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Racconti Erotici Etero

Grazie Roberta

By 29 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando Roberta mi chiese di andare a mangiare un boccone insieme, pensavo dovesse chiedermi qualcosa di lavoro. Lei &egrave la responsabile dell’amministrazione nella mia azienda e da subito abbiamo avuto un ottimo rapporto, anche sul piano personale, e spesso ci scambiamo confidenze o consigli sulla vita privata di tutti e due.
Quando la conobbi, presentatami dal mio socio e cognato Luigi, fu subito simpatia.
Lei veniva da una società di servizio alle imprese ed era in gamba, si vedeva subito.
Oltre ad essere una gran bella donna di 32 anni ‘ sposata con un figlio di sette anni ‘ appariva professionale seria, sul lavoro, spigliata con i collaboratori e con i colleghi e subito ha rappresentato una sicurezza per l’azienda, recuperando un equilibrio finanziario che la precedente gestione amministrativa aveva minato.
Sul piano della presenza poi, subito emergeva la prepotenza del suo aspetto.
Seni grandi (sicuramente più di una quinta) tondi, e d’estate i capezzoli si ergevano in maniera sfrontata. Il suo abbigliamento, non particolarmente sexy, comunque le dava sempre un’aria affascinante ed eccitante.
A molti uomini metteva soggezione. A me no.
Luigi nel presentarla la indicò come ‘area di caccia privata’, e forse anche per questo non ho mai fatto crescere la mia curiosità su di lei più di tanto.
Adesso, dopo circa un anno, sto andando all’appuntamento a cui lei mi ha invitato, presso un ristorante che non frequentiamo spesso, ‘Il Dante’. Un posto discreto, dove si mangia bene e si può avere un po’ di privacy per affrontare problemi di lavoro complessi.
Entro nella frescura del locale ‘ l’aria condizionata va al massimo, fa un caldo boia ‘ e subito la cerco con gli occhi.
A momenti mi viene un colpo. Come ho detto, Roberta &egrave sempre una donna appariscente e non fa niente per nascondere la sua procacità, ma questa volta ha cambiato’, come dire’.. prospettiva, il suo loock attuale sembra fatto apposta per valorizzare le sue forme e renderla stupendamente provocante.
Mentre mi avvicino al tavolo con la gola che mi si &egrave seccata e sto tentando di farmi tornare la saliva per evitare figuracce quando le parlerò, mi rendo conto che molti occhi, più o meno furtivamente, sono puntati su quel gran pezzo di figa.
Quando mi vede si alza e mi viene incontro per baciarmi sulle guance, il suo profumo mi stordisce.
– Ciao Ivano, grazie per essere venuto. – Mi fa con quel suo sorriso sempre ammaliante.
– Ciao Roby. ‘ rispondo con ancora un po’ di raucedine in gola che mi da fastidio . Riesco a concludere la frase con un ‘ Sei fantastica oggi.
– Grazie. ‘ Mi fa lei sempre sorridendo, e poi rilancia ‘ detto da te che quasi non mi vedi quando siamo al lavoro &egrave proprio un gran complimento.
Sorvolo sulla sua risposta e mi seggo assumendo la mia solita aria ‘professionale’ quando bisogna affrontare questioni di lavoro.
Il cellulare mi interrompe ed io rispondo facendogli un cenno di scusa. Dopo un paio di minuti che ascolto in silenzio il mio interlocutore, senza toglierle gli occhi di dosso, do una risposta di circostanza e rinvio al tardo pomeriggio la discussione che mi ha proposto e di cui non ho capito niente.
La mia testa &egrave tutta concentrata sulla bellezza di Roberta, sulle sue tette straordinarie.
Ha una scollatura profonda che mette in forte risalto i suoi abbondanti seni tondi, in mezzo a cui &egrave finito il piccolo crocefisso d’oro che lei porta sempre.
La gonna a tubino che gli fascia lo splendido culo, come gli fosse stata cucita addosso, ha uno spacco che mette in mostra la sua coscia sinistra fin quasi alle mutandine, che faccio fatica ad immaginare, se non fosse per il filo che sul fianco mi fa capire che indossa un minuscolo tanga. I sandali con un tacco bello alto (quanto sarà 8 ‘ 10 cm.). Il trucco che esalta la carnosità delle sue labbra e la bellezza dei suoi occhi blu.
Non riesco a concentrarmi su altro, meccanicamente mi faccio uscire un:
‘ Allora, qual &egrave il problema’ –
Lei mi guarda con intensità, poi accorgendosi che il cameriere si sta avvicinando per prendere l’ordine, si rivolge a lui ed aspetta che si sia allontanato prima di rispondermi:
-E chi dice che c’&egrave un problema’ – Ha ripreso a guardarmi dritto negli occhi.
La cosa mi mette a disagio. Non posso certo essere definito un timido con le donne, ma sono sconcertato dal suo atteggiamento, come dire, diverso dal solito.
E lei, come avesse capito il mio stato d’animo, mi fa:
– Volevo solo stare un po’ con te a parlare di noi ‘ forse mi sbaglio, ma colgo un certa roca raucedine nel suo timbro di voce; come dire’. quando una donna &egrave ‘arrapata’.
– Allora posso rilassarmi e sgombrare la testa ‘ faccio con finta disinvoltura, nel tentativo di riprendere le redini del mio stato emotivo.
Ma lei spara subito un altro carico:
– Spero davvero di riuscire a farti rilassare come dico io.
La guardo a questo punto con occhi curiosi e gli faccio:
– C’&egrave qualcosa che non so?
– Beh! ‘ mi fa lei distogliendo per un attimo lo sguardo e scoprendo anche il suo disagio ‘ certo non sai che mi sono cotta di te! ‘ e rialzando lo sguardo a mo di sfida ‘ e che mi ti farei subito.
Ho un attimo di sconcerto. Il mio corpo reagisce prima di me.
Una potente erezione mi costringe a toccarmi per risistemarmi la posizione del cazzo che mi fa male. La costrizione dovuta all’erezione improvvisa, e la posizione da seduto trattiene la patta del pantalone e gli impedisce movimenti naturali.
La manovra non le passa inosservata, e lei con uno strano luccichio negli occhi continua
‘ Vedo che la cosa non ti lascia indifferente.
Sento il bisogno di riflettere prima di rispondere a quest’ulteriore provocazione.
Prendo il bicchiere per l’acqua e con gesti lenti e studiati prendo la bottiglia di Ferrarelle e ne verso una metà abbondante.
Bevo il più lentamente possibile per darmi il tempo di pensare”. poi faccio:
– Quando una bella donna come te ti fa un simile complimento &egrave difficile restare impassibili. Ma forse e bene che ne parliamo con calma mentre mangiamo.
Il cameriere stava avvicinandosi con la spigola al forno che aveva appena preparato e stava cominciando a pulirla.
Roberta mi guarda ed annuisce lasciando a me la parola.
Colgo la palla al balzo ed essendomi ripreso sufficientemente, parto al contrattacco.
– Sia tu che io siamo sposati e con figli. Io non ho alcuna intenzione di crearmi problemi in famiglia perché potrebbero disturbare questa fase della mia carriera che &egrave strategica per il mio futuro. Non so tu cosa pensi per te. Però &egrave certo che tu non mi sei indifferente e se lo volessi”.. ‘ lasciando la frase a metà.
I suoi occhi non mi hanno lasciato per un attimo, adesso che deve rispondere, quasi a manifestare che anche per lei &egrave una discussione difficile, sposta lo sguardo e mi fa:
– Lo voglio!!! Cio&egrave, volevo dire anch’io non voglio problemi in famiglia perché mio figlio &egrave tutto per me, e non posso correre il rischio che mio marito me lo porti via. Però tu mi sei entrato nel cervello.
Dopo un attimo di silenzio che gli serve per riprendere fiato, continua:
– Non ho altre parole per dirtelo. Ti voglio. Voglio far l’amore con te. Voglio sentirti, da quell’uomo vero che mi sei subito sembrato, la tua personalità mi domina sessualmente. Non ho mai provato una cosa del genere, ma sento che ho bisogno’… di sentirmi la tua’ puttana.
Ha detto queste frasi tutte di un fiato, forse per paura di non riuscire ad arrivare fino in fondo ed adesso mi accorgo, da come respira, che &egrave più sollevata.
Mi guarda, aspetta che io risponda.
Mi prendo tutto il tempo necessario. So di avere il coltello dalla parte del manico. Mangio buona parte della spigola e bevo due bicchieri di vino bianco bello fresco. Poi sollevo lo sguardo su di lei.
Uno sguardo che vuole guardarla dentro. Lei sente il peso del mio sguardo indagatore ed assume una posa quasi di sfida, quasi ad offrirsi al mio sguardo.
– Vedi ‘ gli faccio con voce bassa ‘ però io posso essere molto esigente con le donne, soprattutto quando sono loro che mi chiedono qualcosa.
La vedo bere il senso delle mie parole. I suoi occhi hanno una strana brillantezza, una luce quasi perversa si legge sul suo bel viso.
– E’ quello che sto cercando. Mio marito non &egrave mai andato oltre una sveltina il sabato sera. Per fortuna &egrave nato Mattia. Ti giuro che non ti creerò mai alcuna difficoltà od imbarazzo pubblico. Voglio solo poter provare con te quello che sogno ogni volta che faccio l’amore con mio marito, fare la porca. Vivere compiutamente la mia sessualità. E’ l’unico modo perché riesca a raggiungere una specie di orgasmo insieme a lui.
La guardo ancora. Vedo che &egrave in apprensione in attesa della mia risposta.
Tergiverso ancora, ogni tanto la guardo, poi riposo gli occhi sul piatto e continuo a mangiare. Sono diversi minuti che lei mi guarda e non mangia niente ed &egrave in attesa che io gli risponda. Decido che &egrave venuto il momento.
– C’&egrave una condizione non trattabile, però.
– Va bene ‘ risponde senza neanche sapere di cosa si tratta ‘ Mi sta bene, qualunque essa sia.
– Aspetta a dire subito si ‘ gli faccio ‘ Voglio che tu sia cosciente di quello che stai facendo. Voglio che tu sappia che la condizione &egrave che tu sarai sempre e solo il mio giocattolo.
– Va bene ‘ fa lei interrompendomi.
– E i giocattoli si usano come ciascuno vuole ‘ continuo io imperterrito, come se neanche avesse parlato ‘ si possono prestare’., si possono usare insieme agli altri’.., si possono anche’.. rompere. Certo non tanto che non si possa più giocare, ma potrebbe lasciare qualche piccolo segno’..
Ora i suoi occhi sono come velati. L’eccitazione &egrave stata sopraffatta dall’emozione. La vedo annuire con la testa e poi piano piano la sento mormorare:
– Mi sembra giusto’..
Mi piego verso di lei, le do un lieve bacio sull’orecchio e vedo la reazione sulla sua pelle. L’eccitazione &egrave tornata più forte di prima. Gli faccio all’orecchio:
– Intanto che arriva il dessert va in bagno, accarezzati da sopra la mutandina fino a quando sei venuta. Poi me la porti. Voglio sentire il tuo profumo subito.
Si alza con decisione, si avvia verso il bagno che &egrave in fondo alla sala, attirando gli sguardi di tutti i maschi presenti.
Passano diversi minuti prima che la vedo riemergere.
Rossa sulle gote ma con un passo che mostra tutto il suo orgoglio per il compito svolto.
Si siede accanto a me e fa scivolare il suo tanga nella mia mano. E’ umidiccio. Emana un profumo dolce ed aspro che si sente a distanza. Lo annuso.
Dal resto della sala nessuno può vedere niente per come essa &egrave disposta.
Noi siamo dietro due colonne che ci rendono invisibili agli altri. Mentre il cameriere si avvicina con il dessert, scostando il minusco feticcio dal mio naso con cui avevo assaporato tutto il suo penetrante profumo, penso bene di metterlo bene il mostra sul tavolo.
Gli occhi di Roberta diventano di fiamma. Il cameriere capisce tutto e mi fa un sorrisetto sornione e furtivamente la guarda. Io con disinvoltura prendo a gustarmi il mio dolce, un carpaccio di ananas con gelato, squisito.
Quando il cameriere si allontana, Roberta mi fa:
– Contento adesso? ‘ ponendomi con fare spavaldo la domanda in modo retorico, certa che non avrei risposto. Ed io invece:
– Si, ma non basta. Adesso devi farmi scaricare perché non ce la faccio più.
Lei mi guarda preoccupata e mi fa:
– Andiamo via, non abito distante, mio figlio &egrave a scuola e mio marito prima delle diciotto non torna dalla fabbrica.
– No adesso ‘ gli faccio mostrandogli il cazzo che già svetta da sotto la tovaglia del tavolo.
Lei si guarda intorno per capire come può farlo. Dopo un’altra occhiata in giro si lascia scivolare inginocchio al mio fianco e lo prende in bocca cominciando una pompino magistrale.
Il suo movimento lento con la lingua si conclude sempre con una succhiata finale che mi fa impazzire. Non gli ci vuole molto per farmi venire con quel trattamento ed io gli scarico una bella quantità di sperma nella bocca. Lo ingoia tutto. Poi completa la pulizia della mia asta per rialzarsi con la stessa armonia con cui era scivolata giù.
E’ solo quando sta per prendere il tovagliolo per pulirsi gli angoli della bocca che vede il cameriere, che a bocca aperta la guarda come fosse in catalessi.
La sua faccia prende mille colori. Non riesce più a fermare gli occhi in cerca di un modo per nascondersi.
Io, come se niente fosse, avvicinandomi al suo volto su cui vedo due gocce di sperma che raccolgo con il dito indice e gliele porgo sulle labbra, gli faccio all’orecchio:
– Perché non accontenti anche lui, poveretto. Non vedi come lo hai fatto arrapare?
Mi guarda negli occhi. Capisce che non scherzo e che sto provando la sua reale disponibilità.
Guarda l’uomo la cui erezione si vede lontano un miglio. Fa un lieve cenno di si con la testa.
Allora, faccio segno al cameriere che si metta dietro la colonna al suo fianco. Quando l’uomo ha preso posizione guardo Roberta negli occhi. Quel lampo di sfida che già avevo visto ricompare nei suoi occhi ed allungando la mano gli fa scivolare la lampo del pantalone, ne estrae un cazzo non grandissimo ma abbastanza lungo. Aiutandosi con le unghie che fa scorrere con rara maestria lungo l’asta e succhiando voracemente la cappella dell’uomo, in breve tempo lo fa venire.
Mentre si sta per staccare si accorge del mio disappunto ed allora si ferma e si lascia sborrare in bocca anche da lui.
Quando ha terminato ritira su la lampo e finalmente può pulirsi la bocca da cui comunque un rivolo di sperma era uscito lungo i lati della bocca.
A questo punto, lei insiste per pagare ed andare subito via, la invito allora a pagare lei ed lasciare anche una lauta mancia al cameriere, cosa che fa puntualmente.
Poi ci avviamo fuori.
Appena fuori dal locale gli faccio:
– A casa tua o mia, mai. Al più presto avremo un posto tutto per noi per ritrovarci e giocare insieme. Adesso andiamo al lavoro separati e cerca di finire la giornata tranquilla.
Allora lei mi fa:
– Ok, passo da casa a cambiarmi e poi vengo.
– No! ‘ gli faccio io ‘ da oggi in poi a lavorare vieni così.
Lei mi guarda con uno sguardo che lascia trasparire un po’ d’angoscia. Sa che tutti si accorgeranno che &egrave senza mutande. Il tubino non nasconde niente, e poi una bella macchia di sperma &egrave proprio all’altezza della figa. Mi guarda con occhi imploranti, ma capisce che il gioco &egrave questo. Abbassa la testa e si avvia verso la sua macchina.
Io vado a prendermi un caff&egrave in centro e cerco di riflettere su quanto &egrave accaduto.
E’ una cosa stupenda ma al tempo stesso mi sconvolge. Più volte avevo sognato di avere una schiava a disposizione, ma averla davvero &egrave un’altra cosa.
Adesso devo pensare a come gestire la cosa senza avere ricadute sulla mia famiglia.
Mia moglie Giulia mi ucciderebbe se scoprisse questa novità. Poi, quasi d’improvviso, una folle idea mi passa per la testa. Devo pensarci meglio e vedere come posso realizzarla. Ora per prima cosa devo trovare un posto dove incontrare ancora con calma Roberta. Sono rientrato in ufficio e mi accorgo che c’&egrave una strana aria.
Roberta &egrave in fondo al salone, alla sua scrivania che lavora come niente fosse, ma le altre quattro ragazze che fanno parte dello staff si vede che hanno spettegolato ed ogni tanto fanno strani gesti in un codice che inequivocabilmente indica ‘lei’.
Roberta, anche per il suo ruolo, non ha mai dato gran confidenza alle impiegate, per cui le altre si sentono autorizzate a coalizzarsi contro di lei, quasi fosse una cosa naturale.
Faccio finta di niente e vado nella mia stanza. Cerco nel cassetto la vecchia agenda con tutti i numeri di telefono privati e cerco.
Mentre tornavo in ufficio mi &egrave infatti venuto in mente la Adalgisa. Una puttana ‘in pensione’ che avevo conosciuto in gioventù, che ha investito i suoi risparmi aprendo un piccolo residence abbastanza in centro. E’ una vecchia villa, circondata da un alto muro ed un ampio giardino, in cui sono stati ricavati una ventina di mini alloggi. L’arredamento &egrave di classe e l’ambiente discreto. E’ frequentato prevalentemente da dirigenti d’azienda che sono in trasferta nella nostra città.
L’Adalgisa si può dire che mi ha sverginato. E’ stata la mia prima vera maestra di sesso.
Gran puttanone! Ai suoi tempi aveva fatto furore.
Più di un vecchio borghese si &egrave ricordata di lei nel testamento e, anche grazie a ciò, la sua pensione &egrave particolarmente agiata.
Chiamo Adalgisa che sentendo la mia voce quasi si commuove. Dopo un po’ di convenevoli mi chiede:
– Come mai un bel fustaccio come te ha bisogno della vecchia Adalgisa?
Gli espongo rapidamente il mio bisogno e lei mi dice:
– Non c’&egrave problema. Ho sempre un appartamento libero per gli amici. Adesso dovrò trovarne un altro. Quello di adesso &egrave tuo. Passa pure a prendere le chiavi quando vuoi. Le lascio in reception e non hai bisogno altro che dire che sei Ivano.
Faccio per ringraziarla, ma lei sempre molto professionale quando si tratta di affari mi fa:
– La fattura posso intestartela all’azienda. Di volta in volta posso farla figurare come singole riunioni o ospitalità verso terzi che sono venuti da te. Mi dirai tu come fare, comunque la somma finale sarà sempre di tremila euro al mese. D’accordo?
– E come posso dire di no ad una simile efficiente risposta. Grazie Adalgisa. ‘ e metto giù la cornetta.
La prima cosa &egrave fatta. Adesso devo vedere come andare avanti. Mi viene in mente che Martina, la ragazza più giovane dello staff mi intriga particolarmente. Credo che il primo compito che assegnerò a Roberta sia quello di conquistarla per me.
Subito scrivo un appunto a Luigi ‘ il mio socio, che &egrave anche mio cognato, il fratello di Giulia mia moglie – e gli dico che sarebbe opportuno rafforzare l’amministrazione e Martina mi sembra la più adatta perché deve ancora prendere in mano alcuna partita e quindi può essere ‘educata’ più facilmente a questo nuovo ruolo.
Vado a casa abbastanza presto e mi godo un po’ i ragazzi giocando insieme.
La cena si svolge nella solita ordinata normalità.
La notte però diventa lunga ed agitata. Mille pensieri mi scorrono in testa. Una potente erezione mi procura quasi dolore. Bisogna che faccia qualcosa. Sto pensando quasi di andarmi a masturbare quando guardo Giulia, mia moglie, nel letto a fianco a me, che girata di lato mi porge il suo culo.
Giulia non &egrave una bellezza. A quasi quarant’anni e due figli, ha ancora un personale accettabile. Se non fosse per la pancetta che dopo le due gravidanze ormai le appesantisce il ventre, si potrebbe dire che ha una bella figura.
Comincio ad accarezzarla lievemente. Non facciamo più l’amore spesso, come quando eravamo sposati da poco. Ma non &egrave insolito però che io, quando ho voglia, la sollecito e lei ‘ ha questo di bello ‘ non dice mai no.
Con il dito comincio a disegnare cerchi sulla sua schiena, scendo lentamente fino sulle sue natiche.
Poi inizio a farlo scorrere lungo il solco del culo fino ad arrivare alla figa. Lei che dorme sempre con la camicia da notte e senza mutande, fa un movimento per facilitare la mia entrata. Affondo il dito. Lei si sveglia del tutto e gira la testa. La bacio mentre raddoppio le dita nella sua figa. Lei si gira e con la mano si infila nel mio pantalone ed afferra il mio cazzo. Lo saggia, capisce che sono in tiro alla grande ed allora si lascia scivolare fino a prenderlo in bocca. Me lo ciuccia per un po’, poi si rialza, mi scavalca con una gamba e s’impala sul mio cazzo. E’ già lubrificata. A volte non so come faccia, appena gli presento il cazzo lei lo prende subito, senza bisogno di tanti preamboli. Il suo movimento diventa lungo e profondo, mi da un grande godimento. Quando anche la quantità dei suoi umori mi fa capire che anche lei adesso &egrave arrapata, la faccio scivolare giù, la giro e comincio a leccargli il buco del culo. Con la lingua faccio un movimento che oltre ad andare su e giù, avanti ed indietro, ogni tanto scende fino alla figa, da cui esce una quantità enorme di succhi. Adesso ha voglia. Smania e si muove facendomi capire che mi vuole dentro. Io la faccio sistemare. Gli infilo due cuscini sotto la pancia e la penetro a pecorina. Due, tre, quattro colpi ben assestati che lubrificano bene il mio cazzo. Poi lo ritiro indietro, poggio la cappella sul suo culo e comincio a forzarla. L’ingresso &egrave sempre il più difficile. Dopo un po’ che traffico ecco che la cappella scompare dentro di lei. Il resto viene risucchiato. Lei comincia quelle contrazioni dei muscoli interni al suo culo, che sa che mi piacciono tanto. Io aumento il ritmo. Lei comincia a godere. Ormai il mio assalto &egrave furioso. i colpi la fanno andare su e giù e sbattere con la testa sulla testiera del letto. Per fortuna che i ragazzi dormono al piano di sotto, penso dentro di me. L’orgasmo mi prende quasi di sorpresa. Eiaculo un sacco di sborra nel suo retto. Anche lei ha goduto bene. La vedo soddisfatta. Esco con il cazzo che comincia a perdere il suo turgore e resto a guardarle il buco del culo dilatato fino a che lo sperma comincia ad uscire lentamente. Mi piace questo spettacolo. Lei prende un fazzolettino di carta da sopra il comodino, si copre il culo che appare ancora più aperto, e scivola giù dal letto per andare in bagno a pulirsi.
Dopo un po’ la raggiungo per pisciare, lei &egrave seduta sul bidet che si sta rinfrescando l’ano dilatato. Piscio a pochi centimetri dalla sua testa. Prepotente mi viene in mente che mi piacerebbe pisciargli in bocca. So che non mi consentirà mai di farlo. Bisogna che Roberta, la mia schiava, impari in fretta anche questo: a bere il mio piscio.
E’ squallido forse, ma così com’&egrave cominciato, ci rimettiamo a letto, e senza aver detto una parola ci addormentiamo tutti e due soddisfatti.
Con Giulia &egrave così.
Quando mi sveglio Giulia si &egrave già alzata per preparare la colazione per me ed i ragazzi che devono andare a scuola.
Io vado in bagno e mi faccio una bella doccia. Lentamente, calda, lasciandomi frustare dal getto d’acqua che &egrave violento. Mi piace stare nell’umido fumoso della doccia bollente. Quando mi sento soddisfatto giro il miscelatore sul freddo e lascio che il getto freddo mi svegli facendomi quasi mancare l’aria.
Queste sensazioni violente mi hanno sempre appagato. Esco dalla doccia, mi copro con l’accappatoio e mi ributto sul letto. Giulia che intanto si era affacciata in stanza a vedere a che punto ero, mi fa trovare il caff&egrave caldo ed i biscotti sul comodino. Faccio colazione, torno in bagno per completare la mia toletta. Mi rado, mi asciugo bene i capelli, uno spruzzo del mio profumo preferito nebulizzato su tutto il corpo ed eccomi davanti allo specchio per guardarmi.
– Però ‘ penso ‘ a quarantatr&egrave anni reggo ancora abbastanza bene.
Vedo un ventre bello piatto (frutto delle lunghe sedute in palestra), due spalle e due pettorali muscolosi quel tanto, senza esagerazione, ma senza alcun cedimento.
Il cazzo, floscio che comunque arriva a metà coscia, da una chiara idea della sua possibile potenza. Mi sento soddisfatto di me.
Roberta mi ha risvegliato un amor proprio che ultimamente si era un po’ appannato, forse per la noia della quotidianità. – Mi ci voleva questa zoccola – penso dentro di me.
Con questi pensieri che mi girano in testa mi vesto, elegante come sempre, e passando dalla cucina do un distratto bacio a Giulia ed una veloce carezza a ragazzi e dico:
– Stasera non aspettarmi, potrei far tardi con l’amministrazione. Ciao. ‘ ed esco senza dargli il tempo di rispondere.
La mattinata si presenta fresca ma soleggiata. Faccio la strada a piedi per andare al lavoro, senza farmi prendere dalla solita smania di fare.
Mi crogiolo nel sole che risplende e se anche ho un abito come al solito molto formale mi sento, come dire’ , più libero.
Mi fermo al bar sotto l’ufficio per un cappuccino ed una briosche e sono quasi le 9.30 che arrivo al lavoro.
Le ragazze mi guardano sorpreso, non arrivo mai a quell’ora così tarda al lavoro, ma io come niente fosse vado dritto nel mio ufficio, senza risparmiare un’occhiata a Roberta.
Una fitta al ventre mi coglie all’improvviso quando realizzo come si &egrave vestita.
Anche se vedo solo la parte superiore, la mia eccitazione va alle stelle. Una giacchina nera con un solo bottone da cui, praticamente, fuoriescono le due prepotenti tettone che sono racchiuse da un minuscolo reggiseno, il cui unico compito sembra quello di unirle per farle apparire ancora più tonde di quelle che già normalmente appaiono.
Vado nel mio ufficio ma lascio la porta aperta di quel tanto che riesco ad inquadrarla nel vetro dell’armadio alle sue spalle.
Lei se ne accorge e, come niente fosse, si alza, va vicino ad un mobiletto che &egrave ben visibile dalla mia posizione e chinandosi quasi a novanta gradi fa finta che sta cercando qualche pratica.
La gonna che indossa &egrave molto corta e subito emerge il suo splendido culo e presto mi accorgo che &egrave senza mutandine.
Nel fare il gesto di piegarsi apre ulteriormente le cosce e la vista del suo pelo, in controluce, mi produce una forte erezione.
Mi alzo di scatto e chiudo la porta.
– Non riuscirei a combinare niente se continua questa tortura ‘ penso mentalmente.
Cessato lo spettacolo riesco a riprendere il controllo. Adesso &egrave giunto il momento di pianificare la giornata.
Per prima cosa chiamo mio cognato Luigi che &egrave nella sua stanza dall’altro lato dell’ufficio e con una scusa comincio a parlare degli affari della ditta.
Quando sto quasi per terminare la conversazione lui mi fa:
– Sai Ivano, mi sembra una bella idea quella di rafforzare l’amministrazione, così Roberta, che mi sembra molto brava, può affiancarti quando vai a trattare con i clienti sulle questioni economiche. Che ne dici?
E’ solo perché non abbiamo un videotelefono che riesco a camuffare la mia gioia.
Con fare professionale rispondo:
– Beh! se credi che ne abbia bisogno?
– No, no! non volevo mettere in discussione le tue capacità. ‘ fra me e lui non c’&egrave mai stata grande confidenza, un po’ per la differenza d’età, un po’ perché siamo profondamente diversi di carattere. Allora continua preoccupato – Finora hai fatto alla grande ma lo sai, dobbiamo cercare di espanderci ancora e Roberta mi sembra che si sia inserita bene. Facciamo così ‘ conclude ‘ parlagliene tu in privato. Se lei &egrave d’accordo puoi nominarla tua assistente personale oltre che responsabile dell’amministrazione.
Un sorriso di trionfo si stampa sul mio volto. Adesso &egrave in mio pugno.
Lascio cadere la cornetta e mentre ripenso alla disponibilità di Luigi con me chiamo al citofono la Angela, la mia assistente di studio e la invito nel mio ufficio.
– Ciao Angela ‘ faccio quando entra ‘ ho bisogno che stamattina mi affianchi perché devo parlare con la Roberta. Luigi ha deciso di affidarle l’incarico di mia consulente economica nelle trattative e mi ha chiesto di informarla, ed io ho bisogno che tu gli spieghi bene qual &egrave il mio lavoro e come mi dovrà affiancare.
Mentre parlo non posso fare a meno di guardare Angela con occhi diversi da ieri. Non so perché, ma oggi tutte le donne mi sembrano affamate di cazzo. In effetti mi rendo conto che se anche non &egrave bellissima il suo corpo di ventiseienne &egrave ben costruito. Forse un po’ troppo appesantito, ma quella ciccia in più gli da un che di burroso che mi stuzzica.
Angela, che non ha realizzato perché la sto squadrando, forse pensando che sto valutando le sue capacità professionali subito si rende disponibile.
– Ok capo. Te la chiamo subito e vado a prendere il memorandum che mi costruisti quando mi avete assunto.
Esce ed io ho il tempo di riflettere che &egrave bene che non mischi in maniera plateale il lavoro con il piacere.
Quando entrano le donne, comunque, faccio fatica a restare concentrato, ma mi impongo di riuscirci.
Si siedono tutte e due di fronte a me e subito la figa di Roberta si mostra in maniera violenta. Mi concentro su Angela e comincio la riunione di lavoro.
Dopo oltre un ora di discussione finalmente possiamo dire di aver concluso la riunione. Mentre Angela va fuori io trattengo Roberta sulla porta per dirgli che sarebbe bene che andassimo a mangiare insieme, così gli parlo del nuovo caso che all’indomani dobbiamo cominciare ad affrontare insieme.
Lei si rende subito disponibile e mi chiede dove ci vediamo.
– Partiamo insieme, andiamo con la tua macchina io sono venuto a piedi. Cerchiamo un posto tranquillo dove si può lavorare. Cosa ne dici del ‘Dante’?
Faccio con una voce asettica. Lei con il volto arrossato, sicuramente il ricordo di ieri le ha procurato un misto di eccitazione e vergogna, mi risponde un flebile:
– Va bene.

…continua……
Sono graditi i vostri commenti Alle tredici in punto esco dal mio ufficio e mi avvio facendo segno a Roberta che &egrave ora di andare. Lei con fare professionale prende il blocco degli appunti ed una matita e mi segue di gran carriera.
Mentre siamo in ascensore non resisto alla tentazione di sentire com’&egrave la sua figa. Umida, impiastricciata. Deve aver goduto mentre era davanti a noi la stronza. Il mio dito entra come fosse burro. Il suo profumo &egrave intenso. L’ascensore se ne riempie.
Senza dire ancora nulla aspetto che l’ascensore si fermi, andiamo nel garage sotterraneo e prendiamo la sua macchina.
Quando entriamo nella sua Clio gli chiedo:
– Allora come ti &egrave sembrato l’aperitivo?
– Non ho mai goduto tanto ‘ mi fa ‘ avrei voluto essere chiavata anche da quel coglione di mio marito ieri sera, l’avrei fatto godere come un matto, ma lui certe cose le fa il sabato sera o niente.
Mi scappa una risata ma subito mi riprendo.
– Bene. Anche a me &egrave piaciuto tanto. Però mia moglie non mi ha detto di no e mi sono scaricato bene. Adesso però sono di nuovo pronto.
Mentre la macchina si infila in mezzo al caos dell’ora di pranzo lei mi fa:
– Dovevamo tornare proprio la?
La guardo di sott’occhi e percepisco che la cosa pur spaventandola la eccita da morire.
– Pensavo che dare un po’ di figa a quel povero cameriere sarebbe stato un gesto carino. Faccio con voce suadente.
Lei &egrave sempre più rossa in viso. Allungo la mano in mezzo alle sue gambe e mi accorgo che ha ripreso a godere. Il movimento della sua testa &egrave eloquente come il profondo sospiro che la mia penetrazione gli ha procurato.
– Sembri una troia stamattina, lo sai vero.
– Non avrei voluto ma quello stronzo di mio marito mi ha fatto incazzare ed allora mi sono preparata così. Lui non se ne &egrave neanche accorto.
– Adesso andiamo a pranzo, facciamo due giochini e dopo ti porto nel posto che ho trovato per noi.
Vedo nel riflesso del parabrezza il luccichio dei suoi occhi.
– Bene ‘ mi fa.
Arriviamo al ristorante e come entriamo la frescura dell’aria condizionata ci ricorda che fuori la temperatura &egrave andata molto su.
Il cameriere come ci vede accorre per accompagnarci al posto di ieri. Io gli sorrido e gli faccio:
– Vediamo che servizio riesci a farci oggi.
Lui di rimando, dimostrando come un buon cameriere sa stare al passo dei clienti:
– Vedrò se riesco a farvi un vero servizio speciale.
Roberta rossa in viso tace ma mi accorgo che già guarda la patta del cameriere e devo dire che ciò che si vede &egrave davvero una ‘prospettiva interessante’. Il pacco &egrave bello turgido e rivolto verso l’esterno, creando quasi una capanna davanti a lui.
Facciamo l’ordine seguendo i suoi consigli e, mentre lui si dirige in cucina faccio a Roberta:
– Che ne dici di prepararmi un bell’aperitivo. ‘ e gli offro un grosso e nodoso grissino che ho prelevato dal cestino del pane.
Lei lo guarda, mi guarda, lo prende dalle mie mani e con due dita lo fa scomparire sotto la tovaglia. Dopo poco la mano riemerge e lei mi offre il grissino che risulta quasi spugnato. Il suo sapore &egrave aspro, ma molto buono. Mi piace. Vedo il cameriere che si avvicina con l’antipasto e gli faccio segno di prepararne uno per lui.
Appena lui ha sistemato i piatti, Roberta tira fuori la mano da sotto la tovaglia e gli offre il grissino. L’uomo la guarda non capendo al momento, ma &egrave un attimo. Il profumo deve avergli fatto capire di cosa si tratta.
Prendendo il grissino dalle sue mani riesce a dire:
– Mi chiamo Gianni, signora.
Porta il grissino alla bocca. Lo vedo chiudere gli occhi ed alzare la testa verso l’alto, mentre assapora il gusto di Roberta. Come risvegliandosi fa:
– Raramente mi &egrave capitato di assaggiare tali bontà. E si che sono un intenditore.
Intervengo allora come se nulla fosse accaduto.
– Sia gentile Gianni, veda se riesce a mostrare dov’&egrave la toilette alla signora, mi ha detto che non riesce a ricordare dov’&egrave.
Gli occhi dell’uomo diventano allupati. Subito con un goffo inchino indicando la strada fa:
– Prego signora da questa parte.
E la precede verso il bagno. Li vedo sparire nella porta dove c’&egrave scritto ‘Privato’.
Passa un buon quarto d’ora prima che Roberta riemerga. Io ho mangiato tranquillamente tutto l’antipasto che il cameriere aveva portato, ma lei non sembra per nulla contrariata. Vedo che non ha più rossetto. Segno che deve averglielo succhiato. Sempre non visto da alcuno gli infilo ancora un dito in figa ma la trovo chiusa da qualcosa.
– Ho messo un tampax per lasciarti vedere, più tardi, cosa mi ha offerto Gianni. ‘ mi dice con voce roca guardandomi fissa negli occhi.
Il pranzo lo consumiamo rapidamente ed in silenzio. Al conto, come ieri, paga lei ed ancora lascia una lauta mancia al cameriere. Senza che io gli avessi detto niente.
Presa la macchina ci dirigiamo verso la nostra alcova. Quando suono il citofono il cancello si apre e Roberta parcheggia all’interno del giardino che risulta bellissimo.
Entriamo dalla porta automatica a vetri e subito troviamo la reception.
Antonio, un baldo giovane mi si avvicina e mi chiede cosa può fare per me e quando io gli dico chi sono subito mi da un mazzo di chiavi che si affretta ad illustrare. Telecomando per il cancello, chiave per l’ascensore (ai piani si accede solo con ascensore e ci vuole la chiave (per la privacy dei nostri ospiti si affretta a dire Antonio), la chiave dell’appartamento. Il nr. 103.
Saliamo di sopra. L’appartamento &egrave stupendo. Mi colpisce la lunga serie di Dvd porno che sono a disposizione sulla mensola vicino al Tv al plasma da 50’ che &egrave sospeso di fronte al letto. Vedo che c’&egrave il frigo che risulta ben fornito, do un occhiata in bagno, non manca niente. Apro l’armadio e con gran sorpresa vedo anche alcuni abiti di diverse misure ma tutti più o meno della mia taglia. Dal altro lato dell’armadio c’&egrave un vero bazar di abiti da donna, che definire sexy &egrave un eufemismo. Direi piuttosto che sono da troia.
Finalmente mi giro verso Roberta che mi &egrave sembrata disinteressata al mio giro panoramico, e la guardo. Nei suoi occhi una terribile eccitazione.
– Bene ‘ gli faccio ‘ allora monta sul tavolo e mostrami questo ricordino che dicevi.
Aiutandosi con una sedia, senza spogliarsi. Tanto senza mutande e con la gonna corta che ha non serve, lei sale sul tavolo al centro della stanza.
Io mi lascio cadere sulla poltrona che &egrave proprio di fronte e mi accomodo accendendomi una sigaretta.
Con gesti lenti e lascivi, imitando quelli di una danza lei si piega leggermente sulle ginocchia e la figa quasi si spalanca di fronte a me. Lei infila lentamente la mano, con il dito infilato dentro rovista fino a trovare il filo del tampax e poi comincia a tirarlo.
Lo fa in maniera lenta, lo vedo sfilarsi millimetro dopo millimetro. All’improvviso, spinto dalla pressione esercitata da sopra, il tampax salta via quasi fosse un tappo di champagne. Un abbondante sbrorrata cola lungo le sue gambe. Ne &egrave davvero tanta. Lei se lo spalma dappertutto e continua la sua danza.
Io mi spoglio del tutto. Mi rimetto in poltrona e gli faccio segno di venire ad occuparsi di me.
Con mossa felina scende dal tavolo e viene ad accucciarsi ai miei piedi e comincia un pompino magistrale. Il mio cazzo protesta. E’ duro da morire e vuole qualcosa in più.
La faccio rialzare, la faccio girare di spalle e la faccio piegare in avanti. Lo sperma del cameriere la imbratta ancora dappertutto. Ne prendo una bella manciata da dentro la sua figa, che ne risulta ancora abbastanza piena, e comincio a massaggiargli il culo.
Lei si gira con la testa e mi fa:
– Li sono vergine. ‘ quasi a voler sottrarsi a quello che l’aspetta.
Come non l’avessi sentita continuo con il mio lavoro. Prima un dito. Entra, lo faccio scivolare bene avanti e indietro, poi comincio a girarlo roteandolo, poi ancora un dito. Lentamente, senza forzarla. Lei si sta eccitando da morire. Le dita poi sono tre e poi quattro. Adesso &egrave pronta. Mi sputo in mano ed insalivo ben bene la mia cappella. La faccio sedere sopra il mio cazzo. Sarà stata l’inesperienza, sarà stata la voglia, sarà stata la sua puttanaggine, ma si abbandona sopra il mio cazzo tutta di un tratto e con il suo peso la cappella subito si fa strada dentro di lei.
Lancia un grido e cerca un appoggio per alzarsi. Io invece la trattengo ed anzi la tiro ancora più giù. In due colpi &egrave tutto dentro. Sto fermo ed anche lei sta ferma. Quando mi sembra che il suo sfintere si sia adattato sufficientemente comincio a dargli il movimento di rotazione. Prende subito il ritmo giusto.
Dopo un po’, vedendo che lei va alla grande comincio a dargli segnali perché cominci il su e giù.
Appoggiandosi sui braccioli della poltrona Roberta comincia un lavoro di culo stupendo. Non sa fare le contrazioni che sa fare Giulia, ma &egrave sicuramente il suo culo &egrave più stretto di quello di Giulia, che tra l’altro non avevo sverginato io.
Dopo parecchio che lei si applica, e vedo che la cosa gli procura un grande piacere, lentamente la faccio girare verso di me. Sempre impalata sul mio cazzo.
Quando siamo uno di fronte all’altro gli prendo le caviglie e le faccio appoggiare sulla poltrona ai miei lati. Lei capisce al volo e comincia a cavalcarmi con entrate e uscite totali. Ogni volta che esce fa uno schiocco e poi subito di nuovo tutto dentro. In pochi minuti di tale trattamento parto alla grande. Mi accorgo che sta godendo anche lei e mi lascio andare sborrandogli nel culo. Quasi cade da dosso a me. Quasi priva di sensi la vedo scivolare a terra.
– Non mi era mai successo di venire così. ‘ mi dice con un filo di voce.
La aiuto a rialzarsi e gli chiedo di stendersi con la schiena sul tavolo così figa e culo sono a mia disposizione. La vedo così distesa, la sua faccia appagata che emerge fra le sue stupende tette la figa ancora impiastricciata con la sborra del cameriere ed il culo dilatato che ha un lungo rivolo di sborra che fuoriesce.
Prendo il cellulare e la fotografo. Una, due. Fino a che la memoria e piena. In tutte le pose. Purch&egrave si vedesse bene la faccia.
Vado in frigo, prendo una bottiglietta di coca, la agito, la stappo e così, senza dirgli niente gliela infilo nel culo. Il freddo, la stessa coca che agitata gli sta riempiendo le viscere la fanno risvegliare dal torpore in cui si stava abbandonando. Tenta di girarsi ma io la trattengo. Quando sono convinto che abbastanza coca si &egrave scaricata nel suo culo gli dico che può andare in bagno. Sempre con la bottiglia nel culo, Roberta scivola dal tavolo e va in bagno. La raggiungo quasi subito. E’ tutta impegnata ad evacuare quanto gli ho messo nell’intestino poco fa. Mi metto davanti a lei e gli offro il mio cazzo, sporco del suo culo, da ciucciare. Ha un attimo solo di esitazione poi comincia a succhiare. Me lo pulisce bene bene. Me lo sta ancora succhiando sperando di farmelo tornare in forma, quando comincio a pisciargli in bocca.
Ha come un rigurgito, ma io gli trattengo la testa. E’ costretta a deglutire per non rischiare di soffocare. La vedo che non gli piace, ma non me ne frega un cazzo. Gli svuoto la vescica in gola e solo quando ha deglutito tutto gli tolgo il cazzo dalla bocca.
– Che stronzo che sei. Potevi dirmelo che mi preparavo.
– Ti ho detto che i miei giocattoli li uso come voglio. Comunque &egrave bene che ti prepari a farlo sempre.
Lei non dice niente. Si alza e va verso la doccia. La fermo, prendo un’ultima pallina di sperma rappresa che fuoriesce dalla sua figa e gliela porgo. Lei mi lecca le dita fino a far scomparire quanto gli avevo offerto e dopo comincia a succhiarmi le dita. Finiamo insieme sotto la doccia chiavando come ricci. La metto alla pecorina e la fotto con violenza. Si vede che gli piace. Quando ancora una volta riesco a sborrargli nella figa gli dico:
– Vedi di lasciare un po’ di sapore a tuo marito.
Ma lei subito di rimando.
– Stasera non servirebbe a niente. Te lo detto che lui certe cose le fa solo di sabato. Vieni sabato sera verso le 22 e 30 sotto casa mia. Io vado a buttare le immondizie a quell’ora. Quello &egrave il momento che puoi offrire un regalino a quel becco di Franco.
Per la prima volta lo ha chiamato per nome.
Sono quasi le 16.30 &egrave ora di tornare in ufficio. Lei capisce e comincia a prepararsi.

‘.continua…….. Mentre in macchina torniamo in ufficio gli spiego i miei desideri su Martina:
– Con la scusa che dovrà affiancarti al lavoro dovrai sedurla e farla diventare una grande porca che sia disponibile a soddisfare ogni mio desiderio.
– Non ti sembra di esagerare. Cosa vuoi farti l’harem? – mi fa con voce scherzosa. Ma io la gelo subito:
– Senti troia. Tu farai tutto quello che io ti dirò senza discutere e senza commentare.
Le si concentra sulla guida e non profferisce più parola.
Arriviamo ad un’ora accettabile, compatibile con un pranzo di lavoro. Lei va subito a chiamare Martina e la porta vicino al suo tavolo.
Mentre mi trattengo a sentire i messaggi e le cose che Angela deve comunicarmi, con la coda dell’occhio vedo che Roberta ha cominciato a spiegare a Martina che da domani cambierà lavoro. Lei giovane, la vedo subito che &egrave succube della personalità di Roberta. Questo gioca a mio favore. Quando Angela ha finito la sua relazione vado nel mio ufficio e comincio finalmente a tentare di lavorare. Domani mi aspetta davvero una giornata impegnativa con dei nuovi clienti che vorremmo agganciare in un progetto molto impegnativo per noi.
E’ passato parecchio tempo che sono immerso nel lavoro e mi sono estraniato da tutto quando suona il mio cellulare. Guardo il display e vedo un numero che non conosco.
Rispondo e sento la profonda voce di Adalgisa che mi richiama alla realtà:
– Ciao fustaccio. A proposito, ieri nella fretta non ti ho illustrato tutti i servizi offerti dalla casa.
Incuriosito aspetto che lei continui:
– Dicevo, non ti ho detto che &egrave previsto, in omaggio sul prezzo, la registrazione in video e sonoro di tutto ciò che avviene nell’appartamento. E’ chiaro che l’uso di tale materiale &egrave riservato solo a te. Però Antonio, che &egrave l’unico che può accedere per motivi tecnici al materiale mi ha detto che hai cominciato alla grande.
Scoppio in una fragorosa risata. La cosa mi sembra eccezionale. Io ho fatto delle stupide foto mentre Adalgisa mi offre la registrazione di tutto. Subito gli dico che la serata la passo con lei per visionarlo e poi deciderò cosa farne.
La saluto e riprendo il mio lavoro che a questo punto non vedo l’ora di finire.
Alle diciotto e cinquanta, dieci minuti prima che finisca l’orario di lavoro, esco dalla mia stanza e con gli occhi faccio cenno a Roberta che l’aspetto giù.
Lei che non &egrave stupida, si attarda in ufficio in modo che le altre ragazze vadano via appena scoccano le 19.00, e poi mi raggiunge in garage.
Appena arriva gli dico:
– Chiama il cornuto e digli che stasera sei occupata.
Senza discutere lei prende il cellulare e chiama casa. Una breve discussione per l’inconveniente, ma la giustificazione che lei ha ricevuto un incarico più importante che potrà fargli guadagnare di più mette subito tutto a posto.
Andiamo alla villa ed entriamo da soli. Nell’atrio incrociamo Antonio che sta per andare via ed io lo fermo e gli dico:
– Perch&egrave non viene anche lei con noi.
Roberta non capisce e subito si allarma. La vedo preoccupata. Antonio, che evidentemente &egrave già stato informato da Adalgisa, fa un inchino d’assenso e ci fa strada verso l’attico della vecchia puttana, che vive anche lei in villa.
Come arriviamo la nostra ospite si mostra molto gentile e si spertica in complimenti per Roberta, che non conoscendo quella vecchia ma elegantissima e signorile donna, comincia a farsi affascinare dall’ambiente.
Dopo i convenevoli ed un aperitivo insieme, Adalgisa ci propone di andare nella sua veranda.
Entriamo in un salotto con un numero rilevante di divanetti di varia forma e grandezza. Ci fa accomodare ed intanto in fondo alla sala scende un grande schermo cinematografico.
Come ci siamo accomodati la luce sembra abbassarsi da sola e lo spettacolo inizia.
Roberta ha un sussulto. Mi guarda nella penombra e capisce che la serata non &egrave finita.
Per un po’ la proiezione prosegue in silenzio, ma quando il culo di Roberta inghiotte la mia cappella Adalgisa si lascia scappare un sospiro:
– Dio se quando venivi da me mi avessi inculata così , penso a come poteva essere magnifico.
Roberta rimane esterrefatta dal commento ma tace.
Continuando, Adalgisa fa:
– Comunque bisogna dire che la signora &egrave una zoccola eccezionale. Di quelle che ti svuotano i coglioni.
Roberta si agita sul divanetto vicino a me. Tenta di farsi più sotto quasi per farsi proteggere, ma io invece gli faccio:
– Perché non provi a vedere se lo spettacolo ha qualche effetto su Antonio.
Lei mi guarda ma non ha la forza di rispondermi. Senza dire niente si alza e va a sedersi vicino ad Antonio.
Mi accorgo che armeggia con la sua patta ed all’improvviso vedo svettare un cazzo enorme.
Guardo Adalgisa che, serafica, mi fa:
– A non ti avevo detto che Antonio &egrave uno degli attori di punta della mia casa editrice porno.
Roberta accenna una sega. Antonio le spinge subito la testa giù, facendogliela sbattere proprio su quel cazzo mostruoso.
Sarà lungo sicuramente oltre i 30 cm ed il suo diametro &egrave osceno, tanto &egrave grande. La cappella raggiunge la dimensione di una grossa arancia. Roberta non riesce ad infilarsela in bocca. Comunque cerca di far di tutto con la lingua.
Antonio intanto a cominciato a pasturare nella sua figa. Lo vedo con la mano destra infilata in mezzo alle sue gambe e da quello che posso vedere a Roberta non dispiace per niente.
Adalgisa mi dice: – Se vuoi posso riprendere anche qua.
Faccio un cenno d’assenso con la testa e la vedo armeggiare con un telecomando.
Poi la vecchia si alza, si inginocchia in mezzo alle gambe di Roberta e comincia a leccargli la figa.
Roberta &egrave partita. Quando i suoi succhi ormai hanno coperto la faccia della donna anziana, lei si scosta ed invita Antonio ad entrare.
Il giovane non se lo fa ripetere. Fa alzare Roberta, si stende sul divano con il cazzo svettante e la invita a salire. Lei si tira su la gonna ed essendo sempre senza mutande subito gli si mette a cavalcioni. Lentamente comincia a strusciarsi su quella bestia. L’introduzione della cappella &egrave laboriosa, ma quando &egrave avvenuta lei si lascia andare e se lo fa entrare tutto. Ha un grido di dolore sovrumano. Sembra svenuta. Antonio da sotto continua a dargli potenti colpi. Si vede che &egrave abituato a quel genere di penetrazione.
Passa diverso tempo prima che Roberta dia segni di ripresa. Adesso ha preso il ritmo di Antonio. Anzi, a dire il vero, ha cominciato a cavalcarlo alla grande. Ha gli occhi rivolti verso l’alto. Un po’ di bava gli cola dal lato della bocca. Adalgisa &egrave sempre attorno a lei, al punto della penetrazione. Adesso vedo la vecchia che comincia a leccargli il buco del culo. Dopo un po’, si rialza va vicino un tavolino che &egrave di lato e la vedo prendere qualcosa da un piccolo cassetto. La vedo tornare con un vibratore non molto grande. Comincia ad introdurglielo nel culo. Roberta ulula come una cagna. Adalgisa mi fa segno di raggiungerla. Il mio cazzo &egrave in tiro per lo spettacolo. Lei comincia a ciucciarmelo tutto. Me lo insaliva ben bene e poi, dopo aver estratto il vibratore mi spinge a penetrarla. Faccio grande fatica. Il mostro che la sta arando nel primo canale occupa quasi tutto lo spazio disponibile. Adalgisa mi invita a non farmi riguardo:
– Vai Ivano, la zoccola non aspetta altro.
Ed io con un colpo possente glielo infilo tutto.
Roberta si scuote tutta, emette gemiti senza senso come fosse in delirio. Io la monto con una foga che non mi era mai capitato di usare con una donna.
Non ci metto tanto, gli scarico ancora una bella dose di sperma nel culo.
Quando riprendo un po’ a connettere mi rendo conto che anche la bestia sta scaricando il suo liquido nella sua figa.
Roberta sembra in trance.
Quando usciamo da lei lo spettacolo che ci si offre &egrave stupendamente arrapante. Il culo e la figa ambedue aperte con una enorme quantità di sborra che fuoriesce lungo le sue gambe.
Ci vuole quasi un ora per riprenderci tutti da questa chiavata che non era in programma.
Quando finalmente ci siamo risistemati sui divani ed Adalgisa ci ha offerto un buon cognac, ci guardiamo tutti con uno sguardo soddisfatto.
La vecchia riprende in mano le redini:
– Questa ragazza ha davvero talento. Potresti fare un sacco di soldi, lo sai.
Roberta &egrave compiaciuta ma non ha il coraggio di rispondere, mi guarda in attesa di sapere cosa penso io.
– Beh! ‘ faccio allora ‘ per ora la darà solo a chi voglio io, poi si vedrà. Intanto dimmi cara amica mia ‘ rivolto alla Adalgisa ‘ cosa ne dici delle registrazioni, alterando un po’ i lineamenti che ci rendano irriconoscibili, si può recuperare qualche spezzone per qualcuno dei tuoi film? Sai Roberta ha un problema, ha detto a quel cornuto del marito che al maggiore suo impegno al lavoro corrisponderà un aumento di entrate, però io non ho alcuna intenzione di dargli un cazzo, visto che sto facendo un favore a lei.
Adalgisa mi guarda incuriosita come a chiedermi come mai. Allora io:
– Vedi questa signora &egrave venuta da me che non la cagavo nemmeno e mi ha detto che vuole essere la mia troia. Io voglio anche accontentarla, ma pagarla per questo? Questo proprio no.
Adalgisa si mettere a ridere. A Roberta intanto sono tornate le guance rosse. E’ strano, penso, si fa fottere da chiunque come una cagna, senza alcuna vergogna, e quando si parla di lei, la signora si vergogna. ‘Valle a capire ste donne’.
Adalgisa intanto mi risponde:
– Certo possiamo lavorare sulle riprese. Se per te va bene vediamo di tirarne fuori un paio di filmini brevi. Non vincono l’oscar ma fanno guadagnare abbastanza bene. Diciamo un centomila a film.
A Roberta la prospettiva mi pare proprio non dispiaccia, allora intervengo subito:
– Si però a lei solo un terzo dei guadagni. Il resto deve darlo a me per le spese che affronto per farla divertire.
Ho una feroce soddisfazione a vedere la sua delusione. Però continua a tacere.
Va bene così.
Continuiamo la conversazione per fissare gli ultimi dettagli per l’uso delle scene.
Impongo però che lei si presenti con il suo nome di battesimo, anche se può cambiare il cognome.
Dopo parecchio tempo, sono ormai le due e mezzo di notte, ed esserci rilassati abbastanza, decidiamo di andare via. Poiché con noi viene via anche Antonio gli chiedo di accompagnarmi a casa e mando Roberta da sola.
Anche adesso la vedo delusa.: – Vuoi vedere ‘ penso – che voleva anche qualche ‘coccola’ sta zoccolona?
Il giorno dopo lo dedichiamo tutta al lavoro. Tra l’altro essendo venerdì finiamo anche prima. Quando Roberta, a fine giornata, viene a salutarmi gli chiedo:
– Come va con la piccola Martina?
– Ci vorrà un po’ di tempo per prendere confidenza, ma mi pare che siamo partite con il piede giusto, anzi a meglio dire con la mano giusta. ‘ mi fa schiacciando un occhiolino e mimando con il dito medio il ditalino.
– Bene. ‘ gli dico ‘ Ciao adesso.
E mentre sta uscendo aggiungo:
– Ci vediamo domani sera alle 22.30.
Lei si gira e mi guarda. Negli occhi quel lampo luccicante che mi ha intrigato da subito.
Torno verso casa e per strada mi fermo in una pasticceria e prendo dei dolci per la cena. So che a Giulia piacciono.
Il sabato trascorre sistemando il giardino, aggiustando la bici di Giacomo ‘ mio figlio più piccolo ‘ ed ogni tanto con qualche carezzina fugace con Giulia.
Verso sera gli dico che vado al bar a bere qualcosa con gli amici. Lei mi raccomanda di non far tardi:
– Prima di mezzanotte sarò a casa, aspettami. ‘ gli faccio facendogli un occhiolino. Lei mi sorride e riprende a leggere il suo romanzo rosa.
Arrivo di fronte a casa di Roberta e lascio la macchina in ombra. Scendo e mi apposto al buio nei pressi del portone. Puntuale come un orologio svizzero, con solo una vestaglietta di cotone trasparente Roberta appare in tutta la sua procacità Porta tre quattro sacchetti di spazzatura. Aspetto che abbia finito di introdurli nel cassonetto, quando si gira per tornare verso il palazzo esco dal mio riparo.
Lei mi vede, come niente fosse entra nel palazzo e lascia il portone aperto. Aspetto qualche attimo e poi mi infilo di soppiatto. La trovo nell’atrio buio. Mi prende per mano e sempre al buio mi conduce in un sottoscala.
Senza preamboli, la faccio girare, gli faccio appoggiare le mani al muro e la prendo da dietro.
Tre, quattro minuti e gli lascio una buona quantità di sborra in figa.
Lei si pulisce con un salviettino umido la parte esterna della figa, mi da un bacio lunghissimo e scappa di sopra.
Tornando a casa mi fermo al bar e mi prendo un bel ‘vov’ per tirarmi su. Non ci sono problemi ho preso una pastiglia di cialis circa mezzora fa e sicuramente non fallirò con Giulia. Però ne sentivo il bisogno. La domenica trascorre tranquilla. Dopo pranzo mi chiudo nello studio, con la scusa di un po’ di lavoro arretrato, e comincio a riflettere su quanto mi sta accadendo.
Non avevo mai considerato le donne come sto facendo da quando Roberta mi ha coinvolto in questa storia.
Sono sempre stato una persona rispettosa delle donne. Non ho mai imposto una mia voglia a mia moglie.
Quando lei non voleva fare o darmi qualcosa, me la mettevo via e basta.
Adesso con Roberta &egrave tutto diverso. Sento che finalmente posso sfogare tutto quello che mi passa dalla testa.
E’ una sensazione inebriante di potere, quella che mi pervade nell’inconscio.
Realizzo che dovrò prestare molta attenzione, mia moglie non ha mai preso in considerazione un mio tradimento proprio per come sono stato tutti questi anni.
Mi metto poi a pensare al mio rapporto con Giulia.
Gli voglio bene. E’ la madre dei miei figli. Non posso dire che mi abbia mai negato alcunché nel sesso. Solo lei mi faceva capire che certe cose non gli piaceva farle ed io non le facevo. Come ad esempio sborrargli in bocca. Se l’&egrave fatto mettere nel culo, me lo lecca, ma come dire senza piacere. Come dire, lo fa perché deve. Forse &egrave per questo che non &egrave mai scattata la scintilla che Roberta &egrave riuscita a far scattare.
Il pomeriggio a cinema e la sera pizza.
Si chiude questo week end tutto sommato rilassante e domani rivedo Roberta.
Come al solito lunedì arrivo abbastanza presto. Quando le ragazze arrivano mi trovano già al lavoro.
Roberta arriva con un attimo di ritardo. Come entra prende un fascio di carte dalla scrivania e piomba nel mio ufficio. Chiude la porta e mi fa:
– Quello stronzo di Franco, mio marito, &egrave frocio!
Io la guardo stupito senza riuscire a capire cosa voglia da me.
– Quando sono andata a casa e dopo mezz’ora siamo andati a letto, come mi ha leccato la fica ha capito che avevo dello sperma nella figa. Ho dovuto discutere due ore per convincerlo che erano umori miei ed era impossibile che avessi dello sperma nella figa. Ad un certo punto gli ho detto anche se pensava che qualcuno mi avesse chiavato nei cinque minuti che sono andata a buttare la spazzatura. Ha mollato ma non era convinto. Ma ‘ continua – come conosce lui il sapore dello sperma?
Io scoppio a ridere come un matto. Non riesco più a contenermi. Roberta s’incazza come una iena e va via sbattendo la porta.
Continuo a ridere per un buon quarto d’ora. Quando mi riesce di riprendere il controllo la richiamo in ufficio.
– Dai non fare la stronza ‘ gli faccio appena entra ‘ Devi ammettere che sentita come me l’hai detta &egrave davvero ridicola.
– Perché ‘ mi fa lei.
– Scusa ma non ti eri fatta chiavare proprio nei cinque minuti che sei andata a buttare la spazzatura.
– Si. Ma lui cosa ne sapeva? Quello conosce il sapore del cazzo. – mi fa sempre più convinta.
– Meglio ‘ gli dico io di rimando ‘ così se anche scopre qualcosa hai come tenerlo a bada. Anzi sai cosa faccio, vedo se riesco a metterlo sotto sorveglianza.
Lei mi guarda rasserenata. Poi mi dice:
– Mi sei entrato nella testa. Mi sono masturbata un sacco di volte ieri. Ogni tanto mi venivi in mente. Pensavo a quello che mi hai fatto fare. Non credevo che sarei mai riuscita a trovare un uomo che sapesse prendermi come voglio.
– Come la troia che sei ‘ gli faccio di rimando ‘ piuttosto cerca di accelerare con Martina.
– E’ due giorni che lavora con me e già gli ho fatto un ditalino, cosa vuoi che accelero di più. – mi fa lei quasi infastidita.
– Calma ragazza ‘ gli dico ‘ voglio che te la porti a letto in villa. Io voglio vedere come te la fai.
Lei ci pensa un po’ su e poi mi fa: – Oggi pomeriggio ci provo. – e torna rasserenata al suo posto.
Come richiude la porta io chiamo subito Adalgisa e gli chiedo subito se fra i mille servizi che &egrave capace di offrire ai suoi ospiti c’&egrave anche quello di conoscere i gusti sessuali di alcune persone che potrebbero interessare.
Assumendo il tono professionale di quando parla di affari, la donna mi dice che non &egrave la prima volta che aziende gli chiedono di indagare sui gusti sessuali di potenziali clienti per meglio soddisfarli quando &egrave il momento di lavorarseli.
Certo il servizio ha un suo costo che può essere diversificato secondo la difficoltà a raccogliere notizie, però si può fare.
Gli do il nome e l’indirizzo del marito di Roberta e gli dico che appena sa qualcosa mi chiami pure sul cellulare. Prima di riattaccare la informo che può darsi che Roberta vada con una ragazza in villa, e lei sorniona mi chiede:
– Vuoi che gli faccia trovare qualche giocattolino in bella mostra?
– Perché no? Però, fallo in modo che appaia casuale.
La saluto e metto giù il telefono.
Finalmente mi dedico un po’ al lavoro. Passo tutta la mattina, l’ora di pranzo e buona parte del pomeriggio chiuso in ufficio a lavorare. Verso le 15.30 riemergo fuori e mi accorgo che Roberta e la piccola Martina non ci sono. Faccio finta di niente, saluto le ragazze e me ne vado.
Giù al bar mi faccio due tramezzini ed una spremuta d’arancia. Lentamente vado in garage e mi avvio alla villa. Quando arrivo, sono appena le 16.15, Antonio &egrave ancora al suo posto. Come mi vede mi si avvicina e mi fa:
– Il signore ritiene di andare direttamente su, oppure vuol gustare qualche particolare in diretta, in maniera discreta?
Lo guardo con un sorriso di soddisfazione per la sua capacità di saper cogliere i bisogni e gli faccio:
– Lei dovrebbe occuparsi a tempo pieno di marketing. Si, preferirei guardare. – gli faccio abbassando la voce. Lui allora mi accompagna in una stanza semi nascosta dietro la sua postazione. Una quantità di monitor riprendono il mio appartamento da più parti.
Le due donne non devono essere arrivate da tanto. Stanno sul letto aprendo vari pacchetti che sono stati buttati li alla rinfusa.
Antonio mi fa accomodare su di una poltrona ed esce chiudendosi la porta alle spalle.
La piccola Martina adesso si sta spogliando. Vedo Roberta che gli sta mostrando un bel completino intimo, molto sexy.
Antonio fa capolino sulla porta e mi dice: – Guardi che può mettere l’audio con il telecomando che &egrave sul tavolino.
Io lo ringrazio. Stendo il braccio e metto l’audio.
La voce di Martina &egrave come quello di una ragazzina. Poi penso che lei &egrave una ragazzina. Ventidue anni, un corpo piccolino, minuto, ma molto ben proporzionato. Adesso che si &egrave spogliata la vedo di spalle. Un fisico stupendo. I muscoli, piccoli, ma sembrano scolpiti. Si vede che pratica culturismo.
Quando si gira, anche i seni, piccoli, si confondono con i muscoli pettorali. Sembra un ragazzino, però bellissimo. Le cosce ben tornite. Le caviglie ed i polsi di un armonia unica. Sono ammirato dallo spettacolo. Anche Roberta lo &egrave. La sento dire:
– Sei una fighetta arrapantissima, lo sai piccola.
Martina sembra vergognarsi e non risponde. Però si vede che gli piace farsi guardare.
Roberta l’aiuta ad indossare le mutandine e non manca l’occasione per una palpatina. La ragazzina si vede che non gli dispiace. L’aiuta poi con il reggiseno ed anche qui si attarda a carezzargli i capezzoli che rispondono molto bene, irrigidendosi come due punteruoli.
Lei si guarda allo specchio. Fa qualche movimento per mettere in evidenza i suoi piccoli muscoli, Roberta ha uno sguardo assatanato. La prende per la vita quasi sollevandola di colpo e la stende sul letto.
Martina tenta di sottrarsi, ma lei molto più grande e pesante di lei, l’ha già bloccata. Ha cominciato a leccare tutte le parti del corpo scoperte. Poi comincia a togliergli il reggiseno e prima gli lecca i capezzoli, uno alla volta, poi comincia a ciucciarglieli. La ragazzina apprezza il lavoro. La mano di Roberta ha già spostato del tutto la mutandina scoprendo la fighetta quasi del tutto depilata. Adesso si abbassa a leccargliela. Martina si contorce. Vedo Roberta stendere un braccio sul comodino ed armeggiare. La vedo prendere due piccole palline e la vedo infilargliele nella figa a Martina. Martina tenta di resistere, ma senza troppa convinzione. Vedo Roberta prendere un telecomando e Martina che comincia a contorcersi con movimenti inconsulti.
Roberta cerca ancora sul comodino e la vedo prendere un vibratore molto sottile. Si dedica a leccarle il culo. La ragazza &egrave in uno stato confusionario. Si agita e non riesce a star ferma. Roberta unge con qualcosa che era in un tubetto il vibratore, si unge un dito e comincia a metterglielo nel culetto. La ragazzina si agita ancora di più. Dopo un po’ di preparazione toglie in dito e gli infila il vibratore e lo mette in funzione. Gli urli di Martina diventano un roco rantolo. Si scuote come fosse sbattuta da invisibili mani giganti. Roberta la fa godere per parecchio tempo, solo quando &egrave soddisfatta spegne i congegni.
Martina crolla sul letto come svenuta. Roberta ne approfitta per togliere gli apparecchi e sostituire la sua lingua che comincia a lappare tutto quello che può. Non ci mette molto a riprendersi la piccola. Il servizio di Roberta fa effetto e lei comincia di nuovo a godere. Sarà andata avanti una buona mezz’ora a godere sempre. Quando Roberta si stacca dalla sua figa crolla ancora in trance sul letto.
Roberta aspetta che si riprenda, gli fa quattro coccole e poi la sento chiedergli:
– Non pensi che mi sia meritata anch’io qualcosa? -Subito Martina gli risponde:
– Si scusami tanto, sono stata egoista, ma non avevo mai provato una cosa del genere. Adesso vedo di fare come hai fatto tu con me.
La vedo piegarsi in mezzo alle gambe di Roberta che subito gli blocca la testa. Martina si da da fare ed il risultato arriva abbastanza presto. Anche Roberta viene. Però a lei non basta. La vedo prendere due grossi vibratori e se li ficca uno in figa e l’altro in culo e sento che chiede a Martina di manovrarli per chiavarla. La ragazza si da da fare con grande impegno. La vedo che senza nemmeno pensarci lecca anche il culo di Roberta. La cosa va avanti un pezzo.
Quando finiscono, mentre si stanno rivestendo sento Roberta fargli con finta disinvoltura:
– Domani ti faccio provare un cazzo vero.
Martina la guarda un po’ sorpresa. Vorrebbe ribattere, ma Roberta &egrave veloce:
– Vedrai, ti piacerà. Saremo amiche inseparabili per sempre.
E gli da un succoso bacio con la lingua in bocca. La piccola Martina ricambia con passione e mormora:
– Ti amo Roby.
– Anch’io Marty. – Risponde la troia come fosse vero.
Ormai &egrave fatta. Penso soddisfatto mentre le due ragazze escono dalla stanza mano nella mano. Non appena sono uscite Antonio viene ad avvisarmi. Lo ringrazio e vado via. Non passa mezz’ora che mi chiama Roberta:
– Allora porco ti sei divertito?
Per un attimo sono sorpreso, poi mi ricordo che avevo parcheggiato non lontano dalla sua macchina e quindi lei ha fatto due più due. Rispondo allora:
– Potevi fare meglio e di più. Comunque sono abbastanza soddisfatto troia. – lei continua:
– Vedi che devi rimborsarmi quasi 1.500 euro. Alla troietta gli piacciono i regali.
‘ Guarda che non ti devo rimborsare un bel niente. Sono cazzi tuoi se gli vuoi fare regali per fartela. A me devi solo metterla nel letto.
– Brutto stronzo ‘ fa lei ‘ come faccio con quello stronzo di mio marito. Se si accorge che ho speso tutti quei soldi viene fuori il pandemonio.
– Cosa vuoi che faccia ‘ gli rispondo ‘ che te li presti. Va bene, però me ne restituisci 15.000 dai soldi del film che Adalgisa ti darà.
– Che stronzo che sei.
Senza rispondergli gli dico: – Stasera andiamo a cinema, vestiti da puttana. – e butto giù il telefono.
Alle otto gli mando un sms e gli dico che l’aspetto sotto casa sua. Quando esce dal palazzo lo fa rasentando il muro. Vede la macchina e quando &egrave all’altezza si stacca dal muro e si infila veloce in macchina. Quando si siede vicino a me mi rendo conto che se la metto su un viale pieno di puttane farebbe più affari di tutte.
Le tette e la figa sono praticamente da fuori. Il trucco &egrave quello che ti immagini metta una puttana che va a lavorare. Dopo averla esaminata bene mi faccio dare la sua borsa e gli tolgo il portafoglio. Gli porto via tutti i soldi ed il bancomat. Lei mi guarda stupita. Ed io gli dico:
– Tuo marito ha avuto niente da ridire?
Lei fa una smorfia. Allora continuo: – Stasera devi guadagnare un po’ di soldi per pagare il biglietto del cinema.
L’accompagno fino alla provinciale e la faccio scendere dicendogli:
– Fatti qualcuno, con la bocca mi raccomando, e fai i soldi per il cinema. Ti basteranno una ventina di euro.
La vedo guardarmi allontanarmi nello specchietto retrovisore. Poi la vedo prendere posizione.
Parcheggio ad un centinaio di metri in una posizione da dove posso vederla. Non passa tanto una Ford Focus nera si ferma. La vedo piegarsi vicino il finestrino. Ecco sale in macchina.
Torna dopo un quarto d’ora. La vedo che si sta mettendo ancora del rossetto sulle labbra.
Metto in moto e mi avvicino. Come mi vede entra in macchina e mi dice:
– La mia prima marchetta! Dio che emozione.
Le do un bacio sulla guancia e metto in moto.
Metto in moto e mi avvio. Arrivo in periferia dove c’&egrave uno degli ultimi cinema a luci rosse. La mando a fare i biglietti. La cassiera che &egrave sicuramente una puttana in disarmo, come la vede gli fa subito: – Guarda che se non vuoi rogne mi devi portare il 10% della marchetta. Roberta la guarda senza capire. E la donna:
– Sei scema! Stronza. Se vuoi lavorare nel mio cinema mi devi dare il 10% di quello che scuci a quel ganzo che ti accompagna.
Allora mi avvicino e gli faccio: – Guarda che io sono il suo protettore cosa c’&egrave che non va.
– Allora lo dico anche a te, pappa. Mi devi il 10% se vuoi lavorare qui.
– Va bene. Quando esco facciamo conti.
Entriamo che lo spettacolo &egrave in corso.
I primi che mi capitano a tiro sono due ragazzini che si stanno segando a vicenda. Mi abbasso a quello più vicino al corridoio e gli faccio su un orecchio:
– Per dieci euro la mia troia ve lo succhia a tutti e due.
Lui mi guarda. Ferma la mano dell’amico e si gira a guardare Roberta. Lo spettacolo che vede gli piace e mi fa si con la testa. Io gli faccio segno di sganciare i dieci euro. Loro tirano fuori quello che hanno. In due 9 euro e 80 centesimi. Li guardo, mi fanno pena e faccio l’occhiolino: -Però non gli venite in bocca.
I due scuotono la testa in segno d’assenso.
Faccio sistemare Roberta in mezzo ai ragazzi e lei comincia a lavorarsi il primo.
Per quanto facciamo piano il movimento non passa inosservato. Piano piano, mentre i due ragazzi vengono uno dopo l’altro tutta la ventina di spettatori si &egrave assiepata attorno a noi.
Quando Roberta riemerge con il rossetto sfatto si accorge che tutti la guardano allupati. Io serafico tratto con tutti per tirare fuori quanti più soldi posso.
Tutti si fanno fare un pompino. A qualcuno ho scucito anche quindici euro. Ma di fatto ognuno mi ha dato quello che avevo a disposizione. Ormai Roberta se li &egrave passati quasi tutti e mi accorgo che c’&egrave rimasto solo un vecchio che guarda ma che non ha pagato. Gli vado vicino e gli dico;
– Tu nonno niente? La pensione non te lo permette.
Lui mi guarda con sufficienza e mi fa:
– Se mi lasci, gli spacco il culo alla tua troia.
– Beh nonno, non credo tu possa permettertelo. Ci vogliono almeno cento euro per il suo culo.
Roberta che ha sentito i nostri discorsi alza gli occhi sorpresa e spaventata allo stesso tempo. Non ha preservativi con se e teme a prendere direttamente nel culo un cazzo.
Il vecchio si passa la lingua sulle labbra, tira fuori un rotolo di banconote tutte da 500, 200 e 100 euro e ne sfila una da cinquecento.
– Lascia che gli pisci anche nel culo.
E, lasciandomi a bocca aperta tira fuori un cazzo di notevoli dimensioni. Glielo appoggia alla bocca e lascia che lei lo insalivi ben bene.
Roberta cerca di lasciarlo più umido che mai, ma sa bene che quel vecchio non sarà dolce come me ed allora &egrave preoccupata.
Il vecchio gli fa cenno di girarsi, lei si mette a 90′ appoggiata con le mani sui braccioli della poltroncina. I ragazzi sono tutti intorno a godersi lo spettacolo. Qualcuno a ripreso a masturbarsi nonostante sia appena venuto con il pompino di Roberta.
L’uomo si sputa sulla mano e la passa sul buco del culo di Roberta.
Un dito, che mi accorgo molto lungo e nodoso, sparisce nel culo burroso della ragazza, poi due ed infine tre. Quando l’uomo ritiene che sia abbastanza rilassato toglie la mano e appoggia la cappella. Il colpo di reni &egrave mostruoso. Roberta urla ma tutti gli spettatori ridono. Anche la cassiera &egrave venuta dentro a guardare cosa succede.
Il vecchio pompa come un ossesso. Viene abbastanza presto. Il cazzo gli si ammoscia quasi del tutto. Si vede che l’età non gli consente di resistere tanto. Ma l’uomo continua ad andare avanti ed indietro. Lo sperma comincia a fuoriuscire da torno al cazzo, ed ogni volta che lo spinge dentro fa uno strano rumore. Ecco che si ferma. Distintamente si sente il rumore del piscio che sta riempiendo le visceri di Roberta. Solo ora mi accorgo che la stronza sta godendo.
La cassiera comincia ad inveire perché si sporcherà tutto ed a lei toccherà pulire. Il vecchio continua a pisciare. Il ventre di Roberta ha cambiato forma. Una mano indistinta mi porge una bottiglietta di coca cola. Capisco che potrebbe servire a tappare il culo di Roberta quando l’uomo finisce. Ecco ha finito, come si ritrae io subito infilo la bottiglietta dalla parte del collo. Ne entra oltre la metà. Guardo la cassiera e gli faccio:
– Contenta adesso.
Lei con evidente eccitazione mi fa un si con la testa e mi indica dove sono i cessi. Tiro un ragazzo per il braccio e mettendo la sua mano sulla bottiglia gli dico:
– Da bravo accompagna la signora e aspetta a vedere se ha bisogno di qualcosa.
Il ragazzino non se lo fa ripetere due volte. Roberta a fatica si tira più su che può, ma la bottiglia infilata nel culo gli fa mantenere una posizione piegata ed il ragazzo dietro la spinge proprio da la e lei comincia barcollando ad andare verso il cesso.
La cassiera mi fa:
– Quanto hai fatto su con quella zoccola.
Quando gli dico 711 euro la sua faccia si fa raggiante:
– Portamela pure ogni giorno. La signora sarà sempre benvenuta.
Gli do la sua parte, vedo Roberta che torna dentro la sala. Saluto tutti come vecchi amici, mentre do la mano al vecchio questo mi fa scivolare un biglietto da visita e mi dice:
– Se vuoi, per qualcosa un po’ più forte puoi guadagnare molto di più.
Per fortuna Roberta era lontana. Lo guardo e vedo due occhi di ghiaccio. Gli faccio un cenno d’assenso con la testa e ritraggo la mano.
Quando Roberta arriva vicino a me, la prendo per il braccio e quasi mi precipito fuori. Ho voglia di aria fresca.
Quando siamo in macchina prendo metà dei soldi e li do a Roberta dicendogli:
– Te li sei guadagnati.
Stranamente, anziché offendersi ed assalirmi per quello che l’avevo costretta a fare, lei mi guarda con riconoscenza. Mi accorgo che non riesco a capire la sua psicologia, ma poi penso che non me ne frega un cazzo. Devo godermi questa mia posizione e basta.
Per troppo tempo non ho nemmeno sognato quello che mi sarebbe piaciuto fare. La mia ‘posizione sociale’, le convenzioni, i benpensanti. Tutte cose che di fatto non mi hanno fatto vivere così come sto vivendo adesso. Adesso mi sento veramente bene.
La sua voce mi richiama alla realtà:
– Mi &egrave piaciuto cosa mi ha fatto quel vecchio. ‘ dice con un filo di voce dal timbro roco dell’eccitazione.
La guardo con la coda dell’occhio. ‘ Vorrà dire che diventerà un premio se sarai sempre brava come oggi.
Lei abbassa la testa. La deposito davanti casa che &egrave ridotta uno straccio:
– Come fai con il cornuto, adesso. ‘ gli dico in un sussulto d’umanità.
– Non c’&egrave pericolo, il lunedì &egrave al circolo degli scacchi fino a tardi. ‘ mi risponde tranquilla.
La lascio andare a casa a lavarsi. Credo che per quanto si sia pulita nel cesso del cinema non sia riuscita a togliersi tutto. Lei mi bacia con foga nel lasciarmi.
Vado a casa e chiavo Giulia.

…continua…..

sono sempre apprezzati i commenti Come sempre arrivo in ufficio abbastanza presto. Come arrivo vedo però che Martina &egrave già al lavoro. Come accorgendomi che c’&egrave qualcosa di strano mi guardo in giro e mi accorgo che sulla scrivania di Roberta c’&egrave una rosa rossa.
Penso che la ragazzina &egrave pronta per il grande salto.
Mi chiudo nel mio ufficio e lavoro sodo. Verso le undici squilla il cellulare.
Guardo il numero che ricordo di aver visto ma non riesco a focalizzare.
Rispondo e sento la calda voce di Adalgisa.
– Complimenti fustaccio. ‘ mi fa e continua ‘ Ho visto la tua ragazza all’opera. Con quella davvero possiamo far soldi nell’industria porno.
Gli racconto della serata e lei mi chiede cosa c’&egrave scritto sul biglietto da visita. Quando leggo il nome mi fa:
– Sta lontano da quella gente se non vuoi farti male. E’ gente che paga bene però pretende sempre troppo.
Non capisco e glielo dico: – Sadici sfrenati sono. Giocano a far male. Una ragazza che gli avevo mandata io, l’hanno lasciata invalida.
Penso che posso buttar via quel numero. Però non lo faccio.
Lo metto nel mio cassetto chiuso a chiave.
Adalgisa intanto sta continuando a parlare:
– Avevi visto giusto. E’ stato più facile del previsto. Il nome che mi hai dato da controllare &egrave uno che cerca cose molte particolari.
– Cio&egrave? – gli faccio io
Va in cerca di trans. Ieri sera per esempio &egrave stato con ‘Frida’ una trans brasiliana, una attiva e passiva, che si dice abbia un cazzo di trenta centimetri. Io non la conosco di persona, però sono riuscita a sapere che la visita del lunedì per lui &egrave fissa.
Penso fra me: – Hai capito il circolo degli scacchi? – e quindi rispondo:
– Grazie Adalgisa, quanto mi costa questa informazione.
– Questa niente ‘ mi fa lei con leggerezza ‘ però se ti interessassero delle prove?
Io subito mi tiro dritto sulla poltrona: – Certo che mi interessano! ‘ esclamo con forza.
– Beh, quelle allora ti costeranno parecchio.
– Quanto?
– Almeno 30.000 euro.
– Cazzo! Ma cosa mi garantisci.
– Stai tranquillo. Ti puoi rilassare. Sai che io i servizi o sono completi o non li propongo nemmeno. Comunque, sicuramente un servizio fotografico integrale in cui sia lui che lei sono riconoscibile e forse, se riesco, anche un filmino.
– Cazzo, Adalgisa, sei bestiale. Ricordami di non diventare mai tuo nemico.
– Guarda che io mica lo faccio perché &egrave mio nemico? Io sono una professionista seria.
Lo faccio solo per soldi. Per tanti soldi.
– Allora non posso garantirmi da te?
– Certo che potresti. Ma potrebbe costarti caro.
– Cosa intendi, mia cara amica.
– Ecco lo hai detto. Dovremmo approfondire la nostra amicizia come ai vecchi tempi.
Sai per una promessa che mi sono fatta da sola, i miei amanti del momento non li tradisco mai, neanche se mi torturano.
Ci penso un attimo, ma neanche tanto, mi viene in mente che la vecchia Adalgisa si mantiene sempre in forma. Gli dico allora con la voce più suadente che ho:
– Potrebbe essere meraviglioso.
Lei tace un attimo, poi mi fa: – Ti aspetto all’ora di pranzo.
La comunicazione si interrompe.
Mi pregusto il dopo pranzo e mi eccito. Mi passano in mente le prime seghe in piedi che mi faceva per 50 lire nel sottoscala del mio palazzo.
Era stupenda da giovane. Però, penso, per come l’ho vista l’altra sera mantiene ancora un corpo notevole. Certo il bisturi deve aver lavorato parecchio, ma non me ne frega niente se l’effetto &egrave più che soddisfacente.
La testa di Roberta compare dalla porta. Interrompo i miei pensieri e con la mano gli faccio il classico segno di che cavolo vuole.
Lei entra e mi dice: – Alle cinque oggi vado in villa con Martina.
La guardo soddisfatto: – Bene, ti faccio trovare delle manette con cui legarla al letto ed una mascherina che gli copra gli occhi. ‘ dico e con la mano gli faccio segno di uscire.
Decido che per il momento a Roberta non dico niente di suo marito. Voglio vedere come far fruttare la notizia. Roberta si ritira. Io mi trattengo un altro po’, non ho più voglia di fare un cazzo. La mia testa &egrave già proiettata al pomeriggio che mi aspetta.
Quando arrivo da Adalgisa con i fiori in mano mi sento un po’ coglione.
In testa penso che portare i fiori ad un puttanone come &egrave stata Adalgisa &egrave stupido.
Ma appena si apre la porta del suo attico mi rendo conto che ho fatto bene.
Gli occhi di Adalgisa si illuminano: – Grazie schizzo. ‘ mi fa, apostrofandomi come quando ero piccolo. Infatti quando andavo da lei per il servizietto subito gli schizzavo in mano, appena lei cominciava a segarmi.
Anche una lacrimuccia gli rende gli occhi più belli di quello che sono sempre. Lei ha degli occhi bellissimi. La forma allungata, quasi come la Loren, grandi, blu, profondi.
Le do un bacio sulla guancia che mi propone e sono contento di avergli portato i fiori.
Mi fa entrare. Sul tavolo &egrave già servito un pranzo leggero, ma molto proteico. Un filetto di bue alla brace, alto almeno tre centimetri, ancora fumante. Una insalata con roba che non ho mai visto. Una mezza forma di grana da cui scavare le briciole.
Mi accomodo e lei non finisce di ringraziarmi per i fiori:
– Il mio schizzetto. Che tenero sei stato.
Faccio una smorfia e gli dico che non mi piace che mi chiami ancora così. Lei sorride e mi fa:
– Però lo facevi anche tredici volte di seguito, lo ricordi?
Ci penso un attimo ed il ricordo mi fa sorridere. Era vero. Quando riuscivo a fregare sei settecento lire a mio padre finivano tutte a lei.
Mangiamo conversando amabilmente. Appena finito mi fa cenno di seguirla. Nella sua camera. E’ bellissima. Un letto enorme, ci andranno dieci persone distese una vicino all’altra. Lenzuola di raso nero, un copriletto ed i cuscini rosso vivo. Mobili in vero liberty.
Si mette dietro di me e comincia a sfilarmi la giacca. Mi gira attorno, mi viene davanti e mi slaccia la cravatta. Uno ad uno apre i bottoni della camicia. Come sempre non porto maglia intima. La sua mano scivola sul mio petto ben scolpito e lascia scivolare anche questa:
– E si, sei proprio un fustaccio.
La mano scende alla cintura. Con rara abilità la apre. Slaccia il bottone superiore del pantalone con un dito, Altre due dita gli servono per far scivolare la lampo con un unico gesto. Il mio cazzo si tende da sotto la mutanda dandogli una forma ridicola.
Lei si inginocchia ai miei piedi e con le due mani fa scivolare l’indumento. Ora il mio cazzo svetta proprio all’altezza delle sue labbra. Adalgisa lo assapora. Con l’unghia della mano destra mi accarezza prima l’asta, poi lo scroto. Due giri che mi sembrano interminabili. La sua bocca o meglio la sua lingua avvolge la mia cappella. E’ dolcissimo. Al terzo giro l’unghia prosegue oltre lo scroto e risale verso il buco del mio culo.
Quando arriva proprio la, il mio cazzo reagisce da solo. Lei affonda. Io gli sborro in bocca.
Lei succhia tutto con dolcezza, ma al tempo stesso con avidità. Non ne lascia una goccia. Mi sento le palle vuote. Si rialza e viene a baciarmi. Sento il sapore del mio sperma ma non mi da fastidio. Adesso &egrave il mio turno. Gli sfilo la vestaglia di seta che indossa. Scivola quasi da sola.
La rimiro affascinato.
Un reggiseno a balconcino che tengono su, in maniera quasi perfetta le sue tette fenomenali. Un reggicalze con due calze a rete, il tutto colore viola.
Al centro la sua figa. Piena di pelo. Come la ricordavo. Un pelo riccio, folto. Che gli arrivava fin sul buco del culo.
Adesso mi inginocchio io e la annuso. Aspiro quel profumo aspro ma con un sentore di dolce. Passo la lingua. Mi fa capire di apprezzare. Mi butto a capo fitto dentro di lei. Si sbrodola anche lei abbastanza rapidamente. Nonostante tutto la eccito ancora da morire.
Mi piace questo. Quando comincia a vibrare e mi trattiene la testa, mi scosto, la faccio girare e gli faccio appoggiare le mani sul letto. Inizio a leccare le sue natiche. Il passaggio della lingua sui terminali nervosi gli da delle contrazioni che la costringono a piegare ora una gamba ora l’altra gamba. Finalmente arrivo al suo scrigno. E’ roseo. Circondato come allora dalla peluria riccia che gli arriva dal davanti. Lecco ed infilo la lingua. Lei geme. Io insisto. Con la lingua lo lubrifico quanto posso. Il mio cazzo &egrave tornato in tiro. Mi posiziono dietro di lei. Mi insalivo la cappella, comincio a strofinargliela. La faccio roteare. Il mio cazzo ha raggiunto un’erezione perfetta. L’ano cede con dolcezza. Quando spingo il retto sembra volerselo ingoiare. Scivola tutto dentro con un colpo. Mi fermo. Adalgisa comincia a roteare i fianchi. La lascio fare. Mi fermo e lascio che si inculi da sola sul mio cazzo. Non ci mette molto. Viene scuotendosi in maniera inconsulta. Solo quando comincia a dare segnali che si sta chetando gli do una serie violenta di colpi. Lei riprende a godere. Gli vengo nel culo. Resto dentro di lei. Lei gira la testa e mi fa:
– So quello che stai pensando. Fallo.
Io gli piscio in culo. Lei gode di nuovo.
Quando ho finito di pisciare lei con un’agilità che non gli facevo si contorce e prende dal cassettino del comodino un cuneo enorme.
– Mettilo al posto del tuo cazzo. Voglio tenermi tutto dentro finché non mi chiavi.
Non so come ma il cuneo, fatto con una successione di sfere sempre più grandi attaccate una all’altra entra tutto fino in fondo, l’ultima ha una circonferenza mostruosa. Lei si rigira, mi fa segno e con il cazzo gli torno davanti alle labbra. Me lo pulisce, me lo succhia, me lo ciuccia. Non ci vuole molto che sono di nuovo dritto.
Mi prende per il cazzo e mi fa stendere fra le sue gambe. Chiavarla in quel modo. Con quel cuneo fissato nel culo che mi sembra la stessa sensazione che ho provato quando ho inculato Roberta impalata sul cazzo di Antonio, riesco a farla godere un’ultima volta.
Per fortuna non mi chiede di venire ancora.
Appena mi sposto lei scivola dal letto e va in un bagno che &egrave comparso davanti ai mie occhi come dal nulla, si vede che ha una porta a scomparsa. Io la seguo. Lei mi guarda come interrogandomi, ed io:
– Voglio vedere quando te lo levi.
Lei sorride. Anziché sul water si infila nella vasca, si mette carponi e mi dice:
– Toglilo tu, bello.
Mi metto sopra di lei, dal lato della testa e piano piano comincio a sfilarglielo. Non arriva neanche a metà che la pressione lo fa saltare come fosse un tappo di champagne. Dal culo gli esce di tutto. Sborra, piscio, merda. Adesso lei ne &egrave piena. Ci si rotola dentro per mettersi girata verso di me e mi fa:
– Ti piace lo spettacolo. ‘ Mi fa guardando il mio viso eccitato dalla sua vista in quelle condizioni.
– Certo gioia mia. Dobbiamo farlo un po’ più complesso la prossima volta. Che so, magari in tre. ‘ gli faccio io.
Lei ride di gusto. Allora continuo: – Adesso devi rimettermi in forma. Alle cinque e mezza Roberta mi porta la ragazzina. Dammi una mano.
– Ma cosa ti succede, sei tornato bambino? Non ti basta mai? ‘ mi fa la donna che adesso, per come &egrave ridotta, ha perso tutto il suo charme. Con la doccia a cominciato a sciacquarsi alla meglio prima di uscire dalla vasca. Quando &egrave fuori dalla vasca la vedo prendere su di una mensola un flacone e si infila nella doccia. Sta un buon quarto d’ora a strofinarsi dappertutto. Quando esce anche se non &egrave bella come prima ha un profumo di buono. La bacio mentre mi passa avanti. Lei apprezza. Poi, mentre si infila l’accappatoio mi chiede cosa può fare per me.
– Direi che se gli fai trovare un po’ di manette per fissarla al letto ed una mascherina per coprirgli gli occhi già può andar bene. ‘ gli faccio.
– Come al solito voi uomini non capite un cazzo. Vuoi farla scappare prima di averla legata sul letto? ‘ mi fa con tono da maestrina.- Di a Roberta che gli metta la mascherina, la faccia stendere sul letto a braccia e gambe larghe e poi dagli angoli prende le fettucce di pelle che tengono i bracciali morbidi ed una ad una, lentamente e dandogli tanti bacetti, la blocca sul letto. Solo quando &egrave bloccata tu entri, e se vuoi un consiglio indossa anche tu una maschera, non si sa mai la prima volta.
Apprezzo la lezione e glielo dico. Lei mi da un buffetto. Intanto siamo tornati nella sala dove vedo già apparecchiato un sontuoso spuntino. Mi seggo pieno di appetito e la ringrazio per l’attenzione.
– E’ il minimo che potevo fare per te. Schizzo. Mi hai dato una ventata di gioventù. Anche se non sono certa che vorrai rifarlo sappi che avanzi un piacere.
– Non dire così. Anch’io ho vissuto un bel momento. E poi tu sei sempre una giumenta di razza. Faresti arrapare i morti.
Lei apprezza i complimenti e mi sorride. Poi mi fa:
– Se davvero t’interessa il giochino di prima in tre bisogna che prepari Roberta.
– No, lei guarda solo, voglio farlo con la ragazzina.
– Sai schizzo? Sei proprio un porco! Però mi piaci così.
E mi stampa una lingua nella bocca.
Finito di mangiare guardo l’orologio e vedo che sono le cinque e quaranta. Subito mi agito. Ancora non ho dato le istruzioni a Roberta. Adalgisa capisce e mi fa:
– Non ti preoccupare ho detto ad Antonio di provvedere.
Mi lascio cadere sulla sedia. Poi gli chiedo: – Possiamo guardare cosa succede intanto?
Lei prende il telecomando ed accende la enorme Tv al plasma che sovrasta la sala.
Martina &egrave già in reggiseno (ma non servirebbe) e reggicalze. Ha calze di raso velate. Il tutto bianco. Roberta gli sta facendo indossare la maschera. La ragazza non appare convinta. Sento Roberta che gli dice: – Fallo per me amore mio. Mi consenti di ripagare un debito che altrimenti non avrei mai potuto ripagare. Poi ti piacerà, ne sono sicura.
Martina si lascia bendare. Lei la fa stendere a pancia in su. Prende la mano destra e la stende verso l’alto. Come d’incanto da dietro il cuscino compare una striscia di pelle con un bracciale di pelle imbottita. Roberta gli infila dentro la mano e tira senza stringere.
Poi gira attorno al letto e prende la mano sinistra e ripete l’operazione. Sento Martina sussurrare: – Ho paura Roby. ‘ e la troia rispondere: – Non ti preoccupare pulcino, io non ti lascerò un minuto solo.
Intanto continua la sua opera. Il piede sinistro e poi quello destro. Adesso girando attorno al letto, la ragazza &egrave già impossibilitata a muoversi, Roberta stringe i legacci:
– Ahia! mi fai male! ‘ fa Martina. Roberta prosegue in silenzio l’opera. Quando ha finito, comincia lentamente a dare svogliate carezze, qua e la sul corpo di Martina per tenerla in calda.
Adalgisa mi fa: – Così sembra davvero una bambina. Adesso muoviti altrimenti rischi di farla raffreddare.
La bacio, lei mi fa indossare una maschera che mi copre quasi tutta la faccia. Mi lascia libera la lingua. Io gli do una pacca sul culo e vado via.
Quando arrivo davanti alla porta del nostro appartamento ricordo che Adalgisa sta guardando. Non mi dispiace. Entro senza far rumore. Quando mi vede entrare già nudo con la maschera, Roberta ha come un irrigidimento. Il mio cazzo &egrave tornato ben in tiro.
Scivolo ai piedi del letto e comincio a leccare le tettine di Martina. La mia lingua, forse più ruvida di quella di Roberta gli fa capire che sono arrivato. Martina si agita sul letto, ma i legacci le impediscono qualsiasi movimento. La vedo come rassegnarsi appena sente la voce di Roberta che all’orecchio gli sta dicendo: – Vedrai che poi ti piacerà, amore mio.
La mia lingua continua ad esplorare quel corpicino che sa di fresco. Arrivo all’ombelico. Ci giro intorno. Poi ridiscendo prima da un lato e poi dall’altro. Finalmente arrivo alla fighetta. E’ tutta depilata. Ha solo un ciuffo sulla parte superiore. Lecco tutt’attorno. Poi faccio scivolare la lingua proprio sopra. Lei ha un sussulto. Mi fermo con la bocca sulla sua figa e lentamente, sempre con la lingua gli scopro il piccolo clitoride. Il suo respiro diventa affannoso. Lo prendo delicatamente fra i denti e con la lingua lo martello. Lei ha un orgasmo violento. Lecco ancora. Faccio segno a Roberta di mettermi il profilattico. Non si sa mai con sta ragazzina. Roberta lo fa da quella troia che &egrave, con la bocca.
Poi gli indico di continuare a leccare la figa. La sua lingua mi sostituisce. Martina lo capisce. Faccio segno a Roberta di mettersi a 69 con la ragazza. Lei esegue. Martina subito comincia a lappare la figa di Roberta che già sbrodola. Comincio a strusciare la cappella sulla fighetta. Piano piano comincio a farla entrare, con movimenti lenti e rotatori. E’ maledettamente stretta. Continuo. Faccio cenno a Roberta di leccare di più. Roberta che stava quasi per godere sembra risvegliarsi e si dedica ad accompagnare il mio cazzo. Credo ci sia voluta una buona mezz’ora. Quando &egrave entrato tutto a Martina &egrave come mancato il fiato. Roberta intanto, con voce suadente continuava a sussurrargli all’orecchio: – Il peggio &egrave passato.
Dopo aver aspettato che la fighetta si adattasse all’intruso, e mentre Roberta la faceva venire un’ennesima volta con la lingua, comincio a stantuffare. Non gli ci vuole molto per gradire. Quando finalmente viene si scuote quasi saltando sul letto. Per fortuna che &egrave legata. La pompo per un bel po’ poi vengo nel preservativo. Esco da quel corpicino che adesso &egrave tutto rilassato sul letto, mi tolgo il preservativo e faccio segno a Roberta che voglio vuotarlo in bocca alla ragazzina, ma lei me lo toglie da mano e se ne svuota una buona metà in bocca. La vedo poi calarsi sulla ragazza e cominciare a baciarla passandogli lo sperma dalla sua bocca. La ragazza, che ha sempre gli occhi bendati non capisce ma si adegua al bacio di Roberta. Quando gli ha passato tutto lo sperma, con la mano gli fa aprire la bocca e gli versa l’altra metà in bocca. Per poco la ragazza non soffoca. Una buona parte lo trangugia, una parte esce. Poca gli resta in bocca. Roberta ricomincia a baciarla e si riprende lo sperma dalla sua bocca. Martina ha capito e la bacia con passione. Io la slego. Lei, senza togliere la maschera si abbraccia a Roberta. Io gli faccio toccare il mio cazzo floscio. La ragazza lo tasta, poi si abbassa e lo prende in bocca. La lascio succhiare un po’, poi la tolgo perché non sa farlo e mi fa male. Prendo Roberta e gli faccio segno di aprire la bocca. Lai capisce cosa voglio fare e mi fa segno di no con la testa. Io accenno ad andare via. Lei mi corre dietro e mi tira. Si mette in ginocchio a bocca aperta ed io gli piscio in bocca. Lo tracanna quasi tutto. Solo l’ultima parte la trattiene, torna da Martina e gli passa anche quella. Questa volta la ragazza non si fa pregare e beve anche il mio piscio.
Mi alzo e vado via, lasciandole abbracciate sul letto. Torno da Adalgisa che mi aspetta con i vestiti che sono stati anche rinfrescati. Sanno di buono. La vecchia mi dice: – Sei stato fantastico. Quella ragazzina deve a te se non sarà solo lesbica. Comunque anche lei si presenta come una troia d’eccezione. Fammela conoscere che te la preparo per i migliori set.
– Quando sarà il momento, baby. ‘ gli faccio ad Adalgisa. Gli do un bacio e scappo via.

…..continua….. I giorni proseguono ormai con una discreta normalità. Ho rallentato a sole due le uscite settimanali in villa. Uno con Roberta ed uno con Martina che comincia ad annoiarmi se non la finisce di fare la santarellina che si immola per quella troia di Roberta.
La prossima volta gli sfondo il culo.
E’ primo pomeriggio che mi chiama Adalgisa.
– Avrei bisogno di vederti al più presto da vicino. E’ per quell’incarico che mi hai dato, ricordi. ‘mi fa lei.
– Certo che ricordo ‘ rispondo io ‘ ti andrebbe bene fra mezz’ora?
– Certo, raggiungimi in villa.- fa lei.
– Vengo da te. ‘ e butto giù il telefono.
Esco dal mio ufficio e dicendo che ho mal di testa informo che ho finito di lavorare. Non posso fare a meno di guardare la rosa che ogni mattina adorna la scrivania di Roberta. Martina &egrave proprio innamorata di quella troia. Bisogna che acceleri per fargli scoprire chi &egrave veramente Roberta.
Ma poi passo avanti e vado via.
Arrivo alla villa, parcheggio, entro e saluto Antonio che mi blocca.
– Signor Ivano vuole essere così cortese da seguirmi. ‘ lo seguo come sempre accondiscendente. Scendiamo due rampe di scale. Mi porta in un sotterraneo di cui ignoravo l’esistenza. Dopo un lungo corridoio buio entriamo da una porta in un ingresso come fosse un hotel. Faccio segno ad Antonio che non so dove siamo. Lui mi risponde:
– La signora ha voluta renderla partecipe di quest’altra sua attività.
Lo seguo sempre senza capire. Come superiamo l’atrio attraverso una porta controllata da due buttafuori enormi, entriamo in quello che potrebbe definirsi un night club. Lo seguo in mezzo a diverse persone che occupano i separé. Per lo più coppie clandestine che stanno pomiciando. Non mi sembra l’ora delle professioniste. Superiamo un’altra porta e ci troviamo in un area evidentemente destinata ai priv&egrave. Tutte porte chiuse da ambo i lati. Una musica di sottofondo rende impossibile percepire alcunché di quello che accade dietro le porte. In fondo, Antonio, mi fa superare un’altra porta che introduce in un area business. In fondo trovo Adalgisa dietro una grande scrivania di vetro. La saluto con un cenno e girandomi attorno gli mostro la mia meraviglia, lei mi viene incontro e mi da un bacio.
– Ho pensato che visto che siamo rientrati in confidenza posso svelarti qualcuno dei miei piccoli segreti. ‘ mi fa lei con un occhiolino, e continua ‘ sei stato proprio fortunato. Sai, Antonio aveva inserito il suo nome nel nostro sistema e come lui &egrave venuto nel nostro club il sistema ci ha avvisato.
La guardo dando segni d’impazienza. Voglio sapere perché mi ha fatto venire fin li.
Lei sempre guardandomi non dice niente. Si siede alla sua scrivania, preme un bottone ed un grande schermo scende nella parete di fronte a dove &egrave seduta. Mi posiziono meglio per vedere bene ciò che appare.
Lo spettacolo &egrave da far vomitare. Vedo Franco, il marito di Roberta infilazato come allo spiedo da due trans. Uno gli ha infilato il suo enorme cazzo nel culo, l’altro in bocca. L’uomo &egrave abbigliato con calze a rete e guepiere. Faccio uno sforzo per non girarmi di scatto dall’altra parte. Chiedo con voce asettica alla mia amica:
– Posso avere questo materiale.
– Certo, stiamo registrando tutto. Credo che quell’uomo da questo momento &egrave in tuo possesso. Puoi farne ciò che vuoi.
Penso che &egrave arrivato il momento di informare Roberta sul suo maritino.
Appena esco all’aria aperta gli mando un sms sul cellulare e gli scrivo che l’aspetto in villa. Preparo la Tv per la proiezione. Adalgisa mi ha anche consegnato un grande quantitativo di foto. I cazzi cambiano ma il culo &egrave sempre quello di Franco.
Appena arriva e mi vede seduto sul divanetto ancora vestito la vedo preoccuparsi. Subito mi chiede cosa c’&egrave. La faccio sedere vicino a me e poi gli dico:
– Adesso vediamo un filmino. Ti avviso subito che non &egrave un bello spettacolo.
Lei si siede vicino a me. Come parte il filmato nella gola gli si strozza un grido:
– Franco!
Roberta guarda come allucinata. L’esibizione dura oltre quaranta minuti in cui i due trans gli sborrano nel culo tre volte ed altre due in bocca. Lui manda giù tutto lo sperma che gli offrono.
Quando il film termina, Roberta &egrave come paralizzata. Non si muove, non parla. Ha lo sguardo assente. Con dolcezza la richiamo alla realtà. Lei ha come una scossa. Torna in se. Mi guarda e mi fa:
– Hai visto che avevo ragione? Lui già conosceva il sapore della sborra.
Non so cosa dirgli. Gli faccio dare un’occhiata anche alle foto. Le lascia cadere:
– Cosa faccio adesso?
Mi domanda sconsolata.
– Niente. ‘ dico io ‘ non fai proprio niente. Adesso lo ripaghi della sua stessa moneta. Lo prendi per i coglioni e non lo molli più.
Sapevo che nella loro relazione il più forte era lui per via delle ampie disponibilità economiche che gli derivano anche dal discendere da una famiglia molto ricca del posto. Quindi, per non perdere i benefici di un eventuale eredità, io gli consiglio di lasciare le cose come stanno dal punto di vista legale, ma affrontarlo, prenderlo per le palle e dirgli che se lui la faceva incazzare lei avrebbe reso pubblico in tutto l’ambiente il filmino e le foto.
Roberta condivide la mia proposta:
– Troppo facile fargliela passare con un semplice divorzio. Da adesso in poi diventa cornuto ufficiale della più grande zoccola della città.
Sentenzia Roberta.
Io finalmente mi rilasso e visto che ci siamo gli propongo di tornare a fare una visita al cinema a luci rosse dell’altra volta. Sono appena le sette e mezzo. Lei chiama il marito e l’informa che tarderà e che non l’aspetti alzato.
Va in bagno e si da una rinfrescata. La vedo poi andare nel guardaroba, dove fra lei e Martina l’hanno riempito di un sacco di abiti di tutti i tipi. Comunque tutti da puttana.
Mentre si prepara gli suggerisco di invitare anche Martina.
Lei ci pensa un attimo e poi dice:
– Ma si, &egrave ora che veda il suo scopatore in faccia.
Quando Martina arriva e mi trova , a momenti gli viene un colpo.
Roberta subito la circuisce spigandole che fra me e lei c’&egrave un rapporto particolare ma l’unica che ama &egrave lei. Solo lei.
Martina si cheta e accetta di vestirsi da troietta. Mentre lo fa la sommergo di complimenti e di carezze. Lei si eccita. La faccio cuocere nel suo brodo.
Quando arriviamo al cinema vado io in cassa. Come mi vede la cassiera mi fa le feste. Guarda Martina e mi fa l’occhiolino. Gli chiedo quanti clienti ci sono e lei mi dice non più di trenta.
Gli chiedo i biglietti ma lei mi fa segno che siamo ospiti ed allora entro. Vedo un gruppetto di ragazzi nelle prime file. Son li più per far casino che altro. Faccio segno a Roberta. Lei prende per mano Martina e si avvicina ai ragazzi. La sento contrattare sul prezzo. Martina viene presa dai ragazzi e tirata in mezzo a loro. Si vede che la differenza d’età, potendo scegliere gli fa preferire una più vicina a loro piuttosto di una che appare come una puttana da strada. La ragazza comincia a menare cazzi. Uno la tira per i capelli a succhiargli il suo. Prima si ritrae, ma quando Roberta la incita lei si lascia andare. Roberta &egrave eccitata a guardare la sua pupilla in balia di quei ragazzi. Uno alla volta gli vengono in faccia. La faccia di Martina &egrave una maschera di sborra. Altri clienti stanno facendo ressa. Anche gli ultimi si avvicinano. Intervengo io per placare gli entusiasmi e farmi pagare. Uno non ha soldi. In tasca ha solo trenta centesimi. Gli propongo che se lo meni da solo e sborri in faccia a Martina. Anche lui accetta.
In tre stanno facendosi Roberta. Un ragazzo più grande. Per fortuna con un cazzo abbastanza piccolo decide di inculare Martina. Roberta che si &egrave fatta prudente, tira fuori dalla borsa un tubetto di vasellina e comincia a preparare Martina. La ragazza &egrave completamente partita. Tutti quei cazzi l’hanno fatta sconvolgere. Ormai appena uno sborra, subito ne cerca un altro in tiro. Non si accorge nemmeno di quello che la sua amica sta preparando finché il ragazzo non comincia ad entrare. Lei comincia a strillare. In due la tengono per le braccia ed in due per le gambe. La cassiera che ci ha raggiunto ha raccolto il tanga di Martina e glielo ha messo nella bocca così i suoi strilli non si sentono.
L’inculata va in porto. Dal culo di Martina, insieme alla sborra esce anche un rivoletto di sangue. Roberta fa in modo di richiamare su di se tutti gli uomini infoiati così da lasciare tranquilla Martina che rannicchiata a terra piange. Gli vado vicino e la bacio teneramente abbracciandola in modo protettivo. Lei si lascia prendere in braccio e si mette in posizione fetale appoggiandomi la testa sul petto e piegando le sue ginocchia sulle mie. Insieme assistiamo alla performance di Roberta ed io non manco di sottolineare come Roberta per amor suo se li sta facendo tutti lei. Martina la guarda come fosse una santa al martirio. Io continuo a carezzarla. La cassiera a cominciato anche lei a ciucciare tutti i cazzi che gli arrivano a tiro. Uno chiava anche lei. Il film &egrave terminato da oltre un’ora quando l’ultimo eiacula in bocca a Roberta.
Quando usciamo do un po’ dei soldi alla cassiera, il resto lo do a Martina.
Sono quasi come il suo stipendio di un mese.
Lei mi guarda con gli occhi da passerotto spaventato e tenta un sorriso di ringraziamento. Io gli dico: – Sei stata magnifica piccola. Sono orgoglioso di te. Adesso andiamo a casa e ti rimetto a nuovo.
Appena arriviamo alla villa porto Martina sempre in braccio sotto la doccia. Mentre la lavo lei si accorge che sono in tiro e realizza che tutti hanno sborrato meno che io. Allora la vedo calarsi sul mio cazzo e comincia a succhiarmelo. Dopo poco che me lo lavora sono in orbita. La sollevo come una bambola, e prendendola da sotto le gambe la faccio infilare sul mio cazzo. Mi cavalca alla grande. Anche lei si &egrave di nuovo eccitata. Con una mano prendo il bagno schiuma e comincio a spalmarglielo sul buco del culo. Lei capisce. Vorrebbe dirmi di no. Ma il mio sguardo non ammette rifiuti. Lei lo sa. Fa un disperato diniego con la testa, ma io la sollevo e la spingo con il bacino più verso di me, così la punta del mio cazzo si trova proprio all’ingresso del suo sfintere. Lavoro con la cappella. Anche grazie alla precedente inculata e soprattutto grazie al sapone questa entra senza eccessive difficoltà e Martina lo accetta meglio di prima. Il resto &egrave come tagliar burro. Affondo due colpi e sono dentro tutto. A Martina manca il fiato. Io esco e poi lentamente rientro. Ed ancora, ancora. Fino a che mi accorgo che finalmente se lo sta godendo alla grande. A quel punto comincio a stantuffarla con forza. Gli vengo nel culo con un sacco di sborra. Me la tengo infilata sul cazzo anche quando ho finito. Lei &egrave come svenuta fra le mie braccia. Roberta che ha capito cosa voglio fare si mette in ginocchio sotto di noi. Mi viene lo stimolo. Comincio a pisciare. Martina se ne rende conto solo dopo che ho cominciato da un bel po’. Mi guarda, fa per sollevarsi ma io la trattengo. Le si agita. Io gli do un manrovescio. Solo allora lei si calma. Finisco di pisciare. Il mio cazzo adesso e moscio, ma non lo tolgo ancora. Sento la pressione sopra che spinge. Rivoli di orina e sborra fuoriescono comunque dal suo culo. Sotto Roberta &egrave pronta a raccogliere tutto. La sollevo con tutte e due le mani e la tengo sospesa a mezz’aria. E’ un attimo e lei si scarica tutto addosso a Roberta. Quando ha finito, amorevolmente comincio a lavarla. Quando ho finito di lavare lei, insieme ci dedichiamo a Roberta che si sta masturbando da sola nella doccia. Aiutiamo anche lei a lavarsi poi ci mettiamo così, nudi e bagnati sul letto e prendiamo sonno insieme.
Il sole mi sveglia per primo. Accarezzo Martina, le si sveglia e mi da subito un bacio.
– Mi hai tolto quello che volevo lasciare al mio ragazzo. Adesso cosa farò?
Mi dice con una voce rotta dall’emozione. Ed io:
– Continuerai a darlo via. Al tuo ragazzo devi dargli la tua anima non il tuo corpo.
Lei mi guarda quasi ammirata da questa mia perla di saggezza, ed io ne approfitto per dirgli che tutti i nostri incontri sono stati registrati e faranno parte di un film porno e lei prenderà bei soldi per questo.
Martina ha come una scossa. Mi guarda. Non sa se faccio davvero o no. Quando accendo la Tv e si vede mentre mi succhia il cazzo o lecca la fica di Roberta, a momenti sviene. Roberta intanto che si &egrave svegliata, capisce a che punto siamo e subito va a consolarla svelandogli le meraviglie economiche delle marchette. Quando Martina capisce che con un film può arrivare a prendere più dello stipendio di un anno, subito si calma.
Dopo che ci siamo vestiti, mentre facciamo colazione mi fa:
– Sai Ivano, però credo che mi specializzerò nei rapporti lesbici. Mi piacciono più del cazzo. Poi in culo fa male da morire.
Io e Roberta ridiamo insieme.
– L’avevo detto che sta troietta in fondo era lesbica. ‘ gli faccio a Roberta.
E lei ribatte:
– L’ho saputo fin dal primo momento.
E bacia Martina sulla bocca.
Prima di venire a lavoro Roberta mi dice che vuol passare da casa a cambiarsi. Arriviamo davanti a casa sua e troviamo suo marito che l’aspettava. Incazzatissimo.
Lui comincia ad inveire contro Roberta chiamandola puttana e l’invita a prendere le sue cose ed andare via di casa. Roberta mi fa cenno di scendere dalla macchina e mi dice di prendere il Dvd. Senza dire altro si avvia di sopra. Il marito la segue sempre continuando a riempirla di parolacce. Arriviamo su in casa. Vediamo che il bimbo di Roberta non c’&egrave, si vede che l’ha portato da sua madre, allora Roberta mi fa cenno di mettere su il film.
Non vi dico la faccia di Franco quando si riconosce nello spiedo di cazzi. A momenti fa un infarto. I colori vanno dal rosso al viola al blu fino al nero più cupo. Quando la prima inculata &egrave finita Roberta ferma l’immagine proprio mentre il cazzo del trans esce facendo fuoriuscire parte della sborra che aveva appena depositata.
Franco &egrave ammutolito.
Roberta prende in mano la situazione:
– Caro Franco, come vedi, qua se c’&egrave una puttana quella sei tu. Quindi mettiamo subito le cose in chiaro. Tu continua pure a farti inculare da chi vuoi. Per tutti tu sarai il mio casto e serio marito e in pubblico ti mostrerai sempre riservato e non mi farai fare brutte figure. Io intanto faccio la mia vita. Come e con chi voglio. Ci siamo spiegati? Se ti comporterai bene di questo film resterà solo questa copia in nostro possesso. Altrimenti, a cominciare dalla tua cara mammina, tutti i tuoi parenti, amici, clienti ne riceveranno una copia accompagnata dal ricco dossier fotografico che intanto avremo venduto a tutte le riviste specializzate in porno per gay. Ok, frocio?
Franco non &egrave capace di articolare una sola parola di senso compiuto. Lamenti e guaiti gli escono dalla bocca come fosse una cagna a cui hanno spezzato una zampa.
Roberta gli va vicino e gli dice im un orecchio:
– La cosa finisce così. Resta inteso che sarà così a condizione che tu ti faccia inculare anche da me e dal mio amico, ogni qual volta lo vorremo. Chiaro?
La risposta di Franco non &egrave comprensibile. Però da come &egrave svenuto capisco che Roberta ha seguito il mio consiglio e lo ha preso per le palle, stringendogliele ben bene. Dopo la scenata con Franco, suo marito, Roberta &egrave cambiata. Ha completato la sua trasformazione in vera, grande puttana. Ormai veste solo da bagascia.
Senza più remore una alla volta si &egrave fatta anche le altre tre ragazze dell’ufficio.
Compresa la mia Angela. Cosa che mi ha fatto incazzare molto, perché avrei voluto farmela io da solo, conquistandola come si faceva una volta. Invece me l’ha fatta trovare legata sul letto della nostra stanza in villa, con la mascherina, per il mio compleanno.
Dalla rabbia l’ho inculata quasi a freddo. L’ho fatta gridare e piangere per oltre un’ora. Roberta si &egrave incazzata di brutto. Per un momento ho temuto che i nostri rapporti si rovinassero. Però, quando gli ho ricordato che lei mi aveva firmato davanti al notaio la più completa libertà sull’uso della sua vita sessuale, &egrave tornata a più miti consigli.
Dopo due giorni, quando sono tornato in villa per incontrarla di nuovo c’era anche Angela che, dopo la brutale esperienza che aveva passato con la mia inculata, gli aveva confessato che gli era piaciuto tanto e che voleva provare ancora e di più a fare l’amore con me. Cosa potevo fare?
A quel punto, con l’aiuto di Roberta che ha indossato uno di quei cazzi che le donne utilizzano per chiavarsi fra loro, dopo la doppia penetrazione ‘ avanti e dietro ‘ gli abbiamo letteralmente rotto il culo, infilandoglieli tutti e due insieme.
Angela ha goduto come una pazza.
Mi ha ringraziato come fossi stato un santo per avergli mostrato questa sua voglia di godere soffrendo.
Giorni dopo, non sapendo cosa fargli di più per placare la sua voglia di dolore e godimento, d’accordo con lei stessa, l’ho ceduta al vecchio sadico conosciuto la prima volta nel cinema a luci rosse insieme a Roberta. Avevo conservato il suo biglietto da visita. Quando gli ho detto che era nuova ma aperta a tutte le esperienze ci siamo messi d’accordo e lui mi ha versato 700.000,00 euro sul mio conto corrente privato.
In regalo, inoltre, avrei avuto le riprese della prima volta di Angela con loro.
La sera torno a casa che sono eccitatissimo.
E’ un mercoledì sera, mentre ci corichiamo, vedo Giulia che, accortasi di qualcosa, con gesto furtivo nasconde sotto il letto un oggetto.
Non riesco a dormire per quel gesto. Vorrei chiedergli cos’ha messo sotto il letto, ma una strana sensazione mi dice che &egrave meglio essere discreti.
Comincio ad accarezzarla. Le comincio a toccare la sua figa. Lei a letto &egrave sempre senza mutande. Il mio dito cerca d’infilarsi. Finalmente lei si gira. Mi infila la mano nei pantaloni del pigiama e mi carezza il cazzo. Lo sente già bello pronto. Si abbassa a succhiarlo, quando riemerge, la guido fino a farla girare. Glielo infilo alla pecorina. Mi sembra che sia di burro la sua figa. Quando comincia ad eccitarsi sento ad ogni mio colpo uno strano sciaquettio. Mi sono infoiato. Do colpi potenti. Adesso esco e gli appoggio la cappella sul buco del culo. Anche ora gli do un colpo potente. Scivola dentro come fosse niente. Continuo a martellarla con forza fino a quando vengo. La mia sborrata &egrave piena. La sento contrarre i muscoli anali come volesse risucchiare tutto lo sperma che c’&egrave dentro. Quando sto per uscire lei fa una cosa inusuale. Si gira e mi bacia. La vedo prendere il solito fazzolettino e scappare in bagno.
La curiosità &egrave più forte di me.
Mi sporgo sotto il letto e vedo cosa ha nascosto.
Una bustina della farmacia. Curioso l’apro.
Preservativi…….
– Dio, Giulia mi tradisce. ‘ penso – La fredda Giulia cerca cazzi da altre parti.
Mi scoppia un gran mal di testa.
Sento che ha finito e si sta asciugando.
Rimetto tutto com’era prima e vado a mia volta in bagno. Mentre piscio la guardo.
In quel momento, vedo in lei un’altra donna.
Ho bisogno di bere.
Vado in cucina. Apro il frigo e prendo del the freddo.
Mi seggo al tavolo e cerco di capire come può essere successo. Io ho continuato come prima con lei.
Non c’&egrave stata settimana che lei non avesse la sua razione di cazzo.
Poi mi viene in mente che non giochiamo più a carte. Ed anche mi rendo conto che non andiamo a vedere qualche bel museo insieme da diversi anni.
E quanto tempo &egrave che non parliamo?
In effetti noi comunichiamo solo per trasmetterci informazioni, non parliamo più di noi, del futuro.
Però lei non mi ha mai rimproverato niente! Anzi, sembra contenta di ciò.
Non capisco.
La sento chiamarmi. Torno a letto. Lei mi da un bacio sulla guancia, come fratelli, ed ecco si gira, e sempre senza parlare prende posizione per dormire.
Passo una notte di merda!
E’ abbastanza presto che mi sveglio. Nello scendere, faccio finta di cercare la pantofola e mi chino sotto al letto.
Il pacchetto non c’&egrave più.
Faccio colazione, mi vesto ed esco.
Arrivo al lavoro nero come il tempo. Una giornata plumbea. Il grigio scuro del tempo si confonde con i colori della città. Sembra tutto grigio.
– Forse sono io. ‘ Penso mentre parcheggio.
Entro in ufficio che non c’&egrave nessuno. Vado subito nella mia stanza e mi chiudo dentro. Stranamente per me, accendo il segnale rosso di divieto assoluto di disturbo.
Credo che sia la prima volta che l’adopero.
Quando arrivano gli altri sento che commentano. Neanche Roberta ha il coraggio di aprire la mia porta.
Ime ne sto seduto davanti alla scrivania vuota e penso con lo sguardo perso nel vuoto.
Ripenso a tutto e cerco di cogliere altri segnali che forse non avevo colto in precedenza.
Niente. La nostra vita &egrave sempre stata noiosa.
In effetti ci siamo sposati perché tutti i nostri amici si erano sposati.
Ed i figli li abbiamo fatti perché tutte le coppie sposate fanno figli.
Dio che cesso di vita!
Mi rendo conto che devo reagire per essere in grado di decidere cosa fare.
Prendo il cellulare e telefona all’unica persona di cui mi fido. Adalgisa.
– Posso venire a pranzo da te? Ho bisogno di parlarti.
– Certo, mon ami! Ti aspetto.
Lascio trascorrere la mattina così, senza far niente. Riuscendo anche a non pensare.
Alle 12 e 30 vado via. Esco senza salutare nessuno e sento gli occhi di tutte le ragazze puntate su di me. Non me ne frega un cazzo.
Arrivo alla villa che sono quasi le 13.
Antonio mi saluta mentre sta chiudendo la reception per la pausa pranzo.
Gli faccio un cenno e vado direttamente all’ascensore privato di Adalgisa.
Appena arrivo lei mi viene premurosa incontro. Io la bacio affettuosamente sulla bocca.
Lei ricambia e mi fa strada verso il salone.
– Allora, schizzo, cosa può fare per te una vecchia amica?
Mi chiede con il tono di chi la vita la conosce e sa che ci sono cose belle e cose brutte, e forse io in questo momento ne sto vivendo una brutta.
– Credo che Giulia mi tradisca.
Gli dico subito tutto di un fiato. Poi gli racconto la serata appena trascorsa. Quando ho finito Lei mi fa:
– Qual &egrave il problema? Tu tradisci lei, lei tradisce te. Mi sembra che siete pari.
– E no! ‘ faccio alterando la voce ‘ Se mi sono lasciato coinvolgere da Roberta &egrave stato proprio perché lei sul piano sessuale non &egrave stata mai completamente aperta con me?
Adalgisa, con la sua voce calma. Avendo compreso il mio stato d’animo, sorvola sulla logica cretina dei miei discorsi e mi fa, con voce quasi asettica:
– Cosa vuoi che faccia?
– Voglio sapere con chi?
– Perché?
– Per capire. Non me ne fotte un cazzo che lei si faccia chiavare da altri. Voglio solo sapere perché?
– Beh, allora posso risponderti subito.
La guardo esterrefatto. La donna continua calma:
– Vedi il suo cavaliere &egrave un affezionato al nostro club. Però &egrave arrogante, crede che tutti siano stupidi e solo lui furbo.
Il suo modo di tergiversare mi disturba. I segnali del mio corpo glielo fanno capire inequivocabilmente, ma lei sembra fregarsene.
– Poi tu conosci le regole della casa. ‘ continua ‘ Per me ognuno &egrave libero di fare ciò che vuole se maggiorenne e consenziente. E loro lo erano.
Adesso do chiari segni che mi sto incazzando e faccio:
– Allora, chi &egrave il grande uomo?
Lei mi guarda intensamente come a studiare le mie reazioni, poi mi fa:
– Suo fratello Luigi.
Io resto scioccato e si vede. Lei si alza, va al tavolino, prende una bottiglia di cristallo e mi versa un cognac che butto giù d’un fiato. Me ne versa un altro. Prendo a sorseggiare anche questo.
Lei adesso tace e aspetta la mia reazione.
Lo capisco ed allora mi impongo di tornare razionale e gli chiedo:
– Da quanto tempo &egrave cominciato?
– Da prima del vostro matrimonio. Da una loro conversazione registrata molti anni fa ho scoperto che sia lui che il loro padre approfittavano sessualmente di Giulia fin da bambina. Per lei &egrave quindi diventato un fatto normale soddisfare gli uomini. Soddisfarli si, ma senza alcun piacere. Povera ragazza.
Sono scioccato.
Luigi &egrave sposato, ha tre figlie femmine ed una bella moglie, molto più bella di Giulia e continua a chiavare sua sorella. La fronte mi pulsa. Adalgisa continua:
– Non sapevo come dirtelo. Avrei voluto ma avevo paura che tu sapessi e non volessi parlarne.
A questo punto la guardo stralunato. ‘ Che io sapessi ? ‘ rispondo ‘ ma in che mondo viviamo?
Non dice nulla. Mi viene vicino e mi abbraccia. Sento il suo profumo che mi pervade. Una potente voglia di sesso mi prende. Mi sciolgo, la prendo per mano e la conduco nella sua camera da letto. Lei mi segue docile. La spoglio lentamente. La bacio e l’accarezzo in ogni centimetro del suo corpo che scopro e che mi riscopro a trovare ancora statuario.
Quando finalmente resta in reggiseno e reggicalze la faccio stendere sul letto a gambe aperte. Gli lecco la figa in una maniera magnifica. Lentamente, con linguate profonde. Lei viene dopo poco una prima volta. La faccio girare e comincio a leccarle il culo. Con la lingua la penetro più a fondo che riesco. Poi mi alzo, mi spoglio e lascio che lei mi faccia un grandioso pompino. Come sa far lei, al momento che sto venendo mi ficca il dito in culo e la mia eiaculazione &egrave stupenda, abbondante, goduriosa.
Lei continua e mi fa capire che gradirebbe ancora bere dalla mia fonte. Senza fregarmene che stiamo sul letto comincio a pisciare. Lei beve tutto quello che riesce. Quando ha finito mi offre la sua figa. Mentre la sto leccando lei comincia a pisciare. Sto fermo. Apro la bocca e accolgo il suo piscio. E’ per me la prima volta. Quando si &egrave scaricata si abbassa su di me e mi bacia leccando tutto ciò che può dalla mia bocca.
Restiamo abbracciati. Dopo non so quanto tempo mi risveglio. Lei &egrave ancora vicino a me e mi sta carezzando come un bimbo. Mi piace. La lascio fare, ma le sue carezze mi risvegliano ancora una volta.
Se qualcuno due anni fa mi diceva che avrei chiavato e richiavato senza stancarmi una donna che ha quasi sessant’anni l’avrei mandato a cagare. Ma lei &egrave brava. E’ femmina. Sa cosa vuole un uomo.
Adesso lei mi passa con la gamba addosso e si impala con il culo sul mio cazzo. Il suo movimento rotatorio e di avanti e indietro mi piace da morire. Il suo culo riesce ancora a contrarsi e dare colpi al mio cazzo, che apprezza alla grande. Gli sborro ancora una volta dentro.
Quando ho finito lei scende e mi pulisce tutto con la lingua. Poi scende dal letto, mi prende per mano e mi tira con lei in bagno. Mi fa stendere nel bagno, si mette a cavalcioni girata di dietro, in questa posa lascia che io possa rimirare la mia sborra che gli esce dal culo. Dopo poco comincia a sforzarsi, vedo il suo sfintere che si contrae e si rilassa ritmicamente alla ricerca di potersi scaricare. La cosa mi eccita da morire. Ecco che come all’improvviso dal suo culo viene giù una grande quantità di escrementi mista a sborra che mi copre quasi del tutto. Io come inebetito mi abbandono allo strano effetto che mi fa tutta quella merda calda che mi cade addosso e ne godo.
Quando a finito la lecco. Lei mi lascia fare ed io, di fatto, gli faccio quasi un bidet.
Si gira e mi abbraccia condividendo insieme a me tutta la sua lordura che mi ricopre.
Trovo questo gesto molto tenero.
Dopo che siamo così da diverso tempo la vedo stendere un braccio ed aprire il getto dell’acqua calda. Comincia a lavarmi come fossi un bambino. Mi insapona dappertutto. Mi pulisce e mi risciacqua più volte. Fa lo stesso con se stessa. Quando deve lavarsi la schiena la aiuto. Lei si abbandona su di me me lasciandosi colpire dal getto caldo della doccia e rivolgendo il capo verso di me, mi dice:
– Grazie amore, se fossi più giovane ti sposerei.
Io penso che &egrave un ipotesi da non scartare e glielo dico. Lei mi fa un sorriso e aggiunge:
– Dovresti trovarti un aiutante. Per farmi godere alla grande devo avere almeno due cazzi dentro.
Poi come niente fosse cambia discorso.
– Cosa pensi di fare con Giulia e Luigi.
– Devo pensarci ‘ gli dico più rasserenato di prima ‘ ma affronterò la cosa. Fammi avere qualche registrazione che comunque mi servirà.
Conscio che con lei &egrave sempre bene non mischiare gli affari con il piacere, concludo:
– Mi dirai tu cosa mi costa il servizio.
Lei apprezza questa mia gentilezza e mi da un bacio sulla guancia per ringraziarmi. Ricambio ed esco dalla vasca.
Dopo essermi rivestito la saluto e vado via.

…continua…. Torno in ufficio che sono quasi le sei del pomeriggio. Il cielo si &egrave messo al peggio. Da un momento all’altro verrà giù un temporale.
Quando arrivo su faccio segno a Roberta di seguirmi nella mia stanza.
Arriva subito e si siede di fronte a me. Mentre mi aggiusto sulla poltrona non posso fare a meno di guardarle la figa ‘ ormai &egrave sempre senza mutande.
Vedo che però fuoriesce una cordicella.
– Cosa ti sei messa nella figa? ‘gli chiedo curioso.
– Un regalino di Martina. Delle palline vibranti radiocomandate. Da stamattina mi ha fatto venire una quindicina di volte. Non ce la faccio più. Vorrei togliermele, ma se resisto per tutto il giorno domani mi ha promesso che se le fa mettere lei.
Capisco che vuole godersi la dolce vendetta e visto che tutto sommato la giornata e quasi finita condivido la sua scelta, però gli aggiungo:
– Digli però che per far contento anche me deve mettersene uno anche nel culo.
Roberta sorride. Ha capito che la arrabbiatura di stamattina non ce lo più e quindi può pensare a coinvolgermi in qualche giochino.
La stoppo subito e gli dico:
– Ascoltami attentamente. Da domattina tu e Martina avete un incarico per me importantissimo.
Lei assume un atteggiamento compito di chi &egrave pronta a fare il proprio dovere.
Io continuo:
– Dovrete sedurre Luigi. Farlo andare fuori di testa per voi. Mi sono spiegato?
Roberta mi guarda perplessa:
– Ma se &egrave un bacchettone. ‘ mi fa lei.
– Non lasciarti incantare. Ma lasciami finire. Mentre ve lo lavorate dovrai allo stesso tempo sedurre Arianna, sua moglie.
Roberta non capisce più niente. Ed ascolta solo.
– Mentre tu ti dedichi a conquistare Arianna, e non ho dubbi che ci riuscirai, voglio che introduci Martina con le sue due figlie più grandi. Una ha ventuno anni, l’altra diciotto. Ne deve fare due troie che possiamo lasciare in strada insieme alla madre.
Adesso mi guarda preoccupata.
– Ma davvero vuoi che facciamo questo?
– Si!
– Ma perché?
– Perché lui &egrave uno stronzo e si scopa mia moglie da quando era una bambina.
Roberta diventa seria. Ha capito cosa mi turbava stamattina ed adesso si rende conto che mi sono calmato solo perché ho pianificato la mia fredda vendetta.
– Va bene. Farò come tu vuoi. Quando sono pronti cosa dobbiamo fare?
– Niente. Mi avvisi e ci penso io.
Roberta si alza e fa per andare di la ma la fermo.
– Chiama tuo marito e digli di portare il bimbo dai nonni, stasera deve farmi godere insieme a te.
Roberta capisce che non mi era passata del tutto la incazzatura. Avevo solo lucidamente costruito la mia vendetta. Adesso ho bisogno di scaricare la mia rabbia su qualcuno. Prende il cellulare e chiama a casa.
Alle otto sono a casa loro. Roberta tornando a casa si &egrave fermata in rosticceria e mi fa trovare da mangiare.
Mi seggo a tavola ma di Franco neanche l’ombra. Gli chiedo dov’&egrave.
– Ho detto a quel frocio che per accontentare il mio vero uomo deve vestirsi come una troia. Non ha in coraggio di uscire. L’ho preparato proprio bene.
Gli faccio un segno d’assenso e mi informo su quali strumenti posso contare per sfogarmi su di lui.
Allora anche Roberta comincia ad entrare nella parte e pensando a quello che passerà il marito &egrave colta da un misto di eccitazione lussuriosa ma anche sadica.
Mi mostra tutto l’armamentario.
Quello che mi colpisce &egrave un clistere da tre litri. Ha una cannula mostruosa. Più grande del mio cazzo che certo non &egrave piccolo.
Gli dico di tenerlo a portata di mano. Tiro fuori una buona quantità di cazzi e cunei e decido che possiamo iniziare la serata.
Per gradire e scaldare l’ambiente faccio mettere su il Dvd con il secondo film che ha visto Roberta protagonista.
Per la cronaca c’abbiamo fatto più di 300.000 euro.
In questa pellicola Roberta impersona una giovane e timida segretaria che si ferma in un negozio etnico per acquistare una scultura di legno e qui viene conquistata dalle forme scultoree di un giovanissimo e bellissimo ragazzo nero. Peccato per lei che &egrave solo il più piccolo di tredici fratelli che non chiavano da mesi perché sono clandestini e non trovano ragazze che vanno con loro.
Roberta diventa quella che li farà godere tutti. Prima uno alla volta e poi tutti insieme.
Quella stronza, ed &egrave il motivo dei tanti soldi guadagnati, ha preso contemporaneamente due cazzi in figa e due nel culo. E che cazzi. Vi giuro da morire.
Io sono sistemato sulla poltrona che guardo il film e sorseggio un buon cognac e mi accarezzo il cazzo che ho tirato fuori, che Franco fa la sua apparizione.
Combinato come una troia con un reggicalze, calze a rete nere con il filo dietro e sopra un corpetto che gli stringe tutto. Il suo culo bianco ed il cazzo moscio appaiono ridicoli. Lui appare ridicolo. Glielo faccio notare a Roberta che mi risponde:
– Abbi pazienza questa signora sta imparando adesso a fare la puttana, finora ha solo fatto la zoccola rottainculo.
Faccio segno a Roberta di venire da me. Lei si tuffa su di me e subito mi prende il cazzo. Si abbassa e comincia a succhiarlo. Con la mano faccio segno a Franco di leccare il culo alla moglie. Lui provvede. Quando mi &egrave diventato bello duro faccio salire Roberta su di me e gli metto nel culo il mio cazzo. Lei si siede proprio come se fosse in poltrona e comincia a cavalcarmi così.
Suo marito guarda.
Allora gli ordino di preparare il clistere. Lui comincia ad operare. Io intanto continuo ad inculare Roberta. Quando sono pronto glielo dico e lei scende, si mette carponi a terra ed io la inculo così. Dopo un paio di colpi gli vengo nel culo. Quando ho vuotato tutta la mia sborra nel suo culo gli dico: – Preparati che piscio. – Lei comincia ad inveire per via del tappeto. Gli do una fortissima pacca sul culo. Comincio a pisciare. Lei continua a dirmi parolacce. Quando ho finito chiamo Franco con il clistere. Tolgo il mio cazzo e lui rapido infila la cannula mostruosa. Lo stronzo lo fa con rabbia sperando di far male a Roberta.
Lei di rimando gli dice:
Neanche con un cazzo finto riesci ad incularmi bene. Perché non impari da Ivano come si fa.
L’uomo scarica tutto il liquido che può nel culo di Roberta.
Con la cannula nel culo, quando &egrave finita l’operazione, si avvia verso il bagno. Ma come sta per togliersela e sedersi sul water la blocco:
– Ferma non sprechiamo questo ben di dio.
Faccio segno a Franco di entrare nella vasca. Lui ha le lacrime agli occhi. Già immagina e con la testa fa segno di no. Gli do uno schiaffo. Forte, sonoro, che gli lascia il segno delle mie cinque dita. Lui entra.
Lo faccio stendere per bene, faccio entrare Roberta e la posizione con il culo sulla sua faccia e solo allora gli dico:
– Togli.
Roberta sfila la cannula. Franco &egrave ad occhi chiusi. Io lo chiamo:
– Franco guarda qua’
Lui ci casca, apre gli occhi e mi guarda. In quel momento Roberta gli scarica tutto in faccia. Resta proprio di merda. E’ letteralmente sommerso dalla merda di Roberta.
Quando lei ha finito del tutto dico a Franco di leccargli bene il culo e poi pulirsi e rivestirsi da troia per uscire.
Roberta intanto che lui si pulisce si &egrave fatta una doccia, e adesso lo aiuta a prepararsi.
Lo aiuta a vestirsi, a truccarsi e quando &egrave pronta me lo mostra. Sembra proprio una vecchia bagascia.
Gli dico: – Andiamo.
Lui &egrave terrorizzato. Mentre scendiamo le scale a momenti fa un infarto quando una porta si apre ma subito dopo si richiude. Arriviamo giù, montiamo in macchina e veloce vado verso l’autostrada. Mi fermo ad un distributore. Ci sono due camion fermi. Vado vicino al primo ma non vedo nessuno. Vado vicino al secondo e trovo due slavi. Uno un biondino magro, tutto nervi ed un altro che mi sembra il colosso di Rodi. Una montagna umana.
Gli offro cento euro a testa se si inculano il mio amico.
Si guardano negli occhi e poi all’unisono fanno si con la testa.
Chiamo Franco. Viene avanti tremante. Lo faccio salire nella cabina di guida. I due si spogliano. Stranamente il mingherlino ha un cazzo ben più grosso della montagna. Comunque sono tutti e due ben piazzati. Mentre uno glielo infila nel culo, l’altro glielo mette in bocca. Io intanto riprendo il tutto con una videocamera.
Quella notte tredici sborrate in culo e tredici in bocca si &egrave guadagnato Franco, tutte immortalate con la videocamera. Quando lo riporto a casa che sono le cinque del mattino &egrave distrutto. Appena arriviamo lo faccio mettere carponi e l’inculo anch’io, senza fargli mancare anche un’abbondante pisciata dentro.Roberta intanto stava dormendo. Allora io me ne vado a casa e quando arrivo, di buon umore, visto quello che sto tramando contro Luigi, mi metto a preparare la colazione a mia moglie ed ai ragazzi.
Quando si sveglia, Giulia, rimane sorpresa ed &egrave felice che io l’abbia fatto. E’ la prima volta da quando siamo sposati. Sono più di quindici anni.
Io tutto pieno di premure la aiuto a prepararsi per bene fino a che esce per accompagnare i ragazzi a scuola. Poi vado a fare la doccia e dopo essermi preparato vado direttamente in villa per dormire un po’.
Sono le 13 quando mi sveglio. Chiamo Roberta e gli dico che ci vediamo al Dante.
Lei dice subito di si.
Dopo aver pranzato senza aver messo in pratica alcun numero, deludendo Gianni il cameriere, lo chiamo e gli propongo che invece di pagarlo lui può incularsi Roberta.
Gianni mi guarda con occhi da pesce lesso e mi fa:
– Fossi il padrone ne sarei felice, ma sa io sono solo un dipendente. Certo ‘ fa continuando sornione ‘ se si potesse coinvolgere anche la proprietà”.
Gli dico: certamente che si, ed allora lui sparisce di corsa. Torna dopo pochi minuti e chiama Roberta che lo segue in cucina.
Quando torna dopo una buona mezzz’ora mi fa con aria come se fosse incazzata:
– Certo che &egrave un bel figlio di troia il tuo amico Gianni. Non ti aveva detto che sono una società ed il padrone sono ben sei soci, più lui, sette cazzi mi &egrave costato sto pranzo di merda.
Io mi metto a ridere.
– Non mi dirai che ti dispiace.
– Certo che no, ma devo tornare in ufficio e puzzo di sborra da fare schifo anche a me. Certo che Gianni &egrave proprio in gamba, devo ricordarmi di lui quando abbiamo qualcosa di nuovo da far provare.
Andando verso il lavoro, dopo che l’ho accompagnata a casa a cambiarsi, dico a Roberta che nel prossimo film che Adalgisa sta già preparando voglio che partecipi anche Franco. Lei mi sembra perplessa. Io la tranquillizzo:
– Non ti preoccupare ci sono ben tre trans che partecipano e qualche culo di uomo, oltre al tuo, bisogna offrirglielo.
Lei però mi risponde.
– Sai sarebbe già prevista la partecipazione anche di Martina’..
– Bene! ‘ dico io ‘ senza dirmi niente? Cos’&egrave non volete darmi la mia parte?
– No, ma che dici. E’ solo che finalmente l’ho convinta. Gli ho detto che non farà più di quello che ha fatto nel cinema e guadagnerà un sacco di soldi. Lei finalmente ha accettato.
– Va bene stronza, ma non rallentate con il mio progetto su Luigi.
– No, anzi va più che bene. Gli ho già fatto una pompa. Mi ha detto che nessuno glielo aveva mai preso in bocca e lo aveva lasciato sborrare come ho fatto io.
– Eh si, Giulia certe cose non le fa! Con sua moglie come va?
– Dobbiamo andare a fare shopping sabato insieme. La porto a provare qualche completino sexy da Rossana. Sai quella lesbica che ha il negozio in Corso Garibaldi?
– Si la ricordo. Mi raccomando, quando sei pronta anche con le due figlie mi avvisi subito.
– Certo capo. Non ti preoccupare. Sarà fatto.

…..continua….. Sono trascorsi un paio di mesi durante cui il mio strano menage &egrave continuato come niente fosse. Ogni tanto viene a trovarmi Angela che intanto si &egrave licenziata per fare la ‘schiava’ a tempo pieno in quel club di matti dove l’ho mandata.
Non fa altro che ringraziarmi ogni volta per averle aperto gli occhi.
Dice: – Solo adesso mi sento una femmina realizzata. Quando mi umiliano, mi torturano, mi fanno male. E’ l’unica cosa per cui vale la pena di vivere.
Contenta lei, penso. Una volta &egrave arrivata ingessata ad un braccio e mi mostra gli esiti della plastica che gli hanno fatto per ricostruirgli il buco del culo che non si richiudeva più.
Gli chiedo davvero preoccupato: – Ma a te davvero va bene così?
– Certo Ivano. Sono la donna più felice della terra.
Allora rinuncio a qualsiasi discussione.
Martina, intanto, &egrave diventata una ninfomane micidiale. Non lascia scappare nessuno.
Mi sento soddisfatto di come vanno le cose.
Quando Roberta quella mattina viene nel mio ufficio a dirmi che con Luigi &egrave tutto pronto, la sottopongo ad un vero e proprio terzo grado.
– Voglio sapere tutto per filo e per segno!
Gli dico facendola sedere di fronte a me.
Mentre racconta, la troia, non può fare a meno di masturbarsi:
– Cominciamo con lui. Io e Martina, insieme l’abbiamo già legato al letto gli abbiamo messo il vibratore piccolo nel culo mentre una si faceva impalare e l’altra gli veniva sulla bocca. Allo stronzo comunque piace più Martina. La trova più’ come a detto ‘fresca’. Comunque e pronto, la prossima volta se vuoi partecipare anche tu? Con Arianna siamo al top. Dopo averla fatta sedurre da Rossana ed averla ‘scoperta’ all’improvviso mentre lei gli leccava la figa, non c’&egrave voluto molto per portarmela a letto e poi portarla nel centro benessere di Adalgisa. L’ho fatta prima chiavare e poi inculare da Antonio di cui si &egrave innamorata follemente, poi da tutti gli altri. Ormai &egrave cliente fissa ogni tre giorni e tutti i ragazzi, ma anche tutti i clienti, uomini e donne, se la sono fatta. Martina da parte sua ha lavorato alla grande con le due ragazze. Purtroppo c’&egrave stato un piccolo inconveniente!
La guardo preoccupata. Lei continua:
– Beh, vedi Martina ha fatto conoscere alle ragazze come &egrave facile procurarsi soldi facendo qualche pugnetta, qualche pompino, con e senza ingoio ed infine che la verginità &egrave una stronzata degli uomini per dominarci. Le ragazze si sono subito ben immedesimate, ma abbiamo scoperto che hanno svelato il segreto anche alla più piccola che &egrave diventata la reginetta della sua scuola. C’&egrave la fila per lei quando vuole comprarsi qualcosa.
Faccio un segno con la mano che non &egrave grave e gli dico:
– Comunque lei la lasciamo fuori.
A questo punto Roberta mi chiede:
– Mi sveli adesso il tuo piano?
La guardo mentre sto riflettendo ed un ghigno si disegna sul mio viso. Comincio a dirgli:
– Stasera per sbaglio ci incrociamo mentre state entrando in villa tu e Luigi ed io e Martina. Tu proponi di fare un’ammucchiata. Vediamo come reagisce.
Roberta fa un sorriso d’approvazione. Il fatto che non la escudo anche dalla realizzazione della mia vendetta la tranquillizza. La fa sentire importante per me. A me non frega un cazzo, ma per adesso mi va bene che lei si senta così.
La congedo e gli dico di andare a lavorare ed avvisare Martina. Stasera sarà una serata speciale.
Sono le sette e mezzo che parcheggio vicino alla macchina di Luigi e lui e Roberta stanno scendendo. Gli viene un mezzo colpo quando mi vede. Io invece gli faccio un gesto di saluto come fosse spontaneo:
– Ciao vecchio mandrillo. Hai apprezzato anche tu le arti extra lavorative di Roberta.
Lo vedo arrossire. Poi guardare furtivamente Martina. Scoppio a ridere. E sempre con tono da vecchi amici di scopate gli faccio:
– Non mi dire che le hai provate anche tu tutte e due insieme. Sono fantastiche vero?
continuo ‘ dai non fare quella faccia. Io ho visto te e tu hai visto me. Scommetto che nessuno di noi due andrà a raccontarlo alla moglie dell’altro. Non trovi?
Lui balbetta qualcosa, ma mi accorgo che il suo cervello ha cominciato a riflettere ed in effetti &egrave improbabile che ciascuno di noi possa denunciare l’altro. Vedo il suo volto distendersi. Accenna un sorriso. Roberta che &egrave un’attrice nata, interviene:
– Beh, ragazzi. Visto che vi conoscete, perché non mettiamo in piedi un bel numero a quattro.
Non gli lascio il tempo di riflettere che subito mi metto sotto il suo braccio e comincio a tirarlo verso la nostra stanza:
– Dai Luigi. Non l’ho mai fatto insieme ad un altro uomo.
Luigi non riesce neanche a mettere insieme una frase che siamo già in stanza e Martina gli si &egrave letteralmente gettata a dosso arpionandolo con braccia e gambe e leccandogli i lobi esterni dell’orecchio. Si vede che la ragazza ha capito che sono uno dei suoi punti sensibili, Luigi rosso in viso comincia a rispondere alle sue effusioni cercando di raggiungere la sua bocca e palpandola dovunque riesce.
– E’ fatta. ‘ penso, e mi dedico a Roberta che &egrave rimasta a bocca asciutta.
Riesco a coinvolgere Luigi in diverse posizioni fatte insieme. Il sandwich con Martina prima e Roberta dopo. La doppia penetrazione ‘ culo e figa ‘ con Martina. La doppia penetrazione, con due cazzi, nel culo di Roberta. Quando finiamo Luigi &egrave uno straccio ma felice come un bambino.
Finiamo la serata al bar a scambiarci confidenze su chiavate più o meno vere. Verso la fine butto il mio carico:
– Senti Luigi, sabato prossimo sono invitato ad un’orgia micidiale. Ce ne per tutti i gusti. Devi aiutarmi. Vieni anche tu. Mi vieni a prendere ed andiamo insieme, così Giulia non sospetta niente. Non vorrei che abbia capito qualcosa, sai le mie scappatelle sono diventate frequenti, ma cosa vuoi, Giulia e sempre meno partecipe. Mi sembra un blocco di ghiaccio.
Lo vedo valutare con la sua mente matematica l’offerta. Già Arianna deve averlo informato che intende passare in week end da sua madre e lui resterebbe da solo, visto che le ragazze più grandi vanno ad un compleanno e la più piccola dorme a casa di una sua amica.
Lui si troverebbe da solo a menarsi il cazzo, oppure dovrebbe fare il segnale a Giulia per sapere se io non ci sono ed andare a chiavare lei. La prospettiva lo annoia.
– Guarda che se &egrave solo per farti un piacere..
Non lo faccio nemmeno finire:
– Ma certo, Gigi ‘ posso chiamarti così, vero? ‘ poi se tu vuoi partecipare perché trovi qualcosa che ti intriga bene anche per te, ma a me faresti un grandissimo piacere.
Restiamo d’accordo che ci vediamo sabato alle 17.30 a casa mia.
Quando lo lascio non manco di passare davanti ad un distributore di fiori freschi che &egrave vicino la stazione e prendo una rosa per Giulia.
Il mio piano comincia a realizzarsi.
Quando arrivo a casa lei &egrave già a letto. Mi spoglio e mi infilo nel letto. Comincio a passare la rosa sulla schiena di Giulia. Il contatto delicato che gli offro, la sveglia. Si gira. Vede nei miei occhi la determinazione ed equivoca. Mi infila la mano nel pigiama. Io sono ancora in tiro per via del cialis preso e capisco che per non farla insospettire devo chiavarla. La faccio girare, non ho voglia di guardarla. Comincio a penetrarla a pecorina. Mi ci vuole un po’ ma poi scarico una buona dose di sborra dentro di lei. Lei si abbandona sul mio petto.
Io gli dico che oggi ho lavorato insieme a suo fratello e che siamo finalmente entrati in confidenza e sabato sera andiamo insieme da amici.
Lei ne &egrave felice. Si gira e mi bacia con ardore. Non capisco. Mi da fastidio questo suo piacere. Vado in bagno a rinfrescarmi. Lei mi raggiunge, si fa un bidet e non manca di notare che ce l’ho ancora dritto, seppur meno carico di prima. Io gli dico:
– Basta cara, domani devo lavorare.
Lei ne sembra sollevata. Andiamo a dormire.
La settimana continua nella normalità, o quasi.
Solo Roberta si lamenta che quel coglione di Luigi non fa altro che palparla quando sono a contatto. Lei non sa cosa fare. Vorrebbe mandarlo a fare in culo ma vuole sapere da me se può.
– Aspetta gioia. Siamo già a giovedì. Sabato ci sarà la resa dei conti.
Roberta ha un lampo e mi chiede:
– Partecipiamo anche noi? ‘ Intendendo anche quella troietta di Martina. Comincia a darmi sui nervi questo fatto di Martina. Vuoi vedere che ste due sono davvero innamorate?
Comunque faccio cenno di si con la testa. Lei esce felice dalla stanza.

….continua….. Finalmente sabato. Non sono ancora le 17.30 che Luigi &egrave fuori la porta di casa mia. Mi sto preparando in camera e non riesco a trovare i gemelli. Mentre giro a vuoto stendo la testa nel corridoio e lo vedo baciare, lingua in bocca, Giulia. Per fortuna i ragazzi sono in camera loro. Però che stronzi sti due.
Finisco di vestirmi come niente fosse, esco, do la mano a Luigi, che ricambia molto premuroso e do un bacio sulla guancia a Giulia. Non mi va di baciarla sulla bocca dopo di lui.
Salutiamo ed usciamo.
L’appuntamento &egrave in un club di Adalgisa fuori città. In una posizione stupenda. Una villa in cima ad una collina. Da un lato si vedono le prealpi, dall’altra il mare.
Luigi &egrave incantato dalla strada panoramica che percorriamo. Arriviamo davanti alla villa che &egrave coperta dal lato strada dal bosco che bisogna attraversare per arrivare e dall’altro lato da strapiombo. Faccio fare il segnale convenuto con i fari a Luigi, ed il cancello si apre.
– Ma come fai a conoscere questo giro? ‘ mi chiede lui.
Io quasi con fare angelico gli rispondo ‘ E’ stata Roberta ad invitarmi. Ha detto che deve coinvolgere alcune nuove leve nel suo lavoro vero.
– Perché? Qual &egrave il suo lavoro? ‘ mi fa lo stronzo.
– Ma scusa non l’hai capito? Lei e Martina sono attrici di film porno! ‘ esclamo con voce innocente.
– Cazzo che coglione. Credevo che si fossero innamorate di me. ‘ mi fa il coglione.
– Dei tuoi soldi forse. ‘ Faccio io da amico. ‘ Perciò stasera non farti riguardi, chiava come un riccio. Puoi fare ciò che vuoi. Sono tutte professioniste o stanno per diventarlo.
Entriamo nel salone della villa. Ci sono già un centinaio di persone tra uomini e donne. Alcune donne vestite come uomini le vediamo in compagnia di altre donne che limonano senza ritegno.
Vengono serviti stuzzichini altamente afrodisiaci. A Luigi ne vengono serviti di speciali e lui non se ne accorge. Per sicurezza gli ho fatto dare alcune droghe che sbloccano totalmente i freni inibitori e stimolano l’eccitazione fino al parossismo. Lentamente i suoi occhi si velano. Vedo che si tocca il cazzo già in tiro. Faccio segno al grande specchio dietro il bar, dove so esserci l’ufficio di Adalgisa e gli indico che siamo pronti.
Le luci si abbassano. Una voce fuori campo avvisa gli ospiti che stasera ci sarà la deflorazione anale di due giovani attrici e la primiere di una futura grande star.
Luigi con voce impastata mi dice:
– Mi piacerebbe inculare ste troiette giovani.
Facendogli l’occhiolino gli dico:
– Non si sa mai. Mettiti in fila con gli altri e vediamo cosa succede.
Le prime ad uscire sono due donne mature, mascherate. I loro corpi per me non hanno segreti. Roberta ed Arianna. Entrano dandosi la mano e cominciano a lesbicare fra di loro. Evidente sulla schiena di Arianna c’&egrave un tatuaggio bellissimo di un drago col cazzo enorme che finisce proprio sul buco di culo della donna. Arianna &egrave la prima che va al sodo e comincia a leccare la figa di Roberta. Un ospite gli va dietro con il cazzo già fuori e la chiava a pecorina. Da quel momento le due donne sono carne da macello.
Dire quanti se le chiavano &egrave impossibile. In due, tre, quattro. Arianna ne accontenta sette insieme. Due in figa, due in culo, uno in bocca ed uno ciascuno con le mani.
Roberta non &egrave da meno. L’orgia &egrave all’apoteosi quando un rullo di tamburi fa bloccare tutti. Roberta, che &egrave fortemente provata dai cazzi che l’hanno riempita, ne approfitta per trascinare Arianna che non ne vuol sapere di lasciare i cazzi che la stanno ancora una volta chiavando.
Ma tutti gli ospiti ora sono distratti dalla novità.
Da un lato del salone arriva un enorme lettone. Simile a quello che Adalgisa ha a casa sua. Sopra ci sono le due ragazze.
Gli sono stati promessi mille euro a testa per questa serata. Sono eccitatissime. Ambedue presentano dei tatuaggi a soggetto erotico. Gli ospiti sono impazienti.
Il solo biglietto d’ingresso per un uomo &egrave costato dai cinque ai diecimila euro.
L’unico che non ha pagato &egrave stato Luigi, ma non lo sa.
Nel vedere i due corpi, piccoli, fragili, delle due ragazzine Luigi si arrapa come una bestia. Il suo cazzo ‘ non grande ‘ &egrave duro da morire. Tenta d’infilarsi nel mucchio per essere il primo. Deve accontentarsi di essere solo il quattordicesimo prima di riuscire ad infilare una delle ragazze. Le due vengono infilate in continuazione in tutti i buchi. Prima che Luigi riesca ad inculare la seconda, la più giovane, un russo con un cazzo enorme lo precede. La ragazza strilla come un ossesso dal dolore. A nessuno frega niente. L’uomo si scarica dentro di lei. Quando esce il culo della giovane &egrave oscenamente aperto e non tenta nemmeno di richiudersi.
Luigi infoiato com’&egrave si infila lo stesso in quello scempio. Sta quasi per sborrare, ormai sta dando i colpi che precedono la sborrata che io lo affianco, giro la testa alla ragazza e gli tolgo la maschera.
Luigi sborra in quell’attimo. Non realizza subito. Quando la mia voce glaciale gli sussurra all’orecchio:
– Era più giovane Giulia quando l’hai chiavata la prima volta insieme a tuo padre?
Lui guarda la ragazza. Lo sguardo gli si smarrisce, qualcuno lo tira fuori a malo modo dal culo della figlia scaraventandolo a terra e lo sostituisce.
Lui si guarda attorno e vede che la donna di prima, quella con il tatuaggio sulla schiena che sta bevendo insieme a Roberta, si &egrave tolta la maschera, &egrave Arianna. Capisce che la terza ragazza &egrave l’altra sua figlia.
Si alza come inebetito da terra, si avvia nudo verso la porta del salone che da sul giardino. Ha cominciato a piangere come un vitello. Nessuno gli bada. L’attenzione di uomini e donne &egrave sulle due ragazze. Quando la porta si richiude dietro di lui, mi giro verso la ragazzina che ancora piangendo sta subendo un’altra inculata e gli dico:
– Non ti preoccupare da domani a te, a tutte voi, pensa vostro zio.
Il corpo di Luigi viene trovato alcuni giorni dopo in fondo al burrone che costeggia il bosco che &egrave davanti la villa. Nessuno riesce a spiegarsi perché un serio professionista e padre di famiglia sia andato a passeggiare nel bosco da solo e poi sia caduto in un burrone.
Si perché fu trovato vestito di tutto punto e con l’auto parcheggiata dove solitamente la parcheggiava chi voleva fare un giro nel bosco.
L’organizzazione del funerale, i passaggi burocratici necessari, furono tutti seguiti dagli uffici della nostra azienda.
Arianna firmò davanti al notaio la cessione della proprietà delle azioni della società che lei e le figlie avevano ereditato in cambio dell’assunzione da parte mia di tutti i bisogni di cui lei e le figlie avessero avuto fino alla morte o ad altro matrimonio suo o delle figlie.
Finita tutta la trafila feci venire Giulia nel mio ufficio e gli mostrai la registrazione della serata. Lei era caduta in catalessi. Non diceva più niente. Gli mostrai poi i filmini che interessavano i suoi incontri con il fratello. Quando gli misi davanti le carte del divorzio firmò senza batter ciglio. Mi chiese solo:
– Aiutami a trovare un convento dove possa ritirarmi.
Lo feci e gli trovai un monastero perso fra le aspre montagne della Grecia.
Di lei non seppi più nulla.
Mi occupai poi dei miei due figli. Che veramente, visto che somigliavano tanto alla madre e poco a me, ero dubbioso che fossero i miei.
Comunque li mandai in un severissimo collegio in Inghilterra da dove sarebbero usciti solo da laureati e con almeno un master. Assegnai a ciascuno di loro un vitalizio ed anche con loro era chiusa.
Avevo fatto per loro tutto ciò che un padre nella mia situazione poteva fare.
Potevo considerare archiviata la mia storia con Giulia. E non me ne fregava un cazzo!
Stavo benone. Non mi ero mai sentito meglio.
Grazie alla collaborazione di Roberta e Martina ed alla loro attività cinematografica, ma soprattutto grazie alla benevolenza di Adalgisa che non mi faceva mancare opportunità per guadagnare soldi con le mie ‘puttane personali’, il mio conto in banca era diventato multimilionario.
Adesso che ero il padrone di tutta l’azienda potevo considerarmi davvero ricco.

….continua…… La mia nuova vita da single non aveva soste nel suo continuo svolgersi.
Con l’aiuto di Adalgisa, con cui ogni tanto avevo appassionati incontri amorosi a tutto campo, aprii una mia etichetta cinematografica nell’industria del porno.
Arianna ne fu la regina indiscussa. Con la eccezionale media di un film a settimana in breve riempì gli scaffali di tutti i sexy shop e divenne l’eroina dei cultori del genere.
Purtroppo la sua carriera era destinata a non durare a lungo, non tanto per il fatto che Arianna non rifiutava alcunché, ivi compreso il rapporto con gli animali, ma perché si lasciò corrompere dal demone della droga. Sniffava a tutte le ore. La sfruttai come meglio era possibile. Il suo ritmo era che per girare 90 minuti di film porno doveva chiavarne almeno 100 di ore. Il suo top lo raggiunse in una pellicola in cui si lasciò inculare da un asino.
Chi sa quanto &egrave grande il cazzo dell’asino sa di cosa parlo.
Vendette oltre trecentomila copie nel mondo. Ebbe anche una discreta notorietà televisiva grazie ad un magnate che si era innamorata di lei. Però non volle saperne.
Voleva solo continuare a provare sempre di più. Per lei il sesso era solo estremo.
Di lei, ad un certo punto, si occuparono anche i miei amici del club dei sadici.
Per lei, infatti, fui contattata da Angela. Però fu solo quando la loro offerta arrivò ad un milione di euro che accettai di lasciarla libera dal contratto con la mia casa cinematografica.
Arianna sparì letteralmente dal mondo pubblico.
Di lei seppi, diverso tempo dopo, che era stata comprata da un emiro arabo ed era entrata nel suo harem per soddisfare i suoi cavalli di razza.
Le tre figlie di Luigi, invece, con la guida di Martina, visto che tutto erano meno che sceme, compresero subito che, l’unico dono che la loro famiglia gli aveva lasciato cio&egrave la bellezza, poteva rendergli la vita molto facile.
Facemmo un patto che rese tutti soddisfatti.
Loro avrebbero lavorato per me fino a che Sonia la più piccola che aveva 17 anni non avesse raggiunto i 25 anni di età; insieme a Sabrina e Silvia, le tre si fecero bene i conti e capirono che se non si fossero sprecate, ma anzi si fossero amministrate bene sarebbero state libere ancora abbastanza giovani per ricostruirsi una vita con una bella dote in banca. Fu così che divennero l’arma di punta di una scuderia di puttane che affidai a Roberta e Martina (che ormai vivevano insieme). Il loro compito era procurarmi le attrici per i film e le puttane per il mio club che cominciava a prendere piede. L’obiettivo era assicurarmi un reddito di 20.000 euro la settimana.
Le tre giovani ragazze allora si diedero da fare a coinvolgere le loro giovani amiche di scuola, prospettandogli i facili guadagni possibili con un po’ di sesso, e sapevano che più ragazze coinvolgevano, meno toccava lavorare a loro, e prima pagavano il debito a me, più avrebbero guadagnato loro.
Fu così che mi assicurai la mia bella rendita settimanale.
Dopo i primi tempi in cui Roberta ci rimise di suo, lo so per certo, le cose andarono a gonfie vele per loro.
Credo che in certi mesi dell’anno siano riuscite ad arrivare ad oltre centomila euro la settimana.
Intanto, il rapporto con Roberta e Martina, ma anche con le mie tre nipotine, chiaramente non si concludeva con il lavoro.
Di tanto in tanto organizzavo dei festini dove oltre a chiavarmele tutte, gli facevo guadagnare un po’ di extra con i miei amici.
Il mio tenore di vita apparente non subì mai cambiamenti. Rimasi a vivere nel mio appartamento anche se ormai possedevo tre ville che servivano di volta in volta per set cinematografico, come sede per orge di gruppo o semplicemente come luogo in cui mi ritiravo per ritemprarmi.
Era passato un anno dalla morte di Luigi. Le mie cose andavano alla grande.
Quella mattina avevo appuntamento con Adalgisa per partire in una mini crociera con una barca che avevo noleggiato per l’occasione.
Scelsi accuratamente il personale di bordo.
Le mie tre nipotine come cameriere addette a tutto. Compreso soddisfare sessualmente noi due. Oltre loro il capitano che avrebbe assicurato la navigazione.
Questi era un bel maschione alto un metro e novanta ed un cazzo di 37 centimetri di lunghezza, di nazionalità francese che parlava con un italiano approssimativo.
Però era assolutamente garantito per capacità professionali e riservatezza.
Partimmo con la barca nel tardo pomeriggio. Le mie nipotine devo dire si comportavano davvero come tre cameriere. Comunque ci godemmo il sole che scendeva fino ad ora di cena.
Dopo cena mentre eravamo sul ponte a sorseggiare il cognac, Sonia, la più piccola, venne a mettersi ai piedi di Adalgisa e con fare civettuolo le scoprì la figa.
Adalgisa era intrigata da quel furetto e si vedeva. Quando cominciò a lappargli la figa vennero anche Silvia e Sabrina.
Tutte e due sui dedicarono alle grandi tette di Adalgisa. La donna cominciava a godere del trattamento quando fece capolinea il comandante ed al mio segno gli offri il suo gelato.
Adalgisa ingoiò letteralmente la grande cappella. Dopo un po’ di lavoro, scostò la ragazzina che continuava a leccargli la figa e tirò a se l’uomo.
Michael, così si chiamava il comandante, resistette a lei, si abbassò, gli mise un braccio dietro la schiena ed uno sotto le gambe e la sollevò come fosse un fuscello.
Si sedette al suo posto e se la infilò a cavalcioni sul cazzo.
La piccola Sonia, a questo punto, cominciò a leccargli il buco del culo. Io intanto mi ero tolto il calzoncini e con il cazzo al vento aspettavo. Sabrina la più grande delle tre mi venne a preparare.
Mi fece un pompino degno di una grande bocchinara.
Glielo dissi e lei fu contenta del complimento.
Quando fui bello lubrificato fu stesso Sabrina che mi accompagnò, portandomi per il cazzo, dietro Adalgisa. Nonostante un attimo di difficoltà per la presenza della possente presenza nella figa, cominciai a pomparla subito con forza. Con lei la cappella entrava ed usciva come se fosse di burro.
Adalgisa con i due cazzi in corpo cominciò a godere da matti. E lo stava facendo come da tanto non le capitava.
Sentii il capitano irrigidirsi ed eiaculare. Sborrai anch’io.
Mentre l’ultima goccia di sborra mi usciva con un’ultima contrazione, sentii Michael che cominciava a pisciargli nella figa. Io feci lo stesso nel suo culo. Adalgisa ululava dal godimento. Durò parecchi minuti.
Quando mi sfilai, Sabrina fu lesta ad infilargli il cuneo. Quello dell’altra volta.
Lei si alzò da dosso al comandante e Silvia le infilò un cazzo di gomma enorme nella figa, per trattenere il piscio che cominciava ad uscire.
Ci spostammo nella piscina che era stata svuotata per l’occasione.
Feci mettere le tre ragazze in ginocchio, una vicina all’altra e tolsi il tappo dalla figa di Agaldisa. Piscio e sborra le fuoriuscirono a cascata. Lei con il movimento del bacino irrorò tutte e tre le ragazze.
Quando ebbe finito mi accorsi che aveva preso a pisciare anche lei. Le ragazze continuarono a bere tutto quello che intercettavano. Quando ebbe finito gli tolsi il cuneo dal culo. Anche da lì uno scoscio con dentro di tutto investì le ragazze. Quando anche di qua si fu svuotata si lasciò cadere all’indietro fra le mie braccia ed io accostando la bocca al suo orecchio gli chiesi:
– Vuoi sposarmi Adalgisa?
La vidi girarsi. Mi guardò intensamente negli occhi per valutare la sincerità della mia proposta. Ciò che vide la intenerì. Il suo sguardo sempre attento si sciolse e con un grande sorriso sulla bocca mi rispose:
– Si amore.
E si attaccò alla mia bocca come un idrovora che deve prosciugare un lago.
Completammo la serata distesi sul ponte a tubare come due innamorati.

…….continua……. Passammo due giorni meravigliosi. Fatto di sesso sfrenato ma anche di attimi di tenerezza. Mi piaceva stare con lei. Era piacevole la sua compagnia. I mie discorsi la interessavano ed i suoi interessavano me. Era diverso che con Giulia. Con lei stavo bene. Non dovevo tollerare la sua presenza.
Quando rientrammo in porto e lasciammo la barca i saluti di Adalgisa con le mie nipotine e con il comandante furono commoventi. Il comandante non volle nemmeno la gratifica che volevo offrirgli. Mi disse:
– Non mi era mai capitato di essere pagato profumatamente per chiavare tre splendide ragazze ed una donna superba che sa ancora farti arrapare alla grande anche se non &egrave più giovane. Sa ‘ mi disse ‘ mi sento come una puttana per quello che ho fatto. Però le confesso che mi piace da matti come mi sento.
E mi salutò con simpatia, lasciandomi il suo numero di cellulare e rendendosi disponibile per qualsiasi futuro incarico.
Arrivammo alla villa ed Adalgisa, mentre gli portavo su le valige, mi disse:
– Mi piacerebbe se tu venissi a stare da me da subito. E che solo tu, mi chiamassi Isa. ‘ poi, con uno sguardo di rimpianto negli occhi, continuò a bassa voce ‘ sai era il mio nome d’arte quando esercitavo.
La baciai teneramente.
– Va bene Isa. Adesso mi fermo da te e domani darò disposizioni per il mio trasferimento qua. Grazie,ne sono felice.
Fu così che quella sera a cena conobbi Andrea.
La amorevole governante tutto fare di Isa.
Una splendida trans brasiliana. Alta un metro e settantacinque. Una quarta di un seno. Stupendo non solo per la forma, ma per la consistenza. Là il chirurgo plastico aveva fatto miracoli. Gambe lunghe e affusolate, un culo alto e sodo. 30 cm di cazzo che Isa mi disse ogni tanto gli teneva compagnia.
Andrea era di una discrezione impressionante. Infatti fino ad allora, pur immaginando che Isa avesse del personale a lei dedicato, non l’avevo mai vista. Anche quando mentre facevo all’amore con Isa lei mi rinfrescava gli abiti o mi preparava qualcosa da mangiare.
Ma la cosa che più mi incuriosiva era la sua bellezza. Aveva un ovale del viso, degli occhi, delle labbra che sembravano un ritratto strappato ad un quadro.
Elegante, allo stesso tempo discreta, senza eccessi. Però, quando la guardavi, ti affascinava.
Quando Isa gli disse le nostre intenzioni lei ne fu veramente felice. Glielo si leggeva in viso. E con me divenne subito disponibile.
Isa si premurò di dirmi subito che potevo disporne anche sessualmente ogni volta che avessi voluto.
– Ricorda ‘ mi disse – potrai chiavare qualsiasi donna che ti capita a tiro, sempre. Io non sono gelosa. Basta solo che tu non lo faccia di nascosto. Voglio sapere tutto del mio uomo. ‘ continuò con una punta d’orgoglio nella voce.
– C’&egrave solo un’altra clausola che dovrai sempre rispettare per non offendermi ‘ continuò ‘ non far mai entrare nei nostri affari la droga e i bambini.
La guardo un po’ risentito delle sue raccomandazioni e gli faccio piccato:
– Non ho nessuna intenzione di usare o far usare la droga a nessuno e chi usa i bambini, lo sai, mi fa schifo.
Lei capisce d’avermi offeso e subito cambia tono:
– Scusami amore mio, ancora devo riuscire a superare l’abitudine di dividere vita privata e lavoro. Ma hai ragione, con te devo imparare ad usare un altro tono. Scusami ancora.
Il mio viso si rilassa e gli rispondo: – Scuse accettate. Scusami anche tu, ma mi avevi colto impreparato e non ho fatto in tempo a capire il senso vero di ciò che dicevi.
Ci abbracciamo e ci diamo un tenero bacio sulla bocca. Lei, allora, mi fa:
– Quando domani disponi per il tuo trasloco qua, dai disposizioni che il tuo avvocato si veda con il mio, così definiamo due o tre cosette che mi sembra l’ora di affrontare.
Io aggrotto le ciglia per farle capire che sono sorpreso, e lei continua:
– Intendo ritirarmi dagli affari e dedicarmi a mio marito. Però voglio che ci mettiamo in regola. Non vorrei che qualche stupida ispezione della finanza possa turbare la vita che si apre davanti a noi. ‘ continuando ormai rapita nei suoi pensieri, mi dice ancora ‘ voglio che sia le mie attività attuali che le tue siano liquidate e venga riaperta un’unica società, totalmente in regola con la legge che assorba tutto. Tu sarai Presidente ed Amministratore Unico di tutto. A me, come polizza che una vecchia signora deve fare in caso di bisogno, lascerò i 16 milioni di euro in diamanti, oro e contanti che posseggo nelle mie cassette di sicurezza. Tutto il resto sarà tuo e, se lo vorrai, lo utilizzerai per far star bene anche la tua vecchia moglie.
Due lacrime d’emozione mi scendono lungo la guancia. Lei le vede e mi ci da un bacio sopra ad ognuna. Io la abbraccio e la bacio sulla bocca teneramente. Ma dopo poco, il bacio che non accenna a finire, si trasforma in un bacio appassionato.
In breve siamo a terra che ci stiamo spogliando. Quando lei &egrave nuda, la prendo in braccio e la stendo sul tavolo facendo penzolare le sue gambe. Mi infilo in mezzo alle cosce, le sollevo le gambe e le appoggio sul mio petto e comincio a chiavarla così.
Andrea che entra in quel momento con un vassoio con il caff&egrave resta sulla porta a guardarci. Gli faccio segno di unirsi a noi.
Lei appoggia a terra il vassoio, si avvicina alle mie spalle e comincia ad accarezzarmi. Io gli faccio segno di no e gli indico Isa. Gira intorno al tavolo e comincia a baciare la mia donna. La sua lingua, dopo aver scavato a fondo nella sua bocca, comincia a scendere sui capezzoli. Una mano di Isa gli si sta infilando fra le gambe. Vedo il suo cazzo emergere. E’ bello anche quello. Ben fatto oltre che grosso. Isa lo tira a se. Lei glielo mette in bocca. Io continuo a pistonare nell’utero di Isa. Sento che si sta avvicinando il momento. Faccio segno ad Andrea di aiutarmi a sollevare Isa. Insieme la portiamo sul letto. La trans &egrave velocissima a spogliarsi. Il suo cazzo si erge in tutta la sua potenza. Io mi stendo e lascio che Isa si impali su di me. Andrea la penetra da dietro. Il contatto indiretto con questo cazzo vibrante mi eccita da morire. Isa ha gli occhi rivolti in su e la vedo sbavare dalla goduria. Dalla bocca gli escono solo suoni gutturali senza senso. Andrea a preso un ritmo forsennato. Il mio cazzo si sente sopraffatto dai colpi che sta dando. Mi sforzo di aumentare anch’io il ritmo, anche se la posizione mi &egrave sfavorevole. Vengo e quasi perdo conoscenza. Quando mi sono svuotato e comincio a riprendermi sento Andrea uscire dal suo culo. Io sono sempre sotto Isa con lei che continua a stare impalata sul mio cazzo. Andrea mi appoggia il suo cazzo sulla bocca. Sento il profumo del culo di Isa. La cosa mi eccita. Glielo lecco. E’ buono. Lascio che me lo metta in bocca. E’ un attimo. Appena in tempo. La sua sborra mi arriva direttamente in gola. Quasi mi soffoco. Sono costretto a togliere Isa da sopra di me e girarmi. Andrea leva il suo cazzo e lo infila nella figa di Isa e finisce di scaricarsi. Quando ha finito si ritira e si mette da parte. Isa mi viene vicino e mi bacia. Con la sua lingua scava nella mia bocca e mi toglie lo sperma di Andrea che ancora si trova li. Ma non riesce a togliermi quella, comunque notevole quantità, che lei mi ha scaricato direttamente il gola ed &egrave scesa lungo l’esofago. Il suo sapore penetrante mi pervade. Io sono stordito. Isa adesso continua a farmi coccole. Io la guardo e vedo la felicità nei suoi occhi. Mi lascio trasportare da questa allegria e la bacio anch’io.
Quando poi ci alziamo dal letto chiamo Andrea e gli dico:
– Prima e ultima volta che mi prendi così a tradimento.
– Non ti &egrave piaciuto ‘ mi fa lei premurosa.
– Non &egrave questo in discussione ‘ la paura che aveva sugli occhi le &egrave passata. Io continuo:
– Non sono un santo e mi piace far l’amore. Per me non ci sono limiti, come io chiedo a chi fa l’amore per me. Però sappi che solo io decido. Tu potrai fare solo quello che io ti dirò. Anche con Isa, da oggi in poi. La mia vita &egrave cambiata quando mi sono riappropriato della capacità di scegliere io e comandare io. Quindi da adesso in avanti se vuoi partecipare con me ed Isa sappi che il padrone sono io.
Lei si gira a guardare Isa, come a chiedere conforto. A chiedere un suo intervento, che la difenda. Ma Isa, con voce dolce e suadente, le risponde:
– Purtroppo &egrave così ‘mon ami’, anche per me il padrone e lui.
Lei allora fa una cosa che non mi sarei mai aspettato: abbassa gli occhi e si mette in ginocchio prostrata con il viso per terra e mi dice:
– Va bene padrone. Ordina ciò che vuoi alla tua schiava.
Io guardo Isa e sorrido, il mio amore mi fa segno che lei fa sul serio ed &egrave meglio non farla incazzare. Allora mi abbasso, gli alzo la testa mettendogli la mano sotto il mento e gli do un bel bacio in bocca. Quando mi scosto gli faccio:
– Così mi piaci. Da adesso in poi siamo amici.
Andrea sembra rinfrancata si rialza tutta allegra e Isa gli fa segno di riordinare. Lei subito si da da fare.
Credo che la mia vita con Isa sarà bellissima.
La prima notte a casa sua credo che mi abbia fatto venire sei volte. Ma ho perso il conto e forse erano sette. La sua capacità di rendersi sempre diversa nel fare l’amore, sia con la figa che col culo o con la bocca mi hanno letteralmente stravolto. Non mi era mai capitato di trovare una donna così. Tutta la sua lunga esperienza di puttana al mio servizio, per il mio godimento.
La mattina, anzi meglio dire il pomeriggio dopo, chiamai la mia domestica e gli dissi che mi trasferivo dalla mia prossima moglie e che le affidavo come ultimo incarico il trasferimento di tutto ciò che mi serviva nella mia nuova abitazione.
Credo che sia quasi svenuta quando gli ho detto che mi sposavo con la signora Rosabelli. In città la conoscevano tutti nonostante lei si fosse ritirata da oltre 25 anni.
Non me ne fregava un cazzo che lo sapesse lei o chiunque altro. Ero felice di sposarla. Ero felice perché avevo trovato l’amore ma anche per quanto mi aveva promesso sul piano economico.
In serata i due avvocati si sono trovati ed alla fine della discussione il mio mi dice che fatti tutti i conti il patrimonio consiste in una nuova holding che controlla sedici società operative, ognuna in un campo specifico del porno, del gioco d’azzardo legalizzato, della gestione dei quattro club ed una per il controllo di tre ristoranti; sette ville intestate alla holding; circa quattrocento dipendenti; e per concludere i valori nelle undici cassette di sicurezza che sono intestate a mio nome sono stimati in sei milioni di euro.
Mi sento quasi male da tutto ciò.
Guardo Isa che osserva soddisfatta le mie reazioni. Non so che fare se non alzarmi, andarle vicino e baciarla. Lei &egrave felice della mia felicità. Con Giulia non mi era mai capitato. Mi viene in mente che dovrò sdebitarmi con Roberta.
Quando glielo dico ad Isa, lei, con la sua pazienza flemmatica, mi fa:
– Lasciale subito libere. Regalagli le tue nipoti e lascia che costruisca la sua vita con Martina.
So che come tutte quelle che hanno provato ad avere un protettore che ti controllava la vita, lei era consapevole che anche Roberta poteva non sopportare più il mio peso, che accettava solo perché così si era impegnata a fare.
Ci penso su e gli rispondo:
– Vorrà dire che sarà il nostro regalo per condividere la nostra felicità. Però diminuirò gli anni che impegnano le mie nipoti. Anche a quelle tre voglio regalare qualcosa. In fondo &egrave anche merito loro se oggi sono a questo punto della mia vita.
Isa condivide e mi dice:
– Vedi, se regolarizziamo tutte le attività potremo non dover curare nessuno delle vecchie attività illegali, saremo così più liberi di affidare gli affari a manager e noi potremo dedicarci a vivere la nostra vita insieme. Cosa ne dici, Ivano?
E’ disarmante la capacità con cui questa donna ti porta a condividere le sue aspettative. Sono affascinato. Io, anche se tutto sommato anelavo ad avere la possibilità di decidere di più del mio tempo, non avevo il coraggio o meglio l’intelligenza per affrontare le decisioni da prendere. Lei mi aiuta a prenderle non facendomene sentire il peso.
E’ bello avere una donna così al fianco.
Al nostro matrimonio, a cui partecipano circa 600 invitati, c’&egrave tutta la città che conta. Roberta, a cui ho comunicato le mie decisioni sui nostri rapporti si presenta abbigliata come una grandissima troia di gran classe, accompagnata da Martina che vestita da uomo le fa da cavaliere. Dopo la cerimonia, durante il pranzo, una alla volta le mie nipotine vengono a ringraziarmi del fatto che fra meno di due anni saranno libere di decidere della loro vita (nonché del piccolo dono di centomila euro ciascuno che gli ho fatto). La loro promessa &egrave che in qualsiasi momento io avessi bisogno di una di loro o di tutte e tre, non devo fare altro che chiamarle: ‘le loro arti puttanesche saranno sempre al mio servizio’ questa fu la promessa. Il modo come me lo hanno detto mi ha commosso. Isa che se ne &egrave accorta mi consiglia di chiavarmele subito, così quando partiamo per il nostro lungo viaggio di nozze programmato, non avrò la tentazione di chiamarle e mi dedicherò tutto a lei ed Andrea. Si perché insieme ad Isa &egrave come se avessi sposato anche Andrea, la quale continua in cuor suo a dare la caccia al mio culo.
Non so se glielo darò mai. Mi piace però farglielo sperare.
L’ultima chicca &egrave il regalo di Arianna che ci &egrave arrivato per posta. Un Dvd in cui lei viene montata da uno stallone bianco. Vi giuro che &egrave la fine del mondo. La forza che lo stallone ci metteva e come lei sorrideva nel prendere quella mazza portentosa nella figa era di un arrapamento sconvolgente. Mi &egrave toccato seguire il consiglio di Isa, ma solo dopo che lei ha accettato di partecipare insieme ad Andrea perché tutti potessimo essere soddisfatti, così ho invitato le tre nipotine in una stanza dell’albergo dove si svolgeva la festa ed abbiamo fatto un bel casino. Vi assicuro che nessuno si &egrave risparmiato.
Purtroppo o per fortuna, per poter alla fine soddisfare proprio tutti, per concludere la nostra piccola orgia ho dovuto anche incularmi Andrea che devo dire &egrave stata molto contenta e non ha mancato di dirlo ad Isa.
La cosa non mi &egrave dispiaciuta del tutto. Quasi quasi, prima o poi, ricambierò il favore.

Finisce così questa parte del racconto. A settembre, quando tornerò dal viaggio di nozze, vi racconterò di come sono poi andate le vite degli altri attori di questa vicenda.
A partire da Angela, su gentile richiesta di un lettore, e via via le altre.
Ciao a tutti.

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