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High Utility – Episodio 15

High Utility

Episodio 15

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Il materasso ad acqua si scuoteva, ma questa volta Luca non ne aveva colpa. Non direttamente, per lo meno.
Sam sembrava simulare il più realistico attacco di asma che il ragazzo avesse mai udito, mentre pareva irrigidirsi e rilassarsi a fasi alterne, una parte del suo corpo piuttosto che un’altra, per poi cambiare di ruolo. Emetteva gemiti che sembravano grida strozzate, seguite da sospiri prolungati, mentre le sue mani tenevano la testa del ragazzo, bloccandolo contro il suo inguine, ormai bagnato di saliva di Luca e del liquido che continuava a colare copioso, a grosse gocce, dall’imbocco dell’utero di Sam.
– Non fermarti, ti prego – lo implorò la donna, e dal suono della sua voce era quasi come se stesse facendo uno sforzo per pronunciare quelle parole, continuamente interrotte da singulti. Stringeva i capelli biondi del ragazzo nemmeno temesse volesse smettere da un momento all’altro.
Ma Luca non avrebbe smesso per nessun motivo di leccare le labbra marroni e calde della passera di Sam, avrebbe continuato all’eternità a far scivolare la punta della sua lingua su quella seta che ricopriva lo scrigno segreto della sua amante, contemplare per sempre lo sfintere aprirsi sotto la pressione del liquido che usciva a fiotti per l’eccitazione che la donna provava… per l’eccitazione che lui stesso le stava provocando!
Il profumo si levava proprio davanti alla sua faccia, qualcosa di indefinibile, come quello di un fiore che si potrebbe cogliere all’improvviso camminando in primavera, ma talmente intenso da sembrare quasi liquido, oleoso. Era forse quasi meglio del sapore che razziava con la lingua, era una droga meravigliosa, che sembrava prossimo a portarlo ad uno stato di estasi maggiore anche del piacere che Sam stava vivendo.
Era ormai da dieci minuti che stava inginocchiato sul peloso tappeto della camera da letto della donna, determinato ormai come in nessun altro momento della sua vita nel completare un compito, ovvero portare quella dea dai capelli rossi all’orgasmo. Vi sarebbe restato anche il resto della giornata in quella posizione, anche a costo di ritrovarsi la lingua che si staccava e si fosse ritrovato costretto a usare la punta del naso. Ormai era partito, non poteva più fermarsi: aveva superato quello che Alessio chiamava “il punto di non ritorno”, sebbene applicato al cunnilingus e non al decollo.
Ma Luca l’avrebbe fatta decollare, Sam, l’avrebbe fatta volare in un cielo di piacere e fatta atterrare in paradiso, lo giurò a sé stesso. Poi ricordò qualcosa che la donna gli aveva detto qualche giorno prima, e volle metterlo in pratica: due dita si fecero strada nell’utero dell’amante, facendole rigettare quel liquido divino a sbocchi, poi fece quella strana mossa con il nome ridicolo contro quello che sembrava essere il punto G; nel frattempo, si mise tra le labbra il clitoride, che ormai sembrava un minuscolo cazzo in erezione.
Solo dopo qualche secondo passato a succhiare e leccare, il ragazzo si rese conto che stava letteralmente spompinando una donna, lasciandolo per un istante confuso, ma poi un senso di ironia lo colse e solo trattenendosi non si mise a ridacchiare, concentrandosi invece sul suo dovere.
Sam sobbalzò sul letto, arcuando la schiena e lanciando un grido selvaggio, seguito da un ansimare ancora più intenso. Luca sperò che i vicini fossero al lavoro o sordi, o avrebbero sicuramente chiamato i carabinieri, convinti che qualcuno stesse uccidendo la rossa a giudicare dalle grida che lanciava ma, fortunatamente, durò poco: sembrò perdere la voce, limitandosi ad ansimare come nei film, quando il molestatore chiama la sua vittima e finge un orgasmo. Fu sicuro che, in quel respirare profondo e spasmodico, dicesse qualcosa come “ti amo, ti amo…”, ma forse fu solo il rumore del liquido che si muoveva nel materasso in risposta al movimento della donna.
Poi, Sam venne. Cazzo, Sam venne davvero, e per la prima volta grazie all’azione di Luca, e direttamente sulla sua faccia: dalla sua fica spruzzò uno schizzo di un liquido incomprensibile, come nei porno, la donna che si contorceva nemmeno fosse stata colpita da una scarica elettrica, incapace di respirare e di smettere di ansimare, muovendosi come se avesse avuto un devastante mal di schiena, le gambe che tremavano senza controllo. Il ragazzo si spostò appena in tempo, prima che Sam si voltasse su sé stessa, rotolando in posizione prona e, da quella nuova posizione, ebbe la visione della donna afferrare le lenzuola quasi temesse di cadere, mordendo uno dei cuscini, scossa ancora da scariche di piacere che cercavano di disperdersi nel suo corpo.
Poi sembrò svenire, il suo corpo passare da rigido a rilassato, come se si fosse addormentata; il suo respiro divenne più lento, silenzioso. Luca si alzò in piedi, guardando prima le ciocche rosse bagnate di sudore, che scintillava anche sulla schiena, ammirò per un istante il magnifico culo, poi tornò al volto, su cui appariva un’espressione di bambina addormentata tra le braccia di un genitore amorevole. Quasi timoroso di svegliarla, si sedette comunque sul letto, accanto a lei, poi le mise una mano su una spalla, bollente e bagnata.
– Stai bene? – le domandò sottovoce.
Lei si limitò ad un sorriso con gli occhi chiusi, poi sollevò un braccio, invitandolo ad avvicinarsi. Luca si sdraiò accanto, e subito lei lo baciò, sebbene sembrasse priva di forze per fare qualcosa di più di casto bacio, un comportamento che sembrava impossibile con una donna che si era presentata la prima volta quasi nuda.
– Sei stato fantastico – disse lei quando staccò le sue labbra da quelle di Luca, aprendo finalmente gli occhi. Sorrise nel vedere cosa gli avesse fatto. – Ti ho squirtato in faccia… Scusa…
Lui, invece, rise. – È stato bellissimo. Facciamolo ancora.
– Puoi scommetterci che lo faremo ancora – gli promise lei, mettendosi in ginocchio sebbene si muovesse come se avesse avuto un capogiro, o si fosse resa conto che non sapeva come comportarsi con un materasso ad acqua, – ma prima voglio renderti il favore.
Luca la vide gattonare all’indietro fino a raggiungere i suoi piedi, sdraiarsi sulle sue gambe e poi avvolse il cazzo in erezione e bagnato di precoito tra i grossi seni, per poi mettersi in bocca la punta.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro di soddisfazione mentre il calore delle poppe della donna sembrava sciogliergli ogni pensiero e la sua lingua, capace di ogni possibile trucco, iniziava a leccargli per bene la cappella. Oh, sì, l’avrebbero fatto ancora, si disse Luca, e voleva che la donna gli insegnasse ogni segreto per far venire una donna in qualsiasi posizione, con qualsiasi parte del suo corpo.

***

La tazza di cioccolata, ormai quasi fredda e diventata solida, emise un suono squillante quando Alessio, dopo un sorso distratto, la posò in qualche modo sul piattino. La sua attenzione, in realtà, era divisa tra due altre attività.
Contemplò lo schermo del tablet che aveva portato quel giorno al bar, sul cui schermo compariva una foto scattata la domenica prima. Ne sembrava realmente affascinato. – Questa è una figata pazzesca.
Giada le lanciò un’occhiata annoiata, più per la sua innata curiosità che per vero interesse. Da come il ragazzo teneva il monitor, vedeva quasi esclusivamente riflessi e un’immagine incredibilmente scura, e solo il fatto di conoscere il soggetto e di averne vista altre tre, identiche, le permetteva di sapere cosa raffigurasse.
– Sono felice che ti piaccia – rispose soddisfatto Luca, che aveva in mano il suo telefonino e dal quale condivideva con il suo amico le foto che aveva nel cloud. – In questa copia ho aumentato la saturazione di un 10% e aperto le ombre di qualche punto.
– Sì, è meno cupa rispetto alla seconda – concordò Alessio.
Giada vide il bel Luca fare una mezza smorfia. – Però l’altro è più drammatico – ribatté.
La ragazza non ne capiva nulla, per lei era sempre la stessa identica foto, magari scattata a qualche secondo di distanza una dall’altra, con Alessio e il suo istruttore appesi a quel dannato parapendio, poco dopo essersi lanciati da qualche località nelle montagne sopra Caregan. Sullo sfondo, apparivano le cime delle montagne dall’altra parte della valle ancora ammantate di neve e qualche nuvola bianca. Tutti quelle chiacchiere su contrasti, curve, formati di file immagine e aperture di diaframmi per lei non avevano alcune senso e le sembravano quei discorsi che si fanno solo per apparire esperto in fare qualcosa che chiunque sarebbe stato in grado di fare, senza impazzire se quello era sovracoso o c’era rumore digitale. Come potesse esserci del rumore in una immagine, Giada non se lo spiegava affatto. In ogni caso, sapeva cosa fare: guardò Luca da sopra la sua tazza di the verde, sorrise e si complimentò con lui. – Non conosco nessuno che sappia fare foto belle come te.
– Grazie, Giada, ma è solo esperienza – si schermì il ragazzo.
– E sai dove ha fatto esperienza? – le domandò Alessio, sollevando lo sguardo dallo schermo e lanciandole un’occhiata in cui traspariva ben poco apprezzamento, – Nella radura dove ho fatto il mio primo lancio. Avresti potuto imparare anche tu a fare qualche foto se fossi venuta.
La fidanzata di Alessio fu sul punto di rispondere con veemenza, forse anche troppa per un luogo come il bar in cui erano seduti, ma sembrò calmarsi bevendo gli ultimi sorsi di the. Quando appoggiò la tazza sul piattino, si alzò lei. – Devo andare. Ci pensi tu a pagare, Ale?
– Oh, senza dubbio – rispose, ma la ragazza non ebbe difficoltà a comprendere che l’epiteto che stava per rivolgerle se l’era ingoiato quasi strozzandosi.
– E non parlate di quella vecchia sgualdrina – aggiunse Giada.
– Peccato, – ribatté Alessio – perché mi aveva accennato prima che Sam, come ricompensa per una leccata mica male, l’ha ricompensato con… – e finse si stringersi delle poppe sovradimensionate e a muoverle su e giù un paio di volte. – Magari, più che nella radura, dovresti fare un giro da lei… – si lasciò sfuggire il ragazzo, lo sguardo che sembrava una stilettata sull’autostima della fidanzata.
Giada sentì il fiato sibilarle nelle narici e la mascella irrigidirsi. Nonostante questo, provò a sorridere per rendere ancora più velenose le parole che voleva scagliare contro Alessio, ma non le riuscì nulla di diverso di una smorfia di rabbia e disprezzo. – Magari, se tu la leccassi come si deve…
Il ragazzo accusò il colpo copiando l’espressione della bionda ma, a sorpresa di questa, dopo qualche secondo che sembrava sul punto di esplodere, si voltò verso Luca, che era rimasto in silenzio, insicuro su come comportarsi di fronte a quel litigio.
– Luca, ti va di insegnarmi come si fa godere una donna con la lingua?
Il ragazzo guardò prima l’amico, poi la ragazza, ancora più confuso, quindi, tornando ad Alessio, sollevò le spalle. – Scherzi? Certo! Anzi, sono felice di condividere con te quanto mi insegna Sam…
La rabbia di Giada crebbe ancora di fronte a quello che era l’esatto contrario di quanto si aspettava accadesse. Ebbe bisogno di fare uno sforzo su sé stessa per non mettersi a urlare ad Alessio che era uno stronzo e che lo faceva apposta. Si voltò e uscì dal bar. Allora sì, sebbene sottovoce, scaricò tutte le imprecazioni che quel bastardo si meritava… come si permetteva di non apparire un incapace e violento davanti al suo amore, così che lui si sentisse in dovere di salvarla dalla squallida vita che stava conducendo?

Continua…

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