Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Elena la noiosa

By 7 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Abito in un quartiere tranquillo nell’immediata periferia di una famosa città, la chiamano la città eterna…per ora di eterne ci sono le mie sfighe. Mi sono trasferito in quest’appartamento 10 anni fa, in piena ribellione post adolescenziale, uno zio scapolo mi aveva affittato uno de suoi scopatoi, come li definiva lui. Alla fine doveva essere per qualche mese, poi per massimo dopo l’estate e alla fine mi ritrovai a considerare quel buco come casa mia.
In questi anni ho visto passare tanta gente per questi appartamenti, chi si fermava per qualche mese, chi il tempo di creare una famiglia e chi quello di finire gli studi.
Per qualche anno la mia vicina di pianerottolo fu una ragazza sui 20 anni, studentessa di Belle Arti e con un tono di voce che reputavo fastidiosamente alto i primi tempi, complice soprattutto lo spessore delle pareti che permette di farsi i cazzi l’uno dell’altra con estrema facilità. I tempi in cui il vicino passava più tempo in biblioteca che in casa erano finiti e questo minava molto la mia privacy, oltre la possibilità d’ascoltare musica ad un volume ritenuto fastidioso dai più.
Come d’abitudine con i nuovi arrivi, mi presentai alla sua porta con due bottiglie di birra (come direbbe mio nonno ‘di quella buona’) e il mio benvenuto pieno di curiosità. Fu una prima volta alquanto deludente, era la classica studentessa modello tutta sogni e valori, a letto presto, mai più di una birra e gli studi prima di tutto. Ricordo che l’avevo definita quasi noiosa dopo quel primo incontro, anche se la voce alta, squillante e piena di brio risvegliava quasi subito i sensi.
In quel periodo mi vedevo spesso con una collega di lavoro, ma nulla di serio da entrambe le parti, anche se la complicità sotto le lenzuola portava a frequentarci con una certa assiduità. In uno di questi incontri decidemmo di lasciar libero sfogo alla mia fantasia in uno dei più classici giochi di ruolo, padrone e schiava. Tralasciando il divertimento che provavo con quel genere di pratiche, mi meravigliai su quanto la cosa ebbe presa sulla mia partner, al punto da far sentire il suo piacere nell’essere sottomessa a quasi tutto il palazzo, cosa a cui sul momento non diedi per niente peso.
I giorni seguenti notai che Elena, così si chiamava la vicina, nel salutarmi abbassava lo sguardo quasi a vergognarsi senza mettere quell’enfasi che faceva vibrare le finestre di tutto il palazzo. Dopo qualche settimana notai che il senso di vergogna aumentava subito dopo le serate che passavo con la mia collega, che ormai era lanciata sulla via della sottomissione sessuale, decisi quindi d’investigare e cercare di capire se e come venissi spiato da Elena.
Ci volle tempo, oltre che un aumento della frequenza delle sessioni con la mia oramai schiava, ma avevo intuito dai rumori che la camera da letto era la camera da cui lei mi ‘origliava’ meglio e per averne la certezza decisi di fare un’esperimento.
Pratico di falegnameria spicciola (molto spicciola), mi costruii una croce di s.andrea con tutti i crismi che misi in camera da letto, organizzando una sessione per la sera stessa dove imbavagliai e legai la mia schiava alla croce. La sessione era molto semplice, avrei usato due tipi di frusta e avrei giocato con le zone erogene della donna bramosa di orgasmi che era legata davanti a me. A luce soffusa iniziai a colpire con una certa cadenza il seno sinistro usando il famigerato gatto 9 code, prima in modo leggero fino a quando la sensibilità accentuata non iniziò a trasformare i gemiti di piacere in qualcosa di più intenso, oltre a vedere il corpo vibrare con più intensità dopo ogni colpo. Mi fermai alcuni instanti tendendo l’orecchio. Calma piatta. Ripetei la stessa cosa sul capezzolo destro, sui fianchi e l’interno coscia, fermandomi solo quando la magior parte del corpo era arrossata e ogni colpo provocava fremiti e tremori dopo ogni colpo.
Bendai la mia schiava e tirai fuori il frustino corto, una paletta molto precisa e molto dolorosa se usata in malo modo. Cosparsi la pelle di olio d’oliva e iniziai a dare colpi precisi e mirati sui capezzoli. I mugolii erano molto più intensi, bloccati dalla palla di plastica nella bocca. I primi segni iniziavano a farsi vedere attorno ai capezzoli e l’intensità dei colpi aumentava sempre più. Ogni tanto mi fermavo per tenere lo stato d’eccitazione sempre alto e per tendere l’orecchio verso la presunta ascoltatrice. Niente.
Decisi di cambiare le carte in tavola e di tenderle una trappola, sapevo che c’era, dovevo solo averne conferma. Tolsi il bavaglio e la palla dalla bocca della schiava che divorò l’aria concessa, iniziai a colpirla sulle grandi labbra, colpi ritmati e costanti. Fin da subito non si lasciò scappare l’occasione di far sapere al mondo intero quanto dolore le provocasse quella frusta e come da programma l’assecondai aumentando il ritmo e l’intensità dei colpi. Ben presto il dolore e il piacere si mischiarono, ne furono informati tutti i condomini nel giro di qualche istante, l’orgasmo montava e un rumore la tradì, ma non ne fui sicuro. Aumentai ulteriormente la frequenza dei colpi, ormai la pelle della frusta colpiva un lago di umori e si sentiva nell’aria l’odore dell’orgasmo, assestai un paio di colpi più forti scatenando l’orgasmo tanto bramato muovendomi subito dopo a tappare la bocca della schiava in preda al piacere più pronfodo. Fu un attimo. Sentii la voce rotta dal piacere provenire dall’appartamento di Elena, una voce che non avevo mai sentito in lei. Rimase subito in silenzio, probabilmente ferma immobile o almeno così mi &egrave piaciuto pensare mentre imbavagliavo nuovamente la mia schiava e spostatomi verso la parete gli dissi con voce pacata ‘spero ti sia piaciuto’. Sentii solamente dei passi correre verso un posto dove mi sarebbe stato precluso sentire la fine del suo orgasmo.
Hai capito Elena la noiosa?
Dopo quella sera ricevetti diverse lamentele dai vicini, soprattutto quelli ai piani inferiori. Una coppia di mezza età che probabilmente aveva perso l’appetito sessuale con gli anni
MI ripromisi di usare con più frequenza il bavaglio, come mi ripromisi d’indagare di più su Elena.
Se prima di quel giorno la vergogna le impediva di guardarmi negli occhi per salutarmi, ora era impossibile vederla. Mi sentivo spiato quando uscivo e quando entravo, porte che si aprivano dopo che ero uscito, passi di corsa quando salivo le scale. Era palese che mi volesse evitare.
Passarono alcune settimane dopo quell’episodio quando decisi di ricominciare con le sessioni in casa, putroppo la mia collega decise di non proseguire con gl’incontri dicendo che avevo esagerato, rimasi un po interdetto ma non ho mai obbligato nessuno a fare qualcosa e nemmeno in quell’occasioni accadde. Ripiegai su una conoscenza, una coetanea con cui da tempo m’intrattenevo su facebook e che aveva espresso in più di un’occasione la voglia di provare qualcosa di diverso. Il giorno prefissato per l’incontro la chiamai, cercando di tenere un tono di voce insolitamente alto in modo che orecchie indiscrete fossero capaci di capire cosa sarebbe successo da li a poche ore.
Tempo addietro avevo notato che dalla finestra della camera da letto, che dava sul cortile interno del palazzo, era possibile vedere alcune stanze degli altri appartamenti. Più precisamente dal salotto dell’appartamento di Elena e alcune stanze dell’appartamento di sotto era possibile vedere più o meno bene l’interno della mia stanza e ovviamente viceversa. Avevo sfruttato questa particolarità del palazzo tempo addietro per soddisfare le mie passioni momentanee di voyeurista , mentre ora avrei dato modo a qualcuno di poter vedere quello che stava succedendo e speravo proprio che quel qualcuno fosse Elena.
La sessione, essendo la prima, prevedeva un’iniziale sottomissione giocando sulla negazione dell’orgasmo, leggere stimolazioni dolorose e una dominazione psicologica molto marcata.
Avrei preso due piccioni con una fava.
La nuova schiava subì passivamente per 2 ore le mie fantasie, inconsapevole che un ombra ci stava osservando mentre lei supplicava di essere slegata per poter procurasi il tanto agoniato orgasmo. Fui rude, brutale e senza cuore in quell’occasione, sicuro di essere visto ed ascoltato umiliai la schiava fin dove lei non si aspettava. La slegai, ordinandole di non toccarsi fino a mio nuovo ordine, la feci rivestire e portatala sulla soglia della porta la baciai con foga infilando dentro di lei 2 dita che incontrarono un lago di umori e piacere come poche volte avevo sentito. La portai rapidamente all’orgasmo tappandole la bocca con la mia, mi fermai un’attimo prima allontanandomi da lei e guardando verso la porta la vidi. Era li in piedi con gli occhi stralunati, il respiro corto. La guardai fissa negli occhi, presi la schiava e con un colpo di palmo sicuro e preciso la feci venire sul pianerottolo, guardandola negli occhi. Entrai in casa, sentendo i mugoli di piacere provenire dal pianerottolo, durarono alcuni secondo, poi passi che correvano giù per le scale. Per ultimo una porta si chiuse.
I giorni seguenti furono anche peggio, non solo non la vedevo, ma avevo smesso di sentire la sua presenza, come se si vergognasse al punto di non volersi nemmeno far sentire nella vita di tutti i giorni. Dopo il terzo o quarto giorno ci fu la svolta. Verso sera sentii il campanello suonare e la sua voce tremendamente alta salutare un ospite. Allora aveva una vita anche lei’
Giocò le mie stesse carte rendendomi partecipe della sua serata, dei discorsi con quel triste uomo che ospitava, della bottiglia di vino ‘forse ho bevuto un po troppo!’ con una voce ocheggiante che non le avrei mai fatto e in ultimo un tentativo di ripagarmi con la stessa moneta.
Mai mi sarei aspettato che una donna dovesse faticare così tanto per fare un pompino ad un uomo, ma questo &egrave quello che mi capitò di ascoltare
-Tu mi piaci, io ti piaccio. Non vedo perch&egrave non dovremmo avere un buon ricordo di questa serata!
-Non so Elena…tu mi piaci molto ma non avevo pensato a noi…in questo modo – replicò l’umiliazione del genere umano maschile…
-e in che modo avevi pensato a noi? sono una donna tu un uomo…abbiamo le nostre necessità!!
-sono una necessità? Elena mi offendo così!
Ero ad un passo dall’intervenire per mandarlo a fare in culo personalmente, ma decisi di accendermi un’altra sigaretta e farmi due risate.
-Vale! non sei una necessità! …va bhe forse hai ragione tu…&egrave meglio se vai..
-Elena…ma’
-Vale veramente…forse abbiamo sbagliato’.
Mamma mia se l’aveva presa male’.gli tirava veramente’.e io ghignavo.
Seguirono i convenevoli di rito…e poi il silenzio per un po.
Io ero appoggiato alla parete della camera da letto, fumando e fantasticando su cosa poteva succedere se ci fosse stato un essere umano normale, quando un tonfo sulla parete mi destò.
-Tanto lo so che sei li
-Come fai a saperlo?
-Al posto tuo lo avrei fatto…come tante altre volte
-Ti ha detto male stasera?
-Ho voluto essere quella che non sono…ben mi sta
-Sapevi che avrei sentito tutto.
-Si
Restammo in silenzio per un po…poi ci provai
-Smettila di toccarti
-E chi ti dice che lo sto facendo
-Al posto tuo se fossi andato in bianco…lo farei
-E che dovrei fare?
-Che vorresti fare?
-Per colpa tua non lo so
-Non ho fatto niente
-Lo dici tu’.quando ho sentito te e quella la mi sono infastidita
-Quella la?
-Si quella della croce…dai la bionda con le tette rifatte
-Mi sembra che tu l’abbia vista bene …quella la…e comunque non sono rifatte
-Sicuro?
-Sono rifatte bene! – Buttando una risata per stemperare un po gli animi
-Ma dobbiamo continuare a parlare attraverso un muro?
-Ti sarai accorto che non riesco a guardarti in faccia vero?
-Mi sono chiesto tante volte perch&egrave’eppure quella che si prendeva le frustate non eri tu.
-Non sono una ragazza molto…navigata. Mi piace il sesso, lo adoro, ma mi piacciono anche le aragoste e non vuol dire che le posso mangiare tutti i giorni.
Mi scappò da ridere per quel bizzarro quanto funzionale paragone.
-Non ridere cazzo…insomma mi piace scopare…ma da dove vengo io se lo fai con due uomini prima di sposarti sei una puttana e certi preconcetti ti entrano dentro’.non ce la fai proprio a lasciarti andare ..
-Ma?
-….ma…ma ‘.ma sentire quella la godere con le manette, con la cera, le piume, il ghiacio, le fruste, le..
– si si hai reso l’idea…ma da quanto mi spii cazzo?
-Noti che stiamo parlando quasi a voce normale attraverso un muro? …talvolta sentivo i colpi del tuo corpo contro il suo…fai te’
-Eh…hai ragione’
-Comunque mi &egrave venuto naturale iniziare a masturbarmi..talvolta seguendo gli ordini che gli davi…e questo mi fa paura
-Paura?
-Cosa diventerò se inizio a essere’.così?
-Così?
-La smetti di ripetere le ultime parole che dico?
-si si..ok..ma tu inizi a spiegarti meglio?
-Mi affascina…m’intriga…mi eccita quello che fai in quella stanza. Mi piace come mi sento quanto m’immagino li. Mi spaventa pensare che tutto questo possa degenerare in uno squallore personale senza fine’
-Mazza…che visione deviata che hai’
-Deviata? parli tu?
-Mi vedi come una persona deviata? eppure ti sei eccitata a vedere la mia – schiarendomi platealmente la voce – deviazione …siamo in due ad essere deviati giusto? e quella che un gran casino tra le gambe e il cervello…non sono io’
Mi ero alterato per la pochezza di quell’affermazione e la leggerezza con cui l’aveva fatta….
-Ma..
-Ora basta…. quando avrai le idee più chiare finiremo questo discorso’
Mi alzai e passai la notte in un locale gestito d’amici a bere e scherzare fino all’alba, scrollandomi di dosso quel velo di nervosismo che quella chiaccherata mi aveva prodotto.
Quando tornai, fuori dalla porta in ginocchio, c’era Elena, capo chino e mani dietro la schiena.
-E questo?
-Fammi trovare la mia strada allora’.

Leave a Reply