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FIDANZATO CON UN…

By 29 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

UNA BELLA GIORNATA AL FIUME.

Una bella giornata di giugno. Un ragazzo in pantaloncini e maglietta esce di scuola assestandosi sulle spalle lo zainetto. Giovane ed anzi sembra più giovane dei suoi anni, è venuto a vedere se avessero esposto i risultati finali della seconda B ma c’ è un ritardo. Non è minimamente preoccupato, nessun problema, solo una logica curiosità, Aspetterà i due giorni necessari e si avvia tranquillamente verso la vicina fermata della corriera. Due ragazze incrociandolo lo guardano e si dicono qualcosa ma lui non se ne accorge. Un bel ragazzo comunque, capelli biondo scuro naturalmente ondulati, alto, un poco minuto. Le ragazze sono state colpite però dai lineamenti delicati di lui e dagli occhi chiari. Via per tutta la settimana i suoi, vuol trascorrere la mattinata al fiume. E’ l’ inizio delle vacanze e l’ anno prossimo affronterà l’ esame di Stato, la maturità classica.

Nuota, prende il sole per poi, quando sente fame, dirigersi verso il bar che ha adocchiato all’ arrivo. Decide per la scorciatoia ma scivola quasi rovinosamente proprio al culmine della salita breve ma ripida. Lo aiutano ed anzi, un uomo vedendolo sofferente lo ospita al suo tavolino. Vuole offrirgli anche qualcosa da mangiare e parlano a lungo. Gli propone poi di accompagnarlo a casa in macchina, il ragazzo gli ha detto dove abita ed è di strada, gli dice l’ uomo. Si, hanno chiacchierato a lungo. Più tardi, in macchina, l’ uomo dice che deve passare da un certo posto, una deviazione di pochi minuti che lascia il ragazzo indifferente. Ti fa ancora male la caviglia? No risponde, è quasi a posto. Mente, è del tutto a posto e sta solo scroccando un passaggio in macchina fino in città. La macchina è vecchia ma sempre meglio della corriera magari piena e puzzolente di gente poco lavata. Hanno lasciato la statale, poi lasciano la strada asfaltata, superano una sbarra aperta. Siamo arrivati dice l’ uomo. Scendi, in macchina fa caldo e dentro c’è della acqua fresca.

Gli sono saltati addosso sorprendendolo in due, forse anche tre. Lo aspettavano. Un cerotto sulla bocca perchè non gridasse mentre un giro di corda gli imprigionava i polsi, Una benda sugli occhi e le minacce. Ora è sotto, in uno scantinato illuminato solo da una lampadina fioca che pende attaccata al filo della luce.

Sono di sicuro in tre, no, sento una altra voce. E’ questo? Mica male è una bella signorina. Spogliamolo e controlliamo la merce. Ridono, cosa cazzo vogliono? Mi dibatto inutilmente ed alla fine sono steso nudo su un pagliericcio puzzolente, umido. Non ho freddo, sudo abbondantemente anzi. Un panno mi copre gli occhi. Tacciono. Vorrei dire che non sono ricco, i miei stanno bene ma non tanto da poter mettere insieme un riscatto. Ma perchè spogliarmi? La prova da mandare ai miei? Son mica una ragazza…Allora Giulio, ascolta. Conoscono il mio nome, l’ indirizzo anche, ho raccontato tutto a quello, grato del pasto. Sanno perfino che a casa nessuno mi aspetta. Ci piaci e vogliamo divertirci con te. Hai detto che i tuoi stanno via per qualche giorno. Nessuno dovrà sapere niente. E’ meglio anche per te. Se parli, se vai alla polizia o lo dici ai tuoi ti sputtani. Gli amici, i compagni ed i vicini ti daranno del finocchio e del culo rotto per tutta la vita perchè finirai sui giornali. Non siamo di qui, noi non ci trovano di certo. Se stai zitto ti brucerà il culo per qualche giorno e basta. Chissà, magari gli piacerà anche, dice una voce nuova, salutata da una risata collettiva. So, conosco quei termini e cosa vogliano dire ma non può essere, non può…Stanno slegandomi le gambe, è stato tutto uno scherzo…ma le rilegano in modo diverso. Li sento discutere. Quello dice di avermi accalappiato e chiamati a raccolta gli altri. Un’ altro sostiene che…parlano di chi per primo mi verrà nel sedere, dell’ ordine con cui mi faranno il culo…stranamente non ho paura, non molta. Di fatto ancora non ci credo. Allora tocca a te, poi parlano ancor più a bassa voce. Bene comincio ma non fatemi fretta, è vergine probabilmente e se faccio troppo veloce corro il rischio di rompergli il giocattolino. Guardate che bel culetto, sembra quello di una donna. E quando mai ti sei inculata una donna. Altre battute, altre risate mentre le mani mi frugano tra le gambe. Io sono immobile, impietrito. Ha anche un bel arnese, non immenso ma a qualcuno che dico io non dispiacerebbe. Altre risate, una voce dice: vedremo, prima però lo faccio io a lui…

Ascoltami Giulio, ti chiami Giulio, non è vero. Sono imbavagliato e faccio un segno con la testa. E’ la prima volta, non è vero, non lo hai mai preso nel sedere? Va bene. La prima volta fa sempre un poco male ed io ce lo ho abbastanza grosso. Se ti agiti è peggio. Se stringi le chiappe è peggio. Allargalo, spingi come per cagare, farà meno male e forse neppure sanguini. Non molto almeno. Parlare non posso, resto immobile.

La consapevolezza e la paura arrivano quando allunga la mano tra le gambe e me lo stringe; sono come una mazzata, mi tolgono il respiro già difficile per il cerotto. Paura e schifo. Ti insalivo il buco, bello mio, e sento lo sputo, gli sputi, tra le natiche che mi allarga. Infila un dito e siccome stringo, già mi fa male. Non posso trattenermi però. E’ vergine? Cazzo che è vergine. Questo non lo usa neanche per cagare. Ridono, ridono e si divertono. Mi spinge dentro ancora di più, si, spinge dentro di più quel dito maledetto, lo gira e rigira. A turno mi entrano dentro con le loro dita lerce. Si congratulano a vicenda per il colpo di fortuna. Cantano persino, una canzone…e mentre gli altri cantano, quello di prima di nuovo mi sputa. Adesso, bello, non stringerti…lo sento, non so…mi tocca tra le gambe tenendo il cazzo puntato. Preme d’ improvviso e fa male. Non resisto, cerco di stringermi e non riesco… lo sento entrare. E’ come avere mille aghi, chiamo mia madre, lo supplico di lasciarmi stare e grido, tutto nel bavaglio. Inesorabilmente me lo spinge sempre più dentro. Cerco di dibattermi, cerco di allontanarlo in qualche modo e lui ride e fa con suo comodo perchè mi hanno legato stretto, non posso fare niente. Un delizioso culo vergine, sapete, vergine! Stretto, da signorina. Ve lo allargo ancora un poco. Mi ero dimenticato degli altri, tutto preso da quello che mi stava facendo, dalle fitte atroci. Solo ora che il dolore è diminuito, cazzo, è ancora dentro, ma fa meno male, di nuovo sento le risate, i commenti, le parole con cui lo incitano a fare in fretta. Vogliono anche loro provare il giocattolo nuovo…

All’ improvviso è tutto finito. Mi ha fatto male, mi fa ancora male. Diamo alla signorina qualche attimo per respirare, per riprendersi, dice uno, ma così è peggio, il culo gli si restringe, risponde un altro. Palle, dice una altra voce, tocca a me e ne ho voglia adesso, se non me lo faccio subito scoppio. Lui, il secondo è peggio del primo. Non saprò mai il perchè. Grido come un pazzo per il dolore. Per fortuna finisce in fretta. Ce lo ha ancora duro quando ha già goduto e lo tira fuori. Ricordo solo che lo ho sentito godere e pensavo con questo fosse finita. Poi mentre esce ancora duro e grosso, sento un male cane, il maledetto. Mi tira fuori le budella penso e ne sono terrorizzato… Mi ha distrutto. Qualcuno pietosamente mi passa sul culo uno straccio bagnato, e di nuovo propongono di darmi respiro. Il terzo non so, non lo ricordo, forse sono mezzo svenuto. Il quarto ed ultimo mi fa male ma meno dei primi tre e certamente meno del secondo. Di nuovo lo straccio bagnato. Sono pure io uno straccio. Ho male dappertutto. Mi sento sporco, sono sporco come una fogna Eppure mi sforzo di non piangere, non devo piangere, si divertirebbero ancora di più. Mi chiedono se voglio qualcosa da mangiare. Ho fame? Si ho fame. Ho proprio fame. E’ incredibile ma è così. Guarda che se gridi ti… lo sa lo sa…e poi qui ci siamo solo noi e da qui sotto, bada bene, non ti sente nessuno. Tu metti il paletto, arrugginito e duro com’ è, se anche cerca di scappare…mettici di traverso l’ asse. Bravo, così. Mi slegano e dopo qualche momento mi dicono di togliermi il bavaglio ed anche la benda. Fa male togliermi quel cerotto. Facci vedere in che condizioni hai il buco del culo. Mi fanno piegare il busto e portare le mani a terra a gambe aperte. Umiliante? Non in quel momento, cosa poteva mai umiliarmi ancora o farmi paura? Credevo fosse conciato peggio, dice uno. Un buco di culo da favola, elastico e sempre pronto a l’ uso. Tra schiamazzi e risate da una tanica versano dell’ acqua in uno straccio e lo arrotolano per poi metterlo in posizione sul buco dolorante. Sei la nostra culattina, ridono, no è la nostra culattina e la nostra puttana, certo se davanti avesse una bella fighetta pulita pulita…No, cento volte meglio quel cazzetto, lo voglio succhiare bene…e lui se lo fa mettere in quel culone sfondato…sfondato sarai tu, stronzo. Non stanno litigando, si divertono…Sono tutti con il viso coperto e tra tutti ho visto in viso ma lo ricordo solo un poco, quello che mi ha incastrato portandomi qua. Sediamo su un paio di panche sbilenche, tutti nudi. Tutti cazzi mosci dice il più massiccio di loro, e ride. Gira una grossa pagnotta col salame ed una seconda con del formaggio. Le addentiamo a turno. Poi la solita acqua. Scappare? Impossibile. La porta è ostruita e sbarrata. Prima che possa aprirla mi agguantano dieci volte e sono tutti grandi e grossi. Dio, avevo fame. Avevo proprio fame. Quello alla mia destra mi tocca l’ uccello. Non è male, dice. Quasi quasi…ridono, battono le mani e lui mi abbraccia. Questo no, essere baciato no, eppure alla fine ho la sua lingua in bocca oltre a due schiaffi stampati sulla faccia. Anche la lingua di un altro, forse, ma non ne sono sicuro, anche di un terzo. Sono completamente fuori di testa. Fanno un gran chiasso, uno o l’ altro me lo menano di continuo. Me lo succhiano anche ma senza grandi risultati. Mi spingono verso il pagliericcio e adesso ho paura. Essere sodomizzato di nuovo no. Ma non è quello che vogliono o comunque quello che vuole uno di loro. Sta in ginocchio a gambe aperte. Mi fanno mettere in ginocchio dietro di lui. Uno me lo prende in bocca fino a farmelo diventare duro e poi faccio quello che dicono. Solo che qualcosa non va, mi faccio male. Vogliono che continui e continuo. E’ la prima volta che godo, a parte molte seghe, mai successo così.
Non gli basta comunque. Quando provo a girare la testa sono botte. Vogliono un pompino…a testa. Un paio mi vogliono come prima ed un altro vuole che glie lo metta io nel sedere. Questa volta è più facile anche se devono ‘prepararmi’ più a lungo. Il primo che se lo è fatto mettere vorrebbe di nuovo ma proprio non posso, non riescono a farmelo diventare duro. Un altro pompino allora.

Da quando son qui sotto sono uno zombi ubriaco. Non penso a niente.
Non so che ora sia quando mi fanno rivestire e mi imbavagliano e bendano. Mi scaricano vicino a casa dopo aver ripetuto le loro minacce. Sbando, fatico a camminare dritto e devo appoggiarmi al muro più volte. Per un momento temo anche di aver perso le chiavi ma le trovo.

Solo quando la porta è ben chiusa alle mie spalle respiro. Respiro meglio quando mi infilo sotto la doccia. In strada ho vomitato. Sono coperto di sborra. Seguo i loro consigli. La borsa del ghiaccio sul buco ‘ormai irrimediabilmente rotto’, avevo detto in auto. Ma va la. Se vuoi tra qualche giorno ricominciamo…hai un culo fatto apposta! Mi sveglio tardi, e mi fa ancora male sia il sedere che la mandibola, me la hanno quasi slogata e sento ancora in bocca… Il giorno dopo mi fa meno male. Quando tornano i miei è solo un fastidio…leggero.

Cambiamo le valigie e lunedì partiamo dice mamma.

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