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I primi passi da T-Girl

By 13 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Marco, adoro il travestimento e vi racconto come mia zia Angela tanti anni fa mi iniziò a questa pratica.
Angela era una donna particolarmente attraente, molto femminile sempre al centro dell’attenzione. Sposata con Paolo, fratello di mio padre, era la star della famiglia, giovane sempre alla moda abituata ad essere indiscutibilmente la numero uno.
Viveva con il marito e due bimbi piccoli nella casa dei nonni, che avevano per lei una vera e propria forma di soggezione.
Angela aveva però una forte propensione verso di me, Marco, bimbo di 11 anni che probabilmente ai suoi occhi aveva un solo difetto: quello di essere il primogenito della famiglia, di averle rubato la scena al momento della nascita, di averla messa in secondo piano.
Quando nacqui infatti, Angela era la giovane bellissima fidanzata di zio Paolo, ma l’arrivo del primo bimbo, oltretutto maschio, nella famiglia aveva ai suoi occhi sminuito l’ammirazione-adorazione di tutti verso di lei; anche quando le nacquero due maschi, nel giro di due anni, la cosa sembrò assolutamente normale, non eccezionale come ogni cosa di Angela prima della mia nascita.
Bene, durante i fine settimana i miei genitori mi lasciavano spesso dai nonni e Angela, quando c’era, non perdeva mai occasione per farmi mille domande, controllarmi i compiti, verificare se mi fossi lavato i denti, i capelli, le mani…. Insomma era sempre vigile su di me, in maniera quasi maniacale.
Io avevo una forte attrazione per lei, la sua prorompente femminilità mi attirava e ben presto cominciai, in sua assenza, a toccare i suoi vestiti stesi ad asciugare, a chiudermi in bagno e provare i suoi ferma-capelli, i suoi collant, i suoi braccialetti. Fino a quando mi scopri!
Fu il martedì dopo Pasqua, ero a casa da scuola, dai nonni e Angela non c’era. La nonna era al piano di sotto, la sentivo pulire la casa, mentre il nonno non saliva più le scale da tempo. Io chiuso nel bagno al piano di sopra avevo indossato collant color carne, un fermacapelli a forma di piccola farfalla e una gonna di Angela che a dire il vero mi stava molto larga, ma con una molletta da bucato l’avevo in qualche modo fermata. Avevo le scarpe da tennis, le scarpe di Angela mi stavano strette, e camminavo per il corridoio attentissimo ai rumori del piano di sotto per non essere scoperto dalla nonna.
Angela improvvisamente sbucò dal nulla! Mi lasciò senza parole n&egrave mai mi diede spiegazione di come avesse fatto. Me la ritrovai davanti. Ero talmente rosso che sudavo dalla vergogna, provai a scappare verso il bagno, ma mi sentii tirare per un braccio con tale decisione che istintivamente smisi di muovermi. Angela aveva una luce sinistra in volto, quell’espressione che poi negli anni imparai a conoscere, l’espressione di soddisfazione!
Mi portò in camera sua, mi fece sedere sul letto e mi disse di non muovermi. Ero letteralmente in trans, capivo che stava per succedere qualcosa di molto forte, e così difatti sarebbe stato.
Angela dopo qualche sorrisetto di soddisfazione, esordì dicendo:”Ho sempre saputo che saresti una bella femminuccia! Togliti quei vestiti, ho io qualcosa per te.” Io ero talmente imbarazzato che non reagivo, e lei “su cosa aspetti? Togliti quei vestiti” . Così feci e rimasi in mutande. “Togliti anche quelle!”
Angela andò a colpo sicuro nel suo armadio estrasse un paio di mutandine rosa, un paio di collant bianchi “Forza metti queste, e attenta a non rompere le calze!” Mi parlava al femminile! La saliva mi scendeva in gola a scatti, dall’emozione che stavo provando!
Le calze erano abbastanza grosse e le misi senza problemi, del resto avevo fatto tante prove, mentre Angela ridacchiava e continuava a cercare cose.
In testa avevo ancora il fermacapelli, me lo tolse e mi fece due piccoli codini, avevo i capelli corti ma riuscì a fare i due codini mettendo due mollette nere sulle orecchie.
Mi fece indossare una gonna rossa che mi calzava perfettamente, una maglia bianca, tre braccialetti, una collana, mi fece indossare le mie scarpe da tennis, e si mise a truccarmi. “Stai ferma Elena…. sì non fare quella faccia sorpresa ti voglio chiamare Elena, sarai la mia femminuccia. Ferma adesso, o sbavo il rossetto…”
Quando ebbe finito, mi portò davanti allo specchio “beh che te ne pare? Sei proprio una femminuccia!” Io trovai solo allora la forza di parlare “Ma zia io mi vergogno!” Scoppiò a ridere “Dovrai abituarti, io volevo una femminuccia e adesso l’ ho trovata. Adesso torna in camera mia e non uscire finché non te lo dirò io, devo fare una cosa”
Rimasi in camera sua per circa dieci minuti, poi lei tornò e disse “la nonna va a fare la spesa, quando ti chiamo scendi, vestita così e vieni ad aiutarmi a stirare” “Ma zia, se mi vede qualcuno? Il nonno” “Il nonno &egrave in giardino, lo controllo io. Quando chiamo scendi, senza fare storie.” Rimasi in attesa, il cuore mi batteva forte. Dopo circa altri dieci minuti “Elenaaa! Scendi!” “Zia sei sicura?” “Scendi immediatamente!”
Scesi. Ero emozionata come non mai. Angela mi portò nella lavanderia, mi sistemò le mollette sui capelli e mi fece stirare tovaglioli, fazzoletti, e tante altre cose facili. Mi tenne così fino a quando vide arrivare le nonna dalla finestra, quindi mi fece andare di sopra e mi struccò con cura.
Dopo quella prima volta, Angela durante gli incontri di famiglia mi ignorava, quasi a sottolineare che Marco per lei non esisteva più. Notai invece che faceva di tutto per essere a casa quando sapeva che sarei arrivato.
Mi comprò un paio di ballerine rosse ed uno nero, quelle nere con il laccio alla caviglia. Ogni volta trovavo qualcosa di nuovo e ogni volta appena rimanevamo soli me lo faceva provare.
Mi regalò una bellissima gonna a balze, rossa con bordi di pizzo bianco, che voleva sempre vedermi addosso, per più tempo possibile. Su di me faceva esperimenti di trucco, mi comprò una parrucca con capelli castani, di media lunghezza, su cui applicava nastri, fiocchi e fermacapelli di ogni genere
“Elena cammina bene, Elena non toccare il pallone, &egrave sporco, Elena aiutami a sistemarmi capelli, Elena vuota la lavastoviglie e metti i piatti al loro posto”, ormai ero immedesimata molto bene nella parte della sua femminuccia, imparavo sempre di più ad accontentarla in tutte le attività domestiche, mi insegnò a cucire, a stirare anche le cose difficili, mi teneva accanto a lei mentre guardava la TV, mi dava grande affetto a cui mi stavo abituando. Imparai a farle la piega ai capelli, a scegliere con lei il tipo di smalto da usare, quali colori abbinare, come scegliere i collant, come mettere il rossetto, come dare la matita attorno agli occhi. Angela ricercava sempre la perfezione nelle cose e nei miei confronti curava ogni particolare in modo quasi maniacale. Mi insegnò a curare i miei capelli, in modo che fossero poco voluminosi e potessi tenerli un po’ più lunghi senza dare nell’occhio. Ogni mio movimento doveva essere studiato, non era ammessa nessuna sbavatura, dovevo sempre sedermi con le gambe vicine, rialzarmi di lato, avere cura che la gonna non toccasse nulla mentre camminavo, toglierla e riporla accuratamente quando ero in bagno.
In cucina indossavo un grembiule rosa, sopra la gonna. Era di rito raccogliere i capelli in un minuscolo codino centrale, con due mollette sopra ciascun orecchio, una centrale sopra la testa ed una più grande davanti a tenere fermo il ciuffo, riportato con cura sulla destra. Era un vero e proprio rito, le sistemava lei quando entravo in cucina, dedicandoci parecchio tempo.
Diverse volte venne a trovarci Viola, una cara amica di Angela, più vecchia di lei, divorziata e piena di rancore verso gli uomini, a suo dire colpevoli di averle reso la vita un inferno. Viola, si accanì su di me, criticando aspramente ogni mia minima sbavatura “maschile” che a suo dire era un “tornare indietro rispetto ai progressi che stavo facendo come femmina” e anche Angela in sua presenza diventava meno affettuosa e più severa. Viola stava scaricando su di me tutto l’ odio che aveva per gli uomini e godeva nell’ umiliare un seppur giovane rappresentante di questa “razza minore”.
Due mesi dopo, circa, mentre i nonni erano in vacanza con i suoi figli, Angela si offrì di tenermi con s&egrave in un giorno di scuola chiusa per sciopero degli insegnanti. “Elena oggi ti metto lo smalto nelle unghie, mentre si asciuga facciamo i compiti e poi usciamo” “Zia, non voglio uscire vestito da femmina!” “Tu sei una femmina Elena, sei la mia femminuccia e ti vesti come voglio io” “Ma se qualcuno mi vede?” Non ti vedrà nessuno, andiamo alla Standa più lontana. Adesso vieni che ti devo provare una camicetta nuova.” Angela era bravissima a comprare vestiti, mi stava tutto alla perfezione. La camicetta era bianca, con tanto pizzo, e si intonava perfettamente con le calze. Mi fece indossare le ballerine nere con laccio, la solita gonna rossa, che un po’ odiavo ma che dall’altro lato adoravo, e mi mise un cerchietto in testa, sui miei capelli, senza farmi indossare la parrucca. Come tocco finale due orecchini a clips con cuoricini Rossi, vari braccialetti assai rumorosi (non dimenticherò mai quel tintinnio…) tre anellini, una cintura sottile e nera come le scarpe, una borsetta nera.
Fatti i compiti scendemmo in garage e salimmo in macchina.
“Elena quando saremo là voglio che cammini bene, come una signorina e non come un maschiaccio, voglio che ti interessi di tutto quello che piace alle femminucce come te: scarpe, borsette, profumi, trucchi.” “Si zia” . “Non guardare neanche da lontano cose da maschi, ricorda che sei una femminuccia e così ti voglio. Non deludermi.” “Si zia”. “Parla a basso volume, in questo modo la voce ti esce più da bimba.” Tutte cose che già facevo a casa con lei, ma era la prima volta in pubblico.
Arrivammo al parcheggio multi piano, io stentavo a reagire. “Elena! Sbrigati, non possiamo stare qui troppo tempo e voglio provarti alcune cose” “Cosa zia?” “Per prima cosa una gonnellina per questa estate, poi una paio di sandali e di orecchini” . Non ebbi la forza di dire nulla. Il cuore mi batteva a mille.
Scendendo dalla macchina presi coraggio e cominciai a camminare al fianco di Angela. Mi sforzai particolarmente di camminare bene, del resto a casa avevamo provato spesso e Angela era veramente ossessionata dal modo di camminare, dall’avere una postura corretta, dal giusto movimento delle gambe e delle anche, dal modo in cui posavo i piedi a terra; poi durante le visite di Viola avevo forzatamente imparato ad essere sempre più femminile anche nel modo di muovere le braccia, le mani e in generale tutto il corpo.
Nessuno si curava di me, questo mi diede coraggio, molti uomini guardavano Angela, ma nessuno mi notava. Qualche ragazzino della mia età o più grande invece mi osservava. Nessuno sembrava stupito, evidentemente nessuno dubitava fossi una femmina.
Le ragazzine della mia età invece rivolgevano fugaci sguardi ai miei accessori, al mio trucco soprattutto. Angela era stata bravissima e le ragazzine coetanee mi invidiavano un po’.
Al primo piano della Standa, Angela si soffermò a lungo nel reparto trucchi e bigotteria, mi provò vari orecchini e ne comprò un paio con tre anelli concentrici.
Poi salimmo al piano superiore e negli stanzini di prova Angela mi fece indossare varie gonne; ogni volta mi faceva uscire e fare qualche passo. La sua preferenza era per i colori tenui, pastello e con forme sempre strette in vita e decisamente larghe sotto. Alla fine ne scelse una bianca con le pieghe, dicendo che sarebbe stata l’uniforme di Elena per tutta l’estate.
Non trovammo le scarpe adatte, non me ne fece neanche provare, ormai si era fatto tardi e tornammo alla macchina. Durante il tragitto verso i garage Angela si fermò a salutare un’amica nel reparto sportivo. “Ciao Licia, questa &egrave Elena, la mia nipotina” “Ciao Elena, come sei elegante, si vede che ti ha truccato zia Angela, sei bellissima” “Grazie signora” “Dammi del tu, cara, mi chiamo Licia. Sai Elena, anch’io a casa ho solo maschietti, come zia Angela del resto, e vorrei avere una nipotina come te da coccolare un po'”
Diventai tutta rossa, ringraziai a bassa voce, e lei: “che carina che sei, eh sì le femmine hanno tutto un’altro modo di fare rispetto ai maschi”
“Elena guarda che belle magliette che sono appena arrivate” e indicandomi uno scaffale mi costrinse a staccarmi da Angela e fare qualche passo da sola. Feci ogni movimento alla perfezione, come se la severissima Viola mi stesse guardando! Infatti non passai inosservata,
un gruppo di ragazzini sui 13-14 anni usciva dal negozio e due di loro mi fissarono a lungo. Licia se ne accorse e ridendo disse che da grande avrei fatto impazzire gli uomini, poi prese da un cassetto un mucchio di polsini da tennis e mi disse: “quale colore ti piace?” Io scelsi quello rosa e vidi un sorriso di approvazione da parte di Angela mentre Licia ridendo diceva “ah le femmine! Non si smentiscono mai!”
Salutammo Licia e tornando a casa Angela mi fece i complimenti, aggiungendo che mi ero comportata da vera femminuccia.
A casa mi struccò con cura e mi fece apparecchiare la tavola, già vestito da maschio perché stavano per arrivare i miei genitori.
Dopo quella volta non uscì più con Angela, lei sembrava quasi essere stata appagata dall’evento, non mi fece nemmeno più indossare i vestiti che mi aveva comprato, ma la passione per il travestimento mi &egrave rimasta per sempre e tuttora, a quaranta anni già passati da un po’, ogni tanto, non disdegno di uscire en femme.
Quando ripenso a quel periodo mi sento grato ad Angela per avermi fatto provare emozioni uniche.
Una passione sempre emozionante!

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