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Erotion e la cura

By 16 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Erotion si zittisce

Sta in piedi immobile davanti al suo padrone.
Lui non la guarda, è seduto su una sedia legnosa posta davanti ad una parete finestra dalla quale la luce della mattina filtra. Poco, come intimidita dalla presenza del padrone.
Lui tiene alte le braccia e tra le dita una pellicola di negativi, cerca la luce adatta spostando le braccia e rigirando i polsi come se volesse spezzarli, fa’ gli occhi piccoli come delle monete da un centesimo per poter distinguere le immagini che si affollano nei piccoli rettangoli uniti che compongono il rullino.

Erotion è nuda, nuda di pelle e nuda di anima.

Il padrone non le ha dato il permesso di continuare il discorso che aveva cominciato, forse era stupido e noioso, forse Erotion non aveva parlato con l’intonazione calda della sua voce naturale ed aveva cercato di falsarsi per compiacerlo, ciò non ha mai fatto piacere al suo padrone che l’ha messa a tacere con un gesto indolente della mano e ora ha dimenticato la sua esistenza.
Erotion si fa’ invisibile per compiacerlo, si stringe nella sua pelle e nelle sue ossa, nei muscoli delle gambe che sarebbero pronti a scattare verso di lui, a piegarsi per leccare il pavimento calpestato dai suoi stivali.

Ed invece rimane lì, uno slancio vivente di carne sangue e vene che la luce della finestra sulla parete dietro il suo padrone accarezza e rende iridescente.
“Guardare i negativi sapendo che le foto sviluppate adesso le ha mia moglie mi rende un po’ inquieto, non sono sicuro che saprà trovare delle cornici adatte e nemmeno che saprà maneggiarle con cura senza lasciare i segni delle sue dita, del resto è solo una donna stupida. Però cucina bene”

Erotion sta zitta ancora ed alza lo sguardo che teneva fisso in terra, ora è verso gli occhi scuri del suo padrone che continuano a guardare i negativi, abbandonato accanto alla sedia il frustino sembra reclamare della pelle da segnare.
“Poi guarda Erotion, non so nemmeno se faccio bene ad affidare certi affari ad una donna, siete così imprecise e superficiali, emotive, disattente”

La ragazza trema indignandosi, come ogni volta le sue guance dalla pelle scura per etnia si imporporano, come pizzicate.

“Però è per questo che siete così belle, dei soprammobili” il padrone ora alza lo sguardo verso di lei “ti ho dato il permesso di guardarmi?”
Agitatissima Erotion abbassa lo sguardo di scatto e stringe le labbra, si fanno livide.

Il padrone accarezza con lo sguardo i negativi e quindi si alza, il pavimento in legno scricchiola, con una mano si sfiora la barba scura ed aggiusta gli occhiali dalla montatura semplice.

Guarda Erotion.

“Dai vieni qui”
La ragazza muove qualche passo incerto senza alzare lo sguardo da terra, potrebbe trovare il suo padrone anche al buio, lo riconosce dall’odore.
Raggiunge il padrone, un passo di distanza da lui come ormai ha imparato a fare.

Lui allunga una mano e le sfiora la punta del naso, come a ricordarsi la forma, con la stessa mano scivola lungo la bocca e si fa’ strada tra le labbra della sua schiava.
Gli piace vederla tremare, gli piace vedere che i capezzoli di lei si stanno inturgidendo anche solo sfiorandole le labbra, gli piace, se ne compiace.
Forse potrà fargli passare il nervoso, del resto è qui per questo.
Sempre rimanendo distante infila il dito nella bocca che và dischiudendosi per lui, incontra la lingua che come un serpente gli gira attorno, le labbra ora colorite che si chiudono come un viluppo sul suo dito, i denti forti che gli sfiorano la pelle, gli occhi bassi di Erotion.
Il padrone sfila il dito dalla bocca, e lo passa sulla guancia, la saliva della ragazza disegna un filo sottile sulla sua pelle, forse è una carezza.
Lo schiaffo arriva forte ed inatteso, uno schiaffo a palmo aperto che fa’ rivoltare il viso della schiava verso sinistra, un gemito di sorpresa soffocato, lei perde appena l’equilibrio e  di sbilancia di lato intontita dal colpo.
“Non ti ho detto che ti puoi muovere!” La mano del padrone scatta fulminea verso i capelli corti e folti della ragazza e li afferra, tirandoli verso il basso. Li tira così forte che il cuoio capelluto le brucia ed Erotion è sicura che le strapperà la testa se continua a tirare così, le bruciano gli occhi, si abbassa fino a finire con le ginocchia sul legno tanto è forte il suo padrone.

“Ma guardati, che cagna che sei, basta un tocco e ti inginocchi. Proprio una pompinara. Potessi vederti Erotion ti faresti tristezza da sola, non ti fai schifo?”
La mano nei capelli tira ancora verso destra portando il viso della ragazza alla luce, si divincola appena mentre un altro schiaffo le viene inferto sulla stessa guancia offesa di prima, ora è sicura che perderà pure la pelle della guancia.
Il padrone la guarda mentre mormora qualcosa, gli occhi del padrone sono caldi ma sono trasfigurati dalla consapevolezza di avere il totale controllo sulla sua schiava. Ora sono occhi duri.
“Rispondimi! Sei una troia e sei pure disobbediente! Rispondi! Non ti fai pena?”
“Si padrone! Si! Mi faccio schifo non valgo uno schiaffo non valgo un minuto del suo tempo mi perdoni non merito nemmeno che lei mi guardi padrone abbia pietà di me non mi faccia male… ! ” la voce è sensuale ma alterata dal dolore che prova, quasi interrotta.

“Ma a te piace questo male piccola cagna, è inutile che tu faccia la ritrosa, ti piace, ci godi a prendere le botte e lo sai meglio di me.”
La mano che ha sferrato lo schiaffo ora scivola lungo la patta dei pantaloni e la slaccia, armeggia per qualche attimo con le mutande mentre Erotion non riesce a guardare, non le è stato concesso il permesso di guardare.
Ora il suo padrone ha tirato fuori il cazzo, è già abbastanza duro. Basta la sottomissione di Erotion, il profumo di sessualità e sensualità che lei emana inconsapevolmente non gli fa’ pensare a tutte le cose, brutte e belle, che gli capitano fuori da quella camera dalla grande finestra, fuori da quella stanza che è solo sua. E di Erotion.

La mano tra i capelli di Erotion spinge la testa della ragazza contro la pelle calda del suo padrone, automaticamente lei dischiude le labbra, è un ordine che ha nel cervello, un’impellenza di sentire la carne del suo padrone nella bocca.
“Non ti ho detto di succhiare non te l’ho ordinato! Sei proprio una troia affamata…” Erotion si blocca con la bocca ancora semi aperta, confusa.
“Struscia il tuo visetto contro il mio cazzo, fammi vedere che gatta sei”

Obbedendo Erotion si immerge nel profumo del suo padrone, un profumo acre e maschile, di sesso e palpitazioni. Come una gatta passa le guance, il naso, le labbra la fronte tutto ciò che è parte del suo viso si struscia contro quel cazzo che lei adora così tanto, solo perché è quello dell’uomo che la possiede interamente.
“Ti piace tenerti l’odore del cazzo in faccia, Erotion, adesso puoi succhiare. Lavora come si deve. O chiamo mia moglie e vediamo se riesce a soddisfarmi meglio di te.”

E la ragazza si getta con ardore nel compito affidatole, apre la bocca e cerca di prende il cazzo per intero ma ha qualche difficoltà, passa la lingua dove riesce ed intanto prova ancora a prenderlo tutto in gola. Comincia con movimenti lunghi e lenti, facendolo arrivare dove riesce e risalendo, muovendo la lingua lungo la carne fino alla cappella dove si sofferma. Il sapore del suo padrone la fa’ impazzire di piacere e già sente che potrebbe venire senza nemmeno toccarsi.

Ora lui la guida con la mano nei movimenti mentre l’altra mano si è intrecciata al collare di cuoio che le stringe il collo liscio, lo sente ansimare e questo la porta ad impegnarsi di più facendo scorrere le mani lungo le gambe del suo padrone coperte dai jeans, facendole spingere lungo il cazzo bagnato della sua saliva.
Inizia a muovere la mano destra lungo il cazzo continuando a baciare e leccare tutta la pelle che trova sotto le sue labbra. Ora lui ha entrambe le mani tra i suoi capelli e la incita con dei movimenti del bacino ad aumentare il ritmo.

Fanno l’amore con baci e colpi di lingua mentre la velocità del salire e scendere di Erotion sul cazzo del suo padrone aumenta, le mani di lei bagnate di saliva ora sono abbandonate sul grembo, la mente in fiamme così come tutto il suo corpo.
Lui allora tirandole i capelli le sposta il viso di lato sottraendola dal suo tanto amato compito e con la sinistra si masturba con colpi veloci mentre lei allunga la lingua per accarezzare ed assaggiare ancora la sua cappella, bocca aperta per accogliere quello che può.
L’orgasmo arriva mentre le tira i capelli fino a farle male, il suo seme le ricopre il viso, come degli arabeschi dipinti, le cola lungo la bocca ed il mento gocciola lungo il collo fermandosi sui seni. Le sborra anche sulle guance e sulle palpebre chiuse.
Erotion ama il calore del suo padrone, ama non poter aprire gli occhi e sentire il peso leggero del suo seme sugli occhi.
Per non darle soddisfazione lui non ha emesso suono se non qualche sospiro, conosce la sua schiava e sa’ quanto goda nel dargli piacere, il loro gioco è di limitazioni e concessioni atte a rendere anche il più piccolo gesto un’esplosione di piacere per lei, una conquista ed una continua conferma della sottomissione della sua schiava per lui.
Qualche colpo del cazzo sulla sua faccia come se fosse una frusta e poi il padrone spinge Erotion lontano, facendola barcollare all’indietro, sporca, arrossata. Intima.
Lui si ricompone allacciandosi i pantaloni con calma studiata, le gambe gli tremano appena, Erotion si accuccia nella posizione servile in ginocchio gambe aperte mani sulle cosce sguardo basso. Pronta.
Ma lui non le riserva nulla, solo si piega su di lei dandole un bacio leggerissimo sui capelli, aspirando il profumo ed il sudore.
“Bravina. Ma non sperare che io ti faccia godere. Non te lo sei meritato. Ora muoviti vai in bagno e lavati la faccia, non scomporre niente che a mia moglie sai che fa’ schifo il disordine…soprattutto se è disordine tuo. E poi torna qui, allaccia il collare al guinzaglio e legalo alla sedia. Aspettami così.”

Erotion fa’ per alzarsima con una spinta del piede il padrone la ributta in terra.
“Vacci gattonando, gli animaletti come te vanno in giro a carponi.”

“Grazie, padrone.” Erotion si lecca le labbra e si struscia il viso sporco di sborra sulla spalla destra.

Obbedisce, nuda, cercando a carponi la porta lasciata socchiusa e scivolando via.
Il padrone rimane in piedi a guardarla uscire, attento alla sua postura ed ai suoi modi, quindi dalle labbra gli sfugge un sospiro tremulo.
Raccoglie i negativi che aveva lasciato cadere e guarda la frusta abbandonata, prende anche quella e con passi decisi si dirige verso la porta.
Sua moglie forse avrà fatto quel che doveva.

E se così non fosse stato, la frusta le avrebbe fatto capire come non sbagliare più, la prossima volta.

E lui ride sommessamente, avviandosi verso la sala.

 

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