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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Duro, Spietato, Bastardo

By 18 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti incontro in una calda giornata di estate’ non so cosa aspettarmi, ma non ne potevo più. Una lunga attesa, di anni, fin da quando adolescente scoprivo di essere sbagliata e diversa, di desiderare cose che non avrei dovuto desiderare.
Una lunga attesa fatta di fantasie, di conoscenze virtuali e pericolose di porci e maniaci, di pedofili e viscidi.
Una relazione breve e deludente, quando ho scoperto che la realtà &egrave distante dalla fantasia come il cielo dal mare. Quando ho capito che immaginare era come gustare un profiterol che cola cioccolato e la realtà era come succhiare un pezzo di plastica.
Ti incontro. Torno bambinetta, mi illudo che questa volta la realtà sia meno deludente, che in fondo si possa bruciare d’amore anche senza doverlo soltanto immaginare nel buio della mia camera, sola.
Forse oggi capirò. Capirò chi sono, cosa sono. Ho il dubbio, che sia lesbica? Sono innamorata di una ragazza, forse il segreto stava tutto lì. Forse quando ti bacerò sentirò sapore di plastica e capirò dove stava l’errore.
Finalmente ti incontro.
Entro nella tua stanza e ti vedo, finalmente. Mi vergogno, arrossisco, il cuore batte come un tamburo. Ho paura di non piacerti, di essere troppo minuta, o troppo piatta. Fa caldo, indosso un paio di jeans cortissimi, le mie scarpette da tennis e le calzine bianche, una shirt minuta e sotto solo il reggiseno. Sono acqua e sapone, come piace a me, ho preferito non cammuffarmi, farmi veder come sono nella vita.
Spalanco gli occhi, sei diverso. Sei alto e molto più muscoloso di come pensavo, dalle foto non si capiva. Sei a torso nudo, mi guardi e non parli. Poi ti slacci i jeans, sotto sei nudo. Lo vedo, pensavo che le foto lo ingrandissero, ma non &egrave così. E’ grande davvero, la mia precedente esperienza &egrave ridicola, era solo un giocattolo’ &egrave grande, lo fisso ed ho paura, così scuro, le vene in rilievo. E’ bagnato, cola roba bianca, ne scendono gocce.
Finalmente parli, mi dici di spogliarmi, pronunci il mio nome. Sei glaciale, ansimi. Esito ma poi tolgo i jeans, la maglietta e le scarpette. Scuoti la testa, come seccato. Mi strappi il reggiseno e gli slip, mi fai male e mi stupisco della tua forza, la stoffa degli slip cede come carta.
Sono nuda di fronte a te. Mi dici che non ci credevi, che pensavi non fossi vera, che fossi brutta, magari grassa. Che non pensavi che esistessero troie come me. Ho il cuore che scoppia, esplode, gli occhi fissi sul tuo viso, il petto peloso, poi più in basso. Puzzi di sudore.
Mi afferri per i capelli, mi fai male, troppo. Capisco che sei così forte, potresti usarmi come un orsetto di peluche. Mi dico che ora mollerai la presa’ non lo fai, mi fissi e sorridi, non ce la faccio più e mi lamento, provo a dirti di fare piano ma te ne freghi.
Poi mi giri, mi sbatti sul letto a pancia in giù. Mi dici che adesso mi farai diventare donna, che mi apri in due e che non ci posso fare un cazzo. Non ci capisco niente, non &egrave come mi aspettavo: un dialogo, una coca e un bacio, invece niente, sei così cattivo con me’ sento che ti metti alle mie spalle, mi sollevi il culetto e me lo metti proprio lì’ dove c’&egrave il buchino. Ora sono davvero spaventata, non sono sicura di volerlo davvero, e non così’ non &egrave giusto, non sono pronta, dove sono i baci, le carezze?
‘E’ quello che volevi no?’ mi urli, con una durezza che mi terrorizza. Vorrei rispondere di no, ma non faccio neppure in tempo. Sei feroce. Inizi a spingere ed il mio corpo cede immediatamente, sei troppo forte. Entri dentro in un sol colpo, completamente, in tutta la tua lunghezza. Impazzisco. Spalanco la bocca ma non riesco neppure ad urlare, il dolore &egrave così forte che il fiato sparisce. Non posso neppure respirare. Mi agito, mi divincolo, ti colpisco, ti graffio. Tu esci quasi completamente’ poi rientri di colpo, non respiro.
Mi stai scopando. Colpisci come una macchina, sei un animale, sei sadico, crudele. Il mio culetto fa così male che penso di morire, sono sicura di morire, poi mi pento di tutto, di essere qui, di essere nata. Riesco a respirare dopo non so quanto, gemo e ti colpisco come posso, ma provare a spostarti o rallentarti &egrave come provare a spostare un muro.
Mi dici di smetterla di fare la bambina, che i miei sono solo capricci. Mi chiedo, ma non capisci che mi uccidi? Ma tu mi ripeti di smetterla con questi stupidi capricci’ mi afferri per i capelli e tiri, vai ancora più fondo. E’ così grosso, così duro’ capisco che &egrave semplicemente troppo per me, ho superato i miei limiti, non ci passava e tu sei entrato lo stesso. Sento le lacerazioni dentro, tante, sento il sangue.
Non mi divincolo più, il mio corpo si &egrave arreso. Posso solo stringere gli occhi, da cui scendono fiumi di lacrime, e mordermi le labbra lasciando il segno dei denti. Stringo le lenzuola con tutte le mie forze. Tu non rallenti mai. Annegata di disperazione finalmente riesco a parlare, provo a dirti che non ce la faccio, ti imploro, ti prego e supplico’ strillo che non ce la faccio, che &egrave troppo grosso per me. Tu sei davvero seccato, mi dici di smetterla con queste scuse ridicole, che non pensavi che fossi così capricciosa.
Ora sono completamente sdraiata. Tu sei steso su di me, sei pesante, mi tiri i capelli e non ho modo di arginarti. Entri in me così a fondo. Non capisco più niente, niente! E’ tutto inutile, sono tua. Non finisce mai, sei eterno. Cedo, mi arrendo. Non oppongo resistenza. Mi hai spezzato. Il mio pianto si riduce a singhiozzi, tu mi graffi la schiena e mi dici che sono una troia, una zoccola e una puttana. Che sono la troia peggiore che hai mai conosciuto.
Riesco a girarmi e vedo che entri in me, nel culetto. Vedo quel coso enorme, duro come una roccia, che mi fa tua. Lo guardo, come ipnotizzata, sento nelle mie narici la puzza violenta delle tue ascelle ad un centimetro da me. Puzzi, sei peloso, fortissimo, mi hai spezzato completamente’ continuo a guardare, tu sei ironico, dici che sono una vera troia e di guardare bene come mi punisci’ dici che finalmente l’ho smessa di fare quei capricci da bimbaminkia’
Esplodo! Esplodo di piacere, scoppio. L’orgasmo più forte della mia vita, lo sento fino ai piedi e alle mani. Godo come mai nella vita. Urlo, ma non di dolore, ora amo il dolore. E amo te. Un uomo vero, e io sono tua. Urlo come una pazza, poi gemo, un gemito lunghissimo mentre la corrente elettrica mi attraversa ovunque, sono tua.
Ti ammiro e ti amo, e pensare che neppure mi hai toccata davanti, ti &egrave bastato essere duro e spietato, un vero bastardo e guarda cosa hai combinato’ e’ avevi ragione, ero solo una bambina, ora finalmente so cosa vuol dire essere donna.
Esci dal mio culetto, lo hai distrutto. So che non tornerà mai normale, che sono rovinata, ma non mi importa. Mi giri, me lo sbatti in bocca senza battere ciglio. So dove &egrave stato’ non mi importa. Ne sento appena il sapore, mentre allargo la bocca più che posso per accoglierlo, che già esplodi anche tu. Non sto neppure a pensarci e mando giù, tutto quello che mi dai. So che ogni tuo getto, caldo e bianco, &egrave una frustata di piacere per te, ma so che non proverai mai l’estasi che ho provato io. Bevo più che posso, il sapore mi sale nel naso e nel cervello, la bocca ne &egrave piena’ vengo, di nuovo! Godo e mugolo, mi passo le mani sul corpo abbandonandomi all’orgasmo.
Mi dici che sono una brava bimba capricciosa e finalmente me lo pianti lì davanti. Almeno lì scivola dentro senza problemi, ormai sono prontissima! Mi darai dieci, dodici colpi al massimo e subito cedo di nuovo, regalandoti il mio terzo orgasmo. Finalmente mi baci, finalmente! I miei gemiti irrefrenabili si spengono nella tua bocca, mentre assaggio la tua saliva, e tu gusti la mia bocca che, sicuramente, sa intensamente del tuo sperma.
Capisco quanto ti piaccio, e quanto a lungo devi avermi desiderata, perché subito me lo rimetti in bocca e riesplodi, e io bevo ancora e lo succhio con foga.
Finalmente ti sposti e ti sdrai, sfinito anche tu’ stiamo così sul letto qualche minuto, zitti. Ad un certo punto piango in silenzio, ma non so perché, non so se sono felice o se il mio corpo sta cedendo al dolore che provo lì dietro.
Ti alzi. Mi dici che &egrave ora che me ne vada, mi dici troia. Io mi alzo, piango in silenzio e mi rivesto’ la shirt e le scarpette per ultimi. Ho qualche livido su braccia e gambe, il viso devastato dal pianto, le labbra segnate dai morsetti che mi sono data. Vado alla porta ed esco’ mi giro e ti guardo, sono indecisa se osare, poi parlo’
‘Quando ci rivediamo?’
‘Quando vuoi, ma lo sai che, davvero, sei una grandissima puttana?’
‘Porta un amico, la prossima volta”
‘Contaci, ma tu vedi di non fare tutti quei capricci’
Sorrido e me ne vado, ridacchio eccitata. Chissà come sarà l’amico? Non riesco a smettere di sorridere, anche se il buchino mi fa così male che mi rimetterei a piangere. In bilico tra pianto e risa, ho un unico pensiero: brucio d’amore!

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