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Racconti Erotici Etero

Histoire di Sofia

By 30 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

A volte le cose accadono solamente perché non ci si aspetta che possano accadere, e neanche il sottoscritto avrebbe mai pensato che quello che vi sto per raccontare potesse succedere, ma vi assicuro che la realtà non viene in alcun modo distorta, tranne che nei nomi e solamente per difendere la privacy di chi è stato protagonista di questa storia.

1999 … In quel periodo vivevo in Piemonte e chi, come me, pratica il naturismo sa che la vicina Liguria non è la regione più ricettiva per questo tipo di filosofia di vita. In effetti esiste una struttura privata per passarvi del tempo in totale libertà ma, esclusa quella, rimane solamente la possibilità di emigrare in Francia o scendere nella vicina Toscana.
Accanto alla cascina dove vivevo in quel periodo abitava una famiglia composta dai genitori e tre figli, due maschi e una femmina. Sofia, così si chiamava la figlia, era una studentessa universitaria di 20 anni, fidanzata con un ragazzo che aveva due anni in più divideva la sua vita tra la frequentazione della facoltà di psicologia e l’aiuto alla madre che mandava avanti da sola un’azienda agricola. Spesso, quando veniva la sera, e il suo fidanzato non era a casa sua, amava venire a passare un po’ di tempo a casa mia. Molto di quel tempo lo passavamo a chiacchierare e gli argomenti principe erano sempre più spesso le esperienze di vita di ognuno di noi.
La donna con la quale vivevo era da tempo amica di Sofia, praticamente da quando aveva finito le scuole medie, ma la ragazza non aveva mai discusso di certi argomenti con lei, probabilmente l’esperienza le aveva fatto comprendere che, malgrado cercasse di ostentare una certa disinvoltura, anche lei aveva ancora parecchi tabù.
Una di quelle famose sere si parlava di spiagge e di mare e, immancabilmente, il discorso finì su costumi da bagno e topless. Sofia confessò che il suo fidanzato le proibiva di mettersi in topless e la mia compagna, incalzata dal sottoscritto, fu costretta ad ammettere che anche lei non aveva il coraggio di mettersi a seno scoperto in presenza di estranei.
≪ Ma non lo fai nemmeno in presenza di tua cugina … ≫ la incalzai io.
≪ Questo è vero, non l’ho mai fatto nemmeno quando c’era lei ≫ ammise.
≪ Perché?≫ domandò Sofia sempre più incuriosita.
≪ Penso sia dovuto all’educazione che ho ricevuto ≫ rispose lei.
≪ E tu … Sofia, saresti disposta a metterti nuda di fronte ad un estraneo?≫ chiesi deciso a scoprire quanto vi fosse di bluff nel suo atteggiamento.
≪ Non lo so, ma credo di si. Dovrei trovarmi nella situazione per saperlo ≫ confessò con sincerità.
Come tanti di quei discorsi serali anche quello finì nel dimenticatoio della memoria, eravamo ancora in inverno e nessuno poteva sapere quello che sarebbe successo dopo qualche mese.
Infatti, erano trascorsi poco più di 4 mesi da quella sera e come altre volte anche quella lei era seduta nel salotto di casa nostra insieme al suo fidanzato. Eravamo appena tornati dal circolo dove avevamo fatto uno dei nostri doppi misti all’ultimo sangue e stavamo progettando una fuga al mare per il sabato successivo. Come al solito il guastafeste era il suo ragazzo, geloso come Otello, avrebbe preferito andarci da solo con lei ma Sofia era determinata a non mollare.
≪ O ci andiamo in compagnia o ci vado da sola con loro ≫ affermò determinata.
Dovette cedere, era troppo determinata per averla vinta, il giovane fidanzato fu costretto ad accettare la situazione e si mise l’animo in pace, saremo andati tutti quanti al mare dopo due giorni.
Non saprei dire, a distanza di anni,se la sua fosse stata una mossa premeditata o dettata dal caso ma il venerdì sera, dopo essere arrivato alla solita ora annunciò a Sofia che il giorno successivo aveva preso un impegno con la madre e che al mare ci sarebbero potuti andare solamente alla domenica.
≪ Apriti cielo ≫ avrebbe detto chiunque avesse visto la faccia di Sofia a quella notizia.
Credo che un movimento simile l’avrei rivisto solamente in ‘Matrix’ dopo qualche anno, si alzò dal divano come se la gravità fosse scomparsa intorno a lei e dopo essersi piantata di fronte a lui iniziò un turpiloquio dettato dalla rabbia che si concluse con una lapidaria sentenza.
≪ Se loro, domani, vanno al mare io vado con loro e domenica ci puoi andare con tua madre ≫.
Fu quello che accadde, il giorno dopo alle 7 del mattino si presentò puntuale a casa mia e dopo un paio d’ore eravamo in vista della nostra destinazione.
Per quella escursione avevo scelto una piccola spiaggia che mi aveva mostrato un’amica della mia compagna l’anno precedente, un po’ scomoda da raggiungere ma sicuramente riservata per prendere il sole in libertà lontano da occhi indiscreti.
Come sempre, giunto sul posto annunciai che il mio costume sarebbe rimasto nella borsa e cercai un posto dove posizionarmi per prendere il sole. La mia compagna accolse la notizia con un po’ di disappunto, anche per lei essere gelosa era un fatto normale e di fronte alla presenza di Sofia, probabilmente, sperava in un mio comportamento diverso.
Era passato un po’ di tempo da quando eravamo arrivati e loro stavano prendendo il sole in un altro spiazzo tra le rocce quando notai che Sofia guardava nella mia direzione cercando di non farsi notare.
≪ Qualcosa non va?≫ le chiesi guardandola.
≪ No. è che non mi aspettavo che ti spogliassi sul serio ≫.
≪ Puoi farlo anche tu se vuoi. Qui nessuno te lo impedisce e nemmeno ti giudica ≫.
≪ A dire il vero ne sarei tentata, almeno il topless. Non l’ho mai fatto in pubblico ≫.
≪ Allora fallo ≫ le dissi convinto che attendesse solamente il giusto input.
Stette per un po’ a pensarci e decise di provarci, slacciò i sottili legacci che lo trattenevano e fece cadere il pezzo superiore del costume con naturalezza. Il seno, piccolo e sodo, rimase all’aria e per un istante quell’azione fermò il tempo per tutti i presenti. Era molto più piccolo di quello della mia compagna, una seconda piena contro una quarta abbondante, ma grazie all’effetto brezza e alla probabile eccitazione per il gusto del proibito comparve con i capezzoli ben ritti dandogli un effetto molto accattivante che per un attimo rischiò di provocarmi una ben nota reazione fisica.
Contrariamente alle mie attese anche la mia compagna, incalzata da Sofia, decise per il topless e dopo un po’ anche le distanze fisiche si ridussero tra di noi.
Complice il caldo, dopo un po’ proposi un bagno rinfrescante al quale aderirono entrambe con entusiasmo ma, mentre sul mio corpo l’effetto fu contrario, l’acqua fredda di giugno fece aguzzare ancor di più i loro capezzoli presentandomi uno spettacolo alquanto eccitante.
Il top lo raggiungemmo dopo un po’ quando, su mio suggerimento proposi il nudo integrale ad entrambe. Naturalmente la mia compagna mi gelò prima con uno sguardo e poi con un netto rifiuto. Sofia declinò l’offerta anche lei, probabilmente per non urtare la suscettibilità di lei ma quando le feci notare che il naturismo era una scelta di vita personale e che non vi era nulla di male decise di chiederle il permesso prima di accettare.
Quando ricevette il suo assenso si slacciò lo slip bagnato che aveva addosso e lo tolse rimanendo seduta sul telo con le gambe strette vittima di un pudore difficile da superare in pochi istanti.
Il resto della giornata trascorse in totale serenità, anche la mia donna sembrò accettare la nudità di Sofia e lentamente si sciolse fino al punto di spogliarsi completamente anche lei. Una cosa che non potei evitare di osservare, nell’arco della giornata, fu che entrambe sembravano eccitate alla vista dell’altra nuda specialmente quando, complici i soliti giochi d’acqua, il sottoscritto uscì con un’erezione che non avrei potuto nascondere in alcun modo e che scatenò l’ilarità generale.
Al nostro rientro alla sera Sofia ci chiese di tacere su quanto era accaduto e dopo aver ricevuto tutte le garanzie del caso ci lasciò per andare a casa sua.
Quella notte la mia compagna dimostrò tutto quello che avevo pensato, il rapporto che consumammo nella penombra della nostra camera divenne a tratti bestiale per la carica erotica che aveva dentro ed alla fine dovette ammettere quanto avevo pensato durante la giornata. La vista di Sofia nuda l’aveva eccitata al punto di desiderare di toccarla anche se continuava ad insistere sulla sua totale eterosessualità.
La cosa sembrò essere un caso isolato fino a un mese dopo.
A questo punto devo fare una premessa, quanto vi racconterò in questa parte mi è stato raccontato da lei.
Come ogni estate lei andò a passare qualche giorno a casa della cugina che abitava in una nota località della riviera e come sempre io la raggiungevo al sabato mattina per rimanere insieme durante il week end ma il venerdì sera, a causa di una diversa destinazione di lavoro, decisi di raggiungerla anziché rientrare a casa che distava il doppio della distanza.
Quel giorno, come scoprii in seguito, era andata a prendere il sole con la cugina nello stesso posto dove eravamo andati con Sofia e probabilmente in lei era scattato qualcosa al punto che si era denudata completamente ed era riuscita a convincere la cugina a fare altrettanto. Avevano passato tutto il giorno al sole ed al rientro trovarono naturale spogliarsi anche in casa e, senza falsi pudori, di usufruire della doccia contemporaneamente.
La cugina era appena uscita dalla doccia e lei si stava ancora asciugando quando la vide nuda che cercava di prendere l’asciugamano. Si offrì di aiutarla nell’operazione ma anziché asciugarla si ritrovarono nude sul letto e si toccavano reciprocamente in tutto il corpo. Ognuna di loro era impegnata nell’invasione della micetta dell’altra con quante dita potevano usare fino a quando la cugina decise per prima di gustare il sapore del liquido che colava abbondante dal sesso della mia compagna. Poi toccò a lei trovare lo stesso tipo di coraggio e darle piacere usando la lingua.
Quando arrivai le trovai addormentate sul lettone, entrambe nude, con le mani nel sesso dell’altra.
Il mio ingresso portò un sentimento di panico che avrei evitato volentieri, entrambe scoppiarono in lacrime quando, risvegliandosi di soprassalto mi videro sulla soglia che le osservavo.
≪ Non vedo cosa ci sia da piangere. Se dovevate pentirvi in questo modo era meglio che lo evitaste ≫ affermai prima di girarmi per andare a fare una doccia.
Ci volle un bel po’, prima e dopo cena, perché comprendessero che non vedevo nulla di male in quello che avevano fatto e che preferivo di gran lunga che fosse stata una cosa tra di loro piuttosto che con estranei. Alla fine compresero che potevano mettersi l’animo in pace e che non avrei mai cercato di avere dei vantaggi da quello che avevo scoperto.
Le notti successive furono, come potete immaginare anche voi, ancor più infuocate fino al risveglio della domenica mattina. Non ricordo bene come ci si arrivò ad quel discorso ma ricordo benissimo la domanda che mi venne posta tra una fetta biscottata con miele ed una tazza di caffè.
≪ Hai mai desiderato di farlo contemporaneamente con me e mia cugina in queste sere ≫ mi chiese la mia compagna a bruciapelo.
≪ No ≫ risposi con sincerità.
≪ Come mai?≫ mi chiese mostrando che non credeva alla mia risposta.
≪ Perché tua cugina non mi piace fisicamente e caratterialmente ≫ fu la mia risposta lapidaria.
Non ci credeva, questo lo sapevo, e ne ebbi una prova dopo qualche tempo, ma questa è un’altro fatto che vi racconterò un’altra volta.
Come ogni domenica sera ritornai a casa lasciandola lì, al pomeriggio avemmo un diverbio piuttosto acceso quando mi rifiutai di andare a letto con lei, ma non mi era piaciuto il suo atteggiamento mattutino e credo che anche un uomo debba dire di no quando la persona che ha di fronte non lo mette a suo agio. Fatto sta che per 3 giorni lei decise di negarsi al telefono ed io decisi di saltare il week end successivo al mare per dimostrarle che non aveva sempre ragione lei.
Il sabato successivo avevo deciso di rimanere in casa per finire un lavoro che mi sarebbe servito il martedì successivo, in quel modo avrei evitato di lavorare fino a tardi al lunedì sera quando sentii la voce di Sofia fuori dalla finestra che mi chiamava. Aveva visto la mia auto e comprendendo che ro in casa, e avendo voglia di fare due chiacchiere, aveva deciso di venire a casa mia.
Quel giorno era splendida, non che non lo fosse anche gli altri giorni, ma quel sabato era decisamente al massimo. Indossava un paio di pantaloncini cortissimi e una canotta con spalline strette che le lasciava scoperto l’ombelico. Il ventre piatto e le piccole gocce di sudore che impreziosivano la sua pelle erano un richiamo irresistibile per uno che non faceva sesso da una settimana come me. Con la solita naturalezza si era seduta sulla poltrona di fronte alla mia scrivania ed aveva iniziato a parlare del suo fidanzato e dei problemi che avevano nel loro rapporto cercando nella mie risposte i giusti consigli per ovviare ai suoi dilemmi quando dalla mia bocca uscì la più inconsapevole delle risposte.
≪ Secondo me tu dovresti fare sesso con un altro. Almeno ti togli i dubbi su di lui e su quello che provi effettivamente ≫ dissi sicuro che fosse la cosa più giusta.
≪ E con chi dovrei farlo? Non so nemmeno se effettivamente lo so fare ≫ rispose dubbiosa, poi chiese: ≪ ed a cosa servirebbe farlo?≫.
≪ Dal mio punto di vista credo che ti darebbe almeno 3 risposte ben precise. La prima è che se lo ami alla fine tornerai da lui e rimarrà solamente uno sfizio. La seconda è che scoprirai se lo sai fare o meno e la terza è che scoprirai se veramente hai il coraggio di farlo o se rimani con lui solamente perché hai paura di confrontarti con il mondo ≫.
Sofia rimase in silenzio a soppesare la mia affermazione, a dispetto della sua età aveva sempre evidenziato una notevole maturità e sapeva che non avevo tutti i torti. Il suo era stato il primo ed unico ragazzo al quale si era concessa e l’ambiente puritano in cui viveva non l’aveva aiutata a crescere in quel senso. In casa sua viveva un padre despota capace di cambiare canale solamente per il fatto che il programma che c’era in onda non gli sembrava adatto ai figli ed, inoltre, aveva proibito a moglie e figlia di ricevere uomini in casa se lui non fosse stato presente anche se si trattava di parenti, inclusi i genitori di lui e di lei.
≪ Ci devo pensare ≫ mi rispose alzandosi dalla poltrona.
Un bacio sulla guancia fu l’unica cosa che mi rimase di quel pomeriggio prima che lei se ne andasse lasciandomi con una dolorosa erezione causata dalla sua immagine.
Nel primo pomeriggio avevo deciso di raggiungere un piccolo spiazzo all’interno del bosco che delimitava la mia casa dove prendevo il sole quando non avevo il tempo di andare altrove, mi armai come al solito di una coperta e mi inoltri fino al punto che ben conoscevo. Al mio arrivo rimasi di sasso, stesa su di un telo e completamente nuda Sofia stava prendendo il sole come se fosse la cosa più naturale. Rimasi a guardarla per qualche istante e poi mi avvicinai. La sua prima reazione fu di coprirsi ma quando si rese conto che ero io lasciò cadere gli abiti che aveva recuperato e mi guardò spogliare in silenzio. Dopo aver steso la mia coperta vicino a lei mi sistemai supino con l’idea di abbronzarmi, ma la cosa durò molto poco.
Mi stava aspettando, oramai aveva smesso di sperare che arrivassi quando sentì la mia presenza vicino a lei. Come scoprii in seguito mi aveva spiato spesso mentre facevo i miei bagni di sole in quel posto, ogni volta che sapeva che mi trovavo a casa nel pomeriggio veniva a controllare e se mi trovavo lì rimaneva a guardarmi. Il tutto accadeva da quel famoso sabato al mare, in lei era nata una curiosità fanciullesca, ero il secondo uomo che aveva visto nudo e il mio era il secondo pene che aveva visto eretto. Solamente in foto aveva avuto l’occasione di farlo e quel sabato non si era bagnata nel vedere la mia compagna nuda ma perché da subito aveva iniziato a viaggiare con la fantasia pensando a lui.
≪ Ti ho aspettato tanto ≫ mi disse impugnando il mio pene che rapidamente si induriva tra le sue dita, ≪ e ho tanto desiderato rivedere anche lui ≫.
≪ Ora è qui … ≫ le dissi, ≪ cosa pensi di farne?≫.
Non mi rispose, lentamente la sua mano iniziò a scorrere sull’asta, partendo dal glande violaceo dall’eccitazione scendeva fino ai testicoli tirando la pelle al massimo per scoprirlo per intero. La cosa era un po’ dolorosa per me ma lasciai che continuasse modificando il suo movimento in modo naturale dopo aver messo una mano sopra alla sua e guidandola per qualche istante.
≪ Ti piace così?≫ chiese senza fermarsi.
≪ Si. Ma voglio di più ≫ le risposi baciandola.
Se avesse avuto i capelli a caschetto sarebbe sembrata la reincarnazione della Valentina di ‘Crepax’ e invece era solamente lei con i suoi 20 anni ed un corpo che sembrava disegnato per quanto bello era. Decisi che toccava a me fare qualcosa di diverso, le staccai la mano e iniziai a baciare il suo giovane corpo, partendo dalle orecchie lo visitai tutto lentamente soffermandomi nei punti dove lo sentivo fremere o dove il suo respiro cambiava ritmo. Quando giunsi sui suoi capezzoli sembrava già stravolta, erano passati solo 5 minuti da quando avevo iniziato a baciarla e già spingeva il pube verso di me come se volesse offrirmi tutta se stessa.
≪ Devi avere pazienza, tra un po’ arrivo anche lì ≫ le sussurrai.
≪ Non ce la faccio. Sono troppo eccitata ≫ mi rispose con voce flebile.
La ignorai volutamente e continuai nella mia opera, anche se già sentivo l’odore dei suoi succhi vaginali che colavano in mezzo alle cosce.
Basto sfiorarla un paio di volte con la lingua perché avesse il primo orgasmo, era la prima volta che si sentiva solleticare il clitoride in quel modo e non era preparata a quella sensazione. Le lasciai il tempo di rifiatare un po’ prima di affondare un dito nella vagina fradicia e ricominciare a leccare il suo fiore, il clitoride era turgido e si ergeva come un piccolo pene quando iniziai a succhiarlo ed in meno di, altri, 5 minuti lei raggiunse il suo secondo orgasmo.
≪ Cosa mi stai facendo?≫ mi chiese in preda al tremore.
≪ Nulla di strano. Quello che faccio sempre ≫ risposi sorridendo.
≪ Ma io non ho mai provato una cosa simile … ho avuto degli orgasmi ma mai in questo modo e sempre se mi toccavo da sola o se il mio ragazzo riusciva a durare più di 10 minuti ≫.
≪ Strano … dal mio punto di vista abbiamo appena iniziato ≫ affermai indicando il mio pene duro.
Ero seduto sui talloni quando allungai le mani verso di lei, si lasciò sollevare senza opporre resistenza e quando la feci scendere su di lui si lasciò guidare tranquilla.
Si arrestò per un attimo quando sentì il glande premere sulle labbra.
≪ è molto grosso, non mi farai male?≫.
≪ Non ti preoccupare, sembra grosso ma alla fine ti piacerà di più ≫ la rassicurai.
Effettivamente è un po’ di più della media, soprattutto in circonferenza, e questo ha creato qualche problema a qualche donna ma lei era così lubrificata che l’unico fastidio fu la dilatazione che provò all’ingresso.
Quando il mio pene fu completamente dentro e lei lo sentì aderire alle pareti vaginali i suoi occhi si illuminarono come quelli di un bambino che scopre un tesoro. I suoi movimenti iniziarono a divenire subito frenetici, cominciò a muoversi su e giù con una tale veemenza che dopo un po’ perse ritmo e pene in un solo colpo.
≪ Devi avere più calma ≫ le disse spingendola all’indietro per farla stendere.
Poi inizia a penetrarla lentamente, tenevo le sue mani bloccate sopra alla testa e strusciavo il mio petto sul suo seno mentre mi muovevo lentamente dentro di lei alternando piccoli e grandi affondi all’interno del suo sesso.
Fu un grido liberatorio che uscì dalla sua bocca quando ebbe il successivo orgasmo, la testa si girava a destra e sinistra in modo disarticolato e spingeva con forza il bacino verso l’alto quando udii chiaramente i piccoli spruzzi del suo piacere sul mio pene. Attesi un po’ e lo tirai fuori, quindi mi misi seduto a guardarla in attesa.
≪ Mi tremano le gambe … ho avuto l’impressione di fare la pipì per quanto forte è arrivato questo. è come se fosse partito dalla testa e dai piedi per uscire tutto da lì ≫.
≪ Mi fa piacere … quando vuoi continuiamo ≫.
≪ No. Mi spiace ma quello lo devi tenere lontano da lei per il momento. Non ce la farei a replicare ≫ affermò sorridendo.
≪ Va bene. Ma anche lui vuole la sua parte ≫ le dissi fingendo di arrabbiarmi.
≪ Ora ci penso io. Ma prima lo laviamo ≫ mi disse leccandosi le labbra.
≪ Se vuoi usare la bocca va bene, ma non te lo lascio lavare ≫.
≪ Ma così mi fa schifo ≫ protestò.
≪ Lo hai già fatto?≫ domandai serio.
≪ No … mah … ≫.
≪ Allora prova prima di dire che non ti piace. L’acqua è sempre lì ≫ dissi indicando la bottiglia, ≪ se non ti va lo laviamo ≫.
Si sentiva che non aveva esperienza ma bastò darle poche indicazioni perché la stimolazione che mi dava con la bocca, unita alla mia eccitazione, facessero il loro effetto. Dopo pochi minuti sentii nettamente lo sperma che si faceva strada nel condotto che lo portava all’esterno, le pulsazioni del mio pene aumentarono sempre di più fino a quando non ammisi, con mio immenso piacere, che stavo per godere. Rimase lì, dopo aver staccato la bocca rimase ad ammirare gli schizzi che sgorgavano copiosi in tutte le direzioni colpendo il suo seno o finendo sulla coperta fino a quando anche il mio piacere non si placò.
Rimanemmo tutto il pomeriggio stesi nel prato, inconsapevoli delle persone che ci cercavano e degli occhi indiscreti che ci avevano visti. Rientrammo separatamente nelle rispettive case dopo un po’, ed anche se nessuno dei due lo ammise, sapevamo che non sarebbe stata l’ultima volta che l’avremmo fatto.
CONTINUA ….
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Era molto bella Sofia, a volte rimanevo per una mezz’ora a spiarla dalla finestra di casa mentre era impegnata ad aiutare la madre nella raccolta delle fragole che coltivavano in alcune serre che si trovavano proprio sotto alle mie finestre. Spesso avevo pensato che lo facesse apposta a mettersi calzoncini cortissimi e attillati che mettevano in mostra un sederino che sembrava scolpito nel marmo. Ed anche le sue magliette, le amava colorate e ricche di disegni, forse più adatte ad una bambina anche nella taglia, erano aderenti come un guanto in lattice e mettevano in mostra quella sua fisicità mista di ragazzina e donna come solamente una ventenne poteva avere.
Erano passati tre giorni dall’episodio del bosco, non c’eravamo più incontrati a causa della presenza del padre e del fidanzato. Come sempre in quei giorni l’ingresso in quella casa, o anche solo l’idea di passarvi davanti senza invito, era off-limits. Genitore e ragazzo erano gelosissimi di lei e della madre, guai a farsi vedere nei paraggi senza invito.
Come sempre mi trovavo davanti al computer e lavoravo quando il mio sguardo, stanco di database e codici in ‘visual FoxPro’, si era messo a vagare fuori dalla finestra. Non l’avevo notata subito, un leggero rialzo del terreno la proteggeva dalla mia vista, fu un movimento del suo ragazzo che mi indusse a guardare meglio. Su due lettini poggiati sull’erba del prato erano entrambi in costume e si crogiolavano al sole. Immediatamente la mia mano ha eseguito l’ordine, il mio cervello esigeva di vedere attraverso i miei occhi e per farlo aveva bisogno di usare il binocolo che tenevo in un cassetto. Era bella Sofia, indossava un bikini rosso che in pochi istanti le strappai di dosso con lo sguardo, mentre lei sembrava assopita sotto il caldo sole di giugno.
La stavo osservando da qualche minuto quando sembrò accorgersi di me, aveva sollevato la testa in direzione della mia finestra ed era rimasta a guardarmi negli occhi senza che io potessi giurare che non mi potesse vedere, ma il sorriso che si dipinse sul suo volto mi fece pensare l’esatto opposto. Poi si alzò con calma, come se fosse arrivato il momento di fare qualcosa di già deciso, si rivestì e chiese al suo ragazzo di fare altrettanto, lo prese per mano e si incamminò verso il bosco portando sottobraccio un asciugamano. Compresi immediatamente il messaggio che mi aveva lanciato, sapevo esattamente dove sarebbe stata di lì a poco.
Mi precipitai fuori quasi di corsa e mi incamminai attraverso il dedalo di sentieri che portavano allo spiazzo dove avevamo consumato il primo rapporto. Quando arrivai lei era già lì e aveva steso la coperta sul prato, il suo ragazzo la guardava in modo interrogativo, probabilmente non comprendeva cosa lei avesse intenzione di fare, e quanto desiderio avesse addosso, ma quando Sofia iniziò a sfilarsi i vestiti, guardandolo negli occhi, anche lui comprese quelle che erano le sue intenzioni. Anche lui si spogliò e si gettò su di lei, sembrava Lino Banfi in una vecchia commedia all’italiana quando vedeva la Fenech nuda, per quanto velocemente si era denudato e le era saltato addosso. Invano lei provò a spingerlo con la testa verso il basso per fargli capire che desiderava altro, impiegò meno di un minuto a infilare il pene duro dentro di lei e meno di 5 minuti a estrarlo poco prima di venire sulla sua pancia. Per tutto il tempo Sofia era rimasta a guardare verso gli alberi dove presumeva che vi fossi io a guardarla mentre fingeva, in modo meschino, un orgasmo da film porno. Lui non si accorse di nulla, la guardava come il conte Ugolino, che fiero solleva il capo dall’orrendo pasto, senza accorgersi che di quanto fosse malfatta la sua azione. Rimasero per un po’ abbracciati, lui sembrava al settimo cielo e lei in un girone dell’inferno che Dante non aveva previsto per gli insoddisfatti. Io non riuscii nemmeno a eccitarmi, anche se il suo corpo nudo era la brama maggiore che avevo in quei giorni, vederla nascondere lo sconforto di tanta voglia non ripagata mi fece provare un senso di pietà nei suoi confronti. Quando lui si rialzò per vestirsi e la invitò a fare altrettanto il suo sguardo divenne ancor più buio, ma non oppose alcun rifiuto, si limitò a suggerirgli di ritornare separatamente verso casa per evitare di dover delle spiegazioni, al che lui le suggerì che sarebbe rientrato con l’asciugamano sottobraccio e lei avrebbe potuto giustificarsi dicendo di essere andata a fare una passeggiata.
Il suo fidanzato si era appena allontanato quando lei si diresse decisa verso di me, non so se fosse sicura di trovarmi ma quando mi vide appoggiato ad un albero i suoi occhi iniziarono a brillare di gioia. Si gettò, letteralmente, tra le mie braccia e iniziò a baciarmi con foga, quasi volesse rifarsi di una vita perduta e non solamente di un rapporto che le aveva lasciato l’amaro in bocca.
≪ Hai visto tutto?≫ domandò tenendo il viso nascosto tra le mie braccia.
≪ Si ≫ risposi accarezzando i suoi capelli.
≪ Non cambia mai. Ogni volta è sempre così, quando ha finito lui non c’è scampo, è finita per entrambi, nessun preliminare, niente di quello che tu mi hai fatto provare ≫.
≪ E perché non lo lasci?≫.
≪ Perché lo amo e spero che cambi ≫.
≪ Pensi che lo farà?≫ le chiesi sollevandole la testa fino a quando i nostri occhi non si incontrarono.
≪ Non lo so, ma lo spero tanto ≫ rispose baciandomi.
≪ Ora è meglio che vai … potrebbe insospettirsi e ritornare a cercarti ≫ le dissi allontanandola.
≪ Lo so, ma questa sera ti va di andare a giocare a tennis? Ho voglia di stare in un luogo dove ci sia anche tu ≫.
≪ Va bene. Prenoto il campo e trovo il quarto per fare un doppio ≫ risposi ben sapendo che non sarebbe mai potuta venire da sola.
≪ Allora mando lui da te per sapere l’ora ≫.
≪ D’accordo ≫ le confermai baciandola per un’ultima volta.
Rimasi a guardarla allontanare fino a quando non scomparve dalla mia vista e poi ritornai verso casa ma non avevo ancora superato il cancello quando vidi una macchina fermarsi davanti all’ingresso. La mia compagna, insieme alla cugina, era tornata a casa. Complice il fatto che non l’avevo più chiamata, e che avevo evitato di rispondere a quasi tutte le sue chiamate, aveva deciso di tornare in anticipo e ora si trovava lì insieme alla parente/amante che l’aveva sobillata per più giorni di idee per le quali il sottoscritto sarebbe rimasto sconvolto da quello che aveva visto e che ero geloso di lei. L’accolsi al meglio, in quel modo non avevo la necessità di dare spiegazioni e avevo trovato la quarta per il doppio serale, infatti quando le proposi di andare a giocare accolse la notizia con gioia, sapevo quanto le facesse piacere giocare in coppia con il fidanzato di Sofia e nello stesso tempo giocare contro di me. Il campo era libero alle 19,00 e quando lo comunicai al ragazzo mi premurai di proporre una pizza, chiaramente offerta dal sottoscritto, per il dopo partita. Alle 18,30 erano a casa mia, entrambi già pronti, con le borse piene di racchette e ricambi per dopo. Anche la mia compagna era già pronta, insieme alla cugina che non avrebbe giocato era rimasta tutto il tempo a chiacchierare e quando Sofia fece capolino in casa la accolse già vestita con un completino bianco e giallo che aveva acquistato al mare. Si decise di usare la mia auto, l’unica che avesse 5 comodi posti, gli uomini sui sedili anteriori e le tre donne sedute dietro, in modo di non aver problemi per il parcheggio. La partita fu una specie di farsa, la mia compagna che pensava maggiormente a esibirsi con il nuovo completino che a giocare, il fidanzato di Sofia che assumeva pose da macho per compiacerla mentre lo prendevo a pallate da tutti gli angoli e la cugina che, dall’alto del trespolo del giudice arbitro, non faceva altro che criticare la forza dei miei colpi adducendo il fatto che si trattasse di una partitina amichevole. L’unica consolazione l’avevo davanti agli occhi, il vestitino azzurro che Sofia indossava per l’occasione era una visone paradisiaca per me. La pizza post partita fu un disastro unico nel suo genere, la coppia di parenti non chiuse bocca nemmeno per masticare, parlarono per oltre un’ora civettando di quanto più assurdo uno possa immaginare e al ritorno ringraziai molti dei santi conosciuti per il fatto che avessero esagerato con l’alcool che sortì i propri effetti in una sosta d’emergenza sul bordo strada.
Mentre erano impegnate a rendere il cibo e l’alcool trangugiato a madre natura mi accorsi che anche il fidanzato di Sofia, forse per la visione grottesca delle due donne impegnate a vomitare, stava per imitarle nell’opera, infatti alla sosta successiva, dopo meno di 50 metri, anch’egli si unì al duo lasciandoci soli in auto a commentare la cosa.
Ne approfittammo per un bacio fugace, mentre i tre si reggevano a vicenda noi lasciammo che per un attimo le nostre labbra si incontrassero rimanendo sempre attenti a non farci scoprire.
Rientrammo a casa impiegando oltre un’ora per un tragitto che richiedeva meno di venti minuti e, dopo aver scaricato le due cugine, mi offrii di accompagnare a piedi i due fidanzatini fino a casa.
Lui rientrò immediatamente, oramai l’effetto dell’alcool lo aveva reso incapace di intendere, mentre lei si fermò sulla porta per salutarmi.
≪ Ci vediamo domani ≫ sospirò sottovoce al mio orecchio.
≪ E con lui come fai?≫ chiesi sussurrando al suo.
≪ Domattina torna a casa sua. Lo sai che quando mio padre parte lui non può rimanere qui. Piuttosto tu … ce la fai a liberarti di lei?≫.
≪ Penso di si. Solitamente vanno a Torino ogni volta che la cugina è qui. Basterà che mi rifiuti di andarci ≫.
≪ Allora ci vediamo al solito posto ≫.
≪ No. Ci troviamo giù al laghetto. Raggiungi la riva opposta girando attorno e mi aspetti sotto alla quercia più grande ≫.
≪ Alle 3 … va bene?≫.
≪ Va benissimo ≫ risposi baciandola prima di andarmene.
Il giorno dopo accadde tutto come previsto, alle 10 lui era partito, e subito dopo anche le due parenti erano andate via non senza brontolare sul fatto che preferivo rimanere a casa a lavorare piuttosto che seguirle nel loro giro per negozi.
Alle 15,00 precise ci incontrammo sotto alla quercia, lei era già lì da un’ora, approfittando del fatto che la madre era uscita si era recata sul posto e mi aspettava seduta su di un albero caduto sulla riva.
Il bacio che ci scambiammo fu liberatorio per entrambi, le lingue si cercavano nelle bocche inseguendosi in una danza fatta di desiderio e passione che crescevano in ogni istante di quell’abbraccio.
≪ Andiamo ≫ le dissi indicando un sentiero dietro a lei.
Si incamminò precedendomi senza sapere dove fossimo diretti ma quando vi giunse lo comprese immediatamente. Era un vecchio capanno che veniva usato per il ricovero degli animali ma da anni non era usato per quello scopo, gli unici che ne usufruivano erano alcuni appassionati di caccia fotografica che lo avevano reso più confortevole con alcune sedie e una brandina sulla quale stesi la coperta che mi ero portato appresso.
Sofia si era girata verso di me per baciarmi ma io la costrinsi a voltarsi verso la finestra.
≪ Non muoverti ≫ le dissi mentre con le mani iniziavo a esplorare il suo corpo ancora vestito.
Non chiese nulla, lasciò che la mia bocca sfiorasse la sua nuca e il collo mentre infilavo le mani sotto ai lembi della maglietta, trascinandola verso l’alto fino a sfilarla, poi scesi con la bocca sfiorando ogni vertebra della spina dorsale mentre con le dita giocavo con i suoi capezzoli. Arrivai lentamente sull’attaccatura dei glutei e con le mani mi aggrappai ai pantaloncini facendoli scorrere verso il basso insieme agli slip, lasciandole addosso le sole scarpe da tennis. Con la lingua sfiorai ogni centimetro del suo sedere prima di iniziare una risalita lenta che mi riportò in piedi dietro di lei. In quella posizione lei sentì nettamente il mio pene indurito che premeva su di lei, provò a cercarlo con le mani ma le impedii di farlo.
≪ Non avere fretta, lasciami fare ≫ le imposi mentre con la mano cercavo il suo sesso bagnato.
Iniziai a masturbarla lentamente, giocavo con il suo clitoride alternando le penetrazioni con il medio a leggeri sfregamenti che la mandarono in estasi fino a quando non la colse il primo orgasmo. Fui costretto a sorreggerla, la violenza con cui fu colta dal piacere le fece piegare le ginocchia rischiando di farla cadere. A quel punto lasciai che si girasse verso di me e ci baciammo, ora che aveva sfogato parte della sua brama di desiderio sapevo che avrebbe goduto maggiormente il rapporto che ne sarebbe seguito. Infatti fu lei a prendere in mano la situazione, volle spogliarmi, come avevo fatto io con lei, ma rimanendo davanti e quando si trovò di fronte il mio pene eretto lo accarezzo per un po’ prima di iniziare a baciarlo e a succhiarlo con calma. Non aveva sicuramente fretta, l’essersi sfogata precedentemente l’aiutò a essere più moderata nel “proseguo” del rapporto e quando la sollevai per farla stendere sulla brandina mi lasciò l’iniziativa. Lasciai che i nostri sessi si strofinassero un po’ tra di loro prima di puntare il glande tra le sue labbra e spingere. Lo feci lentamente ma senza fermarmi mai fino a quando non fui completamente dentro di lei, poi iniziai a muovermi strofinando il mio pube sul suo clitoride, aggiungendo in quel modo un’altra sensazione oltre a quella della penetrazione. Poi cambiammo posizione, pur rimanendo stesa le presi le gambe e le misi sopra alle mie spalle e tenendola per i glutei continuai a muovermi dentro di lei ancora per un po’. Lentamente il piacere stava prendendo di nuovo il soppravvento su di lei, le sue gambe erano scivolate di lato e rimanevano aperte mostrandomi tutto il suo sesso aperto con il mio pene che vi scorreva dentro. Su mio invito aveva iniziato a toccarsi i capezzoli poi, con una mano, era scesa e toccava l’asta di carne che entrava e usciva da lei fino a quando non gridò che stava per godere di nuovo. Ho ancora una foto ben impressa nella mente di quel viso scosso dal piacere che mi sorrideva mentre mi chiedeva di fermarmi un po’ prima di continuare. La feci girare e la penetrai da dietro, stesa sul lettino ed io a cavalcioni su di lei che, grazie alle gambe strette, godette maggiormente della sensazione di pienezza che provava nella penetrazione. Mi muovevo dentro di lei quando iniziai a giocare con il suo buchino poi, dopo averlo ben insalivato, introdussi il medio dentro di esso senza smettere di muovermi. A quel punto toccò a me arrivare all’apice del piacere e quando lo dissi volle girarsi e dopo averlo preso in mano lo masturbò per qualche secondo prima che esplodessi sul suo seno. Eravamo entrambi fradici di sudore e di piacere, stesi sulla brandina in silenzio, ogni nostro poro sembrava eiaculare sudore come se godessimo ancora con tutto il corpo.
≪ Credo che non mi ci abituerò mai a quello che provo con te ≫.
≪ Prima o poi lo farai, oppure troverai uno più giovane, uno che non abbia 18 anni più di te e che ti sappia dare uguale piacere ≫.
≪ E se non lo trovassi?≫.
≪ Allora toccherà a te insegnare a un ragazzo come ti deve dare il piacere che cerchi ≫.
≪ Però è strano … ≫.
≪ Cosa?≫ le chiesi guardandola.
≪ Fino a una settimana fa pensavo che lui mi facesse provare piacere ma che era diverso da quello che provavo toccandomi da sola. Ora invece provo lo stesso tipo di piacere forte … ma solamente quando lo faccio con te ≫.
≪ Stai solamente imparando qualcosa di diverso, quando avrai scoperto tutto potrai cercare ancora di più ≫.
≪ In che senso?≫.
≪ Ci sono ancora due cose che dovresti provare … ≫.
≪ Intendi farti godere con la bocca? Ci ho provato con lui, ma non mi è piaciuto ≫.
≪ Non intendevo solamente quello … ≫.
≪ Lo so. Parlavi anche del mio culetto. Mi è piaciuto il dito dietro mentre mi penetravi ma non so se ce la farei ad avere quel tipo di rapporto. Ho paura che mi faccia troppo male ≫.
≪ Non ti preoccupare. Lo faremo solamente quando tu lo vorrai. Non ti forzerò mai diversamente ≫.
Rimanemmo ancora un po’ a coccolarci, poi le sue carezze divennero più audaci e lentamente ci rituffammo in un altro rapporto. Fui io a prendere nuovamente l’iniziativa girandomi verso il suo pube e iniziando a leccare il suo sesso, mentre lei prendeva in bocca il mio pene in un 69 passionale. Sentivo la sua lingua scivolare su tutta la lunghezza del pene mentre lo imboccava, le sensazioni che ne derivavano erano incredibili, ci metteva passione in quello che faceva. L’orgasmo arrivò simultaneo e quando feci per ritrarmi lei si aggrappò ai miei glutei stringendo il pene con le labbra fino a quando non smisi di godere lì, dentro alla sua bocca mentre lei godeva sulla mia.
≪ Perché lo hai fatto?≫ chiesi dopo aver ripreso fiato.
≪ Volevo riprovarci ≫ si giustificò.
≪ E ti è piaciuto?≫.
≪ Si. è bello sentirlo pulsare quando sta per esplodere ≫.
≪ Mezz’ora fa dicevi il contrario ≫ le dissi guardandola negli occhi.
≪ Con te è diverso. Il piacere è reciproco, non mi chiedi nulla e mi dai tante sensazioni nuove. è normale che anche io provi a dartele. Spero solamente che ti sia piaciuto?≫.
≪ Indubbiamente … ≫ risposi convinto.
Ci rivestimmo e ci scambiammo un ultimo bacio, prima di ritornare nelle rispettive abitazioni, ognuno con dentro la consapevolezza che qualcosa stava cambiando, ma nessuno dei due poteva prevedere quello che sarebbe accaduto dopo un mese.
CONTINUA ….
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La fedeltà? Concetto particolare per il sottoscritto fino a qualche anno fa, e chiunque avesse letto il mio profilo avrà già compreso che non sono mai stato il tipo che si fermava molto in un rapporto di coppia. Ecco perché, anche quello che stavo vivendo in quel periodo, si stava esaurendo.
Sofia non era stata la prima ‘scappatella’ che mi prendevo in quella storia, il mio lavoro mi portava spesso a contatto con molte donne, nelle varie aziende in cui fornivo i miei servizi, ed alcune di loro non si limitavano al solo rapporto professionale, ma si trattava sempre di rapporti occasionali, mai più di una volta e mai nella stessa azienda se non vi era almeno un palazzo di distanza tra di loro.
Ma con lei era diverso, mi era entrata nel sangue, passavo più tempo a pensare a lei di qualsiasi altra donna con cui avevo intrattenuto dei rapporti sessuali. La sua gioventù, il corpo acerbo ma ben formato, la sua voglia di sperimentare il sesso in ogni forma e l’entusiasmo che ci metteva nel farlo mi aveva contagiato in modo irreparabile.
Quella sera, dopo aver passato il pomeriggio con lei nel capanno, ero assorto nei miei pensieri sull’accaduto quando ritornò la mia compagna insieme alla cugina. Avevano passato la giornata a fare shopping e tra i negozi visitati ce n’era uno che vendeva intimo di qualità. Era il classico negozio che in vetrina non esponeva mai i prezzi, per evitare di spaventare le possibili clienti, ma ogni donna sapeva che per acquistare lì era meglio entrare con una carta di credito con un limite molto alto di spesa. Infatti, al suo rientro, mi annunciò che insieme alla cugina avevano speso più di 800.000 lire in reggiseno, perizoma e altri accessori che mi volevano far vedere.
Probabilmente furono i miei pensieri rivolti altrove che non mi fecero comprendere quello che realmente stava accadendo, fatto sta che dopo pochi minuti mi ritrovai le due donne semi nude nel mezzo del mio studio. La mia compagna indossava un completo color vinaccia, con molte trasparenze e poco tessuto, la cugina aveva un completino color glicine, stesse trasparenze e stessa carenza di tessuto.
≪ Allora? Ti piacciono?≫ mi chiese girando su se stessa e facendo fare la stessa manovra alla parente.
≪ I completino sono belli, ma a occhio e croce sono costati più di 5 milioni per ogni metro quadro di stoffa ≫ risposi evidenziando che le coprivano ben poco.
≪ Ma a che serve che coprano? Tanto sono fatti per essere tolti ≫ affermò la cugina sfilandosi il reggiseno.
La stessa manovra venne eseguita dalla mia compagna che, subito imitata dalla cugina, si sfilò anche il perizoma rimanendo entrambe nude di fronte al sottoscritto.
≪ Così rischiate di prendere freddo ≫ affermai girandomi verso il monitor del PC su cui stavo lavorando.
Le due donne stizzite uscirono dalla stanza ma quando, dopo 5 minuti, la mia compagna vi fece ritorno ne uscì una lite accesa sul mio comportamento.
≪ Si può sapere che hai? Da quando rifiuti l’idea di fare sesso con due donne?≫ mi chiese ricordandomi che la cosa era già accaduta in precedenza con una sua amica.
≪ Da quando mi vuoi far fare sesso con tua cugina. Lo sai benissimo che non mi piace ≫.
≪ Ma cosa ha che non va? Ce ne fossero tante 35enni con un fisico come il suo … ≫.
≪ Non si tratta di fisico ≫ risposi risoluto, ≪ ma di testa. Quella è una stronza, egocentrica e narcisista. Se voglio scopare con una così vado da una delle decine di donne come lei che già conosco senza aspettare che tu cerchi di infilarla nel mio letto ≫.
≪ Sei uno stronzo ≫ mi gridò uscendo e sbattendo la porta.
Dopo mezz’ora avevano rifatto i bagagli e erano ripartite per il mare lasciandomi solo con i miei pensieri e il mio lavoro.
Il giorno successivo mi recai a Milano, sempre per lavoro, e al mio ritorno trovai un biglietto nella cassetta postale in cui Sofia mi annunciava che sarebbe andata a Torino dalla nonna, poiché l’anziana donna aveva la necessità di essere assistita in ospedale per un piccolo intervento, e che sarebbe ritornata dopo una settimana.
La cosa mi creò un certo fastidio, non per il fatto di essere rimasto improvvisamente solo ma perché per alcuni giorni non avevo molto lavoro da fare e avrei voluto approfittarne per passare un po’ di tempo con lei.
Due giorni dopo ero nel solito spiazzo a prendere il sole al riparo da occhi indiscreti, anche se dove vivevo era già abbastanza isolato, e stavo parlando al telefono con la solita impiegata, che era riuscita nella difficile opera di riuscire a cancellare dei dati importanti, quando mi resi conto di non essere solo. Nascosta tra gli alberi c’era la madre di Sofia, una donna che a dispetto dei suoi 40 anni e della sua attività manteneva un fisico che per molti versi ricordava quello della figlia, anche se il seno non aveva la stessa tonicità e il sedere risultava un po’ più basso.
Decisi di provocarla e senza muovermi feci cenno verso di lei affinché uscisse dal suo nascondiglio e si avvicinasse. Probabilmente non si era accorta di essere stata scoperta, e subito accennò ad una fuga, ma io rimasi steso ad aspettare fino a quando non la vidi comparire tra gli alberi. Avanzò verso di me tenendo il capo chino, evitava il mio sguardo ma in quel modo si ritrovò a guardare il mio pene leggermente turgido per la situazione creatasi.
≪ Ciao Anna … come mai da queste parti?≫ domandai con un tono distaccato.
≪ Passavo ≫ si giustificò, ≪ stavo cercando il mio cane ≫.
≪ Da qui non è passato, ma se vuoi ti aiuto a cercarlo?≫ dissi alzandomi in piedi di fronte a lei.
≪ Grazie, ma sarà in giro e come al solito tornerà quando ha fame ≫ farfugliò rimanendo con lo sguardo sul mio sesso.
Bastò poco per rendermi conto del vero motivo, avevo il respiro affannato come se avesse corso per chilometri senza fermarsi, il viso arrossato per l’emozione e dalla sua bocca uscivano parole senza alcun senso. Con calma presi la sua mano e la guidai sul mio pene. Anna non fece alcuna resistenza, continuava a guardare verso il basso ma lo prese tra le dita come se fosse stato di vetro e avesse avuto paura di romperlo.
≪ Guarda che non morde ≫ le dissi sottovoce.
Improvvisamente lo lasciò e si girò per andarsene pronunciando qualche parola per scusarsi di quanto era accaduto, ma anziché lasciarla andare la presi per un braccio e senza girarla mi giocai l’unica carta che avevo a disposizione.
≪ Se te ne vai ora non troverai più il coraggio di farlo ≫ dissi mentre le lasciavo il braccio.
Era tanto tempo che aspettavo quell’occasione, spesso avevo avuto la voglia di provarci con lei, e mi sentivo abbastanza sicuro che anche lei avesse pensato la stessa cosa in diverse occasioni, ma la costante presenza del marito e della figlia avevano impedito che accadesse. Ma in quel momento lei era lì e sapevo che non era un caso.
Si girò verso di me, ma questa volta mi guardava negli occhi senza paura.
≪ Hai ragione ≫ mi disse avvicinandosi.
Si lasciò spogliare senza muoversi, quasi che fosse rimasta scioccata dall’evento, ma quando iniziai ad accarezzare il suo corpo iniziò lentamente a sciogliersi. Si appropriò subito del mio pene ed iniziò a masturbarlo lentamente fino a quando non fu interamente indurito tra le sue dita poi si lasciò scivolare sulle ginocchia e iniziò a baciarlo. Potevo sentire nettamente la sua lingua giocare con il glande cercando di infilarsi sul buchino per poi andare a sfiorare il filetto e scendere fino ai testicoli gonfi di sperma, poi risalì e lo imboccò con una certa difficoltà, visto il diametro.
Lasciai che succhiasse per un po’ poi la costrinsi a stendersi sulla coperta e mi posizionai sopra di lei in un 69 pieni di libidine. Quando infilai la lingua nella vagina la trovai così bagnata da sembrare che avesse già avuto un orgasmo, e considerando che anche il sapore era quello conclusi, dentro di me, che si era masturbata mentre mi spiava nascosta tra gli alberi. Quel giochino continuò fino a quando non sentii che era vicina a raggiungere il piacere ma a quel punto mi fermai e dopo essermi steso la feci salire sopra di me. Lasciai che fosse lei ad impugnare il mio pene per indirizzarlo sulla vagina ma quando iniziò a scendere piano diedi un spinta decisa che lo fece affondare interamente in un sol colpo.
Cacciò un urletto mentre i suoi occhi mostravano sorpresa per quello che era accaduto ma subito dopo iniziò a muoversi sul mio bastone di carne come se fosse stata posseduta dal diavolo. Non impiegò molto a godere e lo fece gridando tutto il suo piacere fino a quando non si accasciò sul mio petto. Non volli darle tregua, la girai mettendola sotto e, dopo essermi messo le sue gambe sulle spalle, iniziai a pomparla con forza, movimenti lenti in cui facevo uscire il pene quasi per intero per poi affondarlo fino alla radice mentre lei si dibatteva come un pesce fuori dall’acqua. Continuai nella mia opera fino a quando non mi chiese di smettere, si sentiva la vagina in fiamme e non era abituata a rapporti così lunghi e profondi.
≪ Vuoi fermarti?≫ le chiesi.
≪ No ≫ rispose decisa, ≪ voglio sentirti godere ≫ e dopo questa affermazione fece scivolare il mio pene fuori dalla vagina e con la mano lo guidò direttamente sul suo buchino.
Non me lo feci ripetere due volte, bagnai il suo buchino con i suoi stessi succhi vaginali e subito dopo iniziai a spingere.
≪ Fai piano ≫ si lamentò, ≪ è troppo grosso per me ≫.
≪ Non lo hai mai fatto?≫ domandai per sicurezza.
≪ Si, a mio marito piace molto passare di lì, ma lui ce l’ha più fine ≫.
≪ Non ti preoccupare, andrò piano ≫ la rassicurai continuando a spingere.
Potevo vedere benissimo la sua espressione mentre la reggevo con le mani sotto ai glutei e spingevo per entrare sempre più profondamente in lei.
≪ Come va?≫ chiesi senza fermarmi.
≪ Brucia un po’, ma mi piace. Non vedo l’ora di sentirlo tutto dentro. è la prima volta che mi inculano guardandomi negli occhi ≫.
Diedi una spinta più decisa e, per la seconda volta, lei gridò forte.
Rimasi fermo per un po’ dentro di lei, per consentirle di abituarsi all’intrusione, poi ricominciai a muovermi, come prima estraevo il pene quasi completamente per poi affondarlo fino ai testicoli. Lo sguardo di Anna tradiva il forte piacere che provava in quel momento e le sue grida di incitamento lo dimostravano ancora di più fino a quando non sopraggiunse un violento orgasmo che colse entrambi. Non so quante volte schizzai ma le contrazioni anali della donna fecero in modo che il piacere si moltiplicasse proprio in quel momento aumentando le sensazioni che provavo. Rimasi dentro di lei fino a quando il mio pene non perse vigore e scivolò fuori da solo.
≪ è stato incredibile. Erano anni che non godevo così ≫ dichiarò felice la donna.
≪ Mi fa piacere che ti sia piaciuto. Erano più di due anni che volevo farlo ≫.
≪ Fare che cosa?≫ domandò?
≪ Scoparti … che altro … ≫.
≪ Strano … anche io avevo la stessa voglia, solamente non ne avevo il coraggio ≫.
≪ E cosa ti ha fatto cambiare idea?≫.
≪ Quando la settimana scorsa ti ho visto farlo con mia figlia … in quel momento ho realizzato che lo volevo anche io. Tu mi hai aiutato a decidermi quando mi hai chiamata oggi ≫.
Rimanemmo ancora un po’ a parlare fino a quando lei non annunciò che doveva andare a casa, l’altro figlio stava per ritornare e non poteva rischiare di farsi scoprire fuori a causa del marito.
Era passata un’ora quando sentii suonare il campanello di casa, andai ad aprire e me la ritrovai davanti sorridente.
≪ Mio figlio è andato a giocare a calcetto. Mi sono portata il cordless appresso, così se mio marito chiama posso rispondere ≫ mi disse spingendomi dentro prima di abbassarmi i pantaloni e ficcarsi il mio pene in bocca.
Lo succhiò fino a quando non sentì che avevo goduto anche l’anima e dopo essersi leccata le labbra si alzò e si avviò verso la porta.
≪ Erano due anni che desideravo farlo ≫ disse uscendo con un sorriso.
CONTINUA ….
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Ormai il dado era tratto, la mia vita in una settimana, o poco più, aveva preso una piega completamente diversa, la mia compagna, con la scusa di prendersi una pausa di riflessione, si era trasferita a casa dei genitori a Torino ed io ero rimasto solo in quella casa. Anna era tornata anche il giorno dopo, sempre attenta a non farsi vedere da occhi indiscreti e portandosi il cordless, era arrivata a casa mia subito dopo l’ora di pranzo e per due ore si era concessa in ogni modo possibile, regalando ad entrambi magnifici momenti di lussuria sfrenata e prima di andarsene mi annunciò che l’indomani sarebbe tornata a casa la figlia e che non ci saremmo più potuti rivedere.
Per la verità io non aspettavo altro, lei aveva sopperito all’assenza della figlia ma il desiderio di riavere Sofia tra le braccia era molto più forte.
Il giorno dopo ero stato tutto il giorno a Milano per lavoro e al mio ritorno notai immediatamente la presenza di Sofia a casa. Stava passando nel giardino di fronte con un secchio pieno d’acqua, e di tanto in tanto si fermava per bagnare le piantine che lo adornavano, quando si accorse della mia presenza e mi salutò con un gesto della mano, poi si guardò intorno prima di mimare che sarebbe da me più tardi. Purtroppo, dopo un po’, vidi arrivare l’auto del suo fidanzato e compresi che non sarebbe stata sola quando sarebbe venuta da me. Infatti, erano da poco passate le 21, quando sentii suonare al citofono e dalla finestra vidi che erano loro. Li feci salire e ci accomodammo in salotto, loro sul divano e io sulla poltrona di fronte. I discorsi furono, più o meno, gli stessi che si fanno in tutte le case, informazioni sulla loro salute e su quella della nonna, sulla mia e su quella della mia, ormai ex, compagna che non c’era. Quello catalizzò i discorsi sul suo allontanamento e sui motivi che evitai accuratamente di esporre. Così, tra una chiacchiera e un bicchiere si fecero le 23 e i due fidanzatini annunciarono che dovevano rientrare, anche perché lui sarebbe dovuto ritornare a casa sua.
Il giorno successivo tornò il padre e per altri due giorni non ebbi alcuna occasione di incontrare nessuna delle due donne da sole, anche se riuscii ad organizzare un doppio a tennis in cui invitai una socia del circolo, che faceva l’infermiera, con la quale me ne andai dopo aver finito di giocare.
Eravamo appena arrivati a casa sua quando il mio cellulare mi annunciò l’arrivo di un SMS.
‘Avevi proprio la necessità di andartene con lei sotto ai miei occhi? Sei un bastardo’ lessi sul display il messaggio inviatomi da Sofia.
Ci pensai un po’ prima di rispondere.
‘ La mollo all’istante se tu vieni a casa mia questa notte ‘ scrissi.
‘ Lo sai bene che non posso ‘ rispose lei.
‘ Allora torno a casa domani ‘ fu il mio ultimo messaggio prima di spegnere il telefonino.
Con Erika, l’infermiera, ci vedevamo già da tempo, almeno una volta al mese ci incontravamo con la scusa di una partitina a tennis, approfittando dell’assenza del marito, e generalmente passavamo la notte da lei. Una volta aveva invitato anche un’altra socia e ne era uscito un giochino a tre che mi aveva lasciato senza forze per due giorni, oltre che a farmi conoscere un aspetto dell’atra donna che non avrei mai immaginato, infatti, se si poteva dire che lei era una affamata di sesso, l’altra era una vera e propria assatanata bisex aperta ad ogni esperienza estrema.
Quando al mattino rientrai a casa vidi immediatamente il foglio inserito nella cassetta della posta, era un biglietto di Sofia e, tra le righe bagnate dalle sue lacrime, lessi una serie di insulti che terminavano con la dichiarazione che mi credeva diverso e che non mi voleva più vedere.
Decisi di ignorare la cosa, anche perché sapevo che era arrabbiata e che, probabilmente, aveva scritto quelle cose senza pensarci, spinta da un qualcosa che non avrebbe mai ammesso. Riaccesi il cellulare appena dentro casa e subito mi arrivarono 7 messaggi farciti di insulti vari, tranne l’ultimo in cui mi chiedeva scusa e mi diceva che non vedeva l’ora di rimanere sola con me.
Erano ormai le 6 del pomeriggio quando notai la solita manovra famigliare, il fidanzato che la salutava e saliva in macchina insieme al padre, sapevo che lui sarebbe tornato a casa e che, prima di farlo, avrebbe accompagnato il futuro suocero a ritirare il camion per il viaggio di lavoro lasciando a casa da sole le due donne.
Dopo un paio d’ore il campanello di casa suonò e sulla porta c’era lei, aveva in mano un piatto coperto da un tovagliolo, lo sguardo sembrava sofferente, come se avesse pianto per tutto il giorno e anche la postura del corpo rivelava una sofferenza interna evidente.
≪ Ciao ≫ le dissi aprendo la porta d’ingresso.
≪ Mia madre ti manda una fetta di torta. Spero che ti faccia piacere ≫ annunciò rimanendo ferma sull’ingresso.
≪ Entra … ti prego ≫ le proposi lasciandole lo spazio per passare.
≪ No. Non mi va ≫ rispose decisa.
≪ Ok … allora riporta la torta a tua madre ≫ affermai con decisione guardandola negli occhi.
≪ Lo sai che non voglio farlo … ≫.
≪ Lo so. Ma tu sai cosa voglio io ora?≫ domandai serio.
≪ Si … e lo vorrei anche io. Ma oggi sono stata male per tutto il giorno, ed è solamente colpa tua ≫ mi rispose mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
Allungai la mano per prendere il piatto, che lei mi lasciò docilmente, e dopo averlo posato allargai le braccia verso di lei. Entrò in casa richiudendosi la porta alla spalle, poi si avvicinò lentamente e, singhiozzando, iniziò a colpirmi con piccoli pugni sul torace. La lasciai fare per un po’, poi la presi tra le braccia e la strinsi forte fino a quando non si liberò per cercare le mie labbra con le sue. Rimanemmo per un tempo indefinito a baciarci, la sua bocca morbida e dolce rimaneva incollata alla mia mentre assaporavo il sapore della sua lingua e delle sue labbra carnose.
≪ Ora devo andare ≫ annunciò staccandosi da me.
≪ Quando ti rivedrò?≫ chiesi speranzoso.
≪ Domani, se sei a casa. Mia madre sta fuori tutto il pomeriggio ed io sono libera fino a quando non rientra mio fratello ≫.
≪ Allora ti aspetto ≫ le dissi baciandola ancora una volta prima che uscisse.
Raccolsi il piatto con il dolce e lo portai nello studio perché sapevo che mi attendevano lunghe ore di lavoro notturno, dovevo mettermi al lavoro per guadagnare il tempo che non avrei avuto l’indomani e non era mia abitudine consegnarlo in ritardo.
Stavo lavorando da un paio d’ore quando decisi di fare una pausa e scostai il tovagliolo che copriva la fetta di dolce, sotto trovai un biglietto di Sofia, che conservo ancora, in cui mi raccontava la sua giornata di lacrime e, alla fine, mi annunciava che si era innamorata di me.
Verso l’una stavo lavorando quando sentii il telefono di casa squillare, era la madre.
≪ Ho visto che hai ancora la luce accesa ≫ disse dopo i saluti di circostanza.
≪ Sto lavorando ≫ risposi.
≪ Mi piacerebbe venire lì a farti compagnia ≫.
≪ Se vuoi venire … fallo pure ≫.
≪ E se mi scoprissero?≫.
≪ Allora non farlo se hai paura ≫.
≪ Potresti venire tu … passi da dietro e ci troviamo in taverna ≫.
≪ No ≫ risposi deciso, ≪ non mi sembra il caso. Se qualcuno si sveglia succede un casino. E poi come ti giustifichi? Dici a tua figlia che avevi voglia di fare sesso?≫.
≪ Perché mi parli così? Hai paura tu che mia figlia ti scopra?≫.
≪ Non voglio che questo accada ≫.
≪ Allora non mi trattare così. Lo sai che io so già tutto, basta una mia parola con il padre e lei non la vedi più ≫.
≪ Vero … e se io dicessi a tuo marito di te?≫.
≪ Non vedresti più entrambe ≫.
≪ Appunto. Abbiamo entrambi buoni motivi per starcene tranquilli, ma credimi … a casa tua è meglio evitarlo … sempre ≫.
≪ Hai ragione tu. Magari ci vediamo dopodomani, domani devo andare a fare acquisti per l’azienda e rimango via tutto il giorno ≫.
≪ Meglio mercoledì, dopodomani sono a Torino per lavoro ≫.
≪ Benissimo, mercoledì Sofia è a Torino ed io sono più tranquilla ≫.
≪ Allora a mercoledì … ti aspetto e grazie per la torta ≫.
≪ Di nulla … buonanotte ≫.
Terminai il mio lavoro poco prima dell’alba e me ne andai a dormire senza accorgermi che la porta di casa era rimasta accostata. Erano le 11 quando fui svegliato dalle labbra di Sofia che si posavano sulle mie riportandomi alla realtà.
≪ Buongiorno ≫ mi sussurrò continuando a baciarmi.
≪ Buongiorno a te ≫ risposi, ≪ che ore sono?≫.
≪ Le 11 e mia madre è già andata via. Abbiamo 5 ore tutte per noi ≫.
≪ Bene ≫ dissi alzando la testa, ≪ se ti vuoi accomodare. Qui c’è molto spazio per entrambi ≫.
Non rispose, lentamente si sfilò il leggero vestitino estivo che la ricopriva e lo lasciò cadere. Sotto non portava il reggiseno, non ne aveva bisogno, alla sua età aveva un seno tonico che rimaneva a posto senza avere la necessità di essere sorretto, poi si sfilò anche lo slip bianco e si stese sopra di me. Iniziammo a baciarci, erano baci teneri, ricchi di sentimento. Con calma la girai, ponendomi sopra di lei, poi iniziai a scendere con le labbra sul suo seno, i capezzoli erano duri come chiodi e svettavano sulle rotondità come piccoli obelischi da succhiare con devozione mentre le mie mani si riempivano di quella carne fremente. Poi iniziai la mia discesa verso il basso, passando dall’ombelico, che si muoveva seguendo il ritmo del suo respiro, fino a arrivare sul pube. I corti peli, accuratamente rasati fino a lasciare un piccolo triangolo, erano il preludio a quell’antro di piacere che aprii con delicatezza, usando le dita, prima di affondarvi la lingua. Rimasi per un po’ in quella posizione, alternavo le leccate a piccoli morsi, con le labbra, sul clitoride. Non avevo fretta, volevo che arrivasse al piacere con calma e anche se lei, con le mani, mi spingeva la testa sul suo sesso, cercavo di resistere. Quando sentii che il suo orgasmo si stava avvicinando allargai ulteriormente le labbra vaginali, in modo di averla ben aperta davanti, e succhiai con forza il clitoride fino a quando non esplose schizzando il suo piacere direttamente sulla mia lingua. Sembrò in preda alle convulsioni, quando gridò il suo piacere, prima di accasciarsi sul cuscino.
La lasciai sul letto e andai in bagno, i liquidi ritenuti durante la notte dovevano essere espulsi e farlo con il pene duro non era certamente la cosa più semplice. Mi trovavo in piedi davanti alla tazza quando udii la sua presenza alle mie spalle, si era fermata e mi guardava mentre cercavo di piegarlo verso il basso nel vano tentativo di indirizzarlo sul buco.
≪ Perché non la fai nella doccia? Almeno lì non devi piegarlo per prendere la mira ≫.
≪ Hai ragione ≫ risposi girandomi verso la struttura in plexiglass alle mie spalle.
≪ Aspetta … ti aiuto io ≫ disse avvicinandosi e prendendo il pene in mano.
Lo reggeva delicatamente mentre lasciavo andare la pipì liberamente, poi lo scrollò come se lo volesse masturbare per far uscire le ultime gocce ed infine aprì l’acqua e lo lavò per bene con il sapone prima di risciacquarlo.
≪ Servizio completo ≫ sussurrai sorridendo.
≪ Una volta ho visto mia madre farlo a mio padre, solo che lui non lo aveva così duro e così grosso. Il suo è più fine e qualche centimetro più corto … come quello del mio ragazzo ≫.
≪ Sembri ben informata sulle loro dimensioni ≫.
≪ Mia madre ha la tendenza a parlare quando fanno sesso e qualche volta mi hanno svegliata. Una sera mi sono alzata e li ho spiati … ho visto tutto, come lei si concede in ogni modo e come lui preferisca il suo culo ≫
≪ E questo lo hai visto tutto in una volta?≫.
≪ No … li spio spesso da quella prima volta ≫.
≪ E cosa pensi? Vorresti farlo con tuo padre?≫.
≪ No … assolutamente no. Non mi piace come uomo. è rozzo e grasso. Se provasse a toccarmi lo ammazzerei ≫.
≪ Allora fantastichi su tua madre ≫ sentenziai convinto.
≪ Mi piacerebbe scoparmela e farla gridare come faccio io con te ≫ confessò con calma.
Il suo racconto mi eccitò ulteriormente e lei se ne accorse subito visto che non aveva mai lasciato il mio pene poi, quasi a confermare il mio pensiero che anche lei si fosse eccitata, si inginocchiò e lo prese tra le labbra. Senza lasciarlo mi spinse a sedere sul bordo della vasca e continuò la sua opera orale sul membro che fremeva, ad ogni suo passaggio con la lingua sul glande, fino a quando non annunciai che stavo per godere. A quel punto strinse le sue labbra su di esso e lo masturbò con forza fino a quando non esplosi il mio piacere direttamente sulla sua lingua. Rimase in quella posizione fino a quando non smisero le contrazioni dell’organo, poi deglutì le ultime gocce e lo ripulì per bene usando la lingua.
≪ Sono stata brava?≫ chiese passando la lingua sulle labbra.
≪ Sei stata fantastica ≫ risposi a fatica.
≪ Bene. Ora ho fame … ti va di mangiare qualcosa?≫
Mangiammo quello che aveva portato lei, pasta fredda e un’insalata accompagnate da un buon vinello bianco, fresco e frizzante. Dopo mangiato preparai un buon caffè e ritornammo a letto per berlo prima di ricominciare a dar fondo ai nostri desideri sessuali.
Avevamo ricominciato alla grande, e dopo l’ennesimo orgasmo mi sentivo appagato fisicamente e stavo steso sul letto abbracciato a lei. Anche se sembrava il contrario, sapevo che non dormiva, era appoggiata sul mio petto e teneva la mano sopra al mio pene, come se volesse proteggerlo, mentre io accarezzavo la sua schiena.
≪ Ci ho provato sai … ≫ disse improvvisamente senza cambiare posizione.
≪ A fare cosa?≫ le chiesi incuriosito.
≪ A farmelo mettere dietro. Ci ho provato l’altro giorno con il mio ragazzo. Era un po’ che insisteva e l’altro ieri ho lasciato che lo facesse ma mi bruciava troppo e l’ho fatto smettere ≫.
≪ Capisco. Con questo vorresti dirmi che non ti piacerebbe farlo?≫.
≪ No. è che ho paura … ≫.
≪ Se vuoi ci proviamo … se ti crea problemi ci fermiamo ≫.
≪ Va bene. Ma prima dobbiamo svegliare lui ≫ affermò scendendo con la testa e iniziando a leccare la punta del mio pene.
Non ci volle molto, l’idea di poter possedere quel culetto da sogno, unita alle sue manovre orali, risvegliò in fretta il membro che, dopo poco, era pronto a penetrarla.
Feci tutto con la mia solita calma, iniziai ad inumidire le increspature che circondavano il buchetto con la lingua fino a quando non fu completamente bagnato dalla saliva, poi iniziai a introdurre il primo dito, lentamente senza forzare seguivo le contrazioni anali quasi lasciando che fosse lei ad aspirarlo al suo interno. Nello stesso tempo mi occupai anche della sua vagina, la sfioravo con la mano libera, non per farla godere ma per eccitarla quel tanto che era sufficiente per aiutarla a rilassare l’ano, poi passai a introdurre due dita, che accolse in modo relativamente facile. Quando provai a forzarla con tre si bloccò per un po’, iniziava a sentire la dilatazione divenire invasiva e provava un po’ di fastidio ma non si lamentò del dolore. Continuai con quel giochino per un po’, fino a quando non sentii che si era rilassata e non opponeva resistenza, a quel punto sostituii le dita con il mio pene. Subito non si accorse della sostituzione, spingevo piano e non l’avevo quasi penetrata ancora, ma quando il glande cercò di forzare l’apertura diede il primo urletto di dolore.
≪ Mi fa male, vai piano ≫ si lamentò.
Mi fermai e attesi che si abituasse all’intrusione poi spinsi decisamente il glande all’interno prima di fermarmi ancora un po’. Attesi ancora un po’ e intanto continuavo a massaggiarla sul clitoride, quando iniziai a risentire gli spasmi dell’eccitazione ripresi a spingere.
≪ Quanto ne hai messo dentro?≫ chiese ingenuamente.
≪ Oramai è tutto dentro ≫ annunciai.
≪ Ma non mi fa tanto male. Come mai con il mio ragazzo non riuscivo a sopportarlo?≫.
≪ Non lo so. Se come dici lui ce l’ha più fine vuol dire che ha sbagliato qualcosa ≫ risposi mentre iniziavo a muovermi dentro di lei.
≪ Non lo so … ma così mi piace. Ora inizio a sentirlo meglio e voglio che continui così ≫.
Non mi feci pregare, andai avanti per un bel po’, continuando a muovermi dentro al suo retto e masturbandola con due dita nella vagina fino a quando non sentii che stava per venire. A quel punto lasciai la sua vagina e mi concentrai sul culetto fino a quando non iniziò a godere del suo primo orgasmo anale, poi, vittima delle contrazioni, anche io esplosi tutto il mio piacere dentro di lei prima di accasciarmi sulla sua schiena.
≪ Ti ho sentito godere dentro di me ≫ disse ansimando, ≪ è stato bellissimo. Non mi era mai successo ≫.
≪ Anche per me è stato bello poterlo fare ≫.
≪ Credo che questa giornata non la scorderò mai ≫ sussurrò baciandomi.
≪ Neanche io la scorderò ≫.
≪ Ora devo andare. Tra un po’ tornano mio fratello e mia madre ≫.
Ci ripromettemmo di sentirci al telefono prima che uscisse di casa, sapevo che doveva andare a Torino dopo due giorni e già mi sentivo in colpa, dell’appuntamento che avevo con la madre, ma nello stesso tempo mi sentivo al settimo cielo perché stavo vivendo una situazione che spesso avevo sognato. La mia coscienza venne automaticamente messa da parte quando, mezz’ora dopo, vidi passare Anna in auto, già pregustavo il mercoledì che sarebbe venuto e quello che avremmo fatto.
Infatti il martedì trascorse tranquillo, mentre ero a Milano ricevetti un paio di SMS suoi in cui magnificava la giornata precedente e mi chiedeva quando avremmo replicato. Risposi che anche io non vedevo l’ora di rifarlo e lentamente arrivo il mercoledì.
Come avevo supposto, Anna attese che, dopo pranzo, la figlia fosse partita da poco prima di suonare al campanello di casa mia, dove mi trovò nudo ad aspettarla.
≪ E se fosse stato qualcun altro?≫ chiese entrando.
≪ Allora mi avresti trovato occupato ≫ risposi ridendo.
Come con la figlia, anche lei rimase per ore a letto con me, e in quel tempo sembrò che volesse recuperare tutto il tempo perduto a fantasticare su quello che avrebbe voluto fare.
Il tempo trascorse veloce e inesorabile, nessuno dei due si era accorto che erano le 4 del pomeriggio quando udii il rumore di un’auto.
≪ Cazzo ≫ esclamai, ≪ sta arrivando tuo figlio ≫.
≪ Non ti preoccupare, è ad una festa ≫ rispose, ≪ lo riportano alle 6. Abbiamo ancora due ore per noi ≫.
≪ Allora sarà il solito coglione che ha sbagliato strada ≫ dissi tranquillizzato.
In quel momento suonò il campanello.
Mi rivestii alla meglio e andai ad aprire. Senza rendermene conto mi ritrovai Sofia tra le braccia che mi baciava.
≪ Ho la macchina di una mia compagna d’università, così mia madre non si accorge di nulla. Avevo tanta voglia di vederti … ≫.
≪ E se ti scopre?≫.
≪ Non me ne frega niente. Vieni … ≫ mi disse andando verso la camera.
Non feci in tempo a fermarla, ne la madre a nascondersi, quando entrò la trovò seminuda che cercava di coprirsi.
In quel momento tutto il mio reame fatto di sesso e tradimenti crollò inesorabilmente, Sofia se ne andò e l’unica volta che la rividi fu un mese dopo mentre l’impresa di traslochi caricava i miei mobili per portarli nella nuova abitazione che avevo preso in affitto vicino a Milano. Anna mi evitò anch’essa accuratamente, si sentiva in colpa nei confronti della figlia e del marito, dal quale divorziò due anni dopo, e la mia ex compagna rimise piede in casa mia solamente per riprendersi le sue cose.
L’unica consolazione fu un messaggio di Sofia in cui mi augurava di stare bene e mi annunciava che aveva fissato la data del suo matrimonio con il fidanzato.
L’ultima domenica di agosto decisi che mi mancava una rivincita da prendermi. Era il 29, mancavano due giorni alla fine del mese e il giorno dopo avrei preso ufficialmente possesso del nuovo appartamento. Per far passare quei giorni avevo deciso di andare qualche giorno al mare, e fu proprio quella domenica che incontrai casualmente, ma non troppo, l’odiata parente della mia ex. Non fu difficile farle credere che ero attratto da lei fisicamente e dopo cena finimmo a letto con grande gioia da parte sua. Mi presi ogni libertà nei suoi confronti, fingendo di metterla a confronto con le capacità della cugina la indussi a dare il meglio di se stessa e a concedermi tutto. La foto che le scattai mentre era seduta di fronte allo specchio della sua camera, con le gambe larghe e il mio pene piantato nel culo fino ai testicoli, mentre si toccava fu l’allegato che inviai alla mia ex con gli auguri di natale.

Come avrete già capito, nomi e luoghi sono di fantasia, solamente per preservare la privacy di ‘Sofia e Anna’, ma il biglietto è ancora nel mio cassetto, come la foto della cugina è nel mio PC.

FINE

Per commenti o altro: filodiluce@gmail.com

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