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Racconti Erotici EteroTrio

Frammenti di Chiara

By 18 Aprile 2018Dicembre 16th, 2019One Comment

Potrei partire da un bel po’ di tempo fa, quando facevo il liceo con scarsi risultati.
Vivevo a Padova, fino a che improvvisamente i miei si sono separati; é successo molto in fretta e molto malamente, tipo che mio padre é sparito per tre settimane e una sera é ricomparso con una ragazzetta che sembrava avere la mia et’: era la sua nuova donna, e la mia famiglia ad un tratto non esisteva più. Mia madre, come &egrave logico, &egrave andata in depressione ed io sono stata nuovamente bocciata a scuola. Io e mia madre ci siamo trasferite da sua sorella, in Calabria, in una cittadina di mare nella quale non ero mai più stata neanche di passaggio da quando facevo la quarta elementare. Mia madre ha trovato un lavoro per lei, una nuova scuola per me e una nuova vita per entrambe… Ho abbandonato gli amici, una specie di fidanzato, tutto quello che conoscevo… ed &egrave successo così, il tutto nel giro di pochi mesi…
Uno shock niente male, in effetti; ma contrariamente al paese dove eravamo andate a stare (i cui unici svaghi per i giovani erano il mare e le droghe pesanti), la nuova scuola non era male e dal momento che forse ero piuttosto carina e un po’ “esotica” mi sono inserita abbastanza in fretta… In realtà mi sentivo alquanto fuori luogo. Le altre ragazze mi sembravano quasi tutte delle bombe di sensualità; la maggior parte erano un palmo più basse di me e mi sembravano tutte belle, mediterranee e piene di curve, avevano profondi occhi neri e bei capelli scuri. Io invece ero una spilungona del nord piena di riccioli biondi, con gli occhi chiari e due tettine che sembravano appena spuntate nonostante avessi quasi vent’anni. Non avevo ancora vere e proprie amicizie, ma in pochi mesi ho fatto parecchie conoscenze e, dopo un po’, un ragazzo mi ha anche chiesto di uscire.
Christian, si chiamava, con l’ “h”… Non era il massimo, ma sembrava un tipo abbastanza sveglio ed era simpatico; era anche un pelo troppo tamarro, per i miei standard padovani, ma sentivo di piacergli parecchio e comunque anch’io lo trovavo attraente…
Non riusciva a credere che mi lasciassi scopare già al terzo appuntamento; evidentemente da quelle parti tra ragazzi c’era tutta una trafila da seguire che da noi nel nordest era un po’ semplificata… Lassù era qualcosa tipo: “…ne abbiamo tutti e due voglia, per cui diamoci dentro…”. Laggi’ invece funzionava: “…dopo tre settimane che insisti ti faccio succhiare mezza tetta e per i prossimi tre mesi ti ammazzi di seghe ripensandoci…” Io, che non ero più vergine da secoli, ne avevo un sacco di voglia, dopo tutto lo stress accumulato nell’ultimo periodo.
A quanto pare anche Christian aveva un po’ di arretrato, infatti &egrave venuto come una fontana una prima volta mentre gli infilavo il preservativo, ed una seconda volta mentre cercava di entrarmi dentro; a quel punto, poi, era finalmente un po’ più calmo e per fortuna siamo riusciti a combinare qualcosa; me lo ha messo dentro abbastanza facilmente ed ha iniziato la sua performance. All’inizio mi sembrava tutto un po’ grottesco, ma poi mi sono lasciata andare e in effetti non é stato male: eravamo sul suo letto, ancora mezzi vestiti per la paura che i suoi rientrassero a casa all’improvviso, ed io mi stavo pian piano scaldando. Mi scopava profondamente e velocissimo, ansimando come un indemoniato; era una cosa piuttosto animalesca, e devo dire che stava funzionando, perch&egrave l’ sotto iniziavo a sentire parecchio sciacquìo ; se fosse durato ancora qualche minuto forse sarei anche riuscita a venire, ero sempre più eccitata, ma ad un certo punto lui ha lanciato un urlo, mi é crollato addosso ed ecco che lo spasso era finito…
Ci sono state un altro paio di scopate, con Christian, ma niente di memorabile. Gli ho anche fatto qualche sega, nel parco, ed un pompino sulla spiaggia che credo non dimenticher’ facilmente…
Poi c’&egrave stato Capodanno.
Senza girarci troppo intorno: mi sono sbronzata ad una festa e mi sono scopata Christian ed un suo amico.
Insieme.
Nessuno lo aveva pianificato, ne sono certa. Semplicemente &egrave successo. Eravamo tutti sbronzi ad una festa in una casa di conoscenti e noi tre ci siamo infilati in una stanza. Lo chiamavano il Biscia, l’amico di Chris, e lo conoscevo a malapena… Quando si &egrave spogliato sono scoppiata a ridere come una stupida dicendo: “ecco perch&egrave ti chiamano il Biscia…”: aveva questo uccello lungo e stretto, così liscio che sembrava quasi levigato; era duro come la pietra. L’ho preso in bocca prima a lui, poi a Christian e l’ho succhiato ad entrambi per un’eternità. Christian e il Biscia se ne stavano sdraiati su un divano e si godevano il mio show: inginocchiata ai loro piedi, completamente nuda, che succhiavo il cazzo di uno strizzando quello dell’altro, per poi cambiare cavaliere. Eravamo tutti e tre abbastanza a nostro agio, ma questo probabilmente solo grazie all’alcol; mi guardavano, tutta concentrata nel mio lavoro ed ogni tanto, quando i nostri sguardi si incrociavano, mi sorridevano.
“Ti piace?” chiedevo. E davvero non avevo bisogno di una risposta… dopo un po’ avevo male alle labbra da quanto ho succhiato. Quando poi mi hanno ricambiato il favore, b&egrave… é stato qualcosa di memorabile… Voglio dire: me ne stavo in piedi, con le gambe leggermente divaricate e ne avevo uno che mi mangiava la passera e l’altro che mi leccava il sedere come se fosse stato il loro ultimo pasto… Non é una cosa che succede tutti i giorni, diciamocelo… Sono venuta fino alle lacrime, aggrappandomi stretta ai loro capelli tanto da fargli male. Poi mi hanno scopata; prima Chris, poi tutti e due insieme… Uno nella passera e uno nel culo; dietro c’era il Biscia, che davvero lo sentivo fino in gola… Erano tutte novità per me, intendiamoci: decisamente non avevo mai fatto niente del genere in vita mia. Avevo avuto un bel po’ di ragazzi, prima di allora, fidanzati e parecchie scopatine occasionali, ma tutto piuttosto canonico, “regolare”. Quindi ero un po’ sgomenta per quello che stava succedendo… la sensazione di averne due dentro, comunque, era qualcosa di stupefacente. Forse sono venuta ancora, ma quando prima mi leccavano insieme, b&egrave il massimo &egrave stato quello… L’ammucchiata &egrave andata un po’ per le lunghe e penso di essermi persa il finale; credo di essermi addormentata, ubriaca, mentre ancora stavamo scopando. Ci siamo svegliati il mattino dopo, nudi come vermi e stravolti dal sesso e dall’alcol… e in quel momento, sì… &egrave stato un po’ imbarazzante. Poco tempo dopo in realtà ho saputo che il Biscia lo chiamano così perch&egrave &egrave un centravanti veramente agile e non c’&egrave terzino che riesca a bloccarlo…

Christian ha evidentemente pensato che non ero una ragazza sufficientemente seria per lui, perch&egrave dopo la notte di Capodanno ha smesso di parlarmi ed ha cominciato persino a negarsi al telefono.
Chi invece mi ha cercata, e con una certa insistenza anche, é il Biscia.
Inizialmente non volevo vederlo, preferivo far scomparire nel dimenticatoio questa storia imbarazzante. Ero anche piuttosto preoccupata che si spargesse in giro la voce di che razza di troia fosse “la Padana”, come mi chiamavano in paese, ma devo dire che i ragazzi erano evidentemente stati discreti, perch&egrave le settimane passavano e sotto scuola non apparivano murales con scritto “la padana fa le ammucchiate”…
Insomma, dopo due mesi di pressing e alla trentesima telefonata ho acconsentito ad incontrare il Biscia. &egrave passato a prendermi sotto casa una domenica pomeriggio con la sua peugeot tutta scassata e mi ha portata in un posto tranquillo per “parlare”. Non saprei dire se avesse già tutto in mente, in effetti &egrave probabile di sì, ma ho trovato adorabile e sincero il modo con cui si scusava per come si era comportato quella notte e mi chiedeva di poter essere amici e bla bla bla…
Mi &egrave salita una gran voglia di farmelo, e così &egrave stato.
Baci, baci e ancora baci, un venti minuti buoni di limone durissimo e ininterrotto, di quelli che ti lasciano col fiatone e le labbra tutte rosse e gonfie, quei baci che a me hanno fatto veramente andar via con la testa e che a lui hanno fatto venir su un cazzo che sembrava dovergli esplodere nei jeans. Ma non &egrave successo niente, quel giorno, giusto una strizzata di tettine da parte sua e una carezza leggera sul pacco da parte mia, tanto per sentire quanta voglia di me avesse…
Ci siamo conservati casti e puri per l’incontro successivo, tre giorni dopo, quando abbiamo potuto finalmente rivederci, esattamente con lo stesso copione: peugeot scassata, posto tranquillo, baci baci e ancora baci, il cazzo che esplodeva ed io con una palude tra le gambe, tutto esattamente come la prima volta; solo che stavolta non avevo nessuna intenzione di fermarmi… Mi sono sfilata jeans e mutandine e gli ho mostrato la mia passerina, dischiusa e pronta; del resto già la conosceva. Ha sorriso ed ha sfiorato il cespuglietto arruffato e castano che mi cresce sul pube. Gli ho slacciato i pantaloni, ho tirato fuori il suo cazzo bello pronto, dritto, gli sono salita a cavalcioni e mi sono conficcata pian piano su di lui, fino a che l’ho sentito completamente dentro. Ho avuto subito questa sensazione, strana e piacevolissima, che mi calzasse alla perfezione, che mi riempisse nel modo più giusto… Il suo pisello era piuttosto sottile e abbastanza lungo, non mi forzava minimamente nonostante io sia sempre stata piuttosto stretta; lo sentivo conficcato in me saldamente e profondamente, avvertivo una pressione adorabile nelle profondità del ventre che mi lasciava sgomenta. Me ne stavo ferma, seduta sopra le sue cosce, con la bocca aperta, mentre lui mi guardava estasiato. Ho mosso appena il bacino in avanti, e questa strana sensazione di essere toccata “dentro” mi ha fatto gemere forte per lo stupore.
“Ah…!”
Stava succedendo qualcosa che non conoscevo. Il Biscia mi mangiava con gli occhi, ed io riuscivo solo a restarmene conficcata su di lui con un’espressione ebete, gli occhi semichiusi e la bocca aperta in una grande “A”… Ho mosso ancora il bacino ed ho sentito un’onda di piacere intenso nascermi nella profondit’ del ventre ed ho avuto un orgasmo improvviso, inaspettato, violento e traditore, che mi ha pietrificata, strappandomi dei gemiti supplicanti e ridicoli, dei versetti che davvero non riuscivo a trattenere. Il biscia ha iniziato a muoversi piano ed &egrave successo questa specie di nuovo prodigio: l’orgasmo, invece di scemare lentamente ed abbandonarmi, ha iniziato ad aumentare, prima lentamente, poi ad allargarsi, ad invadermi sempre di più, ed il piacere &egrave diventato sempre più forte ad ogni movimento, sempre più intenso e profondo, enorme, tanto da diventare quasi fastidioso; mi sono ritrovata a mugolare imbarazzata e sorpresa, poi ad urlare sempre più forte, mentre cercavo senza successo di gestire quello che mi stava succedendo tra le gambe, strillando: ” …oddìodiodiodio oddìo…”; il Biscia non riusciva a credere a quello che mi stava succedendo, gli sembrava di aver vinto alla lotteria. Io, d’altra parte, mi capacitavo meno di lui; ad un certo punto, mentre sentivo di essere all’apice dell’orgasmo più sconvolgente della mia vita, mi sono abbandonata a questo terremoto di piacere ed ho dovuto trattenermi faticosamente dal desiderio incontrollabile di fare la pipì; ho sentito il mio corpo svuotarsi di ogni briciolo di energia, ogni forza abbandonarmi, fino a che non ero che un corpo completamente esausto e abbandonato sul povero Biscia, che guardava incredulo la chiazza bagnata di succo di passera che, colando tra le mie cosce spalancate, si era formata sulla sua maglietta scura.
Siamo rimasti immobili per un’eternità, lui sempre conficcato dentro di me ma senza che gli permettessi di muoversi, perch&egrave ero così sensibile che la minima stimolazione mi era insopportabile.
“…stai bene?” mi ha chiesto ad un certo punto.
Sono rimasta in silenzio per parecchio tempo, perch&egrave ero veramente sconvolta. Poi gli ho risposto, esausta, quasi sussurrando: “…mai goduto così tanto, prima…”
Ci siamo frequentati per quasi un anno, poi, io ed il Biscia. A volte ci incontravamo solo saltuariamente, a periodi invece ci vedevamo quasi ogni giorno. Per i primi mesi abbiamo fatto addirittura coppia fissa, stavamo davvero insieme… Ho capito subito che il sesso con lui era eccezionale per una semplice coincidenza anatomica. Non c’era chissà che gran feeling, tra noi; il Biscia non era neanche particolarmente bravo a letto, non era particolarmente attraente, o coinvolgente, ma il suo cazzo… b&egrave il suo pisello era perfetto per me. Non so quale fosse l’inghippo, ma quando era dentro di me io sentivo esattamente quello che avrei voluto sentire. Credo che se fosse stato appena più lungo, o più storto, o più largo, sarebbe stato tutto diverso e quella magia non ci sarebbe stata; invece ogni volta che ci mettevamo a scopare io perdevo la testa da quanto mi piaceva, tanto da credere di poter stare insieme a lui davvero, come una coppia. E lui… b&egrave, si &egrave innamorato, ovviamente. Far godere in quel modo una ragazza probabilmente ti fa sentire parte di qualcosa speciale, ed in un certo senso tra di noi qualcosa di speciale succedeva.
Ma non era abbastanza per costruirci una storia vera, evidentemente.
Infatti ho iniziato quasi subito a tradirlo…

-continua- Ho iniziato a tradire il Biscia molto presto. L’ho fatto forse per noia, forse per curiosità, o forse perché sono infedele e un po’ puttana per natura. Questo é probabilmente il motivo per cui non ho mai trovato l’amore, e se l’ho incrociato, nella vita, l’ho perduto in fretta…
Il primo con cui ho avuto una scappatella &egrave stato Fausto. Aveva un anno più di me e frequentava il mio liceo. Un pluri-ripetente persino peggiore di me. Lo avevo notato subito, appena arrivata nella nuova scuola, ma in mesi non ci eravamo mai rivolti più di qualche sguardo e qualche saluto. Inoltre sapevo che era fidanzato. Mi piaceva. Era alto e ben fatto, aveva un’aria atletica e l’aspetto di chi &egrave abituato al movimento e all’aria aperta; aveva un viso bello e, pur essendo un ragazzo giovane, mi sembrava “vissuto”. Aveva i capelli chiari tagliati cortissimi e dei begli occhi, azzurri come i miei. Quando mi ha approcciata, poco prima della fine dell’anno scolastico, non ho fatto davvero niente per respingerlo, nonostante con il Biscia fosse tutto ok; avevo saputo che Fausto, invece, era da poco single. La prima volta che ci siamo baciati, fuori da scuola, ho avuto le farfalle nello stomaco per tutto il giorno. Per qualche giorno abbiamo passato insieme solo poco tempo dopo l’uscita da scuola, a limonare duro su una panchina di un parco vicino. Le sue braccia mi facevano impazzire: erano forti e abbronzate, ed il palmo della sua mano sui miei seni mi faceva rabbrividire di piacere. Mi pizzicava i capezzoli e sorrideva, poi mi baciava di nuovo. Non riuscivamo a vederci molto di più di così perch&egrave lui era sotto esame di maturit’ ed aveva da recuperare un bel po’ di studio arretrato. Inoltre, sulla carta, io stavo con il povero Biscia…
Fausto mi ha invitata a pranzo a casa con i suoi, un giorno dopo la scuola. I genitori erano tipi davvero piacevoli e rilassati, ma io ero così agitata che non sono riuscita a mangiare quasi niente. Poi i suoi sono tornati al lavoro e noi siamo andati in camera sua. Ha chiuso la porta e senza bisogno di dirci niente abbiamo iniziato a spogliarci. Nudo era incredibile. Innanzitutto era muscoloso, pur essendo slanciato ed atletico, ed era così attraente che quasi mi imbarazzava. Riusciva ad essere arrapante anche nel togliersi i calzini.
E poi il suo cazzo…
Era enorme. Quando dico enorme intendo davvero grosso, di gran lunga il più grosso che avessi mai visto in vita mia. Non era ancora completamente duro, me era già in grado di preoccuparmi, anche se lo trovavo di una bellezza disarmante. Abbiamo iniziato a baciarci, ad abbracciarci ed accarezzarci. Glielo sentivo pulsare, caldo, premere e gonfiarsi sulla mia pancia. Mi ha accarezzato i seni, poi la sua mano mi &egrave scivolata in mezzo alle gambe e mi ha trovata fradicia di voglia; io gli accarezzavo il petto e quelle belle braccia, il ventre e le cosce, le natiche, poi finalmente gli ho posato la mano aperta sul cazzo. L’ho sentito gonfiarsi ancora di più. Era bellissimo e spaventoso, ora che era completamente duro. Lo stringevo con forza; era così grosso che non mi stava nella mano. Guardavo la cappella grossa e minacciosa congestionarsi ancora di più, la ragnatela di vene dell’asta gonfiarsi di sangue scuro. Anche i suoi testicoli erano impressionanti; li ho raccolti nel palmo dell’altra mano, li ho sentiti gonfi, grossi e pesanti. Ho avvertito le labbra della mia passerina gonfiarsi e pulsare, fremere di voglia, anche se sapevo che con un cazzo simile per me sarebbe stato un massacro: sono decisamente stretta e quando ero una ragazzetta lo ero ancora di più…
Fausto ha intravisto la mia ansia, e mi ha rassicurata:
“Tranquilla, facciamo piano…” ha detto. Era evidentemente abituato a vedere l’espressione preoccupata sul volto delle sue nuove ragazze…
Tra le gambe avevo un lago, per fortuna, altrimenti non ci sarebbe stato verso di farlo entrare. Era troppo grosso e quando finalmente &egrave riuscito a infilarlo dentro sono rimasta davvero senza fiato. Era sdraiato sopra di me. Sentivo il suo peso addosso ed il suo cazzo riempirmi completamente, anche qualcosa in più. L’ho supplicato di rimanere fermo, per abituarmi a questa sensazione che non posso definire completamente spiacevole, ma era davvero troppo intensa, anche se ne avevo tanta voglia. Sentivo il suo cazzo caldissimo pulsare, era bello, ma se lui solo provava a muoversi sentivo male. Per un po’ ha avuto pazienza, poi la sua voglia si é fatta insostenibile ha cominciato a muoversi, a scoparmi; cercava di fare delicatamente, ma la sensazione per me gi’ così era piuttosto sgradevole; gli tenevo le unghie conficcate nel petto per ricordargli di non agitarsi troppo o mi avrebbe squartata…
Che fatica! Dopo qualche minuto é stato evidente per entrambi che così non poteva funzionare: lui non si stava divertendo ed io sentivo quasi soltanto dolore nonostante fossi molto eccitata. Gli ho chiesto di uscire e l’ho fatto sdraiare comodamente sul letto. Gli sono salita addosso e sedendomi sulle sue cosce con le gambe aperte ho cominciato a strusciarmi sopra il suo cazzo. Era durissimo: questo sì che era piacevole… Poi piano piano l’ho fatto entrare di nuovo, intimandogli di stare fermo: sono rimasta per un po’ anche io immobile, impalata su di lui, poi ho iniziato a sollevare ed abbassare lentamente il bacino. Potevo sentirne chiaramente ogni centimetro entrare e scivolare fuori; in questo modo, sopra di lui, avevo il controllo della situazione e sentivo molto meno male, almeno per quanto riguardava la sua lunghezza. Ma la larghezza era un problema, ed il suo glande era ancora più grosso… Insomma, siamo andati avanti in questo modo per un bel po’, finch&egrave lui delicatamente lo ha tirato fuori e mi ha chiesto di farlo venire con le mani o avremmo continuato così all’infinito… Sono sempre stata piuttosto brava con le manine; lui se ne stava abbandonato sul letto a gambe aperte mentre gli massaggiavo quel cazzo imponente. Lo guardavo agitarsi e sospirare mentre gli strizzavo i testicoli; era bello e arrapante, sembrava una statua antica. Poi &egrave venuto. Grugnendo e sbuffando, ha goduto schizzando il suo sperma su di me, sul copriletto, dappertutto…
Ci siamo scusati a vicenda, poi… non si capisce neanche bene per cosa; forse io per essere troppo stretta e lui per avercelo così grosso. Mi ha raccontato di avere avuto spesso problemi a letto con le ragazze, specialmente con quelle più giovani. Una volta, sempre in casa sua, ho preso un righello e ridendo, dopo averglielo fatto diventare bello duro, gliel’ho misurato: era lungo 21 centimetri abbondanti, e largo quasi 5… La sua ex, a quanto diceva, era l’unica che quei centimetri li prendeva tutti quanti senza grosse difficoltà.
“Anche nel sedere…?” gli ho chiesto, curiosa.
“B&egrave, lì qualche difficoltà c’era…” mi ha risposto.
Andava alla grande anche con le donne di una certa et’ che, a quanto pare, sembravano innamorarsi facilmente di lui. O di una parte di lui. Una volta, ha detto, ha avuto una storia torbida con la sorella maggiore di una sua fidanzata, una donna adulta, sposata e con un figlio…
Io e Fausto ci siamo incontrati per scopare altre quattro o cinque volte, ma non &egrave andata molto meglio della prima volta; siamo riusciti a darci qualche gioia soltanto con il sesso orale (era una faticaccia anche prenderglielo in bocca, largo com’era) o accarezzandoci. Ero attratta da lui, dal suo corpo e trovavo meraviglioso il suo cazzo: per me era spaventosamente eccitante accarezzarlo, stringerlo, succhiarlo, anche il solo guardarlo mi faceva impazzire; ma le nostre scopate erano un vero disastro…
C’&egrave stata solo una volta in cui le cose sono andate un po’ diversamente: &egrave stato verso fine estate, quando non ci vedevamo più già da un po’ di tempo. Ho ricevuto una telefonata in cui Fausto mi chiedeva di uscire, quella sera. Era un periodo in cui le cose col Biscia andavano abbastanza lisce, per cui gli ho risposto che forse non era una buona idea. Fausto sembrava deluso e mi ha chiesto se poteva almeno passare a trovarmi dopo cena, anche solo per “un saluto sotto casa”. Alla fine ho detto di sì.
&egrave arrivato sotto casa mia poco dopo le 10. Abbiamo chiacchierato un po’ del più e del meno, poi si &egrave scusato con me per essere sparito da un giorno all’altro senza più farsi vivo. Stavamo passeggiando nei vicoletti deserti del paese quando improvvisamente mi ha spinta con decisione contro il muro e mi ha baciata. Non me lo aspettavo (no?). Gli ho afferrato le braccia per respingerlo (forse), ma lui mi teneva ferma senza alcuno sforzo, bloccata con la schiena contro la parete del vicolo. Sentivo i muscoli delle sue braccia gonfiarsi appena mentre gliele stringevo. La sua lingua si &egrave fatta strada tra le mie labbra e dopo neanche tre secondi ho iniziato a rispondere appassionatamente a quel bacio meraviglioso. Indossavo un vestito estivo leggero, di quelli sopra il ginocchio. Mi ha accarezzato le tette con una mano, l’altra &egrave subito scivolata in mezzo alle mie gambe e si &egrave tuffata dentro le mutandine. Il bacio si &egrave interrotto e Fausto mi ha guardata da due centimetri di distanza, le nostre bocche si sfioravano.
“Perch&egrave sei sempre così bagnata…?” mi ha sussurrato sulle labbra.
Ho sentito le ginocchia tremare dalla tensione e dalla voglia. Gli ho sbottonato i jeans e gli ho tirato fuori il cazzo, l’ho stretto in una mano. Era già duro. E caldissimo. Pulsava.
“Scopami” gli ho detto.
Fausto mi ha sollevato il vestito e mi ha tolto le mutandine; ho sollevato le gambe per aiutarlo a sfilarle dalle caviglie. Mi ha presa in braccio, sollevandomi; reggendomi con entrambe le mani sotto le natiche mi ha appoggiata delicatamente con la schiena contro il muro. Ho spalancato le cosce e gliele ho strette intorno ai fianchi, reggendomi con una mano al suo collo teso, mentre con l’altra mano gli ho afferrato il cazzo e l’ho appoggiato sull’apertura della mia passera.
“Scopami” ho ripetuto.
Ha spinto il bacino in avanti e mi ha penetrata. L’ho sentito riempirmi fino in fondo ed ho lanciato un sospiro, forte. Non sentivo alcun male. La sensazione del suo enorme cazzo conficcato dentro era solo di puro, intenso piacere. Mi sono avvinghiata al suo collo; ha iniziato a muoversi, dapprima lentamente, poi sentendo i miei gemiti si &egrave reso conto di quanto mi piacesse ed ha iniziato a darmelo con un po’ più di forza. Lo sentivo ansimare, sempre di più, io lanciavo un gemito ogni volta che affondava dentro di me. Sentivo la schiena grattare contro il muro, ma mi piaceva così tanto che non ci facevo caso. Tra le gambe sentivo un vulcano che eruttava succo di passera.
Fausto mi ha afferrata più saldamente per le natiche e mi ha stretta maggiormente a s&egrave, ha iniziato a sollevarmi ed abbassarmi velocemente sul suo cazzo con la sola forza delle braccia. Ho urlato. Ma non sentivo male, mi sentivo solo aperta e riempita come mai prima. Ad ogni rimbalzo lanciavo un grido, sentivo anche i suoi versi diventare più acuti e strozzati. Stava arrivando. Non aveva il preservativo, ma in quel momento davvero non mi interessava.
“Vieni…” gli ho mugolato in un orecchio.
Ha lanciato un sospiro strozzato ed ho sentito l’esplosione rovente inondarmi le viscere. Fausto ha stretto le labbra come se stesse soffrendo mentre mi veniva furiosamente dentro, continuando ad affondare con forza nella palude sgocciolante che avevo tra le gambe, scopandomi forte contro il muro; sentivo il suo piacere annebbiargli i sensi e sconvolgere i miei, ricevevo i suoi colpi con la bocca aperta, in cerca d’aria, gemendo, ansimando, ora che i suoi movimenti iniziavano a rallentare, sempre di più, fino a che si sono fermati e mi &egrave rimasto profondamente conficcato dentro; ero avvinghiata a lui e decisa a non mollarlo.
Siamo rimasti in quella posizione immobili e in silenzio per forse un minuto, ascoltando il nostro respiro affannato che rallentava. Sentivo il suo sperma caldo, mischiato coi miei umori, che colava nell’interno delle mie cosce e tra le natiche. La sensazione del suo sesso ancora dentro era bellissima. Lo sentivo tanto, caldo e ancora completamente duro. Ho iniziato istintivamente a muovere il sedere, piano piano. Lui ha assecondato i miei movimenti. Strofinavo il pube sul suo ventre teso, mi deliziavo del contatto, del lago che sentivo sciabordare dentro la mia fichetta gonfia di voglia e piena di sperma. Ero vicina anche io. Fausto lo ha capito, perch&egrave ha ricominciato a muoversi: in un attimo stavamo di nuovo scopando, con meno foga rispetto a prima, ma i suoi movimenti mi sembravano persino più profondi. Me lo stava dando proprio tutto, e me lo stava dando proprio bene. Ci baciavamo mentre ci muovevamo lentamente, fino a quando ho sentito il mio piacere avvicinarsi e mi sono stretta di più a lui, supplicandolo nell’ orecchio:
“Fammi godere, ti prego…”
Fausto ha sorriso ed ha iniziato ad accelerare i suoi movimenti, si &egrave messo a scoparmi anche più forte di prima. La mia passera era così fradicia ed aperta che non sentivo il minimo attrito o fastidio; ho sentito il piacere aumentare ad ogni affondo che ricevevo, fino a quando gli ho stretto il viso tra le mani ed ho ringhiato:
“…vengo…”
E sono venuta, piagnucolando.
Fausto ha lanciato un grido ed ha goduto di nuovo, questa volta con me; ci siamo guardati negli occhi mentre l’ogasmo ci attraversava, continuavamo a strofinarci uno dentro l’altra come serpenti impazziti, ansimando, mugolando, grondando sudore, sborra e succo di fica come due bestie in calore, fino a quando siamo crollati seduti a terra, in quel vicolo buio, esausti e sconvolti.
Ci abbiamo messo un po’ a riprenderci. Poi ci ha finalmente assaliti la logica preoccupazione che qualcuno ci potesse vedere o ci avesse sentito. Niente di più probabile visto che eravamo in mezzo a delle case, così ce ne siamo andati via di fretta, senza che io neanche mi ricordassi di recuperare le mutandine.
La magia di quel momento &egrave durata poco, comunque. Così come era arrivata, &egrave scomparsa in un attimo. Era chiaro che Fausto aveva fretta di tornarsene ai suoi affari, ora, e senza neanche perdere troppo tempo in chiacchiere di commiato o saluti. Mi ha riaccompagnata verso casa e, come era arrivato, &egrave sparito. Non che non lo sapessi, ma così era un po’ troppo chiaro e diretto che era venuto a trovarmi soltanto per svuotarsi i coglioni! E quelli li aveva certamente svuotati: mentre salivo le scale di casa, incazzata nera, sentivo il suo seme che continuava a colarmi tra le cosce e mi sgocciolava fino dietro le ginocchia, nonostante continuassi a tamponarlo col vestito…
Questa storia mi ha gettato addosso un bel po’ di tristezza: &egrave stato molto squallido, più tardi, nel bagno di casa mia, quando cercavo di lavarmi via da dentro lo sperma, programmare per l’indomani di chiamare il mio ginecologo di fiducia, al consultorio, e per la prima volta in vita mia farmi prescrivere la pillola del giorno dopo, onde evitare disastri ben peggiori…
E dire che solo poche settimane prima avevo giurato a me stessa di darci un taglio, con le storie squallide, visto come mi sentivo dopo quell’altra questione con Nicola, il bagnino…

-continua Nicola lavorava nella spiaggia dove quell’estate andavo ogni tanto a fare i bagni.
Era parecchio più grande di me: poteva avere 25, 28 anni, ma a me che ne avevo 20 sembrava già un uomo maturo. Era carino, forse un po’ troppo basso per me, molto mediterraneo, con la pelle abbronzatissima ed i capelli neri, un fisico scolpito di chi fa un lavoro faticoso. Un classico piacione da spiaggia, di quelli che ci provavano con tutte e facevano strage di turiste: infatti, pur rispettosamente, qualche amo ogni tanto lo lanciava anche a me, ma io non abboccavo mai…
Fino ad una sera in cui ci siamo incontrati in un locale notturno della zona. Avevo appena litigato col Biscia ed ero uscita con altri amici. Quando mi ha vista Nicola mi si &egrave appiccicato addosso come una ventosa e non mi ha più mollata. Ha cominciato a farmi bere (o almeno questa &egrave la versione che mi &egrave piaciuto raccontarmi) fino a quando ho iniziato a ridere a sproposito e a faticare a respingere i suoi abbracci un po’ troppo “amichevoli”. All’una e mezza del mattino ero completamente sbronza. Non tanto da non rendermi conto di quello che sarebbe probabilmente successo, ma abbastanza da lasciare che le cose andassero per conto loro. Si chiama ‘fatalismo alcolico’, forse.
Credo che Nicola avesse un copione provato e riprovato centinaia di volte, con altrettante turiste, preferibilmente sbronze, del nord, bionde e un po’ troie. Rientravo decisamente nel suo target… Siamo usciti dal locale e naturalmente si &egrave offerto di accompagnarmi a casa; siamo saliti sulla sua auto e abbiamo fatto giusto una piccola deviazione sino al mare, dove ha parcheggiato, proprio vicino all’ingresso della nostra spiaggia. Si é avvicinato per baciarmi e per due volte mi sono sottratta, senza troppa convinzione. Al terzo tentativo ha trovato la mia bocca, la lingua.
Baciava bene, lento e profondo, il suo alito sapeva di buono. Nicola evidentemente non lasciava niente al caso, con le femmine. Mi ha sfiorato la punta di un seno col dorso della mano, per due volte; poi, vedendo che non protestavo, il suo palmo si &egrave posato sulla tetta ed ha iniziato ad accarezzarmi.
“…mamma mia quanto sei carina…” mi ha sussurrato in un orecchio, baciandomi il collo.
Indossavo un vestito corto che mi lasciava le gambe scoperte. La sua mano si &egrave posata sul mio ginocchio; ne ho avvertito la forza, la pelle indurita dai calli. Si &egrave fatto più audace e la mano &egrave salita un po’, spostandosi sull’interno della coscia, tastandomi la carne morbida. Lentamente, senza neanche rendermene conto, ho allargato le gambe. Nicola mi si &egrave fatto più vicino sul sedile dell’auto, ho sentito il suo respiro accelerare. Mi ha baciata di nuovo. La sua mano &egrave salita ancora, lentamente, fino a quando con la punta delle dita ha incontrato il tessuto delle mutande. Ha sfiorato la morbidezza della mia passera, ha cercato di avvicinarsi di più, senza smettere di baciarmi.
La sua mano aperta &egrave scivolata tra le mie cosce e mi ha impugnato la fica, stringendola piano, ritmicamente. Ho sospirato mentre aprivo di più le gambe. Nicola respirava rumorosamente.
Improvvisamente &egrave apparso un gruppetto di persone sulla strada, ad una ventina di metri di distanza. Chiacchieravano, mentre camminavano lentamente verso di noi.
Ho bloccato la mano di Nicolae l’ho allontanata. Sembrava piuttosto contrariato.
“Forse dovremmo darci una calmata, che ne dici…?” Ho detto risistemandomi il vestito.
“Vieni con me…” ha risposto Nicola, che non sembrava della mia stessa idea.
&egrave sceso dall’auto e mi ha aperto la portiera, mi ha pesa per mano e mi ha portata all’ingresso della spiaggia, chiusa da un cancello di metallo. Aveva le chiavi, ha aperto. Abbiamo camminato in mezzo agli ombrelloni sino al bagnasciuga, dove la sabbia era stranamente fredda, nella notte tiepida. Nicola ha iniziato a togliersi i vestiti, gettandoli verso la sabbia asciutta.
“Facciamo il bagno, ti va…?” ha detto.
Faceva tutto parte del suo ottimo copione, ovviamente. Ad un bagno in una notte come questa non resisteva nessuna turista, ne sono certa.
Nicola &egrave rimasto in mutande. Il suo cazzo forse era duro e tendeva in modo buffo il tessuto degli slip. &egrave corso in acqua, si &egrave tuffato.
“…avanti, vieni…” mi ha implorata.
Mi sono tolta i sandali che indossavo, mi sono sfilata il vestito. In mutandine e reggiseno, sono entrata anche io in acqua. Era più fredda di quanto mi aspettassi, ma mi sono comunque tuffata. Il copione di Nicola a questo punto prevedeva qualche spruzzo, qualche risatina, il farmi cadere per scherzo, per poi abbracciarmi da dietro, delicatamente, appoggiandomi quasi per caso la sua erezione sulle natiche, mentre le sue mani si impossessavano delle mie tette, dei miei capezzoli turgidi per il freddo dell’acqua e della notte. Mi ha fatta voltare verso di s&egrave e mi ha baciata. Nelle sue intenzioni doveva essere uno struggente bacio sotto la luna, romantico e passionale ad un tempo. Mi ha posato le mani sui fianchi e mi ha attirata di più a s&egrave, ci teneva proprio che sentissi che il suo cazzo era duro. Ho lasciato che mi accarezzasse le natiche, che mi palpasse le tette; le sue dita stavano iniziando a giocherellare coi peli del mio pube quando ho avuto un brivido di freddo che mi ha fatta scuotere piuttosto violentemente.
“Devo uscire…” ho detto.
Nicola mi ha accompagnata fuori dall’acqua, in silenzio. Ho pensato ingenuamente che fosse vagamente preoccupato, perch&egrave il freddo poteva ostacolare il suo preciso intento di scoparmi sulla spiaggia. Invece era il momento del colpo da maestro… Tenendomi per mano mi ha portata in mezzo alle cabine in muratura dello stabilimento; tutto era buio e deserto, silenzioso. Si &egrave fermato di fronte ad una porta di metallo su cui era scritto “doccia calda”. La porta era chiusa. Inutile dire che Nicola aveva le chiavi. Ha fatto scattare la serratura ed ha aperto la porta. Dentro era buio pesto, si sentiva un odore di sapone e pulito.
“…entra…” ha detto lui, cercando di suonare rassicurante.
Mi sentivo un po’ come Cappuccetto Rosso che entra nella tana del lupo. Ma sono entrata.
Nicola ha richiuso la porta dietro di noi ed ha acceso un squallida e debole luce da obitorio che ha illuminato una stanzetta di circa tre metri per due, completamente piastrellata di bianco. Due docce spuntavano da una parete. Mi sono voltata per guardarlo. Mi stava fissando, i suoi occhi sembravano di brace.
“…e ora?” ho chiesto.
Nicola ha armeggiato con una scatola metallica e l’acqua ha iniziato a sgorgare da entrambe le pigne alla parete. L’acqua si &egrave scaldata immediatamente, e quando mi sono spostata sotto il getto caldo ho provato un piacere intenso. L’acqua mi scorreva sulla pelle, scaldandomi. Era bellissimo.
Nicola mi ha raggiunta e mi ha posato le mani sui fianchi, mi ha baciata. Ho sentito il suo cazzo duro puntarmi sul ventre, le sue mani risalire lungo la schiena fino alla chiusura del reggiseno inzuppato. Con un gesto abile ne ha aperto il gancio e me lo ha sfilato, accarezzandomi le spalle. Ha guardato i miei piccoli seni appuntiti e li ha toccati, ho sentito una pulsazione del suo cazzo. Si é chinato e mi ha baciato un capezzolo, lo ha preso tra le labbra, lo ha prima succhiato e poi leccato, poi si &egrave spostato sull’altro seno, ha iniziato a toccarlo, a baciarlo e succhiarlo. L’acqua calda che mi scorreva addosso mi dava una sensazione di piacere intenso, mi sentivo bene. Nicola si &egrave inginocchiato di fronte a me, mi ha baciato il ventre, l’ombelico, la sua lingua ha iniziato a scendere. La punta delle sue dita si &egrave insinuata sotto l’elastico delle mie mutandine fradice e con un gesto lento ma deciso le ha abbassate sino alle caviglie. Ho alzato prima un piede, poi l’altro, per sfilarle. Il suo volto era a tre centimetri dalla mia passera. Ha appoggiato il viso sul cespuglio arruffato ed inzuppato, le sue mani mi hanno accarezzato i fianchi, il ventre, le cosce, poi si sono impossessate delle mie natiche. Ha aperto la bocca ed ha iniziato a mangiarmi la fica.
Ho spalancato la bocca, ma tutto quello che sono riuscita a dire &egrave stato:
“ah…”
Non stava leccando, mi stava proprio mangiando. Le sue labbra mi masticavano, mi assaggiavano, mentre la sua lingua mi sondava più in profondità. Era molto, molto bravo. Doveva averlo fatto milioni di volte, proprio qui; aveva probabilmente leccato milioni di fiche a milioni di ragazze che si godevano la gioia dell’acqua bollente sulla pelle e la sua bocca in mezzo alle gambe. Sono stata tentata di chiedergli quale numero fossi ma, ancora una volta, tutto quello che sono riuscita a dire &egrave stato:
“…aah…!”
Ho chiuso gli occhi ed ho rovesciato indietro la testa, mi sono appoggiata alla parete lasciando che l’acqua mi inondasse il viso; gli ho infilato le dita tra i capelli, ho spinto il pube in avanti divaricando appena le gambe: quello che mi stava facendo era davvero molto bello.
L’ho guardato, là sotto, con il volto tuffato dentro di me. Mi sono chiesta che cosa pensassi davvero di questo tizio: da un lato lo trovavo un personaggio un po’ ridicolo, una caricatura vagamente patetica; d’altra parte, però, apprezzavo la sua professionalità nel rimorchiare e la sua collaudata “tecnica di raggiro” di turiste sbronze. Inoltre mi stava leccando la fica come nessuno aveva mai fatto prima, e non aveva nemmeno l’aria di annoiarsi…
Ad un certo punto ha iniziato a succhiarmi il clitoride ed ho avuto una scossa di piacere intenso. Ho lanciato un grido. I nostri sguardi si sono incontrati; probabilmente avevo dipinta sul volto un’espressione ebete e supplicante. Nicola ha interrotto il suo pasto e mi ha sorriso. Poi ha infilato la punta di due dita dentro la mia fichetta fradicia e le ha spinte lentamente verso l’alto.
“…aaaahh…!” ho lanciato un altro gemito.
“…sei stretta, bambina…” ha detto.
Poi si &egrave sollevato di fronte a me; indossava ancora le mutande e con un gesto agile se ne &egrave liberato.
Il suo cazzo era piccolo e scuro; spuntava dritto e duro tra le sue gambe, perfettamente perpendicolare al suo corpo. Nicola mi ha preso delicatamente una mano e l’ha portata sul suo sesso; gliel’ho stretto nel palmo, impugnandolo. Era durissimo e solido, sembrava un tronchetto di legno saldamente inchiodato al suo ventre. Nicola si &egrave avvicinato a me; ho mosso la mano verso di lui ed ho visto la pelle del prepuzio ritirarsi e scoprire il glande più chiaro, lucido e gonfio, congestionato. Il suo cazzo aveva la consistenza di una pietra, ed era bollente.
Nicola mi ha baciata. Ho avvertito distintamente nella sua bocca il sapore pungente della mia fica e la cosa mi ha provocato un fremito di libidine. Ho sentito la sua mano posarsi sulla mia spalla e delicatamente, ma con decisione, mi ha fatta inginocchiare di fronte a s&egrave. Mi ha accarezzato il viso e muovendo il bacino mi ha spinto il cazzo sulle labbra.
Ho aperto la bocca e l’ho lasciato entrare. Me lo ha spinto fino in fondo al palato, ho iniziato a spompinarlo con devozione.
In realtà forse il suo cazzo non era così piccolo… diciamo che in quel periodo interagivo con quello del Biscia, che era messo abbastanza e bene, e con quello di Fausto, che era qualcosa di mostruoso, per cui quello di Nicola mi sembrava minuscolo, ma in realtà non riuscivo a prenderlo tutto in bocca. A quell’epoca probabilmente non ero un granch&egrave brava a succhiare il cazzo, ma per Nicola non sembrava un problema, perch&egrave faceva tutto lui. Mi ha posato entrambe le mani sulle tempie ed ha iniziato a scoparmi la bocca in profondità, dapprima lentamente, accelerando man mano il ritmo mentre io, con le mani sulle sue cosce, cercavo di assecondare i suoi affondi senza soffocare, sbavando e gorgogliando.
“…succhia, bambina, succhialo bene…” ha ringhiato ad un certo punto, cacciandomelo in gola fino alle palle.
Mi sono sottratta con un gemito strozzato ed ho trattenuto a stento un conato. Ma lui non mi ha consentito di scostare il volto più di tanto: trattenendomi con una mano dietro la nuca mi ha spinto i testicoli sulla faccia e ha detto:
“…leccami le palle, bambina…!”
Il gentiluomo stava scomparendo, evidentemente.
Comunque ho ubbidito; nessuno mi aveva mai chiesto esplicitamente una cosa del genere e la sua spontaneità mi &egrave sembrata apprezzabile. Gli ho infilato il viso là sotto ed ho iniziato a leccare e succhiargli i coglioni. Dopo poco mi ha afferrata per i capelli, mi ha infilato il cazzo profondamente in bocca ed ha ricominciato a fottermi le labbra. Il suo uccello mi sembrava, se possibile, ancora più duro di prima. Mi teneva il volto saldamente tra le mani, e mi scopava la bocca muovendosi avanti e indietro. Ad un certo punto ho alzato lo sguardo verso di lui: mi stava guardando, sorridendo.
“Ti piace mangiare il cazzo?” ha detto.
Sì, decisamente il gentiluomo stava scomparendo…
Evidentemente quella era una vera domanda, perch&egrave dopo poco ha rallentato il ritmo con cui mi stantuffava la bocca e chinandosi lievemente verso di me ha chiesto ancora:
“… allora… ti piace mangiare il cazzo…?”
A fatica, col suo affare piantato in gola, ho accennato di sì con un movimento della testa.
“Che razza di stupida troia…” abbiamo pensato entrambi.
Ha ricominciato a muoversi, più velocemente di prima, ora tenendomi per i capelli. Ricevevo i suoi affondi a fatica, con gli occhi chiusi, sbavando. Gli ho posato le mani sulla pancia per rallentarlo, ma me le ha scostate con decisione.
“… mangia, bambina… mangia… mangiami il cazzo…” sussurrava.
Ho sputato il suo cazzo e voltato la testa da un lato; l’ho guardato, irritata.
“…sei un porco…” gli ho detto asciugando col dorso della mano un rivolo di saliva che mi colava sul mento; la frase mi &egrave suonata così stupida che mi sono imbarazzata.
” Mi dispiace…” ha risposto, sfottendomi sorridendo. Mi stava strofinando il cazzo su una guancia.
“Quante ce ne hai portate qui dentro, prima di me…?” Questa uscita, poi, era anche peggio di quella di prima… mi sentivo ridicola. Perch&egrave mi venivano spontanee frasi simili?
“Nessuna così carina…” ha detto lui. Poi, allargando il sorriso ancora di più:
“…e mangiacazzi…!”
Prima che potessi protestare Nicola si &egrave chinato di fronte a me e mi ha baciata profondamente. Mi ha infilato una mano tra le gambe, tastandomi la fessura per sincerarsi che fossi ancora bagnata. Quello che ha trovato probabilmente lo ha soddisfatto, perch&egrave, con un filo di voce, ha detto:
“…ora fatti scopare, bambina…!” Mi ha afferrata saldamente per i capelli e mi ha fatta alzare in piedi. Mi ha spinta indietro, delicatamente ma con decisione, fino a farmi appoggiare la schiena contro la parete della doccia, sotto il getto d’acqua calda. Aveva le fiamme negli occhi. Mi ha baciata, mi ha fatta girare su me stessa, tenendomi per i fianchi; si &egrave fatto più vicino e ho sentito il suo cazzo sulle natiche. Istintivamente ho appoggiato le mani alla parete: in quel preciso istante mi sono sentita invadere dalla voglia di essere scopata. Ho posato una guancia sul muro, ho chiuso gli occhi ed ho spinto leggermente in fuori il culo.
“…dài…” ho mormorato.
Non se se mi abbia sentito, ma Nicola mi ha accontentata immediatamente. Ha appoggiato la sommità del suo cazzo durissimo sull’ ingresso della mia passera fradicia e con un solo affondo mi ha penetrata senza fatica, fino in fondo.
“Ooh!” ho sospirato.
Bello. Molto bello.
&egrave rimasto conficcato dentro di me per qualche secondo, immobile. Lo sentivo bene, il suo cazzo, che premeva verso l’alto. Poi Nicola mi ha afferrata per i fianchi ed ha iniziato a scoparmi. Prima lentamente, muovendosi avanti e indietro, ruotando appena il bacino per farmi sentire quanto ce l’aveva duro. Poi ha iniziato ad accelerare, aumentando la potenza dei suoi affondi. I suoi movimenti mi facevano sobbalzare, scuotendomi con forza: sentivo il rumore dei suoi testicoli e del suo ventre sbattere sulle mie natiche – ciòc… ciòc… ciòc… ciòc…; ad ogni colpo mi sfuggiva un gemito, un sospiro: “…òh! …òh! …hh, …òh…!”. I miei versi salivano lentamente di tonalità e di intensità, aumentavano, seguendo il ritmo crescente e la portata dei suoi affondi. Dopo un paio di minuti mi stava scopando con tanta forza da farmi urlare; ad ogni colpo strillavo, cercando di sorreggermi alla parete e mantenermi in equilibrio, mentre Nicola mi teneva stretta per i fianchi e mi sbatteva con tutta la forza che aveva. Non capivo più niente. Il piacere era intenso, ma la sensazione più sconvolgente era quella di essere “usata” e trattata piuttosto male… Nessuno mi aveva mai scopata in modo così… primitivo.
Nicola sembrava instancabile. Era certamente uno scopatore navigato, ci teneva a mostrarmi che era un professionista; perdipiù a livello di centimetri non era molto dotato, per cui sicuramente per anni aveva lavorato un sacco sulla tecnica e sull’autocontrollo… era intenzionato a darmi una sbattuta coi fiocchi. Lo sentivo ansimare per la fatica, dietro di me, ma non accennava a rallentare o esitare; sembrava anzi che la veemenza dei suoi fendenti stesse aumentando. Ad un certo punto non riuscivo più a contrastare la sua forza: mi stava praticamente sbattendo ripetutamente contro il muro, così mi sono voltata, gli ho posato una mano sul petto e l’ ho supplicato di calmarsi, ma mi sono resa conto che non mi stava ascoltando, il suo sguardo era assente e vitreo. Mi ha afferrato le braccia da dietro, mi ha attirata verso di s&egrave, trattenendomi la schiena incollata al suo petto, ed ha ricominciato a a scoparmi con tutta la sua forza.
Ed era molto forte…
Io urlavo. Non sentivo male, ma la sensazione era molto intensa, al limite del sopportabile, e la sua foga mi inebriava. Se fosse stato Fausto a scoparmi così, con il suo enorme cazzo, probabilmente mi avrebbe mandata all’ ospedale. Invece sentivo il sesso di Nicola colpirmi profondamente ma senza provocarmi dolore. Continuava a scoparmi in quel modo esagerato, sconvolgente, scuotendomi come una bambola di pezza. Sentivo le mie tette, pur piccole, sballonzolare da tutte le parti per i contraccolpi. Ogni tanto lanciava un verso roco, davvero selvatico, un misto di fatica, piacere e rabbia, senza mai smettere di darmi tutto il cazzo che poteva, mentre io strillavo e supplicavo come un maialino sgozzato.
Ad un certo punto Nicola doveva essere esausto, ha rallentato per un attimo il ritmo e mi ha lasciato le braccia per accarezzarmi con foga le tette, i fianchi e le cosce. Mi sono divincolata e sono sgusciata via dalle sue grinfie, mettendomi con le spalle contro il muro.
“Tu… sei completamente fuori di testa…!” gli ho detto, e mi sono lasciata scivolare seduta col culo a terra, sfiancata. Le gambe mi tremavano dalla fatica e dalle tensione, la passera mi pulsava forte.
Nicola respirava affannosamente. &egrave rimasto per un attimo in piedi di fronte a me, a cazzo dritto a riprendere fiato, poi si &egrave inginocchiato e mi &egrave scivolato nuovamente addosso.
Mi ha spinta delicatamente con la schiena a terra e mi &egrave salito sopra.
“…che ne dici di fare il bravo e di darti una calmata…?” gli ho detto sottovoce mentre si sistemava tra le mie cosce aperte. Il suo volto era a un centimetro dal mio, entrambi avevamo il fiato corto.
“…che ne dici se invece ti scopo, bambina…?” ha risposto. E me lo ha messo di nuovo dentro. Ho chiuso gli occhi e spalancato le labbra. Il suo cazzo era duro, caldo. La mia fighetta era gonfia e fradicia, ma cominciava ad essere un po’ indolenzita. Ho intrecciato le caviglie intorno ai suoi fianchi mentre iniziava di nuovo a muoversi, lentamente, penetrandomi completamente con il suo piccolo cazzo di marmo. Tra le gambe sentivo un fiume di lava bollente, una palude.
“Ti piace, bambina…? Ti piace scopare?”
Gli ho stretto il collo tra le braccia ed ho assecondato i suoi movimenti muovendo il bacino.
Ha steso le braccia, sollevandosi per guardarmi, puntellandosi sulle mani.
“…ti piace farti scopare?” ha ripetuto. Voleva risposte, non gli bastava vedere il modo in cui mi contorcevo sotto di lui.
“…tu che ne pensi…?” ho detto, la voce rotta dai suoi affondi.
Nicola ha iniziato a darmelo più forte, sorridendo quando ho ricominciato a lanciare un grido ad ogni colpo.
“…òh! …òh! …òh!”
“Dimmelo!”
” òh…mi piace…”
“Cosa?”
“òh …farmi scopare… òh… mi piace… òh… farmi scopare…!” Non avevo mai detto una cosa del genere a un ragazzo, prima…
” …lo vedo…” ha risposto lui. Si &egrave scostato leggermente all’indietro, ed il suo cazzo &egrave uscito da dentro di me con un rumore osceno. Mi ha infilato le braccia sotto le ginocchia e ripiegandomi su me stessa mi ha spalancato le cosce, aprendomi sotto di s&egrave. La mia fica era spalancata ed offerta, indifesa; ho visto le labbra gonfie e arrossate spuntare tra i ciuffi di pelo fradicio. Nicola ha puntato il cazzo sullo spacco e con un colpo secco me lo ha rimesso dentro, strappandomi l’ennesimo grido.
Ha ricominciato a scoparmi con forza, ansimando. Gli tenevo le unghie piantate nelle braccia, mentre con uno sguardo supplichevole cercavo di chiedergli di fare piano, ma non riuscivo a dire niente perch&egrave ad ogni affondo la mia voce si spezzava in un verso strozzato. Anche lui emetteva dei gemiti rochi, profondi, il suo viso era contratto dallo sforzo e distorto dalla libidine. Sentivo rimbombare e schioccare nella doccia il rumore dei nostri sessi che cozzavano e della carne fradicia che sbatteva; Nicola ringhiava e pompava sempre più forte, menandomi dei colpi così potenti e profondi da spostarmi lentamente sul pavimento, e colpo dopo colpo accelerava sempre di più, facendomi gridare e supplicare. Ora sentivo male: la passera mi bruciava ed i suoi colpi mi frastornavano; mi sentivo usata, posseduta e umiliata come non era mai successo prima e questo mi eccitava, mi faceva sentire vogliosa, donna…
…e molto troia.
Nicola sembrava leggermi nel pensiero, perch&egrave diceva:
“…quanto ti piace, bambina… quanto ti piace farti scopare, eh?”
Ora i miei gemiti erano così eloquenti che lo hanno accontentato.
A forza di colpi di cazzo e urla mi sono ritrovata spinta fino nell’angolo della doccia; ho dovuto proteggermi la testa con le mani perch&egrave Nicola sembrava impazzito e mi scopava con tanta violenza che la testa mi sbatteva forte contro il muro. Non ero più tanto in me neanche io; mi sentivo un pezzo di carne da macello, strillavo come una bestia scannata, ero sconvolta, eccitata ed esausta. Avevo la passera congestionata e dolorante e i suoi colpi mi sembravano continue mazzate in tutto il corpo. Non riuscivo a capire se stavo godendo o se stavo soffrendo.
Ad un certo punto ho visto un fremito attraversargli il volto, Nicola si &egrave irrigidito, ha ruotato gli occhi quasi mostrandomene il bianco ed ho capito che era arrivato. Ha lanciato un urlo atroce digrignando i denti, si &egrave afferrato la base del cazzo con una mano e l’ha estratto con un risucchio dalla mia passera pulsante, mi &egrave salito a cavalcioni, sedendosi sul mio ventre, stringendosi il cazzo e puntandolo verso di me.
Il primo fiotto di sperma era così abbondante che ne ho sentito il rumore mentre mi esplodeva sul collo e sul mento, sulla bocca. Ho lanciato un grido per la sorpresa e istintivamente mi sono coperta il volto con le mani, giusto in tempo per sentire i tre copiosi schizzi successivi atterrare come missili ad impiastrarmi le dita, la fronte ed i capelli. Nicola stava godendo ruggendo, mungendosi, mentre mi schizzava gli ultimi getti sui seni e sullo sterno,
“Oh cazzo… oh cazzo, cazzo…” ringhiava, continuando a strizzarselo mentre le ultime gocce di sperma mi colavano sulla pancia.
Siamo rimasti fermi in silenzio, immobili per forse un paio di minuti. Sentivo il suo respiro rallentare lentamente, ma non lo guardavo. Avevo ancora una mano sul volto, a coprirmi il viso. Avevo il suo sperma ovunque. Ne sentivo il sapore sulle labbra, l’odore acre, la consistenza vischiosa mentre mi colava sulla fronte, sulle orecchie, lungo il collo, sul petto. Non osavo muovermi, mi sentivo fragile come una palla di vetro, in bilico tra la tensione del piacere primordiale di questa scopata animalesca e la sensazione di essere stata umiliata e sottomessa, ed il turbamento ambiguo che questo mi provocava.
Nicola sembrava perfettamente a suo agio, invece, nonostante il lungo, terribile silenzio durante il quale il nostro respiro si normalizzava. Ad un certo punto &egrave scivolato di lato e l’ho sentito appoggiarsi alla parete.
Finalmente ho spostato la mano dal viso e ho voltato la testa verso di lui.
Mi stava guardando, aveva un’espressione soddisfatta. Sembrava mi dicesse:
“Hai visto quanto cazzo ti ho dato…?”
Io invece mi sentivo depressa, sporca e infuriata. E non ero neanche venuta.
Mi sono alzata a fatica, con le gambe tremolanti, in silenzio mi sono spostata sotto la doccia per lavarmi via lo sperma di cui ero coperta. Nicola mi guardava, riempiendomi di disagio. Poi si &egrave alzato anche lui. Il suo cazzo era ancora duro e dritto esattamente come prima, nonostante fosse appena venuto copiosamente. Si &egrave avvicinato ed istintivamente mi sono voltata verso la parete, dandogli le spalle; continuavo a sciacquarmi come se volessi lavare via questa brutta sensazione che mi stava pervadendo.
Nicola mi ha posato le mani sui fianchi, da dietro. Ho sentito ancora, di nuovo, la sua erezione.
“…smettila… sei malato…sei un esagerato…” ho detto sottovoce.
Le sue mani sono salite sui miei seni, li ha soppesati e strizzati.
“…guarda che lo so che non sei venuta, bambina…” ha detto, e la sua mano destra mi &egrave scivolata in mezzo alle gambe, trovandomi fradicia.
“…no, stai fermo, mi brucia…” ho detto senza molta convinzione, tentando di scostargli la mano; con la punta di due dita massaggiava l’ingresso gonfio e bagnato della mia fichetta, intanto mi premeva il cazzo sul sedere. Ne avevo ancora voglia e lui lo sapeva.
“…la tua fighetta ha ancora bisogno di me…” ha detto
“…ti ho detto che mi brucia…”
Mi ha infilato un dito dentro, zittendomi.
“…senti che lago…” ha detto, poi ho sentito il suo cazzo duro, da dietro, farsi nuovamente strada dentro di me.
“aaah…” mi sono lamentata.
&egrave rimasto fermo, dentro. Era bellissimo. In piedi, così, lo sentivo tantissimo.
Si &egrave ritirato piano ed ha spinto di nuovo, lentamente, dandomelo fino in fondo.
Ho rovesciato la testa indietro, appoggiando la nuca alla sua spalla. Avevo la sua mano destra tra le gambe, mentre con la sinistra mi accarezzava le tette.
Ha ricominciato a scoparmi.
“…devi fare piano, hai capito…? pianino…!” l’ho implorato.
Questa volta Nicola mi ha dato ascolto. Voleva farmi godere ed ora era molto più calmo, essendo appena venuto. Ha continuato a muoversi lentamente, lasciando che fossi io a dargli il ritmo, dimenando il culo su di lui. Ad un certo punto ho scostato la sua mano che mi stava stuzzicando il clitoride ed ho iniziato a masturbarmi da sola, accarezzandomi la passerina e tastandogli il cazzo mentre mi penetrava. Lo sentivo scivolarmi tra le dita, duro e viscido di umore, mi entrava dentro ed usciva lentamente. Ho iniziato ad ansimare forte. Mi stavo avvicinando al galoppo anche io e stavo perdendo testa e soprattutto contegno.
” …òh che bello! …òhcristo che bello, …òooh che bello…” frignavo, ed acceleravo il ritmo, muovendo il culo più in fretta, cercandolo.
Nicola si &egrave afferrato il cazzo e lo ha tirato fuori, lo ha strofinato sul taglio della fica per poi rimettermelo dentro immediatamente. Dopo poco lo ha tirato di nuovo fuori.
“hhhh… dammelo!” mi sono lamentata, frizionandomi il clitoride con forza.
“certo che te lo do, bambina…!” ha ringhiato. Ma stavolta ho sentito che l’ingresso che cercava di forzare non era quello della mia fighetta. Così, allarmata, ho detto:
“Aspetta… non &egrave la…”
Nicola mi ha afferrato la gola con forza, stringendo; non al punto di farmi troppo male ma abbastanza da bloccarmi completamente il fiato. Poi, prima che potessi reagire in qualunque modo, con un colpo deciso mi ha spinto una buona metà del cazzo nel 00culo.
“AAAHH…!” ho strillato. Ho cercato di divincolarmi ma la sua stretta sembrava d’acciaio. La sua mano mi stringeva la gola e mi faceva sentire completamente impotente, in suo potere; lo sentivo spingere, ho avvertito il suo cazzo penetrarmi fino in fondo.
Ho lanciato un altro grido, ma questa volta la mia voce era rotta dall’intensità delle sensazioni che provavo. Una volta entrato completamente ha allentato la stretta alla gola, mi ha afferrato una ciocca di capelli e tirandomi indietro il capo mi ha ringhiato in un orecchio:
“Sono nel tuo culo, bambina…”
Ho risposto con un singhiozzo sgomento.
Nicola ha iniziato a muoversi, per fortuna abbastanza lentamente.
Io ero sconvolta, pietrificata dalla sorpresa. Sentivo l’asta dura che mi scorreva dentro, forzandomi la carne; la sensazione era così potente da non essere definibile. Non era proprio dolore, ma se lo era era misto ad un piacere profondo che mi lasciava senza fiato. Ho ricominciato a toccarmi la passera, mentre Nicola mi inculava lentamente, profondamente.
“Ti piace? …ti piace nel culo? …ti piace, bambina?”
Io non riuscivo a rispondere.
Mi ha dato un paio di colpi più forti, strattonandomi per i capelli.
Ho urlato. Dolore e piacere. Dio mio che bello… quanto lo sentivo… e quanto mi piaceva! Nicola se ne &egrave accorto, mi ha detto:
“Allora, puttana… ti piace prenderlo nel culo?”
Non riuscivo a credere che lo avesse detto. Nessuno mi aveva mai chiamato “puttana” durante il sesso. Ho sentito un tuffo al cuore per lo sgomento. Nessuno mi aveva mai trattata in quel modo, prima. Non mi ero mai sentita così posseduta.
Mi piaceva. Mi piaceva da morire. Era meraviglioso, inutile cercare di negarlo.
” …dimmelo… dimmelo che sei una puttana… dimmi che ti piace…!” mi diceva torcendomi i capelli, inculandomi più forte.
“…sì!” ho detto, masturbandomi più velocemente. “…mi piace nel culo… mi piace, stronzo… sì… mi piace da morire…” gli ho detto mentre mi sbatteva con forza.
Le mie dita sul clitoride ed il suo uccello che mi stantuffava mi stavano facendo impazzire.
“…che puttana, sei! …che razza di puttana sei, bambina…”
L’ho sentito accelerare ed aumentare ancora la profondità dei suoi colpi.
“ohddìo… ohddìo, mi sfondi… ohddìo mi sfondi…” ho piagnucolato, cacciandomi tre dita nelle profondità della fica. Sentivo il suo cazzo sbattere forte nelle profondità del mio culo attraverso le pareti della vagina.
“Dimmelo…! Dimmi che sei una puttana!” mi ha ordinato ad un certo punto, tirandomi forte per i capelli.
“Sono una puttana!” ho strillato. ” …aaah! …hai capito, bastardo? Mi hai sentito? Sono una puttana…!”
Nicola ha iniziato a menarmi dei colpi di cazzo furibondi.
“Te lo rompo, puttana… ti rompo il culo…!” urlava. Ed io, ormai completamente fuori di me, continuavo a masturbarmi urlando a mia volta, ricevevo i suoi assalti strillando come se mi stesse ammazzando, sentivo il piacere avvicinarsi sempre di più, sempre di più, fino a che ho cominciato a godere sul serio e sono venuta urlando.
“Sì… òhsì… òhsì… vengo! …brutto bastardo, vengo… inculami mentre vengo… oohhddìo sì… inculami mentre vengo, bastardo…!” ho strillato come una posseduta, mentre l’orgasmo mi scuoteva dalla testa ai piedi. Era come se non fossi io a parlare, ma una caricatura distorta di me stessa.
Nicola continuava a incularmi con forza, tenendomi per i capelli, grugnendo e sbuffando, mentre continuavo a strillargli oscenità e ad insultarlo, stravolta da un orgasmo che mi sembrava infinito.
“Scopami, bastardo… òhddìomio, scopami nel culo, stronzo… era quello che volevi, vero? …oohh! inculami e fammi godere, bastardo… oohhdìo… oohh… mi hai sfondata, stronzo… ohh… ohddìo… ooohddìo… quanto sei stronzo, ti odio… mi hai fatta godere, bastardo, mi hai sfondata…!”
Nicola ha lanciato a sua volta un urlo feroce e mi ha ringhiato in un orecchio, come se stesse soffrendo:
“…vengo nel tuo culo, bambina…” e l’ho sentito esplodere nelle mie viscere, ruggendo. In quel momento ho sentito di appartenere a lui; ero completamente in suo potere, meravigliosamente abusata ed annichilita.
“…vieni… vienimi dentro… vieni…” l’ho supplicato sottovoce, mentre le lacrime mi sgorgavano dagli occhi serrati, la bocca distorta e il viso stravolto, persa nel vortice di dolore e piacere che mi straziava.
Ha continuato a scoparmi mentre le gambe mi cedevano e siamo finiti a terra, io a quattro zampe e lui dietro di me che, ancora conficcato nel mio culo, sospirando spruzzava gli ultimi spasmi di piacere nel mio intestino.
Sono crollata a terra, distesa a faccia in giù con le braccia e le gambe aperte. Nicola era sopra di me, mi pesava sulla schiena. Con il suo cazzo ancora dentro, lui si muoveva ancora, sempre più lentamente, sembrava godersi un supplemento di piacere continuando a far scorrere la verga ancora dura nel mio povero sedere sfondato. Lo sentivo dolorante e aperto, allargato, provato ed esausto proprio come me.
Finalmente Nicola lo ha tirato fuori ed &egrave rotolato su un fianco, restando sdraiato sul pavimento di fianco a me, dal lato verso cui era rivolto il mio viso. Lo ha visto rigato di lacrime, ha osservato la mia espressione provata, ma non se ne &egrave dato pena. Ha sorriso, ha sospirato ed ha detto:
“Gesùcristo che cavalcata, bambina…!”
Ha allungato una mano e mi ha accarezzato il sedere, tastandomi e dandomi qualche schiaffetto leggero su una chiappa. Poi ha allungato il collo per gettare uno sguardo in quella voragine gorgogliante aria e sborra che era il mio culo in quel momento, ed ha ridacchiato beffardo.
“Porca troia, bambina… mi sa che ti ho fatto il culo nero…!”
Avrei voluto che la terra si aprisse sotto di me, inghiottendomi. Sarei voluta sprofondare e scomparire; ho odiato lui per la sua pochezza e me stessa ancora di più per essermi lasciata trasportare e sottomettere in quel modo da uno stronzo simile. Non mi ero mai sentita così umiliata in tutta la mia vita. Mi sono posata una mano sul sedere, cercando di coprire e contenere l’imbarazzante e rumorosa colata che stava eruttando dal mio culetto.
Irritata, ho risposto la cosa più idiota che potessi dire:
“…vaffanculo!” ho ringhiato.
Nicola &egrave esploso a ridere
“ah ah ahh.. l’ho appena fatto bambina…!”
Ho cercato di tirarmi in piedi, ma ero così stanca e provata che quasi non riuscivo ad alzarmi. Avevo male dappertutto, soprattutto sentivo un dolore sordo e insistente nel sedere, anche la passera mi bruciava da morire. Le gambe mi tremavano vistosamente.
Nicola era ancora sdraiato e mi guardava soddisfatto. Quello che voleva era darmi una ripassata coi fiocchi e ci era riuscito alla grande. Voleva una scopata che non mi dimenticassi facilmente e così era stato. Un professionista, come dicevo, uno scopatore navigato. Quello che gli dava più gusto era l’idea di avermi scioccata, il fatto di avermi scopata più forte di chiunque altro. Intuiva che non mi era mai successa una cosa simile prima…
Mi sono infilata di nuovo sotto la doccia, ho iniziato a cercare di lavare via tutto il mio disagio, sotto il suo sguardo compiaciuto.
Dopo che si &egrave lavato anche lui siamo usciti dalla doccia, in silenzio. Abbiamo recuperato i vestiti e Nicola ha cercato di alleggerire la tensione mentre tornavamo verso la sua auto, facendo qualche battutina, provando a scherzare, ma io mi sentivo davvero a terra e dopo poco ha rinunciato. In auto, mentre mi riaccompagnava a casa, ha cercato di capire se avessi voglia di rivederlo prossimamente; era un po’ stupito del mio atteggiamento distaccato, ma non sembrava così dispiaciuto del mio rifiuto. Si era già preso quello che voleva, la tacca era stata aggiunta nell’elenco delle sue conquiste, ed aveva argomenti per tenere banco con gli amici per qualche tempo, con racconti della sua ultima scopata nei quali non aveva neppure bisogno di esagerare inventando fantasiosi dettagli piccanti: la verità era già sufficientemente succosa…
Quando siamo arrivati sotto casa mia mi sono lasciata baciare; non ne avevo nessuna voglia, ma mi sembrava grottesco rifiutare questo momento di intimità a chi aveva appena finito di incularmi. Nicola, in compenso, col bacio si &egrave scaldato immediatamente; mi ha preso una mano e l’ha appoggiata sul suo cazzo di nuovo in tiro.
“Lo sai che mi fai impazzire, bambina…?” ha detto, infilandomi le mani sotto il vestito.
“Nicola, ora vado a casa…” ho intimato.
“Come… mi lasci così?” mi ha chiesto accennando orgogliosamente al gonfiore della patta dei suoi pantaloni.
“Ascoltami… sono esausta, ho il culo sfondato e la figa in fiamme. Per oggi non hai altro da dimostrare, credimi… ed ora me ne vado al cesso a cagare la tua sborra prima di andarmene a letto, se non ti dispiace… ci si sente, eh…?”
Sono scesa dall’auto, ho chiuso la portiera e sono scivolata dentro il mio portone, con la testa bassa, senza voltarmi.
“Che razza di stupida troia…” abbiamo pensato entrambi.

One Comment

  • cagliostrus cagliostrus ha detto:

    Epico. Dovresti diventare regista e riuscire a trasporre filmicamente le sensazioni intense e profonde del tuo vissuto. Finalmente il genere porno raggiungerebbe vette di vera arte, che Salieri e nemmeno Tinto Brass potrebbero immaginare.

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