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I legacci dell’anima

By 20 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Il rumore della serratura della porta d’ingresso mi fa capire che il mio signore è tornato.
Non so mai a che ora arriverà: io aspetto, nuda e legata al letto, aspetto che lui abbia voglia di me.
La stanza è in penombra, deve essere pomeriggio tardi. Lo sento muoversi per casa, immagino che stia lasciando le sue cose in soggiorno, poi i rumori si spostano in bagno: sento l’acqua scorrere.
Ho il cuore che accelera i battiti: è qui, lo sento’ ogni secondo si dilata all’infinito. Poi finalmente arriva da me.
Entra in stanza senza parlare, come se ne fosse uscito un minuto fa: si avvicina al letto, si spoglia, è già eccitato. I suoi occhi verdi hanno quell’espressione dall’apparenza impenetrabile. Non sorride ma è come se lo facesse: non so spiegarlo ma lo vedo dal colore dei suoi occhi che in certi momenti cambia leggermente. Sono proprio quelle sfumature che mi trasmettono sensazioni e pensieri.
Non parlo nemmeno io, mi sposto solo un po’ più al centro del letto: il mio signore mi lascia sempre libertà di movimento anche quando mi lega, per rendermi confortevole l’attesa, solo non posso allontanarmi da li.
Mi raggiunge sul letto senza staccare lo sguardo dal mio: apro le gambe per accoglierlo. Viene su di me, le sue gambe tra le mie, le braccia ai lati del mio viso, le labbra si avvicinano al mio orecchio: ‘La mia puttana’ mi sussurra con tenerezza e mi penetra con un movimento deciso.
Non so dire quanto sia passato dall’ultima volta, il tempo perde significato mentre lo aspetto, solo il desiderio lo scandisce e questo è sempre il momento in cui mi sento in estasi perfetta. L’unica cosa che riesco a dirgli è ‘Grazie mio signore” poi il piacere prende possesso dell’ultimo barlume di consapevolezza e dalla bocca mi viene fuori solo un gemito.
I legacci non mi permettono di muovermi completamente, per cui dopo essere affondato più volte con forza, godendosi la carne che avvolge i suoi colpi, il mio signore mi libera le gambe.
Mi afferra sotto le cosce e mi tira a se, si poggia le mie gambe sulle spalle e viene giù, schiacciandomi col suo peso. Ora lo sento profondamente. Il respiro mi si è fatto corto e difficoltoso per via della posizione, ma la sensazione è impagabile: completamente in mano sua, legata, bloccata e scopata con forza.
Torna a farmi cambiare posizione: sono una bambola tra le sue mani. Mi gira le gambe da un lato tenendomi sempre supina e continua a scoparmi facendomi sussultare ad ogni affondo.
Gemo di piacere ma non gli basta: mi afferra i capezzoli, me li torce fino a farmi male, il dolore aumenta il piacere e lo prego di continuare a farlo: ‘Ancora’ ti prego non smettere”
Un lampo buio che conosco bene attraversa gli occhi del mio signore: so cosa vuol dire. Afferra di nuovo la sua bambola e mi ruota di pancia sollevandomi il bacino: ho le gambe aperte come piace a lui, oscenamente esposta. Il sesso spalancato, roseo e bagnato, con una mano infilata tra i capelli mi tiene giù la testa’ con l’altra sulla schiena mi blocca sul letto. Ricomincia a scoparmi.
‘Non smettere’ gli dico con la voce strozzata: non ce la faccio a parlare per le spinte che ricevo. Lui ansima: il mio signore ormai è vicino a godere, lo sento. Il respiro gli si è fatto corto e frequente, ritmato con i colpi di bacino. Poi mi affonda i denti sul collo, alla base della nuca, il dolore è intenso ma si mescola al godimento: inizio a tremare, l’orgasmo mi travolge mentre mi riempie del suo seme.
Esce da me e mi si stende affianco: ‘Tutto bene?’ dice. ‘Si’ rispondo affannata ‘Benissimo mio signore’.
Ho ancora il cuore che galoppa quando mi libera con delicatezza: mi aiuta a tirarmi su e lo vedo sorridere: ora i suoi occhi sono limpidi e chiari.
Come sempre è di poche parole: ‘Vieni’ mi dice, e premurosamente mi accompagna in bagno. Sono indolenzita dalla lunga semi immobilità e il recente piacere mi ha reso anche le gambe molli: mi aiuta ad entrare nella vasca da bagno, regola l’acqua e inizia a farla riempire, poi entra anche lui: si siede dietro di me, mi bagna le spalle, mi massaggia dove ero legata, mi abbraccia e rimaniamo a goderci il silenzio col vapore che ci avvolge.
Stiamo così fino a che l’acqua comincia ad intiepidire, poi usciamo, mi asciuga con delicatezza, lui si veste ed io infilo solo una comoda felpa aperta.
In cucina trovo la spesa che ha portato per me: sono sua, la sua schiava, la sua puttana, ma si cura di me, provvede ad ogni mia esigenza senza farmi mancare mai nulla.
‘Vuoi mangiare?’ gli chiedo.
Fa cenno di si e tutto cambia: se ora qualcuno ci osservasse non vedrebbe il padrone e la sua puttana, ma una normale coppia. Lui steso sul divano accende la tv, io metto un grembiule per preparare la cena, spignatto mentre si guarda programmi di sport, apparecchio mentre smanetta con lo smartphone, infine lo chiamo a cena con un bacio.
Adoro cenare con lui: sono sempre serate piacevoli, si chiacchiera, si ride e il tempo vola…
Rassetto la cucina mentre continua a giocare col telefono, poi, mentre asciugo il lavello lo sento dietro di me: ‘In ginocchio!’ ordina.
Obbedisco immediatamente.
Mi inginocchio voltandomi verso di lui: ha di nuovo quel lampo buio che gli attraversa lo sguardo. Si apre i pantaloni, tira fuori il cazzo dai boxer e un getto di urina mi colpisce in piena faccia, colando sul petto nudo.
‘Apri la bocca!’
Eseguo mentre continua ad urinarmi addosso: il getto mi arriva anche in bocca e rimango ferma ad aspettare che finisca. Quando ha terminato di svuotarsi mi dice ‘Inghiotti quello che hai in bocca e poi pulisci tutto!’.
Eseguo l’ordine: inghiotto il liquido salato e pungente di ammoniaca, poi provvedo a pulire la cucina mentre lui se ne va in camera da letto. Vado in bagno a lavarmi e torno da lui: ‘Posso venire a letto?’ chiedo.
‘Si’ certo’ risponde, scostando le coperte.
Mi infilo così affianco a lui, mi stringo per sentirne il calore, mi accarezza sorridendomi e mi sfiora le labbra augurandomi buonanotte.
Il mattino seguente al risveglio non è più affianco a me: mi alzo e lo cerco. In cucina trovo il tavolo apparecchiato per la colazione, un cornetto caldo ed un bigliettino: ‘Preparati e pulisci tutto: oggi arriva l’altra puttana’.

Guardo l’orologio: non so a che ora lo rivedrò, ma so che potrei avere poco tempo, per cui inizio a preparare la casa.
Questa è casa mia, abito sola, ma da quando ci siamo conosciuti è mia solo formalmente: in realtà è casa sua. Ne dispone come crede, ne ha le chiavi, viene, mi prende, mi punisce, ci vive, va via.
Durante la settimana non ho grossi limiti di movimento, vado al lavoro, posso sbrigare le mie cose, ma poi devo rientrare a casa: non mi è concesso intrattenere nessun rapporto sociale che non sia espressamente approvato da lui, qualsiasi cosa che esula dalla routine che già conosce gli deve essere resa nota. Può inoltre decidere di venire da me in qualsiasi momento per cui devo essere sempre pronta ad accoglierlo. Nel week end le cose invece cambiano: il venerdì quando termino di lavorare lui viene da me, se ha voglia mi scopa o mi punisce, poi mi lega.
Rimango così tutto il week end: viene quando ha tempo o voglia, fa di me quello che crede, mi permette di ristorami un po’, ma poi torna a legarmi. Così fino alla domenica sera, quando mi libera per permettermi di andare al lavoro il lunedì.
Penso a tutto questo mentre preparo casa, a lui piace che sia sempre in ordine e accogliente, in particolare se abbiamo ospite la nostra amica’ l’altra puttana.
Dedico speciale attenzione alla stanza da letto: cambio la biancheria e preparo i nostri giochi. Sistemo candele e corde’ la frusta ammorbidita e pronta all’uso.
Ho appena finito di preparare quando lo sento rientrare, gli vado incontro: ‘Bentornato mio signore’ gli dico con un sorriso radioso e buttandogli le braccia al collo. ‘è tutto pronto?’ chiede guardandosi attorno ‘Si’ rispondo ‘Bene’ fa lui ‘Vai in camera e aspetta li’
Torno in camera, mi spoglio e mi siedo sul letto. Passano pochi minuti e il campanello suona.
Lo sento aprire ed poi voci sommesse: lei è arrivata. Non so cosa si stanno dicendo o cosa fanno, non mi è permesso saperlo: devo solo aspettare.
Dopo poco entrano nella stanza: lui l’aiuta a spogliarsi, poi con un gesto della mano mi invita ad avvicinarmi. Li raggiungo, ci abbraccia entrambe: ‘Le mie belle puttane’ ci sussurra. Poi ci bacia e ci invita a ricambiare: un bacio a tre che rinsalda il nostro rapporto.
Il nostro padrone si stende sul letto, non serve che ci dica cosa fare: noi ci baciamo, lei accarezza me ed io accarezzo lei’ le percorro le spalle e la schiena con le dita, poggio piccoli baci sul seno e lecco e succhio i capezzoli, ma non ci fa andare avanti: ‘Venite’ ordina.
è li sul letto, le gambe aperte e il cazzo eretto: l’altra puttana si inginocchia tra le sue gambe, lo prende in bocca e comincia a succhiarlo. Io mi inginocchio dietro di lei, le schiudo il sesso con le mani, con la punta della lingua le disegno le labbra, giro attorno al clitoride, mi insinuo dentro penetrandola. è bagnata quanto me e comincio a leccarla con cura, assaporandone il gusto.
La fa fermare: ‘Monta sul cazzo ora’ le ordina ‘E tu continua a leccarla ma infilati qualcosa nella figa’. Prendo un grosso cazzo di gomma e me lo faccio entrare dentro, mentre lei lo monta a cavalcioni dandogli la schiena e facendosi scivolare il cazzo nel culo. Rimane così a gambe aperte verso di me: la figa spalancata a cui incollo la bocca.
Il nostro padrone è eccitato al massimo: la fa muovere velocemente ed io le spingo la lingua dentro, alternando a leccate. Lei grida: fa sempre così’ non riesce a contenere l’eccitazione ed è facile capire quando sta per venire. Prendo un vibratore e inizio a passarglielo velocemente sul clitoride, mentre lui continua a sfondarla: viene urlando. Trema’ lui la deve sorreggere o gli si accascerebbe addosso. L’aiuta a smontare e poi passa a me.
Rimango dove sono, mentre scende dal letto e mi si posiziona dietro: sfila il cazzo di gomma e mi infila secco, fa un cenno a lei di leccarmi.
L’altra puttana mi si infila sotto e con la lingua arriva a lambirmi, ma non mi basta, lui sa che ho bisogno di sentire intensamente le cose, per cui le ordina di prendere un vibratore e di non darmi tregua.
La figa piena, la lingua di lei, il vibratore che mi fa tremare’ Sto per godere, lui lo sente e comincia a colpirmi a mano aperta sul sedere: colpi secchi e ripetuti che mi fanno venire sussultando e cadere addosso a lei.
Il nostro padrone si sfila da me ed erutta sulla figa di lei: ‘Lecca mi dice’.
Obbedisco, raccolgo tutto cercando di pulirla per bene, poi la bacio e le passo il seme in bocca.
Sia io che l’altra puttana siamo scosse per le venute ma lui è ancora all’inizio e vuole continuare ad usarci.
Fa stendere lei supina sul letto, braccia e gambe aperte: la lega al letto, poi mi ordina di prendere nel frigo qualcosa per sfondarla.
Faccio come chiede e torno con delle zucchine: nel frattempo ha acceso una candela. Mi lancia un tubo di lubrificante e mi dice di iniziare ad aprirla per bene.
Verso una buona quantità di gel sulla mano e comincio a spalmarlo: massaggio le labbra e ne infilo un po’ dentro con l’aiuto delle dita. Poi inizio ad inserire una zucchina: la spingo fino in fondo e la muovo piano avanti e dietro. Ne appoggio poi una seconda: tengo la prima leggermente sollevata verso il pube, per fare spazio in basso. Con delicatezza faccio penetrare la punta e spingo anche quella: la puttana si lamenta ma lui le ordina di star zitta.
Il mio signore mi guarda, i suoi occhi sorridono e mi invita a continuare. Prendo la terza, tengo le due zucchine ferme a fondo e cerco di aprirle un po’ per far spazio alla terza: fatica ad entrare ma continuo, l’appoggio tra le due e spingo dentro senza ascoltare i suoi lamenti.
La puttana cerca di muoversi ma lui le schiaffeggia un seno, poi le versa della cera calda su un capezzolo: grida, ed io do il colpo finale facendo entrare tutto dentro. Grida ancora. Spingo tutte e tre le zucchine, muovendole dentro la sua figa’ ora è bellissima: piena e spalancata.
Lui continua a versare cera sul suo corpo mentre io la scopo con le zucchine, facendola venire di nuovo.
‘Stenditi anche tu’ mi ordina. Obbedisco, lasciando lei in quella posizione: completamente aperta con il sesso strabordante.
Mi posiziono supina a gambe aperte anche io: spreme il tubo di lubrificante sulla sua mano e tra mie gambe e comincia a massaggiarmi. Mi accarezza il pube, poi le labbra, infila due dita, poi torna a massaggiarmi, poi torna ad infilare tre dita, e di nuovo a massaggiarmi’ Carezze lente. Procede così per farmi rilassare e piano le dita aumentano, diventano quattro, poi cinque’ la mano scivola dentro fino alle nocche.
La muove avanti e dietro mentre osserva il piacere che sale, ma non mi basta: ‘Ancora per favore’ più a fondo’ gli dico.
Come risposta ricevo uno schiaffo secco sul seno che me lo fa bruciare e un ‘Zitta!’
Poi spinge la mano a fondo e sento il pugno chiudersi: comincia a scoparmi col pugno, sono piena ma non mi è ancora sufficiente, lo sa. Riprende il vibratore abbandonato sul letto e me lo piazza sul clitoride: ‘Ti piace puttana? Vero?’ ma non riesco a rispondere, mi esplode il cuore, tremo, comincio ad irrigidirmi dalle gambe per tutto il corpo, fino a quando urlo’ ed urlo’
‘Di chi sei? Dillo!’
‘Tua! Sono tua! La tua puttana!’ rispondo.
Il mio signore aspetta a togliere la mano, ci guarda entrambe sul letto, a gambe aperte, una con la figa colma di zucchine e l’altra con il suo pugno ancora dentro: ‘Che puttane che siete’ le mie puttane” dice orgoglioso.
Il resto del giorno passa come al solito: ci occupiamo di lui per qualsiasi cosa. Lo aiutiamo a lavarsi, gli prepariamo da mangiare, lo ascoltiamo chiacchierare, scherziamo quando ha voglia di farlo e ci prende ogni volta che gli va.
Verso sera ci dice di vestirci, che ha voglia di uscire: vuole mangiare fuori.
Ci prepariamo con cura senza essere troppo appariscenti: lui non gradisce che altri uomini ci guardino troppo, le sue puttane sono solo sue, per il resto del mondo dobbiamo essere delle vere signore.
Come sempre ci indica il posto ma non cammina affianco a noi, ci lascia andare avanti a guardare le vetrine mentre ci tiene d’occhio, così come lascerebbe trotterellare avanti a se le sue cagnette, per poi richiamarle con un fischio se troppo lontane.
Arrivati al ristorante prendiamo posto, il cameriere viene per le ordinazioni, poi lui si alza per andare alla toilette. Rimaniamo a chiacchierare quando un bip di whatsapp mi fa prendere in mano il telefono: ‘Vieni subito nel bagno degli uomini’ mi appare sul display.
Dico all’amica che lui vuole giocare e mi reco in bagno: faccio attenzione a non dare troppo nell’occhio visto che devo entrare in quello degli uomini, ma l’idea che qualcuno mi veda mi eccita da morire. Arrivo alla porta con le mutandine umide.
Varco la porta e mi prende per un braccio, mi tira dentro uno dei gabinetti, mi spinge a terra per farmi accovacciare e apre la patta. Il cazzo esce fuori da solo, eretto, duro e venato: lo stringo in pugno e poi lo faccio entrare tutto in bocca. Non c’è tempo per i giochini: comincio a succhiarlo e mi infilo una mano sotto la gonna per godere anche io. Il pompino non dura a lungo, mi tira su quasi di peso, mi gira senza gentilezza contro il muro e mi mette a novanta gradi, mi tira su la gonna e abbassa le mutandine quel tanto che basta per sbattermi il cazzo nel culo.
Mi sfugge un lamento, ma mi ordina di star zitta e comincia a scoparmi forte: non gli importa se godo io, ha voglia lui ed è sufficiente. Non so quanto dura il tutto, ma si ferma di colpo, mi ordina di ricompormi e tornare al tavolo e mandare l’altra puttana. Tiro giù velocemente la gonna, mi guardo di sfuggita allo specchio per controllare di essere presentabile ed esco per tornare al tavolo.
‘Vai al bagno degli uomini: vuole anche te’ le dico’ e capisce subito cosa è successo dal mio aspetto ancora leggermente disordinato e l’aria tra l’imbarazzato e l’eccitato.
Lo raggiunge in bagno, stanno via ancora pochi minuti, ma nel frattempo mi rendo conto che i camerieri mi guardano e parlottano tra loro sogghignando: sicuramente hanno visto il nostro via vai ed hanno capito. Ridono guardando verso di me, immagino cosa si stanno dicendo, ma non mi importa se pensano che sono una troia, mi rende orgogliosa che invidino il mio signore.
La cena viene servita e gli altri mi raggiungono: lui è soddisfatto, lei affannata.
Mangiamo tranquillamente e la serata vola, poi ci riavviamo verso casa: uscendo mi stringo al mio signore e butto un’occhiata ai camerieri’ Sono sua, ne sono orgogliosa e deve essere chiaro.
Rientrati a casa ci dirigiamo direttamente in camera, lui si spoglia e questo vuol dire che anche noi dobbiamo farlo.
Rimaniamo nude ad attendere: ‘Venite qui’ ed indica il lato del letto.
‘Mettetevi una affianco all’altra a pecora’
Facciamo come ci dice e saliamo carponi sul letto, fianco a fianco, gambe aperte e sessi ben esposti.
Lo sento afferrarmi i fianchi e poi entrarmi dentro: tre colpi a fondo, poi esce e fa lo stesso con lei. Continua a scoparci così per un po’, alternandoci e facendoci ballare i seni nell’aria. Poi sento schioccare la frusta: quando scopa una ecco che frusta l’altra. Quando lo sento riempirmi il piacere è indescrivibile, ma quando mi colpisce l’eccitazione impenna.
Ad un certo punto si ferma: ‘Mettiti stesa a gambe aperte’ dice alla nostra amica ‘E tu mettiti sopra di lei carponi, faccia a faccia’
Ora ha davanti a se i nostri culi e le nostre fighe sovrapposte, vede solo quello, e ricomincia a scoparci così, prima una e poi l’altra, poi ancora una e poi l’altra’ fino a quando viene spruzzando su entrambe.
L’altra puttana è andata via: verrà appena può.
Qui è tornato tutto alla solita routine: ieri il mio signore è venuto a ricondurmi ai miei doveri di schiava, ed ora aspetto di poterlo rivedere.
Mi devo essere addormentata senza rendermene conto, ho un soprassalto quando mi sento toccare: è lui, è seduto accanto a me sul letto e mi sta accarezzando il viso.
‘Hai sete?’ mi chiede ‘Si’ sussurro.
Lo vedo prendere una bottiglietta d’acqua e versarne un bicchiere, se lo porta alle labbra, prende un sorso ed accosta il viso al mio: fa colare lentamente l’acqua dalle sue labbra alle mie. Apro la bocca per riceverla e lui ne fa scivolare ancora, un sorso dopo l’altro: poi mi sputa in bocca ed io assaporo il suo gusto.
Prenderei tutto da quella bocca, se volesse mangerei solo da essa, ma il mio signore non ama essere baciato e non permetterebbe mai alla mia lingua di entrare nella sua bocca per prenderne il cibo. Per me sarebbe assoluta perfezione, dipendere da lui non solo per il mio piacere e per la mia libertà, ma addirittura per la mia sussistenza.
Sono felice in questo momento, mentre mi accarezza non sento più il fastidio dell’immobilità, la stanchezza, la fame’ nulla’ ci sono solo i suoi occhi verdi illuminati da un sorriso.
Si stende accanto a me e mi sfiora con le labbra il contorno del viso, piccoli baci scendono lungo il collo e nell’incavo della clavicola. Mi accarezza le braccia e continua il percorso fino al seno: per un attimo prende un capezzolo in bocca, lo succhia e lo morde leggermente. I baci vanno avanti lungo l’addome: mi inarco e sospiro. Mi carezza ancora’ ora sono le cosce ad essere sfiorate’
Vorrei parlare ma la voce fatica ad uscire. Riprovo e un appena percettibile ‘Prendimi’ mi esce dalle labbra.
Sale su di me, si poggia contro la mia umidità, pone di nuovo le labbra sulle mie ed entra dolcemente: sento lievitare il piacere, cerco le sue labbra e mi aspetto che inizi a muoversi ma non accade nulla. Rimane così ad accarezzarmi, il suo respiro fuso col mio, le nostre bocche separate solo da un sussurro: gli occhi verdi sorridono ancora ed io non capisco.
‘Ora basta’ mi dice, ed esce. Rimango interdetta mentre lo vedo risistemarsi: non so cosa pensare. Sono eccitata, ho bisogno di essere posseduta da lui, non può lasciarmi così, ma so che non posso oppormi al mio signore. Gli occhi però hanno parlato per me: vi ha letto la sorpresa, il dispiacere, il desiderio, l’angoscia di vederlo andar via.
‘Non ora’ Per adesso basta così’ dice posandomi un ultimo bacio sulla bocca, dopodiché esce dalla stanza.
Il tempo sparisce di nuovo e torno a navigare nella dimensione dell’attesa: ad intervalli che non so definire lui torna e ripete di nuovo tutto da capo’ le carezze, i baci, la penetrazione appena abbozzata e poi va via di nuovo.
Ho la mente annebbiata dalla stanchezza e dal desiderio, non ho più coscienza dello spaziotempo.
Mentre la mia mente cerca di trovare uno spiraglio tra le nebbie che l’avvolgono, la porta si apre di nuovo: non dico più nulla perché so già cosa accadrà, lo seguo solo con gli occhi. Si spoglia, si avvicina al letto, si stende accanto a me e ricomincia coi baci e le carezze’ ma questa volta mi libera’ mi sento strana, realizzo a malapena quello che accade e quando sale su di me lo stringo, mi aggrappo a lui come se stessi per sprofondare definitivamente nell’abisso di nebbie. Sento i baci leggeri sulla pelle e lo sento entrarmi dentro: lo stringo con la poca forza che riesco a tirar fuori dalle braccia stanche, con la paura che vada di nuovo via, ma questa volta non lo fa’ continua ad accarezzarmi il corpo e inizia a muoversi.
Mi scopa con una dolcezza che non ha mai avuto, mi stringe anche lui e continua a farlo in silenzio. Cerca la mia bocca: io cerco il suo respiro.
Sto per venire: il piacere che mi ha negato tante volte ora mi viene concesso: mi accompagna all’apice per poi venire con me.
Poi un rumore di porta che si chiude mi scuote, ho avuto un’allucinazione. L’attesa, l’immobilità ed il piacere negato mi hanno stremata: lui è appena entrato.
Ho un dejavu quando lo vedo spogliarsi, avvicinarsi al letto e stendersi accanto a me’ ma questa volta invece di baciarmi mi passa le dita sulle labbra e la realtà inizia a discostarsi dall’allucinazione.
Mi applica dei morsetti sui capezzoli: il dolore è intenso, accentuato dai sensi iperstimolati. Poi accende la candela sul comodino, la fa roteare leggermente e inizia a sgocciolarmi la cera addosso. Ghirigori astratti appaiono sul seno e sull’addome: sento bruciare la pelle, il cervello, la figa.
‘So che ti piace’ mi sussurra all’orecchio.
Poi gocce di cera calda finiscono sul clitoride e sulle labbra della figa.
Urlo e sobbalzo sul letto: lui sorride.
‘Scopami!’ lo imploro ‘Ti prego fallo” e scoppio a piangere.
Uno schiaffo a mano aperta mi colpisce tra le gambe.
‘Zitta!’
Ingoio le ultime parole e piango mordendomi il labbro in silenzio. Nemmeno mi accorgo di quando il mio signore prende uno dei giocattoli, sento solo una penetrazione improvvisa e violenta. I colpi mi fanno inarcare.
Un attimo dopo un dolore tra le gambe mi fa urlare: un altro giocattolo ha preso posto vicino al primo. Mi sento piena e dolore e piacere si confondono.
Mi scioglie le gambe e se le porta sulle spalle alzandomi il bacino: punta il buchetto posteriore e mi penetra con il dolore che si fa insopportabile. Sono già ricolma davanti e la penetrazione posteriore è una tortura, ma il mio padrone non si ferma: spinge ed entra piazzandosi in fondo, poi comincia a muoversi.
Non capisco più nulla, nemmeno mi accorgo di venire, le urla e le lacrime si mescolano ai sussulti del corpo, mentre mi sborra dentro con un ruggito.
Esce, toglie i giochi, i morsetti’ finisce di liberarmi e mi abbraccia stringendomi forte a se, consolandomi mentre ancora piango.

Sono giorni che il mio signore non mi tocca e il desiderio mi sta masticando l’anima, ma oggi finalmente l’altra puttana è tornata e lui è qui per noi.
La mancanza prolungata di sesso mi ha divorata ed ora che lei è qui ne ho voglia: la bacio e l’accarezzo. Con le dita le percorro le spalle e la schiena. Ho fame di tenerezze: il nostro menage non le prevede. Mai baci, mai carezze. Lui decide cosa vuole e lo vuole subito, ma se potessi accarezzerei e mi farei accarezzare per ore.
Le bacio dolcemente i seni e lecco e succhio i capezzoli. Vorrei che facesse lo stesso con me, ma è sempre frettolosa ed impacciata: si concentra sul mio corpo solo se lui le da indicazioni precise su cosa fare, mentre io vorrei che fosse la passione a farla muovere.
Ho voglia del suo sesso, quella piccola mandorla, dolce e aperta come un fiore, ma anche qui tende a sfuggirmi. Vorrei che anche lei avesse voglia del mio, che lo leccasse piano, facendomi sentire bene la lingua mentre lo percorre, che gioca col clitoride, che lo penetra, invece lecca velocemente concentrandosi solo sul clitoride, senza farmi sentire che ne ha veramente voglia così come io ho voglia di farla godere.
Lui ci osserva segandosi piano e quando vede che mi dedico troppo a lei ci ferma: ho voglia di sentire la sua figa sfregare sulla mia, ma non me lo permette. Dobbiamo godere solo con lui: da sole non ci è concesso.
In questo lei lo asseconda completamente: senza dubbio non le interessa godere solo con me, invece io voglio farla godere e vorrei che lo facesse a me’ e per la prima volta il mio IO di schiava si rende conto che trarrebbe piacere dal dare una piccola sofferenza al mio padrone, escludendolo dal gioco e lasciandolo solo ad assistere.
Non finisco nemmeno di pensarlo che mi arriva una frustata sulle spalle: ha intuito i miei desideri. Ha capito perfettamente tutto ed ora mi punisce. Uno schiocco dopo l’altro la frusta continua a ricamarmi le spalle di viola, poi ordina a me di stendermi ed a lei di legarmi, mentre continua a segnarmi la pelle facendo schioccare la frusta sul seno.
Ho la figa che pulsa e si bagna: torna il lampo buio ad attraversargli gli occhi e questa cosa mi eccita. Mi eccita che ha capito la mia voglia di lei, mi eccita che ha capito il desiderio di escluderlo, mi eccita l’essere dominata e riportata al mio stato di schiava.
Fa accovacciare l’altra puttana sulla mia faccia e mi ordina di leccarla mentre lui le scopa il culo: ho la figa affondata sulla bocca e lecco golosamente mentre la sento godere sotto i colpi nel culo. Si accascia ancora di più togliendomi il fiato ed io cerco di muovermi in qualche modo per godere a mia volta. Sollevo il bacino col loro ritmo, cerco di sfregare le cosce, ma lui è sopra di me che la scopa e col suo peso non riesco.
Sento lei che sta venendo e lui che le scarica nel culo tutta la sua sborra con un verso animale, poi si sfila e riprende a colpirmi sulla figa: la frusta brucia.
‘Volevi venire senza di me’ vero?’ sibila ‘Ora lo farai’
‘Due vibratori!’ ordina a lei, che subito obbedisce: uno me lo sbatte dentro e l’altro inizia a passarmelo sul clitoride. Lui continua a frustarmi la figa piena. Vengo rapidamente: mi inarco, urlo il piacere, ma non si fermano. Continuano a colpirmi, scoparmi e torturami il clitoride e vengo una seconda volta. Non si fermano’ e quando non controllo più gli spasmi e chiedo per favore di smettere, finalmente lo vedo soddisfatto e il lampo buio sparisce dai suoi occhi.
Mi libera, accarezza i segni rossi e poi il mio viso, si stende accanto a me, fa stendere lei dall’altra parte e ci stringe entrambe a se: siamo sue… per sempre sue.

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