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Giulia. Il rossore della spiaggia (Capitolo I)

By 30 Gennaio 2020No Comments

Giulia è al suo secondo matrimonio: l’attuale marito, Franco, ha 62 anni, è proprietario di una holding di cui detiene il 57% delle azioni. Il padre aveva fondato una società negli anni ’50 del secolo scorso, che gli ha fruttato una fortuna tale che lui debba solo vivere quasi di rendita: ordinaria direzione della holding, riunioni, presenza lungo lo Stivale e in giro per il mondo. 

Giulia ha 45 anni. È la direttrice di un’azienda “di famiglia”. Nel senso che il marito, per motivi fiscali, le ha intestato una azienda. E ufficialmente la dirige. È in vacanza e sta facendo una doccia.

Sabrina è la figlia del marito. Ha 21 anni. Dopo aver completato la scuola privata in quel di Milano si è trasferita in un’università privata svizzera assieme al suo gruppo di amiche con cui condivide l’esperienza educativa fin dall’adolescenza. È una ragazza molto sportiva, come le sue amiche. Nella sua esperienza educativa ha sviluppato solamente vizi, ozio e crescenti necessità di esposizione. Oltre alla sua passione per il nuoto: le spalle larghe accolgono dolcemente ogni giorno i suoi capelli finemente curati, lunghi fino a metà della schiena, biondi. I seni sodi quasi non risaltano rispetto al fisico asciutto, denso di muscolatura tesa, turgida. Gli occhi verdi osservano il mondo svogliatamente, ogni volta. 

 

Giulia sta uscendo dalla doccia.

 

Le sue forme sono spalmate in un metro e sessantacinque centimetri. L’età avanzata non sarebbe mai deducibile dalla forma tonda, soda e ancora alta dei suoi seni. I capelli biondi, tinti, cadono sulle spalle, bagnati. Li avvolge in un asciugamano, prima di infilarsi l’accappatoio, con cui copre la forma armoniosa delle sue natiche e delle sue cosce.. Di fronte allo specchio per un attimo incrocia i suoi occhi neri. Prosegue nella preparazione, mentre sente i richiami all’ordine di Sabrina, insistente fin dalla prima mattina.

 

Esce dal bagno, completamente nuda, entrando in camera. La luce del mattino illumina il suo corpo ancora leggermente umido per via della doccia. Da uno dei cassetti dell’immenso armadio estrae un piccolo bikini: la parte superiore è costituita da due triangoli ampi che avvolgono i seni. Lo indossa con tranquillità di fronte allo specchio, mentre il leggero ciuffo di peli del sesso riflette i raggi del sole, prima di scomparire sotto alle mutandine del bikini, che sul retro lasciano completamente vedere le natiche per via del ridotto perizoma alla brasiliana.

Dallo stesso cassetto afferra un pareo, che si avvolge in vita per avviarsi alla spiaggia.

Sabrina la accoglie sbuffando nel soggiorno, avvantaggiandosi sull’uscita di casa, rispetto alla madre: “Le mie amiche e le loro madri sono già la da quarantacinque minuti. Ti sembra il modo?” dice in tono spocchioso, allungando il passo senza attendere alcuna risposta.

Giulia la segue. Arrivano nella spiaggia privata di famiglia, poco distante dalla villa al mare. Le amiche di Sabrina sono già la, spalmate al sole che chiacchierano intensamente e rumorosamente. Le relative madri sono al sole, sonnecchianti, avvolte nei loro costumi interi e in occhiali dalle dimensioni e dalla forma improbabili.

Giulia arriva e saluta le ragazze e le donne, sorridente. Viene ricambiata, con sorrisi che nulla hanno a che fare con i pensieri che frullano in testa. Palesemente una delle più anziane la squadra, soprattutto mentre si toglie il pareo e mostra il suo culo sodo al sole della mattina, su cui poco dopo inizia anche a spalmare della crema da sole, con lentezza, in un gesto che, ci fossero uomini su quella spiaggia, sarebbe sufficiente a scatenare un cataclisma.

 

A operazione conclusa, Giulia si sfrega le mani, pronta a sdraiarsi. E in quel momento un’amica di Sabrina prende un pugno di sabbia e glielo lancia sulla schiena, facendola aderire con la crema spalmata e quel velo di sudore e salsedine tipico da bordo mare. Giulia si irrigidisce completamente, mentre allarga le braccia e stringe i pugni, piantandosi le unghie nella carne dei palmi per evitare di sbottare immediatamente. Si volta lentamente. Fissa la ragazza, che ancora sta completamente ridendo per la scena, assieme alle amiche, che osservano dietro, sedute, come fosse al cinema. Tra quelle vede seduta sua figlia, che se la ridacchia fortissimo. Giulia si avvicina alla ragazza che ha lanciato la sabbia: “Ti sembra uno scherzo da fare? Così? Senza senso?”, chiede con tono seccato, imperativo, molto duro. La ragazza che ha di fronte è praticamente la fotocopia della figliastra, e a piedi nudi la sovrasta di almeno 15 centimetri. Giulia la osserva, ma la remissione nel suo sguardo è superiore della rabbia e la statura non aiuta affatto. La ragazza le scoppia a ridere a pochi centimetri del viso: “Ma guardala, ‘sta vecchia. Si incazza pure”. Le dice tra una sghignazzata e l’altra. Giulia la osserva, con gli occhi lucidi, mentre osserva alle spalle della ragazza che la figliastra è piegata dalle risate, e dalla rabbia le rifila una sberla sulla spalla. Niente di efficace, più che altro una sorta di pacca, vista anche la differenza di consistenza di forza. La ragazza, sempre ridacchiando, si pone alle spalle di Giulia e di colpo le blocca un braccio dietro alla schiena, piegandolo e bloccandolo con una mano. Giulia prova a contorcersi, ma la ragazza ha ovviamente una forza superiore. “Cosa pensavi di fare? Vuoi menarmi qui davanti alla gente?”, sussurra nell’orecchio a Giulia, mentre le ragazze sedute continuano a ridere e le signore, invece, fingono di non vedere nulla, coperte dai loro occhiali da sole. La ragazza stringe ulteriormente la presa. Giulia si inginocchia nella sabbia, gli occhi tremendamente lucidi. Non dice nulla. Ha i denti stretti, zigrinati, dietro alle labbra chiuse. Osserva la sabbia, dalla vergogna. Non vuole nemmeno alzare lo sguardo e vedere il viso della figliastra che ride. Le è sufficiente riconoscerne distintamente la risata stridula e sguaiata.

La ragazza avvicina nuovamente le proprie labbra all’orecchio di Giulia: “Vuoi fare la figa?”, le dice strizzando ulteriormente il braccio, “allora ora ti togli completamente il costume”. Una signora si volta, perdendo completamente l’aplomb degli occhiali da sole. Le ragazze continuano con le loro risatine. Giulia ha gli occhi lucidissimi, in cui si riflette il sole cocente della tarda mattinata. Il suo corpo si fa molle, languido. Con il braccio sinistro, quello libero, accompagna dietro alla schiena l’altro, ma la mano di questo prende il laccio della parte superiore del bikini e lo slaccia. La ragazza gira il viso di Giulia verso le amiche. Verso la fronte, in realtà, perché la testa è sempre bassa. Ora il braccio di Giulia torna a penzoloni. La ragazza con il braccio libero le sfila il bikini accompagnando il gesto con un “O-o-lè!”, a cui scatta il coretto delle amiche. Giulia è a seno nudo. Quel seno nudo leggermente rigato da un velo di sudore, i capezzoli inturgiditi. Il contatto con l’aria la fa rabbrividire per un attimo. Solo ora solleva lo sguardo e vede la figliastra che la osserva ridendo di gusto, coprendosi la bocca con una mano, e nonostante ciò il rumore della sua risata è come un coltello che trafigge i timpani di Giulia. Che però non ha il tempo di pensare perché si trova faccia a terra. La ragazza le è salita sulla schiena. Giulia è con il viso nella sabbia. Cerca di sollevarsi, per parlare. Ma il gesto le fa semplicemente aprire la bocca e catturare una grossa manciata di sabbia. 

 

La ragazza sulla schiena di Giulia sembra a cavallo di una bestia doma, che non ha intenzione di ribellarsi. Giulia divora sabbia nei suoi movimenti, senza riuscire a parlare. La ragazza fa un cenno alle amiche di passare dall’altra parte. Le ragazze fanno il giro e si trovano ai piedi di Giulia, chi seduta a terra, chi piegata sulle proprie ginocchia. La ragazza che cavalca Giulia inizia con un sonoro schiaffo alla natica sinistra. Giulia digrigna i denti, con la bocca piena di sabbia e saliva, emettendo un gemito strozzato. Altro colpo sulla natica destra. Il mugolio si fa ancora più sommesso. Di nuovo sulla sinistra e poi subito sulla destra, come stesse incitando un cavallo. Ma Giulia è doma. Ha il viso chino nella sabbia. Le lacrime le iniziano a rigare le guance. Talvolta solleva il viso per riuscire a non soffocare per colpa della sabbia. Ogni colpo sule natiche è una forte vibrazione lungo il corpo. Le natiche si fanno presto rosse, grazie al caldo, alla crema, alla sabbia e alla forza che ci mette la ragazza. Dei segni evidenti, rossi, che iniziano ad avere una sfumatura violacea sull’esterno, sulle natiche sode di Giulia. La ragazza molla il braccio di Giulia, ormai inerme sotto di lei e cambia la seduta. Ora è rivolta verso i suoi piedi. Le afferra i lembi delle mutandine e li tira fino a sentirli rompere. Ora con entrambe le mani rifila una doppia sculacciata e mantenendo le mani le divarica le natiche nella massima apertura possibile da quella posizione.

Le ragazze osservano e possono vedere chiaramente, senza alcun problema, il buco del culo di Giulia, esposto e anche una porzione del suo sesso, palesemente umido. Ma, si sà, la gioventù è votata alla superficialità e l’osservazione è assai limitata. Le signore, ormai sedute a osservare la scena, osservano con interesse quel buco del culo, con perizia quasi medica e notano quel sesso inumidito pesantemente. Giulia, inerme, sotto alla ragazza, ormai non cerca nemmeno di divincolarsi. L’aria tra le natiche semplicemente le fa scorrere un brivido lungo la schiena e il buco lievemente si dilata, per un attimo. Le signore iniziano a borbottare tra di loro: “Ma il marito è sempre fuori…” … “Eppure quello è aperto”… “E di fresco anche”… “Ma secondo te quella fa da sola? Ma va…”. Giulia piange. Sulla sabbia ormai la sua saliva, le sue lacrime e la sabbia sono un tutt’uno, vicino al suo viso. La ragazza le rifila uno schiaffo tra le natiche, colpendo marginalmente anche il sesso di Giulia. Freme per un attimo. Riprende la sculacciata, ora con ancora più forza, sui lividi già rossi e violacei. Giulia mugugna. Cerca di urlare, ma la sabbia in bocca non aiuta la situazione. La ragazza cerca di sollevarsi per risiedersi comodamente. Giulia capisce che ha un attimo per la fuga. Scivolando come un vermiciattolo si sfila da sotto la ragazza. Completamente nuda si avvinghia al pareo lasciato a terra e scappa verso casa, con le ragazze e le signore che ora ridacchiano tutte quante sonoramente. 

Nella sua testa, il vuoto. Umiliazione. Profonda umiliazione e basta. Sputa sabbia mentre corre, piangendo come una ragazzina. 

 

Umiliata.

 

Lee

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