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Racconti Erotici Etero

Dormi bene amore

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

La serata volge al termine, e io cerco di ritardare in tutti i modi il ritorno a casa.

“Andiamo anche al cinema?

Dai, c’è un film che desidero vedere da tempo. Come quale? Non te ne ho parlato? Lo danno all’Odeon stasera.”

Tu non ne hai voglia, lo so.

Pregusti la conclusione della serata, come sempre, ma non hai il coraggio di smontare quello che ti sembra sincero entusiasmo, anche se un po’ eccessivo, forse.

E ti piace accontentarmi, tu desideri che io sia felice, me ne accorgo da come mi guardi sorridere.

Il breve lampo bianco dei miei denti ti tranquillizza, ti appaga e mi avvicina a te.

E ti senti sicuro, sicuro che io sono lì con te e la mia mente non vaga lontana mille chilometri da quel luogo.

Lascio che sia tu a guidare, come al solito, e tu assapori la sensazione di potenza del motore, che prontamente risponde alla pressione del tuo piede. L’accelerazione mi spinge contro lo schienale, mentre mi mordo le labbra, per non dirti di usare la freccia quando svolti.

A volte mi stupisce che tu non te ne accorga, eppure sai quanto io adori guidare. Ma preferisco che tu sia concentrato altrove.

La radio è un alibi eccellente per i nostri silenzi: ho scoperto da tempo che, quando non riesco più a carpire i suoni che -indistinti- escono dalle tue labbra, non devo far altro che alzare il volume, distrattamente.

Percepisci il mio interesse per quella musica, sei orgoglioso di te stesso per aver acquistato il cd del mio cantante preferito, e mi tocchi i capelli, possessivo.

Mi sento accarezzata dallo stesso sguardo di soddisfazione che volgi al tuo ufficio, prima di tornare a casa.

E’ piovuto mentre eravamo al ristorante, l’asfalto è ancora bagnato sotto i nostri passi veloci.

L’aria s’è rinfrescata e porta con sé quello strano odore pungente che si sente nelle città dopo la pioggia, come se i gas di scarico delle auto si fossero disciolti nell’acqua e mescolati al lerciume della pavimentazione stradale.

Quel miscuglio di odori mi assale le narici e traballo un po’ sui miei tacchi.

Mi stringi forte a te per sorreggermi e scherzando mi fai notare che non avrei dovuto indossare quelle scarpe, sapendo che avrei bevuto vino stasera.

Non badi mai molto al mio abbigliamento, l’importante è che io non sia appariscente e che il mio seno sia facilmente raggiungibile.

Nel buio della sala lo frughi, mentre le immagini del film sono solo lampi di luce che si alternano sullo schermo catturando i nostri occhi.

Ti diverte palparmi quando qualcuno potrebbe vederci, era il nostro gioco un tempo.

Mi fa un po’ male il collo per la posizione in cui siamo seduti, ma non oso ritrarmi perchè penseresti che non voglio abbracciarti, e non ho voglia del solito terzo grado, stasera.

Mi formicola la mano, sotto la tua.

Inizia pian piano la puntura di mille spilli sottili, che ben presto sale fino al polso e poi più su. Fino all’anima.

Rimango immobile, ti sorrido e guardi il film, appagato da quel contatto.

E’ passata da tempo la mezzanotte quando rientriamo in casa.

Non posso più sottrarmi, le tue mani sono dappertutto e la tua bocca è morbida ma esigente sulla mia.

Non arriviamo nemmeno al letto che mi hai già sbottonato la giacca del tailleur, e sento il ferretto che cerca di penetrarmi nelle carni mentre le tue mani armeggiano impacciate col reggiseno. Mi sembra che mi tocchi sempre nel modo e nel momento sbagliato, non riesco ad armonizzare il mio respiro col tuo quando mi baci.

Una strana furia mi prende all’improvviso. Non ne posso più.

Basta col solito copione.

Mi avvento su di te con ardore, sei sorpreso ed eccitato dalla svolta.

Per tutta la serata avevi temuto il mal di testa dell’ultima ora, ma no, oggi no. Oggi si scopa.

Infilo le mani nei tuoi pantaloni, ne tiro fuori il sesso già pronto.

Ho sempre pensato che è un ottimo esemplare: bello, lungo e corposo. Il forellino non è al centro come in tutti gli altri che ho visto, e questo lo rende un po’ speciale.

E poi è sempre duro per me, non hai mai smesso di desiderarmi in tutti questi anni.

Passo la lingua sulla punta, usando una gran quantità di saliva.

Lo faccio più per inumidirmi le labbra che per eccitarti, così la mia bocca scivola su e giù senza attrito, mentre il tuo sesso si gonfia ancor di più.

Quando penso che sei abbastanza bagnato per penetrarmi, mi sfilo velocemente le mutandine, sollevo la corta gonna sui fianchi e mi giro, mettendomi carponi sul letto.

Consumata imbonitrice, ti mostro tutto di me, allargo le natiche con le mani, incoraggiandoti.

“Dai, sbrigati. Mettimelo dentro tutto… adesso!”

Ti avvicini, sei in piedi dietro di me, sento il tuo sesso che preme, ed è durissimo.

Voglio che mi sbatti, voglio sentire la tua passione, voglio che la trasmetti anche al mio corpo comatoso, e subito.

Ma tu esiti, mi accarezzi piano le cosce.

Sento che non capisci, non è così che volevi.

La tua voce si fa dolce, mentre mi fai girare verso di te e mi chiedi di baciarti. Non vuoi prendermi, tu vuoi dare.

No, non posso sopportare la tua tenerezza in questo momento, è troppo per me.

Fingo di non capire, mi mostro quasi seccata

“Cosa vuoi fare, allora?”

Ma non aspetto la tua risposta, mi siedo sul bordo del letto e m’infilo il tuo sesso in bocca. Conosco i tuoi punti deboli.

Mugoli di piacere, ma fai comunque il gesto di farmi alzare.

Aumento il ritmo, e ti arrendi quando comincio ad accarezzarti i testicoli, con un movimento ampio della mano.

Non c’è tempo per giocare, non ti svelerò la lingua che ti accarezza voluttuosa, lanciandoti sguardi di complice malizia.

Non titillerò il tuo buchetto, scostandomi i capelli dal viso per farti guardare.

Non ti graffierò i fianchi, aggrappandomi a te con passione.

Non mostrerò i denti, fingendo di mordicchiarti per farti ridere.

La mia testa, invece, si muove sempre più veloce.

Provi a impormi il tuo ritmo con le mani, ma poi mi lasci fare.

Sai che so farti godere.

Quando le mie labbra perdono sensibilità, comincio a succhiare il glande, masturbandoti con una mano che ti conosce così bene che potrebbe essere la tua.

Credo che tu stia pronunciando il mio nome, ma non ne sono sicura.

Ti sento arrivare, avverto sempre l’onda montare dentro di te, mentre il tuo respiro si fa concitato e i gemiti ti si bloccano in gola.

E mi sposto, per non sporcarmi.

Ti lasci cadere sul letto, con gli occhi ancora chiusi, cercando di trattenere l’orgasmo appena passato.

Ti passo un kleenex, da brava, tenera ed efficiente mogliettina.

Più tardi mi abbracci, mi chiedi scusa, mi spieghi che volevi baciarmi sulla bocca, volevi accarezzarmi e coccolarmi prima di fare l’amore con me. Che io ho frainteso, ma poi era così bello che non sei riuscito a farmi smettere.

Magnanimamente ti perdono, ma purtroppo mi è venuto mal di testa.

Forse per il troppo vino di stasera.

Meglio metterci a dormire, adesso.

Con gli occhi chiusi, prima di scivolare nel sonno, proietto un pensiero lontano mille chilometri.

“Dormi bene amore mio, ovunque tu sia.”

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