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Ginnastica in cortile

By 6 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Stava facendo ginnastica nel cortile. Era assieme a un folto gruppo di persone, ma io guardavo solo lei.

Avrà avuto più o meno la mia età, probabilmente tra i quaranta e i cinquanta (non sono mai stato capace di dare un’età alle persone). Ma aveva un fisico da ragazzina: piuttosto piccolina di statura, carnagione scura e abbronzata, molto magra ma muscolosa, un ventre piattissimo che si vedeva bene sotto alla corta e aderente canottiera che lasciava vedere ben marcati i rigonfiamenti dei capezzoli su un seno solo accennato; sotto indossava dei fuseaux che evidenziavano un culetto piccolo ed evidentemente sodo; non  si vedeva nessun segno di mutandine, se le indossava doveva essere un perizoma molto ridotto.

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, mi arrapava più di qualsiasi giovane ragazza avessi visto ultimamente.

Lei mi gettava un’occhiata di tanto in tanto, e continuava a fare i suoi esercizi.

A volte mi sembrava – o forse mi illudevo – che si mettesse apposta in determinate pose, per permettermi di guardarle per bene il culo, o il suo bel pancino piatto, o i capezzoli che mi sembravano costantemente eretti. Quando si piegava guardavo avidamente da sotto il lembo della canottiera, per cercare di vederli ma, sebbene i suoi piegamenti lasciassero vedere con generosità il suo corpo, il bordo della canottiera arrivava al massimo – ma spesso! – a scoprire fino a pochi centimetri – a volte mi sembrava millimetri! – dall’areola; e quindi dovevo continuare a limitarmi a immaginarmeli, grossi, dritti, duri e che aspettavano solo la mia bocca vogliosa.

Tirai fuori la macchina fotografica e cominciai a scattare – ero lì per quello: documentare la lezione per poter pubblicare le foto nel sito della palestra. Inutile dire che la maggior parte delle mie inquadrature includevano anche o solo lei; da tutte le angolazioni e in tutte le pose.

Prima della fine della lezione ebbi una breve conversazione con la responsabile della palestra, -una mia vecchia amica – per prendere accordi sulle fotografie appena scattate. Quando tornai a guardare, lei non c’era più, era andata via prima della fine.

 

Tornato a casa mi affrettai a scaricare le foto sul computer e mi misi a guardare avidamente gli scatti più eccitanti di lei, mentre quasi inconsapevolmente cominciavo ad accarezzarmi il cazzo. Ben presto dovetti slacciarmi i pantaloni e tirarmelo fuori. Mi soffermai a guardare una sua foto presa dal davanti, in cui inarcava la schiena tendendo così la tela della canottiera sui capezzoli. La guardai a lungo col cazzo ormai durissimo, mentre con la mano stretta con forza mi facevo una sega in piena regola.

Ero quasi sul punto di venire, quando squillò il telefono.

Sospirai, e tenendomi  l’uccello con la mano, ma rallentando il ritmo e allentando la presa, presi il telefono con l’altra, serrando i muscoli del perineo per evitare di eiaculare.

Guardai il numero chiamante: era S, la responsabile della palestra.

– Ciao S, stavo proprio scegliendo le foto da mandarti…

– Ah bene, senti, posso passare da te così le scegliamo assieme?

– Certo, figurati,  ti aspetto…

– Ok. Ah sono con un’amica, c’era anche lei oggi mentre fotografavi…

– Va bene, vi aspetto entrambe allora, a dopo

“Ah come mi piacerebbe che fosse lei l’amica che sta venendo qui” pensai mentre la mia mano ripartiva sul cazzo che nel frattempo si era quasi del tutto ammosciato. Avevo una gran voglia, ma mi fermai con uno sforzo di volontà. S abitava vicino, e sarebbe arrivata a breve.

 

Quando aprii la porta e vidi che l’amica era lei, l’uccello mi si indurì istantaneamente.

Aveva delle scarpe basse, delle ballerine, dei pantaloni neri, leggeri e molto aderenti, una maglietta altrettanto aderente; niente reggiseno (ma, come ho già detto, era quasi piatta; aveva solo questi capezzoli fantastici), niente segno di mutandine.

Non ricordo di nessun’altra che mi facesse questo effetto. Se la guardavo attentamente non era neanche tanto bella, eppure mi eccitava da morire.

Non ricordo neanche esattamente cosa dicemmo o facemmo mentre guardavamo le fotografie, ero totalmente preso dalla mia eccitazione per lei. La guardavo di continuo, quasi sempre con la coda dell’occhio credendo così di non essere notato.

Scelti gli scatti da pubblicare ci salutammo e se ne andarono.

 

Non erano passati neanche un paio di minuti che suonò il citofono. Era lei:- Ho lasciato su da te le chiavi di casa… posso salire?

Aprì la porta prima che suonasse il campanello, la feci entrare, richiusi. Ci guardammo, non dicemmo niente.

Lei per prima cosa si tolse le scarpe. Poi la maglietta. Mi gettai su di lei protendendo le labbra sui capezzoli finalmente scoperti, ma allungò una mano e mi fermò.

– No, – disse, – voglio solo che mi guardi, come hai fatto oggi pomeriggio…

Allora davvero se ne era accorta, e faceva apposta a mostrarsi e… però adesso io avevo voglia di toccarla, baciarla, leccarla, morderla, e poi scoparla e…

– Allora?

– Come? Allora… cosa?!

– Ti va?

– Sì beh certo, però… non vorrei solo guardarti! – sorrisi.

– Non preoccuparti, puoi fare quello che vuoi mentre mi guardi, – lei era seria, aveva una bella voce profonda, e parlava lentamente. – Per oggi però, non puoi toccarmi. Mi è piaciuto molto questo pomeriggio sentirmi osservata da te, e voglio continuare. Ti prometto che se ci incontreremo ancora faremo tutto, assolutamente tutto, – e sottolineò quest’ultima frase rendendo la voce ancora più sensuale, e umettandosi le labbra, – quello che vorrai. Adesso però tu mi guardi e, se vuoi, ti masturbi … Solo se vuoi, naturalmente, ma mi piacerebbe davvero molto se lo facessi.

Mentre lo diceva si sfilò anche i pantaloni. Non aveva mutandine.

Io ero impietrito, eccitato, e non sapevo bene cosa dire, o fare.

Lei andò dall’altra parte della stanza e, come se fosse assolutamente da sola, cominciò a fare gli stessi esercizi ginnici del pomeriggio.

Non mi guardava neanche, se non per le brevi occhiate che mi aveva rivolto anche prima, nel cortile della palestra.

L’eccitazione aumentava. Ero ipnotizzato dalle sue tettine. Il cazzo mi premeva contro la patta, dovetti slacciarla.

La figa era depilata quasi completamente, aveva solo un ciuffetto di peli sopra. Guardandola mi decisi a spogliarmi.

Rimasi nudo, col cazzo eretto. Lei mi guardò un po’ più a lungo del solito, poi si girò e si piegò toccandosi le punte dei piedi con le gambe divaricate. Dovetti fare uno sforzo di volontà per non prenderla per i fianchi e ficcarle di forza l’uccello nella figa che mi mostrava così generosamente.

Ma mi trattenni e iniziai a farmi una sega con lo sguardo fisso sulle sue chiappe piccole e toniche che ogni tanto si schiudevano lasciando intravedere il buchino del culo.

Lei si rigirò e io, facendo scorrere lo sguardo dai capezzoli al suo ventre piatto e liscio al ciuffetto di peli e alla vulva che adesso era chiaramente bagnata, facevo andare su è giù la mano sulla pelle liscia della cappella sempre più velocemente, finché dovetti rallentare per non venire troppo presto.

Lei se ne accorse, smise di fare ginnastica e, sedendosi per terra vicina a me, mi disse:- No non smettere, sborrami addosso

Adesso mi guardava fissa le palle e il cazzo, seduta a terra con le gambe molto divaricate. Si mise prima un dito, poi due, in bocca, leccandoli a lungo e per bene mentre con l’altra mano si accarezzava il busto. Poi si ficcò le dita nella figa, tenendosi un capezzolo serrato nell’altra mano.

A questo punto non ce l’ho più fatta e sono venuto, schizzandole in faccia e tra le tette. Lei ha continuato a sditalinarsi mentre ansimava. Con la mano libera ha raccolto alcune gocce del mio sperma e se le è portate alla bocca. Succhiandosele è venuta anche lei: ha avuto un orgasmo violento e ha quasi urlato.

Io ero talmente eccitato che avevo ancora l’uccello mezzo duro. Ero in  piedi proprio sopra di lei, e glielo facevo dondolare a pochi centimetri dalla faccia.

Lei raccolse la mia maglietta da terra e si asciugò in fretta, mentre mi guardava l’uccello a mezz’asta.

– Ti voglio, – le dissi, – voglio scoparti

Lei socchiuse gli occhi, fece un sospiro e si alzò.

Mentre si rivestiva mi disse, con la sua voce, resa ancora più profonda e sensuale dall’orgasmo appena avuto:- Mi piacerebbe. Anzi adesso avrei una gran voglia di prenderlo anche nel culo, – fece una pausa durante la quale la speranza mi fece drizzare ancora completamente il cazzo. – Ma adesso è tardi, devo proprio andare.

Prima che realizzassi esattamente quello che stava succedendo lei era già alla porta e la stava aprendo.

– Ciao ciao, – disse. E, cominciando a scendere le scale:- Credo proprio che ci rivedremo…

 

 

 

 

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