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Racconti Erotici Etero

Hammam

By 2 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Le tende di raso frusciavano delicatamente al nostro passaggio. Nell’hammam tutto, anche quel rumore, era carico di una sensualità debordante. I giochi di luci rosse sul soffitto, il rumore di passi attutito dai tappeti, l’odore di acqua profumata con fiori d’arancio. Ci accomodammo nel patio, su due lettini attigui.

“Bellissimo, non trovi?”

Lui si voltò e mi sorrise annuendo.

Era bellissimo, non c’erano dubbi. Le porte di legno intarsiato tutt’intorno al patio davano veramente la sensazione di trovarsi nella residenza di un sultano del IX secolo. Mentre stavamo ammirando la stanza, una signorina ci portò due bicchieri di té alla menta, depositandoli sul tavolinetto che ci divideva. La ringraziai e sprofondai con la testa sui cuscini del lettino, lisciandomi con la mano il bordo morbido dell’accappatoio. Anche lui era avvolto nello stesso biancore. Seduto sul bordo del lettino, aveva le gambe leggermente divaricate, al punto che il suo sesso rientrava in parte nella mia visuale. Distolsi lo sguardo e presi il mio bicchiere di té, portandolo rapidamente alla bocca.

“Brucia!”

“No, non brucia, sei tu che senti sempre tutto troppo caldo.”, disse continuando a tenere gli occhi fissi sulla fontana al centro della stanza e sorseggiando al contempo, placidamente, il suo té.

Una sensazione di languore stava iniziando a impadronirsi di me. Avrei tanto desiderato avvicinarmi, slacciargli l’accappatoio e sedermi a cavalcioni sopra le sue gambe. Mi limitai ad avvicinarmi e a prendere posto accanto a lui, che nel frattempo si era sdraiato. Quell’ambientazione sarebbe stata perfetta per uno dei miei racconti erotici, pensai, e quel pensiero contribuì a eccitarmi. Certa di non essere vista, feci scivolare rapidamente la mano sotto il suo accappatoio.

“Che fai?”, chiese sorpreso ma sorridendo.

Sorrisi anch’io, senza dire nulla, e iniziai a muovere la mano con dei leggeri colpi circolari. Sentivo la pelle del suo pene tendersi e ritrarsi. Il sangue affluiva pulsando sotto la superficie delle mie dita, che come bacchette magiche avevano realizzato un incantesimo: nella mollezza della sua carne qualcosa si era risvegliato e il suo membro sodo e duro sollevava ormai il lembo dell’accappatoio. A quel punto chiuse gli occhi e lasciò andare indietro la testa con un gemito prolungato.

“Oh, Dio…”

Come mi piaceva in quel momento! Avrei davvero voluto montargli sopra e impalarmi su di lui, a lungo e dolcemente, se non fosse stato per il timore di venire interrotti. Tornai perciò a dedicarmi al suo cazzo stupendo, la cui pelle morbida e vellutata era sollevata dalle vene sempre più gonfie e pulsanti. Era così grosso che sembrava star per scoppiare da un momento all’altro. Improvvisamente, un’altra signorina entrò nella stanza. Noi ci voltammo rapidi, giusto in tempo per non farci scorgere, e ci alzammo, accogliendo il suo invito a seguirla. Era arrivato il momento del bagno turco.

“Che cos’era quello?”

“Questo posto mi eccita, mi sento come se fossi la protagonista di una storia de ‘Le mille e una notte’!”

La stanza riservataci per il bagno turco era, se possibile, ancora più voluttuosa dei giochi di luce e trasparenze del patio. Completamente avvolta nella penombra, dal marmo nero, incandescente, delle pareti, si poteva scorgere al suo interno soltanto un piccolo pozzo di acqua fresca e profumata, che sarebbe servita a lenire la sensazione di caldo. In effetti, il vapore stava già iniziando a fare effetto. I miei umori dovuti al tentativo di seduzione di poco prima si mescolavano con il sudore e con il vapore della stanza. Ogni movimento era faticoso e a tratti anche il respiro mi veniva meno. Trovai tuttavia la forza di alzarmi, riempire un piccolo secchiello di acqua e versarla delicatamente sul suo corpo nudo e sudato.

“Oh, sì, grazie…”, mormorò.

Mentre versavo l’acqua, notai che l’erezione non gli era del tutto calata. Continuai allora con il mio massaggio, sperando di eccitarlo al punto tale da non riuscire a impedirgli di prendermi in quell’hammam. Ero bagnatissima e avrei tanto voluto che lui facesse lo stesso con me ma era evidentemente troppo provato dal caldo asfissiante che proveniva dalle pareti tutt’intorno a noi. Allora mi inginocchiai ai suoi piedi e mi avvicinai il sesso al viso, sfiorando con la punta del naso la punta del suo pene. Tirai quindi fuori la lingua e la feci scorrere per tutta la lunghezza di quel miracolo sudato. Poi lo baciai. Dei lunghi baci caldi dati con le labbra semiaperte si posarono sulla cappella rossa e sensibilissima. Quando ebbi l’impressione che non ce la facesse più ad aspettare, lo presi finalmente in bocca, facendo avanti e indietro con la testa per succhiare come si conveniva il suo cazzo grosso e turgido. Lo leccavo rapidamente, come presa da una momentanea mania, volevo mangiarlo, divorarlo, assorbirlo. Farlo godere come se io, novella Sharazad, rischiassi di perdere la vita da un momento all’altro e fosse quella la mia ultima possibilità di regalargli il piacere più alto.

“Ma come fai a non svenire per il caldo?”, mi domandò a occhi chiusi e con la testa sempre reclinata all’indietro.

M fermai per un attimo a riprendere fiato e lo guardai. I pori dilatati, i peli impregnati del suo odore acre e così terribilmente eccitante. Stavo per rispondergli e dirgli che a me andava bene anche svenire a patto che lui fosse venuto ma il rumore della porta che si apriva (erano già passati 45 minuti?) mi fece balzare indietro. L’aria fredda che ci avvolse placò i miei bollenti spiriti e mi fece bramare soltanto la doccia fredda che sapevo ci aspettava prima di passare al massaggio.

In effetti, ero piuttosto provata dalla mia bravata di poc’anzi e l’idea di immergermi in una vasca da bagno di tadelakt con la superficie completamente ricoperta di petali di rosa rossi mi risultava tutt’altro che sgradevole. Anche qui la luce era piuttosto soffusa ma le lampade di vetro colorato ai lati della stanza le conferivano un calore antico e misterioso. In mezzo, troneggiava un’enorme vasca, alla quale si accedeva salendo dei gradini ricoperti anch’essi di petali.

“Prima tu.”, disse lui porgendomi una mano per aiutarmi a salirli.

Il contatto con l’acqua tiepida fu assolutamente paradisiaco. Mi avvolse come un manto caldo e bagnato, penetrando ogni mia asperità e facendomi sentire leggera, come burro fuso. Riaperti gli occhi, vidi che anche lui era entrato nella vasca e stava avvicinandosi a me. Restando immerso con la bocca e celandomi la sua espressione (e con essa le sue intenzioni), cercò con il braccio teso i peli del mio pube che ondeggiavano sott’acqua. Dovevo essere davvero come burro fuso perché le sue dita mi scivolarono dentro con una facilità impressionante.

“Era questo che volevi… o no?”

Mi morsi un labbro e annuii. Cazzo se era quello che volevo! Le sue dita sfioravano i miei genitali, dapprima delicatamente, poi sempre più decise. Me ne mise due nella fica, continuando col pollice a stuzzicarmi il clitoride. A gambe divaricate e con le ginocchia fredde perché rimaste fuori dall’acqua, lo sentivo muoversi dentro di me. Quando capì che non avrei resistito ancora a lungo mi spinse sopra di lui e iniziò ad appoggiare e togliere il pene dal buco dilatato e fremente della mia vagina. Il fatto di essere in acqua ci costringeva a movimenti più lenti, che amplificavano la durata, ma anche l’intensità, del nostro piacere. Finalmente, il suo cazzo, il suo bellissimo cazzo grosso e duro mi fu dentro e io mi contrassi per accoglierlo e per imprigionarlo. Gli morsi il collo, mi avvinghiai alla sua vita con le gambe, feci di tutto per spingerlo più a fondo possibile, lo baciai leccandogli le labbra ormai priva di controllo e alla fine mi accasciai su di lui esausta, in preda alle contrazioni che seguono l’orgasmo. A ogni contrazione, un’ondata di piacere continuava a pervadermi e il godimento si rinnovava.

“Sei venuta?”

“S-si…”

Era stato un orgasmo bellissimo e liberatorio. Mi rendevo conto in quel momento che l’acqua si era raffreddata e che avevo le braccia ricoperte di petali di rosa.

“Tu?”

Lui sorrise e non rispose, allontanandosi da me e immergendosi di nuovo fino al naso. Aveva visto giusto, un istante dopo ci porsero due accappatoi asciutti e ci condussero al piano superiore, nella sala del massaggio. Due ragazze ci aspettavano per regalarci quella che sarebbe stata una delle ore più piacevoli della nostra vita passate a non fare sesso.

Terminato il massaggio, le due ragazze uscirono abbandonandoci al torpore di quel momento. Passandomi una mano sulla pancia, capii quanto era stata efficace l’azione dell’olio di argan: avevo la pelle liscia come quella di una bambina. Liscia e unta, al punto che…

“Tu non sei venuto, giusto?”

“Giusto.”, disse lui toccandosi a sua volta la pancia.

Era incredibile ma la vista del suo corpo sdraiato e oliato aveva nuovamente riacceso le mie fantasie. Ci alzammo insieme e ci stringemmo in un lungo abbraccio, divertiti per la totale mancanza di attrito tra i nostri corpi. Mi baciò dolcemente la fronte. Poi mi prese per mano e mi condusse in un angolo della stanza, davanti a una specie di caminetto.

“Voltati.”

Sapevo quali erano le sue intenzioni. Mi girai piano appoggiando le mani sul bordo del caminetto e inarcando la schiena per offrirgli il sedere. Volevo essere sua, volevo che mi facesse tutto ciò che lo avrebbe fatto godere. Prima mi massaggiò i seni: un prolungamento del massaggio appena ricevuto, solo molto più erotico e appagante. Poi passo alle natiche, alle quali si dedicò con dei movimenti circolari, dilatandole leggermente. Dei colpetti leggeri e voluttuosi della sua lingua sfiorarono il mio ano. Gli era di nuovo venuto duro, sentivo la punta del suo pene sfiorarmi la schiena e le cosce. Allora glielo presi in mano e lo guidai verso il buco del mio culo, il quale, complice l’olio di argan, non oppose la minima resistenza. Mi mise le mani sui fianchi e iniziò a incularmi spingendosi dentro e fuori di me. I miei seni ondeggiavano per la sua foga, dovuta certamente a quell’estenuante attesa. Il suo membro stava per scoppiare.

“Ti piace?”

“Sì, cazzo, sì!”

Con un’ultima, decisiva spinta giunse allo zenith del piacere e mi venne nel culo, abbondantemente. Era la prima volta che succedeva. Ma, qualcosa mi suggeriva in quel momento, non sarebbe stata l’ultima.

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