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Due vicini… troppo vicini

By 9 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La guardava intensamente mentre era indaffarata con pentole e stoviglie, dato l’approssimarsi dell’ora di pranzo. Nessuno dei suoi confidenti riusciva a capire come mai Mariella gli piacesse così tanto. Tutti la ritenevano, se non una brutta donna, comunque alquanto anonima. Col suo metro e sessanta di altezza era nella piena media femminile, stesso poteva dirsi per la sua corporatura esile, i suoi lisci capelli corvini, lunghi fino alle spalle, e i suoi occhi scuri, in parte coperti da occhiali semitrasparenti. A completare il quadro, delle forme pressoché inesistenti: un seno, probabilmente, della prima misura e un sedere del quale solo attraverso jeans particolarmente attillati si riusciva appena ad intuire la consistenza. Eppure lo attirava come il miele le api.
Sarà per lo sguardo, uno sguardo vispo intrappolato in un’espressione da casalinga casa e chiesa, o per quel senso di proibito che aleggiava attorno tutta la vicenda. In fondo lei era un’amica di sua madre, aveva diversi anni più di lui, era una sua vicina di casa ed, inoltre, sposata, con una figlia di pochi anni. Tutto questo la rendeva praticamente irraggiungibile e, probabilmente, agli occhi di Tiziano, ancor più desiderabile. A peggiorare il tutto, il rapporto estremamente intimo tra loro, a causa del quale si vedevano ogni giorno, anche più volte.
Voltata com’era, verso i ripiani della cucina, Mariella non poteva accorgersi dello sguardo di Tiziano che, senza sosta, correva su e giù lungo il suo corpo. Da donna estremamente pudica non amava neppure troppo i gesti d’affetto. Poche volte aveva abbracciato qualcuno, quasi mai si concedeva alle più comuni convenzioni sociali, come i classici due baci di saluto sulle guance. A volte sembrava quasi temesse il contatto fisico. Per questo, ove si fosse resa conto di quello sguardo così pressante, così indagatore, la reazione avrebbe anche potuto essere di estremo fastidio. In quella posizione, però, Tiziano poteva godersi il corpo e le movenze di Mariella senza che lei neppure se ne accorgesse. Le sue gambe, esposte da una minigonna di jeans, e una t-shirt larga, che nulla lasciava intravedere del busto della donna eccetto una delle spalline del reggiseno che faceva capolino dal colletto della maglia, calamitavano lo sguardo del ragazzo, il quale non riusciva in alcun modo a distoglierlo.
Rapito da quella quarantenne per lui così sensuale ed attraente, ed agevolato dal trovarsi, come già tante altre volte prima di allora, da soli in casa di lei, le parole gli uscirono dalla bocca quasi in automatico: ‘Lo sai che mi piaci?’. Mariella non si voltò neanche: ‘Ma dai, che dici’. ‘Dico davvero, mi piaci da quando ti conosco. Dovevo dirtelo prima o poi, sennò sarei scoppiato’. La voce di Mariella sembrava spezzata, come se le mancasse il fiato: ‘Lo sai che sono sposata. Avessi avuto quindici anni di meno e fossi stata single, la cosa mi avrebbe lusingata. Ma ora non si può’. L’aveva guardato, per la prima volta dalla confessione, solo sul finire dell’ultima frase. Uno sguardo che Tiziano non seppe decifrare. E non ne ebbe neppure il tempo, dato che sentirono le chiavi girare nella toppa ed Alessia irrompere in casa di ritorno dall’asilo, seguita a ruota da suo padre Matteo, zainetto alla mano.
L’imbarazzo di quel momento non accennava a diminuire ma, per fortuna, Matteo non si accorse di nulla, e i presenti si limitarono a salutarsi senza troppe formalità.
‘Tesoro, il pranzo è pronto?’, chiese Matteo a Mariella. ‘No caro, ma non ci vorrà molto, una ventina di minuti al massimo’. ‘E’ perfetto, volevo fare un bagno ad Alessia intanto. All’asilo li han fatti giocare fuori e si è sporcata col fango rimasto dopo l’acquazzone di ieri’. Come un automa, Mariella si limitò ad un cenno d’assenso, che spinse Matteo a prendere in braccio la bimba e portarla in bagno.
Una volta sentita la porta chiudersi a chiave, Tiziano ruppe il silenzio: ‘Forse dovrei andare’. ‘Si, in effetti è un po’ tardi’, rispose Mariella che, intanto, aveva ripreso le sue faccende domestiche. ‘Però”, aggiunse il ragazzo, avvicinandosi alla donna, sempre voltata. ‘Però, cosa?’, gli chiese gelida. ‘Niente, ti sei sporcata un po’ la maglia di sugo’, rispose, sfiorando con un dito il suo fianco. In una frazione di secondo il suo corpo aderì alla schiena della donna, che non poté fare a meno di sbottare in un sussurrato: ‘Ma che fai?’. ‘Qualcosa che se non faccio ora, non ne avrò mai più il coraggio’. Avvalendosi dei suoi trenta centimetri in più di altezza e del suo fisico ben più possente, abbracciò Mariella da dietro, mentre prese a baciarle il collo. ‘Ma sei impazzito? Lasciami!’, pronunciò, ancora a bassa voce, per non destare sospetti. In bagno, nel frattempo, prese a scorrere l’acqua della vasca. Con una mano, Tiziano risaliva lungo le gambe di Mariella, fino ad incontrare il ruvido tessuto della gonna.
Mariella protestava, ma né fisicamente poteva nulla per liberarsi, né si sentiva di alzare la voce per non dare scandalo in famiglia o all’interno del loro condominio. Tentò più volte, invano, di dissuadere il ragazzo, ma lui non sembrava voler mollare la presa, letteralmente.
Era eccitatissimo, il suo pene premeva deciso contro il piccolo culetto di Mariella e le sue mani si muovevano freneticamente per scostare ogni barriera creata dagli abiti e toccare, finalmente, quella pelle così tanto desiderata.
La mano destra si insinuò sotto la t-shirt, e ci volle solo un momento prima di scostare anche il reggiseno e impadronirsi di quelle tettine così invitanti. L’altra mano, non meno audace, risalì lungo le cosce, fino a posarsi a palmo aperto sulle mutandine, percependo il calore proveniente dal sesso di Mariella.
‘Basta, per favore’, sussurrò lei, in maniera sempre meno convinta. Per tutta risposta, Tiziano le scostò gli slip e, senza troppi complimenti, le infilò un intero dito nella figa.
Mariella, un po’ per la sorpresa, un po’ per l’eccitazione montante, avrebbe emesso un urlo da risvegliare i morti se, nel frattempo, Tiziano non si fosse impadronito della sua bocca baciandola in maniera quasi feroce.
Il ragazzo iniziò a muovere in circolo il suo dito impertinente, mentre Mariella, paonazza in volto e con la voce affannata, tentò le ultime resistenze, con ben poca convinzione: ‘Ci scoprono… fermati… no…’. ‘Ssh, siamo al sicuro… si sente ancora l’acqua scorrere in bagno’. Poi, muovendo ulteriormente quel dito, stavolta dentro e fuori, aggiunse: ‘E anche qui direi che l’atmosfera è umida. Sei tutta bagnata’. ‘E tu sei un bastardo’, fu la risposta di Mariella che ormai, con la sua lucidità andata a farsi benedire, alzò un braccio per cingere la testa di Tiziano e tirarlo a sé per riprendere a baciarlo.
Il ragazzo, allora, affondò ancor di più il colpo, estrasse il dito dalla figa allagata di Mariella e, con la stessa mano, abbassò il pantalone della tuta che indossava, abbastanza per tirar fuori il suo cazzo, pulsante di desiderio. Subito dopo, alzò la gonna di Mariella e scostò in maniera quasi brutale le sue mutandine. Avrebbe voluto strapparle i vestiti di dosso e farle di tutto, ma sapeva che non c’era abbastanza tempo.
Con l’acqua che, in bagno, aveva cessato di scorrere, i minuti a disposizione erano davvero pochi ormai. Mariella era del tutto fuori di sé, avvertiva il grosso pene di Tiziano scorrerle prima sul sedere e poi lungo le labbra della vagina, che colava umori in maniera quasi oscena.
Tiziano posizionò per bene il glande all’ingresso delle grandi labbra, per poi portare la sua mano alla bocca di Mariella, prima disegnandone il contorno e poi infilandole per farle assaggiare il suo stesso sapore. Mentre lei era ad occhi chiusi, leccando le dita del ragazzo, lui la penetrò con un colpo solo, spezzandole il fiato. Solo il fatto che avesse la bocca piena delle dita di Tiziano impedì a Mariella di emettere un nuovo, squassante, urlo. Tiziano tirò fuori il suo cazzo fino a lasciar dentro solo il glande, poi di nuovo la penetrò in tutta la sua lunghezza. Poi una volta ancora, e ancora, e ancora. Aumentando impercettibilmente il ritmo ad ogni spinta.
Nel frattempo, con la sua mano destra avvertiva la consistenza di quei seni, la durezza dei capezzoli. E più pensava a quanto avrebbe voluto avere quel corpo nudo a disposizione, più si eccitava. E più si eccitava, più rapidamente stantuffava la figa della donna che, intanto, era in estasi. Ad occhi chiusi muoveva lentamente e la lingua attorno alle dita del ragazzo mentre, rossa in volto, sudata e con un lago tra le gambe che, ormai, le colava lungo le cosce, si faceva usare da Tiziano senza opporre alcun tipo di resistenza, ma riuscendo solo ad emettere gemiti e sospiri.
Mentre il suo pene stava per esplodere, Tiziano avvertì le gambe di Mariella cedere del tutto e la donna tremare come in preda ad una scossa elettrica. Le venne dentro proprio mentre sentiva aprirsi la porta del bagno e, immediatamente, estrasse il suo pene ancora duro, il quale emise un sonoro schiocco, come lo stappo di una bottiglia di champagne.
Rivestì sé stesso e Mariella alla bella e meglio, appena prima che Matteo facesse capolino in cucina, notando sua moglie semi-riversa sul ripiano, ancora di un colorito rosso fuoco, e Tiziano vicino a lei, palesemente agitato.
‘Che succede?’, non poté fare a meno di chiedere. Mariella, recuperando un briciolo di lucidità, rispose in maniera tutto sommato credibile: ‘Non lo so, un mancamento. Fortuna che c’era ancora Tiziano a sorreggermi, altrimenti mi avresti trovata per terra’. ‘Ma non potevi chiamarmi? Ero di là!’, aggiunse, preoccupato, Matteo. ‘Ma no, tranquillo, è stato un momento. E poi eri impegnato con Alessia. Ora va meglio comunque’. Anche Tiziano partecipò alla discussione: ‘Quindi posso andare? Così vi lascio al vostro pranzo’. Mariella gli rispose allusivamente: ‘Va bene, ma torna a trovarmi, lo sai che mi fa piacere’. Tiziano le sorrise e, accompagnato alla porta da Matteo, uscì di casa sentendosi rivolgere dallo stesso un surreale: ‘Grazie per ciò che hai fatto’.
Mentre le porte dell’ascensore si richiudevano, era assorto nei suoi pensieri, ancora basito dall’incredibile sequenza di avvenimenti succedutisi quella mattina, e con un’eccitazione che non accennava a diminuire al solo pensiero di possedere nuovamente quell’anonima casalinga tutta casa e chiesa del piano di sotto.

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