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Non so per quale scopo, anzi, a ragion veduta l’idea l’avrei specificamente classificata e identificata eccome, fatto sta che nella mattinata mi sono svegliata con un’indisposizione fastidiosa, con un pungente incomodo, seguito da un irritante acciacco che m’accompagna, giacché sembra un malessere indefinito, nebuloso e sfuggente, per il fatto che un’astrusa alterazione e una strana agitazione, tutt’ora mi pervade scombussolandomi estesamente le membra. Il sole già alto riscalda l’immensa e sconfinata campagna, facendo chiaramente presagire che oggi sarà una giornata afosa. In quel preciso istante, decido di fare la mia abituale passeggiata lungo il viale alberato frattanto che attendo il mio ragazzo, siccome la temperatura è ancora piacevole, per il fatto che dopo rientrerò a casa per aspettarlo. Per l’occasione porto un fresco e leggero mini abito e m’avvio, il sole mi riscalda la pelle, una leggera brezza m’accarezza tutto il corpo, insinuandosi anche sotto il leggero tessuto che indosso.

Questa piacevolissima e condiscendente sensazione m’incita e mi pungola di proseguire fino al boschetto che costeggia il fiume, dato che adesso sono solamente in compagnia della natura avvolta in un abbraccio piacevole, sono baciata dal sole e posseduta dal vento, giacché sto camminando ammirando i fiori di campo aperti da poco e ancora bagnati dalla rugiada. Arrivo progressivamente fino al fiume quasi in estasi, dimentico tutto e tutti, m’accoccolo su dun grande sasso riscaldato dal sole in una piccola costa di sabbia protetta da cespugli profumati di mirto e osservo il fiume che scorre veloce verso la città, infine beata ascolto il rumore dell’acqua, il fragoroso cinguettio degli uccelli e il fruscio dei rami mossi dalla dolce brezza.

Io sono sempre più eccitata e inavvertitamente una mano scorre sulle mie spalle, lasciando scivolare le sottili spalline dell’abito. I seni liberati dal leggero tessuto sono sodi e i capezzoli duri manifestano attualmente l’eccitazione che mi penetra, dolcemente me li accarezzo, sognando le mani d’un uomo che da troppo tempo mi manca. L’altra mano adesso sta accarezzando le cosce, che ho allargato per offrire la mia pelosissima e bionda fica alla piacevole brezza del fiume, perché quasi inavvertitamente le dita s’insinuano lentamente sotto il pizzo delle mutandine. Attualmente sono sempre più eccitata, indubbiamente euforica, in quanto non m’accorgo che c’è qualcuno dietro ai cespugli che sbircia alquanto appassionato e invasato, dato che sta osservando la scena con estremo coinvolgimento e con cospicuo interesse, in quanto sto torturandomi la fica con le dita e assaporo la piacevole sensazione della brezza, che m’accarezza deliziosamente i seni esposti ai raggi del sole.

Al momento ho gli occhi chiusi, poiché il desiderio è al massimo dell’apice, quando sento delle labbra che stanno baciando i miei capezzoli, apro rapidamente gli occhi e vedo un uomo ancora giovane che sta ammirando il mio corpo, per il fatto che come sia in estasi s’accanisce su di me. Io cerco ben presto di difendermi e di ripararmi, urlo, però sono senza fiato e le mie labbra emettono soltanto un tenue gemito, per il fatto che le sue dita hanno già occupato il posto delle mie, le sue labbra le hanno ammutolite con un bacio che mi fa perdere la ragione, sicché mi lascio andare ai suoi voleri, desiderando svisceratamente d’essere posseduta e dominata come non mai.

“Sdraiati e voltati, sì, così, molto bene” – mordina lui mentre si sfila i pantaloni, lasciando intravedere il suo cazzo già diventato consistente sotto quegli slip d’altronde aderenti.

Io m’attengo puntualmente al suo debosciato e dissoluto volere, mi conformo e diligentemente ubbidisco, così come una macchina priva di volontà, manifestamente anelante e desiderosa solamente d’essere usata, dal momento che colgo nettamente che lui sta ansimando, in quanto non percepisco più nessun altro rumore, perché adesso non avverto più la brezza sulla mia pelle, ma solamente le sue mani che mi stanno accarezzando, insinuandosi amabilmente nel mio ano. Sono abbastanza bagnata dall’eccitazione che sta raggiungendo l’apice: non resisto, perché un rapido orgasmo scuote ogni lembo del mio corpo squassandomi e scuotendomi fortemente, in quanto è assai pieghevole, remissivo, irrefrenabile e duttile. Non ho il tempo di rilassarmi, perché lui è sopra di me e alzandomi ad angolo retto mi penetra da dietro, bonariamente accosta il suo glande alla mia pelosissima e bionda fica alquanto inzuppata, dato che lascia penetrare unicamente la testa, poi si sgancia per entrare ancora una volta per poi staccarsi di nuovo. Questo va e vieni mi sta accendendo da morire, io sragiono smisuratamente, vaneggio immensamente, lo anelo sempre di più, però lui sembra che voglia esclusivamente giocare, a dire il vero è abbastanza crudele e volutamente perfido e malvagio, in quanto mi nega la penetrazione, per il fatto che le sue mani non smettono un istante d’accarezzarmi i seni e i capezzoli, diventati sempre per la circostanza più sensibili e doloranti.

A questo punto sono al culmine, quando finalmente sento che affonda dentro di me con una spinta che mi lascia senza fiato, percepisco chiaramente la mia fica avvolge il suo cazzo che scivola su e giù, deliziosamente e pigramente, incantevolmente e oziosamente, soffermandosi qualche istante dentro di me, per poi tornare a muoversi affondando sempre di più. Quando lui accelera il movimento ormai non riesco più a trattenermi, poiché un orgasmo prepotente mi scuote, fintanto che sento il suo cazzo nel momento in cui scarica tutto il suo tiepido sperma, in parte dentro la fessura e il resto sulla mia pelosissima e bionda fica, accompagnato con degli energici sussulti e con dei poderosi gemiti scompigliandomi tutta.

E’ stato bellissimo, dal momento che quando apro gli occhi lo vedo disteso vicino a me con il corpo rilassato e con gli occhi chiusi. Lui è un uomo sui cinquant’anni d’età, la sua pelle è abbronzata e il suo petto sta ancora ansimando, giacché mostra i suoi capezzoli ancora consistenti, contornati da una leggera peluria. Io osservo con perizia il suo cazzo che al presente riposa sull’inguine, ammetto che non è abbastanza dotato, però sa farsi valere opportunamente nel momento che serve. Io lo squadro ancora ammirata e stupita, a seguito di quell’inconfondibile, fenomenale ed eclatante coito. Il suo viso è segnato da grinze che ne riflettono rispecchiando la sua vita passata, i capelli brizzolati sono radi sulla tempia.

“Chi sei?” – gli chiedo io alquanto interessata e partecipe, vivacemente avvinta e briosamente incuriosita in quel frangente.

“E’ rilevante essere informati? E’ essenziale per te saperlo?” – mi risponde lui in modo condiscendente, giocoso e piacevole.

Io rifletto per qualche secondo sulla sua domanda e mi rendo conto che forse ha ragione, poiché in fondo che importanza e che valore ha? Che cosa cambierebbe ormai, se sapessi che lui è un garzone, un prete, un ingegnere, un artista, un facchino o un disoccupato, se è sposato o scapolo, se ha dei figli oppure no?

“Va bene, facciamoci però una formale e solenne promessa. Nessuno di noi due, farà domande sull’altro e nessuno parlerà né rivelerà di sé, senza il consenso e senza il permesso dell’altro naturalmente. Ci ritroveremo forse anche domani, oppure mai più, anzi, lasciamo agire le sorti, attendiamo la silenziosa e la propizia fatalità, che ci ha fatto incontrare oggi” – esordisco io in modo animoso, risoluto e audace.

Lui sorride teneramente come per darmi il corretto benestare, il lecito lasciapassare, mostrandomi i denti candidi e curati, perché anche i suoi occhi sembrano frattanto sorridere, perché sono chiari e profondi, molto luminosi e sensuali.

“Sì, affare fatto, perché questa condizione mi eccita e mi sobilla molto. Scusa se non ho saputo resistere, però eri troppo bella, nel tempo in cui ti masturbavi, con tutta la disinvoltura e la scioltezza possibile. Io ti spiavo da dietro i cespugli e sembravi far parte della natura, la brezza trasportava il profumo della tua splendida fica, perché squadrandola correttamente e avendola per di più molto pelosa, mhai innegabilmente stuzzicato a dismisura facendomi uscire radicalmente di senno. I miei occhi, inoltre, non riuscivano a staccarsi, non solamente per quella parte intima di te, ma anche per la tua globale bellezza del corpo, pertanto il desiderio di possederti ha vinto immancabilmente sulla logica, sbaragliando ovviamente la razionalità”.

Le sue parole pronunciate con una voce bassa e sensuale, riescono a eccitarmi e senza parlare m’accosto alle sue labbra e lo bacio in maniera smodata. Le sue mani si collocano sui miei capezzoli e riprendono ad accarezzarli, lui si siede sul sasso e m’invita ad accomodarmi su di lui con le gambe aperte, intanto che i miei seni sfregano il suo petto e restiamo così abbracciati come due vecchi amanti. Le nostre labbra s’incontrano di nuovo aprendosi vogliose, lasciando penetrare le nostre lingue in un amplesso orale inebriante e libidinoso, mentre io avverto il suo cazzo che si gonfia indurendosi sempre di più, fino a raggiungere la piena e compatta erezione. Dolcemente mi solleva facendomi ricadere sul suo cazzo, che entra scivolando nella mia pelosissima bionda fica già bagnata a buon punto dall’eccitazione. Le sue mani non smettono un istante di solleticare i miei capezzoli, ormai ingrossati sui seni prominenti che desiderano soltanto appartenergli. Io mi muovo su di lui abbassandomi e sollevandomi sul suo cazzo carnoso con un movimento leggermente rotatorio, per non perdere nessuna delle sensazioni e delle percezioni meravigliose che mi dona. Lui sta ansimando sempre di più, manifestando il suo piacere che cresce insieme alla sua concitata e febbrile eccitazione.

“Girati su di lui, senz’uscire però, ti prego, tu sei un vero e modellabile fenomeno, un autentico e plasmabile portento” – sussurra sommessamente con un filo di voce, intanto che si sdraia adagiandosi per facilitarmi l’operazione.

L’eccitazione è all’estremo e questo contrattempo frena irrimediabilmente l’orgasmo che stava ormai per sopraggiungere, io mi giro su di lui e sento il suo cazzo compatto dentro di me, che scivola in orizzontale procurandomi una stupenda e inenarrabile sensazione. Mi ritrovo sopra di lui che è sdraiato supino sotto di me, lui continua ad accarezzarmi i seni con le sue mani e può vedere il mio fondo schiena che sta continuando a salire e scendere sul suo cazzo, dato che ha raggiunto ormai la massima tensione. Lo sento immediatamente che sfiora anche il mio clitoride, facendomi uscire di senno per l’eccitazione, per il fatto che non resisto e affondo il più possibile la sua carnosa asta dentro di me, lasciandomi travolgere da un orgasmo convulso, irrefrenabile e sconvolgente. E’ inesprimibile, assai enunciabile quello che provo, il suo cazzo sembra scosso da un terremoto, poiché scarica dentro la mia fica la sua densa, pregiata e preziosa lattescente sostanza. Entrambi, indubbiamente accaldati e innegabilmente stanchi, ci lasciamo andare sdraiati sulla spiaggetta tenendoci per mano. A questo punto è mezzogiorno, il sole è bruciante, però noi non lo sentiamo, perché siamo ancora arrotolati, chiaramente avvolti da una specie di nebbia mentale, che ci offusca intorpidendo e adombrando tutti gli altri sensi.

Io ringrazio il destino a piene mani che m’ha fatto incontrare questo appassionato, dolce ed entusiasta amante. Pian piano ritorno in me, giacché mi rendo conto che devo rientrare, dal momento che sono tentata di chiedergli almeno il nome, mi ricordo però delle regole che io stessa ho proposto e a questo punto desisto, mi rivesto svogliatamente e lo saluto con un bacio, e senza parlare m’avvio sulla strada del ritorno. Sono esultante e felice, vistosamente raggiante, anche se non so se avrò altre occasioni e possibilità di rivederlo, per il fatto che queste ore sono state per me indimenticabili e magnifiche.

Adesso rientro verso casa senz’accorgermene, dato che la mia mente è un mulinello, pressoché un tifone di pensieri che non m’abbandona, perché non ho mai vissuto un’esperienza del genere e dopo il piacere, attualmente cominciano a nascere in me le prime inquietudini assieme alle introduttive e inattese preoccupazioni. Che cosa avrà pensato lui di me? Se verrà a sapere chi sono, potrà farmi del male? Mi considererà il suo individuale giocattolo?

Rapidamente ricaccio indietro alla svelta questi assilli e questi vaganti ed erranti timori, in quanto cerco di concentrarmi sui lati positivi di questa gloriosa e splendida avventura, ricordando a me stessa che ho trascorso ore piacevolissime con un forestiero, che però conosceva le mie recondite intimità e padroneggiava abilmente e sapientemente i segreti del mio corpo, meglio di chiunque altro. Anch’io potrei però scoperchiare e scoprire chi è, pertanto i miei timori potrebbero essere i suoi, perché dovremmo farci a questo punto del male?

E’ proprio vero, ripeto a me stessa leggermente amareggiata, appena appena scontenta ed energicamente delusa, per quel delizioso e sfuggevole accaduto interrotto peraltro così slealmente, giacché quando pensi di goderti pienamente la scena, ecco che capita sempre qualcosa d’inatteso e di non sperato, che t’intralcia spezzandoti e fracassandoti irreparabilmente l’incanto: ebbene sì, ho realmente sognato, perché in maniera burbera e rude, il bubbolo frattanto risuona forte diffondendosi nell’andito svegliandomi di soprassalto, perché mi ero beatamente e serenamente appisolata.

Il mio ragazzo, infatti, è venuto a prendermi, tenuto conto che dobbiamo uscire, scompaginando frattanto quel fenomenale sogno, che però m’ha dato una carica e una spinta pazzesca, offrendomi nel contempo degl’interessanti e dei coinvolgenti lascivi spunti, spronandomi opportunamente per i miei prossimi focosi, appassionati e viziosi intenti.

{Idraulico anno 1999}

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