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Racconto dedicato alla mia giovane amica Beatrix, musa di questa storia.

Avevo passato buona parte del pomeriggio a girare per centri commerciali, anche se in realtà il mio era stato puro esibizionismo visto com’ero uscita di casa, ma del resto quello era il mio abituale modo di vestire, fatto di vestiti corti che mai dovevano scendere neanche al ginocchio.
Come se ciò non bastasse, non avevo neanche un paio di mutandine che mi coprissero seriamente il sedere, preferendo perizomi e tanga dalle misure oltremodo ridotte, mentre per la parte superiore amavo scollature che mettessero in bella mostra in mio seno, sempre sostenuto da un push-up per farlo sembrare ancora più voluminoso.
Avevo scoperto il mio lato esibizionista a quindici anni, quando in Sardegna per sbaglio finii in una spiaggetta per nudisti, e per non fare la figura della scema, mi spogliai anch’io prendendo poi il sole in versione integrale. Nonostante non facessi nulla di particolare, come tenere le gambe troppo aperte, o il sedere il bella vista, il solo fatto che chiunque mi potesse vedere mi eccitò tanto, che una volta tornata a casa sotto la doccia mi masturbai come una pazza, ripensando agli sguardi di uomini e donne che avevo catturato sulla spiaggia. Da quel giorno scelsi sempre di prendere il sole nuda, e di farlo anche quando d’inverno facevo le lampade per non ricorrere troppo al make-up, che odiavo se non altro perchè ero lenta a truccarmi.
Non mi ero però solo limitata alla tintarella integrale, ma complici due gambe che non finivano mai, e del resto con un’altezza che superava abbondantemente il metro e settanta non poteva essere altrimenti, avevo iniziato a mettere gonne sempre più corte, senza che i miei avessero nulla da dire. Del resto la divisa da pallavolista, sport grazie al quale mi mantenevo l’università, non erano certo da monaca di Monza, anche se odiavo quado i pantaloncini salivano troppo perchè erano scomodi.
Condividevo questa mia passione con Massimo, il mio ragazzo di qualche anno più grande di me, che non solo aveva un livello di gelosia che era sotto lo zero, ma anzi amava cercare situazioni intriganti se non proprio oltraggiose.
Quel giorno mi ero comprata un bel completino intimo più per il mio ragazzo che per me, se non altro perchè era nero, il suo colore preferito, e ricco di pizzi come piaceva a lui. Tutto ciò per andare dopo cena in un club privè, non per fare scambismo o altre cose del genere, ma per dar sfogo a tutto il mio esibizionismo, che non potevo sfogare con un semplice abito corto.
Dopo aver cenato indossai la nuova lingerie, per poi scegliere delle calze autoreggenti con la balza altissima, e quindi ‘coprirmi’ con una giacca doppio petto che m’arrivava a metà coscia.
Quando passò a prendermi non lo feci salire, certa che in quel caso si sarebbe finiti dritti a letto, ma scesi io per salire subito in macchina, dove lo salutai con un lungo bacio.
“Sei sicura di voler andare ?” mi domandò dopo aver ingranato la prima.
“Certo che sì, altrimenti perchè sarei vestita così.” gli risposi sistemandomi meglio sul sedile, in modo d’avere le chiappe direttamente sulla pelle dell’interno.
Lui poggiò la mano sul ginocchio, per poi risalire e scoprire che sotto la giacca avevo solo l’intimo, e facendomi fare tutto il viaggio con le sue dita sopra il mio perizoma, col risultato che arrivai al locale oltremodo eccitata.
Il club era appena fuori città, in un capannone che era stato un magazzino, e che qualcuno aveva convertito dopo aver fatto numerose modifiche, in un luogo per coppie non proprio tradizionaliste, creando luoghi comuni e piccole salette private.
Ne ero venuta a conoscenza grazie a Giulio, un mio amico che vi lavorava come dj e buttafuori, col quale mi ero messa d’accordo per fare una sorpresa a Massimo, il quale non sospettava nulla, e credeva andassimo li solo per pura curiosità.
Appena entrati c’andammo a sedere proprio sotto un piccolo palco, con tanto di palo laterale per la lap dance, dove ci portarono dei drink che proprio Giulio c’aveva ordinato, col mio ragazzo che cercava d’allungare le mani, che io respingevo dicendogli sempre che non era il momento.
“Mi spieghi che cazzo ci siamo venuti a fare qui se poi devo stare anche fermo e buono.” mi disse il mio ragazzo tradendo l’impazienza.
“Tu rimani qui che io vado a vedere una cosa.” gli risposi capendo che non era più il momento d’aspettare.
Andai da Giulio il quale mi fece cenno di prepararmi, e appena finito il pezzo ce stava suonando, m’annuncio quasi fossi una star del prono.
“Signore e signori, ho il piacere di presentarvi Giada, che delizierà tutti noi con un numero di sua creazione.” disse il dj al quale seguì un timido applauso.
Accompagnata da una languida musica in vago stile jazz, salii sul palco per iniziare a ballare in modo oltremodo sexy, facendo scorrere le mani sul corpo in un continuo sali e scendi.
Quando aprii la giacca si sentirono i primi “Ohh”, mentre Massimo iniziava a guardarsi intorno senza motivo, quasi avesse paura che qualcuno ci riconoscesse o altro.
Il reggiseno durò meno d’un minuto, finendo poi vicino alla giacca proprio davanti al mio ragazzo, che a quel punto si rilassò per godersi lo spettacolo, forse chiedendosi sino a che punto sarei arrivata.
Il solo fatto di sentirmi gli sguardi di tutti i presenti addosso m’eccitò tantissimo, finendo col toccarmi i capezzoli sino a farli diventare turgidi, mentre si udivano i primi “Nuda nuda” provenire dal fondo della sala.
Non avevo però alcuna voglia d’affrettare i tempi, così continuai a toccarmi il seno, o il sedere quando davo le spalle al pubblico, rimanendo quasi sempre in piedi per poter controllare meglio cosa stesse facendo Massimo.
Quando m’accucciai ero pronta a fargli esplodere la mazza dentro i pantaloni, così m’infilai un dito in bocca per succhiarlo a lungo, prima di farlo scendere attraverso il seno sino a dentro il perizoma, che oramai era fradicio d’umori.
Anche se in realtà non mi masturbai affatto, la mia faccia tradiva un piacere difficile da descrivere, dato soprattutto dal poter sfogare in modo così esplicito il mio esibizionismo, davanti al mio ragazzo che assisteva senza dire nulla. Pensai a quanti uomini avessero le mani in tasca, solo per potersi toccare il pacco, e alle donne che avrebbero voluto essere al mio posto per far eccitare il proprio maschio.
Pur non essendo una ballerina, sapevo di muovermi in modo non solo sensuale, ma provocatorio come mai avevo fatto in vita mia, neanche in qualche discoteca al mare dove avevo fatta a gara con le mie amiche a chi si dimostrava più porca.
Sentivo il mio corpo scaldarsi sempre di più neanche fossi avvolta dalle fiamme, trovandomi quasi senza accorgermene con le mani sulla passera che quasi mi chiedeva d’esser penetrata da qualcosa di grosso, e poco importava se fosse un pene vero o uno di gomma.
Alla fine mi sfilai anche il perizoma facendo partire un bell’applauso, ma non ancora del tutto soddisfatta mi misi carponi offrendo la visione del mio culo nudo a tutti quanti. Con una lentezza da consumata attrice porno, ripresi a toccarmi facendo passare entrambe le mani sotto le gambe, ma quello non fu il canto del cigno della mia esibizione, perchè avevo voglia di ben altro che di due dita dentro la passera.
Mi allungai verso la borsa, dalla quale tirai fuori un piccolo plug in metallo, che dopo aver leccato in modo scandaloso, m’infilai nel retto fra gli applausi della gente. Con lentezza quasi esasperante mi rimisi carponi, ma questa volta le mani le posai sulle chiappe, facendole quasi roteare, facendo in modo che tutti potessero vedere il piccolo cuneo anale.
Risalii lentamente sino a trovarmi perfettamente piegata a novanta gradi contro il palo, e toccarmi la passera con sempre maggior insistenza, senza però mai entrarci dentro con le dita. Sapevo che gli umori che mi colavano lungo le lunghe cosce, erano ben visibili a chi stava in prima fila, ma soprattutto a Massimo che di certamente non vedeva l’ora di portarmi da qualche parte per scoparmi.
Usando il palo come sostegno infine mi completamente tirai su, per fare un mezzo inchino verso il pubblico, segnando così la fine della mia performance.
“Un grande applauso a Giada, che speriamo torni presto a trovarci.” disse Giulio al microfono facendo partire quasi un boato più che un battimano.
Scesi giù dal palco per tornare al mio posto, dove vidi i miei vestiti sistemati in una cesta.
“L’ha portata uno dicendomi che se vuoi c’è una camerino dove sistemarti.” mi spiegò Massimo con lo sguardo colmo d’eccitazione.
“Più che una sistemata voglio altro e lo sai meglio di me.” gli risposi prendendolo per mano per portarlo in quella che sarebbe diventata la nostra improvvisata alcova.
Passammo fra la gente che s’aprì al nostro passaggio, come il Mar Rosso davanti a Mosè, e con un po’ di stupore nessuno osò toccarmi, ma solo farmi i complimenti per quanto avevo fatto poco prima sul palco.
Ci chiudemmo in quello che più che un camerino vero e proprio, era un piccolo spogliatoio con un tavolo, una poltrona che poteva forse essere un piccolo divano, uno specchio e un attaccapanni fissato al muro.
Senza dare al mio ragazzo il tempo di dire qualcosa, m’accucciai davanti a lui e gli tirai fuori il pene, che era ovviamente in piena erezione, per prenderlo in bocca e coprirlo di saliva, dato che non era difficile immaginare dove sarebbe finito.
Pur non amando più di tanto il sesso anale, quella sera avevo esagerato arrivando ad usare un plug, che fra l’altro era sempre nel mio buchetto quasi a ricordarmi cosa avevo fatto poco prima.
Prendendomi in contropiede, Massimo si mise dietro di me, ma per giocare con quel piccolo cuneo di metallo, in modo da dilatarmi l’ano, giocandoci a lungo come piaceva a lui.
Se era vero che non amassi troppo il sesso anale, considerandolo un dare senza ricevere, con Massimo le mie convinzioni avevano iniziato a vacillare, non tanto perchè si comportasse in modo diverso dagli altri uomini, ma perchè per lui era quasi un inizio piuttosto che una fine.
Con lui avevo solo un ricordo negativo, quando dopo una serata in cui avevo fatto sfoggio di un vestito sì lungo, ma con uno spacco tale da mettere in dubbio se avessi o meno le mutandine, si fiondò sul mio buchetto appena usciti dalla festa, in un angolo del parcheggio, sodomizzandomi in modo brutale quasi mi volesse punire per il mio abbigliamento, anche se dopo mi scopò a lungo la passera facendomi avere un orgasmo forse mai raggiunto. Quell’episodio fu però più dovuto all’alcol bevuto che a una sua reale voglia di sadismo, tant’è vero che il girono seguente si scusò con me regalandomi anche una borsa di pregio.
Dopo che ebbe fatto entrare e uscire non so quante volte il plug, nonché fatto roteare in tutte le maniere possibili, lo lasciò dentro per infilarmi dentro la passera la mazza e porre così fine a quella dolce tortura.
Quella penetrazione così improvvisa ebbe l’effetto di spegnermi il cervello, facendo sì che iniziassi a godere senza più alcun controllo, dimenandomi sul pavimento neanche avessi una crisi epilettica. Non ebbi un ‘semplice’ orgasmo, ma una sequenza di black out mentali, durante i quali ogni volta che avevo un minimo di senno urlavo come una pazza, e Massimo ebbe non pochi problemi a tenermi carponi dato che non riuscivo a stare ferma.
Lui però non si fece impressionare dal mio muovermi senza senso, anzi dopo avermi dato alcuni affondi con tutta la forza che aveva, mi tolse il plug per potermi sodomizzare.
“T’è piaciuto fare la troia là fuori vero ?” mi disse neanche avesse bisogno di una mia conferma “Del resto giri sempre mezza nuda come quelle che battono per strada.”
“Puoi sempre lasciarmi, tanto uno che mi scopa lo trovo sempre.” gli risposi portandomi una mano fra le gambe “Oppure lo fai tu e stai zitto che tanto vedermi mezza nuda piace anche a te.”
“E rinunciare al tuo culo ? No tanto lo so che dici che non ti piace quando me lo prendo, ma poi godi come se ti scopassi la fica.”
Quella sera non fu da meno, sodomizzandomi in modo per nulla violento, ma tale da farmi sentire il suo essere maschio, e allo stesso tempo lasciando la mia passera vuota, impedendomi anche di toccarmela
Tutto ciò fece non fece che eccitarmi anche più di prima, tanto che pensai di chiedergli di scoparmi proprio per dar sfogo alle mie voglie. Non ci fu però bisogno di dire nulla perchè poco dopo Massimo mi fece sedere sul tavolo e leccarmi a lungo la passera prima di fottermi come volevamo entrambi.
M’avvinghiai a lui quasi avessi paura che scappasse via, godendo di ogni suo affondo come se fosse l’ultimo, pregando non solo lui che non finisse mai. Era come se la passione di quel momento aleggiasse nella stanza, facendo sì che quei momenti durassero all’infinito, sino a quando non fu l’orgasmo a travolgerci.
Fu come sentire ogni suo singolo schizzo di sperma riempirmi la vagina, con lui che quasi si accasciò su di me quand’ebbe finito, per rimanere uno abbracciato all’altro senza più forze, ma con la consapevolezza d’aver goduto entrambi in modo così completo, d’avere quasi voglia di ricominciare da capo.
Ci pulimmo alla meno peggio con dei fazzolettini di carta che portavo sempre dietro avendo spesso la sinusite, per poi rivestirci e rientrare nel locale, che nel frattempo s’era quasi svuotato e dove nessuno ci degnò di uno sguardo, se non Giulio e una coppia che era con lui.
“E ora che facciamo ?” gli chiesi appena raggiunta la macchina nel parcheggio.
“Si va da te e si riprende il discorso, però questa volta lo spogliarello lo fai solo per me.” mi rispose ridendo, ben sapendo che non avrei saputo dirgli di no.

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