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Freddo e liscio sulla pelle

By 6 Luglio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Freddo e liscio sulla pelle nuda.

Questo &egrave quello che sento mentre guido verso l’hotel.
Ripenso a come ci siamo rimessi in contatto per caso… Ti ho mandato un SMS per sbaglio, ed il gioco &egrave ricominciato.
Bentornata, mi hai scritto, mi sei mancata, vieni da me ti voglio, ti voglio nuda sotto un cappotto.
Io nuda sotto un cappotto, in una freddissima mattina di dicembre, sto diligentemente arrivando da te.
Penso a quando poco prima, cospargevo di crema profumata il mio corpo.
Ogni parte del mio corpo un sapore e un odore diverso perché la tua lingua e il tuo naso provassero un gusto e un’emozione diversa, a ogni istante.
Da Modena Sud a Borgo Panigale sono venti minuti di autostrada, l’hotel &egrave appena fuori dal casello, alla Pioppa; Ferma al semaforo, noncurante degli sguardi di alcuni camionisti sulla via Emilia, assesto il reggiseno. Lo so, avevi detto nuda… ma con queste due tettone pesanti che ti piacciono tanto come faccio?
Sono arrivata, fermo la macchina, dove sarà? Eccolo! Mentre scendo con una mano controllo gli scarponcini di vernice con i tacchi altissimi e vengo su assestando le calze e chiudo perfettamente il cappotto.
Brrrrr… freddo… il raso sulla pelle nuda sento i capezzoli che diventano turgidi. Tu ti avvicini mi baci, guardi il cappotto e mi chiedi se ti ho obbedito.
Io annuisco, Tu allora cominci a slacciarmi alcuni bottoni per controllare se &egrave vero e non riesci più a fermarti… li slacci tutti. Il freddo accarezza la mia pelle ed i capezzoli pulsano… “ti avevo detto nuda!”
Il tulle trasparente del reggiseno mostra bene i miei capezzoli, ne prendi uno e lo strizzi: una stretta secca e decisa che mi manda una scossa al cervello… WOW! Bentornato!
Poi realizzi che siamo nel parcheggio dell’hotel e mi riallacci. Vieni, mi dici, andiamo in camera.
La proprietaria dell’hotel &egrave un’anziana signora che ha visto centinaia di coppie clandestine, non disdegna affittare camere per la mattina, ma senza mai guardarti negli occhi ti fa capire il suo disprezzo.
Prendiamo la chiave, saliamo in ascensore, sollevi il cappotto da dietro e mi infili una mano tra le cosce. Indosso solo il reggicalze, sono senza mutande, e la tua carezza profonda affoga nella mia figa già bagnata… Si aprono le porte dell’ascensore ma non sposti le tue dita, cammino per tutto il corridoio con il cappotto alzato e le tue dita nella figa, finalmente siamo alla porta della camera, infili la tessera ed entriamo.
La porta si chiude alle nostre spalle ed il mio cappotto &egrave già per terra, in un secondo mi hai già sfilato il reggiseno (sei l’uomo più veloce a slacciare il reggiseno che io ricordi)
Mentre ti bacio incomincio a spogliarti da sopra, con la scusa delle mani fredde, via maglione e camicia, la mia bocca &egrave avida della tua pelle.
Quanto mi sei mancato, dico mentre le mie mani scivolano sulla cintura dei tuoi pantaloni. Una nuova cintura di cuoio, a taglio vivo con l’interno ruvido (me lo fai notare), te la sfilo e la guardo da vicino, la annuso e tu mi fai: “ti presento la tua nuova amica”.

Ci siamo conosciuti sulla community di Libero, (tanti bei profili di donne-sante che “sono qui solo per fare due chiacchiere” e uomini sposati che cercano di rimorchiare) tu di Bologna io di Modena, non &egrave stato difficile incontrarsi. Non ti sono piaciuta subito, io lo so che non ho un bel viso (un po’ strabica per giunta, accidenti!) ma con gli anni ho imparato a sfruttare il potenziale delle mie tettone, ed ho capito che se sei un po’ troia puoi avere tutti gli uomini che ti pare ;).
A prima vista non mi sei piaciuto molto neanche tu: a parte i tuoi vent’anni in più di me, quell’aria da bravo bambino ti faceva sembrare uno che si innamora e si appiccica… Ed invece, parlando, ti sei mostrato deciso e capace di catturare l’attenzione di una donna: ottima parlantina, mai banale, e con una straordinaria capacità di tirar fuori il porco che hai dentro con frasi dirette ed esplicite che non lasciano scampo, meglio di un ordine impartito da qualche “master da bar”, che ahim&egrave ho conosciuto…
Tu sei un porco che anticipa i miei pensieri e non ha paura di osare, di prendere, anche di “fare male” a volte… ma sicuro si se, e sempre attento al mio piacere… Tant’&egrave che la prima volta che ci siamo visti a Casalecchio siamo rimasti dieci minuti al bar e poi subito dopo nel vialetto di parco Talon “la tua cappella e le mie tonsille si sono conosciute” (parole tue).
Sposatissima io e sposatissimo tu, poco soddisfatti dei rispettivi coniugi, ci siamo trovati bene… Anche “troppo” forse…
Tant’&egrave che ad un certo punto ho deciso di troncare il nostro rapporto perché troppa frequentazione toglieva una parte del divertimento proibito, e sinceramente la situazione mi stava coinvolgendo un po’ troppo… Io però non ho mai cancellato il tuo numero e fu così che ti ho mandato quell’sms per sbaglio.

Mi siedo sull’orlo del letto, allargo le gambe e prendo in bocca il tuo cazzo fino in fondo, come piace a te, ricordo le tue parole: “prendilo in gola fino a quando il tuo naso non tocca la mia pancia”.
Adesso mi gusto il tuo cazzo, lo prendo tutto senza usare le mani, non hai neanche bisogno di spingere… Mi lasci fare, lo sai che ne ho bisogno, dopo potrai fare di me quello che vorrai.

Poi mi chiedi di poterti spogliare del tutto.
Mentre ti spogli, vuoi che rimanga li, ferma a gambe aperte sul bordo del letto. Con i tacchi alti e le calze col reggicalze, le tettone che aspettano solo si essere nelle tue mani…
Mi dici che sono bella, io ti ringrazio e mi sento bella con te… e questo mi scalda… così quando ti avvicini mi alzi e allarghi le gambe, incominci a leccarmi la figa con colpi di lingua sempre più forti sono così eccitata che vengo quasi subito, ma tu continui ad affondare il viso dentro di me e a girare la tua lingua intorno al mio clitoride e mordermi la gnocca…

Come al solito per me, questo tipo di orgasmo mi eccita invece di calmarmi e divento una furia.

Ti tiro verso di me, tu sali. Sali con il cazzo all’altezza del mio viso e lo affondi nella mia bocca. La scopi questa mia bocca fino in fondo, come fosse un’altra figa, dentro e fuori, mentre con il naso e la faccia affondo nelle tue palle e nel tuo culo… Lascio andare il cazzo e prendo in bocca prima una palla poi un’altra, poi mi concentro sul tuo culo, lo so che ti piace fartelo leccare. Te lo lecco per bene, voglio sentirti eccitato come lo sono io.

Lo sei ora, lo sei… Lo sento che lo sei…

Mi fai stendere, sei silenzioso per qualche istante, prendi un cuscino lo pieghi e me lo posizioni sotto la nuca, ti lascio fare incuriosita… Ti siedi dietro la mia testa e stendi i capelli, mi accarezzi, sento i tuoi baci e la tua bocca sul collo… Chiudo gli occhi e mi lascio andare…
E’ in quel momento che due scosse arrivano una dopo l’altra a risvegliare il mio cervello che stava andando in pausa… prima un capezzolo e poi l’altro strizzati in modo spiccio, forte più del solito,
quasi dispettoso. Strizzavi e giravi, sollevando le tettone come per allungarle.
Si erano appena sopite le scosse quando ti sei letteralmente seduto sulla mia bocca: il tuo cazzo puntava verso le mie tette e la mia bocca poteva solo succhiare e leccarti il culo.
Sento del liquido freddo tra le tette, tanto… Era il gel (ecco cos’eri andato a prendere prima).
A piene mani, stringendo i capezzoli come un forsennato, hai unito le mie tette unte e scivolose per il gel e ci hai infilato il cazzo in mezzo. Le mie tette trasformate in una figa gigante… Strizzate, impastate come si fa per fare il pane, siano benedette le mie tette chiavate!
Mai nessuno mi ha preso così: i capezzoli devastati, la bocca a tratti soffocata dal tuo culo, la mia lingua che ti lecca il culo e scorre verso le palle seguendo le tue spinte, alterno orgasmi a dolore, come una marea che sale a onde.
Sono solo piacere e dolore sottile, mi stai facendo diventare un buco di carne, come dici tu.

Il tuo buco di carne.

Decidi che &egrave il tempo di possedermi, mi fai mettere alla pecorina, mi slacci le scarpe e resti qualche secondo in adorazione del mio culo, lo accarezzi con quella luciferina dolcezza che hai.
Quatto belle manate di dritto e rovescio mi distolgono dalle carezze lasciando quei bei segni rossi, e mi penetri da dietro. Solo pochi e forti colpi, non vuoi venire e così e rallenti il ritmo delle spinte… Diventa una danza, mi entri nel culo, nella figa, senza mai fermarti troppo dentro.

Non &egrave ancora tempo di venire, ed allora cambi gioco…
Una volta feci l’errore di confessarti che ho paura del buio, ovviamente il porco che &egrave in te non l’ha dimenticato… mi chiedi di bendarmi e legarmi. Sono venuta tante volte che puoi chiedermi di fare qualunque cosa…
Mi togli il reggicalze e le calze e mi tiri su dal letto, mi porti nel centro della stanza, adesso sono completamente nuda, mi bendi e mi leghi le mani sopra la testa, in questa posizione le mie tette sono quanto mai esposte e mi sento un po’ come Aureliano Buendia davanti al plotone d’esecuzione.

Prendi la cintura e cominci a passarla su di me, non ti vedo ma la sento addosso, sento il lato ruvido, la assaggio, mi infili il puntale in bocca…
Un primo colpo leggero sul culo, poi ancora altri un po’ più forte… sai che non mi puoi lasciare dei segni, questo ti dispiace e me la farai “pagare” in qualche modo.
Mi spingi in ginocchio, mi giri la cintura intorno al collo stringendola forte, e mi ordini di ingoiare il tuo cazzo. Non devo reagire, devo continuare a succhiartelo, anche se mi fai male, sono in tuo potere. Sono sempre più bagnata, tu raccogli con due dita la mia sborra e me la fai bere, mi sollevi di peso e mi metti ancora sul letto.
“Non posso lasciarti segni sul culo e sulle tette, ma sfido tuo marito a capire che hai preso delle cinghiate sulla figa”
Bendata, le mani dietro la testa, sbattuta prima in ginocchio e poi sul letto, quando ho sentito questa frase non c’era molto altro da fare che allargare le gambe e sperare in un numero “equo” di cinghiate, dovevo accontentarti. Anzi, volevo accontentarti!

La cintura &egrave spessa, la pieghi due, ed impugnandola con sicurezza fai partire tre colpi in veloce sequenza, veloci, precisi e pungenti sulla figa che mi fecero mancare il respiro per qualche secondo…
E la danza ricomincia: prendendomi per i capelli mi posizioni come vuoi tu: il tuo cazzo entra nella mia bocca, nella mia figa, nel mio culo.
Le tue mani frugano, pizzicottano, schiaffeggiano dappertutto, entrano s’impossessano del mio corpo, hai raggiunto il tuo scopo, sono quello che volevi: tre buchi di carne.

Sono al limite, mi concedi di venire sul tuo cazzo mentre mi prendi alla pecorina, mi bastano pochi colpi perché esploda in un orgasmo di quelli totali, allora mi giri… sono sempre bendata, mi alzi le gambe, prima lo infili nella figa e poi improvvisamente lo sento entrare nel culo da davanti, con foga, quasi con rabbia… e finalmente ti sento esplodere…

Crolliamo sfiniti. Sono sfinita ed esaltata, come se avessi scalato una vetta altissima. Non so da che parte del letto sono finita, mi tolgo la benda ed i miei occhi fanno fatica a riaprirsi, ma la prima cosa che vedono &egrave il tuo meraviglioso cazzo… lo prendo in bocca, lo lecco e lo saluto per l’ultima volta, sappiamo entrambi che non si ripeterà mai più.

A parte il mio viso, ogni angolo del mio corpo &egrave stato schiaffeggiato, strizzato, smanazzato, chiavato… Prima di uscire indosso di nuovo il mio cappotto sulla pelle nuda ma questa volta non sento freddo… sento solo il sollievo del raso sulla mia pelle.

Sorrido mentre cancello il tuo numero dal cellulare.
Grazie Zio di Bologna!

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