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Godimento estatico

By 25 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Non ho mai creduto che mi sarei sentita così. Quando le tue mani sono addosso al mio corpo mi rendo conto che non esiste niente altro al mondo, mio signore. Le tue mani mi toccano, stringono i miei seni, giocando con i miei capezzoli. Li stringi, li mordi, li chiudi nelle mollette e continui a torturarli, fino a che sul mio viso non sia dipinta una smorfia di dolore. Fino a che non vedi che i miei occhi si riducono a due fessure strette. Allora strappi via le mollette e io vorrei urlare perché &egrave un dolore che arriva dritto al cervello. E tu lo sai, e allora avvicini le tue labbra e succhi i miei capezzoli. Che chiedono pietà, ma chiedono ancora. Ancora le tue labbra, ancora la tua lingua, ancora i tuoi denti su di me. I miei capezzoli sono dritti e rossi, a causa del sangue che sembra non voler circolare. E nei tuoi occhi leggo il desiderio di vederli ancora più rossi, di portarmi al limite e di impormi di superarlo. Ancora. E ancora. Allora porto le mie mani addosso a me, li stringo anche io insieme a te. E nei tuoi occhi si accende la scintilla del desiderio. Mi guardi, mi spogli, mi possiedi anche solo con un’occhiata. Le tue mani mi frugano addosso: scendono lungo il ventre, lo accarezzano, lo spingono; le tue dita giocano con il mio ombelico, andito recondito dei miei sensi. Tu non lo sai, mio signore, ma &egrave uno dei punti più sensibili del mio corpo. Ed ogni volta che lo sfiori, ogni volta che ti ci avvicini, a me sembra di entrare in un’altra dimensione. Mi guardi, scegliendo quale punto del mio corpo sarà quello che ti darà piacere, questa volta. Mi osservi, come opera d’arte muta. Prendi l’accendino che, come da tuo ordine, &egrave sul mio comodino e accendi le candele. Quelle bianche, ma più piccole. Quelle che mi hai chiesto di comprare per sperimentare le diverse tipologie di cera. Vedo i tuoi occhi brillare alla luce di una piccola fiamma, ma posso vedere quanto il tuo corpo stia fremendo. Accendi la candela e la cera inizia a sciogliersi. Tutto di me freme: so cosa mi aspetta, ma a distanza di tempo non so se ricorderò quel dolore. Quel brivido. Quel piacere.
Una goccia: e io non posso non gemere. E’ come uno spillo conficcato nella carne, che si espande lentamente come un mare. Sgrano gli occhi: ti guardo e questo mi basta. Lentamente coli la cera su di me. Sulle spalle. Sui seni. Su quei capezzoli già martoriati dalle mollette, la cui sensibilità &egrave altissima grazie al trattamento che hai loro riservato. Sento ogni goccia, ogni colata. Mi sento la tua tela, la tua mente &egrave la tua ispirazione. Disegni su di me i tuoi desideri, la tua eccitazione. Ancora una curva. Ancora un ghirigoro. La mia pelle ti accoglie, ti desidera, ama compiacerti. Ancora più giù, ed io inizio a tremare. So cosa vuoi fare, te lo leggo negli occhi. Ti fermi all’improvviso, e mi chiedi di dischiudere le labbra. Non la bocca, che ti anela con desiderio. Ma le grandi labbra, forziere del mio piacere più nascosto. Le allargo, ti lascio guardare che cosa celano con tanta cura. Quel fiore rubino ti attrae: pulsa di desiderio, brilla di umori. Ti avvicini con la tua lingua e percorri lentamente le pareti della mia intimità. Vorrei gridare, urlare di godimento ma non &egrave ancora il momento. Mi stai torturando, consapevole che niente mi eccita quanto la tua lingua dentro di me. E’ come baciare la mia anima. E’ come possederla. La tua saliva si unisce alla mia rugiada e mi sembra che non esista altro, in questo momento.
Eppure ti allontani, lasciando i miei appetiti apparentemente insoddisfatti. Mi sfiori la fronte, come a volermi preparare. E la sento. Improvvisa, rovente, ingovernabile. Una goccia di cera sul mio clitoride mi fa urlare. E poi una seconda. E una terza. Sei inarrestabile nel tuo desiderio di avermi in tuo possesso. E io non riesco a non gridare. E più grido più mi accorgo di quanto mi senta eccitata. Di quanto questo dolore sordo nasconda in se un piacere inaspettato. La cera lentamente si indurisce ed il tuo dito &egrave pronto a raccoglierla. La sento sfregare sul clitoride la cui sensibilità &egrave portata alle stelle. Ma le tue dita scivolano agili dentro di me perché sono un lago di umori. Sentirmi completamente nelle tue mani mi fa essere femmina e donna, regina e puttana. Tutto di me ti attrae, tutto di te desidero compiacere. Prendimi, usami, possiedimi. Godi nel vedermi tua. La tua mano sembra inarrestabile dentro di me: si muove lenta, lasciando che la cera sfreghi la mia intimità e mi porti al limite di un orgasmo che sta salendo. Le mie gambe tremano, le mie labbra ti desiderano. Sai che ti voglio, ma a te non basta ancora. Vuoi che io sia tua, che ti appartenga in ogni modo umanamente possibile. Non solo penetrandomi. Vuoi che sappia tutto di te, vuoi che nulla mi sia celato. E allora mi inviti ad alzarmi, a prendere un asciugamano e a stenderlo a terra. Mi chiedi di sdraiar mici sopra. Lo faccio ed &egrave allora che ti spogli. Mi lasci guardarti mentre le tue mani scivolano sul tuo corpo, liberandoti dagli indumenti che, ora, sono solo un peso.
La tua eccitazione si manifesta in una erezione possente, che mi fa sentire ancora più donna. Ancora più femmina. Sono io che l’ho resa tale, sono io che ti provoco questo. Ti inginocchi, penetrando la mia bocca che ha sete di te. Ti accolgo con avidità perché ti voglio. La mia lingua ti avvolge e ti solletica, scivola su di te e lecca ogni centimetro a disposizione e lo vedo che ti piace. Lo capisco perché le tue mani mi stanno frugando con passione, con forza. E’ come se mi volessi strappare da me, come se non potessi trattenerti dal possedere ogni singola cellula del mio essere. Lo sento che stai raggiungendo l’apice, lo sento che stai per esplodere.
Mi domandi se sono pronta ad assaggiare tutto di te. Me lo chiedi con una luce nuova, che non conosco. E io ti dico di si. Sono pronta ad accogliere di te tutto ciò che tu, mio signore, vorrai darmi. Ed &egrave in quel momento che lo sento. Un liquido caldo, quasi dolce, che ti fa tremare e che mi cade addosso come pioggia lieve. Ti sento gemere ed io mi lascio inondare di quel liquido caldo che &egrave la tua urina. Alcune gocce cadono nella mia bocca e io deglutisco. E’ allora che esplode il tuo orgasmo: quella visione ti eccita a tal punto che non puoi più contenerti e vieni. Vieni nella mia bocca, vieni sui miei seni. Vieni chiedendomi di masturbarmi, perché vuoi vedermi venire. E per me &egrave un istante, perché la visione di te avvolto nel tuo godimento estatico mi fa esplodere. E grido. E godo. E mi sento come non mai.

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