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Il dolore di Elisa

By 12 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao a tutti, per prima cosa vorrei presentarmi mi chiamo Antonino ho 23 anni, vivo in una città del sud e quello che vi sto per raccontare è una storia vera ed è successo a gennaio di quest’anno. Ho un cugino di 28 anni, sposato da 4 anni con una donna di 2 anni più grande di lui, fin dalla prima volta che l’ho vista, mi ha fatto venire la più grande erezione della mia vita.
è successo l’estate di cinque anni fa, ero andato a mare con i miei genitori e mia sorella, ero stanco perché la sera prima ero andato a ballare con i miei amici perciò per rilassarmi mi sono sdraiato sotto l’ombrellone, dopo circa un’ora guardo alzo lo sguardo e vedo la donna più maiala che avessi mai visto, non era bella ma era porca, labbra gonfie e carnose, dei seni pieni e dei fianchi molto larghi, per fortuna che ero a pancia in giù, perché sentivo il cazzo che quasi mi stava strappando il costume. Quando mio cugino Alessio me la presentò come la sua fidanzata mi venne un moto di rabbia, perché avrei voluto spaccarla in due, ma a quel punto non potevo fare più niente, lei mise il suo asciugamano proprio davanti al mio, si sedette ed iniziò a spalmarsi la crema solare massaggiandosi, non riuscivo a credere ai miei occhi quando passò al seno, si allargò il pezzo di sopra del costume massaggiandosi il seno, riuscì addirittura a vederle la grossa aureola ed il capezzolo eretto, a quella visione non riuscì più a trattenermi venendo dentro il costume.
Questa storia continuò per anni, all’inizio pensavo che lo facesse per scherzare, una volta si mise a farmi il piedino sotto il tavolo, forse lei lo faceva scherzando ma non sapeva che io sono adoro i piedi delle donne e sentendo le sue soffici dita sulla mia gamba, il cazzo mi stava per esplodere nei pantaloni, così con una scusa scappai in bagno per masturbarmi. Di queste scene ne successero molti in questi anni.
Ora inizio con la storia vera, tutto è iniziato questo gennaio, mio cugino e sua moglie Elisa ancora non avevano avuto figli e ci chiedevamo tutti il perché, quando un giorno gli si ruppe il cellulare e gli dovetti prestare uno dei miei, io sono sempre stato un maniaco del controllo e così sui miei cell ho installato un programma che conserva automaticamente una copia dei messaggi e l’elenco delle chiamate, quando me lo restituì controllai i messaggi e mi accorsi che erano tutti cancellati, compresi alcuni che avevo mandato, così controllai la cartella nascosta trovai una conversazione fra lui e sua moglie ‘Elisa Amore Mio’, con scritto ‘Coglione mi sono arrivati i risultati degli esami, dobbiamo trovare qualcuno che mi scopi come si deve, il tuo minuscolo cazzettino non solo non riesci a farmi sentire niente, ma sei anche completamente sterile.’, continuo a leggere e vedo la risposta: ‘Mia padrona scegli chi vuoi ed io farò in modo di portartelo nel letto. Le chiedo solo di non scegliere qualcuno che mi conosce per non fare cattiva figura.’ Ero allibito mio cugino era un sottomesso, ma non riuscivo a fermarmi mi stavo eccitando troppo, ‘Come ti permetti a farmi richiese? Per punirti farò l’opposto, per umiliarti al massimo sceglierò fra i tuoi amici o i tuoi parenti!’ le rispose lei. Continuai a leggere scoprendo che non solo era sottomesso ma era proprio lo schiavo della moglie, così qualche giorno dopo quando lui mi chiamò Elisa per parlarmi e chiedermi un favore ero già eccitato.
‘Come stai? Vuoi qualcosa? Un caffè, un the o qualcosa di forte?’ mi chiese quando entrai. ‘Un the mi va benissimo.’ gli risposi, in realtà non volevo niente ma volevo ammirare il suo grosso culo chiuso nei pantacollant. ‘Devo chiederti un grosso favore.’ mi disse quando tornò nella stanza. ‘Sei di famiglia puoi chiedere quello che vuoi senza preoccupazioni.’ la tranquillizzai. ‘Mi devi assicurare che però resterà fra me e te.’ replicò lei poggiando la mano sulla mia. ‘Te lo prometto.’ affermai io. ‘Devi mettermi incinta, tuo cugino è sterile e dal momento che vi assomigliate non si capirà.’ mi confessò. ‘E che ne pensa quel cornuto e coglione di mio cugino?’ le domandai strizzandole una tetta, che era morbidissima. ‘Come ti permetti!’ esclamò Elisa scioccata. ‘Vedi che so che mio cugino è il tuo schiavetto ma se vuoi me devo avvertirti che non sarò come lui e sicuramente non sono dolce e gentile anzi puoi mettere in conto molto dolore, perché io godo a far soffrire le mie compagne.’ la avvertì e per sottolineare quel punto le strizzai così forte un seno da farle uscire le lacrime dagli occhi. ‘Sei un bastardo.’ si lamentò Elisa. ‘Io sono fatto così e se ti va bene spogliati, sennò me ne vado e fanculo.’ le dissi alzandomi dal divano. ‘Va bene questa storia mi piace.’ accettò iniziando a spogliarsi.
Era la maiala che avevo sempre pensato, il seno anche se grosso e bello non era molto sodo, anzi un po’ le pendeva, ma i capezzoli erano grossi e lunghi, glieli afferrai iniziando a tirandoglieli fino a farla sobbalzare, ma la prima volta non volevo andare troppo oltre, non volevo farla spaventare, così mi spogliai, la buttai nel e glielo piantai interamente nella fica ancora asciutta, pensavo di entrare in una specie di grotta invece era stretta, mi sentivo il cazzo perfettamente avvolto, non dico di essere Rocco Siffredi, ma sono abbastanza dotato, lungo 17 centimetri, ma molto largo più o meno quanto tre dita, mentre la caricavo lei si lamentava perché ancora non era lubrificava, io lo uscivo quasi tutto per poi riaffondare con forza. Sentivo il suo culo tremare ad ogni affondo, dopo un po’ iniziò a bagnarsi e godere anche lei per la cavalcata, avrei voluto iniziare a farle male ma mi trattenni e decisi di massaggiarle le tette poco delicatamente, alla fine le schizzai cinque fiotti di sborra calda, mentre anche lei aveva il suo primo orgasmo, a quel punto lei stava per farlo uscire, ma con uno schiaffo sul seno destro la immobilizzai dicendole che ancora non avevo finito, restandole ancora dentro le presi la gamba sinistra e mi avvicinai il suo piede al viso, iniziando a leccarglielo ed il mio cazzo riprese subito vigore, la feci girare per metterla a pecorina, poiché ero appena venuto durai una mezz’ora ma già dopo circa dieci minuti lei ebbe il suo secondo orgasmo e questo mi fece arrabbiare non le avevo dato il permesso di venire prima di me, così iniziai a prenderle a schiaffi quell’enorme culone che si ritrovava, prima piano piano poi sempre più forte finché ad ogni schiaffo lei sussultava per il dolore e restavano le impronte della mia mano sulla chiappa, quando alla fine venni il suo culo era rossissimo e sicuramente dolorante.
‘Wow, è stato fantastico, mi è piaciuto moltissimo anche se mi hai fatto tanto male.’ mi disse Elisa. ‘Grazie ma vedi che questo per me è stato delicato e romantico, preparati psicologicamente per domani che arriveremo al secondo gradino.’ detto questo uscì per tornare a casa.
Ma prima andai a fare compere per il giorno seguente, avrei già voluta farla sanguinare dal giorno seguente ma sapevo che le cose fanno fatte a gradi sennò sarebbe scappata così mi limitai a prendere delle pinze ed altro.
Continua Prima di continuare il racconto voglio spiegare una cosa, sì è vero che mi piace far provare dolore alle ragazze con cui sto, ma non ho mai imposto niente a nessuna delle donne con cui sono stato, sono libere di scegliere, prima di fare qualsiasi cosa io spiego cosa sto per fare e se dicono no io non costringo nessuno in nessun modo ed anche durante il gioco anche se sembra una contraddizione in termini aborro la violenza, intesa come stupro, ma il ricatto è un’altra cosa, scusatemi per questa piccola parentesi ma era per chiarire un concetto, per via di alcuni messaggi che mi sono arrivati.
La mattina seguente dopo che mio cugino uscì per andare a lavoro io andai a trovare Elisa, deciso a giocare un po’, dopotutto avevo trovato un nuovo giocattolo su cui testare le mie varie forme di sadismo. Così prima di uscire preparai uno zaino con all’interno: delle corde per immobilizzarla, le mollette metalliche ed il frustino che avevo comprato il giorno prima, una canna di legno flessibile ma comunque molto dura, una gag ball, un pulsante d’emergenza una specie di cilindro con un bottone in cima, che una volta premuto suona ed infine misi dei post-it ed una penna (presto capirete l’utilità di questi ultimi due).
Mi aspettava, perché quando venne ad aprire la porta indossava solo reggiseno e mutande in pizzo nero ed autoreggenti nere, senza scarpe né ciabatte, era truccata così pesantemente che sembrava una prostituta, pensai che prima che me ne fossi andato tutto quel trucco molto probabilmente si sarebbe sciolto con le sue lacrime.
‘Ciao ti aspettavo, già sono tutta bagna al solo pensare del tuo arnese che mi entra dentro.’ mi disse una volta chiusa la porta, ‘Il mio corpo ed i miei piedi sono tuoi, non ho mai goduto tanto come ieri.’ aggiunse accarezzandosi l’inguine. ‘Forse non ricordi cosa ti ho detto ieri, ma oggi non sarà come ieri, oggi ti farò male, non troppo ma abbastanza.’ replicai posando la cartella. ‘Cosa vuoi dire?’ mi chiese preoccupata. ‘Oggi faremo un gioco che a me piace chiamare indovina il numero a cui sto pensando.’ risposi iniziando a riporre tutto quello che avevo portato nel tavolo della cucina. ‘Spiegati meglio.’ disse con voce tremante mentre guardava tutti i miei giochini con sguardo incredulo. ‘Il gioco è diviso in due parti nella prima parte penserò un numero da 1 a 100 e se indovini per cinque giorni ti assicuro che ti darò il mio seme senza farti male, come abbiamo fatto ieri.’ le spiegai. ‘E se per caso dovessi sbagliare?’ domandò. ‘Niente di più facile, la differenza fra il numero che ho pensato e la tua risposta si tramuterà in frustate. Ad esempio se io penso 20 e tu mi rispondi 80 riceverai sessanta frustate, divise fra seno e vagina.’ risposi sorridendo, mostrandole il frustino. ‘E la seconda parte?’ mi chiese. ‘La seconda è quasi identica alla prima, solo che i numeri sono da 1 a 3 e se indovini ci saranno sempre i cinque giorni senza dolore, però se sbagli le frustate verranno moltiplicate, nel senso che se io dovessi scegliere il numero 1 e tu dicessi 2 raddoppierei le frustate, invece se scegliessi 3 le frustate si triplicherebbero.’ le spiegai. ‘Non mi piace questo gioco, ma se ti dicessi di no?’ chiese Elisa. ‘Niente di tragico io me ne vado, tu non avrai più il mio sperma e forse potrei anche raccontare a tutti quello che è successo mostrando anche i messaggi fra te ed Alessio.’ l’avvertì. ‘Allora mi vedo costretta ad accettare, ma devi giurare che non barerai sul numero.’ disse lei. ‘Meglio ancora i numeri li scriverò su questi post-it, così sarai sicura che sarà quello vero, comunque quel cilindro serve ad avvertirmi che vuoi smettere, ma sarà come se ti rifiutassi ed il risultato sarà lo stesso.’ replicai, ‘Ora spogliati completamente.’ le ordinai.
Presi il primo foglietto e scrissi il numero 95, avendo fatto più volte questo gioco so di per certo che tutte le scelgono numeri nel mezzo compresi fa il 40 ed il 60 è una logica comune perché così nel peggiore delle ipotesi riceve meno frustate, che se scegliesse un numero vicino ad i due apici ed io scegliessi l’altro. E come dimostrazione di questo mio pensiero lei scegli il 62, così le mostro il foglietto con scritto 95 e le dico che riceverà trentatré frustate, così passiamo al secondo gioco e so che tutte le ragazze che hanno fatto con me questo gioco nella seconda parte scelgono sempre il 2, la paura di vedersi triplicate le fruste è troppo grande per permetterle di scegliere l’1 od il 3, così io scrivo 1 e come previsto lei sceglie il 2 così ora si beccherà sessantasei colpi.
Lei anche se preoccupata si fa legare al tavolo inizio con le mani bloccandogliele verso l’alto, per poi passare alle gambe, gliele piego avvicinando il tallone il più possibile al sedere e legandogliele in quella posizione ed infine lego ogni caviglia ad un piede del tavolo così da esporre completamente le grandi e piccole labbra. Anche se a malincuore le metto in bocca la gag ball, detesto usarla, perché mi impedisce di sentire i suoi lamenti di dolore, ma essendo in un condominio sono costretto ad usarla e per ultimo le do il bottone.
A quel punto mi spoglio anch’io per essere più libero nei movimenti e per liberare il cazzo che già si sta svegliando al solo pensiero della sofferenza che andrà a subire. Non comincio subito con la frusta ma inizio a tirarle e morderle i capezzoli, non per farle male ma per farla eccitare e perciò indurire i capezzoli, perché così le frustate le faranno più male. Non appena ottengo l’effetto desiderato parto col primo colpo del frustino centrando in pieno il capezzolo sinistro, lei si contorce per il dolore, perché io non faccio come si può vedere in un film iniziando con dei colpetti per poi colpire sempre più forte, perché in questo modo dai il tempo al corpo ad abituarsi parzialmente al dolore e perciò sentirne di meno. Vedo che al secondo colpo cerca di contenersi, tentando di non piangere per il dolore, ma sono sicuro che prima che finisca la mattinata avrà pianto tutte le sue lacrime, arrivato al decimo colpo non resiste più ed inizia a piangere, quando arrivo al 22′ colpo ha tutta la tetta martoriata, la pelle è gonfia, tumefatta e tesa. Così passo all’altra colpendola ogni volta con tutta la forza che ho, già arrivato all’ottavo colpo lei mi guarda come per supplicarmi di smettere ed il le dico ‘Puoi premere il bottone, ma sai quello che accadrà dopo.’ lei chiude gli occhi e continua a sopportare il dolore, appena do l’ultimo colpo mi accorgo che dal capezzolo esce una piccola goccia di sangue, quella vista mi eccita da morire e così non resisto mi abbasso e prendendo il capezzolo in bocca quella goccia di sangue dal gusto dolce e ferroso.
Ormai sono pronto alla parte più bella, ventidue frustate in quella meravigliosa fica, poso il frustino e prendo la canna, avendo posizionato Elisa poco al di fuori del bordo del tavolo so che ogni colpo sarà estremamente doloroso, perché riuscirò a colpirle non solo la fica ma anche il clitoride che è molto sensibile. Quando il primo colpo la raggiunge tende ogni muscolo fino allo spasmo per il dolore ed urla con tutta la forza che ha nel corpo, urla così forte che anche se con la gag ball riesco a sentirlo, a differenza del seno prendo tutto il tempo necessario per riuscire a colpire sempre lo stesso punto per far si che il dolore diventi quasi incredibile, già dopo cinque colpi le piccole labbra ed il clitoride sono tumefatte e sicuramente le bruceranno, quando mancavano tre frustate alla fine inizia a pisciarsi sotto, forse il dolore o forse per la paura, appena finisco tutto il trucco che aveva ormai si è sciolto e gocciolato sul pavimento insieme alla sua urina, mentre lei respira affannosamente per il dolore.
Ormai posso toglierle la gag ball, vedo che vorrebbe insultarmi ma non ne ha la forza e poi pensa che ormai tutto è finito, ma non è così. Perché come promesso devo darle il mio sperma, così appoggio la punta del mio pene sulla sua vagina.
‘Ti prego non ce la faccio, mi fa troppo male. Mi hai distrutta.’ mi implora. ‘Per me non c’è problema, io mi sono divertito, tu sei quella che vuol restare incinta mica io, hai subito tutto questo proprio per il mio seme, ma se ora non lo vuoi posso pure andarmene senza problema. E ci vediamo domani, con un nuovo gioco.’ le rispondo sorridente, sapendo che è lei quella che ci perde di più. ‘Va bene fai quello che vuoi.’ accetta chiudendo gli occhi.
Glielo metto dentro senza la minima delicatezza ed inizio a pompare violentemente, lei ad ogni affondo si lamenta e piange per il dolore che quei movimenti le provocano, ero troppo eccitato per le frustate e perciò non duro molto, così dopo un paio di minuti le vengo dentro sentendo il suo sospiro di sollievo, ma ne volevo ancora, così le stringo le tette martoriare facendola gemere dal dolore, sicuramente dovetti romperle un piccolo capillare durante le frustate, perché schiacciandole il seno destro gli uscì nuovamente del sangue dal capezzolo e lo leccai di nuovo rieccitandomi e continuando a cavalcarla a lungo.
Quando finì la slegai, appena provò a rialzarsi le cedettero le gambe così la dovetti sorreggere, poggiandola sulla sua stessa urina, anch’io avevo la vescica piena, così la svuotai sul suo viso, dovette inghiottirne un po’ perché iniziò a tossire finché si vomitò addosso, a quel punto mi rivestì e me ne andai, avvertendola che questo era solo il primo scalino di una lunga rampa di sofferenza e che ogni gradino sarebbe stato molto molto peggiore di quello precedente.
Circa a metà pomeriggio mi arrivò un suo messaggio: ‘Sei un bastardo e figlio di puttana, ma ho bisogno del tuo seme, c vediamo domani mattina. Comunque mi hai fatto godere.’, così telefonai ad un mio amico per farmi prestare una cosa che non potevo comprare, volevo aspettare un po’ per usare quel giocattolino, ma si era permessa di insultarmi così decisi di saltare tutta la fase preparativa e passare al gioco più pesante.

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