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Racconti 69Racconti Erotici Etero

I suoi occhi mi fanno sognare

By 1 Febbraio 2012Febbraio 9th, 2020No Comments

Mi chiamo Simone, ho 23 anni e da poco sono Direttore della Divisione Italiana dei Servizi Segreti Europei, d’ora in avanti abbreviati in ESSID. Fisicamente sono un ragazzo come tanti, 1.80 circa, un tono muscolare non troppo definito.

Ma passiamo a ciò che mi è successo, alcune settimane fa.

Sono in ufficio, quando Giorgio, mio collaboratore, entra nella stanza-“Direttore, abbiamo la scorta all’ingresso, siamo pronti per andare”- -“Arrivo, prendo le pratiche e ti raggiungo giù”- Tempo di recuperare alcuni fascicoli dalla scrivania e esco dall’ufficio, prendo l’ascensore e mi ritrovo nell’atrio; do le ultime istruzioni al responsabile, esco e salgo in auto. Mezz’ora dopo arriviamo in aeroporto, check-in, controlli e siamo imbarcati; dopo un’ora abbondante di volo arriviamo a Francoforte, sede di un congresso annuale per la sicurezza.

Arriviamo subito in albergo, magnifico, come sempre, Giorgio mi accompagna alla mia stanza -“Due agenti saranno qui fuori nel caso avesse bisogno, noi ci troviamo domani per la colazione, buonanotte direttore”- -“Anche a te Giorgio, grazie”-.

Appoggio sulla scrivania della camera la borsa ed esco di nuovo per fare quattro passi, gustandomi l’aria fresca di Francoforte. Sono all’ingresso quando sento una voce familiare, mi giro, pensando ad un collega, invece vedo lei, Beatrice, mia compagna di classe alle superiori: non è bassa, sarà sul metro e sessantanove/settanta, capelli biondi, due meravigliosi occhi azzurro-scuro, che tante volte mi hanno fatto sognare. Mi avvicino a lei, facendomi spazio tra la gente che affolla la hall dell’albergo; -“Bea? Che ci fai qui?”- Lei si gira e mi osserva con quei suoi splendidi occhi -“Simo? Che ci fai tu qui piuttosto, io sono interprete per il Congresso di Sicurezza”- -“Pensa, io sono qui per lo stesso motivo più o meno, mi hanno eletto direttore del ESSID”- -“Ah, non sapevo, congratulazioni allora”- -“Ti ringrazio, hai da fare? Possiamo andare a bere qualcosa, conosco un locale non molto affollato qui vicino”- -“Certo, perché no, aspettami fuori, vado a prendere la giacca”-.

Mi avvio verso l’uscita, tempo cinque minuti e lei mi raggiunge; per arrivare al locale ci mettiamo dieci minuti, nei quali parliamo del più e del meno e su cosa abbiamo fatto dopo il diploma. La serata passa velocemente, rientrati in albergo mi confessa di non avere una camera per la notte, per un errore di prenotazione; -“Nessun problema, vado a parlare col responsabile e ti trovo una sistemazione”- -“Speravo mi proponessi di rimanere nella tua stanza”- -“Beh, se vuoi, per me non c’è alcun problema lo sai”- -“Allora è deciso…”- conclude lei.

Arriviamo in camera, congedo le due guardie e sistemo un cuscino ed una coperta per dormire per terra, appena mi vede mi sussurra -“Dove pensi di dormire tu?”- -“Per terra, ovviamente”- e lei -“C’è posto per entrambi nel letto”- inutile confessarvi i miei ovvi pensieri. Ci infiliamo sotto il caldo piumone (io sono solito dormire in boxer e maglietta, e non ho altro per la notte), quindi, la bellissima Beatrice inizia a parlarmi, con un tono molto dolce -“Spero tu non sia fidanzato, non vorrei essere la terza incomoda”- -“Figurati, sono il più single dei single, sono troppo occupato dal lavoro al momento”- -“Si vede che sei teso, dovresti pensare a rilassarti un po’, oltre che a lavorare”- -“Hai ragione, ma ho molte, troppe responsabilità per occuparmi di altro”- -“Provi qualcosa per me?”- Una domanda così, buttata lì come un pugno allo stomaco, non me la aspettavo, ma la risposta era ovvia -“Mentirei se dicessi di no, del resto, ci conosciamo da molti anni e”- Le sono bastate le prime cinque parole, avvicinò lentamente il suo viso al mio, i suoi occhi risplendevano come stelle; era sopra di me, completamente, mi ripone la domanda -“Simo, provi qualcosa per me?”- -“Si”- Una parola, una sola, ma abbastanza da riempire l’aria di passione, di sentimenti, di amore. Lei mi si avvicina ancora, le nostre labbra s’incontrano in un bacio che sembra infinito, come se entrambi liberassimo le nostre emozioni in quell’unico gesto; la prendo per i fianchi, lei ora è di schiena, io sono sopra, -“E’ da molto che aspetto questo momento”- Sussurra lei -“Anche io, non sai quante volte sei stata nei miei sogni”- Replico io. Rimaniamo lì, a fissarci negli occhi, quegli occhi, quei bellissimi, azzurri occhi.

Lei si sfila la camicetta bianca, io mi tolgo la maglietta, rimandendo in boxer. Siamo entrambi distesi sulla schiena, lei mi accarezza il petto, io le coccolo la pancia; dopo un paio di minuti inizio a baciarle il collo, scendendo lentamente verso il petto; in un attimo si toglie il reggiseno ed io inizio a leccarle i capezzoli, turgidi dall’eccitazione; una sensazione magnifica quel seno, abbondante, sodo, così perfetto come non ne avevo mai visti; forse era il sentimento per lei che mi faceva pensare così, ma in quel momento mi sentivo davvero in paradiso; ripresi a scendere verso l’inguine, gustando ogni singolo centimetro di lei. Arrivo al desiderio di ogni ragazzo, al pensiero più comune: la trovo bagnata, alzo la testa, Beatrice mi sorride, mi guarda e mi dice, ora tocca a me. Mi fa distendere, mi accarezza ancora, sempre più in basso, poi inizia a baciarmi avidamente, ma dolcemente il collo, il petto, gli addominali, fino a quando non trova i boxer, che servono a ben poco, vista la mia eccitazione e le sue conseguenze. Mi guarda, mi bacia appassionatamente e mi sfila la biancheria, ormai inutile; inizia a leccare, a succhiare, in men che non si dica mi ritrovo con la mia verga nella sua fantastica bocca. Resisto alcuni minuti, dopodiché sento che non riuscirò a trattenermi ancora per tanto, la avverto, di tutta risposta lei aumenta il ritmo, non ce la faccio più, vengo copiosamente nella sua bocca.

Lei si alza, prende un fazzoletto e si pulisce, mi si avvicina, mi guarda come solo lei sa fare, mi bacia il petto e sparisce in bagno. Io sono ancora eccitato, sconvolto, disorientato, ma sollevato, mi sono tolto un peso: so che qualcuno mi apprezza, e questo per me non ha prezzo.

Uscita lei mi lavo velocemente, indosso un altro paio di boxer e mi infilo di nuovo sotto le coperte, lei già dorme; la bacio sulla fronte e le sussurro -“Non so cosa fare senza di te”-; rimango in dormiveglia per un paio di minuti, quando sento che lei si rannicchia al mio fianco, appoggia la testa al mio petto e mi risponde -“Neanche io”-.

 

Quella fu la prima di una serie di bellissime avventure; questa però è un’altra storia, e ve la racconto, nel prossimo episodio.

Il mattino successivo mi sveglio e trovo la mia bellissima Beatrice accucciolata sul mio petto; cerco di non svegliarla mentre mi cambio, ma senza successo: nella penombra della camera d’albergo, mi osserva, ancora un po’ addormentata, mi chino su di lei per baciarla dolcemente prima di uscire per il Congresso, ma lei mi afferra saldamente e mi butta sul letto; lei è ancora semi-nuda, io invece stavo allacciandomi la cravatta -“Sei molto sexy così”- mi sussurra all’orecchio -“Tu sei sempre sexy”- le rispondo. In men che non si dica mi sta spogliando, ad un tratto mi guarda con i suoi bellissimi e splendidi occhi -“Tu non hai il Congresso?”- -“Può aspettare”- rispondo io; rimango in boxer, che delineano un inizio di erezione; mi bacia il petto, scende fino al bacino, mi guarda, si alza e mi sorride, prima di togliermi i boxer la afferro per i fianchi, immobilizzandola e le dico -“Questa volta faccio io”- lei capisce e si stende sul morbido letto, avidamente le tolgo il reggiseno, liberando quelle fantastiche tette, scendo leccandole il ventre, fino a quando non trovo le sue mutandine, un po’ bagnate dall’eccitazione; lentamente gliele sfilo, inizio a leccarle le cosce, sempre più deciso mi dirigo verso la sua calda figa ormai grondante; la lecco tutta, da fuori a dentro, mi insinuo nel suo bellissimo corpo, sentendo i suoi convulsi gemiti di piacere; più vado avanti e più si bagna, continuo per dieci minuti, quando capisco che sta per avere un orgasmo, continuo ancora più deciso di prima, fino a farla godere; si mette quasi ad urlare dal piacere, si lascia andare, muovendo convulsamente ventre e il bacino. 

Io mi asciugo il viso, ancora impregnato dei suoi umori, la guardo, lei mi guarda, sembra stanca, provata; mi avvicino al suo volto, la fisso negli occhi e inizio a baciarla. Dopo essersi ripresa dall’orgasmo si siede sul letto e mi dice -“E’ meglio che tu vada, ma sappi che stasera mi vendico”- -“Non vedo l’ora”- rispondo io, e dopo un rapido bacio sulla fronte, esco dalla stanza.

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