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Fissazione orale – 1

By 8 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La professoressa Fox era eccitata. Si passò una mano tra i lunghi capelli corvini trovandoli umidi per il caldo. Non riusciva a trovare una posizione confortevole: accavallava una gamba, poi un’altra ma niente, era troppo eccitata. Non spostava mai gli occhi dalla persona di fronte a lei. Non poteva spiegarselo, non capiva perché, perché proprio lui.
Il ragazzino che sedeva al posto di fronte alla cattedra non era esattamente un figo, tutt’altro. Austin si chiamava. Piuttosto ordinario in effetti, con i capelli rossi a punta, tirati su col gel e i piccoli occhi verdi. Aveva il viso imberbe, pieno di efelidi ed era uno studente tutto sommato mediocre, ecco perché frequentava, insieme ad altri due compagni, i corsi estivi per il recupero delle materie in cui era stato rimandato. Insomma non era assolutamente niente di speciale, ma questa bellissima ragazza di nemmeno trent’anni lo trovava immensamente e dolorosamente sexy.
Eh già, perché Anne Fox era una davvero una bomba di sensualità. Ogni suo poro trasudava sesso ed era il sogno proibito di ogni maschietto che ne incrociasse il cammino: un corpo da modella ed un viso da favola intrappolati nel ruolo di rigida insegnate di letteratura inglese allo Scottsdale High. Ma era stata lei a volerlo, aveva scelto d’insegnare al liceo perché non voleva, non poteva stare lontana dal fulcro di tutte le sue fantasie sessuali: gli adolescenti. Le piacevano giovani i ragazzi, non che non avesse rapporti con uomini della sua età ma il pensiero di stare con un liceale la eccitava oltre ogni misura. Non l’aveva mai fatto, naturalmente, l’idea era assurda, se qualcuno l’avesse scoperta avrebbe perso il posto in un attimo, però fantasticava, fantasticava, fantasticava.
Si legò i capelli con l’elastico che aveva intorno al polso mentre Austin lavorava al test. Era solo oggi, l’unico ad essersi presentato in questo caldissimo giorno di metà luglio e lei gli aveva affibbiato un test sull’ultimo brano letto in classe perché tutto quello che aveva voglia di fare era guardarlo e sognare. Si passò la lingua sulle labbra, poi se ne morse uno mentre guardava i pantaloncini a scacchi del ragazzo. Ogni tanto lui la guardava, le sorrideva e lei distoglieva lo sguardo. Da quella posizione non riusciva proprio a vedergli il pacco, era una tortura. Si mosse leggermente verso destra, ma niente da fare, ancora non bastava. Premette le labbra l’uno contro l’altro nervosamente. La bocca era sempre stata la sua zona erogena per eccellenza. Aveva un senso del gusto molto, molto sviluppato e godeva dei sapori, molto di più di quanto non facessero altre persone. Il sapore di maschio poi la faceva sballare, la mandava in estasi. Ma questa non era l’unica perversione di questa ragazza malata di sesso. Aveva avuto tanti uomini e aveva tentato di condividere le sue fantasie con ognuno di loro ma molti dei suoi partner le trovavano troppo strane per accettarle volentieri. Le piaceva essere dominata, umiliata, usata. Alcuni dei suoi ex si erano prestati ai suoi giochi per un po’ pur di portarsela a letto ma non ci avevano messo passione, non erano evidentemente interessati a quel tipo di scenario. Quindi le storie non erano durate ed ora si ritrovava psicologicamente prigioniera di questo ragazzino, o meglio dell’idea che lei aveva di loro due, un ragazzino che, con buona probabilità non aveva idea di quello che le si agitava per la mente.
‘Tutto bene prof?’ la sua voce giovane la fece trasalire:
‘Si.. si… certo, perché?’ si riprese con il timbro un po più alto del normale.
‘Mi stava fissando le gambe’ le disse lui un po’ in imbarazzo.
‘Io… cosa? No, no, non dire stupidaggini, ero solo sovrapensiero…’ deglutì nervosamente ‘come va il test? A che punto sei?’ cercò di darsi un contegno recuperando il suo ruolo e sperò di averlo convinto.
Il ragazzo sbadigliò stirandosi ‘ho quasi finito’ le rispose, poi abbassò una mano e la fece sparire sotto il banco, grattandosi velocemente i gioielli di famiglia. Lei deglutì di nuovo e riprese a mordersi il labbro. Era davvero una tortura, non ce la faceva più. Avrebbe dato il mondo per seppellire la faccia in mezzo alle sue gambe e non riemergere mai più.

Austin Richardson non era certo un figo e lo sapeva. Anzi, lo sapevano tutti a scuola. Semplicemente non aveva le carte in regola per esserlo. Non era alto né atletico, era magro ma con quel filo quasi impercettibile di rotondità intorno alla pancia. Non portava vestiti firmati e la sua famiglia non navigava nell’oro. Era il classico sfigatello ipertecnologico che si ammazza di seghe davanti al computer. Era vergine e piuttosto timido. I ragazzi più alla moda lo prendevano in giro e qualche volta le aveva anche prese, cosa che lo metteva in cattiva luce con il gentil sesso. E questo era un problema grosso perché negli ultimi tempi l’uccello gli diventava duro in continuazione e al minimo stimolo di qualunque tipo. Doveva menarselo cinque, sei volte al giorno, il suo ‘amichetto’ sembrava non placarsi mai. Voleva trovare a tutti i costi una ragazza con cui scaricarsi ma non era facile. Nessuna sembrava essere interessata a lui, andavano tutte dietro a Clive Peters e i suoi amici. Cazzo quanto li odiava, lo mettevano sempre in ridicolo. Se solo avesse trovato un modo per vendicarsi.
Quindi Austin passava molto tempo a fantasticare, come molti altri suoi compagni e buona parte delle loro fantasie erotiche avevano per protagonista la donna che aveva di fronte. La professoressa Fox oggi indossava un abitino di lino molto succinto che lasciava davvero poco all’immaginazione ed Austin era dovuto scappare in bagno già due volte sudato fradicio con il cazzo di marmo. Si era segato, aveva inondato il cesso di sborra pensando alla sua bella insegnante, si era pulito la mano un po’ alla buona sui peli del pube maledicendo il bidello per la perenne mancanza di carta igienica, se l’era rinfilato tutto appiccicoso nelle mutande ed era tornato in classe.
Che figa stratosferica che era la Fox, avrebbe fatto carte false per averla e poi, anche se in classe era inflessibile su voti e punizioni da assegnare, tutto sommato era gentile con lui, gli sorrideva spesso. Era un pensiero che aveva girato e rigirato nella sua mente centinaia di volte ma poi si era sempre detto che era assurdo, punto e basta.
‘Mi sorride come sorride a tutti gli altri studenti’ si disse per l’ennesima volta il ragazzo tornando a concentrarsi sul test. Aveva quasi finito. La prof si alzò dalla sedia mostrandogli le gambe che uscivano dalla cortissima gonna del vestito. Lui mosse appena un braccio ed urtò involontariamente la penna che cadde all’indietro sulla sua sedia e poi per terra in mezzo alle sue gambe. Stava per abbassarsi a prenderla ma lei lo anticipò. SI chinò lentamente e infilò la testa sotto il banco per raccoglierla. Lui indietreggiò leggermente con la sedia e la guardò un po’ stupito, inginocchiata di fronte a lui che stava a gambe aperte. Il suo viso a centimetri dal suo cazzo che, inutile dirlo, cominciò a gonfiarsi per l’ennesima volta quella mattina. Si scambiarono uno sguardo fugace, non più di un secondo, che però sembrò durare un’ora. Poi lei indietreggiò con la testa e la fece riemergere dall’altra parte. Si alzò e gli restituì la penna, rossa in viso si affrettò ad aggiustarsi i capelli.
‘Grazie’ le disse lui facendole un sorriso. Continuava ad essere sorpreso ma gli piaceva l’atmosfera. Lei pareva nervosa, accaldata, sembrava che faticasse a controllarsi. Continuava a leccarsi le labbra.
‘Mi sembra che tu… insomma, che tu ti sia… eccitato un po’? Forse?’
D’istinto il ragazzo chiuse le gambe e si coprì per la vergogna.
‘Mi scusi, io non…’ si affrettò a dire imbarazzato.
‘No, no, no, non… non ti scusare… sono contenta che… voglio dire… mi fa piacere che… cioè intendevo….’ cominciò a sventolarsi il viso con la mano ‘…fa un gran caldo…. oggi… non… non trovi?’ non riusciva a completare la frase era in un imbarazzo tale che Austin dimenticò il proprio, anzi si rilassò appoggiandosi di nuovo allo schienale e incrociando le braccia con le gambe aperte. Gli occhi della professoressa si fissarono di nuovo sul pube del giovane e stavolta a lui venne da sorridere. ‘Possibile?’ pensò.
‘MOLTO caldo’ le rispose accentuando la prima parola.
Lei provava a sorridergli sempre più imbarazzata:
‘Beh, l’importante è che non lo racconti alla tua ragazza, sai le ragazze sono…’ provò lei a sdrammatizzare ma lui la seccò subito:
‘Non ce l’ho la ragazza prof.’ non glielo disse sgarbatamente ma continuò a guardarla nella stessa posizione con il pacco rigonfio in bella vista per la gioia ninfomane dei suoi occhi.
‘Ma come no?’ i grandi occhi marroni della prof si muovevano nervosamente veloci tra il suo viso e la sua erezione malcelata ‘…un ragazzo così bello, così figo…’
Austin si alzò dalla sedia e le si avvicinò, gli sudavano le mani mentre pensava ‘o la va o la spacca!!’
‘Figo, io? Prof ma mi ha guardato bene?’ le era sempre più vicino e lei continuava a sventolarsi con la mano. Era un po’ più basso di lei.
‘Ma… ma… certo che ti… ho guardato… bene’ i suoi occhi continuavano a scendere sotto la cintura mentre lui le si fermo a meno di venti centimetri di distanza:
‘Prof non intendevo in mezzo alle gambe…’ si indicò il viso ora sorridente ‘gli occhi sono quassù’ aggiunse maligno.
Lei cedette ai suoi sensi e gli buttò le braccia al collo baciandolo appassionatamente.
Austin non riusciva a crederci ma non si fece trovare impreparato, le infilò la lingua in bocca e rispose al bacio con veemenza quasi, cingendole la vita. Limonarono per una decina di secondi, poi lui si staccò per riprendere fiato e lei cominciò a baciarle il collo leccando ogni centimetro di quella pelle dalla carnagione così chiara. Ansimando gli parlò dal cuore sussurrando:
‘Tu non hai idea del potere che hai su di me!’ al ragazzo scappò quasi da ridere mentre sentiva il bisogno impellente di slacciarsi i pantaloni.
‘Io, prof?’ le chiese con un tocco d’incredulità. La ragazza annuì mentre continuava a baciarlo e a leccarlo sul collo e sulla parte di petto glabro ed imperlato di sudore che s’intravedeva dalla sua camicia a maniche corte. Poi gli mise una mano gentile sul rigonfiamento e gli chiese:
‘Sai cos’è questo?’ lui rise piano per un istante, poi le rispose con l’aria un po’ furba:
‘Il mio cazzo’ la professoressa scosse il capo appena ed aggiunse:
‘E’ molto di più Austin…’ sembrava posseduta, era in preda ai calori ‘questo è il tuo bastone del comando, il tuo scettro del potere… questo…’ altri baci sul collo, altre carezze sul pacco ‘… fa di te il mio padrone assoluto’
Il ragazzo rise piano di nuovo e se la staccò di dosso allontanandola dalle spalle.
‘Parla sul serio prof?’ aveva un sorriso un po’ maligno che si trasformò in un ghigno quando lei gli disse quasi disperata:
‘Non chiamarmi più così, ti prego, in questo momento sono solo una puttana’
‘Hahahaha!!! Ok allora, inginocchiati puttana!’ Anne venne percorsa da un brivido che le piegò le ginocchia in automatico come se il ragazzo l’avesse costretta con la sua voce. Il suo viso, ora felice raggiunse l’altezza che meglio si confaceva al suo rango.
‘Sono ore che ci sbavi sopra, voglio presentartelo’ aveva subito preso le redini della situazione, se questa zoccola in calore voleva essere trattata così lui era la persona più felice del mondo di accontentarla. Si sganciò gli shorts e tirò giù i boxer e i suoi venti centimetri di virilità furono finalmente liberi. Il sudore e lo sperma stantio sui peli viziarono prepotentemente l’aria della stanza insieme agli ormoni adolescenziali. Lo prese con una mano e glielo passò sul viso sporcandoglielo.
‘Allora? Ti piace il mio bastone del comando?’ lei prese a baciarglielo mentre mugolava.
‘Mi sono già sparato due seghe pensando a te prima, stavolta ti sborro in gola.’ qualche secondo di pausa per godersi la scena di quel viso perfetto sporco di sperma vecchio.
‘Succhiamelo!’.
Di nuovo la donna agì schiava delle sue stesse pulsioni. Dischiuse le labbra ed ingoiò devotamente l’oggetto dei suoi desideri. Il piacere la travolse, un piacere disgustosamente erotico, eccitante, orgasmico che la rendeva tutta un brivido. Lo ingoiò lentamente e se lo fece scivolare giù fino in gola per gustare al meglio ogni goccia di sudore sporco, ogni residuo di sperma rappreso, quel misto di sapori di giovane maschio con cui Austin la stava nutrendo. Senti un calore forte in mezzo alle gambe, si stava già bagnando.

Il ragazzo ebbe un sussulto quando le labbra della sua professoressa gli avvolsero il cazzo amorevolmente.
‘Non ci credo, non ci credo, lo fa davvero!!!!’ pensò al settimo cielo. Il sogno, la donna perfetta lo stava spompinando. Eccome se lo stava facendo, era proprio lì, inginocchiata di fronte a lui. Sorrise socchiudendo un attimo gli occhi ‘Fanculo Clive Peters, chi è adesso lo sfigato, huh?!’ si disse tra se e se. Passarono i secondi di quella fine mattinata immersi nell’estasi di entrambi.
Lui abbassò gli occhi e guardò quella che era sempre stata una dea irraggiungibile mugolare come una vacca infoiata.
‘Cazzo, certo che sei proprio una troia, ti piace così tanto?’ mugolò ancora la donna, poi si fece scivolare il pene fuori dalla bocca il tempo di rispondergli nel suo ansimare concitato:
‘Il tuo sapore…’ ancora una leccata oscenamente lasciva alla cappella rossa ‘…mi manda in estasi’ non era più in se.
‘Hahaha!’ ridacchiò il ragazzo divertito ‘Bene! Buono a sapersi!’ e lei riprese il suo lento pompare.
Il caldo cominciava a farsi insopportabile e il giovane vide una goccia di sudore scivolare giù fra i seni tondi di lei. Le allontanò la testa con la mano e le disse:
‘Togliti il vestito’ lei si guardò intorno incerta riacquistando per un attimo coscienza. Qualcuno poteva entrare, erano pur sempre a scuola ‘Dai spogliati’ la incalzò lui con sempre maggiore autorità nella voce. Un altro secondo o due di indecisione, poi la donna ripiombò in trans, rapita dai suoi desideri. Cominciò a tirarsi giù la lampo e anche Austin si liberò dei vestiti, ormai solo d’intralcio. Si sfilò le scarpe da tennis e buttò a terra pantaloni e i boxer grigi. Le piante dei piedi a contatto con il pavimento gli dettero refrigerio immediato. Stava sudando copiosamente, dappertutto. Si sbottonò la camicia e notò le gore sotto le ascelle e sulla schiena. La gettò via.
‘Levati anche il resto’ le disse quando la vide in lingerie. Poi si avvicinò alla cattedra aspettando che il suo ordine fosse eseguito e notò il registro dei voti, l’arma di ricatto dei professori, l’unico vero simbolo del loro potere. Era aperto sulle assenze. Austin sorrise furbescamente, si voltò e, facendo leva con le mani, ci si sedette sopra. Che sensazione stupenda.

‘Wow!’ le disse il ragazzo vedendola completamente nuda ‘avvicinati’. Lei obbedì a quella voce così giovane ma allo stesso tempo autoritaria. Ebbe un fremito quando le sue mani presero possesso del suo corpo palpandole i seni con la forza inesperta ed eccessiva della gioventù. Sorrideva il suo padrone, quasi incredulo di fronte a quello spettacolo. Poi i loro sguardi si incrociarono di nuovo, un paio di secondi e lei avvicinò le labbra alle sue ma la mano di lui la allontanò deciso:
‘Non mi vorrai mica baciare vero!? Che schifo!’ la guardava con un sorrisetto che poco si addiceva al suo viso imberbe ‘sei tu la troia succhiacazzi, io non ci tengo, grazie!’
Quelle parole, quell’arroganza, che godimento. ‘…anzi, perché non riprendi a fare il tuo dovere da brava cagnetta?’ le ginocchia le si piegarono di nuovo mentre lui le tirava i capezzoli verso il basso per farla chinare. Immerse la testa tra le sue gambe aperte e ricominciò il pompino che aveva interrotto mentre lui si appoggiava all’indietro con le mani sulla cattedra. Il contatto ritrovato con quel sapore intenso e potente aumentarono la sua eccitazione e la donna cominciò a toccarsi, a giocare con la sua fighetta, prima con le labbra, stuzzicandole, massaggiandole, poi si inserì due dita dentro, mentre avvolgeva il glande del suo padrone con la lingua. Il suo prezioso scroto poggiava rilassato sulle pagine bianche del suo registro.

‘Lo sai? Ti preferisco quando mi succhi l’uccello a quando mi sgridi perché ho preso un brutto voto…’ sorrise ai suoi gemiti di risposta, poi ci pensò qualche secondo ed aggiunse ‘ma non credo proprio che mi darai brutti voti d’ora in avanti, non è vero puttanella?’ ancora gemiti ‘Hehehehe!! no, infatti! Non succederà MAI più!’ continuò a voce bassa mentre la guardava divertito. Cominciava solo ora ad assorbire la grandiosità di quanto gli era capitato. Non solo la Fox avrebbe soddisfatto tutti i suoi bisogni sessuali, ma si era di colpo assicurato il massimo dei voti nella materia più importante della scuola senza bisogno di aprire un libro. Che brivido di potere, la teneva in pugno e ne avrebbe approfittato ampiamente, doveva solo studiarla bene.

‘Che bello, che bello!!!’ era l’unico pensiero che le passava per la mente. Ingoiava quel pezzo di carne come fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto mentre si masturbava con le dita della mano. Non ce la faceva più, era arrivata al culmine e si stupì della resistenza del ragazzo anche se, a giudicare dai gemiti, sentiva che era molto vicino anche lui. Aumentò il ritmo per raggiungere l’orgasmo e ci riuscì alcuni secondi dopo bagnando il pavimento sotto di lei. Il ragazzo non sembrava essersene accorto, chiudeva gli occhi, li riapriva, si mordeva il labbro e la guardava sovrano. Poi le mise le mani dietro la nuca, si alzò dalla cattedra portandosi dietro il registro che cadde a terra. Cominciò a muovere il bacino con foga e lei gli mise le mani sulle natiche accompagnando quella danza erotica, cercando di dare più forza ad ogni affondo. Le stava spanando la gola e presto l’avrebbe marchiata come sua per sempre.

‘Ci sono quasi’ le disse guardando in basso. Stava ansimando ed era madido. ‘Quando sborro non voglio che te la ingoi subito, capito?’ aggiunse tra un sospiro e l’altro poi, dopo qualche altro secondo ‘eccola, eccola!! Ahhh!!’ Gemette a bocca aperta mentre godeva ‘Ahhh!! Tieni! Tieni!! Senti quant’è buona!’ Quando l’ultima goccia di piacere l’ebbe abbandonato allontano il bacino dalle sue labbra e il cazzo gli ballonzolò semi moscio sui grandi testicoli. Si sedette di nuovo sulla cattedra con un sorriso da un orecchio all’altro.
‘Apri la bocca’ le disse mentre il cuore stava pian piano rallentando i suoi battiti frenetici.
‘Che spettacolo!’ aggiunse vedendo la sua sbroda bianchiccia riempirle la bocca fino all’orlo. Continuava a sorridere.
‘Assaporala bene, devi memorizzare il gusto alla perfezione!’ La vide chiudere la bocca e passarsi il contenuto da una guancia all’altra, lo splendido volto in estasi totale.
‘Adesso ingoiatela!’ le disse con disgustata arroganza dopo diversi secondi e lei obbedì in un sol colpo.
‘Hahahaha’ scoppiò lui ‘hai proprio ragione, lo sai?’ la guardò con un ghigno sempre più ampio ‘sei solo una puttana, la mia puttana e questo…’ si indicò in mezzo alle gambe ‘…questo ti obbligherà ad esserlo finché voglio!’

Ogni parola che le rivolgeva la eccitava, nonostante fosse già venuta.
‘Si padrone…’ gli disse dolcemente vinta ‘…è così’ e si gettò di nuovo in mezzo alle sue gambe, insaziabilmente schiava, leccandogli la folta peluria rossastra.
‘Ecco, brava. Leccami anche quelli, sono tutti appiccicosi.’ La guardò, poi vide il registro per terra con le pagine sgualcite e sorrise ancora trionfante rivolgendole un ultimo:
‘Professoressa dei miei coglioni!’

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