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Ho sempre pensato di essere stata fatta per compiacere e servire gli uomini. Fin da piccola permettevo a mio fratello di fare il prepotente con me e di darmi ordini, e mi sembrava giusto obbedire. Raramente mi lamentavo con i miei genitori delle sue angherie o dei suoi dispetti, anche se facevo di tutto per prevenirli: ogni volta che pensavo potesse avere bisogno di qualcosa gliela portavo ed ero sempre al suo servizio. Lui aveva un paio d’anni più di me e, quando ho cominciato a capire qualcosa di più sul rapporto uomini/donne, ho cominciato a pensare di poterlo compiacere vestendomi in modo un po’ provocante. Non lasciavo mai che facesse alcun lavoro a casa, ero sempre pronta a sparecchiare per lui, rifargli il letto e perfino preparare degli snacks per lui e i suoi amici. I miei non ci hanno mai badato molto, hanno sempre pensato che gli volessi semplicemente molto bene.

Non ho mai tenuta segreta questa mia idea di essere fatta per servire gli uomini. Anche mio marito, quindi, l’ha sempre saputo e, quindi, abbiamo basato il nostro rapporto proprio su questo. Ci siamo conosciuti sei mesi fa e ci siamo sposati dopo quattro mesi di relazione. Eravamo fatti l’uno per l’altra e io sapevo che il nostro rapporto non poteva andare male: qualsiasi cosa lui avrebbe voluto fare, io l’avrei sempre accettata. Sono qui per questo.

Da quando ci siamo sposati viviamo anche insieme. Lui ha un lavoro fisso che gli fa guadagnare abbastanza, così io posso occuparmi di lui e della casa. Non dormo quasi mai nel letto con lui: ho una cuccetta a fianco al letto matrimoniale dove passo la notte, così lui può stare comodo ma, al tempo stesso, gli basta allungare la mano per potermi toccare ogni volta che vuole. Sono sempre nuda, ovviamente, e perfettamente depilata. La mattina mi sveglio alle 6.30, ormai ho imparato a farlo anche senza sveglia. In silenzio esco dalla stanza e vado a preparare la colazione. Se per caso lo sveglio nel mentre, devo passare la notte dopo in bianco a massaggiarlo, per punizione. Alle 7 comunque devo svegliarlo cominciando a spompinarlo. Devo farlo venire in fretta, perché poi bisogna che si alzi e si prepari per il lavoro. Comincio sempre col succhiare la punta e solleticarla con la lingua, quindi lecco per bene tutta l’asta fino ad arrivare alle palle. Le succhio una ad una due o tre volte mentre con la mano continuo a massaggiare il pene. Quando comincio a sentirlo fremere, lo prendo tutto in bocca e lo infilo più giù che posso, arrivando quasi a soffocarmi. Quindi sposto avanti e indietro la bocca ed ormai sono aiutata anche dai suoi movimenti del bacino. Con le mani mi tiene stretti i capelli in modo che non possa allontanarmi mai più di tanto finché con un bel gemito non mi viene in gola. Tutto quello sperma all’improvviso, senza possibilità di uscita e con difficoltà ad ingoiare mi irrita le mucose ma cerco sempre di limitare la tosse: la mia gola &egrave lì apposta per ospitare il suo cazzo ed il suo sperma, posso anche soffocare se serve a soddisfarlo.

Oggi, mentre faceva colazione, mi ha chiesto di massaggiargli i piedi con le tette. Mi sono inginocchiata sotto il tavolo, ho cosparso la mia quarta abbondante di un olio che tengo sempre per queste cose e poi ho accolto il suo piede destro fra i miei seni. Stringendoli fra le mani e lasciando che il piede si appoggiasse sulle mie cosce, ho cominciato una specie spagnola, abbassando e alzando il busto in movimenti fluidi. Ogni tanto cambiavo angolazione per far sì che tutto il piede fosse accarezzato in quella morbida presa. Lo stesso ho fatto con l’altro piede, finché il mio signore non ha fatto uno scatto, finendo per dare un calcio alla mia tetta sinistra, e si &egrave alzato.
“Brava. Di chi sono quei due meloni?”
“Sono suoi, signore. Sono così grossi perché possano darle piacere.” Non ho mai osato dargli del tu, perché in fondo io sono di una categoria molto più bassa rispetto a lui.
“Esatto. Mentre mi vesto voglio che ti pesi.”

Ogni mercoledì mattina mio marito mi fa pesare. I primi tre mesi della nostra relazione siamo riusciti a farmi diventare di quello che secondo lui &egrave il mio peso ideale, dopo una dieta ideata da lui. In questo modo il mio corpo ha delle belle curve ma non &egrave troppo grasso. Da allora mi peso tutte le settimane e, se ho preso o perso anche solo qualche centinaio di grammi, mi merito una punizione. Una volta al mese sono sempre un po’ più pesante di quello che dovrei, a causa del ciclo, ma lui fa finta di non saperlo e mi punisce lo stesso. In effetti, se il mio corpo &egrave fatto per compiacerlo, dovrebbe adattarsi alle sue esigenze e non aumentare di peso nemmeno una volta al mese.

Dopo avergli passato i vestiti che avevo preparato sulla sedia il giorno prima, porto la bilancia davanti a lui e mi ci metto in piedi sopra. Lui guarda attentamente che io non bari spostando i piedi rispetto al centro del piatto della bilancia e poi annuisce compiaciuto.
“Bene.” Non mi risparmia, però, una forte sculacciata sul culo. Non me l’aspettavo, e faccio un lieve balzo in avanti contraendo le chiappe.
“No, così non va bene.” Capisco subito a cosa si riferisce e rilasso i muscoli del sedere appena in tempo per ricevere un’altra sculacciata. SCIAFF si sente un rumore forte ed io sento la mia pelle bruciare. Questa volta ero preparata e quindi rimango ferma, stringendo solo un po’ le labbra.
“Prima di andare ho voglia di vedere le tue tette ballare.” dice mentre si allaccia la cintura. Io non me lo faccio ripetere due volte, so già cosa vuol dire, e comincio a saltare sul posto, più in alto che posso. Le mie tette fanno su e giù al ritmo dei miei salti, mentre io guardo dritto in avanti, sperando di procurare uno spettacolo piacevole. Ogni tanto, dopo un po’ di salti, mi sembra che sbalzino troppo, mi fanno male e sembra che debbano staccarsi da un momento all’altro, ma non mi fermo mai. Lui intanto prende la giacca e le chiavi, smette di guardarmi ma io continuo imperterrita, perché ogni qual volta decida di alzare lo sguardo su di me deve poter vedere quello che vuole. Solo quando &egrave pronto per uscire mi dice “Ok, per ora basta. Stasera a cena porto degli amici e voglio mangiare la pizza. Vedi di farci trovare casa in ordine.” Detto questo esce senza salutarmi. Non dev’essere di buonumore oggi. Quando Mario, mio marito, &egrave uscito, mi &egrave concesso fare un po’ di colazione. Prima, però, devo indossare una catena, delle specie di manette per i piedi che mi obbligano a muovermi con passi piccolissimi, o a saltellare se voglio andare più veloce. Effettivamente ho molto tempo e poche cose da fare, capisco che al mio padrone scocci che io possa avere tanto tempo libero quando lui lavora tutto il giorno, quindi vuole assicurarsi che faccia le cose lentamente. In vari punti della casa sono piazzate delle telecamere che lui può sempre controllare con il suo telefono, quindi se non lo facessi verrei punita.

Mario pensa che non ci sia bisogno di spendere tanti soldi per me, nemmeno sul cibo. Visto che io sono qui solo per compiacerlo, d’altronde, non importa che mangi in modo particolarmente raffinato o sano. La mia colazione, quindi, consiste in due cucchiai di cereali di una marca un po’ scadente, ma che sono molto nutrienti. Posso anche bere una spremuta d’arancia fresca, perché la frutta non costa troppo. La domenica mi concede di accompagnare i cereali con il latte, ma gli altri giorni no. Ho cinque minuti in tutto per fare colazione, fra il prepararla e mangiarla, ma sono abbastanza. Finito di mangiare devo lavare i piatti, sia miei che del mio proprietario, poi faccio il suo letto. La camera &egrave lontana dalla cucina e ci metto tanto a camminare. Ogni tanto mi sento un po’ ridicola a fare quei passettini piccoli, costretta ad ancheggiare tantissimo, ma mi piace pensare che, ogni volta che vuole, il mio signore può guardarmi sul cellulare e provare quella sensazione di potere che deriva dall’avere una donna soggiogata a casa. So che gli piace.

Mentre sto facendo il letto, mi arriva un messaggio sul cellulare che Mario mi ha regalato per poterci tenere in contatto quando &egrave via. “Fammi vedere la melanzana”. OH CAZZO CAZZO CAZZO. Mi sono dimenticata. Al mio padrone piace infatti che la mia figa sia sempre bella larga, pronta ad accogliere tutti i cazzi che vogliono scoparla, e per assicurarsi che ciò succeda tutto il giorno devo tenerci dentro qualcosa che la slarghi. Ieri aveva scelto una melanzana veramente grossa fra quelle che avevo comprato apposta e mi aveva detto che sarebbe stato l’oggetto che dovevo usare oggi, ma me ne sono completamente dimenticata. Stasera mi aspetterà una punizione. Comunque corro (o meglio, saltello) fino al frigorifero per prenderla e, piegando le ginocchia per poter allargare un pochino le gambe, la infilo subito dentro. Fa un po’ male ma non troppo. Ho sempre pensato che se la sverginazione fa male &egrave perché le donne devono così ricordarsi che il sesso deve essere un piacere per l’uomo, e ma non &egrave necessario che lo sia per la donna. Proprio per quello dopo la figa deve essere sempre pronta ad accogliere i cazzi, e non deve stringerli troppo. E’ l’altro buco a dovere, invece, essere sempre stretto, perché &egrave fatto per fare sempre male.

So che il mio padrone non sarà contento &egrave la cosa mi dispiace molto. Non vedo l’ora di essere punita, perché spero che quello lo faccia sentire un po’ meglio. Comunque il resto della mattinata lo passo a pulire la casa. Devo prima stringere due mollette sui capezzoli, perché a quelle ci devo appendere le varie cose che mi servono per pulire, così da avere le mani sempre libere. La melanzana, tanto &egrave grossa, mi dà molto fastidio nel camminare, il che vuol dire che procedo ancor più a rilento. Dopo un’oretta comincia proprio a farmi male anche perché devo sempre assicurarmi che non mi scivoli giù.

Verso l’una posso fare pranzo. Posso mangiare tutto il pane che voglio, di quello messo a congelare, e devo mangiare una certa quantità di verdura ed un kit kat, perché come ho già spiegato al mio padrone piaccia che io comunque abbia un po’ di curve. Il pomeriggio, oltre a finire di pulire, devo preparare la pizza. Alle 6.15 &egrave tutto pronto, dopo dovrò solo infornare e poi potrò servire una bella cenetta a Mario e ai suoi amici.

A quel punto mi metto in ginocchio vicino alla porta, la melanzana ancora infilata nella mia figa dolorante, e le tette arrossate ma liberate dalle pinze. Metto le mani dietro la schiena, spingo in avanti il petto ed aspetto. Oggi mi tocca aspettare almeno mezz’ora, prima che finalmente il chiavistello giri e Mario faccia il suo ingresso in casa. Mi sento proprio come un cane che aspetta il padrone, sono felicissima di rivedere colui che amo e non riesco a non mostrare un sorriso a 32 denti. Anzi, mi viene anche da muovere il culo, come se scondinzolassi. Non so perché l’ho fatto, forse &egrave stata tutta la tensione di oggi al pensiero di aver già deluso il mio padrone. Comunque lui lo nota e, facendomi una carezza sulla testa, commenta:
“e brava la mia cagnolina che scodinzola pure! Bisognerà metterti la coda…Fai vedere ai ragazzi come muovi quel culetto!”
A quel punto lo seguono i suoi ospiti. Uno &egrave un suo collega, Marco, il classico tipo grasso, brutto e pervertito. Viene spesso e a me piace molto soddisfarlo, perché mi dispiace per lui, penso non abbia tante occasioni per soddisfarsi. Molte donne non capiscono la superiorità dei maschi, anche quelli più brutti.
“Oh, ma che bella cagna abbiamo qui! Forza, forza, scodinzola!” Mi incita Marco, e io adesso devo per forza continuare a muovere il culo più velocemente possibile. Nel frattempo, però, entra il secondo ospite ed io non posso non bloccarmi: &egrave mio fratello!
“Cosa ti fermi, idiota!” Mi arriva una pacca forte sul sedere, Mario vuole che continui ma io sono ancora riluttante.
“Mi avevi detto che mia sorella era una brava cagnolina, ma mi sembra un po’ disubbidiente.” Luca commenta guardandomi sorridente.
SCIAFF SCIAFF SCIAFF. Altre tre sculacciate ed io riprendo a “scodinzolare” ma continuo a guardare Luca allibita.
“Non so, oggi &egrave un po’ capricciosa.” Vedo che Mario &egrave molto deluso e la cosa mi dispiace, quindi protendo ancora più in là il sedere e lo muovo più forte che posso. “Adesso smettila e chiedi scusa a tuo fratello.” Questa volta sottolinea la frase con un calcio sul sedere, sento il ruvido della scarpa sulla pelle arrossata e cado in avanti. Avevo ancora le mani dietro la schiena quindi finisco proprio faccia (e tette) per terra davanti a Luca. Rimango in quella posizione per biascicare “Mi scusi tanto, signor Luca.” Meglio dare del lei e veder di rimediare così.

“Torna in ginocchio e toglici le scarpe.”
Comincio con il mio padrone, ovviamente. Tolgo prima una e poi l’altra, quindi anche i calzini e mi prendo del tempo per massaggiare un po’ la pianta dei piedi, prima di infilarli nelle pantofole. Faccio la stessa cosa con gli altri due, abbiamo sempre delle pantofole per gli ospiti. Ricordo di aver massaggiato più volte i piedi a mio fratello quando ero piccola, ma mai nuda. I tre vanno quindi in sala e io so già cosa fare. Mi rimetto in piedi e pian piano torno in cucina. Pinzo il capezzolo sinistro e ci attacco un apribottiglia, poi tiro fuori dal frigo tre Heineken. Quando arrivo in sala i tre uomini stanno parlando di una partita di calcio. Offro una birra a ciascuno e lascio che la aprano tirando un po’ il capezzolo.

“Ho sempre pensato che questa bambina andasse sculacciata un po’ da piccola. Posso rimediare ora?” Mio fratello lo chiede a Mario, che ovviamente non ha obiezioni. Luca si posiziona quindi sul ciglio della poltrona e si dà due pacche sulle cosce: &egrave dove mi devo posizionare. Mi sdraio con la pancia in giù e il sedere esposto a destra. Le mie tette penzolano da sinistra e mio fratello ci mette poco ad accorgersene: stacca la molletta e comincia a stringerle una ad una nella mano sinistra, come fossero degli anti-stress. Giustamente non gliene frega niente del fatto che sono parti sensibili per me: non &egrave importante. Se agli uomini piace strizzarle &egrave giusto che lo facciano, sono lì per il loro piacere, fin da quando sono piccoli.

Non riesco a trattenere qualche smorfia quando Luca stringe un po’ troppo, ma non mi lascio scappare nemmeno un gemito.
“Sono proprio due belle mammelle. Un giorno bisognerà farle produrre del latte.”
“Ci stiamo provando, ma questa vacca non &egrave buona nemmeno a rimanere incinta.”
“Ma dopo vi terrete il bambino?”
“No no, non ci penso neanche. In adozione.”
Il dialogo fra Mario e Luca non &egrave nulla di strano per me, &egrave vero che il mio signore vuole che io rimanga incinta così da potergli dare del latte, ed &egrave vero che non ha intenzione di tenere il bambino.
SCIAFF
Improvvisamente, comincia la sculacciata. E’ forte, mio fratello! Fa già male.
SCIAFF SCIAFF SCIAFF
Arriva una piccola raffica e ad ogni colpo sobbalzo, ma non mi scosto. Intanto la mano sinistra continua a stringermi forte le tette, quindi non posso neanche muovere troppo il busto.
SCIAFF SCIAFF
Comincio già a sentirmi il sedere bruciare.
SCIAFF SCIAFF SCIAFF SCIAFF SCIAFF SCIAFF
“Guarda che bel rosso!” &egrave la voce ammirata di Marco, che &egrave passato a tenermi fermo le gambe perché comincio a muoverle un po’ troppo.
Luca mi accarezza un po’ le natiche e mi provoca quasi una sensazione di sollievo, ma &egrave un attimo.
SCIAFF SCIAFF SCIAFF SCIAFF
“Ahi!”
“Ti lamenti pure? Non sei onorata di mettere il tuo culo al mio servizio?”
“Onoratissima, signore.” Ed &egrave vero, lo sono. Sono onorata di essere una delle poche elette che hanno capito che, se il nostro sedere &egrave così morbido, &egrave perché sia un piacere sculacciarlo.
SCIAFF SCIAFF SCIAFF SCIAFF SCIAFF
Mi mordo un po’ le labbra per non lamentarmi più. Ora Luca mi sta stringendo forte le natiche nella mano, la gira pure un po’, come fossero gomma piuma.
SCIAFF SCIAFF SCIAFF….
Fa veramente malissimo e io mi agito sulle gambe di mio fratello, ma in due non faticano a tenermi ferma mentre lui continua a sculacciarmi. Ridono mentre notano la pelle diventare sempre più rossa.
“Proprio come un pomodoro…” Non so chi lo abbia detto ma arriva come una coltellata. Fa strano sentire questo tipo di commenti sulla tua pelle dolorante. Non ho contato le sculacciate che mio fratello mi ha dato perché non mi &egrave stato richiesto, ma alla fine mi sentivo il sedere in fiamme. Ancora distesa sulle gambe di Luca, sento più di una mano accarezzarmi e stringermi le chiappe.
“Si arrossiscono molto facilmente, non gliele suoni mai?”
“Tutti le sere, ma ha una pelle molto chiara e delicata. E’ la cosa che più mi piace di lei, dopo le tette. Dà molta soddisfazione.” Sono molto contenta di sentire le parole di mio marito, &egrave bello sapere che la mia pelle gli dà soddisfazione! Oltre al mio culo che sembra in fiamme, sento un certo fuoco anche fra le gambe, ma gli uomini non sembrano volerci fare caso.

Improvvisamente, la mano sinistra di Luca afferra forte il mio capezzolo sinistro e lo tira, spingendomi così ad alzarmi dalle sue gambe. Rimango in ginocchio per terra e tengo lo sguardo basso, mi sento ancora molto imbarazza all’idea che mio fratello mi stia vedendo completamente nuda.
“Non so voi ragazzi, ma io ho fame.” Lo dice il mio padrone, ed a me comincia a prendere una gran ansia: non c’&egrave niente di pronto!
“Sì, in effetti anch’io.” Anche gli altri vogliono cenare.
“Servici la cena, troietta.” Mario non mi chiama spesso “troietta”, ed ha un sorrisetto stampato in faccia.
Torno ad abbassare lo sguardo e anzi mi faccio piccola sulle ginocchia, stringendo le braccia attorno ai fianchi. So già cosa mi aspetta.
“Mi spiace padrone, ma non ho ancora infornato la pizza.”
E’ un attimo, Mario tiene già i miei capelli stretti in una mano ed il telecomando nell’altra.
“Tira indietro quelle mani!”
Riluttante, stringo le mani dietro la schiena e sporgo in avanti il petto. Le mie tette sono sode, ed i capezzoli induriti grazie al trattamento di mio fratello. Le guardo anch’io, come fanno tutti e tre gli uomini.
“Noi abbiamo fame e tu non hai ancora finito di preparare la cena!” Il telecomando colpisce la mia tetta destra. Fa veramente male. “Non dici sempre anche tu che il tuo unico scopo nella vita &egrave servirci e soddisfarci??!!” Mario urla, e intanto colpisce anche la tetta sinistra. Ad ogni colpo le tette sballonzolano e io mi ritraggo automaticamente, ma poi torno a sporgermi in avanti. “Non credi che a quest’ora la cena dovrebbe essere già pronta?” Un colpo ed un altro, il telecomando &egrave duro e Mario ha sempre avuto molta forza nelle braccia. Fa male e devo stringere i denti per non urlare. “Io lavoro tutto il giorno, quando torno a casa ESIGO di poter mangiare.” Una raffica di colpi e le mie tette ormai rosse in più punti ballano da tutte le parti. C’&egrave anche un paio di lividi, per fortuna non troppo grandi. Mio marito si arrabbia quando la mia pelle si riempie di lividi. “Vai a finir di cucinare” La mano che mi teneva stretti i capelli mi spinge in avanti ed io finisco per terra. Non me lo faccio ripetere, un po’ strisciando e un po’ gattonando torno in cucina.

Mentre aspetto che la pizza si cuocia preparo la tavola. Di là li sento parlare di me, fare commenti sul mio corpo e su tutto ciò che altre donne credono di poter tenere privato, ingiustamente. Ad un certo punto li sento pure parlare del mio ciclo. Lì effettivamente mi sento imbarazzata, ma so che non &egrave corretto.

Quando la pizza &egrave finalmente pronta, mi affaccio sul salotto e, con lo sguardo basso, dico: “Se i signori vogliono cenare, &egrave tutto pronto”.
I tre si alzano e vanno a sedersi a tavola. Comincio col preparare il piatto di Marco. Taglio una bella fetta e gliela sistemo davanti, poi prendo una bottiglia di birra, la apro con l’apribottiglie che nel frattempo ho di nuovo attaccato al capezzolo sinistro, e gliene verso un po’ nel bicchiere. Gli sistemo anche il tovagliolo sulle gambe. Per ringraziarmi, lui mi dà un forte pizzicotto sulla chiappa sinistra, ancora molto dolorante.

Passo quindi a Luca, che mi osserva divertito. Camminare &egrave sempre difficile perché i piedi sono ancora legati l’uno all’altro, e sono quindi abbastanza buffa: procedo a passi piccoli e sculetto, cercando di non far cadere il vassoio con la pizza. Quando mi fermo per servire i miei signori, però, devo sempre tenere le gambe il più larghe possibile, per essere sempre disponibile. Mentre sto per versare la birra nel bicchiere, mio fratello mi sfila all’improvviso la melanzana che avevo nella figa e la sostituisce con due dita, che subito allarga. Mi prende alla sprovvista e non posso non rovesciare qualche goccia di birra sulla tovaglia. Guardo subito Mario e lo vedo scuotere la testa, scocciato.
“Dopo penseremo alla punizione anche per questo, intanto muoviti, che la pizza si fredda!”
Luca ritrae le dita dalla mia figa con un ghigno.

Mentre sto servendo mio marito, gli viene un’idea. Si fa passare la melanzana da Luca e, quando ho sistemato anche il suo tovagliolo, mi ordina di aprire la bocca. Ci infila quindi dentro per qualche cm la grossa verdura.
“La terrai in bocca tutta la cena, ecco la tua punizione. Guai a te se la fai cadere! Ora vatti a mettere lì fra Mario e Luca ed esponi bene i tuoi buchi.”
Lascio la teglia della pizza su un tavolino lì vicino e poi mi posiziono dove Mario mi ha comandato. Apro le gambe il più possibile e mi chino a 90, poi con le mani afferro chiappe e labbra esterne per spalancarle. Come un riflesso, i miei due buchi sembrano volersi stringere, e dev’essere un bello spettacolo per i tre uomini.

Mentre mangiano e chiacchierano del più e del meno io rimango così. La mandibola comincia a farmi male, la melanzana &egrave davvero grossa, ma non posso assolutamente farla cadere. Anche il culo mi fa male.
Marco &egrave il primo a finire la cena. Senza interrompere le sue chiacchiere, allunga la mano sinistra su di me e comincia a tastarmi figa e buco del sedere come se niente fosse. Cio&egrave, per lui effettivamente &egrave niente. Non sente il male o l’umiliazione che sento io. Su di me invece le sue grosse mani hanno un grosso effetto. Per un momento mi sembra di far quasi cadere la verdura, ma per fortuna riesco a trattenerla. Comincio però decisamente a colare umori sulle dita di Marco, non tanto per il suo massaggio molto rude ma per la posizione e la situazione. Non &egrave giusto che io provi piacere, lo so io e lo sa pure Marco. Infatti, appena si accorge del mio essermi bagnata, afferra con pollice e indice il clitoride e lo tira in giù, forte.
“Mmmmmhhhh” mi lamento stringendo forte la melanzana. Cazzo che male! Si potrebbe pensare che il clitoride serva a dare piacere alla donna, ma io lo vedo più come ciò che più di ogni altra cosa serve a darci dolore quando ce lo meritiamo. E io me lo sono meritata, a bagnarmi così solo per qualche tastata.
I tre comunque non si scompongono e continuano a discutere di varie cose. Non credo mi abbiano nemmeno guardata. Marco tira ancora un paio di volte, poi riprende a tastare come prima.

“Adesso avrei proprio voglia di scopare!” &egrave Luca a dirlo.
“Ma certo.” risponde Mario “e chiaramente dopo questa mangiata non vorrai fare alcuno sforzo. Farà tutto la serva, tranquillo.” schiocca le dita e poi “su, forza! E continua a tenere la bocca tappata!”

Mi tiro su, in piedi. Finalmente sciolgo le “manette” che tenevano stretti i miei piedi, poi mi avvicino a mio fratello, titubante. Lui si &egrave discostato un po’ dal tavolo ed ha già tirato fuori il pene, senza essersi tolto pantaloni e mutande. E’ in erezione e non &egrave male: non grandissimo, ma abbastanza largo. Mi metto a cavalcioni su di lui, a lui mi spinge lievemente le spalle per farmi girare, così che gli altri possano vedermi in faccia.

Non ci posso credere, sto per scopare mio fratello… Per un attimo non ho capito più niente. L’idea di essere sopra al cazzo di mio fratello, quel fratello che avevo visto crescere, mi ha fatto perdere la cognizione di dov’ero. Non so bene come sia successo ma ad un certo punto &egrave fatta: il mio sedere aderisce completamente contro il ventre di mio fratello. Lo sento dentro di me, dolorosamente, &egrave stato un colpo secco a farlo entrare tutto, io sono scivolata sull’asta e ora mi ritrovo seduta su di lui, rivolta verso mio marito e Marco che mi guardando divertiti.

Le mani di Luca trovano subito le mie tette e stringono i capezzoli, riportandomi alla realtà. Ho un compito, scopare mio fratello, e sarà meglio che cominci subito. Mi alzo un po’, sento l’asta del pene scivolare fuori di me, ma non lascio che esca tutto. Quindi mi riabbasso, e sento quel pene tornare a scivolare dentro. Mi muovo sempre più in fretta, i capezzoli sempre stretti nelle dita di mio fratello. La mia figa era già bagnata prima, ormai &egrave un lago. Vedo mio marito, il mio signore e padrone, eccitarsi e mi eccito anch’io, sento il cazzo di mio fratello riempirmi e ne godo. Godo perché so che sto soddisfacendo un uomo, e quindi sto compiendo il mio scopo. Godo perché vedo che mio marito &egrave contento. Godo perché mi sento in colpa per non aver soddisfatto mio fratello prima. In fondo godo anche perché mi sento puttana.

Le labbra della mia vagina sono completamente lubrificate e il cazzo non fa alcuna fatica ad entrare e uscire. Ad un certo punto, per sbaglio, esce del tutto e io devo aiutarmi con le mani per re-inserirlo. Mio fratello coglie l’occasione e mi afferra la mano destra dirigendola sui suoi testicoli. Entrato il glande, rilasso completamente i muscoli delle gambe e quello entra d’un colpo. Devo tenere la gamba destra un pochino sollevata per permettere alla mano di massaggiare i testicoli mentre continuo a fare su e giù, più velocemente possibile.

Luca ansima ma al tempo stesso ha ripreso a chiacchierare con gli altri due. Ora parlando del lavoro di Marco, dei suoi colleghi e delle poche speranze di promozione. Continua a torturarmi i capezzoli che mi stanno facendo veramente male. La mia vista ed il mio udito sono annebbiati, non riesco a seguire la conversazione e non capisco come Luca ci riesca. Coordinare la mano che massaggia le palle e il movimento delle gambe &egrave difficilissimo, tenere la melanzana in bocca impossibile. Ad un certo punto scivola giù, cade sulle gambe di mio fratello e poi per terra. Mario mi lancia uno sguardo di fuoco ma per ora non commenta. Io proseguo nel mio compito gemendo liberamente. Mi piace, mi piace, mi piace. Sento il piacere diramarsi dal mio ventre a tutto il corpo, mi muovo su e giù, su e giù, il cazzo entra ed esce’

All’improvviso, mio fratello mi afferra per i fianchi e mi spinge via. Mi sento improvvisamente svuotata e deprivata della mia fonte di piacere. Stupidamente mi lascio andare al mio egoismo e cerco di tornare a sedermi su di lui, per cui mi merito la sculacciata che ne deriva.

“E’ troppo bagnata, e come scopare dell’acqua!” &egrave il commento, cattivo, di Luca, che guarda Mario deluso. Mi sento un’idiota, come ho potuto permettermi di bagnarmi così tanto? Come ho potuto essere soddisfatta di me stessa, quando non riuscivo neanche a soddisfare mio fratello?
“Non sei neanche buona a scopare, a quanto pare!” Mario si alza e mi afferra per il polso destro. Strattonandomi usa il mio corpo per fare spazio sul tavolo, facendo cadere qualche piatto e qualche posata, roba di cui poi dovrò rendere conto. Mi spinge poi sullo spazio ora libero, a faccia in giù. Sento i seni schiacciati sulla tovaglia, lui spinge con una mano sulla mia schiena per schiacciarli ancora di più. I capezzoli martoriati strusciano un po’ sul ruvido tessuto e fanno ancora più male. Con due schiaffati mi intima di aprire le gambe e io le apro il più possibile, tanto ad arrivare ad essere appoggiata per terra solo con le punte dei piedi. E’ veramente arrabbiato. Sposto la testa verso destra, per cercare una posizione in cui la mia faccia non sia schiacciata come i miei seni, e mi ritrovo davanti Marco, ancora seduto, che ride. Lo vedo passare qualcosa a mio marito ma non riesco a capire cosa. Dev’essere un tovagliolo, perché presto sento qualcosa di stoffa strofinare sull’interno delle mie cosce. Asciuga tutto, per bene. Struscia contro il clitoride provocandomi altro piacere, e quindi altri liquidi, e lo strofinare si fa più rabbioso. Spinge il tovagliolo con le dita finché non entra un bel po’ dentro la figa per asciugare bene. Io mi impongo di non provare piacere.

Finalmente &egrave soddisfatto del suo lavoro. Lo conclude applicando una molletta al clitoride.
“Prova adesso, ed ogni volta che la senti bagnarsi gira un po’ la molletta.”
Mio fratello non se lo fa ripetere. Mi si mette dietro e afferra la molletta con la mano sinistra. Mi impala in un colpo di reni e io, ora asciutta, lo sento perfettamente. E’ più largo di quello che mi era sembrato quando ero bagnata, e mi fa male.
SCIAFF
Con la mano libera, prende a schiaffeggiare il culo.
“Stavano impallidendo troppo, queste grosse chiappe.”
SCIAFF SCIAFF
I colpi sul sedere hanno lo stesso ritmo dei colpi del cazzo nella figa. Mi piacciono le sculacciate, e so che sto ricominciando a bagnarmi. Lo sa anche Luca che con un colpo di polso gira la molletta che tiene stretta il mio clitoride.
“Ahi!” gemo e fra le palpebre socchiuse vedo Marco che si alza dalla sedia per allungarsi sul tavolo. In pochi secondi lo trovo a forzarmi le labbra con quattro dita contemporaneamente. Il tempo di accorgermi cosa sto facendo e lo lascio entrare, chiaramente. Non gli impedirei mai niente, volontariamente. Come a nessun uomo.
“Prova a mordermi e sei morta.”
Tiro in dentro le labbra perché proteggano le dita di Marco dai miei denti: non voglio morderlo ma il dolore ed il piacere tirano fuori la parte più irrazionale di me. Mi riempi così la bocca e non posso più lamentarmi, se non con dei mormorii soffusi. Mi pare di vedere che si stia anche segando con l’altra mano, ma spesso tengo gli occhi chiusi, colta da fitte di dolore. Ogni tanto muove le dita, ha le unghie un po’ lunghe e mi graffia la lingua e il palato.

Luca continua a scoparmi violentemente. Ha smesso di sculacciarmi perché ha dovuto prendere un altro tovagliolo, e ogni tanto torna ad asciugarmi, nonostante mi faccia sempre più male al clitoride. Sono proprio un’idiota.

Finalmente, dopo forse una ventina di minuti di scopata, sento un “aaaaaaahhhh” soddisfatto e qualcosa di caldo mi riempie la vagina. E’ venuto e io sono riuscita a non godere. Forse il mio padrone sarà contento? Quando il cazzo lentamente esce, anche Marco libera la mia bocca. Apro gli occhi e vedo che lui non &egrave venuto masturbandosi, ma sembra ben pronto a farlo, sicuramente con il mio aiuto.

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