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Racconti Erotici Etero

I segreti del rugby

By 20 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Un ringraziamento speciale a Michele B , senza di lui questo racconto non sarebbe mai stato scritto.

E’ passato a trovarmi la settimana scorsa Marco, un mio caro amico che per passione allena una squadra di rugby giovanile a cui la stagione scorsa ho fatto da assistente.
Mi ha proposto quest’anno di allenare gli ‘under 18’, perché con il nuovo lavoro non ha il tempo di seguire gli allenamenti, inizialmente non volevo accettare nonostante gli sia stata accanto per un anno, non ho imparato quasi nulla di rugby, mi ha convinto quando si è reso disponibile a seguirmi nelle partite, l’idea di fare la doccia ancora con lui, mi ha fatto accettare.
Ho espressamente richiesto di non avere un assistente perché chiunque si sarebbe reso conto che di rugby capisco ben poco, e quando possibile Marco sarebbe passato a darmi una mano.
Ovviamente al primo allenamento lui non è venuto, mi ha chiamato e ha detto che ha un problema al lavoro, non ho ancora la più pallida idea di cosa fare, mi ha detto di stare tranquilla che non avrò problemi a gestire quei 23 ragazzini, di 17 e 18 anni, anche perché li conosco quasi tutti.
Arrivo con mezz’ora di anticipo, parcheggio l’auto ed entro nello stadio.
Cerco le chiavi dello spogliatoio, quando entro mi tornano in mente tante cose.
La prima volta che sono entrata Marco seduto alla scrivania, dopo un allenamento con i capelli ancora bagnati, quando mi ha detto di fagli da assistente felicissima avevo accettato, ora quella scrivania è mia, appoggio il borsone sulla panchina.
Mi siedo guardandomi attorno, sorrido pensando che questo ora è tutto mio, mi stiracchio sorridendo.
Prima di cambiarmi, con la consapevolezza di un nuovo potere, vado a vedere il campo.
L’unico suono è quello dei mie tacchi che battono ritmicamente sul cemento mentre passeggio lungo gli spalti contemplando il campo vuoto, elettrizzata, anche se questa novità mi spaventa non poco.

Ritorno nello spogliatoio, mi devo cambiare, mi avvicino alla porta e noto un paio di ragazzi passare, guardarmi e bisbigliare tra di loro.
Sospiro, entro, appoggio gli abiti nell’armadietto, mi infilo la tuta e le scarpe da ginnastica.
Vado a preparare il campo per il riscaldamento, una delle poche cose che ho imparato nella stagione precedente.
Mentre lo sto sistemando vedo i ragazzini arrivare e parlare tra di loro, Michele si avvicina ‘Ciao Emma, con noi anche quest’anno? Vuoi una mano?’
‘Dovrete sopportarmi ancora’ gli sorrido ‘Grazie mille.’
Un ragazzo d’oro, l’ho conosciuto l’anno scorso, un bravo giocatore ma soprattutto l’unico che si fermasse ad aiutarmi a risistemare il capo dopo gli allenamenti.
‘Scusa ma tu sai chi è il nuovo allenatore? Mi hanno detto che Marco non c’è più.’ mi chiede.
‘Si.’ cerco di essere seria.
Appena finito mi avvicino al gruppo dei ragazzi che dovrebbero essere tutti.
Quelli che già mi conoscono mi salutano, gli altri mi ignorano, continuano a parlare, nonostante sia li in piedi a pochi passi da loro, visibilmente alterata.
‘Scusate se vi disturbo. Non credete che sia il caso di cominciare l’allenamento.’
‘Non aspettiamo, l’allenatore?’ mi risponde Federico, anche lui una mia vecchia conoscenza.
‘Tesoro, ce l’hai davanti, quindi, cominciate a correre.’
Un attimo di confusione, ma poi diligentemente si mettono a correre, credo che si accorgeranno presto che non capisco granché di rugby, quindi mi devo trovare un alleato.
Continuo a guardarli cerco di capire chi è il più preparato sul piano teorico che riuscirà a mantenere anche il mio piccolo segreto, tenere in pugno un 18enne non è difficile, ne sono certa.
Sono assolutamente svogliati, quando si fermano al secondo giro, ordino di farne un altro.
Poi passano agli esercizi con il pallone, lo stretching, gli esercizi per il piazzamento e riposizionamento, quando li divido in due squadre per la partitella, ho la certezza di chi sarà il mio infiltrato, la mia spalla, Michele, credo che abbia un debole per me fin dall’anno scorso, il mio lavoro così sarà molto più facile.
Prima di mandarli a farsi la doccia, li fermo un attimo, li metto in fila, per quanto buona e dolce io sia, la ramanzina se la meritano tutta, cammino davanti a loro, fissandoli negli occhi uno ad uno.
Mentre se ne vanno borbottando tra di loro, Michele, come previsto, si ferma un attimo con me, gli dico di andare a farsi una doccia e di passare nel mio spogliatoio prima di andare a casa. Risistemo il campo e poi vado finalmente nel mio spogliatoio

Volutamente sono ancora sotto la doccia quando sento bussare alla porta, lo faccio entrare e gli chiedo di passarmi l’asciugamano, mi tampono un po’ i capelli, prima di annodarlo attorno al seno.
Mi siedo sulla scrivania con le cosce leggermente aperte, dico a lui di accomodarsi sulla sedia difronte a me.
Non è molto attento mentre gli parlo, spesso i sui occhi sbirciano sotto l’asciugamano, curioso e leggermente imbarazzato.
Annuisce quando gli chiedo se mi può dare una mano, farmi sapere cosa pensano i ragazzi di me e soprattutto come fare per farmi ascoltare. Scendo dalla scrivania, mi avvicino a lui.
‘Ho bisogno che tu mi aiuti, ho bisogno che tu custodisca un mio piccolo segreto.’ gli dico mentre faccio scivolare l’asciugamano sul pavimento, con la mano comincio ad accarezzarlo guardandolo negli occhi. ‘Non ho ancora imparato bene le regole del rugby, mi serve un assistente che mi dica cosa fare e cosa dire, anche durante le partite.’ proseguo, mentre comincio a sfilargli i pantaloni ‘Ti sarò eternamente grata. ‘ la mia mano scivola ad accarezzargli dolcemente i testicoli, il suo cazzo sempre più duro, reclama attenzioni ‘Va bene!’ mi dice prima di afferrarmi la nuca ed indirizzare la mia bocca al suo sesso.
La mia lingua scorre su tutta la lunghezza, per poi andare a sostituire la mia mano, passo la lingua lentamente e comincio a succhiare uno alla volta i testicoli, mentre la mia mano si muove su e giù lungo l’asta.
Ascolto il suo respiro, prima di coprire il suo cazzo di leggeri baci, mi fermo un attimo sulla cappella, ci gioco un po’ con la lingua cercando il suo sguardo, mentre lui mi accarezza i capelli.
Ora non è più il dolce e docile ragazzino di poco prima, ora è un uomo, ‘acerbo’, ma sempre uomo, con istinti e passioni che fino a poco prima non consideravo.
La sua mano sulla nuca mi fa capire che devo continuare, lo prendo in bocca scendo lentamente, cerco di muovermi piano, fermarmi ogni tanto, stuzzicarlo un po’ con la lingua, per poi riprenderlo in bocca, una leggera tortura che i ragazzini apprezzano in modo particolare.
Geme, ansima mentre con decisione mi afferra i capelli, facendolo scivolare fuori dalla mia bocca, con la sua mano sostituisce le mie labbra, gli sorrido mentre con la lingua gli accarezzo la punta.
Sono sufficienti pochi tocchi delle sua mano, per farlo venire impiastricciandomi viso e capelli.
Mi alzo, lo guardo negli occhi, cerco quella luce che solo i ragazzini hanno, quel qualcosa di indescrivibile ben oltre il semplice senso di appagamento sessuale, quello sguardo adorante che solo loro hanno. Compiaciuta, soddisfatta.
‘Non lo dirò a nessuno, il tuo piccolo segreto con me è al sicuro.’ mi dice ‘Ma passerò di qui tutti i lunedì dopo l’allenamento.’ continua. ‘Ok’ gli rispondo, avevo già preventivato questa sua richiesta.
Gli dico che è ora che vada e io mi infilo sotto la doccia, assolutamente soddisfatta del risultato ottenuto sorridendo tra me e me.

Inevitabilmente eccitata dalla situazione di prima, chiudo gli occhi ripensando alle interminabili docce, con Marco, ricordo le sue mani, le sue labbra.
Sobbalzo, quando sento la barba grattare sulla spalla e le labbra appoggiarsi al mio collo ‘Ti sei diverta con quel ragazzino?’ sorrido a quelle parole riconoscendo la voce di Marco.
‘Ti aspettavo qualche ora fa, non certo adesso.’ gli rispondo fingendo di essere arrabbiata ed è molto difficile considerando che continua a baciarmi il collo.
‘Sono venuto per farmi perdonare.’ dice, stringendomi le tette con le mani.
Spingo il culo verso di lui, ed appoggio le mani alle piastrelle ‘Cosa aspetti?’.
Un anno di docce assieme, il mio corpo per lui non ha più segreti, sa quando adoro le sue mani.
Una mano resta sul mio seno mentre l’altra scende, lungo il fianco, fino a penetrarmi con le dita che rimangono immobili dentro di me.
‘Ti ha già fatto eccitare il ragazzino. Avresti dovuto vederlo camminava a mezzo metro da terra.’ Sorrido a quelle parole, mentre sento le sue dita piegarsi e stendersi dentro di me.
‘Lo sai che però preferisco gli uomini, i ragazzini un dolce passatempo.’ Rispondo.
Mi godo i movimenti lenti e ripetitivi delle sue dita, assecondandolo il più possibile.
Un leggero brivido lungo la schiena quando sento il suo cazzo accarezzarmi la figa.
Sospiro quando finalmente si decide a mettermelo dentro, i colpi forti e profondi, fanno scivolare le mie mani sulle piastrelle bagnate, mi afferra i fianchi che muove a suo piacimento.
Lo scroscio della doccia sui nostri corpi copre in gran parte gemiti.
Mi scopa con foga, come ha sempre fatto, le sue mani scivolano sulla mia schiena fino ad afferrare con forza le mie tette. Si ferma un attimo, giro la testa lo fulmino con guardo ‘ Continua!’ le sue labbra sulle mie, le nostre lingue si intrecciano.
Riprende a muoversi dentro di me sempre più veloce, sempre più brutale, è lui a decidere che solo ora posso venire, mi sorregge con le mani, sento il suo cazzo pulsare e la sua passione crescere attimo dopo attimo fino ad esplodermi dentro.

Avvicina le labbra al mio orecchio ‘Come si sono comportati i miei ragazzi?’
Lo guardo, sorrido ‘Hanno fatto schifo, non c’è né uno che mi abbia preso sul serio, avrei voluto prenderli a schiaffi.’
‘ Sai di non poterlo fare ti atterrerebbero subito.’

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