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Racconti Erotici Etero

Dopo la firma….

By 24 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando mi affidarono quella cliente tutti quanti sorrisero sotto i baffi. Forse già sapevano che rogna mi avevano appioppato. Soltanto quando mi presentai al portone di quella casa signorile nel centro storico della città cominciai a capire quanto sarebbe stato difficile il compito. L’ingresso del palazzo metteva soggezione da quanto era imponente e l’essere accolto da personale di servizio in divisa faceva capire l’importanza della famiglia a cui andavo a proporre il contratto contenuto nella mia ventiquattr’ore.

Mi fece fare un bel po’ di anticamera seduto su divanetti damascati e circondato da innumerevoli quadri di avi. L’arredamento si confaceva perfettamente all’ambiente rinascimentale di quel palazzo che doveva essere stato sede di poteri antichi. Finalmente la signora si presentò. Alta, magrissima, lunghi capelli biondi acconciati con una severa crocchia, bianca di carnagione, età indefinibile, sguardo severo, abito elegantemente sobrio…anzi castigato. Porgendomi la mano si presentò senza neanche un sorriso.

Quella casa, quella donna….le finestre chiuse e contornate da tendaggi pesanti. Stavo soffocando. Facendomi coraggio le esposi la proposta commerciale nella maniera più chiara possibile. Lei, in silenzio ascoltava composta seduta su una poltrona davanti a me. Ogni tanto prendeva i fogli che le passavo e, inforcando degli occhialini da maestrina severa, leggeva attentamente come a ricercare nello scritto ciò che le stavo esponendo.

Durante una pausa di silenzio in cui la signora leggeva attentamente i fogli entrò nella stanza il marito. Un uomo anziano, piccoletto, magrolino. Con fare gentile si presentò e chiese cortesemente alla moglie il permesso di ‘ritirarsi’. Lei lo congedò con un freddo saluto non distogliendo lo sguardo dai fogli che teneva in mano. Mi sembravano davvero persone strane. Sicuramente anni luce lontane dal mio mondo.

Alla fine della lettura e dell’attenta analisi della proposta, si fece portare l’agenda dal cameriere filippino, fissando un nuovo appuntamento per la settimana successiva. Aveva avanzato richieste di modifica, clausole da rivedere…etc. Mi sembrava davvero una bella gatta da pelare la signora. Non le sfuggiva niente e cercava di ottenere il massimo del guadagno.

E così ci fu il secondo incontro….e poi il terzo…il quarto….sembrava che la trattativa non finisse mai. Lei dettava le condizioni. Fissava i nuovi appuntamenti. Ed io ogni volta uscivo da quel palazzo in preda ad una sensazione di soffocamento.

Questo fissato doveva essere l’incontro risolutivo. Io mi ero davvero rotto… Certo….il contratto era di quelli importanti…di quelli con tanti zeri. Ma il suo atteggiamento, il suo continuo chiedere modifiche alle condizioni…mi snervava. E poi c’era quel suo modo di fare freddo…distaccato….che ti faceva sentire un servo della gleba che mi urtava i nervi.

Decisi quindi di fregarmene. O la va o la spacca…e vaffanculo a lei…ai suoi soldi…al suo palazzo…ai divanetti damascati…ai quadri degli avi. Quell’ultimo appuntamento lo aveva fissato di mattina…un giovedì mattina. Decisi, vista la calda giornata tardo primaverile, di vestirmi casual. Un paio di mocassini senza calzino, jeans consumati ed una camicia bianca tenuta aperta sul davanti e fuori dai pantaloni. Non mi interessava più dare la famosa ‘buona impressione’ di professionalità ostentando giacca e cravatta. O ti piacciono le condizioni oppure bye bye baby…..

Prima di salire al suo appartamento per darmi la ‘carica’ giusta mi fermai ad un bar per farmi un paio di bicchieri….

Suonai. Ci volle del tempo prima che aprissero la porta. La sorpresa fu grande quando mi accorsi che per la prima volta ad attendermi sulla porta c’era lei. Si scusò (…di cosa?…) per il fatto che quel giorno i suoi inservienti non erano in servizio. Lei mi osservò da capo a piedi e commentò sardonicamente il mio modo di vestire. Me ne fregai. Lei era sempre e comunque vestita da mezza suora e anche in quella giornata calda indossava le calze. Ci accomodammo al tavolo e ci sedemmo vicini per definire (speravo) gli ultimi dettagli. Lesse e rilesse tutti quanti i fogli e le clausole e riuscì a strapparmi un ulteriore sconto. E finalmente firmò.

Quasi non ci credevo. Ce l’avevo fatta. Ero riuscito a far firmare il mio primo contratto con diversi zeri. Avevo durato una faticaccia boia ma ci ero riuscito e la provvigione che avrei intascato, facendo rapidi calcoli, mi avrebbe permesso di non lavorare per diversi mesi. Ero al settimo cielo.

‘Beh….adesso che tutto è definito proporrei di festeggiare…le posso offrire qualcosa?’ – propose inaspettatamente la donna
‘…ah…beh…grazie….molto gentile….si, credo sia giusto festeggiare….ce l’abbiamo fatta….ah ah ah….’ – risposi cercando di mantenere la calma e non dare a vedere troppo sfacciatamente la mia soddisfazione
‘…che ne dice di un aperitivo….vista l’ora…lo trovo ideale…che ne dice?….’
‘…va benissimo…’
‘…venga….ce lo prendiamo in terrazza…con questa bella giornata sarà meglio che starsene in questi saloni soffocanti….’

Facendomi strada mi condusse alla ‘terrazza’. Rimasi a bocca aperta quando ci arrivai….la vista sulla città era mozzafiato….e la terrazza (200 mq occhio e croce…chiamala terrazza!!!) era stracolma di piante rigogliose e ben curate con angoli ben arredati da arredamento in giunco….una favola!!!

‘Martini?….le va bene?…’ – mi chiese mentre ancora stavo ammirando il luogo
‘Si…grazie….liscio…va benissimo….’
‘Anche io lo preferisco così….’ – disse porgendomi il bicchiere in cristallo elegantissimo

Ci accomodammo in un angolo del terrazzo circondato da altissime piante fiorite. Lei, togliendosi le scarpe, si accoccolò elegantemente in un angolo del divanetto.

‘Ahhhh…che fatica!!!….vede questo posto?….questo è il mio angolo segreto….tutto mio…lo curo personalmente e mi rifugio appena posso. Creda…la mia vita è una faticaccia. Ogni mattina mi alzo alle cinque per stare dietro a tutto e a tutti….fornitori, domestici, banche….curare la ricchezza è un lavoro….e neanche troppo gratificante…mi creda. Ed ogni giorno devi lottare con individui che fanno di tutto per spillarti soldi….’
‘Beh…con me è stata davvero….brava…ha ottenuto condizioni che onestamente….’
‘…è il mio lavoro…mi creda. E comunque anche lei è stato molto bravo a resistere…ah ah ah…solitamente al secondo appuntamento i suoi colleghi crollano. E invece lei è stato al gioco….ed ha ottenuto quel che poteva ottenere dall’affare….sarà soddisfatto anche lei dell’affare concluso…no?….’
‘…beh…si…..speravo di poter ottenere di più….onestamente….ah ah ah…però va bene così….’
‘Via via….coraggio…poi lei è giovane…vedrà che avrà occasioni di rifarsi….’

E così, di parola in parola, di discorso in discorso, cominciammo entrambi a raccontarci delle nostre vite, dei nostri viaggi, delle nostre passioni. Scoprii così che la donna non era così vecchia come credevo….soltanto sei anni ci separavano. Era sicuramente il suo modo di vestire e di fare, insediato in quel contesto paludato e soffocante a rendermela più anziana di quanto non fosse. Si era sposata giovanissima, non aveva mai avuto figli e suo marito…beh…lo avevo conosciuto….era un vecchietto rimbambito.

Il tempo passava, il caldo aumentava e la bottiglia di Martini, piano piano, calava il suo livello.

‘Senta…visto che è quasi ora di pranzo…le va di farmi compagnia? …odio mangiare sola….e oggi è una così bella giornata che mangiare qui sul terrazzo….sarebbe davvero piacevole…che ne dice?…giusto degli stuzzichini….non si aspetti altro…sono una pessima cuoca!!!….ah ah ah….’
‘…grazie…ma non vorrei….’
‘…mi creda…mi fa molto piacere…stare con persone giovani come lei’.insomma….sentir raccontare dei suoi viaggi, della sua vita…mi ha fatto star bene….una boccata d’aria fresca….mi aspetti…faccio velocissima….’
‘…certo che qui, però, fa un caldo….’
‘…ci sarebbe quell’ombrellone…là…nell’angolo…vede?….però non riusciamo più ad aprirlo…si è rotto il meccanismo….’
‘…posso provare….insomma…vediamo…me la cavo con le mani….’
‘…oh…no…è un ospite….non permetto che….’
‘…scherza?…sarà un piacere….lei pensi al pranzo e io penserò all’ombra…ok….sempre che mi riesca….ah ah ah….’

La donna si diresse all’interno della casa. L’ombrellone, uno di quelli tipo da bar, era davvero enorme e pesantissimo. Provai ad infilarmi sotto per capire come mai non si apriva agendo sul meccanismo di apertura. Mi accorsi velocemente che una corda era rotta e che una carrucola del meccanismo era saltata dalla sede. Tirando la corda riusci, facendo un nodo, ad aprire faticosamente l’ombrellone. Adesso dovevo fermare la spina che reggeva la carrucola. Da solo non ce l’avrei mai fatta.

Quando la signora torno con il vassoio carico di affettati e formaggi mi trovò al centro dell’ombrellone con le mani alzate al massimo nel disperato tentativo di fermare il meccanismo.

‘…ma che sta facendo?…ce l’ha fatta?….’
‘…no…è che…non ci arrivo ad infilare questa spina…là…vede?….’
‘…aspetti…che prendo un panchetto….forse aiutandola….’

La posizione e lo sforzo che stavo facendo mi avevano quasi completamente aperto la camicia e il fatto di stare a mani alzate doveva aver scoperto completamente la pancia….aspettai che la donna tornasse. Stavo durando davvero fatica…e il caldo mi stava uccidendo. Tornò velocissima con un prezioso sgabello in legno imbottito e rivestito in damascato. Lo pose di fronte a me e appoggiandosi alle mie spalle ci salì sopra.

Notai che, nel frattempo, la donna si era tolta le calze e quell’odioso golfino. Adesso che la vedevo da vicino potevo ammirare la pelle delle sue gambe e dalla camicetta finissima traspariva malizioso il reggiseno ricamato….

Nonostante gli sforzi compiuti da entrambi, la donna non riusciva ad infilare quella maledetta spina….scese sconsolata ammettendo di non farcela. Compiendo uno sforzo disumano, con i piedi, mi sfilai i mocassini per non rovinare il tessuto dello sgabello e con un balzo riuscii a salire sopra mantenendo contemporaneamente l’ombrellone aperto. La donna esclamò qualcosa e preoccupata che mi potessi far male si precipitò a sorreggermi.
Il contatto delle sue mani sui miei fianchi mi dette una scossa. Se ne stava lì con la testa all’altezza del mio bacino e con le mani infilate sotto la camicia guardandomi ammirata per lo sforzo fisico che stavo compiendo. Lo confesso….sarei rimasto volentieri in quella posizione. Infilai la spina e scesi trionfante….e sudato.

La donna era al settimo cielo e si prodigava in ringraziamenti.

‘E’ stato gentilissimo…grazie…grazie mille…avevo chiesto tante volte al filippino di ripararlo ma non ci era mai riuscito…non ci speravo davvero….ma guardi qua…è tutto sudato…come mi dispiace….si vuol dare una rinfrescata?…venga…venga….’
‘Ma no…non importa…mi creda…lasci fare…giusto le mani….’
‘…scherza…venga…si accomodi….’ – e detto questo mi accompagnò in bagno e mi porse una salvietta pulita

Mi tolsi la camicia sudata ed iniziai a sciacquarmi. Mi insaponai il torace e mi detti una rinfrescata al volto. Chiudendo il rubinetto ebbi la sensazione che fuori dalla porta ci fosse qualcuno. Continuai ad asciugarmi silenziosamente il torace cercando di percepire il benché minimo rumore. Un leggero urto alla porta del bagno mi fece capire che la donna era lì fuori….e mi stava spiando. Infatti, come indossai la camicia, sentii i suoi passi felpati allontanarsi velocemente dalla porta. Quella donna aveva voglia di maschio!!!….il mio sesto senso me lo stava sussurrando all’orecchio.

Quando arrivai in terrazzo lei era vezzosamente rannicchiata sul divanetto, i capelli sciolti. La camicetta, leggermente sbottonata rispetto a prima, metteva in vista il reggiseno bianco. Il viso leggermente arrossato.

‘…si sente meglio?…venga….mangiamo queste cosine sfiziose…’ – e batté la mano sul divanetto su cui era seduta come a farmi intendere che dovevo sedermi accanto a lei. Lo feci con sommo piacere allungandomi con soddisfazione su quei cuscini morbidi.

‘Guardi…queste sono tutte cose che produciamo noi….questo è un formaggio rarissimo…ne produciamo poche forme all’anno….senta…senta com’è con il miele….’ – mi disse allungando verso la mia bocca un pezzetto di formaggio grondante miele

Le afferrai con gentile decisione il polso guardandola diritto negli occhi. La donna ebbe come un fremito. Addentai il formaggio e proseguii, poi, a ripulirle le dita dal miele. Sospirava affannosamente…la tirai verso di me affondando il mio viso tra i suoi lunghi capelli biondi….le annusai il collo….l’orecchio…sentivo che tremava al contatto leggero…

‘Oh Dio….che sta facendo?…io…..non….’
‘Sssst…non dica niente…’ – le sussurravo nell’orecchio
‘…mi gira la testa…’
‘…non si preoccupi…’ – dissi cominciando a giocherellare con un dito intorno ad un capezzolo

Lasciai che fosse lei a prendere l’iniziativa. Non volevo rischiare di compromettere niente. Le sue mani cominciarono ad esplorare il mio torace, i miei addominali…fino a scendere con la mano tra le mie cosce. Ci baciavamo a fior di labbra con giochi di lingua da amanti collaudati. La lasciai giocare col mio corpo, apprezzare le mie forme in un crescendo di affanni e sospiri fino a quando, non potendo più resistere al richiamo della natura, mi aprii i pantaloni con impeto e si impossessò del membro ormai gonfio.

‘ohhhh….quanto tempo che non…che bello…che bello…’ – soffiava con un filo di voce soppesando la consistenza del mio uccello

Da parte mia, stavo liberando gentilmente la donna dei suoi abiti…ora un bottone…ora la zip della gonna…in pochi minuti me la trovai nuda al mio fianco. Era una bella donna con pelle bianchissima e liscia…magra ma con le giuste rotondità…un bel seno piccolo e tonico con capezzoli piccoli e reattivi. Lei mi continuava maneggiare con molta delicatezza l’uccello ed era scesa con la testa lì vicino come ad apprezzarne le forme. Ogni tanto sentivo che se lo sbatteva sul viso, senza avere il coraggio di ingoiarlo. La lasciavo fare. Io intanto ero riuscito a raggiungere la sua fica con una mano. Quel gioco di scoperta reciproca andò avanti per un bel pezzo.

Il mio uccello stretto da quelle lunghe mani affusolate ed ingioiellate sembrava dissonare per forma, colore e dimensioni. La passerina della donna era gentilmente stretta e profumata. Visto che non succedeva niente…decisi di prendere l’iniziativa. Mi alzai e girandomi verso di lei mi piazzai con la testa fra le sue cosce.

‘No…ma che fa?….’ – provò ad obiettare….ma la mia lingua aveva già preso possesso del suo clitoride…

Lanciò la testa all’indietro in un delirio di convulsioni. Insistei nell’operazione fino a quando non percepii chiaramente un suo violentissimo orgasmo che mi bagnò completamente la faccia….adesso era pronta. Mi sollevai e le appuntai la cappella a quel fiorellino appena dischiuso. Ci giocai un po’ come a cercare la maniera di penetrarla senza traumi….e piano piano piano…le fui dentro. Sembrava svenuta se non fosse stato per le violente contrazioni che stringevano fin troppo la mia asta conficcata nel suo intimo. Rimasi fermo dentro di lei. Era talmente esile e delicata che il mio cazzo piantato dentro di lei sembrava davvero un palo fuori scala….la vagina dilatata al massimo….e ci fu il suo secondo orgasmo. E di colpo, reagendo, la donna si trasformò in una vera macchina del sesso….il ghiaccio era stato rotto !!! E passò da darmi del ‘lei’….a darmi del ‘tu’…..

‘…scopami…scopami…non ti fermare…ancora….più forte adesso!!!…’

La assecondai in ogni suo desiderio. Le posizioni in cui volle essere scopata si succedevano in continuazione….era in delirio. Fino a quando, dopo una sequenza di penetrazioni mozzafiato, estrassi l’uccello congestionato dallo sforzo e la ricoprii di schizzi su tutto il corpo….

Ci accasciammo sul divanetto abbracciati come due amanti.

Dopo questo incontro ce ne furono tanti altri. E la fortuna di averla incontrata mi consenti anche di farle sottoscrivere tanti altri contratti che segnarono l’inizio del successo della mia carriera professionale. E ogni volta….dopo la firma….

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