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HIgh Utility – Episodio 8

High Utility

Episodio 8

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Luca dovette ammettere che le voci che giravano nei confronti di Sam continuavano ad essere sempre più corrette: quando fece il suo ingresso nella camera da letto della donna, non notare le webcam nei pressi del letto sarebbe stato impossibile, così come l’impianto che ne permetteva il funzionamento e la trasmissione su qualche sito internet. Il computer che gestiva tutto era uno di quelli composti solo da un grande schermo, simile ad un tablet da venti pollici tenuto in posizione da un paio di appoggi, una tastiera bianca wireless dall’aspetto poco anatomico ma molto stiloso, un mouse di un colore simile ed un tablet più piccolo. Il ragazzo non aveva idea di quanto costasse qualcosa di simile, ma di sicuro più del portatile che usava lui per i compiti, i videogiochi e l’editing delle foto. E anche l’assemblaggio e la messa in funzione non doveva essere qualcosa alla portata di chiunque.
Indugiò un istante troppo studiando quel sistema di trasmissione tanto che la donna lo rassicurò: – Non preoccuparti, è spento.
Lui apparve imbarazzato, sostenendo che non era un problema.
– Sei sicuro? – domandò lei, con dolcezza. Il seno sembrava essere aumentato di quasi una mezza taglia e il suo sorriso aver acquisito un paio di gradi di lussuria in più rispetto a prima.
Luca pensò che avrebbe fatto sesso con lei anche in mezzo alla lava. E poi, doveva restituirle il piacere che gli aveva donato. Non seppe con che coraggio, ma appoggiò le mani sotto i seni della donna e le disse: – Sì, Samantha, sono sicuro.
Lei rise. – Chiamami Sam, sciocco. Cos’è questa formalità? Ti ho appena succhiato l’uccello e credi di non poter usare un diminutivo? E visto che la tua nerchia mi è davvero piaciuta, – aggiunse, prendendo di nuovo un polso del ragazzo, staccandolo dal suo seno sinistro, con tristezza di Luca, e facendo scivolare la sua mano sotto l’elastico delle mutandine, – tu cosa ne pensi della mia mona?
Gli occhi di Luca si erano aperti quando aveva compreso quale fosse l’intenzione della donna, ma si spalancarono ancora più quando i polpastrelli delle sue dita sfiorarono prima un ciuffo di pelo e poi quello che sembrava un taglio caldo e bagnato. Sam morse le labbra, divertita davanti all’espressione del suo inesperto amante.
– Dai, fai scendere un po’ di più la mano e fammi sentire come mi scopi con le dita.
Il ragazzo tentennò un istante, poi scese ancora un po’, sentendo la pelle discostarsi sotto i suoi polpastrelli, dandogli l’impressione di infilarli in una ferita. Dovette controllarsi perché l’immagine disgustosa che si era formata nella sua mente non prendesse il sopravvento, poi, sempre più agitato, gli sorse il dubbio di dove si trovasse, tra le labbra, l’ingresso dell’utero. Sopra? Sotto? In mezzo? Nella confusione ebbe il timore di mancarlo e infilare un dito nel buco del culo della…
Qualcosa simile ad un piccolo foro sembrò cedere appena sotto il suo tocco. Provò a muovere il polpastrello attorno, per controllare. Era…
Sam si lasciò sfuggire un mugolio di piacere. Gli occhi si chiusero un attimo in un battito di soddisfazione – Mhmm… come sai che mi piace farmi coccolare l’uretra, Luca?
Un’ombra di terrore corse nello sguardo del ragazzo. “Uretra? Cosa cazzo è l’uretra?”, si chiese mentalmente. L’aveva sentita nominare, ne era certo, a scienze qualche anno prima. Poi capì. Una nuova sensazione di disgusto lo assalì, cercando di ricordarsi che lei stessa si era messa in bocca e leccato lo stesso buco da cui lui pisciava. “Dannazione, Sam, chiamalo ‘buco della pipì’!”
Nella confusione totale che aveva oscurato ogni suo ricordo già scarno dell’anatomia femminile, uno spiraglio inaspettato gli permise di ricordarsi che ciò che stava cercando era appena sotto. Pochi istanti dopo, le sue dita sprofondavano nel corpo della donna.
Sam, questa volta, non riuscì a trattenere un sorriso divertito. – È stato un peregrinare piuttosto lungo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Adesso fammi godere, – aggiunse, sussurrando in un orecchio dell’incerto ragazzo. Luca non sapeva se sentirsi offeso, divertito, eccitato o confuso da quanto stava toccando. Un profumo celestiale, indescrivibile, ma che sembrava una droga che avesse effetto direttamente nella mente, si spanse nella camera da letto, estasiando il ragazzo. Lo inalò a pieni polmoni, il più perfetto aroma al mondo. Sentì il cazzo riprendere a gonfiarsi e ad erigersi tra loro due, ma lo ignorò dopo un istante, a favore della sensazione di calore e umido che sentiva attorno alle due dita. I muscoli della figa sembravano tesi, come se volessero abbracciarle.
Nella sua mente passò improvvisamente un pensiero che lo folgorò. Ci aveva già pensato un paio di volte in precedenza, in occasione delle seghe che si faceva pensando proprio alla donna perfetta davanti a lui, ma quella sensazione nuova sembrò che portasse quell’idea da uno stato di pura immaginazione ad uno fisico, reale: quello dove aveva messo le dita era lo stesso utero da cui era uscita la ragazza di cui era innamorato, quelli erano i muscoli che avevano spinto perché, diciotto anni prima, venisse al mondo, dividendosi da Sam.
La cosa lo sconvolse e, al tempo stesso, lo eccitò ulteriormente. Cazzo, non poteva fottersi Flavia? Allora si sarebbe scopato la figa in cui era stata lei. Mentre aumentava il ritmo con cui si muoveva dentro Sam, l’imbarazzo e la paura nei lineamenti di Luca lasciarono il loro posto ad un compiacimento che andava ben oltre la semplice, sana lussuria.
– Bravo, Luca… – ansimava nel frattempo la donna, chiudendo gli occhi e mostrando un’espressione simile ad uno smarrimento o ad un capogiro, alzando la testa, ignorando i pensieri che scorrevano nella mente del ragazzo e che potenziavano il movimento delle dita che lavoravano al suo piacere, – continua così…
Non seppe cosa lo spinse a farlo, ma si avventò a baciare il collo della donna, a leccarlo, percependo il profumo della sua pelle e del suo desiderio. Le dita cominciarono a bagnarsi di un liquido caldo, inzuppando le mutandine. Appoggiò la mano libera contro la testa di Sam, chiuse la distanza che la separava e sentì le grosse tette appiattirsi contro la sua maglietta; il battito impazzito del cuore della donna si riverberava nel seno sinistro e sembrava facesse da metronomo per quello di Luca.
Il ragazzo continuò a lavorare nella fica di Sam per diversi minuti, muovendo convulsamente le dita nelle pareti bagnate e calde senza una strategia, una vaga idea di cosa stesse facendo. Solo dopo un po’, si rese conto com’era ancora vestito.
– Un attimo – disse, estraendo la mano dalle mutandine macchiate di desiderio. Fu troppo preso dalla volontà di spogliarsi per pensare di leccarsi le dita: afferrò la maglietta e se la sfilò, gettandola a terra, poi usò i piedi per togliersi le scarpe e i pantaloni. Si mise prima su un piede e poi sull’altro per levarsi anche le calze.
“Troppo tempo”, pensò, mentre stirava le dita dei piedi, libere, “Sam si sarà raffreddata…”
Ma quando alzò lo sguardo, la donna non solo non si era raffreddata, ma ora anche lei era completamente nuda, sdraiata sul letto, le gambe semi aperte e uno sguardo che lasciava ben poche possibilità di equivocare; l’indice che muoveva dal pugno sinistro, come se fosse stato intento a grattare qualcosa nell’aria, impedì totalmente di equivocare.
Luca salì gattonando sul letto dal piumino rosa e vaporoso. Il materasso era incredibilmente morbido e cedevole, e ad ogni suo movimento sembrava di essere su una barca in un mare in tempesta. La cosa, però, non ebbe alcuna importanza per il ragazzo: l’unica cosa che catturava la sua attenzione era il pube bagnato della donna, il ciuffo di peli tagliati corti e che formavano un triangolo rosso e che puntava verso il tesoro segreto di Sam. Il ragazzo si fermò a contemplare le labbra marroni e gonfie punteggiate di gocce dello stesso liquido che aveva lui stesso sulle dita, che uscivano leggermente oltre la superficie del pube, una forse più grande dell’altra, ma di poco; sembravano le valve irregolari di una conchiglia, al cui interno, sapeva Luca, avrebbe trovato, al posto di una perla, un nuovo orgasmo.
– Se ti piace tanto, posso darti una foto, dopo – disse la donna, trattenendo a stento un sorriso. – Sono certa che al tuo cazzo piacerà ancora più dei tuoi occhi. Dai, provala.
Spinto da quella proposta ben poco velata, Luca raggiunse la donna, si portò con il bacino sopra quello di lei, afferrò il cazzo ormai di nuovo in piena estensione e appoggiò la punta contro il piccolo buco in fondo alle labbra gonfie e bagnate. Chiuse un attimo gli occhi, lasciò fluire fuori di sé il fiato, inspirò i feromoni sessuali che avevano riempito la stanza e, dopo aver sussurrato un “Sei la donna più bella del mondo, Sam”, lasciò che le sue ginocchia si chiudessero, lentamente e sempre più.
All’aumentare della profondità in cui il suo cazzo si faceva strada nella fica di Sam, dei muscoli che cedevano al suo incedere, del calore della sensualità che avvolgeva la sua virilità, altrettanto si rendeva palese a Luca che fino a quel momento non aveva mai sperimentato le emozioni per cui valesse la pena sopportare la merda che la vita gli scagliava contro ogni fottuto giorno della sua vita.

Continua…

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