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Probabilmente fu per uno schietto e per un liberale casto gioco, o chissà di no, ciononostante fu fermamente definito e in conclusione puntualizzato, il brillante e spontaneo ghiribizzo di fare il bagno nudi. Qua, dove ci troviamo, le cale sono per loro natura più difficili e disagevoli da raggiungere rispetto alle abituali riviere. L’ampia fatica viene però ricompensata dalle romantiche spiagge isolate, dalle acque limpide e dai fondali intatti e incontaminati. Ci troviamo precisamente alla fine del lungomare della località di Sampieri (Ragusa) e superando il borgo di pescatori, ci si trova davanti ad un ampio tratto spiaggia a dune chiusa da un lato da Punta Sampieri e dall’altro dal Parco di Costa di Carro, che con la sua scogliera coperta dalla macchia mediterranea e da palme nane si estende fino a Cava d’Aliga. Posto in verità direi unico e favoloso.

Attualmente proveniamo con la nostra autovettura dall’isolata e quasi intatta località di Marianelli, vicino a Noto in provincia di Siracusa, nascosta tra mandorleti, limoneti e dune di sabbia arricchite da bassi cespugli a cuscino di timo, palme nane e orchidee selvatiche. Si raggiunge dall’ingresso nord della Riserva di Vendicari (Siracusa), dopo aver guadato la foce del fiume Tellaro e superato un piccolo promontorio roccioso. In provincia di Ragusa, dove tante insenature scogliose rendono intimo il territorio, quella sera c’era insolitamente tanta gente. Faceva abbastanza caldo, le birre fresche erano un’autentica benedizione, l’alcool presto rese l’intera compagnia più affabile, comunicativa e cordiale. In molti non si conoscevano, parecchi erano pure gli stranieri, per lo più danesi, che s’adoperavano professando le loro mansioni così come Melania, proveniente dall’ateneo di lingue straniere di Siena. In aggiunta a ciò, a questa variegata e chiassosa combriccola, nella piccola spiaggetta ci saranno state poco più d’una una trentina di persone, tra cui i numerosi lombardi, che ogni anno in estate si spandevano in quei luoghi.

Verso la mezzanotte furono sennonché per primi i forestieri ad addentrarsi nell’acqua integralmente nudi: erano tutti maschi, in quanto non palesavano nessun impaccio né titubanza alcuna, poiché buona parte di loro arrivavano dai paesi nordici tuffandosi indifferenti e piuttosto disinteressati, per qualche sibilo di troppo giungente dagli usuali e quotidiani ragazzi italiani poco distanti. Melania era l’incomparabile ragazza di quella combriccola e giudiziosamente temporeggiava. Successivamente di botto si denudò, si sfilò i pantaloncini corti, la maglietta e il reggipetto, tenendosi indosso unicamente gli slip coprendosi con il braccio sinistro il prospero seno, dopo alla svelta entrò in acqua facendosi notare il meno possibile.

Corrado era uno dei pochi italiani di quell’urlante e sgargiante combriccola, pure lui come Melania provenivano entrambi da Siena ed erano confidenti già da svariati anni. Lui si divertiva beatamente inabissandosi dentro l’acqua nel mare, quando presentì che finanche la ragazza si era finalmente decisa ad entrare, preziosa femmina, piuttosto ardita e impavida. Quando lei riferì che non aveva avuto la baldanza né la sfacciataggine di sfilarsi le mutandine, Corrado frattanto con un’espressione ingannevolmente inflessibile le riferì che in quello scenario non poteva essere difforme dagli altri, poiché lei era tenuta a rimuoverle. Melania accolse favorevolmente la prova cimentandosi all’istante in quella sfida, immergendosi fino al collo sfilandosi gli slip e gettandoli in definitiva verso l’affezionato compagno, con un atteggiamento allusivo, insinuante e assai persuasivo. Lui iniziò ben presto a sparpagliare quel piccolo indumento a tutti gli altri ragazzi intorno, che si baloccarono fino a che, quantomeno esteriormente, quel paio di slip non si persero inevitabilmente e irreparabilmente affondando nelle acque del mare. Dopo essersi divertiti, fra spruzzate, arguzie, dileggi e scherni d’ogni sorta, fra gli schiamazzi e gli strepitii d’incoraggiamento e di pungolo degli astanti, i forestieri iniziarono a fuoriuscire dall’acqua dirigendosi verso i propri indumenti sulla riva.

Corrado si rese conto con ritardo che erano tutti fuori dall’acqua fatta eccezione per Melania, la quale si era approssimata alla riva, restando sennonché costantemente e radicalmente immersa. L’alleato compagno dietro di lei s’accorse prontamente che lei era in effetti, sì tutta sprofondata, ma il livello dell’acqua in quel tratto era veramente basso: lei, a pancia in giù, era appena sotto il filo del mare, impercettibile agli occhi dei passanti, ma ben osservabile e distinguibile ai suoi occhi: il suo corpo chiaro, la riga più bianca sulla schiena, dove in genere stava il pezzo di sopra del costume e l’immacolato e favoloso didietro, peraltro bello tondeggiante e manifestamente più cereo del resto. Corrado non fu certo fulmineo, poiché s’accorse troppo tardi che l’erezione era già iniziata, e quando provò a coprirsi, scoprì ben presto che non sarebbe più stato plausibile celare né dissimulare del tutto quel cazzo rigonfio. Melania frattanto s’allontanò un poco e constatando il confidente amico in appariscente e pacchiana vistosa difficoltà, acciuffò la la palla al balzo riferendogli in modo beffardo e manifestamente canzonatorio:

“Però, che pudore e che sconcezza, non ho la minima spregiudicatezza di venire fuori dall’acqua”.

Il confidente Corrado si rese conto che a questo punto gli sguardi degl’individui in quel litorale erano appiccicati e inchiodati su di lei, peraltro insofferente e impazienti d’un suo conclusivo affioramento. Avrebbe potuto far uscire prima lei, ma quasi certamente il vederla in tutta la sua essenzialità e in quella disadorna schiettezza, avrebbe indubitabilmente danneggiato in maniera irreparabile la circostanza: ciononostante lei non avrebbe accolto agevolmente la faccenda, giacché si era accorta del suo impaccio e non aveva desiderio d’essere l’esclusivo quanto selettivo argomento, esaminato e ispezionato in definitiva per la consueta passerella conclusiva. Corrado sennonché ebbe un arguto convincimento, poiché rammentò d’avere con sé le chiavi dell’autovettura allacciate al monile che portava al collo, non fidandosi troppo di lasciarle sulla battigia, rivolgendosi prontamente verso Melania astutamente le disse:

“Sai una cosa, pure io mi sento a disagio, ma adesso che cos’altro possiamo attuare in modo vantaggioso per noi due?”.

“Come vedi, quelli della ghenga sono piuttosto affamati che attendono la mia uscita, te lo garantisco, sono una masnada piuttosto vorace, credimi” – ribatté lei.

“Lo so bene, però io mi sento abbastanza aizzato, sai, l’acqua talmente temperata mi fa quest’effetto” – manifestò lui in modo arguto e scaltro.

Lei ironizzò in maniera lieta e gaudiosa, squadrando il confidente ciononostante inabissato fino al collo, in direzione del basso ventre.

“Su, dai, prendiamo coraggio, in ogni caso avremmo l’obbligo di venire fuori” – espose lei adesso maggiormente rincuorata e visibilmente distesa.

“Ho un’idea, potremmo potremmo raggiungere la sponda opposta sguazzando fino a quell’insenatura là dietro i cespugli, tanto l’acqua lì è sempre bassa, poiché si tocca dovunque. Dopo, da lì, risaliamo verso la strada costiera dove ho posteggiato la mia automobile. Vedi, ho le chiavi attaccate al monile, in automobile ho pure dei grandi canovacci che utilizzeremo per coprirci” – gli espose lui, proponendole quella rocambolesca quanto temeraria, risolutiva e inusuale via di fuga.

“Ottimo, grandioso, ci sto, affare fatto Corrado, sono certa che non ci seguirà nessuno” – disse Melania, visibilmente carica e notevolmente incoraggiata da quell’inattesa e arguta idea.

Melania fece sennonché d’apripista spingendosi in acqua chiaramente più rilassata, mentre Corrado la tallonava, nel tempo in cui a rilento quel lontano vociare in lontananza della spiaggia s’affievoliva, ben presto entrambi non erano più sotto gli sguardi del collettivo del bagnasciuga. Passo passo ambedue s’approssimavano alla loro destinazione, una graziosa e ridotta pietrosa insenatura totalmente spopolata, fino a che giunsero a toccare il fondale con i piedi: là c’erano posizionati dei grossi sassi e bisognava procedere con attenzione. Solamente alla visione dello spettacolo che stava per presentarsi, Corrado avvertì il proprio cazzo indurirsi così come la compattezza d’una rupe, e questa volta avrebbe potuto fare davvero poco per nasconderlo. I due erano amici da tantissimo tempo, fin da bambini dalle scuole elementari, ciononostante neppure per un attimo, era balzato un microscopico pretesto fra loro due, in quanto avevano parecchi fautori e sostenitori in comune. A dispetto di queste analisi, il ragazzo non riusciva a estraniarsi, era incapace di levarsi dalla mente il ritratto di lei scarna ed essenziale. Melania viceversa, pareva imperturbabile e pacifica: ogni tanto si girava di dietro per esaminare se il confidente c’era ancora, e gaia e ilare avanzava.

Fu lei che cominciò a rilento ad uscire dall’acqua, annunciando di fare con cautela per i numerosi sassi aguzzi sparpagliati là intorno. Corrado era vistosamente avvinto e alquanto sedotto dalle sue movenze: constatò che appena uscì Melania si coprì con il braccio il torace, pur essendo a lui voltata di schiena, e la stessa azione compì con l’inguine. La sua mente s’offuscò rapidamente nel momento in cui le ispezionava il fondoschiena, sferico e globuloso, leggermente molliccio, con il segno bianco del costume da mare tradizionale, che lo collocava in evidenza rispetto alle gambe. Serpeggiante come un felino si ritrovò in pochi attimi sulla spiaggia, Melania si voltò verso il confidente abbigliandosi per il pudore, per la decenza e per la verecondia, peraltro allegra, ma approssimativamente rubiconda in volto. Lui era appena fuoriuscito con sforzo in modo tentennante, adoperava ambedue le mani e gli avambracci per coprirsi il basso ventre, con il risultato d’essere in bilico effettivamente incerto. Al presente erano entrambi al di là dell’acqua, concentrati nei relativi atti e intenti in quelle posture artificiose e forzate, imposte e inevitabilmente intimate dall’impaccio. Fra loro due Melania appariva in ogni caso quella più impudente e spigliata, sì, certo, la vampata era più rappresentativa ed eloquente del risolino indubbio e garantito, tuttavia le mosse erano malgrado ciò più sciolte e flessuose, perché subito dopo, fortuitamente e astutamente lasciò che la sbirciata di Corrado cascasse piombando in ultimo sulla zona dei suoi grossi e irti capezzoli, quelli che per l’appunto Melania imbacuccava eclissandoli con il gomito.

“Ritengo probabile e confido di rintracciare ben presto il viottolo sterrato. Scusami se ti porgo le chiappe. So benissimo di non avere un bel didietro, in quanto è troppo grande per i miei gusti” – esordì avviandosi ottimista e speranzosa Melania, voltando le spalle allo sguardo vorace, bramoso e famelico di Corrado.

Davvero inammissibile, inaudito, inconcepibile, inverosimile e mirabolante, perché pur essendo turbato e a disagio, finanche per niente accalorata, Melania era stata in grado d’essere nel contempo insinuante, provocante, trasgressiva e piuttosto maliarda, raggruppando l’attenzione di Corrado sul suo personale e adorabile fondoschiena. Lei sorrise e s’avviò verso la risalita. I glutei le sobbalzavano, erano leggermente ondeggianti con un filo lieve di adipe, ma aveva lo stesso una configurazione eccezionale e una struttura perfetta, come poche. Lui, pochi metri dietro, ponderava che a pochi era stata serbata l’esibizione e il panorama dell’essere senza vestiti di Melania, poiché era incapace di levare lo sguardo dal punto in cui la fenditura delle chiappe diventa la screpolatura delle gambe: la ragazza d’altronde stava bene attenta a non allargarle, avanzando con prudenza, schivando addirittura quelle movenze, che le avrebbero richiesto d’abbassarsi con leggerezza. Subito dopo accadde l’insperato episodio: probabilmente, eccessivamente convinta del suo avanzare, aveva collocato un piede in un ridotto infossamento, finendoci dentro con la gamba quasi fino all’altezza del polpaccio, picchiando e urtando brutalmente le natiche sul macigno. Corrado si rese subito conto che lei si era fatta male precipitandosi lestamente verso di lei. Lui tentò di confortarla e d’incoraggiarla, osservando che si trattava solamente d’una lussazione, perché un piede rotto le avrebbe procurato ben altro dolore, rispetto a quello che sembrava provare.

Corrado si fermò in piedi di fronte a lei, ma a questo punto non era più conscio su che cosa esattamente squadrare: Melania reggeva ambedue le braccia dietro la schiena, e su di esse s’allineava accostandosi, indubitabilmente sofferente ai glutei: una gamba era curvata con il piede nell’infossamento, l’altra, viceversa era allungata sui ciottoli, tuttavia lievemente conficcata fra due ridotte rocce, acciocché stavano appena appena aperte, sagomando un inusuale angolo. Il seno latteo e immacolato, si esibiva adesso in tutta la sua magnificenza, a meraviglia, mentre gl’irti e sporgenti capezzoli si erano ingrossati forse per il freddo, e insolitamente era tutta l’areola del seno a protendersi relativamente al resto, come un grosso bottone d’un colorito roseo più deciso. Melania affliggendosi e penando tentò d’adagiarsi, sgombrando le braccia in un esperimento finale, cercando di tutelare e di salvaguardare la propria fica dalla vista di Corrado, ma lo spasimo e il tormento erano spropositati, sicché ritornò a innalzarsi con le sue stesse estremità.

Corrado aveva avuto il tempo d’osservare quella delizia, pur anelando di non farsi notare quel foltissimo e ispessito rigoglioso pelo pubico, che predominava una favolosa fica dissolutamente indifesa, con due belle e grandi labbra rigonfie, che contenevano pressoché integralmente le piccole. Melania iniziò a singhiozzare, chissà per il dolore o probabilmente per la sconcezza e per il disagio d’accorgersi d’essere talmente vulnerabile e per di più lasciata alla mercé di Corrado, confidente indiscusso e inoppugnabile di vecchia data, al presente compiutamente discinta e scoperta con le cosce allargate, senz’alcuna probabilità di velarsi. A rilento Corrado riuscì a lenirla e in ultimo a sollevarla, perseguendo logicamente di non adocchiarle il seno né l’inguine, ma forse Melania si confortò da sola meditando che avrebbe acquisito e infine raggiunto le pari condizioni in materia d’esibizione di scostumatezza, perché Corrado avrebbe dovuto favorirla e caldeggiarla nel sollevarsi, utilizzando ambedue le braccia.

Corrado, in quel frangente, ponderò la necessità della situazione e lasciando il proprio cazzo autonomo d’innalzarsi, l’afferrò dalle ascelle, collocandosi sennonché dietro di lei. La macchinazione ebbe tuttavia esigui risultati, perché Melania gli domandò d’issarla disponendosi in modo frontale. Dal momento che Corrado la sollevò, Melania non ebbe più l’impudenza né la spudoratezza d’infagottarsi, perché limitò il contatto fisico nel sorreggerle il braccio per donarle un poco di conforto. Melania aveva repentinamente incollato con lo sguardo il cazzo di Corrado, al presente a tal punto impettito da situare quasi in primo piano i testicoli, con il glande moderatamente scoperchiato, in un’oscena quanto viziosa e traviata espressione del suo fervido eccitamento. Lui non ce la faceva a imbattersi e a gareggiare con il suo sguardo, Melania perseguì tentando di liquefare la situazione attenuandola come poté, perché Corrado rifletteva allorquando Melania avrebbe rivelato quest’episodio alle sue fautrici compagne di sempre, e come lo avrebbe esposto e delineato, di come si sarebbe intrattenuta su quel cazzo sussultante.

Ambedue procedettero ancora per qualche metro con Corrado in totale mutismo, mentre Melania accorgendosi della reticenza che aveva agguantato il suo amico, lestamente lo rassicurò dandogli un bacio. Appresso cominciarono ad arrampicarsi verso la strada costiera, ma Melania avanzava a stento, perché la dolenza era parecchia. L’occhiata di Corrado si concentrava sovente, calandosi segretamente per pochi istanti ma in maniera inevitabile, là dentro quella deliziosa e accogliente pelosissima e nerissima boscaglia. Corrado nondimeno percepiva che quell’erezione non si sarebbe mai attutita, con la presenza di Melania spoglia al suo fianco, perché soltanto un limitato toccamento lo avrebbe di certo fatto sborrare. Lui si sentiva in uno stato di bizzarra quanto strampalata bolgia interiore, un inusuale ed eccentrica ressa intima lo attanagliava, intanto che gradualmente si stavano avvicinando all’autovettura di Corrado. Il viottolo era adesso in pendenza, i piedi di entrambi erano sofferenti e doloranti per l’asprezza del suolo. Approdarono alla fine in un punto particolarmente complesso e disagevole: occorreva scalare un massiccia roccia che sbarrava l’itinerario, sarebbe stato il conclusivo inconveniente prima della sospirata autovettura posteggiata a poca distanza.

Corrado compì due balzi e si ritrovò sulla sommità, però Melania si sforzava invano. Lei era nei pasticci, non riusciva a salire, così per porre fine a quella circostanza Corrado le affibbiò uno strappo riuscendo a issarla, piombando in conclusione sul corpo di lui, ammortizzando e ovattando in tal modo l’imminente capitombolo. In quel modo, in effetti, si ritrovarono faccia a faccia, con la fica di Melania addossata al cazzo di Corrado. Melania aveva la bocca spalancata e il respiro ansante, eppure non poté più sottrarsi quando lui la baciò con deciso e fervido impeto. Dopo essersi ripresi si scrutavano in modo rodato, libidinoso e smaliziato, l’uno e l’altro si rendevano conto che non potevano più sfuggire al volere intrinseco degli eventi, all’intento innato della vicenda, perché il cazzo di Corrado s’introdusse con rilevante immediatezza nella pelosissima fica di Melania, già alquanto lubrificata da diversi minuti. Corrado sborrò rapidamente la sua esuberante, corposa e ingente linfa vitale giustappunto un istante prima di lei, e Melania, captando quel fluido tiepido invaderle il corpo, si lasciò andare in un orgasmo deciso, imperioso e travolgente, strepitando la sua connaturata ma riservata libidine, peraltro diffusamente repressa e lungamente accumulata.

La fase conclusiva della ventura fu persino maggiormente espressiva, significativa e pittoresca: Corrado s’accorse, quando i loro appassionati e vibranti istinti si rabbonirono, di non riuscire affatto a muovere il piede. La circostanza divenne più istrionica, teatrale e convulsa, allorquando intuì d’aver smarrito le chiavi dell’automobile, che conservava fra l’altro agganciate al monile del collo. Melania rovistò a lungo sul viottolo pietroso e sul bagnasciuga, eppure nulla da fare. Quella sera, concretamente tutte le emozione ammissibili e tutte le consapevolezze plausibili dell’animo umano, animarono i due ragazzi vivacizzandoli e sconquassandoli nello stesso momento: sia passava dall’impaccio, dal turbamento e dall’euforia, fino all’angoscia, all’inquietudine e finendo con la collera.

L’avventura si concluse irreparabilmente e immancabilmente con quello che tutti e due nativamente sospettavano e subodoravano: una sconcezza totale, peraltro collettiva, unanime e spaventosa. Melania fu indotta a ritornare dai propri amici, ma non provò a compiere seppur in acqua il tragitto inverso. S’arrampicò sulla strada costiera e digradò dalla carreggiata primaria, dopo che le autovetture transitavano rintoccando fragorose con i clacson alla sua vista. Sulla riva c’era ancora tanta calca, poiché s’udirono sibilate di gradimento e cenni d’approvazione, quando la ragazza nuda infagottandosi con tutte e due le mani e rubiconda in faccia, sia per l’impaccio quanto per lo sdegno totale, giunse manifestamente arruffata, goffa, confusa e inelegante fra gli amici, i quali procedettero subito a passarle un asciugamano.

Tutta la spiaggia si era girata al suo passaggio, ancora oggi il suo favoloso fondoschiena rimane sovente menzionato e dura assai rammentato, da tutti i ragazzi che quella sera l’apprezzarono contemplandola e lodandola pienamente in tutta la sua meravigliosa e strabiliante naturalità.

Corrado, rimasto bloccato e ignudo, fu assistito poco dopo fra risolini di dileggio e scherni di sarcasmo, camuffato da un’espressione tangibile di preoccupazione e da un piglio toccabile e reale d’inquietudine.

Corrado e Melania non si cercarono né si frequentarono più per molto tempo: dopo qualche anno sennonché, riuscirono a frantumare quell’inibizione, scardinando gli ultimi frammenti di tormento rimasti, perché i ricordi di quell’evento si trasformarono diventando ben presto un movente di limpida allegria e di genuina ilarità, insomma una ragione di briosità e di spontanea spensieratezza, fra due maturi, comunicativi, socievoli ed esuberanti amici.

{Idraulico anno 1999}

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