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Racconti Erotici Etero

erotismo

By 20 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Guardandola, sentivo i brividi salirmi per tutto il corpo.
Era sensuale come sempre, ma quel giorno, nel suo tailleur blu, emanava un alone di erotismo che si diffondeva per l’ufficio.
Quelle calze bianche che sparivano sotto la gonna erano un invito all’infarto.
I suoi capelli marrone scuro, con un tocco frizzantino di meches, cadevano fluenti a coprire il collo e una parte della sua giacca.
Una camicia bianca completava il suo vestiario, il rialzo della giacca sul davanti lasciava presagire un seno notevole, una terza abbondante.
Gli occhi azzurri di Paola e un viso più che delizioso incorniciavono quello splendido quadro.
Alta 1,71, 32 anni, da quando era arrivata nel mio ufficio, non facevo altro che pensare a lei.
Io sono Maurizio, il proprietario dell’azienda dove da poco lavorava.
Quel giorno la chiamai da me, il mio ufficio &egrave al piano rialzato con vetri oscurati ,ma che dall’interno mi permettono di vedere l’esterno.
Entrando, notai che era triste e le chiesi cosa avesse; lei mi confidò che passava un brutto periodo con il suo fidanzato, che si sentiva frustrata, incatenata dentro quel rapporto.
Era in piedi davanti a me, io mi alzai, girai la scrivania, le girai dietro e, appoggiando le mani sulle sue spalle, le offrii un massaggio rilassante e distensivo.
Il mio sorriso, la mia posizione di proprietario, il momento che viveva fecero il resto.
Misi le mie mani sul suo collo e cominciai a nuovere le dita, dalle spalle verso i capelli,fermandomi sul collo.
Le dita accarezzavano la sua pelle, sentivo il velluto scorrermi sotto e un’ eccitazione crescere sotto i miei calzoni, lei pertecipava ai miei tocchi, le sue gambe, leggermente divaricate, sembravano un richiamo irresistibile, i suoi gemiti di piacere per il tocco delle mie dita facevano il resto.
Continuai ad accarezzarle il collo, le mie dita cominciarono ad accarezzare i lobi delle orecchie e a scivolare sulle guance fino a sfiorare le sue labbra, in quel momento lei, spostando leggermente il viso, mi sfiorò un dito con le labbra, il cuore saltò qualche colpo, spinsi le dita ancora di più verso lei, sentii il mio dito bagnarsi sotto la sua lingua setosa, poi il calore delle labbra avvolgermi completamente.
Ero in estasi, il mio corpo si appoggiò alla sua schiena e il mio eccitamento cercò il contatto delle sue natiche.
Mi stava succhiando il dito come preludio dell’atto più intimo, le mie mani continuavano a farle un massaggio, ma adesso i movimenti delle dita erano più intensi, le mie gambe si unirono alle sue e mettendomi tra le sue, la feci divaricare ulteriormente.
Il suo bacino si spinse verso il mio fallo, creando un contatto intimo travolgente, il dito bagnato uscì dalla sua bocca e andò a cercare i bottoni della camicetta, cominciai a slacciarli.
Arrivato all’altezza dei seni, mi fermai, misi le mani dentro la camicetta, accarezzai la stoffa di pizzo bianco, sentii l’eccitamento tramite i suoi capezzoli duri e cominciai a cercare un contatto, spostando il reggiseno verso l’alto senza slacciarlo, liberai il seno e, prendendolo in mano, ne valutai la solidità.
Aveva la pelle d’oca mentre passavo leggermente sulle sue forme, i suoi gemiti mi suonavono come il canto delle sirene per Ulisse.
I miei baci, sul suo collo,diventarono piccoli morsi, la mia lingua scorreva dal collo al lobi, poi le mie mani scesero ancora a cercare la sua gonna, le sue mani cominciarono a cercare il mio sesso, senza girarsi, mi accarezzava sui fianchi, io salii seguendo le fantastiche calze bianche, il tocco del ricamato mi venne nelle mani quando arrivai alla fine di quelle splendide autoreggenti, la feci piegare appoggiandole le mani sulla mia scrivania, lei mi slacciò i calzoni e li fece scivolare insieme ai miei slip, io, arrivato al suo tanga, lo spostai.
Lei era chinata e inarcava il sedere in modo chiaro, mi voleva dentro di s&egrave, la guardai—la gonna alzata impudicamente, il suo fiore così pronto fu l’ultima cosa che ricordo, le mie mani tornarono sui suoi seni stringendoli, la mia bocca e la mia lingua cercarono il suo collo e il mio fallo entrò a cercare di placare la sua tempesta

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