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Femme fatale

By 11 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Lasciò scorrere il vestito che poco dopo scavalcò, restando nuda nella penombra della stanza, con solo le scarpe nere e lucide che brillavano accompagnando la melodia squillante dei suoi passi.
Prese il soffice plaid bianco che ricordava quasi una pelliccia e si ricoprì, come se improvvisamente si fosse accorta di me e fosse riaffiorato qualche barlume di vergine pudica e casta che nasconde la propria nudità.
Mi fissò a lungo così, tradendo la malizia lasciva dei suoi intenti, mi scrutava nel buio rischiarato appena dalla abat-jour, schiudendo le labbra carnose e lucide ancora di rossetto.
‘Sei mio, ricordi?’ disse, facendo cenno di avvicinarmi.
Forse era stato un po’ un azzardo il mio, ma come biasimarmi, non c’era nulla che io potessi fare per tenere a bada il mio desiderio di lei.
Nella folla anonima del locale in cui la incontrai, le bastò un unico, fugace sguardo ammiccante perché tutto si dissolvesse all’improvviso.
Era giovane, ma conosceva perfettamente l’arte della seduzione, come se il suo fosse un talento innato, che si accompagnava alla consapevolezza di possedere un fascino a cui nessuno poteva resistere.
‘Vuoi scoparmi, vero?’.
Con una grazia disarmante era capace di passare da uno sguardo ammiccante ed appena accennato da femme fatale, alla più esplicita volgarità da lolita, facendo sì che il suo interlocutore si sentisse totalmente spiazzato.
Feci del mio meglio per essere brillante ed affascinarla, ma proprio quando sembrava pronta a cedere e a lasciarsi conquistare, con una semplice parola riprendeva il controllo e ci si sentiva nudi davanti a lei, nella carezza affilata dei suoi occhi che come una lama entravano nella carne in cerca del sangue della passione che era in grado di suscitare.
‘E sentiamo, cosa sei disposto a fare pur di scoparmi?’ mi chiese, fissandomi attentamente, come per cogliere ogni mio piccolo movimento e in esso anche le mie risposte taciute.
‘No, non sono una puttana, ma se devo farmi scopare voglio sapere di essere desiderata quanto merito, non sono una qualsiasi, non puoi certo aspettarti di rimorchiarmi e portarmi a letto come faresti con una qualunque’.
Restammo in silenzio alcuni istanti, mentre lei sorseggiava il suo cocktail e sembrava quasi essersi dimenticata della mia presenza.
‘Allora?’ disse puntando nuovamente i suoi occhi scuri e profondi su di me.
‘Qualsiasi cosa tu voglia’.
‘Qualsiasi cosa? Risposta scontata, eppure nessuno ha mai risposto così, mi hanno offerto ville e diamanti, ma nessuno mi ha offerto qualsiasi cosa io voglia’ ne sei certo?’
Solo allora cominciai a rendermi conto del peso di quelle parole dette con molta leggerezza, ma non seppi rimangiarmele, neanche scorgendo il suo sorriso compiaciuto e a tratti molto preoccupante.
‘Bene, questo vuol dire che ora sei mio’ paga il conto e portami a casa’
Davanti alla sua nudità, mentre bevevo ogni centimetro della sua pelle morbida e vellutata con il mio sguardo eccitato, sentii che la mia risposta era stata l’unica possibile.
Quando le fui vicino allungò la mano ed armeggiò con i miei pantaloni, finché non tirò fuori il mio sesso eccitato iniziando ad accarezzarlo e stringerlo.
‘A quanto pare devo piacerti molto’ disse, mentre lo teneva a pochi centimetri dal viso, al punto da farmi sentire il suo respiro ad ogni parola, come se parlasse con lui più che con me.
‘Allora, sei sempre disposto a tutto pur di scoparmi?’.
‘Sì’ le risposi a fatica, mentre continuava ad accarezzarmi.
‘E se ti chiedessi di tagliarlo?’.
‘Cosa?’.
‘Hai capito bene, rispondimi’.
‘Ma poi non potrei scoparti’.
‘Ci sono molti modi per scopare e poi te lo chiederei dopo’ io sarei la tua ultima scopata, poi lo taglieresti e me lo serviresti su un piatto d’argento, magari con un bel contorno’ mi piace mangiare dopo aver fatto sesso’.
‘Stai scherzando?’.
‘No, per niente’ disse e strinse forte il mio sesso, rendendo vano il mio tentativo istintivo di allontanarmi alle sue parole, ‘se sei pronto a fare qualsiasi cosa, devi essere pronto a fare anche questo se lo voglio’.
Forse il suo era solo un modo di divertirsi, ma non me la sentii di rischiare, il suo modo di giocare diventava sempre più inquietante.
‘Non questo’ le risposi, ‘tutto quel che vuoi, ma con moderazione’.
‘Allora non è tutto, mi hai mentito’.
‘Vorrà dire che rinuncerò al piacere di scoparti’.
‘Non basta, devi pagare pegno per avermi mentito’.
La sua mano cominciò a scorrere sempre più velocemente lungo il mio membro, finché non sentì che ero sul punto di esplodere, facendo sì che tutto il mio seme colasse nella sua mano.
‘Inginocchiati, devi farti perdonare ora’.
Sarebbe stato più sensato se fossi andato via, lasciandola sola con le sue idee bizzarre e pericolose, ma invece non seppi resistere, c’era qualcosa che mi soggiogava in lei, e mi inginocchiai attendendo che lei mi imponesse il pegno che dovevo pagare per essere perdonato.
‘Puliscila’ mi ordinò, porgendomi la mano in cui aveva raccolto il mio piacere.
La sola idea di annusarlo mi disgustava, ma lei avvicinò sempre di più la mano, fino a raggiungere la mia bocca.
‘Bravo, così’ disse mentre la leccavo, ‘non capisco perché voi uomini fate tutte queste storie quando vi si chiede di saggiare il vostro orgasmo, eppure trovate più che normale che le donne lo facciano’ in fondo non ha un brutto sapore, basta mandarlo giù prima che si freddi’.
‘Bene, ora ho pagato il pegno, sei soddisfatta?’.
‘E chi ti ha detto che era questo il tuo pegno? Era solo una lezione per insegnarti ad aver rispetto delle donne che te lo succhiano’ è una cosa che faccio fare a tutti quelli che desiderano infilarmelo in bocca e so benissimo quanto tu lo desiderassi’.
‘Ok, ora mi hai stancato davvero’ sei solo una ragazzina’ dissi alzandomi e accennando ad andar via.
‘Ehi, dove vai? Hai già dimenticato di essere mio?’.
‘Ti ho già detto di aver mentito’.
‘Già’ per questo dovrai pagare pegno, ma poi non è detto che io non decida ugualmente di farmi scopare da te’ non ti va più?’.
L’aver già in parte soddisfatto i miei istinti, non bastò a farmi riprendere ad usare il cervello, era troppo il desiderio che avevo di lei e mi fermai, attendendo nuovamente di pagare pegno.
‘Basta poco per convincerti, temevo di dover faticare di più’ ora torna in ginocchio, toglimi le scarpe e baciale’ disse allungando il piede e poggiandolo sulla mia fronte.
‘Spero che sia questo il pegno e non una lezione per insegnarmi a rispettare le donne che indossano scarpe con i tacchi’.
‘No, tranquillo, questo è il pegno’ ora sbrigati e fa come ti ho detto’ aggiunse, premendo con impazienza la punta del piede sulla mia fronte.
Denudai i suoi piedi premendo le labbra sulla pelle lucida delle scarpe, prima di deporle ordinatamente sul pavimento.
‘Ora leccami i piedi’ disse strofinandoli sul mio viso e sul mio petto.
‘Pensavo di aver già pagato pegno’.
‘Infatti’ questo è per il mio piacere, mi eccita’.
Iniziai a baciarle e leccarle le dita accarezzandole le gambe, mentre la mia lingua scivolava delicatamente lungo la pianta del piede con piccoli baci.
La sentii gemere per la carezza della mia bocca e cominciò ad accarezzarsi tra le cosce, sussultando in preda a quel piacere che le stavo offrendo con la mia bocca.
Quasi esausta di quell’orgasmo, lo leccò dalle proprie dita, poggiando un piede sulla mia spalla e accarezzandomi il viso con l’altro.
Era estremamente eccitante il modo in cui mi guardava leccandosi il dito, succhiandolo come se assaporasse con gusto quel piacere che mi stava negando.
‘Sai mi sono sempre piaciuti questi giochi, adoro il torbido di piaceri segreti, di quelli che in molti considerano perversi’ ma solo perché non li hanno mai provati e li giudicano con invidia. Ma soprattutto adoro vedere un uomo pronto a tutto per avermi’ tu lo sei?’.
‘Spero tu non voglia fare di nuovo discorsi da mantide religiosa’ se è così, no, non lo sono’.
‘Non essere stupido, sai benissimo che era solo per prenderti in giro’ di quello preferisco cibarmi mentre è ancora attaccato al tuo corpo’.
Rimase alcuni istanti in silenzio, fumando una sigaretta e continuando ad osservarmi, talvolta intensamente, altre volte in modo quasi distratto.
‘Allora cos’aspetti, un invito scritto per caso? Non dirmi che non vuoi più scoparmi’.
‘Credevo volessi prima sapere se sono pronto a tutto per te’.
‘Ma mio caro, questo lo so già, lo so dal primo sguardo che mi hai rivolto nel locale’.
‘Come fai ad esserne certa?’.
‘Te lo spiegherò un’altra volta’ ora sta zitto e scopami!’.

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