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OrgiaRacconti Erotici EteroTrio

Francesca e le sue amiche

By 27 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Capita a volte di incontrare persone totalmente sconosciute, di cui cominciamo a interessarci al primo sguardo, all’improvviso, prima ancora di dire una parola.
Questo accadde a me quando per la prima volta conobbi Francesca. Era concentrata a copiare degli appunti nel bar della mia facoltà quando la vidi per la prima volta. Mi misi sulla parte opposta del bar e la osservai per più di mezz’ora, era così bella e semplice allo stesso tempo, un viso limpido e innocente che ti conquista in due secondi. Solo dopo capì che Francesca era tutto tranne che innocente. Quel giorno facemmo conoscenza e dopo due tre appuntamenti facemmo sesso.
Era l’incarnazione della ragazza perfetta che sognavo di avere. Alta 170 cm, capelli lisci castani lunghissimi, una seconda di seno, due gambe da favola e un culo sodo grazie alle lunghe corse che faceva. Non era una strafiga ma era una ragazza d’aspetto semplice ed elegante e era proprio quello che attirava. Quando dico l’incarnazione della ragazza perfetta però mi sto riferendo soprattutto al suo appetito sessuale. Infatti, Francesca era tutto quello che potevo desiderare, era una troia, una romanticona, avventurosa e propensa a provare cose nuove al punto giusto. Rifletteva in modo incredibile le mie fantasie e desideri di incontrare una ragazza con queste qualità prima di conoscerla.
Quando successe la storia che voglio narrare eravamo insieme da 5 mesi ed erano 2 mesi che mi ero quasi trasferito da lei. Non lo feci per due motivi: il primo &egrave che era ancora presto per fare un passo del genere , in secondo luogo perché aveva già promesso il posto alla sua amica, che doveva venire uno di questi giorni. Io vivo ancora con i miei coinquilini ma da quando la coinquilina di Francesca se ne andò passo più tempo da lei che nella mia piccola stanzina del appartamento che condivido con altri tre ragazzi. L’appartamento di Francesca invece &egrave molto piccolo, si tratta infatti di un bilocale di 50 mq, soggiorno con angolo cottura, una camera da letto piuttosto spaziosa, un piccolo corridoio tra il soggiorno e la camera da letto e un bagno. Anche se piccolo l’appartamento &egrave molto elegante, rispecchia Francesca completamente.
La storia che vi voglio raccontare inizia circa 4 settimane fa. Il sabato sera eravamo usciti, avevamo esagerato col bere e siamo finiti a casa sua. Tutti e due eravamo troppo ubriachi per fare qualcosa, e così tolti i vestiti ci siamo addormentati nudi avvignati sotto la coperta sottile.
Mi svegliai la mattina verso le 10 e 45 con un dolore incredibile alla parte bassa dello stomaco. La vescica mi stava per scoppiare, e avevo una erezione potentissima, dovevo fare pipì. Mi alzai in qualche modo, ancora traballante grazie all’alcol della serata precedente e andai in bagno.
Quando tornai nella camera da letto vidi la mia ragazza ancora addormentata, distesa supina sul letto con le gambe leggermente aperte. Dopo aver fatto la pipì, l’erezione non si era ancora placata.
Anche se ero più addormentato che sveglio, decisi di regalare alla mia ragazza un buongiorno coi fiocchi.
Piano cercando di non svegliarla sfilai la coperta e mi inginocchiai al bordo del letto, infilandomi tra le sue gambe. Iniziai a massaggiarle e baciarle le cosce, lentamente, avvicinandomi sempre di più al suo sesso. Dopo un paio di tocchi la Francesca ancora nel dormiveglia cercò di protestare senza nemmeno capire che cosa facevo o cosa succedeva. Mugolò un paio di volte un “mmh” con un tono difficile da decifrare se era una protesta o un incoraggiamento.
Dopo un minuto pian piano aprì le gambe per facilitarmi il compito e capì che si era svegliata, anche se non aveva ancora aperto gli occhi.
Le massaggiavo ancora l’interno cosce mentre leccavo i contorni della figa e del clitoride.
Iniziai a baciarle la figa come se la baciassi in bocca. Piano, con passione, con trasporto. Iniziai a baciarle le grandi labbra una ad una, la sua figa si era già bagnata. Poi le stampai un bacio intero, infilando la metà della mia lingua dentro di lei. Francesca era immobile, godeva di ogni mio tocco e si limitava solo a strizzarsi le tette e a toccarsi i capezzoli. Con il labbro superiore cercavo di toccarle il clitoride mentre sentivo i muscoli della figa stringersi attorno alla mia lingua. Penetrandola con la lingua i suoi umori colavano nella mia bocca, che prontamente bevevo non lasciando cadere neanche una goccia. Sentivo il calore della sua fighetta sulla mia faccia, sentivo la tensione che si stava accumulando, sentivo montare l’orgasmo dentro di lei, sentivo la presa della sua figa sulla mia lingua.
Tolsi la lingua da dentro e mi concentrai sul clitoride. Era già gonfio e rosso. Tirai fuori la lingua e iniziai a giocarci. Prima con movimenti lenti e circolari attorno al clitoride facendo attenzione a non toccarlo. Francesca era tutta in attesa. Respirava come se avesse appena corso una maratona. Le mie mani erano sotto il suo culo, mentre le sue erano sempre sulle tette. Quando non resistetti più io stesso iniziai a leccarle il clitoride. Iniziai a leccarlo alternando i movimenti della lingua, andavo in su in giù, a sinistra e a destra, senza uno schema preciso. Spostai le mie mani sull’interno cosce ed iniziai a massaggiargliele piano mentre la leccavo.
Francesca non respirava più. Lasciò le sue tette e mise le sue mani sulla mia testa premendo contro la sua figa. Voleva infilare la mia testa dentro di lei. Mi staccai e le diedi un schiaffo sull’interno coscia destro.
– “Ritorna con le mani sulle tette e stringile forte, e lasciami che te la lecchi come voglio” le dissi con un tono che non ammetteva repliche.

Mi fiondai di nuovo a leccargliela. Con una mano le aprì le grandi labbra mentre con l’altra le infilai l’indice e il dito medio finché potevo. Avvolsi il clitoride con le mie labbra e iniziai a succhiare forte mentre massaggiavo con le dita le pareti bollenti della sua figa fradicia.
Francesca alzò le gambe ancora di più e di conseguenza anche il bacino cercando di schiacciare la sua figa contro la mia faccia il più possibile. Tolsi le dita, e presi le sue gambe le allargai a più non posso. Iniziai a succhiare il clitoride più forte che potevo. Francesca iniziò a tremare e a venire. Muoveva il bacino sulla mia bocca e urlava. Urlava più che poteva. E io non smettevo di succhiare.
– “Fermati ti prego, vengoo’ ti prego smettila non c’&egrave la faccio più” disse quando finì l’orgasmo. “Dammelo, infilalo subito e fottimi” disse con tono supplichevole.

Con la faccia ricoperta dai suoi umori mi distesi sopra di lei e iniziai a baciarla. Affamata iniziò a baciarmi e a leccarmi per tutta la faccia raccogliendo i suoi umori. Questo gesto mi fece rabbrividire tutto il corpo. La mia eccitazione salì a livelli altissimi. Avevo il cazzo così teso che mi faceva addirittura male.
L’abbracciai e rotolammo sul materasso e ci trovammo lei di sopra io sotto di lei. Francesca iniziò a baciarmi di nuovo. La presi per i capelli e la staccai dalle mie labbra.
– “Prendilo in bocca non c’&egrave la faccio più” le dissi e la lasciai.

Francesca si abbassò ma solo fino ai capezzoli. Iniziò a leccarli a succhiarli, salì leccando il mio collo per finire a baciarmi in bocca ancora. La presi per i capelli di nuovo e baciandola mi raddrizzai sedendomi sul letto. Si staccò da me e guardandomi negli occhi con un gesto di provocazione leccò il palmo della sua mano destra insalivandola bene e prese il mio grosso cazzo in mano. Quel gesto mi fece rabbrividire per la seconda volta quella mattina. Iniziò a massaggiarlo lentamente mentre mi baciava. Non potei trattenermi di più e mi staccai dalla bocca di Francesca e con le mani ancora nei suoi capelli le abbassai la testa verso la mia asta tesissima sdraiandomi di nuovo
Si abbassò fino a farmi sentire il suo caldo respiro e si fermò prima di imboccarlo. Sentire il suo caldo respiro mi mandò in visibilio.
Quando dicevo che Francesca &egrave la ragazza perfetta intendevo anche questo. Sa tenerti sulle corde, prolungare il piacere con naturalezza, con semplicità in modo che non vorresti altro che questo.
Poi lo imboccò e con le labbra bollenti e serrate iniziò a scendere finché non toccò col naso sul mio pube e con la punta della lingua i miei testicoli. Tenni raccolti i suoi capelli lunghi sopra la sua testa mentre Francesca procedeva lentamente ma inesorabilmente con l’operazione “gola profonda”. Se lo sbatteva in gola da sola, cercava di spingere sempre più a fondo sempre di più soffocandosi sul mio cazzo. Sentivo la presa della sua gola stringersi attorno alla mia cappella provocata dai conati di vomito. Il sangue le era salito in testa. Era rossa con le lacrime agli occhi. Adoro quando si spinge così da sola.
Improvvisamente la tirai su per i capelli staccandola dal mio cazzo. Adora quando la tratto così duramente, quando le stacco la bocca affamata dal mio cazzo.
– “Dammelo – disse – lo voglio succhiare ancora”
– “Volevo dirti che sei la troia migliore che uno possa desiderare. – le dissi – E io sono sul punto di venire”
– “Io sono la tua troia amore. Dammelo e vienimi in bocca” replicò con tono seducente.
– “Ti riempio la bocca cagnetta, toh – dissi mentre le infilavo il mio cazzo fino all’ultimo centimetro in bocca – così’ così succhia” ripetevo mentre vedevo il mio cazzo scomparire nella sua bocca.

“Mmmh, oogh” mugolava e cercava di dire qualcosa con la bocca piena, sapeva che mi eccita moltissimo quando cerca di parlare con il cazzo in bocca.
Lasciai i suoi capelli e la testa, e Francesca iniziò a muovere le sue labbra sempre più velocemente lungo la mia asta, mentre con una mano massaggiava le mie palle.
La semplice con viso innocente Francesca non sputa mai. Si prende sempre tutto fino all’ultima goccia.
Non potei più trattenermi e le scaricai in bocca 5 6 fiotti di sperma caldo mentre Francesca mugolava soddisfatta ingoiando quasi tutto. La presi per i capelli e le tirai la testa su alzandomi a sedere io stesso.
Raddrizzatasi aprì un po’ la bocca e un rivolo di sperma le scivolò dalla parte sinistra della bocca. Lo raccolse con un dito e guardandomi negli occhi lo leccò.
– “Che troia che sei” le dissi non riuscendo a trattenere una risata di soddisfazione.
– “Spero che questo ti basti – replicò Francesca affannata – per questa settimana. Viene Valeria oggi, e niente sesso per una settimana. Che ore sono?”
– Le 11 e 20″ risposi
– “Oddio – saltò da letto tutta confusa – dovevamo prenderla dalla stazione alle 10 e 30” disse mentre cercava i vestiti.

Continua…
Valeria &egrave la sorella della migliore amica di Francesca. Aveva 19 anni e doveva trasferirsi nella nostra città per motivi di studio. Avendo sentito che si era liberato un posto presso l’appartamento di Francesca decise di venire a vederlo e mettersi d’accordo sulla possibilità di tenergli quel posto fino l’estate per poi iniziare l’università senza problemi di alloggio. Anche Francesca ne era entusiasta. Erano praticamente cresciute insieme alla sorella di Valeria, e l’aveva visto crescere. Io conoscevo Melania la migliore amica di Francesca ma non avevo mai incontrato Valeria. Quando la vidi alla stazione ne rimasi stupefatto. Valeria era un dono della natura. Capelli biondo ramati fino a metà schiena, occhi azzurri che ti penetrano l’anima, alta sul 170, una seconda scarsa di seno ma un gran bel culo e due gambe affusolate. Al contrario di Francesca Valeria si vestiva in modo appariscente, o per dirla meglio si vestiva poco. Quel giorno era vestita con dei leggings grigi, una maglietta bianca e un giubbotto in pelle nero. Non erano tanto i vestiti che portava, ma come li portava e le curve che disegnavano quei vestiti provocavano fischi e attenzioni dagli maschi che la circondavano sia vecchi che giovani. Ci salutammo, ci scusammo del ritardo, presa la piccola valigia che aveva con sé ritornammo a casa di Francesca. Tutta la giornata passò con Valeria e Francesca che spettegolavano sull’intero paese da dove provenivano. Verso le 5 del pomeriggio non c’&egrave la feci più e me ne andai lasciandoli alle loro chiacchiere.

Il lunedì non andai a lezione poiché avevo delle cose da sistemare a casa. Verso le 10 mi chiamò la mia ragazza per invitarmi a pranzare tutti e tre insieme. In pratica dovevo fare compagnia a lei e Valeria per il resto della giornata. Che palle. Mi disse che la lezione sarebbe finita per le 11:30 e di aspettarla davanti a casa sua. Francesca non era automunita io invece si. Così arrivai con anticipo davanti casa sua verso le 11:20. Calcolando che col pullman ci avrebbe messo altri 20 minuti decisi di salire invece di aspettarla sotto. Salendo per le scale Francesca mi chiamò per dirmi che avrebbe ritardato, aveva perso il pullman. Quando aprii la porta dell’entrata dell’appartamento mi bloccai. Valeria dormiva sul divano, indossava una canottiera bianca e una brasiliana rosa. Dormiva sul fianco destro ed era girata con le spalle verso di me. Rannicchiata così, la coperta le copriva solo un po’ le gambe e un poco la schiena ma quel meraviglioso culo era scoperto e sporgente un po’ dal bordo del divano. Mi confusi. Cosa avrei dovuto fare? Tornare indietro non si poteva, avevo detto a Francesca che già stavo salendo, svegliare Valeria sarebbe stato imbarazzante, rimanere li’ beh in effetti la vista era magnifica. Chiusi la porta facendo attenzione a non svegliarla, e mi avvicinai al divano. Mi inginocchiai e avvicinai la mia faccia al culo nudo di Valeria. Il profumo della sua intimità mi provocò una forte erezione. Guardandola da vicino potetti constatare che era completamente depilata. Così rannicchiata il filo della brasiliana copriva poco o niente. Potetti osservare il suo buchetto roseo stretto dietro che tanto stretto non sembrava. Mi venne una voglia terribile di allungare la lingua e darle una passata sulla figa e sull’orifizio anale. Dovetti esercitare tutto l’autocontrollo che possedevo per alzarmi e staccarmi da quella situazione così eccitante.
Mi alzati e feci per sedermi sulla poltrona al fianco del divano quando Valeria svegliandosi e vedendomi quasi salto del divano coprendosi tutta.
“che cazzo ci fai qui?” disse.
“ehm, buongiorno” .replicai – “pranzeremo insieme, e sono arrivato prima di Francesca, lei ha perso il pullman”
“e come sei entrato?” chiese quasi confusa
“Con le chiavi” dissi.
“Da quand’&egrave che sei arrivato, mi spiavi?” chiese con aria sospettosa
“Spiarti? Sono arrivato 10 secondi fa stavo per sedermi e svegliarti ma ti sei svegliata da sola, e poi pensavo fossi sveglia &egrave quasi mezzogiorno” dissi con tono offeso
“hai ragione scusami, &egrave che mi sono spaventata vedendoti”
“tranquilla” risposi “si, lo ammetto ho visto il tuo culo entrando, ma di sicuro non mi aspettavo di vederti così, e dopo 3 secondi ti sei svegliata. Tutto qui”
“apprezzo la tua sincerità,” disse sorridendomi ” mi sono messa comoda, quando Francesca uscì stamattina mi sono riaddormentata qui. Adesso vado a vestirmi” disse mentre vedevo che arrossiva ogni volta che guardava sulla mia patta. Aveva notato la mia erezione ma io non mi ero accorto che mi ero seduto in modo che si potesse vedere bene.

Mentre lei si preparava arrivò Francesca. Del piccolo malinteso non accennammo ne io ne lei. Durante il pranzo Valeria non smise di parlare di lei e del sua fidanzato. Quanto fosse bravo, intelligente, quante ville aveva ecc.
Passarono altri 2 giorni ma non riuscivo a combinare niente. Né con la mia fidanzata ne con lo studio. Avevo solo il culo di Valeria davanti ai miei occhi e il profumo della sua fighetta. Il mercoledì sera cenammo tutti e tre insieme, e dopo cena chiesi a Valeria se le sarebbe dispiaciuto se mi fossi ritirato insieme a Francesca per un poco in camera. La mia fidanzata mi diede una forte gomitata ma ormai l’avevo detto.
“Ma certo ragazzi” disse Valeria “questa &egrave casa vostra. Datemi solo la coperta e un cuscino e io sono apposto.”
La mia ragazza aiutò Valeria a sistemarsi e poi tornò in camera. Aveva il muso lungo, non voleva far sentire Valeria in disagio. Mi scusai e iniziai a darle dei piccoli bacetti. Ma non bastava. Le dissi che non potevo più stare senza di lei senza il suo profumo che diventavo matto. Infatti, in quei tre giorni Francesca e Valeria erano state tutto il tempo insieme, dato che Valeria non conosceva nessun altro nella città. Quando andava a lezione poi subito dopo correva a casa per non lasciarla sola. E alcune lezioni le aveva saltate a causa di questo. A queste parole la mia ragazza si addolcì e iniziò a baciarmi. Piccoli bacetti niente di che. Ero deciso di scoparla prima di andarmene. La prossima cosa che feci fu a morderla un poco sul collo e sul lobo dell’orecchio e a grattarla piano sulla pancia. Mi spinse via, sorridendomi disse:
“Smettila, non possiamo”
“Si che possiamo” dissi iniziando a massaggiarle una tetta.
“invece no” replicò “potrebbe sentirci” si riferiva a Valeria. Di solito la mia ragazza quando aveva orgasmi urlava senza mai preoccuparsi se qualcuno potesse sentirla. Anzi l’idea che i vicini la potessero sentire ci eccitava ancora di più. Ma era gente di cui non se ne fregava, che non conosceva. Invece Valeria era un’altra cosa. Iniziai a toccarle le cosce a massaggiarla un po’ così pian piano aprì le gambe per massaggiarla meglio. Cambiavo zona di continuo per rilassarla.
“Amore, senti” le dissi dopo 5 minuti “come prima cosa intendo massaggiarti quella stretta fighetta sia dall’esterno che dall’interno finché non diventa la figa più bagnata del mondo. Poi scivolerò giù e te la leccherò finché non mi inondi la faccia con i tuoi umori, come la scorsa volta ti ricordi?” fece d si con la testa e intanto aveva chiuso gli occhi.
Intanto le avevo messo la mano sul mio cazzo duro che premeva sotto i jeans. Ormai non aveva le forze o quel autocontrollo per togliere la mano da lì.
“Poi infilerò il mio cazzone fino alle palle e ti aprirò come una cozza, hai capito?” le dissi mentre avevo già infilato la mano sotto la tuta e le mutandine che indossava e avevo iniziato a massaggiarle la fighetta.
“Perché invece non me lo infili subito?” chiese’ era partita, la mia troietta.

La presi per il collo e iniziai a stringere. La mia ragazza con gli occhi chiusi apriva leggermente la bocca cercando di respirare’
“Spogliati” dissi. Francesca saltò su, iniziò a svestirsi così feci anch’io. Si mise alla pecorina e io mi posizionai dietro. Tenendo il mio cazzo duro e gonfio lo puntai sulla figa bagnata della mia fidanzata e entrai senza la minima resistenza. Glielo piantai tutto dentro fino alle palle con estrema lentezza. Era particolarmente calda. Con altrettanta lentezza lo tirai fuori. Glielo infilai di nuovo , premevo contro la sua figa fradicia fino a quando non sentivo le palle schiacciare bene il clitoride, e poi di nuovo fuori lentamente. Ripetei il gesto una decina di volte.
Ogni folta che glielo infilavo la mia ragazza emetteva come un sospiro di sollievo invece quando lo tiravo fuori un lamento di infilarglielo di nuovo.
“Come ti senti?” chiesi.
“E come se mi entrassi nel cervello” rispose
A quella risposta la presi saldamente per i fianchi e iniziai a sbatterla forte. Colpi forti decisi. Iniziai a sculacciarla, forte. Dopo ogni sculacciata vedevo la forma della mia mano stamparsi sul suo culo ondeggiante.
Francesca indietreggiava ancora di più come per dire “si scopami più forte” mentre con altrettanta forza premeva la sua testa contro il cuscino per soffocare i suoi mugoli e le sue grida. Come detto in precedenza generalmente la mia ragazza non si fa problemi se qualcuno ci sente, ma adesso non si faceva sentire perché la situazione era diversa, aveva l’amica nel soggiorno. Io però odio le falsità e l’ipocrisia.
Con una mano la presi per i capelli e le feci rialzare la testa dal cuscino.
“Voglio che ti sente” dissi “voglio che senta che la figa della sua amica viene aperta come la sua non lo &egrave mai stata.” grugnii con voce decisa e spostai la mano sinistra dal suo fianco sul suo clitoride e iniziai a massaggiarlo forte. Francesca cominciò a indietreggiare e a muoversi sul mio cazzo e sulla mia mano.
“Adoro quando fai così” mugolò con un filo di voce “adoro farmi spaccare la figa da te. Non mi importa se mi sente o no, se vuoi apri pure la porta cosi mi sentirà meglio” disse.
Devo confessarvi che anche se sapevo che era in estasi e di solito non ragiona quando ha il mio cazzo piantato tutto dentro di sé, la sua risposta mi stupì. Ma reagii subito.
“Aprirò la porta ma prima devo assicurarmi che griderai come si deve” dissi
“Come?” chiese.
Non risposi niente. Sotto gli occhi curiosi della mia fidanzata aprii il cassetto accanto al letto presi la sua mascherina per dormire e le bendai gli occhi. Presi le due fascette di seta le spalancai le braccia e legai i polsi per i rispettivi bordi del letto. Poi altre due fascette di seta per le caviglie. Era fantastica. Adesso era a pecorina, legata ai quattro bordi del letto e bendata. Potevo venire solo ammirandola così. Francesca capì che la osservavo e indietreggiò col culo ancora di più. Presi anche il piccolo plug dal comodino, cosparsi il buchetto con un po’ d’olio e piano lo infilai dentro.
“Così non vale” disse la mia ragazza.
Mi avvicinai al suo orecchio e chiesi di nuovo: “Apro?”
“Apri” disse. Si sentiva il disaggio nella sua voce ma ormai era tardi per tirarsi indietro.

Quando aprii la porta, sorpresi Valeria che origliava sulla porta vestita con la canottiera, una brasiliana bianca, i capelli raccolti in una coda di cavallo, il viso in fiamme, e una mano dentro le mutandine.
Valeria non si aspettava assolutamente di essere scoperta.
Sussultò e quasi saltò un passo all’indietro. Ma mi guardò dritto negli occhi. Aveva il fuoco negli occhi. Aprì la bocca per dire qualcosa ma le misi il dito sulla bocca indicandole di stare zitta. Aveva la mano destra luccicante dagli umori, quella stessa mano che poco prima era nelle sue mutandine. La presi e iniziai a leccarle le dita, iniziai a leccare i suoi umori dalle dita. Un sapore dolciastro, inebriante. Mi venne la voglia di inginocchiarmi e succhiare il suo nettare direttamente dalla fonte. Ma mi trattenni. Avevo la mia ragazza a due metri legata, e dovevo assolutamente far partecipe Valeria prima che ci ripensasse. Mi avvicinai all’orecchio e le sussurrai:
“Francesca’ oh’ aspetta che io mi metta dietro di lei e lecchi la sua figa. Mettiti a quattro zampe e avvicinati cosi al letto.”
Avvicinandomi verso di lei per dirle la frase sopra riportata Valeria aveva afferrato il mio cazzo e stringendolo forte iniziò a segarmi. Ma quando le dissi cosa doveva fare, lasciò la presa si mise in ginocchia e strisciando a quattro zampe come le era stato ordinato si avvicinò al letto. Le feci il segno di fermarsi. Le sfilai la maglietta e le mutandine. Dissi ad alta voce alla mia ragazza che avrei messo della musica.
“Fa quello che vuoi ma fa presto” fu la risposta di Francesca.
Misi una raccolta “The best of AC/DC” e alzai il volume. Feci il segno e Valeria salì sul letto. Mi posizionai dietro di lei. Presi le sue mani e le legai dietro la schiena con la sua canottiera che si trovava li vicino al letto. La presi per i capelli e piano piano le abbassai la testa verso la figa bagnata della mia ragazza. Quando le labbra di Valeria toccarono quelle della figa della mia ragazza Francesca si lasciò scappare un “ooohhh” abbastanza udibile anche con la musica alta. Se solo sapesse chi le stava leccando la figa in quel momento’
Valeria praticamente affondò la sua faccia nella figa di Francesca. Iniziò a leccarla, a mangiarla, iniziò a strusciare la faccia contro, mentre io da dietro strusciavo il mio cazzo sulla sua figa e sul buchetto posteriore. Era una visione spettacolare. Valeria leccava come un cane disidratato. Leccava e beveva quei deliziosi succhi dalla figa della mia troia come se avesse aspettato quel momento tutta la sua vita. La mia ragazza era a pecora, legata, con la mascherina sugli occhi, e a sua insaputa la sua amica era a pecora dietro di lei che le leccava la figa. A quella visione il mio cazzo s’indurì all’inverosimile. Mi inginocchiai dietro Valeria, aprii la bocca e iniziai a succhiare tutto ciò che colava. Iniziai a leccarla dal clitoride, attraverso l’apertura della figa, il culo, le chiappe’ era bollente.. Mi alzai e appoggiai la mia cappella sulla figa della Valeria. Quando sentì il mio cazzo si bloccò. La presi di nuovo per i capelli obbligandola di alzarsi stringendo i denti le dissi “non osare di fermarti”
“ti prego non fermarti, non adesso'” fece eco la mia ragazza
“vedi, ti chiama” sussurrai sullo orecchio di Valeria e le abbassai di nuovo la testa.
Iniziò a leccare di nuovo e la mia ragazza iniziò a gemere ancora.
Afferrai il mio cazzo alla base. Era gonfio, dritto come un palo, le vene sporgenti, la cappella violacea luccicante. l’appoggiai tra le grandi labbra fradicie di Valeria e con una lentezza esasperante entrai dentro di lei fino alle palle. Volevo farle sentire tutto il mio palo, volevo farle sentire la mia erezione che si faceva strada dentro di lei, mi fermai quando sentii le mie palle appoggiarsi sul suo clitoride. Mi fermai un due tre secondi e iniziai ad uscire con la stessa lentezza. Uscii completamente di lei, e entrai di nuovo tutto. Una pausa di due tre secondi e uscii di nuovo. I risultati di quel trattamento potevo udirli dai mugoli della mia ragazza, anzi non erano mugoli ma incitazioni veri e propri a leccarle la figa più velocemente, di non smettere. Solo che non sapeva che non ero io a leccargliela. Le incitazioni dell’amica e il sentire il mio cazzo entrare ed uscire da lei ebbero un effetto esplosivo su Valeria. La sua lingua diventò un tornado le leccava il clitoride, infilava la punta irrigidita della lingua dentro la mia ragazza e disegnava dei cerchi leccandole le pareti della vagina per poi uscire e succhiare tutto di nuovo. La mia ragazza stava per esplodere quindi mi spostai lasciando Valeria di finire il lavoro. Erotismo allo stato puro..

“ahh’ siii, così cosi, oh amore ti farò di tuttoooo, cosììì’. Voglio scoparti tutta la notte’. Vengo’. Oh vengoo’ non smettere” la mia ragazza stava avendo un orgasmo potentissimo.
Indietreggiava con il bacino sempre di più spingendo la sua vagina contro la faccia della sua amica. Iniziò a tremare tutta. Quando si calmò, afferrai i capelli di Valeria e le feci alzare la testa. La slegai e le dissi di scendere dal letto e di inginocchiarsi. Valeria ubbidì senza battere ciglio. Andai e spensi la musica. Ritornai da Valeria e prendendola per i capelli le feci fare il giro del letto. Eravamo dalla parte sinistra del letto, e Francesca era girata con la testa da questa parte ma aveva la mascherina e non poteva vederci.
Francesca balbettava ancora: “adesso ti succhio tutto, ti farò impazzire, slegami dai”
Mi abbassai e sussurrai sull’orecchio di Valeria:
“Digli che sei stata tu”
Valeria mi guardò confusa e indecisa. Le sorrisi e le feci di nuovo “sì” con la testa per incoraggiarla.
“Franci’ sono stata io…” disse Valeria “te l’ho leccata io.” continuò alzando la voce un po’.
Francesca si irrigidì e fece un salto per alzarsi dimenticando di essere legata ma cadde sul letto.
“Che cazzo…cazzo ci fai tu qui?” disse come arrabbiata e sorpresa
Mi abbassai di nuovo e sussurrai sull’orecchio di Valeria la risposta che doveva dare.
“Sei venuta nella mia bocca amore” disse ” te l’ho leccata io e adesso leccherò il cazzo di Marco.”

La mia ragazza provò ad alzarsi di nuovo ma niente da fare. L’avevo legata bene. Valeria impugnò il mio cazzo e appoggiò le sue labbra carnose attorno il mio grosso cazzo. Tenendolo con una mano sulla base, iniziò ad andare su e giù insalivandolo come una vera professionista. Fin dai primi colpi capii che Valeria ci sapeva fare con la bocca. Le tolsi la mano dal cazzo e presi la sua testa tra le mie mani e la spinsi contro di me finché non sentii il suo naso toccare sul mio pube. Valeria iniziò a dimenarsi ma intanto spingeva la sua testa contro di me. Poi la lasciai e indietreggiò per prendere uno boccata d’aria. Due secondi dopo iniziava a succhiarlo di nuovo guardandomi negli occhi da buona cagnetta. Adesso era lei che cercava di spingerselo in gola fiche poteva’ la presa della sua gola, e la lingua che mi stimolava la base del cazzo mi fecero quasi venire.
D’un colpo Valeria sfilò il mio cazzo dalla sua calda bocca. Rimasi quasi senza fiato.
“Franci, sei davvero fortunata.” disse ” non &egrave che io abbia chissà quale esperienza ma il cazzo del tuo fidanzato &egrave magnifico” disse
La mia ragazza stava in silenzio ma a giudicare dal suo respiro doveva essere molto eccitata.
“Adesso andremo davanti alla sua faccia e le toglieremo la mascherina” dissi rivolgendomi a Valeria “la lasceremo guardare mentre succhi il mio cazzo. Se non dimostri di essere all’altezza ti sculaccerò. Sono stato chiaro?” dissi con tono autorevole.
“Si, padrone” disse Valeria.
‘Padrone’. Quella parola mi fece impazzire. Cazzo stavo vivendo un sogno ad occhi aperti. Che troia era la Valeria. Lo sapevo dal primo momento che l’avevo vista, ma adesso era tutto realtà.
“Succhia puttana” le misi il cazzo in gola di nuovo, e le diedi una forte sculacciata sul culo sporgente all’indietro mentre succhiava.
Questa sculacciata &egrave per aver tolto il mio cazzo dalla bocca. Adesso succhia il meglio che puoi sennò ce ne saranno altre”
Già dopo 5 secondi vedevo un forte rossore in forma di mano sulla natica di Valeria. Aveva una pelle molto sensibile, e il pensiero di farle il culo rosso mi eccitò ancora di più.
Valeria ci dava dentro per davvero. In giro di due minuti la dovetti fermare perché mi stava facendo venire. Aggrappata al mio bacino si scopava la bocca con trasporto. Era brava.
“Non mi piace.” dissi “Ti sei meritata 3 serie da 10 sculacciate troietta, vieni subito qui”
“Ma'” cercò di protestare Valeria guardandomi con gli occhi pieni di lacrime provocati dal soffocamento sul mio cazzo.
“Voglio’. Voglio guardare” proferì Francesca. Quella frase mi tolse un peso dal cuore. Temevo che la mia ragazza potesse prenderla diversamente. Per fortuna non era così. Sorridemmo tutti e due con Valeria. Temeva la stessa cosa anche lei.
“Cosa? Vuoi guardare cosa?” chiesi io.
“voglio guardare come sculacci il culo della troia che pensa di poter succhiare il cazzo del mio fidanzato ma non sa come.” rispose Francesca. La mia ragazza era tornata.
Spinsi Valeria sul letto con un movimento brusco dicendole di slegarla. La slegammo in 10 secondi. Francesca con un movimento veloce prese le mani di Valeria bloccandogliele dietro la schiena e obbligandola a sdraiarsi con la pancia in giù.
“Sculacciala!” disse con dono deciso dopo averla bloccata e sedutasi accanto a lei per tenerla così.
Con un forte manata colpii la natica destra di Valeria. Urlò di dolore.
“Più forte!” disse la mia ragazza. “Falle vedere cosa vuol dire essere una troia. Queste stupide ragazzine pensano che basta tirare tette e culo di fuori e fare le fighe.”
Colpii di nuovo Valeria. Di nuovo un urlo di dolore.
“Era sulla soglia e origliava. La sorpresi con una mano dentro le mutandine” dissi e la colpii di nuovo. Il culo di Valeria era già rosso.
“ah si?” disse la mia ragazza. ” &egrave questo che vuoi troietta? Ti piace essere trattata da troia eh?” chiese mentre la tirava per i capelli.
“Si’ ma fa male'” replicò Valeria stringendo i denti.
“Fa male?” chiese la mia ragazza e le diede anche lei una sculacciata. “beh, &egrave questo che succede alle bastarde che fanno le fighe ma non sanno fare un pompino come si deve.”
Cazzo era la realizzazione dei miei sogni. Quando la colpii per la 30-ma volta il culo di Valeria era diventato viola.
“Posso avere una seconda chance e succhiarglielo di nuovo?” chiese Valeria
“Non puoi” rispose la mia ragazza. ” Mettiti a pecorina, adesso ti fotterà come una cagna, cosicché la prossima volta ci pensi due volte a fare la puttana con i fidanzati altrui” disse la mia ragazza.
Valeria era in posizione prima che la mia ragazza avesse finito la frase.
Mi posizionai dietro Valeria e questa volta con un colpo deciso le entrai tutto dentro. Valeria sospirò contenta. Iniziai a sbatterla così, la presi per i fianchi e con colpi decisi veloci iniziai a far tremare tutto il letto. La mia ragazza si posizionò davanti al viso della sua amica e aprì le gambe.
“Leccami, troietta” le disse.
Valeria iniziò a leccarla come una cagna affamata. Ogni volta che spingevo da dietro vedevo la bella faccina di Valeria venire schiacciata contro la figa della mia ragazza. Non passarono neanche 2 minuti che Valeria si staccò dalla figa della mia ragazza e disse rivolgendosi a lei:
“ti prego può mettermelo in culo? Le sculacciate me l’hanno preparato, e questa &egrave la realizzazione dei miei sogni. Ti prego digli di inculami”.
Francesca mi guardò negli occhi, come per dire” che stiamo facendo” ma non le diedi ascolto, ne modo di dire qualcosa. Diedi una sculacciata sul culo di Valeria e mi scostai. Presi un preservativo dal comodino e la bottiglietta con l’olio accanto al letto e strappai la bustina del preservativo. Quando mi girai verso le ragazze Valeria aveva già un dito nel culo .
Era troppo tutto questo. Rovesciai un po’ d’olio sul culo e lo cosparsi bene mentre Valeria continuava ad infilarsi il dito nel culo. Misi il preservativo e dovetti essere io a toglierle il dito dal culo. Premetti contro quel piccolo buchetto e il mio cazzo iniziò ad entrare. Non era per niente stretto come sembrava. Comparandolo con quello della mia ragazza questo era ben più allargato, anche se quello della mia ragazza lo allarghiamo regolarmente.
La cagnetta aveva davvero il culo aperto.
Lo infilai piano, quasi per intero. Poi iniziai a muovermi sempre più velocemente. Mi ero preso anche l’ultimo buco di quella troia, quel bocconcino, quel bellissimo visetto. Mentre la montavo la mia ragazza mi fissava negli occhi, e quanto più la montavo tanto più lei le schiacciava la sua faccia contro la figa.
“oooh Franci, me l’ha aperto, mi sta inculando’ oooh fate ciò che volete della vostra troietta” diceva Valeria di tanto in tanto staccando la bocca dalla vagina della mia ragazza.
“sta zitta” replicava la mia ragazza e spingeva con il bacino per farla tacere.
“Ami il tuo ragazzo cagnette? Com’&egrave che diceva prima a cena la puttana? “Amore, ti amo”?” (riferendomi alla telefonata che aveva fatto al ragazzo dopo cena)
Poi Francesca si infilò sotto Valeria e formarono un 69 più uno. Sentire il respiro caldo della mia ragazza sotto di me che lecca la figa di Valeria fu il colpo di grazia.
Iniziai a sbatterla con tutte le forze che avevo.
“Sta.. Ferma’ troia…ti spacco” scandivo le parole on ogni spinta mentre le due troie mugolavano ancora di più.
in giro di un minuto scaricai tutto dentro il preservativo nel culo di Valeria mentre urlava con la bocca tappata dalla figa della mia ragazza.

Mi distesi accanto a loro con il preservativo ancora sul cazzo. Respiravo a malapena, e mi chiedevo se potevo riposarmi solo un po’ vedendo la mia ragazza e Valeria in un splendido 69 e il mio cazzo ancora in tiro…
Respiravo come se avessi appena corso una maratona. La scena che si presentava davanti ai miei occhi era incredibile e difficilmente descrivibile. Non si erano fermate neanche un secondo. Adesso erano loro due che se la leccavano una all’altra formando un bellissimo 69. Io ero una cosa estranea, come se non ci fossi, tanto erano trasportate da ciò che facevano. La passione, l’avidità con cui leccavano me lo fece diventare duro come una pietra. Non che si era ammosciato ma dopo aver tolto il preservativo e averlo pulito un po’ con il lenzuolo si era ammorbidito. Cercai di godermi il momento e di lasciarle giocare, ma dopo un po’ non resistetti e mi posizionai dietro alla mia ragazza. Valeria era sotto di lei leccandole la figa. Quando mi avvicinai si staccò e mi lasciò fare. Anzi, protese le mani e aprì le chiappe alla mia ragazza, facilitandomi l’entrata. Premetti la mia cappella sulla vagina di Francesca e piano le infilai tutto il cazzo. Emise un sospiro di sollievo. Iniziai a muovermi piano. Valeria era ferma. Probabilmente si godeva la lingua di Francesca e guardava il mio cazzo entrare e uscire dalla mia ragazza.
“Leccami le palle” le ordinai.
Allungò una mano e prese un piccolo cuscinetto che si trovava per caso accanto. Con la testa rialzata le bastò tirare fuori la lingua per toccarmi le palle. Anzi, teneva soltanto la lingua fuori, quando mi muovevo avanti e indietro le mie palle sfioravano la sua lingua, il naso e metà della faccia.
La mia ragazza intanto si godeva il mio cazzo. Adora quando la scopo piano, quando la mia erezione la riempie e poi esce quasi completamente per poi rientrare di nuovo. Ad ogni uscita del mio cazzo dalla figa di Francesca colavano degli umori lungo le mie palle che finivano prontamente nella bocca di Valeria.
Dopo un paio di minuti, Valeria scivolò via e si alzò.
“Scusatemi ragazzi, devo pisciare non c’&egrave la faccio più” disse.
Io non avevo smesso con lo trattamento della mia ragazza.
“Sbattimi ti prego” disse lei non registrando proprio la scusa di Valeria. Aveva appoggiato la faccia e il petto sul letto e aveva inarcato la schiena, offrendomi la sua passera a più non posso per sbatterla ancora di più.
Aumentai il ritmo, per un tempo molto breve quando mi venne un’altra idea.
Mi alzai e prendendola per un braccio, la feci alzare e la portai con me in bagno. La porta era rimasta aperta, e Valeria aveva appena finito di fare la pipì. Era ancora seduta sul water. Quando ci vide sulla soglia si bloccò. Mi avvicinai e posizionai davanti a lei e le ordinai di succhiare. La mia ragazza mi guardò e sorrise avvicinandosi al mio orecchio:
“Sei un fottuto bastardo” mi disse “quando sei così autorevole e imprevedibile mi fai impazzire cazzo” disse.
” Non parlare le risposi sussurrando ” inginocchiati e succhia”.
“E se non voglio?” disse con aria di sfida.
” Hey, state bisbigliando?” fece eco Veleria.
“Tu succhia” le ordina prendendola per i capelli e le ficcai di nuovo il mio cazzo in bocca. Iniziò a soffocare e a colpirmi, avevo spinto forse troppo.
“Se non ti inginocchi subito, ti lego di nuovo al letto e scoperò questa troia davanti ai tuoi occhi per due giorni senza slegarti” le dissi.
” lo faresti veramente? Chiese di nuovo quasi ridendo
Senza risponderle la presi per i capelli e si inginocchiò subito.
Le feci avvicinare la testa vicino a quella di Valeria e ordinai a tutte e due di non staccarsi e di non chiudere la bocca.
Iniziai a scopare le cagne in bocca. Prima una poi l’altra cambiando bocca ogni 4 – 5 colpi. Una goduria mai vista prima. Ma ciò che mi stupì era l’eccitazione delle due ragazze che era proporzionale alla mia. Sembravano così affamate di cazzo, così troie. Quando cambiavo bocca, quella rimasta vuota si apriva ancora di più, invitante, desiderosa ad essere riempita di nuovo.
“Alzatevi” dissi. Si alzarono contemporaneamente. Le posizionai una accanto all’altra davanti allo specchio del lavandino.
“Adesso vi fotto” dissi, “aprite le chiappe, e guardavi nello specchio. Voglio farvi vedere, quanto siete troie, quanto siete belle”.
“Dammelo prima a me” disse Valeria un po’ esitante “lei l’ha avuto poco prima”
Le diedi una forte sculacciata.
“Sta zitta. Questo &egrave perché hai parlato. Devi tacere e prendere il cazzo. Così semplice”. La mia ragazza sorrise. Colpii anche lei sulla chiappa sinistra.
“Cazzo ridi?” chiesi.. Ma non ricevetti risposta. Bene, aveva capito il gioco.
Mi inginocchiai dietro di loro. Cazzo…Leccare la figa di una diciannovenne mentre hai 3 dita nella figa dell’altra &egrave davvero difficile da descrivere. Avevo sognato tutta la mia vita questa scena. Leccare la passera di due donne, una accanto all’altra, da dietro, mentre ciascuna tiene aperte le chiappe per facilitarti la leccata. Quattro buchi alla tua mercé. Ma a me affondare la faccia tra le chiappe di due fighe così non dispiaceva affatto. Da Valeria mi spostai su Francesca. Appena appoggiai la mia lingua sulla figa la mia ragazza spinse con il bacino all’indietro per farmi affondare tutta la faccia. Conosceva i miei gusti lei. Iniziai a saziarmi dei suoi umori. Volevo leccarle anche per far passare un po’ l’eccitazione che avevo raggiunto prima, mentre le scopavo in bocca, ma trattarle così, mi fece raggiungere livelli di eccitazione mai provate finora. Mi sentivo un Dio, invincibile, un maschio, un Alfa con due prede tra le mani pronto a mangiarseli.
Mi alzai e con un colpo secco penetrai la mia ragazza. Iniziai a sbatterla mentre le tiravo i capelli e le schiaffeggiavo una tetta. La tiravo indietro, la spingevo in avanti obbligandola a guardarsi sullo specchio, ero in estasi e lo era anche lei. Mi staccai da lei e feci due passi indietro. La colpii sul culo con tutte e due le mani come per dire “per adesso basta”. Fece un piccolo urlo. Mi spostai dietro a Valeria, e penetrai anche lei. Le feci lo stesso identico trattamento. Mugolava molto di più.
“Ti piace cagnetta? Dille che ti piace farti fottere da me!!”
” Mi piace” disse sospirando. “Oddio…ah..aaah, scopami” bisbigliava mentre tutto il suo corpo rimbalzava dai colpi che riceveva da dietro.
Indietreggiai di nuovo e la colpii con tutte e due le mani come avevo fatto con Francesca. Mi posizionai dietro Francesca e la presi di nuovo. Di nuovo, sbattuta forte di nuovo tirate per i capelli e di nuovo due sculacciate.
Il turno di Valeria. Quando mi feci il secondo giro su di lei, mi venne una voglia matta di vederla saltare sul cazzo.
Dovevo riposarmi però, ero sul punto di venire quando mi staccai da lei un momento prima.
Mi sedetti sul water, presi il cazzo in mano e gli diedi due schiaffi per far passare l’eccitazione un po’-
Le due erano ancora nella stessa posizione. Aspettavano il loro turno, con le natiche allargate offrendomi la vista dei loro buchi da riempire. Le feci aspettare per due minuti interi mentre io da dietro mi godevo la vista toccandomi di tanto in tanto.

“Adesso vi voglio vedere sul mio cazzo. Saltellanti. Piccola troietta te per prima.”

Valeria si girò di scatto e senza esitazione prese il mio cazzo con le sue esili dita e si posizionò sopra. Iniziò a montarmi così, tenendolo sempre con una mano alla base e incurvandosi in avanti per vederlo scomparire dentro di lei. Era caldissima ma soprattutto era bagnatissima. Il mio pube era bagnato fradicio dai suoi umori, che erano ovunque le palle anche. Mi stava cavalcando piano facendo attenzione ai movimenti. Ma io volevo una cavalcata selvaggia. Le tolsi la mano e la abbracciai. Con una mano da dietro tirai i capelli biondi e la morsi sulla tetta destra.
“Aiaa.. Perché l’hai fatto?”
“T’ho detto che ti volevo saltellante. &egrave questo il meglio che sai fare?”
“Cavalcalo puttanella” – fece eco Francesca. Solo allora notai che si era girata verso di noi, aveva una mano in mezzo alle gambe e con l’altra strizzava il capezzolo sinistro.
Valeria confusa iniziò a muoversi su e giù ma non riusciva a tenere ritmo più di tanto. Provai a sculacciarla, la presi per i fianchi cercando di darle il ritmo giusto ma il morso l’aveva bloccata in qualche modo.
Guardai la mia ragazza che intanto mi fissava. Voleva far vedere a quella ragazzina come cavalca una vera troia. Le feci un cenno di si con la testa e Francesca afferrò Valeria da dietro per un braccio.
“Togliti” disse, ” adesso ti faccio vedere come si fa.”
Quando Valeria si alzò il mio cazzo uscendo da lei sbatté sullo stomaco. Era ricoperto dai umori di Valeria. A vederlo così mi eccitai ancora di più, volevo scoparla ancora, quella fighetta bollente, ma era il turno della mia ragazza. Quando Francesca si sedette su di me impalandosi da sola, un brivido mi percosse tutto il corpo. Se lo infilò fino alle palle in un colpo solo. Sentivo il suo clitoride schiacciato contro il mio pube. Mi raddrizzai un po’ fino a raggiungere l’orecchio della mia ragazza che aveva già iniziato a cavalcarmi, facendola rallentare.
” Falle vedere che sono tuo. Scopa il TUO cazzo”

Francesca si staccò da me e coi denti serrati guardandomi dritto negli occhi iniziò a pompare. Si alzava e poi abbassandosi sbatteva il suo corpo contro il mio. La sua figa non era cosi calda come quella di Valeria ma era bagnatissima anche lei. Sapeva molto bene il ritmo che volevo e quello che mi piaceva. Rimbalzava una decina di volte poi si fermava col cazzo piantato dentro di lei e le chiappe che premevano sulle mie palle muoveva il bacino un paio di volte in avanti e indietro e ripartiva a saltare ancora. Intanto Valeria era accanto a noi seduta per terra che ci guardava con aria confusa e il visetto innocente. Probabilmente tutto questo era troppo per lei.
Usavo le ultime forze rimaste cercando di non scivolare dal water sudato com’ero con tutto quel movimento. Ma non durò lungo. Dopo neanche due minuti da quel trattamento saltai dal water facendo quasi cadere Francesca e scaricai una quantità enorme di sperma sul dolce visetto della piccola troietta. La mia ragazza si affacciò accanto a Valeria soltanto quando ebbi finito di venire, dato che quasi cadeva quando mi alzai e non aveva fatto in tempo a prendersi lo sperma in faccia.
Il volto di Valeria era ricoperto di sperma. Francesca ne approfittò a pulirmi il cazzo succhiandolo ancora un po’.

Decisi di andarmene senza salutare mentre le ragazze erano ancora in bagno. Il giorno dopo quella magica notte la mia ragazza non si fece sentire quasi fino a mezzogiorno, il che &egrave molto insolito. Io ero andato a lezione ma non riuscivo a concentrarmi neanche per un minuto. Il mio cervello in automatico riproduceva le immagini e dovetti mettermi dei libri sopra la patta per nascondere la mia erezione. L’uccello mi doleva ma intanto era eretto come un palo. Temevo che Francesca avesse ripensato e che forse ero nei guai.
Non riuscii a trattenermi,uscii dall’aula e la chiamai. Disse che andava dal medico a farsi prescrivere qualcosa che era tutt’apposto e che mi avrebbe richiamato quando avrebbe finito. Dopo circa un’ora ci trovammo in una piccola trattoria a pranzare insieme.
Per farla breve, mi disse che aveva da sempre questa voglia di fare una cosa a tre, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe avvenuta per davvero. Era arrabbiata che non ne avevamo parlato prima ma comprendeva che tutto era successo senza alcuna premeditazione. Mi disse che la sera prima avevano dormito insieme, ma non ne parlarono tranne che quella mattina durante la colazione.
Valeria si era scusata per il comportamento, per aver origliato sulla porta, era dispiaciuta per tutto quello che era successo, la pregava di parlare anche con me, soprattutto voleva che la cosa rimanesse tra di noi dato che anche lei era fidanzata, ecc’
La baciai e la ringraziai perché la prendeva in questo modo. Alla fine entrambi eravamo contenti di questa nuova esperienza e di come era andata a finire.
Soltanto che’ per me non era affatto finita. Eh si, perché adesso la voglia di scoparmi la Valeria da solo, di godermela fino in fondo era ancora più grande. Era giovedì, ormai metà giornata era passata e Valeria ripartiva sabato quindi avevo ancora un giorno per provare a fare qualcosa.

Aspettai fino a venerdì mattina. La mia ragazza come al solito era andata a lezione mentre io ero rimasto a casa. Le avevo mandato un messaggio che avrei preso qualcosa da mangiare e che ci saremmo visti davanti casa sua per pranzare tutti insieme in modo da poter parlare e chiarirci con Valeria. Solo che invece di aspettare fino alle 12 io presi le pizze alle 11 subito dopo l’apertura della pizzeria sotto casa mia e andai a casa di Francesca.
Alle 11 e 20 ero già davanti all’appartamento. Non suonai al citofono ma di andai direttamente su. Sulla porta dell’ingresso dell’appartamento però la chiave era dentro quindi dovetti suonare. Venne ad aprirmi Valeria. Quando la vidi ebbi un erezione istantanea. Era spettinata, senza trucco con una maglietta nera un po’ larga e dei pantaloncini corti color rosa. Niente di particolare ma la carica erotica che quella ragazza mi trasmetteva era incedibile.
Mi salutò con un timido “Ciao”
“Ciao”, risposi al saluto mentre entravo “ho potato le pizze, pranziamo qui”
“Non &egrave un po’ presto?” chiese “quando arriva Francesca?” aggiunse con tono nervoso.
“Senti Valeria’ Sono venuto prima per poterti parlare.” dissi
“Ah ecco’ Ehm.. Di cosa?” rispose quasi senza voce
“Senti.. Ecco so che sei imbarazzata e lo sono anch’io ma quel che &egrave successo &egrave successo e io sono molto contento che &egrave successo.. Per quanto mi riguarda lo farei altre mille volte. &egrave stata un’esperienza fantastica, poi se te ti penti di averlo fatto’ mi dispiace”
“Beh pentirmi no,” rispose “ma mi vergogno soprattutto perché voi siete fidanzati e io’ praticamente mi sono messa in mezzo”
“In realtà proprio in mezzo” cercai di fare lo spiritoso, ma Valeria non sorrise.
“Senza di te tutto questo non sarebbe stato possibile” dissi poi.
“&egrave stata un esperienza unica anche per me. Se ne avessimo parlato prima e poi l’avremmo fatto era un’altra cosa ma cosi…Mi dispiace perché tutto &egrave successo perché mi hai colto mentre vi spiavo. &egrave di questo che ho vergogna non di quello che abbiamo fatto. Giovanni (il suo ragazzo) non mi tratterà mai così, come hai fatto tu. Non ero mai stata’ sai ‘ in quel modo…” disse timidamente.
“Volevi dire ‘usata’?” Chiesi.
“Si.” rispose subito
“E che ne pensi? T’&egrave piaciuto?”
“&egrave una cosa nuova per me. Diversa e.. piacevole. Ma l’ho già detto a Francesca.” rispose e un sorriso balenò sul viso della biondina.
“Vabb&egrave la smettiamo con questi discorsi, senno qui'” dissi indicandole la mia erezione che avevo messo in mostra precedentemente. Ero sicuro che si notava attraverso la leggera stoffa della tuta, soprattutto per il modo in cui ero seduto.
Guardò verso il punto indicato, e arrossì visibilmente.

“Si hai ragione scusami” disse e si alzò.
“Ti dispiace se ti do le spalle vorrei aiutare Francesca un po’ coi piatti.” disse cercando una scusa per allontanarsi.
“No fai pure” risposi mentre accendevo la tv. Chiesi della sua partenza, quando e che treno avrebbe preso e Valeria iniziò a spiegarmi perché preferiva partire il pomeriggio e non il mattino.
Guardai l’orologio. Erano passate 20 minuti. Guardavo la tv, ascoltavo Valeria si e no, ma avevo solo un punto fisso in testa. Affondare dentro di lei un’ultima volta.
Decisi di agire. Mi alzai e mi avvicinai a lei da dietro. Lavando i piatti e avendo la tv accesa dietro di lei non mi aveva sentito. Quando ormai ero vicinissimo dietro di lei l’abbracciai da dietro e lei sussultò.
” Che cazzo fai?” disse con tono acceso-
“Hai ragione. Sono venuto prima perché oltre a parlare voglio un’altra cosa. Voglio te un’ultima volta.”
“Tu se fuori,” disse “lasciami”, e provò a respingermi e liberarsi dalla mia stretta. Ma muovendosi così involontariamente posizionò la mia erezione in mezzo alle sue natiche.
“Lo senti?” chiesi “E’ duro solo per te. Lo &egrave da quando ti ho vista sulla porta.”
“Ti prego, lasciami” disse con tono supplichevole
“So che lo vuoi. Hai detto tu stessa che nessuno ti aveva preso così. E non dirmi che non vuoi provare almeno una volta ad averlo tutto per te senza condividerlo”
“No, &egrave diverso. Non possiamo. &egrave un tradimento, sono fidanzata anch’io se non lo sapevi” disse.
“Tutto quel che voglio e solo toglierti le mutandine e affondare dentro di te” le sussurrai sull’orecchio “aprirti le carni bagnate con la mia dura asta e scoparti a sangue, farti venire sul mio cazzo e venire dentro la tua bocca” cercai di convincerla.
“No’ Lasciami” disse quasi senza fiato
” Ok, ti lascio. Se &egrave quello che vuoi. Ma sappi che non avrai un’altra possibilità”
“Lasciai la presa ma rimasi immobile. Con il cazzo appoggiato sul suo culo.
Non si mosse neanche lei.
Restammo fermi immobili per circa un minuto intero senza parlare.
“Sei libera di andartene.” dissi con tono provocatorio
Restò muta per altri 10 secondi circa e alla fine sospirò: “E’ così sbagliato tutto questo”
“Allora me ne vado io” dissi, era il momento giusto per forzare la mano.
“Aspetta” disse indecisa.
Quel ‘aspetta’ lo interpretai come un ‘vai’. Con una mano la presi per i capelli facendole inarcare la schiena mentre con l’altra le tirai giù pantaloncini e mutandine insieme fino a metà coscia, in un unico movimento. Tirai giù anche le mie e in due secondi le ero dentro. No, non era solo l’altra sera, Valeria aveva la figa più calda che io abbia mai toccato. Il culetto bianco e sodo della diciannovenne iniziò ad ondeggiare a ogni colpo preso, ma era parzialmente nascosto dalla maglietta larga.
Presi le mani di Valeria e gliele misi dento il lavandino, nell’acqua sporca insieme ai piatti, alzai la sua maglietta sopra la testa, in modo da coprirgli la testa ma non sfilarla completamente. La presi per i fianchi e iniziai a sbatterla li, mentre lavava i piatti. La presi di forza, prima aveva affermato che così le era piaciuto così e adesso le davo ciò che voleva. Iniziò a gemere dal primo affondo.
Quando iniziò a godere e a mugolare più forte mi fermai.
“Vuoi smettere?” chiesi beffardo.
” No ti prego” disse un po’ affannata.
” No ti prego cosa cagnetta?”
“TI prego scopami” disse son un filo di voce.
“Non ho sentito”
“TI prego scopami. Usami come una troia” disse alzando la voce
“Scoparti come una troia? Ma se sei già una troia, perché aggiungi quel ‘come”” dissi ridendo. Volevo vedere quel bel pezzo di figa implorare a essere scopato.
“Allora'” disse poi si fermò’ “allora come una puttana”
A quelle parole strinsi i suoi fianchi fino a farle male, bloccandola in quella posizione. Iniziai ad affondare dentro di lei con estrema lentezza. Piano fino in fondo e poi di nuovo fuori. Piacere e dolore. Era quello che le piaceva alla cagnetta. Uscivo completamente per poi sentire le grandi labbra bagnate aprirsi di nuovo ed accogliermi dentro. Le mie palle erano già bagnate dai suoi umori. Allungai la mano destra con il cazzo piantato fino alle palle iniziai a stimolarle il clitoride. Valeria iniziò da sola a muovere il bacino sul mio cazzo e sulle dita.
“ancora, ho si’ ti prego, non smettere ancora’.” iniziò ad irrigidirsi stava per venire. Mi tolsi del tutto.
” NO” disse con un filo di voce
“Non ti muovere” le ordinai.
Il culo bianco era diventato un po’ rossiccio, dovuto alla prima sfuriata. Mi inginocchiai dietro di lei e affondai la mia faccia tra le sue gambe per un attimo. Poi mi staccai iniziando a colpirla prima sull’una poi sull’altra natica. Ad ogni colpo Valeria faceva un “Aiaa” e muoveva il culo a destra e a sinistra in modo seducente, come una cagnetta, come per dire dammele ancora. Quel suo muovere del culo, e la posizione in cui era mi eccitarono ancora di più.
Le allargai le natiche e vidi allargarsi i due buchi di quella meravigliosa troietta. La figa era rossa, gonfia e fradicia, lo sfintere era di color rosa leggermente allargato anch’esso. Ci sputai sopra e mi alzai. Valeria aveva capito al volo cosa volevo fare. Afferrò la natica sinistra e la tirò con forza, quasi con violenza, aprendosi il culo. Posizionai la mia cappella sul sfintere e premetti. Entrai un po’ a fatica mentre Valeria emetteva gemiti di dolore. Sapevo che le facevo male. Ma volevo farlo. Volevo romperle il culo. Era il mio modo per salutarla e mandarla a casa dai suoi col culo rotto. Appena le fui dentro con la cappella, piano lo tolsi. Ci sputai di nuovo e la inculai ancora. Quel culo bianco che piano ma inesorabilmente faceva scomparire il mio cazzo, mi mandava in estasi. L’avrei scopata per giorni, mesi interi.
Era la prima volta che tradivo Francesca ma quel culo valeva la pena.
Ero in estasi totale, inculavo la piccola puttanella per la seconda volta, e lo facevo come piaceva a me.
Ma come tutti ben sappiamo le cose belle durano poco.
I momenti di estasi e piacere però furono interrotti precocemente dal suono della porta che si apre. Francesca entrava dalla porta principale, che avevamo dimenticato a chiudere a chiave.

Da quel momento in poi successero un sacco di cose e proverò a raccontare tutto quello che avvenne in quelle due ore, anche se ho la memoria un po’ offuscata. Spero che il lettore capisca in che situazione mi trovavo e lo stato d’animo mio, e che avrei preferito sorvolare questa parte e non raccontarla ma &egrave d’importanza vitale per capire tutta la storia.

“Ma che cazzo?” disse, e come sbalordita ripeté la domanda ancora e ancora. Aveva la borsa coi libri in mano e me la tirò addosso mentre cercavo di ricompormi.
“Sei un bastardo, un infame, ma dentro casa mia? E con quella puttana” iniziò a tirarci addosso ogni cosa che le passava per le mani.
“Amore calmati, ti posso spiegare” furono le prime parole che mi vennero in mente.
“Cosa vuoi spiegare pezzo di m..? Spiegarmi come hai convinto questa troietta a scoparla sulla mia cucina?” gridò tra le lacrime.
Valeria che avevo dimenticato completamente si era ricomposta alla meglio e piangendo andò incontro a Francesca.
“Fra ti prego scusami non &egrave stata colpa mia, io non volevo'” Francesca le diede una spinta e Valeria cadde sul divano. Si rannicchiò e iniziò a piangere a dirotto.
Cercai di abbracciare la mia ragazza ma spinse anche me e corse per chiudersi in bagno. Per fortuna feci in tempo a metterci un piede e non le permisi di chiudere la porta.
Dopo un lungo “togli la gamba” “NO” “lasciami stare” “non ti lascio, voglio parlarti” ” io non voglio”, entrammo tutti e due dentro il bagno, e chiusi la porta a chiave.
Francesca si sedette e si rannicchiò accanto al lavandino senza dire una parola col viso distrutto e gli occhi pieni di lacrime. Dopo una decina di minuti di lacrime decisi che era il momento di parlare.

“Senti’ &egrave inutile dirti che mi dispiace. Lo sai che &egrave così. Ma ti giuro su me stesso che te ne avrei parlato. Non ti ho mai tradita, ed &egrave vero che Valeria mi attrae molto. Soprattutto dopo quello che abbiamo fatto l’altro giorno. Ma lei mi attrae fisicamente. Sono un bastardo, un maniaco tutto quello che vuoi &egrave vero ma non ti permetterò di dubitare nel mio amore verso di te. Potrei scoparmi anche mille puttane ma amo te. E sto con te. Questo non &egrave cambiato e non cambierà.”
“come fai a dirlo?” disse tra una lacrima e l’altra.
“cosa?”
“che non cambierà”
” perché lo so’ tu sei tutto per me. Non lo farei mai, con un’altra. Ma dato che con Valeria l’abbiamo fatto insieme, non so sentivo che avevo la tua approvazione, anche se sapevo che non era cosi.. Non so esattamente'”
” non c’&egrave l’avevi cazzo.. Non dovevi farmi questo. Adesso cosa faccio io? Dimmelo.. ” disse con tono disperato
” piccola’ io ti amo’ e te ne avrei parlato tranquillamente perché noi l’avevamo fatto insieme e pensavo'”
” ti piace più lei di me” disse all’improvviso
“ma sei matta?” dissi “te sei tutto quello che mi serve. Lei e solo una troietta che si &egrave fatta trovare nel momento giusto al momento giusto!”
” una troietta che ti piace però”
“Si &egrave vero. Fisicamente mi piace. E se adesso me lo permettessi andrei a finire la mia scopata. Ma questo nulla toglie a te. Te sei la ragazza perfetta sessualmente, fisicamente e mentalmente parlando. E proprio su questa tua intelligenza contavo quando pensavo che avresti capito. Lei non &egrave te, era solo un bisogno fisico dell’animale che c’&egrave in me” dissi cercando di ribaltare la situazione, ero sincero e sapevo quanto lei apprezza questo
“invece non capisco” disse calmandosi un po’
“E allora, il fatto che volevi una cosa a tre, cos’&egrave? Un bisogno fisico, la voglia di sperimentare vero?”
“si”
“E’ la stessa cosa anche per me. Vieni qua” e finalmente ci abbracciammo.
“E se tu un domani volessi farlo con altre? Io questo non lo sopporterei” disse mentre mi abbracciava forte.
“Non succederà più!” le dissi
“Non mentirmi cazzo. Se l’ahi fatto questa volta lo rifarai. Non immaginavo di trovarmi in questa situazione. A valutare de perdonare un tradimento. A sentirmi dire ‘non succederà più’. Non da te.”
Si staccò da me e mi guardò con lo sguardo severo, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
Bam, mi diede uno schiaffo. Un altro. Uno terzo. L’abbracciai e iniziai a baciarla. Iniziò a baciarmi e a mordermi le labbra. Un bacio selvatico. Un bacio di due animali che si amano, che si odiano, che non si sopportano ma non possono vivere uno senza l’altro. Nella mia bocca avvertivo un mix di lacrime, saliva e sangue.
Ci trovavamo seduti per terra nel bagno uno davanti all’altra. Con una mano le slacciai i bottoni dei jeans e gliele tolsi completamente. Tirai fuori il mio cazzo, mi intrufolai tra le sue gambe e la penetrai li sul pavimento. Mi sorprese il fatto che era bagnatissima sotto. Iniziai a scoparla, mentre da sotto Francesca mi aveva schiaffeggiato ancora due tre volte. Poi allargò le gambe in modo osceno e iniziò a gemere..
Tregua- Era finita, mi aveva perdonato.

No non era finita. Neanche dopo un minuto del averla penetrata aggrottò le sopracciglia e mi spinse via. Si alzò e vestita con la sola camicetta bianca, si fermò sulla soglia della porta.
“Fila davanti a me” mi disse guardandomi dall’alto in basso, io ero rimasto a terra.
“Franci cal..” cercai di ribattere
“Sta zitto e cammina davanti a me” disse quasi gridando
Mi alzai e uscii dal bagno con il cazzo in tiro, penzolante. Nel soggiorno Valeria raccogliendo la sua roba nella valigia. Voleva partire.
“E te dove pensi di andare?” disse Francesca
“Io’ mi dispiace.. Me ne vado.”
” eh no cara, troppo comodo così.” disse la mia ragazza, poi si girò verso di me. ” volevi finirti la scopata? Dai finiscila io mi metto qui e vi guardo.” si stava per sedere sulla sedia del tavolo
“Dai basta. Adesso stai esagerando” alzai la voce
“Cos’&egrave adesso non vuoi scoparla più?” disse ironicamente “Adesso vuoi scopare me?”
“Stai facendo una scenata Francesca smettila” le gridai.
“Vuoi che mi metta così; com’&egrave che era posizionata la troia?” si mise a pecorina imitando Valeria, nello stesso punto come l’amica di prima.
Era successo molte volte di litigare pesantemente con lei. Un suo difetto era proprio quello. Quando partiva non conosceva limiti, e non si calmava facilmente. A volte avevo l’impressione che litigava con me apposta per vedere quanto avrei potuto sopportare. E ogni volta si spingeva di più. Da quello che avevo capito, in passato aveva sofferto molto, aveva sopportato molto e adesso anche se non lo disse mai esplicitamente, aveva questa teoria del “quanto più sopporti tanto più ami”. Adesso si comportava di nuovo così. Come una bambina viziata. Soltanto che era nuda davanti a una persona estranea. Ma non riuscii a controllarmi anche questa volta. Appena si mise nella stessa posizione in cui era Valeria prima, scattai e la presi da dietro. Volle rialzarsi, raddrizzarsi ma la bloccai col corpo e con le mani.
“Sta ferma troia. Hai esagerato, lo capisci questo? Adesso avrai la tua punizione, poi sei libera di fare quel cazzo che ti pare.” le dissi all’orecchio mentre la tenevo stretta. Il mio cazzo era già poggiato sul suo culo nudo.
“Lasciami. Non voglio. Tu non sei ormai nessuno. Ahh’ basta!!” guaì arrabbiata
Mentre lei stava finendo la frase io le stavo già entrando dentro.
“Lasciala che fai?” disse Valeria spingendomi. Non mi aspettavo questa intromissione da parte sua e quando mi spinse mi sbilanciò e lasciai Francesca.
“Ma sei scema? Quasi cadevo…” gridai contro Valeria
Francesca si raddrizzò e iniziò a ridere. Sul volto di Valeria si leggevano paura e tensione.
MI piace il sesso spinto ma non farei mai del male a una donna. Mai. A nessuna. Invece, Valeria probabilmente avrà pensato il contrario.
“Non ti preoccupare,” disse Francesca a Valeria ” al massimo proverà a scoparti” poi si girò verso di me “vero? Io non ti voglio, vai, scopa lei. Solo di quello sei capace. Io me ne starò in disparte.”
“Ancora? Continui?”
“Ma &egrave quello che vuoi. L’hai detto prima. ” replicò
Mi vennero in mente come un fulmine due frasi che Francesca mi disse il giorno precedente durante il pranzo, quando ci scambiavamo le impressioni della sera precedente, alle quali non avevo dato peso, probabilmente per il fatto che ero troppo eccitato ed euforico a raccontare cosa provavo. Mi disse: ‘Il punto più eccitante era quando la inculavi forte e guardavi me negli occhi’ poi dopo qualche minuto disse “quando nel bagno ci scopavi tutte e due, venni almeno un paio di volte guardando il vostro riflesso nello specchio.”

In un secondo capii tutto. Non era arrabbiata perché stavo scopando Valeria. Prima di quel giorno io credevo e forse anche lei che se l’avessi tradita non mi avrebbe mai perdonato. Quel giorno invece, da come la conosco la sua reazione non era come mi aspettavo. Francesca era solo incazzata perché non avevamo invitato o aspettato anche lei. La mia ragazza si eccitava vedermi scopare Valeria.
Adesso mi era tutto chiaro. Fino a ieri probabilmente anche lei non era a conoscenza di questo fatto ma ero sicuro che in questi due giorni aveva ragionato su questo punto e non me ne aveva parlato.
Valeria diceva qualcosa in risposta all’ultima affermazione di Francesca. Mi avvicinai piano e presi Francesca per il collo. Alzò soltanto la testa un po’ come per dire ‘vuoi soffocarmi? Vai pure ‘.
Valeria invece al mio avanzare era indietreggiata alcuni passi e parlava ancora.
“Sta zitta” le dissi fulminandola con lo sguardo.
Avvicinai il mio volto vicino a quello della mia ragazza: “Vaffanculo. Cazzo sei proprio un’attrice. Non voglio vederti mai più. Lo sapevi e mi hai fatto soffrire apposta. Non cercarmi e non chiamarmi.”
Francesca non rispondeva. Mi guardava coi occhi rossi dal pianto prima, e taceva.
“Da quando lo sai?” chiesi. Ancora niente.
“Sei un’ipocrita del cazzo. Mi hai ingannata.” dissi e la lasciai.
Andrai in bagno mi vestii e me ne andai. Valeria e Francesca erano ferme immobili dove le avevo lasciate un minuto prima.
Non intendevo lasciare Francesca, l’amavo e avevo bisogno di lei ma dovevo farle capire che aveva superato il limite. Che non ci si comporta così. Ero comunque consapevole del fatto che l’avevo tradita e forse anche per questo non fui così severo con lei e non la lasciai del tutto, dopo quello che aveva fatto.
Non risposi però alle sue chiamate e ai messaggi quel giorno. Passai tutto il giorno a giocare con i coinquilini alla Play Station.
La sera però verso le 23 mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto, era Valeria.
“Ciao, Marco. Non so cosa sia successo tra di voi questa mattina, e non voglio immischiarmi anche se l’ho già fatto. So solo che Francesca sta troppo male senza di te. E io mi sento colpevole. Io dovrei partire domani come ti dicevo verso le 15′ ti prego perdonala qualunque cosa abbia fatto. Siamo tutti colpevoli, forse io più di tutti ma l’unica cosa certa in tutta questa storia &egrave che voi vi amate. Non puoi buttare tutto al vento, così. Non posso andarmene prima di vedervi di nuovo insieme. Spero di vederti, anzi di vedervi insieme domani.”

Avevo già in mente qualcosa ma questo suo messaggio rafforzò la mia idea e il piano per domani.
Alle 8 del sabato mattina mandai un messaggio a Francesca col quale la invitavo a fare colazione insieme tra un ora, in un bar vicino casa sua.
Alle 9 e 20 andai al bar. Francesca era li. Sicuramente era venuta un quarto d’ora prima delle 9 ma volevo farla aspettare quindi mi presentai con 20 minuti di ritardo. Aveva il viso sconvolto, probabilmente aveva dormito poco, ma quando mi vide il suo volto si accese. Quel mutamento d’espressione in un istante mi fece intenerire, volevo solo baciarla e dirle che tutto si sarebbe sistemato, ma dovevo prima rimettere alcune cose al suo posto, e attuare il mio piano.

Dicevo, quando mi vide si alzò e protese le mani per abbracciarmi. La bloccai con uno sguardo freddo e le dissi di rimettersi a sedere.
Mutò espressione di nuovo e si sedette. Era sul punto di piangere. Abbassò la testa e si mise le mani in faccia.
“Guardami!” le dissi.
“Non posso!” mi disse.
Le tolsi le mani dalla faccia obbligandola a guardarmi negli occhi.

Dopo un lungo silenzio le chiesi:
“Da quando lo sapevi?”
“Non lo sapevo!” rispose “e non lo so tutt’ora.”
“Non mentirmi cazzo!” scandii ogni parola a denti stretti
” Non ti sto mentendo. Questa cosa &egrave nuova anche per me. Solo quando me l’hai detto ieri l’idea si insinuò in me. Devo capire anch’io.”
“Non ti credo cazzo. E’ vero, ti ho in qualche modo tradita ma non avrei mai giocato così con i tuoi sentimenti. Non vorrei mai farti soffrire apposta. Ascoltami bene. Se a te piace questa cosa io sono più che contento. Per me non &egrave un problema. Io ti amo. Si anche dopo quello che hai fatto ti amo. Ma non posso perdonarti così facilmente quello che hai fatto. Devi’ non devi mai permetterti di giocare coi miei sentimenti ancora una volta, o ti giuro che ti lascio.”
“Ti prego, Marco. Sai che ti amo anch’io…ma non lo sapevo veramente. Ne avvertivo qualcosa ma rifiutavo di crederci. Ti prego cucciolo..” disse facendomi gli occhi dolci “torna da me”. Quel ‘torna da me’ voleva dire sesso sfrenato. Ogni volta che la combinava una, si faceva perdonare facendo sesso. “Ma non questa volta troietta!” Pensai tra me e me.
“Non così… Non posso. Devi lasciarmi per qualche giorno, a metabolizzare la cosa.”
“No’ io non c’&egrave la farei’ non vedi come sto.. Ho bisogno di te.. Farò di tutto, me ne starò a disparte, non ti parlerò neanche se &egrave quello che vuoi, farò tutto quello che vuoi ma ti prego sta vicino a me'” disse in preda alla disperazione.
Non le risposi subito. Feci finta di riflettere anche se avevo le idee ben chiare.
“Un modo per farmi metabolizzare la cosa più velocemente c’&egrave” le dissi alla fine. “Dipende quanto mi vuoi indietro veramente. Servirà a capire a entrambi meglio la situazione, servirà a fare chiarezza su tutto”
“No ti prego, non c’&egrave la farei ancora.”
“Senti,” le dissi battendo col pugno sulla tavola facendola sobbalzare dallo spavento e attirando le attenzioni di tutti attorno a noi. “quel che vuoi tu non conta. Ti sei comportata veramente male. Adesso o ti punisco come si deve, ma non ho voglia di fare questi giochetti con te adesso, o scopo Valeria e tu mi aiuti a farlo e ci guardi pure. Se ti piace, non avremo più il dubbio di questa cosa, se non ti piace, la prenderai come una punizione per il tuo comportamento. Se ti va bene, bene se no tanti saluti.”
Francesca abbassò la testa e farfuglio un “Non posso’.crederci’ noi non eravamo questo.. Noi’ io ti amo ma non posso farlo..”.
“Capisco. Anch’io ti amo ma non posso stare con te.” le dissi sforzandomi a rimanere freddo e a non abbracciarla. “Non così. Non riesco a credere che mi hai fatto del male intenzionalmente. E non con questo dubbio.”
“non era intenzionalmente. Non lo sapevo.”
“Io devo andare. Ciao!” dissi e mi alzai per andarmene. Si alzò anche lei di scatto e mi abbracciò’ iniziò a piangere e si scusò. “Va bene.” disse alla fine “forse mi merito tutto questo. Devo capire anch’io, ma non garantisco se tutto andrà come deve andare.”
“Tutto andrà come deve andare!” le sussurrai mentre lei mi stringeva sempre più forte.

Le spiegai come doveva comportarsi e cosa doveva dire a Valeria. In poche parole quando Francesca andò a casa spiegò a Valeria che ci eravamo ripacificati e che avevamo risolto tutto. Si salutarono e Francesca le disse che doveva andare al lavoro il che non era vero e che io l’avrei portata alla stazione.

Andai all’appartamento di Francesca verso le 13 e 30 e suonai al campanello. Rispose Valeria: “Chi &egrave?”
” Sono io” le dissi. Sei pronta?”
La risposta fu negativa e mi invitò a salire. Le dissi, di sbrigarsi avevo lavoro da fare e che avrei aspettato in macchina. Dopo una decina di minuti Valeria aprì il portabagagli per mettere dentro la piccola valigetta che aveva con se. Poi salì in macchina e mi salutò con un “Ciao” raggiante.
“Che c’&egrave” chiese. Infatti non la salutai nemmeno. La guardavo come intontito. Indossava una gonna blu lunga fino al ginocchio, un po’ larga, tacchi blu anch’essi abbastanza alti e una maglietta bianca a maniche corte che le lasciava una parte dello stomaco scoperto. I capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, un filo di trucco e occhiali da sole. Ebbi di nuovo una erezione.
“Niente. Sei bellissima” dissi mentre mi avvivavo per le strade trafficate della città.
“Dai basta. Avete fatto finalmente pace e sono contenta. Ma ciò che &egrave successo non accadrà mai più. E smettila di fare il ruffiano.” disse.
“Va bene.” risposi e continuai ” però devi sapere che sei una ragazza fantastica. MI sono divertito davvero insieme a te.” cercai di indirizzare il discorso in quelle direzione.
“SI, ho passato bei momenti con voi anch’io” disse sottovoce
“Mi dispiace che tu te ne vada.” le dissi
“Ahh, che carino da parte tua. Comunque grazie. Mi dispiace anche a me. Ma tra 3 mesi torno, e poi non parto più”. Disse sorridendo.
” Eh, non so come faremo quando ti traferirai qui.” dissi
“Perché?”
“Sono attratto da te Valeria. Ogni volta che ti vedo voglio saltarti addosso. E se ti trasferisci qui, insieme a Francesca’ ecco sicuramente vorrò saltarti addosso ogni giorno.”
” Marco dai basta ti prego. Vedrai che riuscirai a controllarti. E io non mi intrometterò più. Basta con questi discorsi ne ho avuto abbastanza.”
“Perché a te non piacerebbe?”
“No” disse seccamente.
“Dopo ieri però sei poco convincente.” risposi mentre mi slacciavo la cintura
“Che fai?” chiese un po’intimorita.
“Tranquilla. Voglio solo fartelo vedere, per l’ultima volta.”
“Ma te sei completamente fuori” disse e si allontanò da me rannicchiandosi contro la porta della macchina, mentre io tiravo fuori a mia erezione.
” Guardalo” dissi. “&egrave l’ultima volta. So che lo penserai. So che ti toccherai pensando a lui. Non te lo leverai dalla testa durante tutto il viaggio. E cercherai di ricordartelo anche dopo due mesi.” sventolavo il mio cazzo duro e teso mentre Valeria cercava di guardare altrove ma la vedevo lanciare due tre occhiate veloci. Sapevo che si avrebbe eccitata di nuovo ed era proprio quello che volevo.
“E’ ancora lontana la stazione?” cambiò argomento visibilmente imbarazzata.
” Siamo quasi arrivati” risposi.
“Mettilo dentro, mica vuoi che ci veda qualcuno così” disse. Parlava già al plurale. Ed era un buon segno. Parcheggiammo, mi sistemai alla meglio e ci avviammo alla stazione.
Mentre camminavamo la beccai più volte guardarmi la patta per controllare se era ancora duro.
Arrivammo in stazione alle 14 e 05, e il suo treno aveva 10 minuti di ritardo. Quindi ci restavano un ora e 5 minuti.
Ci sistemammo vicino a una parete della stazione intenti ad aspettare. Mi girai a guardarla negli occhi. Era davvero splendida. Mi lanciò due tre occhiate sorridendomi ma come scappando dal mio sguardo.
“TI saluto” dissi
“Te ne vai?” Chiese senza salutarmi, non voleva ancora staccarsi.
“Si. Anche se vorrei che tu non te ne andassi.”
“Vabb&egrave dai torno” disse ridendo
“Ciao” dissi e ci salutammo ma invece di baciarla sulla guancia la baciai sulla bocca. Si staccò subito.
“Non te l’avevo permesso.” disse arrabbiata e cercò di sospingermi con la mano destra, ma la bloccai in tempo.
“Senti cagna, basta giocare alla santarella . Probabilmente sei un lago sotto vedendo il mio cazzo. Quindi smettila di recitare.”
“Ma pensi solo a quello?” disse come offesa. “E poi non &egrave vero. E non chiamarmi mai più così” alzò un po’ il tono.
Mi avvicinai a lei quasi bloccandola tra me e il muro dietro di lei. Presi la sua mano e la appoggiai sul mio cazzo, in una stazione ferroviaria piena di persone, anche se a dire il vero eravamo un po’ defilati. Sapeva dove era indirizzata quella mano ma si lasciò guidare. Solo quando la sua mano si adagiò sul mio cazzo sentendolo tutto la ritirò.
“Lasciami” disse.
Bip, Bip. Le arrivò un messaggio sul cellulare e mi spostai. Il momento perfetto.
Era Francesca. E il contenuto del messaggio gliel’avevo suggerito io, la mattina.
“Ciao piccola. Non avevo il coraggio di dirtelo prima ma, con Marco non &egrave affatto sistemata la cosa. L’ho mentito per una cosa grave nostra sul fatto di fare sesso insieme a te e adesso come condizione per perdonarmi vuole te un ultima volta. Io sono contraria ma non so cos’altro fare. So quanto sia grave la cosa che ti sto chiedendo ma’ Ti prego, se non fosse successo tutto quel che &egrave successo non te lo chiederei, ma so che anche a te ti era piaciuto l’altra volta. Tutte le mie speranze sono riposte in te. Senza di lui non potrei vivere. Sono nelle tue mani”

Mentre leggeva Valeria era diventata rossa in volto. Mi guardo con lo sguardo fulmineo.
“Sei un bastardo. Uno più stronzo di te non ne ho mai incontrato.—” disse. Pausa’ “&egrave ancora duro?” rimasi sorpreso dal cambio di atteggiamento.
“Andiamo!” le dissi prendendola per la mano. Avevo ragione cazzo. Si era eccitata vedendo la mia erezione in macchina, il rapporto non completato dal giorno precedente le aveva solo aumentato le voglie e un permesso di Francesca era il colpo di grazia. Era fin troppo prevedibile’
“Dove andiamo?” chiese confusa. Pensava improvvisassi ma era tutto calcolato. Prima caricai la sua valigia nella macchia e poi la portai al parco vicino alla stazione. Camminammo per più di 5 minuti, poi la tirai verso una macchia di cespugli vicino ad un ponte di pietra.
Eravamo seminascosti dalle foglie, ma qualcuno avrebbe potuto vederci’ se avesse guardato.
Girai Valeria versi di me e la stavo per baciare.
” Tiralo fuori.” disse con mia sorpresa.
Mi abbassai la lampo lasciandolo schizzare fuori dai pantaloni.
“Oddio santo” bisbigliò lei. “Sembra anche più grosso di prima.”
Si guardò velocemente intorno, si alzò la gonna e si scostò le mutandine dandomi la schiena e appoggiandosi contro un albero.
“Sei pronto?” disse.
Non fece in tempo a pronunciare queste due parole che le ero già dentro. Ahh la sua fighetta era un lago in piena. Ed era caldissima come sempre.
“Oddio, sii” Mugolò forte.
Il mio cazzo era di marmo. Non tanto perché stavo scopando questa figa pazzesca in mezzo a un parco il sabato pomeriggio, quanto per il fatto che lì a pochi passi da noi c’era Francesca che ci guardava. E io guardavo lei.
Valeria non l’aveva vista perché non sapeva dove guardare. Avevamo usato quel posto parecchie volte, io e Francesca, quel albero era ‘il nostro albero ‘. Avevo scopato più volte Francesca li. E adesso era dall’altra parte a guardarci.
Iniziai a sbatterla sempre più forte tirandola per la coda, facendole inarcare la schiena. Valeria con una mano si appoggiava all’albero mentre con l’altra m’aveva preso per il fianco destro tirandomi verso di se. Come per invogliarmi a scoparla ancora di più. Sentirla sospirare e ansimare trattenendosi per non farci scoprire mi caricava in modo pazzesco. Glielo infilavo tutto schiacciandola contro l’albero e le mie palle schiacciarle il clitoride, per poi ritirarlo quasi fuori e affondare ancora. Gocce di umori colavano lungo le mie palle. Francesca era immobile, mi guardava dritto negli occhi senza battere ciglio. Non riuscivo però a decifrare la sua espressione. Forse non avevo manco le forze mentali per decifrarla, con Valeria alla pecorina sfido chiunque a pensare d’altro. Dalle foglie vedevo solo la parte superiore del suo corpo ma secondo i movimenti non credo che si stava masturbando.
Mi staccai per un attimo e la feci girare. Le alzai la gamba sinistra e glielo infilai così in piedi. Valeria mi abbracciò lasciandosi trasportare dalle emozioni.
Con una mano le tenevo la gamba sollevata mentre con l’altra le cingevo i fianchi.
“Ti piace troietta?”
“MI piace” sussurrò sensualmente sul mio orecchio.
“Che cosa?”
“Il tuo cazzo.”
“E poi?”
“Farmi scopare da te, qui, adesso”
Sentivo Valeria sussurrarmi queste cose e guardavo la mia ragazza che ci guardava tutta rossa in viso.
“Penserai a me quando ti fotterà quel cornuto?”
“Penserò a te tutte le volte” sussurrò tra un mugolio e l’altro.
“usami come una troia’ usa la figa di quel cornuto’ adesso &egrave tua’ tutta’ tua..”
“Lo vuoi cagna?”
“Lo voglio’ dammelo.. Riempimi, so che mi desideri tanto’ prendimi”
“ti spacco troia’ti apro in due come una cozza…” ad ogni parola che diceva la scopavo sempre più forte. Ormai ero una furia.
“Spaccami. Mandami a casa tutta spaccata, rompimi'” continuava a sussurrare
Ormai non mi muovevo più ma muovevo lei, il suo corpo, sul mio cazzo. Sentivo la sua vulva e le sue carni accogliere magnificamente il mio cazzo mentre i nostri corpi sbattevano violentemente uno contro l’altro.
Francesca guardava fissamente, non ci toglieva le occhi di dosso. Sapevo che le piaceva il piccolo spettacolino.
Quando fui sul momento di venire lasciai la gamba della piccola puttanella e la spinsi in ginocchio.
Me lo prese in bocca, e tutto il mio mondo si trasformò in un ghigno. Stavo per venire quando alzai gli occhi e vidi tre asiatici, un ragazzo e due ragazze che mi fissavano dal sentiero. Sorrisi e fui squassato da un orgasmo potentissimo. Spalancai gli occhi e la mia bocca riuscì a stento a contenere quel sorriso. I tre passanti mi fissarono allibiti.
Valeria mi masturbava strizzandomi il cazzo pulsante e leccando al volo tutto quello che usciva.
Terminata l’operazione alzò gli occhi, sorrise e fece una smorfia soddisfatta.
Si alzò sistemandosi la gonna alla meglio e mi prese per mano. Non potei guardare Francesca, gli asiatici avevano catturato la mia attenzione. Passammo davanti alle asiatiche che ridacchiavano e al loro amico. Valeria fece un sorriso tutto denti.
Non parlammo finché non arrivammo in stazione.
Ci salutammo quasi senza parlare. Mi ringraziò e disse che avrebbe chiamato Francesca più tardi. Non aspettai che salisse sul treno la lasciai prima. La desideravo ancora di più. Adesso più che mai, quindi era meglio lasciarsi prima. Negli occhi suoi vidi lo stesso desiderio. Ma dovevamo separarci.
Appena fuori dalla stazione chiamai Francesca. Mi disse che era già a casa che mi aspettava. Dal tono di voce capii che non era come speravo, forse mi ero spinto oltre ma dovevo restare forte, inflessibile davanti a lei e difendere la mia posizione che tutto questo era necessario.
Passai da un mio amico che gestisce un bar e bevetti del vino bianco. Due bicchieri, pochi per far effetto. Volevo farla aspettare un po’.
Quando arrivai e suonai sul citofono, mi aprì senza chiedere ‘chi &egrave?’!
Varcata la soglia di casa sua la vidi seduta con due caff&egrave sul tavolo da pranzo. Uno davanti a lei, già bevuto, l’altro sul lato opposto del tavolo dove presumibilmente dovevo sedermi io.
“Cazzo!” pensai tra me e me. Non volevo perderla, l’amavo. Forse ci eravamo spinti troppo oltre tutti.
“Siediti” disse “Dobbiamo parlare.” Eseguii il suo ordine. Era sorprendentemente calma. Ci guardammo negli occhi per un po’. Non sapevo cosa dirle, volevo scusami stringerla tra le mie braccia ma il mio ego non mi permetteva di farlo. Non volevo mostrarmi debole in questo momento. Alla fine fu lei a parlare per prima.
“Ho paura” disse. “Ho paura di perderti. Sento che tutto questo non siamo noi.” proferì con voce tremante.
“Tu non mi perderai” le dissi mentre allungavo la mano destra per stringere la sua. Francesca ritirò le sue mani e guardò la mia freddamente.
“Devo dirti una cosa.” disse. Vedevo i movimenti del suo petto. Respirava velocemente era agitata. “Guardandovi mi sono sfiorata appena due volte, e sono venuta come la famosa sera”. La sua voce adesso era chiara, autoritaria. Non risposi niente.
“E’ questo che sono diventata? Pensi di poter stare con una donna che si eccita vederti scopare le altre? Per quanto tutto questo ti divertirà? E quando ti stufi che fai? Meglio lasciarsi adesso, almeno soffriremo di meno!”
“Io non ti lascio” dissi. “io ti amo, e ti amerei anche se fossi asessuale, bisessuale o quel che vuoi. Io ti stimo amore, sono orgoglioso di te per quello che sei, e se ti piace vedermi con altre donne beh, pazienza. Dobbiamo e troveremo il nostro equilibrio, dobbiamo solo essere uniti. E non pensare negativamente.”
Allungai di nuovo la mano ma il rifiuto a pendere la mia mano fu più netto di prima.
“Non pensare negativamente? E le mie ire di gelosia? Non ti chiedi le conseguenze che tutto questo comporterà? Cosa siamo macchine senza anima? Scopiamo e basta? Dobbiamo diventare questo? Scopamici? Sono sicura che la nostra vita insieme diventerà insopportabile.” disse seccamente.
“Non so cosa dire.” dissi afflitto. “Scusami”
“Non dire niente cazzo, niente. &egrave tutta colpa mia. Sono una fottuta pazza isterica. Lasciami, trovati una normale e dimentica me, non merito l’attenzione di nessuno.” scoppiò in lacrime.
Mi avvicinai a lei e sollevandola dalla sedia l’abbracciai. Poi ci sdraiammo sul pavimento tra la cucina e il tavolo. Francesca piangeva, e piangeva anche il mio cuore. Ero arrabbiato con me stesso per averla condotta fino a questo punto.
Iniziai a consolarla a baciarla a baciare le sue lacrime, gli occhi le guance bagnate e la bocca caldissima. Iniziò a baciarmi tra le lacrime anche lei, a toccarmi.
Iniziò a ripetere sempre la stessa domanda, come del resto aveva fatto molte volte che ci eravamo allontanati, ” sei mio?” sei mio?”, e quanto più le rispondevo tanto più forte mi baciava e ripeteva la domanda. Ci alzammo e andammo in camera da letto. Mi spinse sul letto e tirò fuori dal comodino le manette. Mi sfilai la maglietta e lasciai che mi ammanettasse. Mi denudò completamente e poi tolse anche il suo vestitino che aveva e non so perché ma vederla che non indossava niente sotto il vestitino mi eccitò tantissimo. La immaginai accovacciata tra i cespugli con la figa al vento che si toccava.
Si mise tra le mie gambe era appoggiata con i gomiti sulle mie cosce e con il culo in aria. Con la mano sinistra afferrò il mio cazzo già duro raddrizzandolo mentre la destra se la infilò tra le gambe e iniziò a massaggiarsi il clitoride. La vista era meravigliosa. Aveva il volto stravolto ma stranamente felice, con la schiena inarcata e in alto il culo bianco, l’oggetto del mio desiderio, illuminato dalla luce del tramonto che entrava dalla finestra.
Appena annusò il mio cazzo si tirò su lasciandomi in sospeso. Aprì nuovamente il comodino dei giochi, e ne tirò fuori un plug anale con la coda. Mise un po’ di lubrificante su, si appoggiò sul comodino dandomi la schiena per farmi vedere cosa stava facendo e piano se lo infilò in culo. Sapeva che questa scena mi avrebbe fatto impazzire e l’ha fatto apposta.
Tronò nuovamente nella stessa posizione. La vista era ancora più meravigliosa. La coda che spuntava all’insù dal mezzo delle sue natiche e ricadeva sul culo era la ciliegina sulla torta.
Francesca iniziò ad annusare il mio cazzo e a masturbarsi.
“Che fai, succhialo!” dissi dopo in po’. Questa situazione mi frustrava.
“Sta zitto!” disse seccamente. Continuava ad annusare il mio cazzo e si masturbava. Il respiro caldo sul cazzo e la vista mi eccitavano da morire.
“Mettilo in bocca, ti prego” dissi esasperato. Francesca aprì gli occhi mi guardò con lo sguardo fulmineo e si alzò. Scese dal letto e uscì dalla stanza. Vederla nuda con un plug in forma di coda infilato nel culo mentre cammina per un pelo non mi provocò un eiaculazione senza essere toccato.
Ritornò con in mano un paio di mutandine gialle.
Mi diede un pizzicotto sul capezzolo destro e mi infilò le mutandine gialle in bocca.
“Adesso starai zitto.” disse e prosegui “per tua informazione, mentre vedevo i cinesi guardarvi, sono venuta su quelle mutandine.” Prima quando si tolse il vestito non aveva niente sotto. Probabilmente se li aveva tolti quando era arrivata a casa.
Infatti riuscivo a sentirne l’odore. Provai a dirle di smetterla ma ciò che mi riuscì era solo un mugolio.
“Ti sei divertito prima eh? Adesso &egrave il mio turno. Voglio sentire l’odore di quella troietta dal tuo cazzo. Vedi di stare zitto e lasciami venire.”
Ero sorpreso dal modo on cui parlava. Non era mai stata così autoritaria con me anzi era quasi sempre il contrario. Iniziò ad annusare di nuovo il mio cazzo e riprese ad annusarlo. Continuò a fare cosi per diversi minuti, poi la vidi irrigidirsi, muovere il bacino ritmicamente sulle proprie dita e venire con un urlo liberatorio, mentre si contorceva sul letto tra le mie gambe.
Si sdraiò accanto a me per un paio di minuti. Poi si alzò e con la coda che le spuntava dal mezzo delle natiche uscì dalla camera.
Secondi, minuti. Tornò dopo 47 minuti in camera. Lo so perché non potevo fare altro che aspettare e guardare l’orologio digitale sul comodino. Era il suo turno di godere aveva detto, e sapevo che si vendicava della scopata con Valeria.
Salì sul letto e si inginocchiò sopra la mia testa. Non disse una parola. Tolse le mutandine e provai a protestare a dirle di lasciarmi ma in un battibaleno Francesca mi tappò la bocca con la sua figa. Mise le sue mani sotto la mia testa sulla nuca e iniziò a spingerla contro. Aveva la vulva in fiamme era caldissima gonfiatissima e bagnata. Iniziò a muovere il bacino in avanti e indietro scopandomi la lingua, la bocca e l’intera faccia. Premeva così forte che quasi mi faceva male.
Non mi piace essere dominato, ma cavolo era così sensuale vederla contorcersi così sopra di me che mi venne la voglia di entrare con tutta la testa dentro di lei. Mentre si muoveva così l’attesi scendere col clitoride sulla mia bocca e lo afferrai coi denti. Si bloccò istantaneamente. Mi guardò negli occhi, e capì che non le avrei fatto male ma volevo soddisfarla. Iniziai a succhiarlo forte senza mai lasciare la presa. Lei iniziò a mugolare forte, si appoggiò con le mani sul muro e iniziò a respirare profondamente. Succiavo il clitoride e la penetravo con la lingua, alternando leccate veloci e leccate lente mentre lei ora faceva solo piccoli movimenti. Quando iniziò a respirare più pesantemente mi fece infilare la mia lingua dentro di lei scopandola mentre lei con l’altra mano iniziò a toccarsi il clitoride. Bastarono pochi secondi e Francesca e irrigiditasi mi inondò la bocca e la faccia dagli umori vaginali che mi bagnarono tutto il viso e mi riempirono la bocca. Bevetti più che potei.
Si sedette sul cuscino vicino alla mia testa per riprendere fiato. Provai a dire qualcosa ma ero in estasi anch’io. Riprese le mutandine gialle strinse di nuovo il mio capezzolo e infilò le mutandine di nuovo nella mia bocca.
Questa volta però non se ne andò. Prese il mio cazzo con una mano, si accovacciò sopra di me e se lo infilò nella figa, col plug ancora dentro il suo culo. Era strettissima per via del plug.
Iniziò a sbattermi con forza. Dopo pochi minuti avevo già il pube in fiamme. Mi doleva tutto ed era diventato rosso.
Francesca saltava sul mio cazzo con ritmi alternati. Si alzava piano, lentamente fino a farlo uscire quasi completamente per poi scendere con forza. Fin dal principio iniziò a stringermi il collo con le mani facendomi soffocare, e di tanto in tanto mi schiaffeggiava il viso. Ma andando in avanti la sua stretta attorno il mio collo si faceva sempre più debole, la cagna godeva e non aveva più forze per stringere. Avevo il pube e le palle fradici dai suoi umori, non era venuta ma era un lago. Non durai più di cinque minuti. Quando stavo per venire iniziai a mugolare cercando di dirle che stavo per esplodere, si alzò mi tirò il cazzo fuori e scaricai tutto sul mio addome. Francesca leccò tutto l’addome mentre mi guardava negli occhi, ingoiando il mio sperma senza toccare il cazzo però. Voleva farmi vedere che leccava come una cagnetta affamata di sperma.
Poi si alzò, e uscì dalla camera con la coda penzolante.

Passarono alcuni minuti e mi addormentai così, legato e con in bocca le mutandine fradicie di Francesca.
Quando mi svegliai la trovai accanto a me che dormiva. Erano le 2 di notte. Avevo dormito per più di 6 ore. Ero slegato, non avevo niente in bocca e pure il plug dal culo di Francesca era sparito. L’abbracciai e ritornai a dormire.
Il mattino seguente, ci svegliammo quasi contemporaneamente, eravamo tutti e due di buon umore. Mi confessò che la paura era soprattutto che io potessi lasciarla per il fatto che, si, si eccitava vedermi con altre donne ma sentiva impulsi di farmi suo nel modo in cui lo fece il giorno precedente. “Solo così – dice – riesco a convincermi che sei ancora mio. So che non ti piace essere dominato, che vuoi dominarmi. Ma fallo per me. &egrave l’unico modo per dimostrami nell’immediato che sei pronto a fare di tutto per me”. Era il prezzo da pagare per fare le cose che abbiamo fatto con Valeria. Era da pazzi, da gente malata, ma era ciò che eravamo io e lei. Malati uno per l’altra.
Facemmo la doccia e facemmo l’amore appassionatamente dentro la doccia quella mattina. Non era sesso era puro amore.
Passarono alcuni giorni, settimane. Cercammo su internet di trovare qualche ragazza aperta a queste cose dalla nostra città ma senza successo. Anzi ne trovammo alcune ma non erano quello che ci aspettavamo. Anche perché serve tempo per una donna ad entrare in confidenza con un’altra donna e condividere il suo fidanzato, o almeno a lei serviva. Per essere rilassata e fare tutto quello che voleva, doveva conoscere la persona che doveva entrare nel nostro letto. Decidemmo di aspettare che si trasferisse Valeria.
Poi un giorno mi venne un’idea. Le sue amiche. Meditando e pianificando cosa e come fare il primo passo verso la conquista delle parti intime di un intero gruppo di femmine, l’occasione mi si presentò inaspettatamente.
Avevo conosciuto Rebecca mentre frequentavo un corso di matematica riservato ai studenti di primo anno. Io che facevo ormai il master lo frequentavo per rinfrescarmi la memoria sulle basi della materia, così avrei affrontato meglio il materiale per l’esame che dovevo sostenere. Era di 4 anni più giovane di me. Me la presentò Giovanni suo cugino con il quale condivisi una stanza per 6 mesi durante il mio primo anno universitario.
Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo visetto dolce, bellissimo. Era esile ma benfatta con i capelli biondi che ricordavano una giornata di sole. Gli occhi azzurri erano severi il volto orgoglioso e questo, in una bella ragazza come lei comunicava un senso di appassionato fervore. Ricordo che guardando quel visetto e quei occhi che si posavano su di me, su Giovanni e poi ancora su di me mi fece eccitare in un batter d’occhio. Aveva una seconda di seno, dei fianchi stretti e un culo da urlo. Era bassina per i miei gusti circa 160 cm ma tutto il pacchetto faceva in modo che non si notasse questo piccolo particolare.
Cominciai ad evitare Giovanni e a provare una forte repulsione e antipatia nei suoi confronti quando due giorni dopo mi disse che sue cugina era fidanzata con altro, un certo Guido, fin da piccola, dai suoi 15 anni, che si amavano molto e che avevano dei progetti seri per il loro futuro.
Quando poi conobbi Francesca fui felicissimo di scoprire che Rebecca era una delle sue amiche più fidate. Rebecca era ancora in relazione con Guido.

– “Sto letteralmente impazzendo, ormai non capisco più niente.” – disse la bella biondina, raccontandoci le ultime settimane della sua vita a me e a Francesca mentre sorseggiavamo dei buonissimi cocktail in un locale nel centro città.
– “Guido per esempio, &egrave la prima volta che lo vedo nelle ultime due settimane” continuò lamentandosi mentre Guido, un ricco coglione con la faccia luccicante, colpa di un intera vaschetta di crema spalmata sul viso, annuiva come un asino.
– “Se osa bocciarmi ancora una volta lo mando a fanculo. Ma io dico, stai per andare in pensione, sai che &egrave il mio ultimo esame, sii almeno un po’ più generoso. Ho capito ha fatto lo stronzo per tutta la vita bocciando un sacco di gente, ameno l’ultimo anno rilassati, no?” – era un fiume in piena, l’odio che provava per quel professore era evidente nei suoi occhi lampeggianti.
Indossava una gonna nera larga e lunga fino ai tacchi neri, e un top bianco che le lasciava l’ombelico e lo stomaco nudo. Era magnifica.
– “Posso aiutarti io se vuoi” la buttai li. Le spiegai che avevo sostenuto quel esame tempo fa, ottenendo un 30 e lode. Per mia fortuna l’avevo sostenuto con un altro professore. Non dicevo sul serio, ma Rebecca prese il mio numero di telefono, e promise che mi avrebbe chiamato nei giorni seguenti. Quando ci lasciammo mi baciò sulla guancia, proprio all’angolo della bocca.
Forse lo aveva fatto senza malizia, ma quel bacio mi provocò una erezione. Francesca e Guido non notarono niente, anche perché Francesca ci era girata di spalle mentre Guido era troppo preso dal raccontare a Francesca perché quest’anno non avrebbe potuto andare una settimana ad Ibiza, come se a qualcuno interessasse qualcosa della sua vita.
– “Madonna quel Guido &egrave veramente un rompicoglioni” furono le prime parole della mia ragazza appena entrati nell’auto.
-“Ti sei annoiata amore?” chiesi mentre mi avviavo verso le strade periferiche della città.
-“Che hai in mente?” chiese. la mia cagnetta mi aveva letto nel pensiero.
Invece di risponderle presi la sua mano e la misi sulla mia patta dei pantaloncini che indossavo.
-“Mmmh. Quindi mi intrattieni così?” chiese con un tono sensuale iniziando a baciarmi il collo.
– “E’ già duro?” chiese sorpresa.
-“Vedendoti infilare le cannucce del cocktail in bocca mi fece venire strani pensieri.” dissi senza guardarla. In realtà avevo in mente quel bacio tenero di Rebecca sull’angolo della bocca.
Mi slacciò la cintura, il bottone e lo zip dei pantaloncini, l’aiutai abbassandomi un poco i pantaloncini insieme agli slip liberando il mio cazzo duro.
La mia cagnetta lo prese in mano e iniziò ad ammirarlo. Lo scappellò, mi fece sentire il suo respiro caldo sulla cappella, e solo dopo lo prese nella sua calda bocca. Il suo profumo, la sua bocca calda e la lingua esperta mi fecero dimenticare Rebecca e il suo bacio.
-“Non andare subito a casa” disse la mia ragazza con la bocca piena del mio cazzo.
Voleva che girassi per le strade della città mentre si godeva la mia mazza. E se la godeva davvero. Aumentava il ritmo delle pompate, poi rallentava lavorandolo solo di lingua, lo infilava piano fino alla gola, per poi tirarlo fuori con estrema lentezza. Poi ricominciava di nuovo. Voleva prolungare quel pompino e il momento della mia eiaculazione il più possibile, sapendo che così la quantità di sperma sarebbe molta di più. E lei aveva sete.
Mi fermai ad un semaforo. Accanto a me, dalla parte sinistra si fermò una Smart. Dento c’erano due ragazze.
Quella che era seduta dalla mia parte si girò e mi sorrise guardandomi. Non era chi sa che, ma rientrava nella mia categoria di scopabile.
Guardandola negli occhi tirai su per i capelli Francesca, che era ancora a bocca aperta.
La ragazza ci guardò stupefatta. 5 secondi e spinsi giù la testa di Francesca. Si avventò sul cazzo come sapeva solo lei. La situazione, lo sguardo stupefatto della ragazza l’aveva eccitata. Partii mentre le due ragazze della Smart incredule su ciò che avevano visto, non avevano notato il semaforo verde. Partirono suoni di clacson da dietro di loro.
La mia troietta invece aveva ficcato il mio cazzo in gola e faceva solo dei piccoli movimenti veloci che con la presa della sua gola e il massaggio delle palle con la sua mano mi fecero esplodere dentro la sua bocca.

Rebecca mi chiamò il mattino dopo. Non so perché ma rimasi sorpreso dalla sua chiamata. Forse perché la mia strategia inziale che mirava alle parti intime delle sue amiche prevedeva che lei sarebbe rimasta la penultima data la difficoltà dell’impresa, e adesso ecco che si prospettava una diversa evoluzione delle cose, non pianificata e forse ancora più eccitante.
Mi invitò a prendere un caff&egrave insieme, e 45 minuti dopo ci vedemmo. Si presentò con una canottiera rosa e dei pantaloncini cortissimi che esaltavano il suo culo all’inverosimile. Sfido chiunque uomo a restare indifferente ad un culo così. Peccato che non potei ammirarlo a lungo. Si vestiva provocante ma con eleganza, secondo me per provocare e farsi ammirare, secondo Francesca lo faceva ingenuamente.
L’incontro durò poco, per via di impegni da entrambe le parti. Ci accordammo di vederci di sera, io di giorno ero occupato, lei doveva studiare, e così di sera avrei verificato ciò che aveva imparato e le avrei spiegato ciò che non aveva capito.
I suoi genitori erano benestanti, avevano una casa grande e quindi decidemmo di vederci da lei. L’esame era tra 9 giorni e così iniziammo a vederci tutti i giorni. Francesca era un po’ sospettosa ma la tranquillizzava il fatto che si trattasse di Rebecca, e riponeva fiducia nel suo amore verso Guido, e nella sua amicizia con lei.
Gli incontri risultarono estremamente noiosi, dati gli argomenti che si trattavano, ma a tenermi su ci pensavano il magnifico corpo di Rebecca sempre troppo poco vestito, per “comodità”, e l’attesa dell’umido bacetto all’angolo della bocca alla fine degli incontri.
-“Sei più preparata di quanto pensassi” le dissi per confortarla vedendola un po’ giù, una settimana dopo aver iniziato gli incontri.
-“Tu credi? Chiese posandomi la sua mano sul mio polso scoperto. Aveva il vizio di posarti la mano sul braccio guardandoti negli occhi quando ti parlava.
Abbassai gli occhi sui polpastrelli bianchi come porcellana che premevano sulla mia pelle.
Il mio respiro divenne affannoso ma il mio cuore batteva forte. Mi sporsi in avanti di 5 centimetri. Rebecca non si ritrasse. Ebbi la netta sensazione che non avrebbe rifiutato un bacio in quel momento.
Era una della migliori amiche della mia ragazza, era descritta e ritenuta una santarella da tutti coloro che la circondavano ma non ritrasse ne il viso ne la mano.
Continuò a sorridermi e a fissarmi.
Espirai dalle narici, molto sonoramente, almeno alle mie orecchie, e in testa mi vennero mille pensieri. Erra fidanzata, ero fidanzato. Era una delle migliori amiche della mia ragazza. La sua storia con Giudo non prometteva bene in ottica a quel che volevo fare. Con Francesca ci eravamo appena lasciati dietro le spalle il casino successo con Valeria, se avessi frainteso, tutto questo sarebbe il colpo di grazia per la nostra relazione. Poi mi venne in testa lo scopo della mia presenza qui. Fotterle tutte.
“Pazienza e sangue freddo.” Mi dissi fra me e me.
Tirai indietro la mano e mi riempì il bicchiere di acqua che buttai giù d’un fiato.
Gli occhi azzurri davanti a me scintillarono, la spalla di Rebecca si protese di un paio di centimetri. “Peccato,” – diceva quel gesto. “magari la prossima volta”.
Era troppo presto e avrei rischiato che ci ripensasse. Adesso ero sicuro che qualcosa voleva, ma dovevo aspettare il momento giusto ed il posto giusto, e la cucina di casa sua con i genitori a casa di sicuro non lo era.
L’occasione giusta mi si presentò il giorno dopo a 2 giorni dall’esame.
Rebecca mi chiamò verso mezzo giorno dicendomi che i suoi avrebbero avuto degli ospiti quella sera quindi non potevamo vederci da lei. Allora suggerii di vederci a casa mia.
– “Ma i tuoi coinquilini ci disturberanno, e a 2 giorni dall’esame non posso permettermi di non studiare.” disse preoccupata.
– “Non ti preoccupare” – la tranquillizzai “li manderò fuori, sono sicuro che sopravviveranno”. Accettò. Chiamai subito gli stronzi e mi assicurai casa libera fino al mattino seguente. Era il momento giusto. O adesso o mai più.

Saltai le lezioni e incontrai Francesca per un aperitivo nel tardo pomeriggio. Per non farla sospettare di niente la invitai ad unirsi con noi ma disse che sarebbe meglio se non venisse, sapeva quanto la sua amica era preoccupata. Mi disse che sarebbe andata a cinema con Erica, un’altra delle sue amiche.
Non poteva andare meglio. Predisposi tutto pulii un po’ il soggiorno e la mia camera.
Suonò il campanello ed aprii senza chiedere chi &egrave.
Rebecca si presentò in tutta la sua bellezza. Aveva i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo. Indossava dei leggings neri e una maglietta nera attillata.
Quando le aprii la porta, indossavo soltanto i pantaloncini di tuta, ero a torso nudo. Mi scusai dicendo che gli inquilini erano usciti da poco e avevo appena fatto la doccia.
La vidi squadrarmi dal capo ai piedi, soffermandosi sul mio torso scolpito. Mi misi una canottiera e iniziammo a studiare. Era particolarmente agitata e assente.
All’ennesima risposta sbagliata buttò la penna sul tavolo dicendo
-“Maledizione. Uff. sapevo che sarebbe stata una cattiva idea studiare qui. E tu poi, puoi anche vestirti meglio no?”
-“haha. Davvero? Che cos’ho che non va?” chiesi ironicamente
-“Mi distrai.” disse con un filo di voce.
-“E’ questo il punto. Non devi distrarti. Tu mi hai dato modo di distrarmi tutti i giorni che ci siamo visti ma io non mi sono distratto. Focalizzati.”
Passata un’altra mezz’ora le proposi di fare una pausa.
-“Era ora” – disse.
Presi a preparare qualche stuzzichino.
– ” Posso accendere la tv?” mi chiese anticipando la mia proposta.
-“Si, vai io arrivo tra un minuto” avevo finito di preparare, ma volevo che si gustasse la sorpresa.
Come vi avevo anticipato i miei coinquilini adorano giocare alla Play Station. Per questo motivo, abbiamo una tv a 52″ pollici di ultima, e un sistema audio professionale.
Aspettai ancora un po’ vedendo Rebecca maneggiare il telecomando. Entrai proprio quando accendeva la tv.
Due secondi e echeggiò un mugolio per tutto l’appartamento. Era della donna che veniva sodomizzata da due uomini sul film che avevo messo su prima che Rebecca arrivasse, e che sapevo che avrebbe visto.
-“Ups scusami” disse girandosi verso di me e arrossendo tutta e confusa com’era, invece di spegnere la tv, premette “avanti veloce”. Vide la donna dominata e presa con forza, legata ad un tavolo.
-“No, scusami te” dissi posando i piatti sul piccolo tavolino davanti al divano. ” Aspetta” – presi il telecomando e spensi la tv.
-“E’ che ai miei coinquilini piace prendere i miei dvd senza chiedere.” dissi come giustificandomi.
-“Quindi &egrave tuo?” chiese
-“Si” risposi. Si girò guardandomi negli occhi. I suoi occhi azzurri erano severi.
-“Che bisogno ha, un ragazzo fidanzato con una ragazza bellissima come Francesca di guardare queste cose?” chiese. Stava cercando la giustificazione anche per se stessa. Voleva trasgredire ma non sapeva che cosa la spingeva ad avere tali voglie, e cercava la risposta in me.
-“Non vedo niente di male nel vedere questo tipo di film. Mi rilassa, mi eccita e stuzzica la mia fantasia.” risposi più tranquillo che mai.
-“Beh io non li ho mai visti.” disse stizzita.
-“Mai?”
-“Cio&egrave non di questo genere. Cos’&egrave Bondage?”chiese.
-“Si.”
-“Sai, io so che tu pratichi queste cose. Francesca a volte ci fa divertire con questi suoi racconti.” Disse senza mai staccare lo sguardo severo.
-“Non dovrebbe farlo invece. Adesso mi sento in imbarazzo.” finsi di essere colto di sorpresa.
-“Perché?” sorrise.
-“Beh tu sai particolari della mia vita sessuale, io invece non so nulla della tua.”
-“Non c’&egrave molto da sapere. Non &egrave cosi’ creativa, come la vostra.”. Disse sbuffando.
-“Come? Guido mi sembra un ragazzo in gamba e superattivo.” bugia.
-“Lo &egrave, tranne nella vita sessuale. E quando si &egrave insieme tanti anni, sai la routine'”
-“Cazzo ma avete 25 anni, dai. Non può mancare la passione adesso. Ma non vi parlate su ciò che piace all’uno o all’altro?” chiesi cercando di scoprire qualcosa di più.
-“No.” rispose seccamente. ” Possiamo guardare un po’ di questo?” disse con la voce tremante.
Stavo per rispondere no. Avrei voluto tenerla sulla corda, avrei voluto vederla pregare’ ma non risposi niente. Misi il dvd e lo rimandai indietro al punto il cui il nero si avvicina al tavolo del ristorante.
-“Lui &egrave Sam, – stava dicendo la bionda, “un mio amico. Va bene se viene con noi?”

-Ciao, – disse Sam a Michael. Si strinsero la mano. Uscirono dal ristorante e attraversarono la strada. Poi la scena cambiò, stavano entrando in un appartamento. La bionda si levò il vestito appena varcata la soglia. Aveva un corpo splendido, bianchissimo. Entrarono in una stanza con in centro una tavola in legno color noce.
La donna si avvicinò al tavolo, si mise a 90′ appoggiando viso e tette sul tavolo, e distese le mani. Il tavolo era equipaggiato di corde, manette e cinturini di cuoio.
Michael legò le mani e le gambe della sua donna in modo da non potersi muovere.
Rebecca spostava lo sguardo dalla tv a me e di nuovo sulla tv.
I due uomini si erano denudati. L’amico, Sam aveva un uccello quasi il doppio del marito della bionda.
-“Sono stata cattiva padrone.” Disse la donna. “Mi merito una punizione.”
-“Parla” disse Michael colpendola sul culo con una mano.
-“Sam, &egrave un mio amico da prima di conoscere te padrone. E ultimamente spesso ci ripensavo al suo cazzo enorme. Aiaaa” disse mentre suo marito le infilava un plug anale. “Devi sapere padrone che la prima volta che mi ha scopato pensavo che mi avrebbe sfondato. Gli ho chiesto di’. Fermarsi, ma lui… continuava a pomparmi quell’affare enorme’. Tutto quanto, fino alle palle. Ogni volta che lo faceva, me lo sentivo sbattere sul culo.”

Sentivo il mio cazzo scoppiarmi. Avrei voluto saltarle addosso e fotterla fino all’alba, farla gridare, soffocarla.
Rebecca intanto non staccava più gli occhi dallo schermo.

-“Lo supplicavo ma lui niente. Lo prendevo a schiaffi e lui me li ridava sena mai perdere il ritmo. E poi abbiamo cominciato a darci sotto veramente. Ho iniziato a supplicarlo di scoparmi più forte. E lo ha fatto veramente. E non posso dimenticare tutto questo. Sono stata cattiva a desiderare il suo arnese in questi ultimi tempi.”
Finendo la frase Michael le tappò la bocca col suo cazzo. Iniziò a fotterle la bocca con violenza. Fece il segno a Sam di avvicinarsi. Sam si avvicinò e iniziò a strusciarle la figa con la sua grossa cappella. Pian piano glielo infilò fino alle palle. La bionda era tutta rossa in viso, con la bocca spalancata e riempita dal cazzo del marito.
Mentre Sam aumentava il ritmo della pompata da dietro, mi protesi a baciare Rebecca sul collo. Lei si girò e mi baciò sulle labbra e io le infilai la lingua in bocca.
-“Non possiamo” disse fra un bacio e l’altro.
La bionda gemette come una cagna dal mega impianto.
Per un po’ persi il filo di quello che succedeva sullo schermo. Avevo sfilato la canottiera di Rebecca e abbassato il reggiseno. Aveva due capezzoli durissimi. Ne presi uno in bocca, mentre la cagnetta premeva la mia testa contro il suo petto.
Rebecca gemette come la bionda sullo schermo. Mi alzai e vidi che Sam le aveva tolto il plug e appoggiava la sua cappella enorme sul buco del culo.
-“Guarda” le dissi
Per tutta risposta mi tirò il cazzo fuori dai pantaloncini. Mise il pollice e l’indice a cerchio intorno alla cappella iniziando ad andare su e giù.
Iniziammo a baciarci di nuovo e le infilai una mano dentro le mutandine. Era fradicia. Mi stupisco anche adesso dell’autocontrollo che ebbi in quella situazione, trattenendomi a non saltarle addosso. Le infilai un dito dentro.
Rebecca mi abbracciò stringendomi a se e sospirò sul mio orecchio.
Mi staccai da lei e con la mano libera la presi per il collo mentre con l’altra continuavo a penetrarla. Gli occhi azzurri scintillarono. Le sue mani automaticamente si posarono sulla mia che le stringeva il collo.
Non era più la brava ragazzina. Era una troia che desiderava un altro cazzo. Era una troia che voleva qualcuno che la facesse sentire come tale.

-“Che cosa vuoi da me?” dissi
-“Io’ non’ riesco'” lasciai la presa. La stavo stringendo troppo forte. Tolsi anche la mano dalla sua figa. Istintivamente si coprì il seno. Probabilmente si sentì rifiutata.
-“Scusami hai ragione, tutto questo non può succedere. Non so cosa mi abbia preso.” rispose confusa.
-“Non ho detto niente. Ti ho solo chiesto cosa vuoi da me?” dissi prendendola per un braccio come aveva fatto lei in diverse occasioni.
-“Io’ non so’ Non sono mai stata con un altro tranne che con Guido. Sei un ragazzo attraente, e poi il film’ non avevo mai visto una cosa simile. Lei era così forte'” disse farfugliando.
-“Non sei mai stata trattata in quel modo?” chiesi
-“Stai scherzando?” disse “Guido al massimo mi da una sculacciata. Ha troppo rispetto per me più di quanto abbia io per me stessa. In cinque minuti qui ho perso il controllo come mai nella mia vita. E tutte le storie che racconta Francesca'”
-“Quindi &egrave questo che vuoi? Perdere il controllo?”
-“Io non lo so. Sono così.. Frustrata, così stressata dall’esame, non vedo Guido ormai da 3 settimane, ho bisogno di rilassarmi di lasciarmi andare. Ma ho frainteso tutto questo. Scusami, Francesca non lo deve sapere.” scoppiò in lacrime rannicchiandosi sul divano.
L’abbracciai. Cominciai a baciarla sul collo sulle guance sugli occhi lacrimanti. Mi abbracciò..
-“Scusami” dissi. “Devo confessarti una cosa” le sussurrai. “Desideravo questo, dal primo momento che ti ho vista. Quando ci presentò tuo cugino.” dissi.
Rebecca si staccò da me e mi guardò con gli occhi azzurri ancora lacrimanti.
-“Non abbiamo ospiti stasera. Volevo vederti fuori casa mia.” disse a tutta risposta. Aveva apprezzato la mia sincerità.
Iniziai a baciarla. Furono momenti di puro erotismo. Era un bacio frenetico e passionale allo stesso tempo. Ci liberammo dai nostri vestiti in un batter d’occhio.
Era splendida, molto meglio di quanto mi aspettassi. La sua pelle morbidissima, il profumo che emanava’
La feci salire su di me. Si impalò sul mio cazzo da sola. Volevo vederla impalarsi da sola per la prima volta che lo avrebbe preso. Volevo vedere lei, la tanto desiderata, per tutti santarellina, saltare sul mio cazzo come una cagna in calore.
Iniziò a muoversi velocemente. Le mie mani scorrevano sulla sua pelle liscia toccandole ogni parte del corpo. Devo dire che il ritmo che aveva nel muovere il bacino su e giù mi lasciò sorpreso. Deve esser stata parecchio sopra per perfezionare le tecniche che usava.
-“Sei mia adesso. Sei la mia cagna. La mia puttana'” le sussurrai sull’orecchio. Si fermò istantaneamente.
-“Come mi hai chiamata?” disse come allarmata.
-“La mia puttana. E non farti illusioni, io non sono quel coglione del tuo fidanzato. Io ti userò, ti farò impazzire, ti dominerò come la bionda del film. Alla fine per questo sei qui no?” le dissi con tono autorevole. Volevo essere gentile e non forzare la mano ma dovevo mostrarle il suo posto già alla prima occasione.
Aggrottò le sopracciglia cercando forse di capire se ero serio o facevo il coglione. ” non devi dubitare di me troia” pensai tra me e me.
Mi alzai prendendola in braccio mentre lei si era aggrappata con le braccia attorno il mio collo, senza mai toglierle il cazzo dalla figa fradicia.
Cosi in piedi iniziai a farla saltare sul mio cazzo. Lasciai un po’ la presa in modo di abbassarsi e prendere il mio cazzo fino all’ultimo millimetro.
-“ohh’ &egrave tutto dentro” sussurrò.
-“ti piace tutto dentro cagna?”
-“Si”. Rispose con un filo di voce. La adagiai sul divano e mi sfilai da lei.
Le aprii le gambe a più non posso e le ordinai di tenerle così aperte. Mi allontanai di circa mezzo metro. Era un sogno. Era nuda con la figa bagnata le gambe aperte che aspettava me.
-“Dimmi che mi vuoi” le dissi.
-“Ti voglio” disse titubante.
-“Non sono soddisfatto” impegnati di più.” replicai
-“Ti voglio qui adesso subito. Scopami.” disse imbarazzata
Mi avvicinai in ginocchio davanti a lei. Iniziai a baciarle l’interno coscia fino ad arrivare alla figa. Ci sputai sopra, e iniziai a massaggiarle le grandi labbra con i pollici. Poi le allargai e iniziai a succhiarle il clitoride. Alternavo movimenti veloci a risucchi, e colpi di lingua lenti. Infilai due dita dentro. Le muovevo piano e di tanto in tanto le giravo e rigiravo.
Poi infilai un terzo’ gli umori della figa avevano colato tra le sue natiche per finire sul divano. Il terzo dito le fece fare una smorfia. Quando provai ad infilare il quarto si agitò, ma si rilassò presto. Faceva fatica a prendere tutte e 4 le dita dentro ma pian piano iniziò a godere.
Iniziai a muoverle piano ritmicamente in sintonia con i movimenti della mia lingua’
Rebecca iniziò a muovere il bacino stava per venire. Aumentai il ritmo, trattenne il fiato e prima di liberarsi mi staccai.
Le scappò un forte “nooo”‘
-“Perché l’hai fatto?” disse affannata.
-“Devi meritartelo troietta” dissi “Tu sei la mia’?” le dissi.
-“Troia.. Sono la tua.. Troia” ripeté non più tanto imbarazzata.
-“E le brave troie si meritano il cazzo e l’orgasmo. Se vuoi venire devi meritartelo” dissi mentre mi alzavo. “in ginocchio e succhiami il cazzo.” le ordinai.
Rebecca si inginocchiò davanti a me e prese il mio cazzo in bocca.
Non era tanto brava a succhiare, quanto a cavalcare. Le bloccai la testa e iniziai a scoparle la bocca. Più volte mi colpì sul quadricipite, per farmi capire che stavo esagerando.
-“Se non vedo le lacrime agli occhi, non &egrave un vero pompino puttana, e presto lo imparerai molto bene.” gli occhi azzurri che mi guardavano da sotto erano infuocati. Glielo spinsi di nuovo in gola e tenni la sua testa premuta mentre si agitava cercando di liberarsi dalla mia presa e respirare.
Quando la liberai cadde all’indietro appoggiandosi sul divano. Era rossa in viso e aveva gli occhi azzurri arrossati in lacrime.
-“Stavo per soffocare” disse
-“Hai a che fare con un vero uomo adesso cagna.” ribattei “Rimetti sul divano come prima.” le ordinai.
Mentre lei si metteva in posizione presi il suo cellulare che era vicino a me sul tavolino e lo lasciai accanto a lei. Mi posizionai tra le sue gambe. E iniziai a strusciare il mio cazzo sulle grandi labbra.
Iniziai a schiaffeggiarle la figa con la mia mazza dura.
-“lo vuoi cagnetta?” chiesi guardandola negli occhi azzurri.
-“Si ti prego…padrone”
-“Padrone??? Quindi vuoi essere la mia schiava?” dissi sorridendo
-“Voglio solo che mi scopi. Scopami come mai nella vita.” disse
-“Ma ti ho già detto che te lo devi meritare. Diciamo che fare pompini non &egrave il tuo punto forte”.
-“Allora cosa posso fare?” la cagna stava imparando in fretta.
-“Prendi il telefono e chiama il cornuto, e godrai come mai fino ad ora” le dissi autorevolmente
-“Chi?” chiese incredula.
-“Chiama Guido. Senza esitazione.”
Mi fissò per 5 secondi poi staccò lo sguardo, poche mosse delle dita sul cellulare e lo chiamò.
-“Ciao amore come stai?” disse. Allora spinsi e le entrai dentro fino alle palle. Si tappò la bocca da sola per non farsi sentire.
-“Si, stiamo facendo’ una pausa” rispose. Ritrassi il cazzo e uscii da lei. Rientrai di nuovo lentamente fino in fondo.
-“nnnon lo so’ quando finiremo”. Spinsi di nuovo.
-“tu cche fai?” chiese mentre uscivo da lei.
Era a gambe spalancate, con le grandi labbra perfettamente depilate allargate dal mio grosso cazzo.
-“ook amore’ sii tutt’apposto perché?” chiese cercando di sembrare più naturale possibile.
-“No e che sono stanca’ ttra un po’ finiamo ti chiamo quando sono’ a…casa”
-“ciao…anch’io..” disse e chiuse la telefonata.

-“Non ti ho dato il permesso di chiudere la telefonata cagna.” le dissi fermandomi.
-“Si stava insospettendo” disse sospirando.
-“Sei eccitata?” le chiesi.
-“Come mai nella mia vita. Non l’ho mai tradito e adesso lo sto facendo mentre parlo con lui al telefono'”
-“Vedi che sei una cagna, una puttana?” dissi a denti stretti
-“Si. Sono la puttana che vuoi.”
Non ci capii più niente. Mi alzai la presi per le caviglie in modo da allargarle le gambe ancora di più e iniziai a sbatterla come un toro. Con tutta la forza che avevo la ficcai, la feci sprofondare nel divano. I cuscinetti che c’erano sullo schienale caddero sopra di noi rotolando via. Volevo entrarle tutto dentro. Pure con le gambe. Rebecca era ferma immobile a subire la mia sfuriata e il mio cazzo che la apriva. Dopo poco venne ma non mi fermai.
La stavo usando come un buco da riempire, la stavo usando a mio piacimento, come un oggetto per svuotarmi le palle e questo credo che lo percepisse.
Gocce di sudore colavano dal mio viso sulle sue tette, mentre le sue mani erano sui miei fianchi per parare almeno un po’ i colpi che le davo.
Non durai per più di 5 minuti. Ma erano 5 minuti di pura follia. Quando fui pronto a venire mi alzai raddrizzandomi tutto e dall’alto iniziai a venire colpendole la faccia l’addome e le tette. Fu come se si fosse aperta una voragine sotto di me e mi avesse inghiottito. Scaricai un enorme quantità di sperma, imbrattandola tutta.
Mi accasciai vicino a lei mentre cercavo di riprendere fiato.
Rebecca rimase nella stessa posizione con le gambe aperte per un paio di minuti.
-“Oddio. Tremo tutta.” disse con un filo di voce e sorrise. Un sorriso di soddisfazione.
-“E’ solo l’inizio troietta. Sei così bella che meriti di essere presa così ad ogni ora della giornata.” replicai tra un sospiro e l’altro.
-“Se questo &egrave l’inizio allora non so cosa si piò fare di più. Devo lavarmi.” disse e si alzò.
La cagna pensava che avessimo finito per stasera. Ma stavamo giusto iniziando.
Mentre si avviava verso il bagno potei ammirare il suo meraviglioso culo nella sua vera bellezza. Una culo di rara bellezza, che intendevo prendermi il più presto possibile.
Mi fermai vicino alla porta del bagno aspettando che finisse. Era dentro da 5 minuti e avevo già il cazzo turgido. Quando aprì la porta quasi si spaventò vedendomi lì.
La spinsi indietro entrando insieme nel bagno.
La fermai davanti allo specchio. Si era rifatta la coda di cavallo. Iniziai a toccarla senza parlare. Le mie palle poggiavano sulla sua chiappa mentre il mio cazzo premeva contro la sua schiena. Presi a strizzarle le tette. Prima piano poi strizzandoli forte. Spostai la mano destra sul suo collo. Iniziai a soffocarla. Istintivamente Rebecca aprì la bocca.
-“Guardati. Guarda quanto sei troia. Appena ti sfioro ti bagni come una vacca. Ti piace fare la troia vero?” le dissi piano scandendo ogni parola sul suo orecchio. La troia annui.
Misi 4 dita dell’altra mano in bocca e le ordinai di succhiare mentre guardava il suo riflesso sullo specchio davanti a noi. Le insalivò bene. Lasciai il suo collo e mi abbassai dietro di lei.
Istintivamente sporse il magnifico culo all’indietro allargando un po’ le gambe.
Infilai 3 delle 4 dita bagnate dalla sua bocca nella figa. Avevo quel magnifico culo davanti al mio viso, nudo. Volevo mangiarmelo tutto, giocarci, schiaffeggiarlo, aprirlo.
Baciai lo spacco e lo leccai dall’alto in basso, agitando un po’ la punta della lingua sull’orifizio anale.
-“Ohh'” profferì la cagna.
Le allargai le natiche coi pollici.
-“Marco che stai facendo?” Rebecca sussultò e si irrigidì tutta.
-“Sei vergine?” chiesi
-“Si, ti prego non mi va lì” disse con tono supplichevole.
-“Per adesso lo leccherò soltanto, rilassati.” dissi tranquillizzandola.
Le mostrai come aprire le natiche per bene.
Aveva l’ano piccolo e rosa. Slinguazzai l’occhio grinzoso lasciandola senza fiato.
-“Oddio mio!”
Spinsi la lingua in centro e lei si allungò dietro a toccarmi la spalla.
Quel tocco non mi lasciò per ore. Le dita di Rebecca mi accarezzavano la spalla, mi tenevano fermo, dicendomi senza parole, di restare dov’ero.
Poi spostò la mano, agguantò saldamente la natica destra e la tirò quasi con violenza, aprendosi l’ano di mezzo centimetro.
Esitavo se metterle la lingua dentro o no.
-“Baciami” disse, aveva sentito la mia esitazione. “Fa ciò che vuoi” mi disse indietreggiando col culo.
Rimasi esitante.
Ma poi lanciò un mugolio di desiderio e mi resi conto che anche esitando facevo sesso con lei; che in senso emotivo le ero già dentro. Spinsi di più la lingua e tuffai dentro la testa, sentendo l’ano che si apriva.
Continuai a baciarla così con in muso sprofondato tra quelle meravigliose natiche. Lei si incollava alla mia lingua girando e rigirando il culo.
Non c’&egrave la feci più e mi alzai.
Mi posizionai bene dietro e glielo infilai con un colpo solo. Rebecca sgranò gli occhi e aprì la bocca come una puttana. La presi forte per i fianchi e iniziai a sbatterla. Gli suoi occhi azzurri mi guardavano attraverso il riflesso dello specchio.
-“Guardati come ti fai sbattere troia. Voglio che ti guardi mentre ti fotto.”
-“Si’ fammi tua, prendimi” disse cercando di incitarmi.
Iniziai a sbatterla forte mentre le mie palle colpivano il clitoride ingrossato. Le natiche ballavano ad ogni mio colpo. Il suono dei colpi e la sua vocina mugolante erano musica per le mie orecchie. Mi fermai.
Un colpo di reni entrandole tutto dentro, due sculacciate su entrambe le natiche e un uscita lenta. Un paio di minuti così e la cagna venne tremando tutta. Il culo ormai era rosso come un pomodoro.
Le ordinai di muoversi lei. Iniziò così a fottersi da sola, facendo scomparire il mio cazzo completamente dentro di lei e a tirarlo quasi completamente fuori. Adesso si poteva apprezzare il suo culo, sodo e ondeggiante che si muoveva avanti e indietro lungo il mio palo.
Non resistetti a trattenermi. La presi per i capelli e la scopai con violenza. Non solo il suo culo ma avevo il bacino in fiamme dai colpi che le davo da dietro. La troia godeva come una vacca.
Gli occhi azzurri adesso mi guardavano attraverso lo specchio con aria di sfida.
Mi sfidava a scoparla ancora più forte. Aveva bisogno di essere strapazzata e le davo esattamente ciò che voleva. Il mio desiderio di dominarla come una schiava l’avevo messo da parte. L’importante era farla godere come una cagna adesso.
-“Puttana che non sei altro. Tieni, tieni. Ti riempio tutta cagna. Sei solo un buco da riempire troia’ adesso sei la mia svuota palle.”
Rebecca rispondeva con i mugoli e le gemiti, muoveva il bacino per venirmi incontro, per prendere il cazzo meglio.
-“Tu meriti di essere montata cosi, cagna. Usata tutti i giorni, per il mio piacere, io ti spacco puttana che non sei altro” dicendole questo mi sfilai di lei e volevo venirle sul culo, ma la troia mi precedette, cadendo a terra e contemporaneamente girandosi, e il primo schizzo le colpì la faccia mentre il resto se lo scaricò direttamente in bocca.

Quella notte la scopai una terza volta nella doccia, e ancora prima di andarsene. Mi doleva l’uccello, la quarta volta non venni nemmeno ma avrei scopato a sangue quella puttana fino al mattino se non si fosse staccata e rivestita.
Le chiesi come si sentiva:
-“Non lo so. Non ho mai fatto una cosa del genere. Ma dobbiamo imparare a venirne fuori. Cio&egrave, non possiamo andare avanti così se vogliamo restare coi nostri rispettivi.”
-“No “dissi “in effetti sono d’accordo con te.” Bugia. Non intendevo affatto venirne fuori. Avevo intenzione di godere dei suoi buchi violati e non per un bel po’.

Il giorno seguente non la sentii ne la chiamai. La sera verso le 11 le mandai un “in bocca al lupo”. Non rispose niente. Intanto passai tutto il giorno con Francesca.
Il giorno dell’esame ero insieme a Francesca, quando vidi che mi stava chiamando Rebecca.
– “C’&egrave l’ho fatta. Siii, grazie grazie grazie. Dobbiamo festeggiare” disse tutta contenta.
– “L’ha superato” dissi rivolgendomi a Francesca per far capire a Rebecca che non ero solo, “auguri” dissi ” sono davvero contento per te”.
– “Grazie a te” replicò cambiando tono “passami Francesca” proseguì.
Parlarono per più di 10 minuti raccontandosi tutti i dettagli e dandosi appuntamento per la sera, avrebbero festeggiato e ero invitato anch’io.

Mi separai dalla mia ragazza dopo un’ora circa. Volevo vedere Rebecca e congratularmi con lei a modo mio. La chiamai ma non rispose. Le scrissi due messaggi e ancora niente.
Arrivò la sera e insieme a Francesca andai a casa di Rebecca.
Erano già li, Guido e un suo amico e le altre amiche delle due femmine in questione.
Rebecca si teneva lontana da me, evitava il mio sguardo e evitava a parlare con me.
Il suo atteggiamento mi irritava parecchio. Francesca era immersa nelle conversazione con le amiche, mentre quel idiota di Guido e il suo amico parlavano di giochi o non so cosa.
Chiesi a Rebecca se potevo avere un po’ di acqua e giaccio. Si alzò e si avviò verso la cucina, che si trovava al lato opposto della casa. Noi eravamo nella sua camera che era tipo un mini salotto.
Aspettai 15 secondi e la seguii con la scusa di chiedere di avere un altro bicchiere. La trovai in cucina davanti al frigo.
Per l’occasione indossava un vestito bianco che le arrivava sulle ginocchia, la parte sopra attillata mentre la gonna era abbastanza larga.
-“Che cosa vuoi?” disse quando mi vide entrare in cucina.
-“Un nuovo bicchiere” risposi tranquillo.
.”Solo questo?” replicò con tono stizzito.
Mi avvicinai mentre lei indietreggiava fino al bordo della cucina.
-“Che c’&egrave?” chiese di nuovo.
-“Perché mi eviti?” chiesi
-“Io'” cercò di rispondere ma la mia presa per il collo la spaventò e perse la voce.
-“Tu un cazzo. Pensavi di liberarti così facilmente da me? Te l’ho detto io non sono come il cornuto. Tu sei la mia puttana e d’ora in poi farai esattamente ed esclusivamente ciò che ti dico o ne subirai le conseguenze ci siamo capiti?” le sussurrai all’orecchio piano nonostante le parole di minaccia.
-“Ma, possono scoprirci, non posso rischiare'” cercò di protestare, mentre le avevo già sollevato il vestitino e le stavo massaggiando la figa attraverso il perizoma bianco. “Non posso’ mi sento ancora come investita da un treno, e sono passati due giorni. Smettila,…non posso'”
Afferrai il perizoma e glielo sfilai con un movimento solo. Lo portai davanti al suo naso e la obbligai ad annusarlo.
-” La tua figa non mente. Li hai inzuppati in 30 secondi. Adesso starai insieme agli altri senza mutandine, questi me li prendo io come souvenir. Inginocchiati cagna, mettiti nella tua posizione naturale.” le ordinai
-“Perché?” disse fissandomi con gli occhi azzurri. La presi per i capelli biondi e la spinsi a terra.
Tirai il mio cazzo alla svelta e glielo piantai in bocca. Per i primi 5 secondi fece finta di essere schifata ma subito dopo l’aprì e iniziò a succhiare.
-“Perché voglio vederti con il cazzo in bocca puttana. E voglio vederti come baci quel coglione sapendo che pochi minuti fa avevi il mio cazzo in bocca”. Dissi a denti stretti.
Poi la lasciai. Non volevo che ci beccassero o si insospettissero. Bastò mezzo minuto di pompino a farle cambiare idea. Quando mi staccai si lasciò scappare un “noo” di disappunto.
Le dissi di raccontarmi dell’esame mentre tornavamo verso la sua camera così non avremmo suscitato sospetti.
Quando la salutai le sussurrai un “a domani” facendole capire che avrebbe dovuto prepararsi.

Dopo l’incontro in cucina ebbi una forte erezione per tutta la serata, sapendo che la padrona di casa aveva la figa nuda, e che le sue mutandine erano nella mia tasca posteriore. Guardavo le troie chiacchierare e le immaginavo tutte una ad una in ginocchio davanti a me a succhiarmi il cazzo. Quando uscimmo da li avevo il cazzo dolente. Avevo bisogno della mia donna. Francesca era vestita con una maglietta nera e dei pantaloncini bianchi attillati e dei tacchi.
Salimmo in macchina e saremmo andati da lei, avrei dormito li.
Avviandomi verso casa sua mi venne un idea geniale. In realtà questa cosa l’avevamo fatto una volta ma non era andata come doveva.
Francesca mi raccontava qualcosa riguardo Alice un’altra sua amica, che non era presente, ma la mia mente era occupata d’altro.
-“Dove stiamo andando?” mi chiese.
-“A farci un giro” risposi
-“No dai amore sono stanca, andiamo a casa.”
-“Non ci vorrà, molto” le risposi freddamente.
In tutta risposta Francesca allungò una mano e iniziò a toccarmi il cazzo sopra i pantaloni.
-“Ti prego andiamo a casa” disse con tono sensuale e supplichevole.
-“Va bene, devo solo fare un cosa.” dissi e lei tornò al suo posto staccandosi da me tutta contenta. Pensava di aver ottenuto ciò che voleva.
-“Che cosa stiamo facendo qui?2 chiese quando imboccai la strada dove stavano una decina di prostitute.
Non risposi niente. Proseguii per poco e mi fermai in mezzo a due gruppi di prostitute.
-“Scendi.” le dissi.
-“No. Non ho voglia di fare questo giochetto di nuovo.” disse la mia bella cagnetta.
-“Scendi subito dalla macchina puttana.” alzai un po’ la voce.
-“Ma’ mi ascolti o cosa?” aveva il fuoco negli occhi.
Mi protesi e le aprii la porta-
-“Scendi” ripetei. Mi fissò per una decina di secondi e scese sul marciapiede, come una puttana qualunque.

Partii con la macchina mentre la guardavo attraverso lo specchietto retrovisore. Subito dopo di me si fermò una macchina.
Feci un giro che durò una decina di minuti, prima di tornare sulla stessa via. Francesca era li, ma adesso c’era un’altra macchina fermata davanti a lei.
Mi fermai dietro la macchina, mentre lei parlava ancora con quello davanti. Aspettai un paio di minuti, durante i quali mi avvicinò un’altra puttana. La scartai con un secco “No!”.
-“Ciao amore” disse la mia amata. “come stai stasera?” stava davvero al gioco.
-“Quanto vuoi?” le chiesi come se fosse una puttana vera.
-“Facciamo 70 tutto completo” disse guardandosi intorno.
-“70? Che ne dici di 50?” cercai di negoziare.
-“Senti t’ho detto 70. Se non vuoi va via.” disse come stizzita. Dava l’impressione di parlare con una che aveva fatto questo mestiere per parecchio tempo.
-“Va bene, va, entra.”. Francesca entrò senza indugio.
Non parlammo molto, solo che le dissi di togliersi la maglietta e il reggiseno. Mentre guidavo la toccai un po’ dappertutto mentre lei era rimasta ferma immobile.
Parcheggiai in una piccola strada sterrata fuori dalla città, in mezzo ai campi.
Appoggiai la mia mano dietro la sua nuca e la invitai a succhiarmi il cazzo. Si abbassò e iniziò a divorarlo come solo lei sa fare. Con il pollice e l’indice lo teneva dritto alla base, lo inghiottiva quasi interamente per poi ritrarsi lentamente agitando la lingua.
Mi alzai ed uscii dalla machina dicendole di restare ferma. Girai intorno alla macchina andando dalla sua parte. La obbligai a sporgere la testa fuori dal finestrino e a succhiarmi il cazzo. In realtà le bloccai la testa fuori dal finestrino e iniziai a scoparle la bocca in quella posizione. I rivoli di saliva che colavano dalla sua bocca finivano sulla parte esterna della portiera. Un silenzio magnifico, come solo la campagna sa regalarti interrotto dagli mugoli e i suoni di una troia che soffoca sul cazzo.
Mi venne in mente Rebecca di qualche ora prima. Pur soffocando allo stesso modo non era riuscita a prenderne nemmeno la metà da quello che riusciva ad ingoiare la mia ragazza. E pensate che con Rebecca usai la forza, mentre la mia donna aveva le mani sul mio culo e se lo spingeva da sola in bocca.
Aprii la portiera la presi per il braccio destro e la tirai fuori dalla macchina. Aveva soltanto i pantaloncini bianchi e i tacchi addosso.
Le ordinai di toglierseli e di sedersi sul cofano della macchina. Era pronta in un batter d’occhio. La feci sdraiare sul cofano, mentre le allargavo le gambe. Aveva la figa bagnatissima. Se avessi provato, sicuramente avrei potuto infilarle una mani intera dentro, tanto era eccitata. Le aprii le gambe, appoggiai la mia cappella tra le grandi labbra e iniziai a muoverla su e giù. Volevo giocarci, volevo esasperarla. Picchiavo la figa con il mio cazzo lo muovevo su e giù, le masturbavo il clitoride con il mio glande ma non le entravo dentro. Finalmente sentii le parole magiche.
-“Ti prego scopami. Dammelo tutto dentro.” disse sospirando.
-“Eh non così velocemente puttana. Ti pago 70 euro, faccio quel cazzo che mi pare, mi prendo il mio tempo.” dissi beffardo.
-“Non me ne frega, non ho bisogno dei tuoi soldi adesso, voglio il tuo cazzo. Ti prego, sbatti la tua puttana.” parlava frenetica, bruciava dal desiderio di essere scopata.
-“Quindi, offri te?” dissi ridendo, e continuando a strofinare il mio cazzo sul suo clitoride.
-“Si, si, ho bisogno del tuo cazzo. Sono talmente puttana che mi faccio sbattere gratis. Prendimi adesso ti prego.” a quelle parole non resistetti.
Appoggiai le sue gambe sulle mie spalle e entrai dentro di lei. Era un vulcano in piena. Cominciai a muovermi piano. Le sue carni calde avvolgevano il mio cazzo in modo meraviglioso. Aveva addosso solo i tacchi, il suo corpicino esile e bianco mi arrapava come non mai.
Abbracciai le sue gambe, e la sollevai, Francesca sollevò la schiena e si appoggiò con le mani sul cofano. Adesso era appesa in aria sul mio cazzo, con le gambe nelle mie mani e le sue appoggiate sul cofano. Iniziai a fotterla forte, questa posizione mi eccitava moltissimo. Ma non durò a lungo perché troppo scomoda. La lasciai a terra e la puttana si girò di scatto, appoggiandosi con il busto sul cofano offrendomi il didietro. Sputò sulla mano destra e cosparse la saliva tra le natiche.
-“Prenditi il culo. Ti prego, inculami subito.” La prima volta che facemmo questo giochetto, pensavamo di farlo come ci stava riuscendo adesso, ma ne uscì una cosa completamente diversa. Invece adesso era tutto perfetto. Lei era perfetta.
Non me lo feci ripetere due volte. Ci sputai sopra, le ordinai di aprire le chiappe con le sue mani e le infilai dentro il mio cazzone.
Non faticai molto ad entrarci.
-“Cazzo che cagna. Guardati puttana. Ti fai inculare gratis. Che culattona.” le stavo sfondando il buco posteriore. Francesca inarcò la schiena, e fece un urlo liberatorio. Aveva le mani sempre sulle natiche aprendosi il culo e con la schiena inarcata mi pregò di prenderla per i capelli.
-“Si, oh si, mi fa male un po’ ma sono la tua puttana. Sfondami. Ti prego prendimi per i cappelli. Sbattimi, si, sii, ancora’ dammelo forte..” echeggiava tutto intorno a noi. Diventai un toro. Ripensai a tutte le cagne presenti in casa di Rebecca.
Tutte quelle troie le avrei messe nella stessa posizione, a pecorina, e le avrei inculate come facevo con la mia amorosa in questo momento.
Questi pensieri e il modo in cui stavo fottendo la mia donna mi portarono sull’orlo del orgasmo velocemente. Mi fermai.
Senza uscirle dal culo la tirai a se facendola alzare ci girammo di 180 gradi e mi appoggiai sul bordo del cofano. Diedi una sculacciata sulla natica destra di Francesca e le dissi:
-“Muoviti sul cazzo troia. Inculati da sola.”
-“Mhh.” proferì si sporse in avanti, avvicinò le gambe chiudendole completamente e iniziò a muoversi avanti e indietro. Si stava inculando da sola, lentamente, e godeva come una vera vacca.

Mi protesi in avanti e raggiunsi con la mano destra il clitoride ingrossato. Iniziai a massaggiarglielo con movimenti veloci, e la velocita dei suoi movimenti aumentò. Spinse il bacino contro di me, infilandosi l’intero cazzo dentro il culo, e iniziò a muovere il bacino con movimenti corti ma veloci. Aveva le mani sulle tette e se li strizzava fino a farsi del male, e si appoggiava con tutto il suo peso su di me, sul mio cazzo cercando di infilarlo il più a fondo possibile.
Quei movimenti veloci, il suo culo magnifico e il suo mugolare a voce alta in campagna aperta mi fecero esplodere senza preavviso dentro di lei.

Francesca continuò a muoversi sul mio cazzo come se non fosse successo niente, con lo stesso ritmo, fino a che non persi la erezione del tutto. Ci pulimmo alla meglio e ritornammo a casa.
Eravamo contenti. Finalmente ci era venuta bene. Era una sua fantasia, quella di prelevarla sulla strada e scoparla come una vera puttana.

Il mattino seguente mi svegliai prima di lei, preparai la colazione, ci facemmo una doccia e ci separammo promettendoci di rivederci la sera. Le dissi di prepararsi avevo una sorpresa per lei. Era giunto il momento di farle vedere quanto era cagna la sua amichetta, la santarellina Rebecca con gli occhi azzurri. Cacciai i miei coinquilini a dormire fuori e persi l’intero pomeriggio a sistemare le cose necessarie per la sera. In pratica avevo spostato il divano dalla parte opposta e posizionai il tavolo da pranzo in mezzo alla stanza. Misi una quindicina di candele cosparse per il soggiorno, tirai fuori tutte le corde e il materiale che mi serviva. Poi feci un salto in un negozio vicino casa mia per procurarmi il necessario che mi mancava. Una doccia veloce e alle 7 di sera ero pronto.
Rebecca arrivò con 15 minuti di ritardo.
Portava dei jeans neri e una maglietta color smeraldo.
-“Devo parlarti!” disse sedendosi sul divano.
– “MI dispiace Marco, ma dobbiamo, anzi, DEVI smetterla. Io amo Guido e so che tu ami Francesca. Io non riesco’ ieri sera, dopo il nostro incontro ero tutta bagnata, ma con Guido non potei fare niente, perché ho la coscienza sporca. Non ho potuto guardare Francesca negli occhi, non voglio perdere un’amica come lei.”
-“Ti capisco. Ho delle difficoltà anch’io” cercai di convincerla, “ma tu mi fai impazzire. E so che anch’io ti faccio lo stesso effetto. Credimi, vorrei scoparti tutto il tempo che sto con te.”
. “Io no. Ma devo ammettere che quando ci penso a ciò che &egrave successo, mi eccito. Sono qui per metterci una pietra sopra e finirla una volta per tutte. Siamo adulti ormai’ non possiamo continuare cosi, qualcuno si farà male.” disse
– “Io’ si sono d’accordo, ad una condizione però. ” le risposi.
-“Quale?” chiese con un po ‘ di timore.
– “Farlo un’ultima volta.”
– “No, non se ne parla.” disse scuotendo la testa e si alzò “Me ne vado.”
– “No aspetta fermati” la presi per un braccio e la tirai verso di me. “So di essermi comportato da stronzo, e di averti promesso che questo non sarebbe più successo ma’ prima di fare ciò che abbiamo fatto mi avevi confessato che ti sarebbe piaciuto essere dominata come la donna nel film, come Francesca. Io adoro dominare e avendoti sentito dire quelle cose non riesco a togliermi dalla testa l’idea di dominarti e ciò che abbiamo fatto non era la stessa cosa.” mentre parlavo l’avevo abbracciata, e le parlavo all’orecchio.
-“So che mi vuoi” continuai, “so che vuoi sentirmi dentro. So che vuoi essere la mia schiava. Dimentichiamoci del mondo e viviamo quest’ultima serata insieme”
Rebecca non rispose. Si limitò a spingere il suo bacino contro il mio, anzi a spingere la sua figa contro il mio cazzo. Il messaggio era chiaro. “Anche se ti dico che non voglio, fottimi.”
Mi allontanai da lei e le dissi di spogliarsi. Si tolse i vestiti rimanendo con il solo perizoma nero addosso. Le ordinai di togliersi anche quello e di legarsi i capelli.
La guidai fino al tavolo e ci appoggiamo un attimo sul tavolo.
Le toccai piano le guance con le mani e le dissi:
-“Per un ora sarai la mia schiava. Non parlerai se non ti dirò io di farlo, non farai niente se non ti viene chiesto esplicitamente di farlo. Tutto questo &egrave per soddisfare me, e attraverso l’obbedienza e l’appagamento del tuo dominatore sarai soddisfatta anche te. Avrai ciò che ti meriti. Ci siamo capiti?”
– “Non farmi male però.” disse spaventata.
– “Non sono un sadico. Io voglio farti godere, mentre ti sto usando a mio piacere, anche se per prima cosa viene il mio piacere.” le spiegai. “Adesso ti lego, e ti immobilizzo tutta, poi ti metterò una maschera. Rilassati e godrai come mai fino ad ora, puoi fidarti.”
– “A cosa mi serve la maschera?” chiese dubitosa.
-“Lo capirai da sola, più tardi, adesso mettiti con il busto sul tavolo.”
Rebecca si girò e appoggiò busto e guancia sulla superficie fredda del tavolo.
Aprì le gambe quanto serviva e legai ogni gamba alle gambe del tavolo. Poi le feci spalancare le mani e legai anche quelle per le altre due gambe della parte opposta del tavolo. Le misi le cuffie dell’mp3 e poi la maschera in lattice, che le lasciava scoperte solo la bocca e gli occhi. La bendai con un foulard e avevo finito. l’mp3 non era acceso quindi poteva sentirmi.
-“Tra poco accenderò l’mp3 e non sentirai niente, non vedrai niente né potrai muoverti. Sarai un mio giocattolo, da usare come voglio e quanto voglio. l’unica cosa che puoi fare e che ti consiglio di fare &egrave abbandonarti alle sensazioni e eseguire tutto ciò che ti verrà detto.”
– “Va bene” disse.
Presi la cintura in pelle e la colpii forte sul culo. Le scapò un forte “aiaaa”
– “io non ti ho dato il permesso di parlare cagna. Sta zitta. E la prossima volta che ti rivolgerai a me sarà con “padrone” ci siamo capiti?”
Non rispose niente. La colpii una seconda volta.
-“oddio’.. Aagh, Si’.. Si, padrone”. Disse tutta tremante.
Lasciai la cintura. Adesso potevo godermi quel splendido corpo.
Accesi l’mp3. Accesi tutte le candele che erano nell’appartamento .
Presi l’olio per i massaggi e ne cosparsi una quantità enorme sul corpo di Rebecca.
Le tolsi per un attimo la benda per farle vedere l’atmosfera che avevo creato per lei.
Un sorriso radioso spuntò sotto la maschera in lattice.
Rimisi il foulard coprendole gli occhi azzurri. Iniziai a massaggiarla. Iniziai dalla schiena, le mani, il culo, le cosce, le gambe fino alle caviglie e di nuovo in su. l’interno cosce, le grandi labbra’
La cagna si era bagnata. Io la bagnai ancora di più. Infilai subito due dita e iniziai a muoverli piano ma cercando di mantenere un ritmo costante. Con il pollice dell’altra mano premetti sul clitoride e iniziai a fare dei movimenti circolari, e iniziai a leccarle anche l’ano.
Fu allora che la cagna sentì che era legata bene. Aveva cercato di indietreggiare per offrirsi meglio ma le corde la tennero ferma lì dove stava.
Continuai il lavoro son le mani e la lingua e in un paio di minuti la cagna venne. Venne tremando tutta e ansimando come se avesse corso per un ora.
Iniziai a massaggiarle il corpo di nuovo per una decina di minuti. Ormai aveva ogni muscolo del corpo rilassato.
Tirai fuori la mia scatola con gli attrezzi. Presi il più piccolo plug anale che possiedo. Ne possiedo 5 di diverse dimensioni. Adoro infilarli per preparare la puttana di turno prima di incularla.
Cosparsi un po’ d’olio e lo appoggiai sull’orifizio anale di Rebecca. Quel bel culo stava per essere violato. E sarei stato io il primo a incularla. Volevo esserle primo in qualcosa.
Si irrigidì tutta quando lo sentì che premeva per entrare. Lo tolsi per un attimo, le diedi due sculacciate e lo appoggiai di nuovo. Le era chiaro che comunque le sarei entrato nel culo, con le buone o le cattive. Si rilassò visibilmente ma non del tutto.
Intanto il plug scivolò dentro con un po’ di difficoltà. Si trattava comunque di un plug minuscolo.
Spensi l’mp3, mi posizionai dietro tirai fuori il mio cazzo e glielo infilai piano. Era strettissima, per via del plug nel culo, e la visuale del suo corpo luccicante ben oliato mi fecero diventare duro come una roccia.

-“Cazzo guardati. Sei una gran puttana. Dici di voler smettere di non volermi più rivedere e un attimo dopo ti fai fare questo? Che gran puttana che sei. Adoro voi stupide vacche che cercate in tutti i modi di sembrare sante e poi vi fate montare come delle cagne in calore.”
Rebecca si limitava a mugolare sapeva che non poteva dire niente, non poteva ribattere, l’unica cosa che poteva fare era stare zitta e prendere il cazzo.
-“Mi fa piacere vedere che godi troia. Mi fa piacere sapere che sei una gran puttana anche se non ho mai pensato il contrario. Una vera puttana. Una puttana che non riesce a tenere la figa a freno. Che dice di volere solo il suo uomo ma si fa fare di tutto e di più dagli altri. Come ieri sera vero puttana?”
-“Si…padrone” si sentì’
-“Tu lo ami il cornuto puttana?”
-“Si.. Padrone!”
– “Che stupida vacca. Dici di amare quel sfigato mentre sei legata su un tavolo e ti fai montare da me. Cazzo se sei solo uno stupido sborratoio, sei una stupida svuota palle. Ma per qualche motivo, il fatto che tu lo ami mi eccita ancora di più.
Più ti comporterai da cagna più ti scoperò da puttana quale sei, hai capito troia?”
– “Si padrone.”
Mi muovevo piano dentro di lei. Era caldissima, strettissima.
-“Come ti senti troia?” le chiesi.
-“Come la tua puttana padrone. Il tuo giocattolo.”
Si aspettava la sfuriata, si aspettava che aumentassi il ritmo. Invece mi staccai da lei, accesi l’mp3 e mi ricomposi, lasciandola in attesa. Era giunto il momento.
Aspettai non più di 5 minuti e il campanello suonò. Aprii senza rispondere, era Francesca.

Uscii sul pianerottolo e l’aspettai li, davanti alla porta.
Quando uscì dall’ascensore rimase sorpresa, nel vedermi lì davanti. Mi baciò avidamente, toccandomi il cazzo, evidentemente aveva gradito la foto che le avevo mandato ore prima, quando mi feci la doccia.
-“Amore senti” le dissi “finalmente, e del tutto casualmente ho trovato una persona con la quale possiamo fare una cosa a 3 e della quale possiamo fidarci. &egrave qui nel soggiorno” dissi indicando la porta d’ingresso.
-“Chi &egrave?” chiese istintivamente la mia bellissima ragazza aggrottando le sopracciglia e guardandomi con l’aria sospetta.
– “Ecco. Il fatto &egrave che lei ha chiesto esplicitamente di rimanere in anonimato se tu decidessi di non voler fare niente. Cio&egrave puoi entrare soltanto se decidi di farlo”.
In tutta risposta Francesca mi mollò una sberla.
– “Chi &egrave? Quindi con te vuole fare una cosa a tre? Cosa sono io un accessorio? Mi stavi tradendo stronzo?” cominciò ad urlare.
– “Piano’ ohi piano, calmati”. l’abbracciai e la bloccai contro il muro. “&egrave qui per te. l’accessorio sono io. Sono solo un tramite. Io ti amo, e ho fatto tutto questo per te. &egrave qui a nostra disposizione e la useremo a nostro piacimento.”
– “Dimmi chi &egrave?” disse e provò a liberarsi.
– “Nessuno. &egrave solo una puttana da usare. E noi la useremo come ci pare. Adesso voglio che tu vada li dentro, solleva la gonna e sbattile la figa il bocca. Questo giocatolo &egrave tutto per te.” le dissi e la baciai. Francesca iniziò a baciarmi e mordermi a tal punto da farmi sanguinare il labbro inferiore. Mi spinse ed entrò dentro.
Si fermò sulla soglia.

-“Sapevo che stava combinando qualcosa. Rifiutavo a credere, la pensavo diversa ma &egrave dalla peggio specie.” poi si girò verso di me “l’hai già scopata?”
-“Si” risposi “ma solo per farla rilassare, non abbiamo concluso”.
Avevo dimenticato di toglierle il braccialetto dalla mano destra, e l’aveva riconosciuta subito.
Francesca prese la cintura di pelle e colpi le chiappe ondeggianti di Rebecca. Una, due, cinque volte. Il culo della puttana divenne rosso, mentre lei stava quasi per piangere dal dolore.
Fermai Francesca.
-“E’ troppo. Ricordati che non &egrave abituata.” presi la cintura e la chiusi intorno al suo collo. “Inginocchiati e succhiami il cazzo.” Francesca alzò la testa lanciandomi una sguardo da sfida.
Chiusi la stretta della cintura stringendole il collo e la tirai giù. Istintivamente mise le mani sul laccio della cintura per liberarsi e respirare ma le piantai uno schiaffo sulla guancia sinistra.
-“Potrai respirare solo con il cazzo in bocca.” intanto lo avevo tirato fuori. Lo imboccò senza ulteriori problemi. Lasciai la presa della cintura e presala per la testa iniziai a dettarle il ritmo del pompino.
-“Ecco così, era dentro la tua amichetta 5 minuti fa, assaggia la sua fighetta dal cazzo del tuo fidanzato.” la mia ragazza impazzì. Questi discorsi la eccitavano all’inverosimile. Spingevo il mio cazzo sempre più e invece di ritirarsi mi veniva incontro con la testa, fino a sbatterlo completamente nella sua gola. I rivoli di saliva che iniziarono a colare dagli angoli di bocca li raccolse con la mano sinistra e li cosparse sulla figa e sul plug della amica che era vicino a noi.
Rebecca non sapeva niente, non aveva sentito niente e non aveva visto niente. Al tocco di Francesca saltò dal tavolo, in fondo, era da 10 minuti in attesa di essere toccata, da quando l’avevo lasciata io, e i colpi di cintura l’avevano fatta diventare molto sensibile.
Feci alzare Francesca le tolsi i vestiti e mi denudai anch’io. Girammo dall’altra parte del tavolo, e adesso ci trovavamo davanti al volto di Rebecca. Spensi l’mp3 e dissi:
-“Qualunque cosa tu vedrai non fiatare. Sennò le sculacciate diventeranno 20. Capito?”
-“Si padrone.” proferì
Le tolsi la benda. Davanti ai suoi occhi c’era Francesca inginocchiata davanti a me ma fissava lei.
-“Adesso guarda come si succhia puttana che non sei altro” disse Francesca, e si fiondò sul mio cazzo.
Rebecca rimase scioccata nel vedere la sua amica nuda davanti a lei. Non se l’aspettava, adesso tutti avrebbero saputo cosa aveva fatto. Abbassò lo sguardo e due lacrime scesero lungo la maschera in lattice.
-“Scusami’ io’ io non volevo” borbottava tra una lacrima e l’altra.
Francesca non la ascoltava nemmeno. Era come indemoniata, lo risucchiava, rigirava la lingua lo baciava, leccava le palle per poi ingoiarlo quasi per intero. Mi stava facendo venire. Dovetti staccarla con forza dal mio cazzo.
La feci piegare davanti a Rebecca. Mi posizionai dietro e glielo affondai. Era meno stretta di Rebecca ma più calda. Affondai di nuovo e uscii completamente.
Mi avvicinai al volto di Rebecca e le dissi di succhiarlo. Esitò per un attimo ma aprì la bocca. Lo leccò per quel che poteva, era sconvolta e di sicuro non si aspettava di assaggiare la figa della sua amica dal mio cazzo.
Mi staccai e piagai Francesca come prima, ordinandole di baciarla. La presi forte per i fianchi e iniziai a sbatterla rudemente, senza pietà. La feci raddrizzare e senza toglierle il cazzo le feci avvicinare il bacino contro la testa di Rebecca. A quest’ultima le ordinai di aprire la bocca e di leccarle il clitoride ma data la posizione non era possibile.
Intanto guardò con gli occhi azzurri pieni di desiderio il mio cazzo trapanare la figa della sua amichetta.

– “Voglio incularla. &egrave ancora vergine nel culo.” sussurrai all’orecchio di Francesca mentre ancora affondavo dentro di lei.
-“Incula prima me.” rispose ansimando la mia puttana.
-“Ti amo per questo, puttana.”
-“Sei un porco maniaco” fu la sua risposta.
-“Che in questo momento te lo sta mettendo in culo” dissi mentre le aprivo l’ano, a 20 centimetri dalla faccia della amichetta santarellina.
L’avevo inculata la sera precedente sulla stradina sterrata, per cui entrai facilmente.
La misi a 90′ in modo da avere il viso appoggiato sul tavolo davanti a quello della amichetta.
Francesca le mugolava in faccia.
–“Guardatevi, guardatevi cagne. Siete mie, e dipendete dal mio cazzo. Tieni tieni.” inculavo la mia troia mentre lei aveva preso a massaggiarsi la figa da sotto. I due corpi delle cagne erano una contro l’altro, come un riflesso.
Sbattevo Francesca ma mugolava anche Rebecca. Lo faceva o per compassione della amica o perché si eccitava in quella situazione.
Sentire i suoi mugoli mi fece eccitare a livelli mai toccati fino ad ora. Ero in estasi. Quando vidi ondeggiare il suo culo luccicante simulando una penetrazione non resistetti più.
Mi sfilai da Francesca ordinandole di non muoversi, girai il tavolo e piano sfilai il plug anale. No, il culo di Rebecca non era ancora pronto, non era allargato abbastanza ma non potevo aspettare, ci sputai sopra e con un colpo di reni le entrai dentro. La cagna urlò di dolore.
Era strettissimo. Ma era un culo favoloso, ed era rimasto vergine fin troppo a lungo. Altre 3 4 spinte violente e le fui quasi tutto dentro. Fino alle palle.
Poi iniziai a muovermi piano mentre la cagna urlava, urlava e piangeva. Francesca le sussurrava qualcosa tipo “&egrave questo che meriti cagna, vedrai ti piacerà, ti piace essere usata eh”.
Questa loro solidarietà tra puttane mi fa tenerezza.
Intanto il culo di Rebecca iniziava a rilassarsi e le spinte diventarono più fluidi.
Sentire l’interno di quel magnifico culo, vederla dimenarsi cercando senza successo di liberarsi, vedere la mia ragazza che la stava consolando, i capelli color sole che fuoriuscivano dalla maschera in lattice, le natiche rosse dalle sculacciate, gonfiarono le mie palle all’inverosimile. Pochi minuti e raggiunsi il limite.
Uscii dal culo della bionda girai il tavolo e scaricai una quantità enorme sui visi delle due puttane che erano uno accanto all’altro.
Quando mi svuotai mi accasciai sul divano. Ero esausto. La mia ragazza con il viso sporco di sperma mi si avvicinò e mi baciò appassionatamente, e poi si sedette vicino a me.
-“Vai a lavarti che abbiamo appena cominciato. Dobbiamo esaudire il più grande desiderio di questa troia.” ordinai a Francesca mentre guardavamo il corpo nudo della schiava legato sul tavolo. Quando Francesca fini andai in bagno a rinfrescarmi anch’io . Tornando in salotto trovai Francesca e Rebecca sedute per terra che si abbracciavano. L’aveva slegata e tolto la maschera in lattice. Vedendomi Rebecca si irrigidì guardandomi con timore mentre Francesca si alzò venendomi incontro.
– “Amore senti'” cercò di anticipare la mia incazzatura.
-” Brutta troia chi t’ha detto di slegarla?” le dissi alzando il tono.
-“Ascoltami” – disse cercando di calmarmi “non mi piace forzarla in qualcosa che non le va di fare, &egrave sempre lei, una delle mie amiche più care. Credo che la cosa ci stia sfuggendo di mano.”
-“Io non l’ho forzata. Lo voleva anche lei”. Puntualizzai.
– “Non &egrave vero. Le hai fatto molto male, era la sua prima volta dietro e dovevi essere più gentile, andarci piano. Credo che basta per oggi.” replicò la mia ragazza quasi arrabbiata
-“Ma’ io’ non &egrave che non mi va, &egrave che non mi piace essere legata.” disse con un filo di voce Rebecca.
Rimasi sorpreso perfino io. Francesca sorpresa anche ritornò inginocchiandosi accanto a lei. Le prese la testa fra le mani e guardandola negli occhi le chiese se era proprio sicura. La risposta era affermativa.
Io ero rimasto a guardare da lontano. Si baciarono. Un bacio pieno di passione, di sentimento. Credo che non esista niente di più erotico ed eccitante per un uomo dal vedere due giovani donne baciarsi con trasporto. Si sdraiarono per terra. Mi avvicinai a loro sedendomi per terra e iniziai a toccarmi. Non volevo interromperli, erano cosi belle, così naturali e sensuali.
Poi la mia ragazza si alzò prendendo per mano Rebecca la fece alzare e si avvicinarono a me che ero ancora seduto per terra.
Francesca alzò il piede destro e appoggiandolo al mio petto mi fece distendere per terra.
Quando eravamo da soli non aveva mai mostrato comportamenti da dominatrice invece quando l’avevamo fatto con Valeria si era trasformata, adesso quel fuoco nei suoi occhi era riemerso di nuovo e bruciava più che mai. E inspiegabilmente non riuscivo a contradirla a ribellarmi a quello sguardo così…ardente.
Mi intimoriva ma mi eccitava da morire quella sua trasformazione.
-“Non devi temerlo, – disse rivolgendosi a Rebecca – mettigli il piede come ho fatto io. &egrave solo un cucciolo che &egrave abituato a fare il pittbull.” Rebecca timorosa mise il suo piccolo piedino sul petto vicino al piede di Francesca.
-“Adesso da buon cucciolo andrai in camera tua e ti siederai sulla sedia della scrivania e rimarrai fermo finché non arriviamo. Capito?” disse la mia ragazza. Feci di si con la testa. Non riuscivo a dire niente, il panorama davanti a me mi lasciava senza parole. Quei due corpi in piedi sopra di me con le gambe leggermente divaricate e le micine bagnate mi ipnotizzavano. S’incamminarono verso il bagno e non potei non ammirare quei due culi giovani cosi sodi, così attraenti. Il culo di Rebecca portava i segni delle sculacciate prese prima. Presumo che dovesse darsi una ripulita anche lei.
Andai in camera mia. Era una camera non troppo grande con letto singolo, scrivania e armadio. Tutto quello che avevo preparato tutti i strumenti era tutto nel salone. Cosa aveva in mente quella troia della mia ragazza?
Aspettai per più di mezz’ora. Le sentivo chiacchierare prima in bagno poi in salotto ma non si decidevano a venire da me. La cosa mi infastidiva non poco ma ogni volta che volevo alzarmi mi appariva davanti agli occhi lo sguardo di Francesca e mi risiedevo sulla sedia.
Quando entrarono la mia ragazza portava in mano il lubrificante e lo strapon che avevo lasciato nel salotto.
Rebecca mi si avvicinò, si protese verso di me per baciarmi e a due centimetri dalla mia bocca si fermò.
-“Adesso guarderai. Non devi toccarti non devi avvicinarti se non te lo diciamo noi. Capito, porco?” la voce era tremante, poco convincente. Ero sicuro che erano le parole di Francesca che l’aveva addestrata prima e le diedi credito solo per quello.
Grugnii ma mi limitai a fare di si con la testa.
Il lubrificante e lo strapon erano già per terra e la mia ragazza distesa sul mio letto. Rebecca le andò sopra infilandosi tra le gambe della mia ragazza che le aprì prontamente e iniziarono a baciarsi. La mano di Rebecca si insinuò tra le gambe di Francesca. Iniziò a scendere a baciarle il collo scendendo molto piano, i capezzoli, lo stomaco, andando sempre più giù e in questo modo esponendo il culo e la foga sempre do più. Francesca si contorceva ad ogni bacio dell’amica. Le piaceva molto. Le sue mani erano poggiate sulla testa dell’amica, guidandola passo per passo verso la sua fighetta.
Arrivando giù iniziò a leccare ma si vedeva che era impacciata, inesperta. La mia ragazza le diede qualche dritta e dopo poco iniziò a mugolare e contorcersi con maggiore intensità segno evidente che quella cagna aveva capito cosa doveva fare.
La mia troia era sdraiata con le gambe in aria spalancate all’inverosimile, e la ragazza di Guido il cornuto era piegata a 90′ a più non posso con la faccia immersa tra quelle gambe spalancate e il culo esposto in aria girato verso di me.
Avevo il cazzo che mi pulsava ad ogni battito del mio cuore. Tutto era così erotico, eccitante, magico. Volevo prenderlo in mano e liberarmi da questa tortura. Non mi ci avrebbe voluto molto, anzi sarebbero bastate due tre menate e sarei esploso, ma non volevo dargli la soddisfazione.
-“Leccala” disse la mia ragazza.
Scattai dalla sedia come un centometrista. Per quanto volevo sbatterle tutte e due, e al contrario dalle mie voglie all’inizio mi limitai ad allargarle le chiappe a massaggiarla e accarezzarla. Volevo godermi il momento, e sapevo che la cagna non desiderava altro che la mia lingua sulla fighetta. Era come un sogno. Quel corpo esposto in quel modo la morbidezza della sua pelle, i segni sulle natiche, l’odore dei suoi umori. Guardavo quelle labbra bagnate aprirsi e socchiudersi sotto la pressione delle mie dita. Volevo solo alzarmi infilare il mio cazzo in quella fighetta e farcirla con il mio seme. Invece iniziai a leccarla con avidità in lungo e in largo. Partivo dall’ano per arrivarle sul clitoride e succhiarlo con foga. Era ancor più calda e saporita di prima.
Quanto più si avvicinava all’orgasmo tanto più velocemente Rebecca masturbava la mia ragazza. La penetrava con due dita nella figa muovendoli velocemente e con la lingua torturava il clitoride con leccate lente. Il suono delle dita che entravano la lingua che leccava, i mugoli delle due ragazze si aggiungevano alla visione perfetta dei due corpi che si contorcevano davanti a me, rendendo la scena assurdamente eccitante.
Il mugolio delle cagne si faceva sempre più forte, iniziai a penetrare la figa di Rebecca con la punta irrigidita della lingua cercando di entrarci dentro quanto più possibile mentre con il pollice destro massaggiavo delicatamente il clitoride indurito. In risposta a quel trattamento la cagna iniziò a muovere il bacino avanti indietro scopandomi praticamente la lingua. Aveva inserito un terzo dito dentro la mia ragazza la quale venne con un urlo liberatorio tremando e contorcendosi tutta.
30 secondi dopo, Rebecca esplose nella mia bocca inondandomi la faccia e la bocca del suo nettare più prezioso. Iniziò a tremare e scappando dalla mia presa si distese sopra la mia ragazza , la quale respirava ancora pesantemente con le mani in faccia. Aspettai fermo accanto al letto per un po’ lasciandogli il tempo di riprendersi, sputai sulla mia mano e cosparsi la saliva sulla punta del cazzo. Cazzo adesso le avrei sfondate, quelle troie. Mi protesi per agguattare Rebecca per i fianchi e prenderla da dietro quando la mia ragazza tolse le mani dal viso e mi guardò con lo stesso sguardo di prima facendomi piegar le gambe.
– “Che pensi di fare? Torna subito sulla sedia e non osare di toccarlo.” disse con tono severo. Speravo avessero perso lucidità dall’orgasmo appena avuto ma mi sbagliavo. Si girò verso Rebecca.
-“Adesso tocca a me amore”.
Io me ne tornai sulla sedia ad osservarle di nuovo.
La mia ragazza prese lo strapon e se lo mise. Il cazzo di gomma era abbastanza grosso dal colore nero. Rebecca aprì le gambe ancor prima che la mia ragazza se lo fosse messo e aspettava aperta che glielo piantasse. Francesca cosparse un po’ di lubrificante sopra, non perché la troia non fosse bagnata ma perché il cazzo era davvero di notevole dimensioni.
Si infilò tra le gambe dell’amichetta, e iniziò pian piano ad affondare dentro. La troia fece qualche smorfia si lamentò per un po’ che era troppo grosso ma continuava ad allargare le gambe.
Dopo poco la mia puttana iniziò a muoversi ad un ritmo lento ma regolare.
Cazzo questo non me l’aspettavo. Mi ero preparato a godere come non mai a dominarle tutte e due e invece mi trovavo con il cazzo e le palle che mi facevano male senza poterli toccare e uno spettacolo unico davanti a me.
La mia ragazza che fino a poco tempo fa era una perfetta sottomessa adesso si stava trasformando. E ci prendeva gusto a scoparsi altre donne. Si muoveva con passione come se sentisse piacere fisico da quella penetrazione, come se quel fallo fosse un estensione di lei, del suo corpo, come se lo avesse per davvero. La troietta mugolava, aveva chiuso le gambe dietro il sedere della mia ragazza e poi le aveva alzate sulle sue spalle.
In quel momento io non esistevo. Erano solo loro due che scopavano come due innamorati.
Cambiarono posizione. La mia ragazza si distese e Rebecca le montò sopra a cavalcioni. Adesso avevo davanti a me il culo favoloso di Rebecca che andava su e giù impalandosi su quel cazzo nero. Si muoveva piano e ad ogni affondo andava sempre più giù. Aveva la figa dilatata in modo osceno. Vedevo le natiche ondeggiare scoprendo e nascondendo la rosellina posteriore arrossata dall’inculata precedente.
Ormai la mia era sofferenza pura. Ardevo dal desiderio di saltare dalla sedia e darle una seconda ripassatina a quella rosellina e fargliela a pezzi. Ma restavo fermo immobile. Quel ondeggiare così armonioso delle sue chiappe quella visione divina però non durò molto. Le bastarono pochi minuti e la cagna venne ancora con un urlo accasciandosi sopra la mia ragazza.
Si baciarono e si coccolarono per più di 5 minuti non curandosi minimamente di me. La troia per tutto quel tempo non aveva sfilato il cazzo in gomma. Si era accasciata su Francesca e poi erano rotolate sdraiandosi sul fianco senza mai staccarsi. Le vedevo che erano ormai stremate e stavo quasi perdendo la speranza di concludere quando la mia puttana disse:
-” Ci siamo dimenticate il nostro cucciolo. Guardalo, non ti fa tenerezza?- disse con tono ironico. Cazzo avrei sfondato quella puttana. Questa me l’avrebbe pagata. Mi stava deridendo. – “Vieni andiamo a coccolarlo un po'”. Si avvicinarono a me sgattaiolando. La puttana aveva ancora quel fuoco negli occhi che mi faceva battere il cuore all’impazzata.
-“Alzati” disse. Mi alzai in piedi in mezzo alla stanza.
Le sussurrò qualcosa all’orecchio di Rebecca e si posizionò dietro di me.
Mi fecero allargare leggermente le gambe e piegarmi leggermente in avanti.
Rebecca iniziò a leccarmi le palle e il perineo mentre la mia troia aprì le mie natiche e iniziò a leccarmi lo spacco e il buco del culo fino al perineo dove incontrava la lingua di Rebecca. Era un movimento unico, due lingue che si staccavano dal centro del perineo, una andava su per lo spacco del culo soffermandosi per un secondo sul buchino e proseguendo su e poi di nuovo giù e l’altra andava nella direzione opposta, sulle palle imboccando uno di essi per poi tornare e unirsi ancora.
Dio mio non avevo mai sperimentato una cosa del genere, non l’avevo manco immaginata. Mi bastarono una decina di leccate, nemmeno due minuti di quel trattamento e per la prima volta in vita mia venni senza che il mio cazzo fosse minimamente toccato.
Fu un orgasmo potentissimo che mi fece mancare il fiato per tutta la durata della venuta. Fu come se tutto il mio essere avesse un orgasmo’. Schizzate incontrollate di sperma volarono sul mio stomaco, sulla schiena e i capelli di Rebecca, sul pavimento, dappertutto.
MI risedetti sulla sedia stremato.. Avevo le vertigini, sentivo un caldo tremendo lungo tutto il corpo. Le due ragazze invece si distesero sul mio letto sorridenti.
Mi ripresi un po’ e andai a sistemare il soggiorno. Finii dopo mezz’ora e quando tornai nella mia camera le due ragazze dormivano abbracciate nude come mamma li aveva fatti.
Pensai che ero un fortunato figlio di una buona donna, e una volta coperte con una coperta andai a dormire in soggiorno.

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