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Giornata all’università

By 21 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente dopo una settimana la rivedo, oggi ho un esame. Mi sono vestito sperando di far colpo sulla professoressa: camicia, jeans neri elegani maglioncino, mi sembra tanto di andare a una serata elegante. Sono vestito come se andassi a un salotto a discutere, lei mi viene incontro. Ha appena posato il motorino, ha il caso sotto braccio e la borsa a tracolla. La adoro con quella borsa, la cinghia le finisce proprio in mezzo alle tette e io adoro le sue tette, una quarta piena. Stanno sù in modo magnifico, sono piedne e con due capezzoli fantastici

“Amore!”

“More” l’abbraccio fortissimo, la stringo a me, sento il suo seno sul mio petto mi provoca qualcosa, ma devo restare calmo, ho l’esame fra poco, devo restare concentrato. 

“Ma come ti sei vestito, cioè io vengo in tuta e tu ti vesti tutto preciso?”

“Io ho un esame. Devo fare bella figura altrimenti non lo passerò mai” Ci avviamo verso l’aula dell’esame, la strada è stretta mi cammina davanti, i miei occhi sono rapiti dal suo culo. Così pieno, sodo, perfetto, la tuta glielo incornicia mettendone in risalto ogni singolo movimento, ma devo restare calmo, respiro profondamente, ma non funziona. Ho un rigonfiamento ben evidente. Non so come fare, non ho idea di come farò a dare l’esame. 

Arriviamo davanti all’aula e ci salutiamo. Resto da solo, entro. Due ore di inferno, un caldo insopportabile e un pensiero che non se va: quel suo bellissimo culo. Finisce il tempo, consegno ed esco, praticamente esco correndo per raggiungerla, ho voglia di vederla, stringerla a me, baciarla, devo calmarmi. La trovo in un’aula a studiare da sola, entro e lei si gira

“Amore, hai finito?”

“Amore. Si, finito. Ma tu tutta sola?”

“Monica se ne è appena andata”

Mi avvicino e la bacio, ho voglia di sentire il suo sapore, le sue labbra, le nostre lingue cominciano una danza troppo rimandata, sento i jeans tirare, la maglietta stretta mette in risalto i suoi seni. Non ce la faccio più, la stringo forte a me e comincio a baciarle il collo, le spalle, le succhio delicatamente la pelle, la attiro a me e le poggio una mano sul culo. Lo palpo, la alzo di peso e la poggiò sulla cattedra dell’aula. Non c’è nessuno, l’edificio è vuoto, a settembre non viene mai nessuno, è ancora presto per il giro di chiusura. Alzo le mani, le stringo la vita, vorrei andare più su, ma ho paura che si ritragga, ha sempre paura che qualcuno ci scopra, ora non so cosa fare, ma non posso più resistere. Salgo con la mano, le accarezzo il seno

“No, amore che fai?” dice con voce roca, le sfugge un gemito, devo continuare

la mano sale ancora e le accarezzo il volto, le passo il dito sulle labbra, mi eccita da morire, i suoi occhi brillano. Vorrebbe andare avanti, so che è frenata, ma so che vuole andare avanti. Le metto una mano dietro i capelli e li afferrò con forza, tiro dolcemente verso il basso, la sua testa si inclina, ora mi guarda negli occhi, leggo la lussuria e la paura, vorrebbe andare avanti ma è frenata.

“Lasciami fare-le sussurrò all’orecchio-io so quello che vuoi”

La baciò con decisione, cerco la sua lingua con la mia, all’inizio non partecipa ma le sue difese stanno cedendo, le succhio il labbro, la bacio e le offro la lingua, la afferra, la succhia, ci gioca, si sta lasciando andare. Piano piano ridiscendo con la mano fino ad afferrarle un seno da sopra la maglietta, lo lascio, scendo ancora, la stringo sul bacino, la avvicinò a me, sento il contatto con lei. Sento che è calda, che è bagnata, ne sento l’odore, sento l’odore dei suo umori misto al suo. Adoro quell’odore, la avvicinò ancora, sento finalmente il contatto, il calore nel punto giusto, anche lei sente me. Le sfugge un gemito, la sua espressione eccitata la tradisce, vuole andare avanti, ho deciso che la porterò oltre il limite. So come farlo. Salgo all’improvviso con la mano, le afferrò un seno e cerco il capezzolo,lo trovo con facilità, è eretto, sembra voler bucare la stoffa del reggiseno, la sollevo ancora, faccio in modo che il contatto tra i nostri corpi rimanga forte, mi siedo sulla sedia del professore e la lascio cadere su di me, il brusco contatto con il mio corpo le strappa un altro gemito, passo le mani sui suoi fianchi, delineando con le dita le pieghe della sua pelle, faccio attenzione a non perdere il contatto dalla pelle, quando arrivo alle spalle la attiro a me e la bacio, un bacio lento, delicato, quando ci stacchiamo, ci allontaniamo un attimo, prima che possa rendersene conto la riattiro a me, questa volta il bacio non è delicato, ma animalesco, gioco con la sua lingua, la succhio, la tiro, le lecco le labbra, le mordo, passo al collo, glielo bacio, le faccio sentire la presenza della mia mano, la stringo dolcemente, mi avvicino alla gola e la mordicchio delicatamente, la sento vibrare tra le mie mani, si fa più audace, ora non mi accarezza più, ma mi cerca, sembra volermi graffiare, mi toglie il malgioncino, infila le mani sotto la camicia, appena tocca il mio petto sospira come se avesse raggiunto la meta tanto cercata. Non ha ancora capito che voglio altro, e lo avrò. Il suo corpo reagisce più di quanto lei vorrebbe, si comincia a muovere, a strusciarsi con me, ma aspetto. Le alzo la maglietta, la bacio sullo stomaco, sui fianchi, lentamente infilò le mani all’interno dell’elastico della tuta, le palpo il culo, con un dito cerco le mutandine, le sento bagnate, sento il suo odore su tutte le mani, muovo lentamente le mani lungo l’elastico continuando la tortura di baci e morsi, questa volta sono davanti, infilo la mando dentro, sciolgo il nodo, mi muovo con libertà, la accarezzo da sopra le mutandine, le sfugge un gemito, mi guarda con occhi carichi di lussuria, la paura ormai è solo una piccola ombra, mi apre la camicia di forza, ormai sta per perdere il controllo, lentamente lascio che si abbassi su di me a baciarmi, lascio che mi baci il corpo, senza mai smettere di morderla o di accarezzarla, ogni tanto cambio, da dentro le mutandine, o da fuori, le accarezzo le grandi labbra, il clitoride, sento il suo seno sul mio petto, finalmente scende verso i pantaloni, ora è quasi pronta, li slaccia e ne tira il mio cazzo, si lecca le labbra e fa per scendere dalla sedia, ma non glielo permetto, mi alzo di scatto e la poso sulla cattedra, nel farlo, cade quasi all’indietro, le gambe si alzano e io ne approfitto per abbassarmi verso il suo fiorellino. So cosa voglio e so come prenderlo, lei capisce  e vuole fermarmi ma io sono già lì. le comincio a leccare il clitoride e le scappa un gemito, lo so, non riesce a resistermi, so esattamente cosa le piace, ora è il momento di darglielo. con le mani le accarezzo le gambe, mentre con la lingua le torturo l clitoride, ogni tanto scendo a leccarle anche la fica, sta colando in un modo incredibile, è completamente andata, non protesta più, si morde il labbro nel tentativo di non far rumore, ma non le permetterò di godere in silenzio e mentre la lecco con le mani cerco le sue ette, le tocco, le soppeso e le tocco, cerco i capezzoli, il giro, li tocco, li stringo, mi fermo un secondo per leccarli e mentre li lecco, struscio il mio cazzo sulla sua fica, vuole che entro, ma sono io che comando il gioco, sono io che decido, riscendo a leccarla continuando a toccarle le tette, quando capisco che sta per venire mi fermo, avrà un solo orgasmo ho deciso, mi allontano, lei con le gambe mi cerca, siamo in un’aula dell’università ma non le interessa, ora vuole solo godere, la tirò già e la giro, la schiaccio contro la cattedra, le sue tette toccano la superficie fredda, e la penetro con decisione, con forza ma senza farle male, non voglio che urli di dolore, comincio a spingere piano, facendolo arrivare fino in fondo per poi uscire e rientrare, so che così le farò perdere la testa. Gode in silenzio, ma poi cambia ora è lei che viene indietro e cerca la penetrazione, è il momento per prenderla come volevo da quando le avevo visto quella tuta addosso, spingo con forza e comincio a pompare come un ossesso, il rumore dei due corpi riempie l’aula, i nostri odori si spargono ovunque, si possono sentire anche da fuori. Lei si morde il labbro per non urlare, ancora non ha capito che è in mio potere e se io voglio che urli lei urlerà, punto con una gamba sulla cattedra e comincio a spingere come un toro, la sto aprendo in due, lo vedo dalla sua faccia, non riesce a nascondere l’orgasmo, sta per venire, ma non è il momento se viene adesso non urlerà. Mi fermo, la alzo e mi siedo sulla sedia con lei sopra, le gambe strette, comincio a spingerla su e già, ora è diverso, sta perdendo la testa, comincia a ruotare con il bacino sento le contrazioni della sua fica, mi piace che non resista più, mi fermo, le accarezzo il clitoride, si tocca il seno, vuole venire, la fermo, non decide lei. il suo viso stravolto, i capelli sparsi, il respiro affannoso, ora è il momento, la alzo e la posso sulla cattedra di schiena, alzo le gambe e entro dall’alto, spingo fino in fondo e continuo, forte, veloce fino in fondo, non ce la fa a trattenersi, non riesce a nascondere i gemiti, qualche urlato viene fuori ma non è ancora il momento, la giro nuovamente, la prendo da dietro, ancora una volta, sento il suo calore, i suo umori colare, per quanto è bagnata sta bagnando anche i miei jeans, ma non mi interessa, spingo con forza, la sollevo per la forza che ci metto, lei non si strapiene più, inizia a gemere senza ritegno, si tende come una corda di violino, la sua fica pulsa, mi sta stringendo fortissimo ed ecco che viene .Lei è venuta, ma io no, ora voglio qualcosa che prima non ho voluto, la giro, la spingo verso il basso, capisce subito cosa voglia e scende, lo prende in bocca, delicatamente, no, non è così che voglio che sia, le prendo la testa e l’accompagno, poi spingo sempre più forte, sta soffocando, ma continuo a spingere, me lo sta riempiendo di saliva, dopo qualche minuto glielo tolgo e lei protesta come una bambina, la alzo un po’ e e prendo le tette, glielo metto in mezzo e lei con un sorriso comincia una bellissima spagnola, ogni volta che esce dalle tette, lo prende in bocca e lo succhia, va avanti per un po’, ma sto per venire non resisterò ancora a lungo, allora la fermo, le avvicinò la bocca, glielo spingo dentro, una, due, tre volte, alla quarta le vengo sulla lingua, glielo spino tutto dentro e lei come una brava ragazza ingoia tutto. Ora mi sento soddisfatto. Non mi interessa nulla dell’esame, questa giornata è stata magnifica lo stesso, mi guarda con un sorriso beato.

 

Questo racconto è un’opera di fantasia, anche se non sembra il protagonista ha compiuto una violenza mentale sulla ragazza, spingendola con la sua determinazione e sicurezza a fare qualcosa che lei in condizioni normali avrebbe rifiutato. La cosa più importante è il rispetto per gli altri, specialmente per le donne. Detto questo aspetto numerosi commenti da parte vostra. 

 

 

 

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