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Il Diavolo al Liceo

By 12 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una giornata imprecisata di Ottobre e nel liceo scientifico statale *********** le foglie imbrunite cadevano pigre dai rami degli alberi del cortile mentre all’interno dello stabile si consumava, per Flavio, un’altra noiosa giornata di scuola.
Flavio era un ragazzo molto introverso: i suoi anni precedenti erano stati segnati da profonda solitudine e sconforto e, ormai, arrivato in quinta, aveva perso le speranze di avere una vita normale. Una ragazza che esercitava una forte attrazione su di lui era Erica: 18 anni, bionda, con gli occhi azzurri come il mare, il seno prosperoso e le forme aggraziate, ma, neanche a dirlo, ella non lo considerava nemmeno per sbaglio.
Complice la propria intelligenza, fuori dal comune, Flavio provava un certo disgusto verso la compagnia dei suoi coetanei, dato che non riusciva ad amalgamarsi poiché li riteneva stupidi e ignoranti. Per questo, nel corso del tempo, venne messo al bando ed emarginato da tutti.
In quel giorno ordinario, il ragazzo prendeva coraggio chiedendo ad Erica di poter parlare in privato con lui e, visto che ella aveva accettato, andava all’incontro pieno di gioia.
“Ciao Erica!” disse Flavio con tono di voce curato.
“Ciao ehm… Flavio!”.
” senti ho chiesto questo colloquio con te per poterti invitare ad uscire questo sabato”.
” io e te? ” la giovane scoppiò in una fragorosa risata e se ne andò.
Flavio aveva appena ricevuto come una sassata sullo stomaco e, deluso, tornò in aula. Dopotutto non era un brutto ragazzo: Alto quasi un metro e novanta con un taglio di capelli sbarazzino, due spalle larghe, un fisico nella norma, la pelle color moca e il taglio degli occhi, color nocciola, vagamente arabizzante.
La donna che ispirava in lui pensieri così impuri aveva, però, una amica molto pettegola, di nome Angelica. Angelica, 19 anni, era una ragazza benestante e vanitosa che credeva che tutto le fosse dovuto; nonostante ciò era obiettivamente molto bella d’aspetto: alta 1 metro e 84 cm, portava una lunga chioma di capelli castani finemente raccolta in una treccia e annodata con un fiocco di raso rosso. Gli occhi, verdi smeraldo, erano incastonati in ciglia lunghe e vaporose e le sue labbra, quelle maledette labbra che gettavano infamia su molte persone, erano di un rosso carminio esaltato dall’uso del rossetto. I particolari che più colpivano di quella “cavalla” erano, però: il fisico marmoreo, scolpito dall’assiduo allenamento in palestra; il posteriore, di una forma a mandolino e molto sodo; il seno, sfidante della forza di gravità. Grazie a lei la notizia dell’incontro disastroso si diffuse in tutta la classe e suscitò grasse risate.
Dopo quella delusione lo sconforto di Flavio si mutava, a passo di gigante, in cattiveria e crudeltà: doveva avere vendetta.
La campanella scandiva le 12:30 e l’inizio della lezione di ginnastica, così, i ragazzi e le ragazze si trasferivano in palestra.
Flavio era sempre molto lento a cambiarsi e, quando ebbe finito, era rimasto da solo nello spogliatoio. Si alzò dalla panca e si diresse verso il campo ma fu fermato da una voce che gridava aiuto.
Si voltò e andò incontro al lamento: era Angelica, chiusa nello stanzino femminile dalle compagne tramite una scopa adagiata dall’esterno contro la maniglia.
Il ragazzo, avendola riconosciuta, entrò nel locale avendo cura di ri-serrare la porta dall’interno con lo stesso metodo.
“Ciao Angelica” disse Flavio.
“Ciao” rispose lei, con tono spaventato. “Perché hai chiuso la porta?”
Il ragazzo le mise una mano sulla bocca e la invitò al silenzio, dopodiché la porto’ dove c’erano i sanitari.
“Che hai intenzione di fare, essere inutile? ” aggiunse ella mentre si dimenava.
Il maschio le strappò i vestiti di dosso e la mise in ginocchio sul pavimento, poi tirò fuori ciò che differenzia l’uomo dalla donna.
Angelica rimase colpita dalle dimensioni dell’attrezzo di Flavio e restò ammutolita a contemplarlo.
“Lo sapevo che, di fondo, sei solamente una vacca! allora comportati da tale!” disse Flavio spingendole la testa verso l’inizio del pennacchio.
Le calde labbra carminie circondavano il pennone del giovane e un risucchio morbido e soave avvolgeva i suoi sensi.
Angelica, come in estasi, creava, con una passione sfrenata, il vuoto attorno all’asta; nel contempo il ragazzo mischiava ai versi di piacere, insulti e spasmi muscolari inconsapevoli.
All’improvviso, Flavio, la fece alzare, la piegò ad angolo retto e la penetrò in quel punto che era diventato una stufa, iniziando un movimento ritmato avanti-indietro che aumentava costantemente nel tempo.
Lei gradiva quel trattamento. Oh se lo gradiva!
le sue gote si facevano rosse, i promontori si erigevano come soldati sull’attenti e la sua gabbia soave si stava trasformando in una dolce, umida, calda e confortevole prigione per il “piccolo” Flavietto.
Diversi mugolii scappavano al controllo della ragazza, fremiti di piacere incontrollato.
“continua così, ti prego!” urlò ella al suo boia, sopraffatta dalla di lui crudezza e brutalità.
Nell’udire quelle parole, il carnefice le diede un sonoro schiaffo sulla guancia destra e uno sulle natiche.
Dopo un bel po’ di “dolce su e giù” Flavio estrasse il suo martello pneumatico grondante di odorosi umori femminili e lo appoggiò sull’ingresso ausiliario.
Angelica, spaventata a morte, gli disse, con un filo di voce, ” no no no no, ti prego, no! sono ancora vergine lì e il tuo arnese mi sfonderà… non farlo”
Il boia, stimolato tremendamente da questa supplica, replicando l’entrata in una fortezza medievale in stato d’assedio diede, con tutta la forza che aveva nel corpo, un colpo secco all’orifizio mai violato della bella donna, provocandole un grido di dolore lancinante.
“AHIAAAAAAAAAAAAAAAA! sei un bastardo!” imprecava la ragazza con il viso rigato dalle lacrime che sgorgavano copiose dagli occhi verde smeraldo: era stata sfondata.
Flavio, eccitato all’inverosimile, non trovava più resistenza e menava affondi e colpi secchi.
Dopo qualche minuto di quel trattamento Angelica non voleva credere a ciò che stava accadendo: provava un piacere mai conosciuto e acuto che si faceva strada in lei e le tangeva il cervello.
“AAH siiiii ti prego, ancora!”
“non smettere aaaaah” “aaaaaah”
“mmmm” Dio mio che bello!
“Lo sapevo mmmh che ti sare mmh mmh sarebbe piacuto, sgualdrina!”
“aaah aaah mi sento così impotente e sottomessa, ma mi piace aaaah aaah”
Angelica esplose in un orgasmo di intensità sovrumana e Flavio, poco tempo dopo le riversò in viso una eruzione di bianca lava bollente.
Aveva avuto la sua vendetta.
La ragazza, squassata dagli spasmi si accasciò per terra.
Il Boia, mentre si ricomponeva, tirò fuori il portafogli e , lanciandole 10 euro, disse “non mi importa se ti è piaciuto o meno, non è per quello che l’ho fatto. Questi te li sei guadagnati, puttana!” e se ne andò verso la palestra.
Ormai l’ora, però, era sul finire ed Erica, che si era sganciata 10 minuti prima e aveva visto parte della scena, chiese, con il terrore nel viso: ” Perché le hai fatto tutto ciò?”
Flavio, senza scomporsi minimamente, le rispose con lo stesso tono pacato del primo colloquio dicendole: “Ciascuno ha il diavolo che si merita” e continuò per la sua strada.

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