Skip to main content
Racconti Erotici EteroTrio

Il buon Tom

By 18 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Come tutti i mercoledì, Shy andava al centro sportivo incontro a Tom che, a quell’ora, finiva la sua partita di calcetto amatoriale. Quella sera la squadra di Tom aveva giocato contro i loro acerrimi nemici e Shy era curiosa di sapere com’era finita. Shy arrivò al campo che la partita era già finita e poiché la squadra di Tom aveva vinto, negli spogliatoi c’era una gran festa. Tom accolse la sua fidanzata con urla di gioia, invitandola a partecipare alla festa per la vittoria a base di birra ghiacciata e wurstel caldi. 

Shy conosceva già alcuni amici di Tom, ma non tutti. Tom le presentò il capitano della squadra. Un vero campione, a dire di Tom, che aveva portato la squadra alla vittoria con gli avversari di sempre. Un campione che a Shy sembrò solo un uomo con la faccia da maiale. Non perché somigliasse a un maiale, ma perché aveva lo sguardo da maiale, i modi del maiale, il linguaggio del maiale e, per le storie che giravano in città sul suo conto, era definito un maiale. Shy ne ebbe ripugnanza, ma non poté certo esternare la sua impressione. Con una certa reticenza dovuta a un senso di repulsione, gli diede la mano e disse: “Lieta di conoscerla”.

Il capitano, con un sorriso sardonico stampato e gli occhietti da suino, non poté fare a meno di infilarsi un wurstel in bocca e mimando l’atto del sesso orale, rispose: “Il piacere è tutto mio….”. Il senso era inequivocabile, era un invito palese e volgare. Tutti i presenti risero di gusto ma Shy fu colta da un senso di schifo e non ebbe la forza di rispondere ciò che pensava. Si limitò a un sorriso forzato, ma si domandò come poteva Tom, del quale era innamoratissima, avere una così alta opinione di un maiale del genere. Tom e lei avevano un rapporto stupendo sotto tutti i punti di vista. Condividevano gusti per le cose importanti della vita e le attese per una vita futura insieme. La festicciola intima continuò per ancora una mezzoretta e, ogni volta che lo sguardo di Shy incontrava quello del capitano, questi infilava in bocca un wurstel muovendolo su e giù.

Qualche settimana dopo, come il solito, Shy andava al campo per incontrare Tom. Quella sera Shy arrivò con un po’ di ritardo e in campo non c’era più nessuno. Di solito, Shy si fermava nell’anticamera degli spogliatoi, dove si fermano quelli che avevano già fatto la doccia, si erano rivestiti e aspettavano gli altri per salutarli prima di andar via. Quella sera non c’era nessuno nemmeno lì. Aveva bisogno di parlare con Tom e, non sentendo strani rumori provenire dagli spogliatoi, si fece coraggio e infilò la testa dentro l’area degli spogliatoi, nella speranza di trovare qualcuno che le comunicasse notizie di Tom. Scrutò a destra e a manca ma non vide nessuno. Shy aveva urgenza di parlare con Tom, si fece coraggio e si addentrò ma, aperta una porta, si presentò una scena imbarazzante. Di fronte a lei, c’erano il capitano e un altro giocatore, in piedi che paravano tra di loro, completamente nudi con gli uccelli in tiro. L’aria un po’ rarefatta, la scena inattesa colpì Shy che rimase basita, incapace di muoversi, colpita dalla scena inattesa, ma anche dalla dimensione ragguardevole dei cazzi dei due giocatori. 

Il più veloce a recuperar la parola, dopo un attimo di sorpresa, fu il capitano che afferrò il suo membro con entrambe le mani mimando la masturbazione e accompagnò i gesti con le classiche frasi del maiale: “Vuole assaggiare, signorina? Ne prende due e ne paga uno!! Un vero affare!”

Shy, spaventata, cercò di fuggire, ma lo stupore ne rallentò la reazione. Tanto che il capitano riuscì ad afferrarla per un braccio e a portarle la mano sul membro in erezione: “Lo prenda, signorina, la prego, lo assaggi! Vedrà che ci ritornerà” e scoppiò in una fragorosa risata. Rise anche l’altro e l’ambiente assunse un aspetto spettrale. Shy si spaventò ancora di più e cercò di divincolarsi dalla stretta del capitano e, tuttavia, inspiegabilmente, indugiò qualche frazione di minuto per afferrare il cazzo del capitano e sentirne la consistenza. Ne rimase scossa, non solo per le dimensioni, ma soprattutto per la rigidità. La nodosità del tronco e quella cappella completamente esposta, la impressionò. In quel momento, Shy sentì una mano, presumibilmente dell’altro giocatore, che le palpeggiava il culo con insistenza. Shy, riavutasi dalla doppia sorpresa, mollo la presa, si ritrasse e uscì di corsa. Il capitano le gridò dietro: “Dove corri, puttanella, non riuscirai a tenere a freno la tua voglia di un cazzo duro”.

Shy si sentiva umiliata dalla manovra del capitano e piena di vergogna per aver stretto la sua mano introno al quel cazzo poderoso, senza nemmeno un timido tentativo di resistere alla sua voglia. I due sentimenti contrastanti non fecero che alimentare i suoi sensi di colpa. Shy scappava, tra le risate dei due filibustieri e con i suoi sensi di colpa. Scappò via dai due uomini, ma anche da se stessa. Non riusciva a spiegarsi come mai avesse indugiato a stringere il membro del capitano. Non capiva quale desiderio inconscio l’avesse guidata, né si spiegava la sua curiosità, né cosa l’avesse attratta.

Per la vergogna di quanto era accaduto, non raccontò niente a Tom, sentendosi un po’ in colpa. Certo il capitano le aveva preso la mano per metterla sul suo cazzo, ma lei ne aveva apprezzata la consistenza e inconsciamente ne aveva desiderato il possesso. Temeva di scoperchiare una pentola che fosse bene tenere coperta. Il suo rapporto con Tom era perfetto, lei era innamorata come il primo giorno, ma sempre più spesso sentiva il bisogno di guardare il mondo con i propri occhi, senza il filtro di Tom. Non sentiva solo una mancanza logico/intellettuale. Talvolta, infatti, i loro rapporti intimi erano senza sapore, a causa della consuetudine e della lunga abitudine che aveva privato lei del piacere della scoperta. Shy soffriva della malattia di cui soffrono tutte le donne quando il disagio quotidiano è finalmente attribuito alla consuetudine, la tomba del sesso. Senza rendersene conto, aveva bisogno di trasgressione, di qualcosa che uscisse fuori dagli schemi precostituiti.

Shy cercò di dimenticare in fretta.  Qualche giorno dopo, Tom le disse: “Il capitano mi ha riferito che, ieri, tu mi hai cercato negli spogliatoi. Per fortuna c’era solo lui e l’allenatore, ma se ci fossero stati tutti gli altri, avrebbe potuto essere imbarazzante tu unica donna in mezzo a tanti uomini nudi. Del capitano mi fido ciecamente, ma ci sono alcuni elementi in squadra della cui onestà non giurerei. Eccitandosi l’un l’altro, avrebbero potuto saltarti addosso e avresti passato un brutto quarto d’ora. Se non cose più gravi”
“Ma figurati ! – rispose Shy – non siamo mica nel milleeseicento. Avranno pure un modo per sfogare la loro sessualità repressa. Non credo che oggi esistano più uomini allupati di sesso.”. Non parlò, Shy, del capitano e fu molto brava a portare il discorso sui tempi che corrono. Si rinnovò, dentro di se, il turbamento per quanto era successo negli spogliatoi e del suo piacere nello stringere in mano il cazzo poderoso del capitano, così diverso da quello di Tom per dimensioni e, presumibilmente, per prestazioni.

Alcune settimane dopo, Tom passò a prender e Shy a casa per andare, con gli amici di calcetto, a mangiar tutti una pizza insieme e celebrare il primo posto in classifica. Shy aveva dimenticato l’episodio negli spogliatoi e aveva superato l’umiliazione ricevuta e la rabbia che ne era scaturita. Aveva indossato, per l’occasione, un vestitino semplicissimo, di colore blu scuro, con la gonna che le arrivava a metà coscia. Poiché presumeva che in pizzeria, con il forno acceso, sarebbe stato molto caldo, scelse quel vestito perché era senza maniche e piuttosto largo. Non aveva trovato un reggiseno adeguato ed aveva optato per andare via senza. Sotto il vestito aveva messo un perizoma nero, di quelli che piacevano a Tom, perché sperava in un dopopizza eccitante. Per concludere aveva indossato n paio di collant grigio fumo di Londra, che le conferivano una ari da assatanata. Tom era con lei e non temeva brutti incontri dai quali difendersi. E poi le piaceva molto stuzzicare la fantasia dei compagni di Tom perché lui si sentisse ammirato per la bellezza che era con lui e gli facevano un sacco di complimenti.

In pizzeria c’era tutta la squadra, qualche giocatore con la fidanzata, e c’era anche il capitano e l’altro uomo degli spogliatoi che, le riferirono, si trattava dell’allenatore della squadra. Shy avrebbe preferito che non ci fossero stati e, quando si avvicinò al tavolo, abbassò gli occhi per pudore e per non incontrare gli occhi dei due. Tom e Shy erano arrivati tra gli ultimi e la scelta del posto fu un po’ complicata. Shy disse a Tom: “Voglio sedermi vicino a te”. La richiesta fu sentita da tutti i presenti che rumorosamente li dileggiarono e chiesero a gran voce a Shy di sedersi tra capitano e allenatore. A Shy vennero immediatamente in mente i due marpioni nudi e con il cazzo in tiro e le scene che seguirono negli spogliatoi. Cercò di resistere e di sedersi altrove, ma tutta la squadra insistette perché andasse a sedersi tra i due, mentre Tom si sistemò a una certa distanza da lei, su un altro lato del tavolo. Tom avrebbe voluto assecondare la richiesta di Shy, ma il capitano, si alzò in piedi e disse: “Non ti mangiamo mica, sai? Siediti qui, tra di noi e sarai servita con le pizze migliori”. Rise fragorosamente tutta la tavolata e Tom non poté fare più nulla per Shy.  Anzi, mentre alcuni giocatori si facevano da parte per lasciarla passare, altri due o tre la presero dipeso e la sollevarono per portarla alla sedia tra capitano e allenatore. Shy si sentì come la vittima sacrificale di una tribù di primitivi, ma non ebbe il coraggio di protestare.

La serata procedette nell’allegria generale, tra urli e canti goliardici, tra brindisi accompagnati da canzoni oscene e manifestazioni di gioia. La birra scorreva a fiumi e già si potevano osservare i primi commensali che cominciavano a perdere colpi. Tra questi c’era Tom. Shy, invece, era stata ben attenta a bere poco, perché voleva controllare la situazione. Quando fu chiaro che Tom non aveva più il controllo di se stesso, il capitano cominciò a rivolgere attenzioni più pressanti a Shy tra l’indifferenza generale. 
Il capitano, tra una battuta e l’altra, posò la sua mano sulle gambe di Shy dicendo: “Che belle gambe! Anche se non fai sport, hai delle belle gambe, toniche e senza apparire muscolose. Gambe inequivocabilmente femminili, gambe bellissime, fatte per amare!” In quella posizione, oltre all’allenatore, solo Tom avrebbe potuto accorgersi del movimento, se solo fosse stato in se. Shy s’irrigidì e decise di non rispondere, ma non riuscì nemmeno a scacciare la mano.

Rispose, invece, l’allenatore: “Sì, belle gambe, ma quando le ragazze indossano i collant, tutte le gambe sono belle. Bisognerebbe togliere i collant. – e rivolto a Shy – non vi capisco voi donne. Siete sempre alla ricerca di un cazzo poderoso che vi faccia godere e poi vi infilate in questi scafandri.“

Il capitano non si fece pregare: “Togliere il collant qui, in questa bolgia, è impossibile. Li strapperò!” e afferrati i collant, con un rapido e potente strappo, squarciò le calze per il lungo, prima che Shy potesse impedirglielo. Nessuno si accorse di nulla e Shy, impietrita, contenta di non aver attirato l’attenzione, rimase in silenzio. Silenzio che funzionò come un incentivo per il capitano che, sporgendosi in avanti verso Shy, facendo finta di parlare con l’allenatore, con la stessa mano rapidamente raggiunse la passerina di Shy, trovandola bagnata e in un lago di umori.

“Ah! Siamo già molto eccitate! Qui ce n’è abbastanza per dissetare tutta la pizzeria. Ti piacerebbe, vero, scoparti tutta la pizzeria. Saresti capace di stenderti su un tavolo per farti riempire da ognuno dei ragazzi mentre tieni per mano Tom. – disse rivolto a Shy. E poi rivolto all’allenatore – ora la riscaldo un po’ e poi quando usciamo ce la scopiamo fino a che ha fiato in gola. Sarà contento Tom che gli togliamo le castagne dal fuoco! Questa zoccoletta ha l’aria di volerne sempre più.”. Shy continuava a produrre umori di passione e temeva che l’odore si spandesse in giro. In effetti lei rimaneva sempre un po’ insoddisfatta quando faceva l’amore con Tom, perché il suo ragazzo considerava il proprio orgasmo come la chiusura ella festa. Il capitano aveva centrato l’obiettivo, non aveva il coraggio, ma aveva il desiderio di farsi scopare da una decina di uomini diversi, per prendere tutto il loro vigore, mentre si faceva tenere la mano da Tom.

L’allenatore gettò il suo tovagliolo sulle gambe di Shy, per coprire quanto stava accadendo, in modo che il capitano potesse lavorare indisturbato. E disse: “Ok, ti copro io! Portala ad ebollizione che poi quando usciamo voglio infilarglielo fino in gola. Sono sicuro che ha un clitoride vicino alle corde vocali.”

Con perizia e abilità, il capitano, con lo sguardo più maialesco che aveva, cercò la strada più breve per infilare due dita tra le grandi labbra di Shy masturbandole il clitoride con il pollice ed entrando con due dita in vagina. Di tanto in tanto estraeva la mano e portava le dita intrise degli umori più caldi e profumati alla bocca e leccava avidamente.

Godeva Shy, godeva in silenzio per non attirare l’attenzione, per non far montare uno scandalo, per non ferire Tom e perché ……. le piaceva. Si tratteneva eppure non riuscì a frenare due o tre languidi sospiri. Godeva mordendosi le labbra per frenare qualsiasi grido e qualsiasi segnale imbarazzante, per evitare scenate. Shy sembrava imbalsamata, con la testa reclinata in avanti per nascondere le smorfie del viso, per contenere la lussuria che la pervadeva, godeva e sospirava mentre sentiva montare un piacere formidabile ed intenso dalle sue viscere.

Il capitano, attento ad ogni suo sospiro, continuava a stimolarla e disse: “Brava puttanella, mi piaci molto quando ti lascia andare. Sensazioni così potrai provarle solo con me, e questo è ancora nulla in confronto al piacere estremo che proverai quando entrerò nel tuo piccolo culo e, senza chiedere nemmeno permesso, te lo aprirò come un’anguria matura, mostrando tutta la tua femminilità ormai liberata.” 

Shy annuiva al capitano e, nonostante la vergogna, la posizione scomodissima e la paura di esser scoperta, raggiunse uno degli orgasmi più soddisfacenti e silenziosi della sua vita. Si accorse del sopraggiunto orgasmo l’allenatore che non potè frenarsi dal farle i suoi complimenti: “Brava! Brava zoccoletta, non è da tutti lasciarsi andare fino ad un orgasmo così intenso in mezzo a tanta gente!”
Tom e gli altri non si accorsero di nulla. Il capitano si alzò in piedi e, rivolto all’allenatore, gridò: “Missione compiuta. Butta un cinque” e, davanti a tutti, portò le dita masturbatrici al naso dell’allenatore che apprezzò molto e, alzatosi anche lui, restituì il cinque. Anche Shy, rossa in volto, mortificata e piena di vergogna, con gli occhi bassi della colpa, non riuscì a opporsi alle proposte del capitano e succhiò le dita masturbatrici. Il capitano si sedette e le disse: “Sei una brava puttanella, mi piaci. Hai goduto a dovere, sarà magnifico entrare dentro la tua figa. E sarà ancora più splendido sfondarti il culo e riempirti della mia sborra bollente”.

Shy trovò la forza per replicare: “Chi le ha detto che ho goduto davvero, è stata una finta per farla smettere in fretta!”
“Non sono mica nato ieri, Shy! Avevi la figa in fiamme dal desiderio e ricolma di profumati e succosi umori.”. Rispose svelto il capitano. 

“Può darsi che lei abbia ragione sullo stato della mia micina, ma si sbaglia di grosso su ciò che vorrebbe farmi. Io non farò l’amore con lei!”.

“Io non ho detto che faremo l’amore. Ho detto che ti chiaverò come una puttana. Ho detto che ti sfonderò il culo e lo riempirò di sborra. Una bella puttanella come te, merita un bel cazzo come il mio, questo la sai, vero? Non credi che tu stia sprecando la tua vita con quel mezza sega di Tom?”.

“La smetta, oppure sarò costretta a chiamare Tom”.

“Chiama chi cazzo vuoi, ma non c’è nessuno che può distogliermi dal mio proposito. Ti avrò! Tom, poi, fa quello che dico io, non quello che dici tu. Ho in mano lui, così come avrò in mano te. Sarete la mia famiglia!” e rise di una risata profonda e lunga.
Come Dio volle, arrivò il conto da pagare e interruppe la discussione. Shy si sentiva offesa dalla conversazione con il capitano. In fondo lei era la fidanzata ufficiale di un giocatore al quale voleva mantenersi fedele, non la puttana del gruppo. A Tom sfilarono il portafoglio dalla tasca per prendergli i soldi. Il capitano, rivolto al ragazzo che stava ispezionando il portafoglio di Tom, disse: “Da quel portafoglio, prendi anche la mia parte, quella di Shy e dell’allenatore, perché abbiamo dovuto fare un lavoro per lui”.
Era arrivato il momento di tornare a casa ma Tom giaceva con la testa sul tavolo, parlava a monosillabi e non poteva certo guidare. Il capitano gli disse: “Vi accompagniamo noi, che abbiamo l’auto libera”, Shy non avrebbe voluto, ma Tom accettò con entusiasmo accrescendo la simpatia per quel maiale del suo capitano. In auto, l’allenatore si mise alla guida e affianco fu sistemato Tom, legato come un salame con le cinture di sicurezza, per paura che, ubriaco, cadesse fuori dall’auto in corsa. Il capitano e Shy si sistemarono dietro.

L’auto non fece in tempo a partire che il capitano si era già abbassato pantaloni e mutande esibendo un uccello in tiro. Poi, rivolto verso di Shy, disse: “Togli la gonna! Ho almeno quindici minuti per scoparti fino in fondo.”.

“Lei è pazzo – rispose Shy – ha già abusato della mia dabbenaggine nel ristorante. Non accadrà più!”

In quel momento l’auto si fermò a un semaforo e le luci della strada illuminò il cazzo del capitano. Shy, fu catturata da quel cazzo, era ancora eccitata dalla masturbazione avuta al tavolo e fu presa nuovamente alla gola da quel sordido desiderio di possederlo. Avrebbe voluto afferrarlo, baciarlo, assaggiarlo, masturbarlo e infilarselo diritto nella figa.

Invece trovò la forza per continuare: “Lei sta sognando. Io non toglierò nessuna gonna. Si rivesta.” E mentre lo diceva, per la prima volta nella sua vita, sentì uno strano calore nel suo basso ventre e, senza neanche accorgersene allungò la mano per toccarlo, per sentirne la durezza. Poggiò la mano destra sul cazzo del capitano e iniziò ad accarezzarlo piano piano, con timore. Shy era incantata da quello che sentiva tra le mani. Era caldo, pulsante, era un vero cazzo. Iniziò a menarglielo con movimenti lenti e il capitano chiuse gli occhi e si abbandonò al tocco delicato della mano della ragazza: “Si, puttanella, così, continua così, continua a menarmelo con dolcezza.”

Intervenne l’allenatore: “Fattelo succhiare, infilaglielo fin giù nello stomaco a ‘sta puttana e non preoccuparti, io faccio dei giri viziosi e quel coglione di Tom se la dorme!” 

Intervenne Tom, che non vedeva nulla e non aveva capito di cosa si stesse parlando, ma disse con la voce rotta dal troppo alcol: “Andiamo Shy, fa come ti dice il capitano. Mica per niente è capitano”.

Shy era furiosa, quel deficiente del suo fidanzato, geloso come una scimmia, innamorato del suo capitano, non solo non aveva capito nulla di ciò che era successo nella pizzeria, non aveva visto la sua mano sul cazzo del capitano, ma non capiva nemmeno di cosa si stesse parlando. Mezzo ubriaco aveva già la palpebra a metà e, invece di difenderla, si sarebbe addormentato di lì a poco. Shy fece finta di non sentirlo decise che uno stronzo così andava punito. Il capitano aveva un cazzo così grosso, lo sentiva pulsare con forza nella sua mano! Si sarebbe fatta scopare sotto il suo naso potendo contare sul fatto che era stato lui stesso a spingerla a obbedire. Si piegò lentamente verso il cazzo del capitano e allargando la bocca quanto più poteva, lo infilò quanto più in profondità poteva. Quel cazzo era enorme. Si sentì desiderata, si sentì la più bella del reame, si sentì la regina dei cazzi duri mentre con la bocca succhiava il cazzo, mentre con la lingua ne nettava la cappella.

Fino a che l’allenatore non diede l’allarme per ve visto la polizia. Tom si svegliò e senza voltarsi dietro, terrorizzato dalla quantità di alcool che avevano tutti in corpo, temendo di esser fermato dalla polizia chiese all’allenatore di dirigesi verso casa. Shyo che si era rialzata, pur tenendo il cazzo del capitano bene stretto in mano, disse: “Va bene! Siamo stanchi. È meglio che scendiamo non appena arrivati” e continuò a masturbare il capitano che iniziò ad avere piccoli spasmi di piacere e poi, in silenzio, eiaculò sulle gambe di Shy, un attimo prima di arrivare sotto casa di Tom.

Tom, con fatica, scese dall’auto e scese anche Shy. Il capitano tentò di trattenerla, ma lei fu più svelta di lui. Aveva pagato il suo debito di piacere e ora voleva stare sola per riflettere su quanto era accaduto. 

Nelle settimane che seguirono, Shy, pentita di quanto era successo e timorosa delle sue pulsioni sessuali che non le consentivano di ragionare, si trattenne e non andò più al campo ed evitò di incontrare tutti quelli della squadra di calcetto. Provava un po’ di vergogna per quanto aveva fatto, ma si consolava dicendo che in fondo Tom se l’era cercata. Talvolta si fermava a pensare a quel cazzo di granito e a quanto piacere le avrebbe procurato, ma la sua vita aveva ripreso i ritmi di sempre. Anzi era strenuamente impegnata a recuperare pienamente il rapporto con Tom, anche sotto il profilo sessuale. Così una sera che Tom l’aveva invitata a cena a casa sua, per poter poi fruire del magnifico letto a disposizione, lei pensò di aiutare i suoi propositi mettendo un abitino che avrebbe fatto resuscitare un morto, con calze autoreggenti e un tanga più simile a un filo interdentale. Sarebbe bastato che lui le avesse alzato la gonna per gustare uno spettacolo mozzafiato.  Ma, arrivata a casa di Tom, lui le disse, come se nulla fosse, senza nemmeno guardarla per apprezzare il suo look coraggioso, che il capitano, saputo della loro cena aveva voluto assolutamente esserci anche lui. Avrebbe pensato lui a portare le pizze per tutti. Tom sembrava contento della sorpresa del capitano, ma a Shy le caddero le braccia dalla delusione. 

Arrivò il capitano con le pizze e con l’allenatore. Mancavano le birre. Tom per dovere di ospitalità si offrì di andare a comprarne e senza perder altro tempo, uscì in fretta. Appena soli, il capitano disse: “Sta tranquilla, abbiamo verificato che non ci sono bar aperti qui intorno. Dovrà perdere almeno un’oretta. Potremo riprendere i discorsi dove li abbiamo interrotti.”. 
“Non abbiamo interrotto nessun discorso – replicò seccata Shy – e non dobbiamo riprendere proprio nulla! Se Tom è ceco, io non sono una puttana”.

“Che parole grosse! – intervenne l’allenatore – in fondo questo è un gioco e noi vogliamo giocare con te”.
“Sono io che non voglio giocare. Sono innamoratissima di Tom, voglio essergli fedele e non gioco con i suoi amici” replicò Shy.
Il capitano si tirò giù i pantaloni mentre diceva: “Lo so bene! Non si scopa con gli amici del proprio fidanzato. Ma noi non siamo amici di Tom!” e in quel momento scoprì un cazzo in gran tiro. 
“Adesso basta, stronzetta – intervenne l’allenatore – siamo qui per chiavarti ed abbiamo allontanato Tom per questa ragione. L’ultima volta io sono rimasto a secco e sono creditore di una scopata. Non farmi arrabbiare, so essere molto gentile con chi è gentile, ma un vero stronzo con le stronzette.”. 

E il capitano: “Vedi questo uccello? È in tiro per te, per le tue grazie, perché anela entrare dentro di te, non certo perché siamo amici di Tom”.

Quella vista ebbe lo stesso effetto che aveva avuto le volte precedenti e si ammorbidirono i propositi di Shy. Si avvicinò al capitano e come se fosse in trance, prese l’uccello del capitano nella sua mano dicendo: “È bellissimo! Ne avrei un gran bisogno – e intanto lo segava piano piano – ma potrebbe tornare Tom e sorprenderci. Lo rimetta a posto! Tom è gelosissimo ed io lo amo”
Mentre lo diceva, suonò il telefono. Era Tom e Shy, senza mollare la presa, rispose di malavoglia. Il capitano sedette sul divano mentre sentiva che Tom diceva al telefono: “Non ci sono bar aperti qui vicino, vado a prendere qualcosa al centro commerciale. Ci vorrà una mezz’oretta o forse un’ora. Nel frattempo fa in modo che non si annoino. Mi raccomando”.

Shy, rivolta a Tom, rispose: “Va bene, ok! Farò come tu dici” Poi, cambiando repentinamente i suoi propositi, sollevò la gonna e si mostrò in tutta la sua avvenenza. Mostrò una pancia piatta e tonda che terminava a cuneo verso una figa pelosa. Con due dita, Shy si fece strada tra le gambe ed allargò le sue grandi labbra e divaricò la vagina che colava umori odorosi. Infine sedette sulle gambe del capitano, mentre questi badava che l’uccello s’infilasse nella figa. Tom, soddisfatto, rispose: “Sapevo di poter contare su di te. Sii carina e non essere troppo dura con loro, devono decidere chi escludere dalla squadra del prossimo anno! E non vorrei essere escluso io” e chiuse la comunicazione.

A telefono spento, per fare lo spiritoso, il capitano disse: “Grazie Tom queste donne sono impertinenti per natura – poi rivolto all’allenatore – Bene siamo pronti! Shy e già in posizione di lancio. Abbiamo solo una mezz’ora, preparati anche tu, perché sarà una puttanella gentile con noi, se no gli escludiamo il fidanzato!”. Shy sorrise pregustando la cavalcata.
Anche l’allenatore si denudò, mostrando un affare di dimensioni cospicue e Shy disse a se stessa che in fondo l’aveva voluto Tom. Mentre Shy si godeva il cazzo del capitano seduta a candela, l’allenatore si avvicinò alla coppia e cominciò a svestire Shy. Poi quando Shy fu completamente nuda e mentre continuava a saltare sulle gambe del capitano, l’allenatore con entrambe le mani palpava le sue tette e stringeva i suoi capezzoli ascoltando gli spasmi di piacere di Shy. 

“Sì, ohhh siì, sono una gran zoccola, la vostra zoccola, la zoccola di tutti – diceva Shy presa dai fremiti pre orgasmici – ho bisogno di godere, fatemi godere! Andate a chiamare quanti abbiano voglia di scoparmi, li consumerò, gli succhierò tutto lo sperma che hanno nelle palle ed anche l’anima. Scopatemi!”

L’allenatore era un buongustaio e mentre il capitano entrava e usciva dalla figa di Shy, lui prese a leccarle il clitoride e a succhiare gli umori provocati dal capitano. Poi, portò una mano alla bocca di Shy, facendogliela aprire. Le infilò prima il pollice e poi il suo cazzo durissimo, impedendole di parlare, ma non di mugolare e muggire come un vitello. “Succhia, succhia, baldracca!”
Shy si sentiva come un animale impalato e pronto per essere messo sul fuoco a rosolare, ma stava godendo da pazzi. L’impegno di Shy fu decisivo per quello che si può definire sesso selvaggio, per il massimo piacere. Poi i due si cambiarono le postazioni e il capitano entrò nella bocca, mentre l’allenatore le riempì la figa. 

Shy sentiva una specie di formicolio al basso ventre che aumentava d’intensità con l’aumento dei colpi nella sua figa e finirono per annunciarle un orgasmo vaginale di immani proporzioni. Poi, per completare l’opera, la presero in due contemporaneamente in figa. Shy sentì i due cazzi farsi strada dentro di se e si sentì una regina, ma anche come un animale catturato e dilaniato. Urlava il suo dolore fisico e, cambiando tonalità, urlava il suo piacere, intenso e formidabile. Si sentì usata, felice e soddisfatta e non si privò di nulla. L’ultimo orgasmo si annunciò violento, prese a balbettare e a urlare. L’orgasmo durò almeno dieci minuti filati, al termine dei quali Shy ebbe una e vera e propria eiaculazione spruzzando i suoi umori dappertutto e bagnando il divano. Cominciò, poi, a tremare e sussultare per un po’, con grida gutturali ed animaleschi. Piano piano, poi, si calmò. Quando si furono ripresi tutti e tre, il telefono suonò ancora. Era di nuovo Tom che disse a Shy: “Ho trovato una birra speciale da far assaggiare al capitano. Arrivo subito”
“Fai presto – disse Shy – che abbiamo una sete da pazzi – e, poi, chiuso il telefono aggiunse – tu arrivi subito, noi siamo venuti già parecchie volte!”

Il capitano allungò una mano verso l’allenatore e disse: “Missione compiuta, butta un cinque”.

“Questa volta – rispose l’allenatore – la pollastra non è riuscita a tenersi tutto dentro.”

“Altro che! – riprese il capitano – l’abbiamo scopata come Dio comanda! Come si può in così poco tempo – e rivolto a Shy – Che gran zoccola sei! Sei meravigliosa. Ora, con la lingua, puliscimi il cazzo, che m’infilo le mutande. La prossima volta, mia cara, ti apro il culo”. 

Aveva goduto Shy, sì, aveva goduto molto, ma a quale prezzo? Il cazzo del capitano era davvero superlativo, tozzo, duro come la roccia e resistente, ma aveva di nuovo tradito Tom mentendogli. Ma con la promessa ricevuta, non si risparmiò l’ultimo servizio. Tirò su le mutande e si abbassò per pulire il cazzo del capitano. Fu un pompino lunghissimo, di lingua e di risucchio, un pompino di fino, un pompino di ringraziamento e di amore, coronato da un nuovo e abbondante orgasmo maschile. Un lungo flusso di seme caldo e dolcissimo.
Quando Tom arrivò, la bocca di Shy conservava ancora il sapore dolce e profumato del seme del capitano. Tom le si avvicinò e la baciò teneramente, ma quei profumi e quei sapori non li distinse. Nel frattempo, il capitano e l’allenatore, scherzavano tra di loro e prendevano per il culo Tom che non si accorse di nulla.

Quanto tempo era passato da quel primo incontro in cui il capitano aveva mimato un pompino con un wurstel. Quale orrore aveva provato Shy! Ora, lei gli era infinitamente grata per averle fatto scoprire un uovo mondo. Non si sentiva una zoccola, si sentiva una donna libera.

Quella sera, Shy, tornò a casa con le calze strappate e la gonna sporca di sperma dei due marpioni. Tom aveva conservato il posto in squadra. Era stata una sera intensa, ma molto, molto, molto piacevole.

Leave a Reply