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Il Diario di una Schiava 1 – L’inizio

By 10 Settembre 2022No Comments

Il racconto che segue non è frutto della mia fantasia, ma rappresenta ciò che è realmente accaduto nei mesi scorsi. L’ idea di questo Diario è nata del mio Padrone che mi disse di mettere per iscritto azioni e pensieri e così sono nati questi piccoli estratti della nostra quotidianità. Il mio addestramento non è ancora concluso, nuove avventure mi aspettano e nuovi racconti ne seguiranno. Mi chiamo Briseide, sono una schiava e questa è la mia storia. Buona letura.

La prima volta che mi sono masturbata è avvenuta all’età di 14 anni, mentre facevo le parole crociate mi sono “accidentalmente” accarezzata con il tappo della bic sopra il piccolo clitoride che se ne stava rintanato nel suo guscio. L’orgasmo è arrivato poco dopo, come una scarica elettrica che partendo dalla punta dei piedi è risalita fino alla radice dei capelli. Mi piacque così tanto che non ho più smesso. Per anni ho usato solo e soltanto penne rigorosamente bic, dalla parte del tappo ovviamente, senza mai penetrarmi. È stato dopo poco che ho scoperto la mia indole di sottomessa. Non ho mai voluto accettare la cosa, per pudore, riserbo o taboo della società. Il fatto che mi immaginassi di essere sculacciata da un uomo adulto non mi andava proprio giù. Quanto godevo quando leggevo quei racconti. Si, io leggevo racconti, d’incesto per lo più, per potermi immedesimare meglio. I porno non mi hanno mai detto granché, guardo anche quelli certo ma preferisco lavorare di fantasia. Ovviamente il fatto che il genere incesto fosse il mio preferito non faceva che aumentare le mie remore nei confronti di questo mondo. Inutile spiegare che il rapporto con mio padre è sempre stato un disastro, credo che Freud si sarebbe divertito parecchio, lo immagino sogghignare consapevole di aver avuto ragione, ancora una volta. Ho sempre attratto ragazzi più grandi, forse persino troppo. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è sempre stato detto che ho qualcosa nello sguardo, ma cosa? Non sono mai riuscita a capirlo. Almeno sino a pochi mesi fa.
Tutto è iniziato poco dopo il mio trasferimento in una nuova città in seguito alla mia laurea, avevo 21 anni. Mi sono trasferita da sola per lavoro, in un posto nuovo. Ma non ero spaventata, ho sempre bramato l’indipendenza. A 18 anni andare via di casa mi ha fatto sentire libera, e con la libertà sono arrivate le prime cazzate. La verginità l’ho persa a 18 anni in un bell’hotel sul porto di Genova, con una persona non altrettanto bella purtroppo. Se fino a quel momento ero una piccola principessina sognante che credeva nell’amore e nel principe azzurro, dopo quel giorno mi sono trasformata in una ragazza senza pretese che non sa dire di no e nemmeno gliene frega più di tanto di quello che succede dopo. Il velo idilliaco della mia fanciullezza si è rotto con il mio imene quel giorno di fine settembre. Nella città della mia università m sono divertita. Ragazzi, uomini sposati, fidanzati, non mi importava. Mi importava solo che avessero scelto me in quel momento e che mi ritrovassi io in quel letto mentre mi chiedevano di succhiargli il cazzo con la mia boccuccia d’oro. La cosa non mi dava fastidio sul momento perché mi sentivo potente, successivamente arrivavano i sensi di colpa e con quelli il disgusto per me stessa e per il genere maschile. Questo ha contribuito a rendermi ancora più cinica e chiusa. Con tutti questi uomini però non mi sono mai sentita veramente soddisfatta, godevo poco e venivo ancora meno. Probabilmente i miei orgasmi si possono contare sulle dita della mano.
Dove ero rimasta? Ah si, al trasloco. Dopo il mio trasferimento aspettavo la conferma di una proposta di lavoro che ovviamente non è arrivata. L’ho presa nel culo, metaforicamente parlando. Era il 4 Febbraio quando ho attivato l’opzione “amici nelle vicinanze” di telegram, non che mi aspettassi davvero di trovare degli amici, cercavo più che altro intrattenitori. Non rispondevo a tutti, solo a quelli che mi incuriosivano. Il primo messaggio che mi ha mandato il mio Padrone è stato un complimento. Non mi ritengo affatto una bella ragazza e ho pensato subito fosse il classico uomo di mezza età, un cinquattottenne intrappolato in un matrimonio noioso, che cercava un po’ di svago e giovinezza. Ero una boccata d’aria per queste persone, spesso rispondevo dando un po’ di corda e di sollievo dalla loro vita monotona e soffocante. Loro mi riempivano di complimenti gonfiando un po’ il mio ego e io davo loro una ventata fresca di gioventù. Solitamente rispondevo con tono sprezzante e tagliente e così ho fatto anche con lui. Dopo pochi messaggi pensavo che fosse finita li. Ma lui ha saputo esattamente come prendermi, stimolando la mia curiosità con frasi del tipo “so come sei realmente”. Mi chiese una foto della mano e di un occhio. Ero così curiosa di sapere il risvolto della cosa che le ho fatte in autobus, non riuscivo ad aspettare 10 minuti in più per arrivare a casa. Sono bastate due immagini per farmi leggere dentro come un libro aperto, non doveva dire altro. Ero già presa. Mi ha manifestato subito il suo modo di essere, o forse l’avevamo capito a vicenda. Mi ha descritto come vedeva il mondo dai suoi occhi di Dominante. Non era il classico Padrone che annulla completamente la sua schiava, a lui piace la sottomissione come strumento di miglioramento, di crescita, di affermazione della persona-schiava.
Mi ha detto che ero una tela bianca, il quadro era già nascosto in me, lui doveva solo dargli forma. Dopo 4 giorni dalla nostra prima conversazione ci siamo visti. Io ero incuriosita da quel mondo che lui mi aveva esposto ma non pensavo minimamente che mi avrebbe scelta. È stata più una sfida personale quella di accettare il suo invito a pranzo. Ero così agitata che non ho nemmeno finito il piatto di pasta che avevo davanti, mai successo. Mi ero vestita con un paio di jeans che credo modestamente mettano in mostra il mio bel culone e un maglioncino traforato per mostrare le spalle e il collo. Francamento mi vergognavo, mi aveva detto che gli piacevano le ragazze minute e io non sono proprio esile. Da quel giorno mi ha detto molte volte che mi trova bellissima, fatico ancora a credergli. Abbiamo parlato a lungo in quel pranzo, nonostante per lui io fossi già un libro aperto gli ho fatto scoprire anche le note a pie pagina e la prefazione dell’autore. Prima di Lui non sapevo molto di questo mondo, del BDSM e della sottomissione, mi affascinava ma non mi ero mai informata. Non sapevo il tipo di rapporto che si potesse creare tra un Padrone e la sua schiava, forse fatico ancora oggi a capirlo, forse perché sconfinato. Gli ho chiesto molte volte perché avesse scelto me, c’erano altre “candidate” in gara. Mi ha detto che in me ha visto qualcosa, che ho bisogno di una guida e che sa che non lo deluderò. Ho 22 anni e io non ne so niente del mondo.
Dedicato al mio Padrone, Master Fisting.

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