente la bocca di Don Calogero addosso. Questa volta sul suo seno, sui suoi capezzoli.
Anna tornò a gemere.
Dopo intensi istanti di indicibile piacere, la lingua di Don Calogero aveva preso nuovamente la strada della sua bocca risalendo dal seno al collo, al mento. Ancora una volta Anna sentì le labbra di Don Calogero posarsi sulle sue. Questa volta fu lei a schiudere le labbra e a cercare con la sua lingua quella di Don Calogero, ansiosa di un altro bacio mozzafiato. Sentì poi le mani di Don Calogero farsi strada tra le sue gambe sotto al gonnellino. Colta da un’inspiegabile terrore, dalla paura di far scoprire a Don Calogero quanto fosse eccitata e quanto fossero fradice le sue mutandine strinse le gambe bloccando le mani del parroco.

Don Calogero si ritrasse. Anna tornò a riprendere fiato e con esso un po’ di lucidità.

La ragazza cominciò allora a ripercorrere quanto accaduto: bendata, seminuda tra le mani di Don Calogero, arresa al tocco magico di quell’uomo che tanto aveva desiderato in gioventù. Un’ondata di ricordi invase la sua mente. A lui aveva dedicato il suo primo orgasmo da ragazzina, con lui avrebbe peccato fino alla morte, a lui avrebbe dato il proprio corpo e la propria anima in cambio di quel piacere perverso che quel giorno, finalmente, stava provando.

Adesso si sentiva ancora più smarrita di prima: da una parte il suo corpo assetato di altre perverse attenzioni di quell’uomo, dall’altra parte l’orrore di aver ceduto a Don Calogero e di avergli permesso di fare tutte quelle cose…impure?
E adesso? Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Implorare Don Calogero di continuare? Tentare di scappare via? Rinunciare “alle tradizioni”? Denunciare Don Calogero e scatenare uno scandalo nel villaggio? E poi ancora: denunciare Don Calogero di cosa?
In nessun momento si era opposta a quel trattamento, anzi, era stata lei ad aver accettato quella “confessione”.

Ci pensò Don Calogero a scuotere Anna da quel turbinio di pensieri.

“…cosa c’è Anna? Hai dunque preso la tua decisione definitiva? Ci fermiamo qui?”

Anna si tolse la benda dagli occhi.
Don Calogero era in piedi, davanti a lei, un bozzo all’altezza dei pantaloni premeva da sotto la tonaca.
La fissava.
Le pose le medesime domande che la sua mente si era appena fatta, dimostrando che, malgrado gli anni passati lontano da lei, Don Calogero era ancora capace di leggerle dentro come se fosse un libro aperto.

“…puoi andare via, se vuoi. …denunciarmi? Per cosa, poi?” – aggiunse il prete
Le fece capire quanto fosse inutile un’eventuale denuncia contro di lui, ma soprattutto lo scandalo e i danni che avrebbero causato le sue accuse al villaggio. Le rivelò come tutte le ragazze del villaggio prima di salire all’altare si erano confessate con lui in “quel” modo. Tutte avevano subìto il medesimo trattamento. E tutte, eccetto lei, avevano preso la decisione di arrivare fino in fondo. Alcune di loro, dopo il matrimonio, insoddisfatte dei loro mariti, non ricevendo abbastanza attenzioni coniugali erano tornate da Don Calogero a esprimere il proprio disappunto.

…PEM! Un altro petardo esplodeva nella testa confusa di Anna!

Le amiche di tutta una vita, le ragazze del villaggio cresciute con lei, avevano chiesto a Don Calogero di tornare “a confessarle” per poter tornare a casa dai loro mariti soddisfatte e appagate. Don Calogero si girò per raccogliere da terra i vestiti di Anna affinchè potesse tornare a ricomporsi e andare via. Rimase sorpreso quando tornò nuovamente a guardare in direzione di Anna.

(continua)

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