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Ci eravamo spensieratamente conosciuti a causa d’un mediocre e insignificante incidente l’estate scorsa, mentre in sella della mia bicicletta un tardo pomeriggio passeggiavo lungo il viale alberato del lungomare. Tu, forse soprappensiero e disattento, non avevi dato la precedenza venendomi in definitiva addosso con il tuo velocipede, uscendo inaspettatamente da una traversa laterale e facendomi immancabilmente ruzzolare per terra, fortunatamente però senza che io riscontrassi danni né ferite di sorta, ma unicamente accumulando un grande spavento. Rammento attualmente quella storia, perché ieri sera tu m’hai inviato un messaggio nel telefono, salutandomi per l’occasione con una tua foto scherzosa ed esultante allegata.

Se devo essere del tutto franca, leale e sincera, tu non sei nulla per me, io vivo senza di te da quando ci siamo incontrati, occasionalmente mi ritorni in mente, ma non bramo una storia con te, non ho in effetti nessun abbaglio per te. Non sei nulla per me. Perché non la pianti di tartassarmi e d’angariarmi in questa maniera? Ti cerco e non rispondi, giammai non mi riconvochi, non replichi né obietti, il mio essere in tal modo s’umilia, si deprime, s’offende, si sconforta e si degrada, perché mi domanda di smetterla perché sono io, quella femmina che sorregge lo svago in pugno, che puntella tra le grinfie quel trastullo e che nello stesso tempo lo conforta. Questo non è retto né adeguato, è insensibile e spietato che questo tuo rifiuto mi leghi a te, quando per me non sei niente, se non una competizione perché quando sto con te non c’è passione né trasporto, neppure delle più appaganti d’altronde. Io inseguo il tuo piacere in ogni modo, perché so che così successivamente sarai tu a cercarmi, giacché in seguito principierà il mio gioco brutale e tormentoso di misurati e di ponderati mutismi, per lo meno finché tu non t’indebolisci.

Io t’ho scritto che anelo vederti, sono sei mesi che non ci vediamo e non hai ancora obiettato niente dopo cinque giorni; per dirla tutta, quest’atteggiamento in effetti non mi fa più chiudere occhio la notte. Bramerei averti, malgrado ciò con irritazione, quella medesima collera, che riempie di veemenza e di combattività i nostri famelici baci. Noi non cerchiamo in verità il contatto, noi due inseguiamo e aspiriamo d’annullarci, di demolirci. A stento, quando ci vediamo, comincia un duello per chi fornisce più piacere all’altro e allorquando tu approfitti inabissato nelle mie cosce, piuttosto d’abbandonarmi al piacere che sbatacchia come un flutto il mio essere, io tento di scuotermi dibattendomi per farti notare che pure io posso farti ribollire con i colpi della mia lingua, ugualmente in modo esperto e competente. Più individuo e in maggior misura agogno di svincolarmi dalla tua presa, intanto che ti disseti avidamente del mio rugiadoso nettare, particolarmente t’allieti intrattenendomi nel lasciarmi andare per poi riacciuffarmi con sopruso per rimettermi al mio posto, costringendomi a godere e ad essere tua.

Io sono di natura molto sofistica, d’indole ambiziosa e di temperamento saccente e pedante, lo riconosco, non lo nego, me lo hanno sempre fatto notare fin dai tempi del liceo, sono a tratti tracotante e in molte occasioni prevaricatrice, non lo contesto, ma sono specialmente fiera e orgogliosa, in quanto non voglio elargirti finanche questa contentezza, dopo aver cercato umilmente elemosinando un incontro, perché lo so bene che tu lo realizzi soltanto per te stesso. Al presente insorgo e alla fine dissento, contesto e m’oppongo, eppure in qualche modo ti sono in conclusione di sopra, perché ho solamente un preciso ed equanime intento, vale a dire quello di pareggiare appianando i conti, dal momento che in questo gioco non sussiste il destino, ma è fondata la strategia, valida l’astuzia, in quanto io sono piuttosto pratica e padroneggio agevolmente il mio nemico. So molto bene, infatti, che partendo innanzitutto dalle posizioni, perché sono diverse le opportunità nel campo che possono agevolarmi il rapporto. Con il tempo ho ampiamente superato e vinto il problema, giacché adesso mi ritornano utili e fruttuose, per raggiungere con te una nuova e libidinosa complicità erotica, assieme a un piacere forse neppure giammai sfiorato nella natura pratica.

Per me, invero, l’utilizzo con lui delle giuste posizioni, mi stimola infatti opportunamente il clitoride, rendendomi in definitiva più propensa come femmina. Quest’aspetto, inoltre, in termini fisici risolve un problema che tu accusi, perché possono rendere peraltro poco agevole e insoddisfacente la scopata in se, complicando ulteriormente i problemi. Dico questo, perché tu hai sovente l’eiaculazione precoce, ciò perché la mia fica diventa uno stimolo notevole per te, da qualche tempo io ho dovuto ovviare a quest’inconveniente, utilizzando accortamente le giuste e appropriate accortezze.

Tu hai acconsentito subito annuendo e avvallando perciò la mia proposta, approvando e dandomi via libera, io mi sono subito adeguata proponendoti peraltro la mia preferita, la scopata della cavallerizza, (beninteso non soltanto questa, poiché le altre due in ordine di sensazioni per me, sono quella della pecorina e quella del cucchiaio). Mi sono specializzata perfezionandomi altresì in modo dissoluto e volutamente sono migliorata, per così dire, nella più duratura e in quella in maggior misura indicata e suggerita per i soggetti come te, che soffrono dell’eiaculazione prematura, perché è facilmente eseguibile, perché io con un opportuno e pertinente movimento, guido in ultimo la penetrazione in modo piacevole e per di più regolo in maniera lussuriosa l’affondo del tuo cazzo, per il fatto che posso gestire viziosamente e sfrenatamente il piacere di tutti e due per il tempo desiderato, grazie peraltro alla conformazione anatomica dell’inclinazione. Io t’ho sempre ascoltato e ti sono venuta incontro, cercando di risolvere e di sistemare al meglio i problemi che t’affliggevano e che t’inquietavano. In tal modo tu adesso ottieni in definitiva un rapporto completo e privo di complicanze, come quella, tipica della sborrata istantanea. Tu che ne sei colpito e vessato, adesso puoi con me ottenere un rapporto licenzioso e piuttosto soddisfacente, in certi frangenti indecente, che ti provoca un piacere enorme, fino a quel momento soltanto preteso e unicamente anelato e sospirato per lungo tempo.

Attualmente ti tengo le braccia sopra la testa, sono attenta e vigile in maniera tale che tu non possa toccarmi. In quel mentre comincio a baciarti il torace, tuttavia là non temporeggio più di tanto, ho premura, in quanto tu non sei un individuo da moine né da smancerie, sicché digrado rapidamente dove non incontro la compattezza che m’aspettavo, perché sei flaccido e svigorito, questo è un autentico pungolo, un’eloquente e ovvia istigazione, la ripetitiva, schietta e manifesta sfida. Per dirla tutta, cerco di fartela scontare, tutto questo non è abbastanza elettrizzante e alquanto allettante per te? Non trovi? Devo fartela pagare, perché tu sei un individuo che si ritiene sovente prevalente ed eccessivo, ora io sono con te incollerita e furente, ti biasimo, non t’ammiro per niente.

Al presente ho la tristezza che mi maltratta, il grigiore e l’amarezza che mi tormenta, un ventriglio m’assale, ho un lieve nodo alla gola nel tempo in cui ti blandisco i testicoli, perché osservo che ti sforzi di non sussultare. Dopo ti bacio, succhio là sotto, ingoio ma non comprendo se ti piace, se gradisci, perché hai la stessa mimica beffeggiatrice e la medesima smorfia derisoria di sempre, in quel frangente mi viene da piagnucolare, eppure leggermente sconsolata e lievemente desolata continuo. Gradirei sparire, dileguarmi, tuttavia proseguo, perché nessuno mi fa sentire così inoperosa e indolente.

Dopo, repentinamente la mia bocca si riempie, tu non m’hai avvertito, la tua improvvisa e smodata sborrata m’inonda nella sua intera veemenza, mi farcisci tutta con la tua corposa esuberanza, dopo segue un tuo soddisfacente, gustoso e piacevolissimo urlo liberatore, adesso sei interamente rinfrancato e ti senti totalmente rasserenato, perché focosamente ti dimeni e ansimi, ma io non ti lascio andare, no, non adesso.

Con tutta spigliatezza e la disinvoltura del momento, nonostante tutto, desidero assaporarmi e godermi appieno questo lascivo, intemperante e sfrenato momento. Esamino e scandaglio i tuoi muscoli che si contraggono, controllo e soppeso la tua faccia che si sfigura in ghigni fuori dal comune e in boccacce inusuali, noto che si deforma deturpandosi in smorfie, analizzando e contemplando il tuo viso imbruttito e leggermente alterato, mi viene persino da sorridere. In seguito, pacatamente ti libero, ti lecco, ti bacio un’ultima volta, ti guardo per bene mentre tu m’osservi e inizi a gioire.

Io però ho vinto, non ho nessun abbaglio, nessun interesse particolare per te. La tua presenza non m’affattura né m’ammalia né m’illude. Non avere false speranze, te lo riferisco con totale franchezza e sincerità, come d’altronde lo sono sempre stata per mia natura.

Non offenderti, non insultarmi e non mancarmi di rispetto. Io ti capisco, ti giustifico, comprendo tutto e ti rispetto, questo sì, tu però non farai parte di me.

{Idraulico anno 1999}

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