Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

Il culetto di mia cugina

By 6 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Questa storia parte dalla città per finire in aperta campagna, tra il profumo del fieno e il frinire dei grilli. Dove tutto ha ritmi diversi dal centro di Milano, anche il caffè si assapora diversamente e sulla lingua non hai mai il sapore dei gas di scarico.

Ho diciannove anni, alto un metro e ottanta e, come credo una buona parte dei miei coetanei, un pene che quando parte diventa marmo.
Abito a Milano, vicino al centro.
La domenica i miei avevano inviato a pranzo gli zii e la figlia, la cugina. Già la cugina, quella stangona, bionda, una faccia da maialona. Aveva trentadue anni, i miei zii erano più anziani dei miei.
Vivevano in campagna, erano allevatori. Una bella cascina con mucche e conigli. Mia cugina si era ricavata un alloggio rubando un pezzo alla cascina e viveva sola. Lo aveva rimesso a nuovo, arredato mischiando antico e moderno. Bisogna ammettere che aveva avuto buon gusto. I suoi abitavano in un ala della cascina che non era stata ristrutturata.
Ho sentito alcune volte i miei che dicevano che forse le piacevano le donne.

Quella Domenica era arrivata con una gonnellina corta che mi arrapava all’inverosimile. Tante volte ho spruzzato, solo nel mio letto, sognandola mentre era chinata e io dietro che la riempivo con il mio seme.
Dopo mangiato usciamo a fare una passeggiata per la città. Quando rientriamo Anna, mia cugina, rivolgendosi ai mie esclama ‘Mandate Sam’-così mi chiamavano tutti-‘per un po di tempo da noi, si divertirebbe con il lavoro di campagna! Tanto la scuola è finita’. Era l’inizio di Luglio. ‘Questo lo devi chiedere a lui’ ribatte mio padre.
‘Non so fare nulla dei lavori di campagna!’ esclamo ‘potrebbe essere interessante, se non disturbo’. ‘Allora domani prepara la valigia e in settimana vieni su da noi! Non ti portare giacche e cravatte!!!’.

Il Lunedì chiamo mia cugina e gli chiedo se andava per che andassi su da loro il Mercoledì pomeriggio in treno, lei o gli zii avrebbero dovuto venirmi a prendere alla stazione che era a dieci chilometri dalla loro cascina. Combiniamo.

Il mercoledì, eccitatissimo per l’esperienza da contadino che mi aspettava, prendo il treno. Alla stazione trovo mio zio che mi aspetta in macchina, i saluti, le solite frasi di rito e partiamo verso la loro cascina. Ero stato da loro diverse volte, avevo passato delle Domeniche, ma non mi ero mai fermato a dormire. Gli avevo detto che mi sarei fermato otto o dieci giorni.

Arrivammo in cascina verso le sette, trovai la zia che mi aspettava sulla porta di casa. Mi invitò a entrare poi disse ‘vieni a salutare tua cugina, sta preparando da mangiare’. Entrai, mi fecero sedere al tavolo, scambiammo qualche battuta. Mia cugina aveva preparato una cena semplice ma eccezionale. 
Dopo cena Anna mi dice di seguirla,’dormi di la, in casa mia. Cosi di sera possiamo raccontarci qualche cosa tra giovani’, alla parola ‘giovani’ fece un sorriso, in effetti io avevo diciannove anni e lei trentadue.
La seguii, bisognava attraversare il cortile, era dalla parte opposta a dove alloggiavano gli zii. ‘Non è molto grande’-dice con voce fievole ‘dormiremo nella mia stanza, ti ho messo un letto vicino al mio’ e poi ridendo ‘distante non potevo’. Effettivamente la camera era molto piccola, il suo letto era addossato a una parete e il mio a quella opposta, trai due letti c’era a mala pena un passaggio.
Piazzo la mia roba alla bene meglio. Anna mi chiede ‘Ti va di uscire con i miei amici?’, ‘Si, Anna, nessun problema. Andiamo!’. ‘Ti spiace…, mi dovrei cambiare’, ‘Certo, certo’, esco dalla stanza.
Esce con dei pantaloni attillati e una maglietta, uno schianto.
Partiamo in macchina e arriviamo sulla piazza del paese vicino, posteggia vicino a un gruppo di quattro ragazze e quattro ragazzi.
Appena scesi dalla macchina uno dei ragazzi esclama a voce alta ‘Hei, Anna, non è troppo per te un ragazzo così?’, una ragazza invece ‘Dicci dove lo hai trovato che andiamo anche noi’. A quel punto Anna mi si avvicina e dice ‘Non farci caso, qualche stupidaggine devono sempre dirla’. ‘Voi prima di parlare collegate il cervello! E’ mio cugino e ha 19 anni’.
Facciamo le presentazioni, erano tutti simpatici. Abbiamo passato la sera in piazza a ridere e scherzare. Io ero abituato ad andare nei locali, la sera, con la musica a tutto volume e le parole che non arrivano a chi ti sta davanti.
Era stata veramente una bella serata. Vedevano le ragazze in modo diverso, avevo intuito che mia cugina Anna fosse considerata una ragazza qualunque e non una stangona come la vedevo io, il fatto che avesse un seno ‘abbondante’ era quasi un punto negativo. Mah.

Torniamo a casa e ci mettiamo a dormire.
Il giorno dopo mi sono reso conto che gli zii volevano farmi passare una vacanza e non farmi lavorare insieme a loro. Non sapevo fare nulla, forse sarei stato solo un imbriglio. Mi davano qualche compito ‘soft’.
Dopo pranzo Anna mi chiede se volevo andare a fare un giro, nei boschi, con lei. Accettai senza esitare.
Lei vestiva unna camicia gialla e una gonna anche gialla, lunga appena sotto al ginocchio. Durante la passeggiata chiacchierammo un po di tutto, ci fermammo due volte. Le soste! Proprio queste mi scatenarono la fantasia.
Si sedeva davanti a me con le gambe unite e piegate, vedevo le sue mutandine bianche e immaginavo la sua vagina. Anche io cercavo di assumere delle pose in modo che potesse vedere il mio pacco, e in alcuni momenti avevo il pene in erezione e non si poteva non notare.

Quella sera a cena lo zio aveva aperto un bottiglione di vino ‘speciale’, ‘Questo è speciale, un po fortino, fa 14 gradi ma e’ speciale’. Effettivamente era buono, lo dico io che non bevo mai vino. Finita la cena, mi alzo, mia cugina si alza, ci guardiamo negli occhi e ci ributtiamo sulla sedia ridendo come pazzi.
‘Hei! Che succede?’ chiede mia zia, ‘Niente, niente zia’. Il vino ci era sceso nelle gambe. 
Dopo qualche minuto ci riprendiamo e andiamo in camera. Ci cambiammo, eravamo completamente andati, Anna non si era fatta il problema di spogliarsi davanti a me. Si è infilata la camicia da notte e io sono rimasto in boxer.
‘Hei! Ti sei messa nel mio letto!’ esclamo io ‘Oh, cazzo. Non ce la faccio a spostarmi”.
Spengo la luce e entro nel letto con lei, il vino mi aveva fatto perdere ogni freno inibitorio. Mi accorgerò tra poco che aveva fatto lo stesso effetto anche a lei.

La abbraccio, gli infilo le mani sotto la camicia da notte, la accarezzo e le fa altrettanto con me. MI sembrava tutto normale, ma allo stesso tempo mi rendevo conto che era mia cugina, mi rendevo conto che era nei miei sogni.
‘Mi vuoi?’ dice Anna ‘Mi vuoi?, prendimi, toccami, accarezzami…, oggi vedevo il tuo uccello attraverso i pantaloni e se non fossi stata tua cugina ti sarei saltata addosso’, ‘Pensi che le tue mutandine mi lasciassero indifferente? Lo hai fatto apposta a farti vedere vero?”.
‘Forse per colpa del vino mi sto lasciando andare troppo’ esclama mia cugina, ‘Ma al pensiero della tua testa tra le mie gambe non capisco più niente’.
Scendo e l’accontento, non si era lavata prima di andare nel letto, questo non faceva altro che farmi aumentare l’eccitazione. Teneva le gambe strette contro le mie orecchie. La mia lingua si muoveva come per leccare un gelato, non un clitoride. Si era tolta la camicia da notte, era nuda.
Allontanai la testa dal paradiso della mia lingua e mi stesi sopra di lei. Ero ancora abbastanza sotto l’effetto dell’alcol e non riuscivo a fare sesso ‘convinto’.
‘Posso infilartelo?’, ‘Accomodati!’ rispose con la bocca impastata di chi è ubriaco. Dopo qualche minuto raggiunsi l’orgasmo. Gli riempii la vagina con il mio seme.
Bello, ma non fu nulla di eccezionale per nessuno dei due, a causa del vino non eravamo in grado di assaporare quel momento. Ma grazie al vino avevamo rotto il ghiaccio.
Il giorno seguente ci alzammo, come se nulla fosse successo. La giornata trascorse tranquilla, Anna era più autoritaria. Mi trattava in modo più ruvido del solito, sembrava che non mi chiedesse di fare dei lavori ma me lo ordinasse. Non feci molto caso a questo modo di fare.
La sera uscimmo con i suoi amici della piazza, furono due ore piacevoli.
Rientrammo, lei andò in bagno a cambiarsi, poi fu il mio turno. Entrai in camera e mia cugina era nel suo letto, sotto le coperte. Abbassai le coperte del mio letto, quando lei da dietro ‘Ohhh! Mica pensi di farmi stare qui nel letto sola?’. Non potevo sperare di meglio, credevo di dovere fare i salti mortali per ricreare una situazione come quella della sera precedente.
Non me lo faccio ripetere, spengo la luce, abbasso le coperte e mi corico al suo fianco.
Anna porta subito la sua la sua mano mano sul mio pene che era ancora a riposo, e lo stringe insieme ai testicoli. ‘Piano…, Piano!!!’ esclamo con una smorfia di dolore. Non chiude la mano ma non molla la presa. ‘Questa sera comando io!’ esclama ‘tu fai quello che dico io! Io ho trentadue anni e tu diciannove, se non ti sta bene puoi andare nel tuo letto’. ‘Ok…, Ok…’ sussurro, avevo i testicoli doloranti per la sua stretta.
A diciannove anni non si riescono a cogliere certe sfaccettature del sesso. Mi sembrava dottor Jekyll e mr. Hyde. La ragazza bionda con la gonnellina che apriva timidamente le gambe per farsi guardare le mutandine si era trasformata in un colonnello nazista delle SS.

Mollò la presa. Si tolse la camicia da notte, mi guardò qualche istante e esclamò ‘Cosa aspetti? Mettiti nudo! Datti da fare!!!’. ‘Agli ordini!’. ‘Massaggiami il seno e succhiami i capezzoli!’, porta le mani sopra al suo seno che mi sembrava più grande di sempre e inizia a massaggiare, giravo la lingua attorno ai capezzoli sodi.
Mi stava trattando come un giocattolo, ero diventato uno strumento di piacere telecomandato.
Anna-‘Fammi sentire le mani! Ti manca la forza?! I capezzoli devi succhiarli!!! Non stai leccando un gelato’. La ragazzona bionda di campagna, semplice, con la gonnellina, che sembrava non rendersi conto di quanto fosse arrapante si era trasformata in una dominatrice senza freni.
Gli strizzai i seni con le mani e inizia a succhiare con avidità un capezzolo. Era uscito completamente, non pensavo che un capezzolo potesse diventare tanto lungo. Non osavo, ma a tratti la guardavo in faccia. Aveva uno sguardo severo che lasciava trasparire un misto di godimento e di piacere. Penso che il fatto di avermi completamente sottomesso gli facesse provare un piacere sottile. Decisi di stare al gioco. Ero diventato la sua macchina del sesso. Sicuramente mi stava facendo fare tutto quello che per lei fino ad ora era stato solo un sogno. Un sogno che magari finiva sola, sotto le coperte, masturbandosi.
‘Basta! Succhiami il clitoride!’, portai la testa verso il suo pube strofinando la guancia lungo il suo ventre. Mi intrufolai tra le sue cosce, appoggiò le gambe sulla mia schiena e inizia a compiere movimenti circolari sul clitoride, Anna ansimava, si sentiva a godere. Mi riempiva la bocca del suo liquido. Con uno scatto stringe le gambe attorno al mio capo, alza la testa ‘Ti ho detto di succhiare!! Non di leccare’. Presi a succhiare il clitoride che intanto di era fatto duro, lo sentivo in bocca. Quasi istintivamente inizia a mordicchiarlo, ‘Siiii, Siiiii, stai imparando, continua’.
Mi spinse la testa come per allontanarmi la lingua dal pube, forse non voleva ancora raggiungere l’orgasmo. Mi spinse la testa, che era sempre salda tra le sue cosce, in basso, poi la tirò verso di lei. Mi ritrovai con il naso tra le sue grandi labbra e la mia bocca sul buchetto de sedere. ‘Lecca! Non hai ancora finito il tuo lavoro!’ esclama mia cugina. Cosa lecco? Il buco del culo? Non sapevo che fare. Quando mi capita ancora una situazione come questa?.
Tiro fuori la lingua e inizio quella che per me è diventata una delle più belle esperienze provate con una ragazza.
Con foga gli lecco il buchetto del sedere, cerco di fargli entrare la lingua, ero in preda al delirio, non capivo più niente, la mia lingua continuava a puntare nel il buco, con due dita intanto strofinavo il clitoride, la mia saliva mista al liquido della sua vagina avevano reso il buchetto del sedere scivoloso e la mia lingua riusciva a entrare per due o tre centimetri.
Anna raggiunse un orgasmo incredibile, indescrivibile. Tremava, faceva scatti con le braccia e le gambe, emetteva versi ‘UUUhhhaaaaiiiii, aaaaiiiiiiiiih’.
Emersi, mi asciugai la faccia col il lenzuolo, mi sdraiai sopra di lei. Con un filo di voce disse ‘Dai! Fai quello che vuoi fare, sono stanchissima’. Lo infilai nella sua vagina rovente e gli salta sopra fino a quando il mio seme la riempì. Lei era immobile, come svenuta.
Era stata una esperienza sconvolgente, si era trasformata in una macchina per godere.

Il giorno successivo mi chiese di andare a camminare con lei nei boschi. Raggiungemmo una zona dove le piante erano rade e, ne mezzo, sorgeva una enorme roccia. ‘Vieni! Andiamo in cima’ esclamò Anna. Era un masso solitario alto una decina di metri, sembrava messo li dalla mano di un gigante.
La cima era abbastanza pianeggiante, ci sediamo e subito mia cugina ‘Sam! Forse ti devo chiede scusa per questa notte!?’, non capii se si trattava di una domanda o di una affermazione. ‘Figurati! È stato bello! E poi io ti ho pensato molte volte’. Anna, guardandomi fissa gli occhi ‘Voi dire che ti masturbi pensando a fare delle cose con me?’, annuisco timidamente. Prosegue il discorso non interrotto ‘Io non ho mai pensato a te quando mi tocco. Anche io mi arrangi da sola, è normale. Ma ho sempre sognato un ragazzo che mi facesse… si, insomma, quello che hai fatto tu ieri’. Non osava dire che aveva sempre sognato di farsi leccare il buchetto dietro.
Anna si sdraiò ‘Dai vieni facciamolo qui’, si tolse le mutandine da sotto la gonna. Mi stesi sopra a lei e lo infilai. Fu un rapporto ‘normale’, bello, delicato. Quando stavo per spruzzare gli misi due dita sul clitoride e raggiungemmo l’orgasmo quasi all’unisono.

Tornammo in cascina felici, la guardavo e provavo un senso di serenità. Il colonnello delle SS era tornata a essere la cugina dei sogni, la cugina che potevo accarezzare e toccare.

Due sere dopo mi infilai nel letto con lei. ‘Pensavo che non mi volessi più!’ esclama Anna. ‘Figurati, sei stata una maestra per me!’.
‘Mettiti nuda’ le dissi ‘voglio leccarti’, ‘Non vuoi che sia io a farti godere questa volta?’ mi rispose.
Senza altre parole portai la testa tra le sue gambe e inizia a leccare il clitoride, succhiavo le grandi labbra e le sentivo che mi riempivano la bocca. La sentivo ansimare. Alzai la testa presi i suoi fianchi tra le mani la gira con il culetto all’insù, lei credette di capire e si mise nella posizione della pecora, ‘Dai Sam! Saltami sopra’. Non aveva capito.
Infilai la lingua nello spacco, tra sue natiche. La facevo salire e scendere, lentamente ma sempre più a fondo, fino a raggiungere il buchetto, Mi dava sensazioni impensabili, sentivo le pieghe sulla mia lingua, avrei voluto fargliela entrare dentro. Con le mani mi aiutavo ad allargare i glutei e con la lingua spingevo con tutta la forza che potevo. A volte mollavo una natica per accarezzargli il clitoride.
A fatica mi staccai da quello che era diventato un paradiso per la mia lingua, mi sentivo come Colombo quando vide le terre dell’America.
Lei rimase pietrificata in quella posizione. Appoggia le mani sulle sue natiche e lo infilai nella sua vagina bagnata e calda. Si distese sul letto e io da dietro, senza sosta, andavi su e giù. Avevo infilato una mano sotto, e di tanto in tanto gli stimolavo il clitoride. Arrivammo all’orgasmo.
Si girò e con un filo di voce disse ‘Sei stato sublime’, ‘Non pensavo che il tuo culetto potesse darmi tutto questo! Buona notte’, ‘Buona notte’

 

 

1
1
nik

Leave a Reply