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Racconti Erotici Etero

Godere…

By 31 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Godere

– Ci incontriamo a metà strada.
Elvia chiuse il telefono sapendo che avere accettato quell’incontro con Paolo, era come avere accettato di fare sesso con lui.
Era troppo tempo che Paolo le stava dietro e lei quel giorno aveva voglia di evadere dai soliti problemi della vita.
Troppo tempo che non si lasciava andare, praticamente da sposata ‘mai.
Pensava ai suoi ultimi dieci anni e vedeva solo grigiori.
Così mentre si cambiava per lui, si accorse di essere eccitata per quella novità.
Si sentiva elettrizzata e inconsciamente si mse le cose più carine che aveva nell’armadio, mise molto più tempo del solito a truccarsi e a controllare se quello che vedeva le piaceva.
‘-Se io fossi un uomo e vedessi passare una come me, penserei che mi piacerebbe scoparla.’
Sorrise al pensiero, si toccò la gonna che aveva messo, scrollò i capelli per ravvivarle e uscì a incontrare il suo probabile amante.
Arrivò all’appuntamento in orario, vide subito la Mercedes nera parcheggiata, tirò un forte respiro e tremante scese per andare da lui.
Mentre percorreva quei pochi metri, in quella tarda ora del pomeriggio, ricordò quante volte Paolo le avesse chiesto di uscire e quante volte lei avesse resistito, poi pensò anche che la resistenza alla fine era diventata effimera e pensando all’ultimo film di Cuccino ‘ Parlami d’amore’ pensò alla frase ‘ Non esiste una donna, che non si può sedurre’.
Apri la porta della macchina e sinuosamente si mise a sedere.
La gonna involontariamente si era alzata quel tanto che bastava per fare capire che le calze erano autoreggenti, capì subito che Paolo se n’ era accorto, il suo sguardo era palese e altamente eccitato, vedeva nei suoi occhi la luce della belva, per un attimo si sentì un agnello che andava al macello, poi,
sentì una stretta allo stomaco quando guardando sui suoi calzoni, vide il rigonfiamento.
Le venne in mente quello che le aveva raccontato Giulia, la sua più cara amica: una sera sotto l’effetto di un buon bicchiere di vino, le aveva raccontato di una sera in cui aveva fatto sesso con Paolo e di come lui fosse un amante eccezionale, che aveva un cazzo fuori dal normale: di come l’avesse scopata facendola godere un sacco di volte e di come per la prima volta in vita sua, avesse pregato lo stesso Paolo di smettere perché era esausta.
Aveva ripetuto di nuovo che era una belva e poi abbassando la voce, come a raccontare un peccato mortale, di come fosse anche un bastardo che pretendeva tutto’
Quella frase mai approfondita, le era sempre rimasta dentro e adesso che era nella sua macchina, le riecheggiava violentemente nella testa.
Una mano le accarezzo i capelli, poi, lo vide spostarsi verso di lei.
Le labbra vennero schiuse dalla sua lingua e si sentì perdere in quella sensazione di possedimento.
Si sentì riempire, scavare il palato, le sembrò che la lingua di Paolo le contasse i denti talmente era selettiva, poi, smise di pensare alla lingua quando senti la sua calda mano salire sotto la gonna.
Quando sentì che la mano giocava con l’orlo dell’autoreggente, le venne un brivido lungo la spina dorsale.
Percepì il calore crescere tra le cosce.
Quando la mano arrivò sopra il suo perizoma, il cuore dette un’ accellerazione improvvisa, si senti tutto il corpo in fiamme, le sembrò di non avere forze, le gambe le sentiva inerte.
Percepì lo spostamento del piccolo slip e subito dopo sentì delle dita entrare decise in lei.
Chiuse gli occhi gemendo nella bocca di Paolo e assaporò il suo tocco.
L’altra mano aveva preso la sua e l’aveva spostata sui suoi calzoni.
Dopo pochi secondi, aveva il suo membro in mano: le sembrava impossibile che non riuscisse a tenerlo.
Aveva cominciato a toccarlo, per conoscerlo un poco e si era resa subito conto che la sua amica Giulia non aveva esagerato dicendo che era grosso.
In realtà non era grosso’era enorme!!
Almeno per le sue esperienze.
Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi.
Venne a quel pensiero.
Urlò il suo piacere nella bocca del ragazzo e subito dopo si concentrò su quello che aveva in mano, anche perché Paolo facendo un veloce spostamento, aveva fatto in modo che lei si trovasse con le labbra all’altezza del cazzo.
Aprì gli occhi e ebbe la conferma di quello che aveva immaginato.
Un nerbo duro e teso, tozzo: nervature che sembravano esplodere talmente erano pulsanti, una cappella libera, rosacea, incredibilmente attraente, una misura che a occhio e croce doveva essere ventidue ventitre centimetri e una circonferenza impressionante.
Mentre annusava il suo odore di maschio, strinse forte le cosce al pensiero di averlo dentro.
Appoggiò le labbra al glande e cominciò a giocare.
La lingua cominciò a seguire le vene, arrivò alle palle e le succhiò avidamente, le mani stringevano il suo desiderio per cercare di calmare il suo impeto.
I gemiti di Paolo erano sferzate erotiche per la sua testa, continuò a giocare con il suo corpo, poi, decise che era ora di accoglierlo nella sua calda bocca.
Si aprì al massimo e prese la cappella tra le labbra, cominciò a succhiare forte, voleva andare oltre, ma la bocca era allargata al massimo e si rese conto che più di così non sarebbe riuscita.
Ma Paolo era di altro avviso, le mise deciso una mano sulla nuca e arcuando il bacino spinse come a scoparla.
Non si aspettava quella mossa, si trovò piena di lui sino a sentire un conato di vomito salirle, fece un gesto per farsi capire da lui, ma non ottenne risposta, anzi, lui spinse ancora più deciso e improvvisamente lei si trovò a farsi scopare la bocca come mai nessuno aveva fatto.
Cercò di simulare una fica e lo lasciò sfogare.
Lui le diceva di stringere il cazzo con le labbra e lei fece il possibile.
Quando lo sperma le riempì la bocca, si senti pervadere dal panico, la paura di morire affogata fu risolta con l’ingoio del liquido vischioso.
Deglutì a fatica: il sapore era salato e aspro, non le piaceva, ma in quel momento era la cosa migliore da fare.
Sentì le contrazioni del nerbo nella bocca e capì che si stava affievolendo.
Pure da moscio, era superiore a altri belli tesi.
La stava accarezzando, le mani erano per la prima volta salite sui seni, stringevano le tette provocando fitte di dolore piacere al suo inguine..
Si accorse che il palpare da parte di lui, aveva risvegliato il suo sesso, adesso lo vedeva di nuovo turgido, poi, si sentì sollevare come un fuscello e si trovò a cavalcioni delle sue gambe.
Il tempo di respirare e si senti penetrare da quel membro esagerato.
Le sembrava che le avessero portato via l’aria.
Pur essendo ben lubrificata, la penetrazione risultava dolorosa, le labbra vaginali erano forzate esageratamente: cercò di aprirsi il più possibile.
Percepiva il cazzo che si faceva strada.
Era tutta sudata, mezza spogliata, mezza vestita, centimetro dopo centimetro, si sentiva dilatata in maniera esagerata e, sapeva che ancora non era finita.
Riuscì solo a dire;
– Dio mio!
Poi, come se fosse stato tolto un tappo, lo senti scivolare più facilmente.
Le sembrava di averlo dappertutto, si sentiva pina, incredibilmente piena, non aveva il coraggio di muoversi per paura di rompersi tutta.
Un problema che ovviamente Paolo non aveva.
La prese per le spalle e cominciò a spingerla verso il basso.
Urlò alla prima spinta e anche alla seconda e alla terza’poi la natura fece il suo dovere: la vagina si adattò alle misure del membro e lei finalmente cominciò a sentire dei lampi di piacere, che presto divennero tempesta e poi fuochi artificiali.
Godette come non ricordava di avere mai fatto.
Sentiva il suo sedere sbattere contro quelle palle piene e si perse nei suoi orgasmi, il tempo si confuse e si ritrovò a urlare che stava godendo.
Parole incredibili per lei.
Lei che era sempre stata silenziosa nel momento dell’amore.
Guardò l’ uomo negli occhi, lui ricambiò e le disse;
– Lo sapevo che sei nata per fare sesso’
Lei lo ascolto e rispose;
– No! Sei tu che scateni la femmina nascosta che &egrave in me’
Poi chiuse gli occhi di nuovo e cominciò a spingere le sue natiche contro i suoi testicoli e godette sentendolo urlare il suo piacere e, quando lo senti dire;
– Sei una grande scopatrice.
Sorrise felice’

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